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Autore: bolladisapone_    16/11/2013    4 recensioni
// -“Sei il mio fuoco d’artificio.”
Mormora, ancora, e si baciano di nuovo in una serie infinita d’amore e d’incontri di labbra.
Come farebbe Harry senza Louis? E come farebbe Louis senza Harry?
A questa domanda, entrambi, non sapranno mai cosa rispondere.
Forse non sarebbero nulla, forse non esisterebbero neanche.
Loro lo sanno, e lo sa chiunque li conosca e conosca il loro amore.
Loro sono nati per camminare in punta di piedi sul filo spinato della vita, mano nella mano.
// I loro visi ormai sono vicini insieme ai loro cuori.
Zayn lo sente quasi il proprio cuore infiltrarsi tra le costole dell’altro ed il cuore di Liam infilarsi e nascondersi tra le sue.
Zayn sente i loro respiri mischiarsi e le loro anime scambiarsi.
Tutto di Zayn sembra diventare di Liam e tutto di Liam sembra diventare di Zayn.
Larry/Ziam
Genere: Angst, Erotico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Zayn sta percorrendo, a piedi, la strada verso la scuola.
E’ da solo, nel più totale dei silenzi.
Ha la solita sigaretta mattutina tra le labbra e gli occhi ancora socchiusi per il sonno.
Inutile dire che non ha dormito, nonostante ci abbia provato davvero.
Per quanto lui si sia sforzato di chiudere gli occhi e lasciarsi andare al sonno il viso sorpreso di Liam ed il suo sorriso continuavano a tormentarlo.
In tutta la sua vita Zayn ha sentito tante, forse troppe, frasi sull’amore.
La gente aveva sempre detto che fa sentire le farfalle nello stomaco, che fa tremare le gambe, che fa battere il cuore.
Nessuno lo aveva avvertito del resto.
Nessuno gli aveva mai detto che ti tiene sveglio la notte, che ti fa seccare la gola e tremare le mani, che ti manda in confusione e ti cambia completamente la vita.
Zayn ha sempre pensato che l’amore l’avrebbe potuto completare, un giorno, senza pensare al fatto che avrebbe pure potuto distruggerlo.
Lui non lo sa se Liam ha ricevuto il messaggio, la sera prima.
Magari ha dormito sogni tranquilli senza capire l’importanza di quel nomignolo, o forse ci ha riflettuto tutta la notte proprio come ha fatto lui.
Forse non staranno mai insieme, o forse sono l’uno la metà dell’altro.
Zayn getta il mozzicone a terra e lo calpesta, sbuffando l’ultima nuvoletta di fumo di quella mattina, mentre si spettina appena i capelli.
Lui davvero non sa a cosa pensare, e non sa assolutamente cosa aspettarsi.
Magari è ansioso per niente e Liam non ha neanche capito, o magari è l’ora di dire addio alla loro amicizia per sempre.
Zayn non sa, e lui odia non sapere.
Il dubbio lo tormenta, lo incasina, lo riempie fino all’orlo per poi lasciare che sia il terrore a bussare alla sua porta.
Non sa, davvero, cosa aspettarsi; e tutto questo lo spaventa a morte.
Si ritrova davanti scuola in un batter d’occhio, senza nemmeno accorgersene.
Sospira un’ultima volta e, con la chiave data dai manager, apre la porta.
Entra in corridoio, con le mani nelle tasche dei jeans ed il labbro inferiore tra i denti.
Si guarda intorno, circospetto, inarcando un sopracciglio quando non sente nessun rumore provenire da nessuna parte.
-“C’è qualcuno?”
La sua voce ed i passi sul pavimento fanno eco nell’edificio, e finalmente si accorge di esser solo.
In corridoio non c’è ancora nessuno e con un leggero sorriso continua a camminare nello spazio vuoto.
Lui ama essere il primo ad arrivare, così può sedersi in un angolo e riflettere su ciò che deve fare nell’arco di tutta la giornata.
Appena sveglio ha ancora la testa tra i sogni e le nuvole e non riesce proprio a mettere a fuoco ogni suo impegno.
Cammina fino alla fine del corridoio e si siede in un angolo, con le spalle e la testa contro al muro, chiudendo gli occhi e sospirando appena.
Stende le gambe in avanti e resta in silenzio, ad ascoltare la voce dei suoi pensieri.
Sente il silenzio riempirsi piano di parole, di frasi e poi di urla.
Ogni cosa nella sua mente urla di chiamare o di correre da Liam, gli dice di chiarire tutto e di rimangiarsi ogni cosa.
Che poi, Zayn, non saprebbe cosa rimangiarsi visto che di fatto non ha detto poi nulla.
Tiene gli occhi chiusi e rischia di addormentarsi, finché non sente l’eco dei passi riempirgli le orecchie.
E’ troppo stanco, però, per aprire gli occhi ed accorgersi di chi siano quei passi che si fanno sempre più vicini.
Resta in quella posizione senza muoversi, sentendo il sonno avvolgerlo prima che una mano calda sulla sua guancia lo interrompa.
Sgrana gli occhi e si allontana bruscamente, sbattendo ripetutamente le palpebre per focalizzare la figura davanti a sé.
Un Liam sorridente gli si inginocchia affianco e lo guarda, silenzioso.
Zayn, ora ne è sicuro, quando parlerà d’amore la prima cosa che dirà sarà: L’amore ti spappola il cervello, te lo mette in una scatola e poi lo manda in un paese che per galateo non posso nominare.
-“Liam!”
Esclama, tra il sorpreso e lo sconvolto, e l’altro ridacchia piano e riporta la mano sulla sua guancia, accarezzandogliela dolcemente con il pollice.
-“Buongiorno, sunshine.”
Sussurra, facendo perdere uno, due, forse tre battiti ad un Zayn che resta immobile, come pietrificato, nella sua posizione.
I secondi scorrono ma nulla si muove, entrambi si guardano l’uno perso nello sguardo dell’altro e respirano in perfetta sincronia.
Se non fosse per i battiti del cuore che gli rimbombano nelle orecchie Zayn penserebbe di essere morto.
Liam, lentamente ed in silenzio, si sposta e si siede a cavalcioni sulle sue gambe, senza staccare neanche un attimo lo sguardo dal suo.
Zayn lo sente deglutire e sorride lievemente per un attimo, deglutendo a sua volta quando sente la sua mano scivolare dalla sua guancia al suo collo, accarezzandoglielo con delicatezza e dolcezza.
I loro visi ormai sono vicini insieme ai loro cuori.
Zayn lo sente quasi il proprio cuore infiltrarsi tra le costole dell’altro ed il cuore di Liam infilarsi e nascondersi tra le sue.
Zayn sente i loro respiri mischiarsi e le loro anime scambiarsi.
Tutto di Zayn sembra diventare di Liam e tutto di Liam sembra diventare di Zayn.
-“Spero di aver capito bene, o questo gesto mi rovinerà la vita.”
Liam gli sussurra questa frase a pochi centimetri di distanza dalla bocca, prima di poggiare le sue labbra sulle sue per dare vita al loro primo bacio.
E’ un bacio semplice, senza reazioni alcune.
Uno scontro di labbra e di anime senza nessun intreccio né unione.
Eppure Zayn lo sente, proprio al centro del petto, il cuore che lentamente si completa.
Lui non sapeva neanche di star vivendo a metà, prima di saggiare le labbra dell’altro ragazzo.
Non sapeva neanche di aver così bisogno di lui, prima di infilargli la mano tra i capelli ed avvicinarlo a sé.
Non sapeva di aver così voglia di sentire il suo sapore, prima di muovere lentamente le labbra sulle sue per dare vita ad un bacio più morbido e bagnato.
Non sapeva neanche di piacere a Liam, per diamine, prima di sentire la sua lingua sfiorare la propria ed il suo corpo avvicinarsi al proprio per cercare più contatto.
Zayn e Liam non sapevano di amarsi in un modo così profondo; forse dovevano solo aspettare l’inizio di tutto per far esplodere l’amore.
Si baciano, ancora e ancora, senza avere la minima intenzione di smettere.
Zayn porta le mani, che prima teneva poggiate sul pavimento, sui fianchi dell’altro.
Lo sfiora e lo stringe contemporaneamente a sé, mordendogli il labbro inferiore per poi tornare a baciarlo, interrompendo la sua risata.
Per un attimo si pente di aver interrotto quel suono così melodioso, però poi il suono degli schiocchi dei loro baci lo distrae da qualunque altra cosa e qualunque altro rimorso.
Fa scivolare le mani dai suoi fianchi lungo l’intera schiena, accarezzandogliela con una dolcezza che non sapeva di possedere.
Si sorridono labbra contro labbra e si stringono ancora un po’, scoprendo lentamente il piacere di restare l’uno a contatto con il corpo dell’altro.
-“Quindi avevo capito bene?”
Sussurra Liam, con un sorrisino stampato sulle labbra e gli occhi lucidi fissi in quelli liquidi dell’altro.
Zayn annuisce e basta, riappropriandosi delle sue labbra un secondo dopo.
Ha aspettato per troppo tempo quelle labbra, e Liam ha scoperto di amare troppo le loro labbra unite, quindi lo lascia fare.
Si distaccano dopo poco, sorridendo ancora e guardandosi con un peso in meno sullo stomaco ed un sentimento più forte piantato nel cuore.
-“Tra poco arriveranno i ragazzi.”
Sussurra il moro, mordendo le labbra di Liam che arriccia il naso, guardandolo come un bambino offeso.
-“E allora?”
-“E allora niente.”
Ride Zayn, piano, baciandogli a stampo un’altra volta le labbra.
-“Credo sia meglio parlargliene poi in privato, e non farci trovare qui a terra a sbaciucchiarci come due adolescenti.”
Liam gli sorride e gli spettina i capelli, baciandogli le labbra per l’ultima volta prima della lezione.
-“Tu sei un adolescente, Zayn. Spesso te ne dimentichi.”
Zayn sbuffa e poi ridacchia, pizzicandogli i fianchi, costringendolo ad alzarsi dalle sue gambe.
Lo osserva alzarsi di scatto e ride, poi incrocia le gambe, guardandolo con dolcezza ed un pizzico di divertimento.
-“Il daddy non eri tu?”
Liam lo fulmina con lo sguardo e poi sbruffa.
Poco dopo il corridoio si riempie della risata sincera e cristallina di Zayn, seguita dalla porta che sbatte e dei passi che si avvicinano.
-“Buongiorno miei prodi compagni di avventure.”
Un Niall già vitale ed iperattivo fa il suo ingresso con tanto di frappuccino tra le mani, facendo sorridere entrambi che ricambiano il saluto.
Niall li raggiunge e si appoggia al muro, guardandosi intorno e poi guardando loro.
-“E i Larry dove sono?”


Louis sta dormendo beatamente, stretto nelle coperte calde, senza nessun pensiero e senza nessuna preoccupazione.
Ha il viso rilassato ed i capelli scompigliati, ed Harry lo sta fissando da ormai un’ora buona.
La sveglia ha suonato ma lui non ha alcuna voglia di alzarsi e lasciare quel loro nido d’amore, preferisce restare immobile a guardare l’altro dormire.
Poi, semmai, quando Louis si sveglierà lui chiuderà gli occhi e fingerà di non essersi svegliato.
Fingerà come ogni mattina di star ancora dormendo, continuando invece ad osservarlo ogni volta.
Osservare Louis per lui è un po’ come il caffè caldo la mattina.
Al posto di abbondare di caffeina lui abbonda di Louis Tomlinson.
Potrebbe esserci qualcosa di migliore al mondo?
Porta lentamente una mano sulla fronte del maggiore, spostandogli dagli occhi ancora chiusi un ciuffo di capelli, lasciando che un sorriso dolce gli si dipinga sulle labbra.
Louis è sempre stato il suo mondo, fin dal primo giorno, e se si ritrova a riguardare indietro non si rende ancora perfettamente conto di chi è diventato e di dove è arrivato.
Per Harry è difficile, quasi impossibile, abituarsi al fatto che la sua vita sia cambiata così tanto.
E non c’entra poi tanto la band, quanto il fatto che lui a soli sedici anni abbia trovato un compagno per la vita.
Perso nei suoi mille pensieri porta le dita ad accarezzare il contorno del viso di Louis.
La tempia, una guancia, e poi infine gli sfiora con tenerezza le labbra.
Harry non resiste alla tentazione e si alza dal letto, lentamente, sperando di non farlo svegliare.
Si spoglia delle coperte e trema di freddo quando il corpo nudo entra in contatto il freddo della stanza.
Sgattaiola fino all’armadio, voltandosi indietro un’altra volta per controllare lo stato dell’altro.
Sorride a vederlo dormire ed apre un’anta, recuperando la sua amatissima Canon e riavvicinandosi al letto.
Si siede sul materasso con le gambe incrociate, coprendosi alla meno peggio con le coperte ed accendendo la macchina fotografica.
La porta al viso e mette a fuoco, scattando poi con un sorrisino dolce stampato sulle labbra.
Una volta che il click ha rotto il silenzio della stanza e la foto è stata scattata, allontana la macchina dal viso e guarda tutto fiero la foto, non rendendosi nemmeno conto di Louis che piano apre gli occhi dopo essersi svegliato a causa del flash.
Louis odia categoricamente essere svegliato dalle luci forti che lo accecano, ma questa volta non urla né strilla.
Apre lentamente gli occhi e li punta, ancora assonnati ed appannati dal sonno, sulla figura accanto a sé.
Un sorriso lieve gli si dipinge sulle labbra e si stiracchia appena, facendo voltare immediatamente Harry che trattiene un attimo il respiro.
E’ tardi, merda, e Louis ora lo ucciderà.
-“Buongiorno piccolo.”
La voce del maggiore gli giunge alle orecchie, bassa e rauca come non lo è mai, e sente una strana dolcezza insinuarsi tra quelle lettere pronunciate con la lingua messa tra i denti.
Harry quindi sorride, stendendosi accanto all’altro e baciandogli a stampo le labbra.
Poco importa se Louis è appena sveglio e tra qualche minuto comincerà a strillare, vuole solo godersi quella pace mattutina che a loro manca da un bel po’ di tempo.
-“Buongiorno amore mio.”
Louis sorride del tono dolce che usa l’altro per parlare, e con un mugolio basso si avvicina di più al suo petto, lasciandosi stringere dalle sue forti braccia.
Resta al sicuro tra di esse, tenendo la guancia premuta contro il suo petto ed una mano poggiata sul suo fianco.
Chiude gli occhi e si lascia cullare dal battito appena più veloce del più piccolo, mordendosi il labbro inferiore quando un sorriso minaccia di dipingersi sulle sue labbra.
Harry vorrebbe davvero, o forse no, dirgli che è tardi e che devono darsi una mossa; ma Louis gli manca sempre di più, quindi resta in silenzio e tiene stretto l’altro a sé.
Tiene una mano tra i suoi capelli ed una sulla parte bassa della schiena, stringendolo al petto mentre le loro gambe lentamente si intrecciano.
Harry sa perfettamente che Louis ama questa posizione, quindi resta in silenzio e continua a proteggerlo dal mondo intero, baciandogli di tanto in tanto i capelli scompigliati.
-“Harry che ore sono?”
La voce morbida del maggiore arriva alle orecchie di Harry, che si irrigidisce all’istante.
-“Perché?”
Chiede, fingendosi innocente, e vede Louis spostare il viso dal suo petto per alzare lo sguardo e puntarlo nel suo.
-“Oggi abbiamo scuola.”
Harry schiude le labbra, fingendosi –ancora- sorpreso, senza smettere un attimo di fissare Louis.
Può finalmente dire che le lezioni di recitazione a qualcosa son pur servita.
-“Dici davvero?”
Esclama, allontanandosi dal corpo di Louis per recuperare il cellulare, mostrandolo poi a Louis senza avere il coraggio di parlare.
Il maggiore sgrana gli occhi alla vista dell’ora e salta praticamente dal letto, imprecando quando si ritrova il corpo nudo a contatto con il freddo mattutino.
-“Non ti ho mai odiato così tanto, Styles!”
Il riccio resta a guardarlo, divertito, ma si trattiene dal ridere per non ricevere una scarpa in pieno viso.
Louis recupera velocemente i vestiti, sbraitandogli contro di darsi una mossa, ed Harry si alza dal letto e posa la macchina fotografica al sicuro.
Vede Louis correre in bagno e recupera anche lui i vestiti, seguendolo sicuro e sorridente.
Quando oltrepassa la porta del bagno Louis lo guarda in cagnesco.
-“Esci fuori, non voglio vederti per il resto della settimana.”
Harry lo guarda, sporgendo il labbro inferiore e dedicandogli il miglior musetto di sempre.
-“Dai, Louis. Non l’ho mica fatto apposta.”
Mormora, con la voce da bambino e gli occhi che si riempiono di lacrime finte.
Louis lo guarda un attimo e sospira, sentendo già le barriere crollare, e riabbassa lo sguardo mentre incrocia le braccia al petto.
-“No, Harry. Sei il solito irresponsabile. Ora esci fuori e fammi fare una doccia!”
Sbotta, irritato, voltandosi per aprire l’acqua.
Harry sospira e si avvicina ancora di più al maggiore, posizionandogli le mani sui fianchi e facendolo voltare, sorridendogli sornione.
-“La facciamo insieme? Risparmiamo tempo ed acqua.”
Louis lo guarda infastidito, inarcando un sopracciglio, schiaffeggiandolo appena sulla guancia.
-“Non fare il malizioso ora, diamine. Non puoi risolvere tutto con un..”
Quell’inutile flusso di parole viene subito bloccato dalle labbra di Harry che si posano sulle sue.
Louis non riesce a fare altro, quindi si scioglie nel bacio e lo ricambia, sospirando appena tra le sue labbra.
Odia la velocità con cui Harry riesce a farsi perdonare qualunque cosa, ed odia il suo essere così debole ed influenzabile davanti alle attenzioni dell’altro.
Lo sente approfondire il bacio e sorride, ridacchiando piano quando la lingua dell’altro sfiora la sua, eliminando immediatamente ogni pensiero dalla sua mente.
Viene spinto verso la doccia ed indietreggia, lentamente, sussultando quando l’acqua comincia a bagnarli entrambi.
Louis non apre gli occhi nemmeno un attimo, troppo concentrato a godersi quelle sensazioni che solo Harry riesce a fargli provare.
Rabbrividisce alle mani del riccio che scorrono leggere sul suo corpo insieme all’acqua, incollandolo con gesti lenti e subdoli alla parete.
Il corpo del maggiore reagisce al freddo improvviso sussultando, ma lui non ci fa molto caso e stringe le mani tra i suoi ricci bagnati, baciandolo con un pizzico di desiderio in più.
Louis, deve ammetterlo a sé stesso: non ha davvero mai odiato il modo in cui Harry si fa perdonare così velocemente.
E’ come se fosse una specie di patto segreto tra di loro.
Harry lo fa innervosire e poi si fa perdonare. Louis ci ricava un po’ di nervosismo iniziale ed una sana scopata poi per far pace.
Le labbra dell’altro si allontanano improvvisamente dalle sue e Louis mette appena il broncio, risollevando le palpebre per guardarlo.
Si morde il labbro inferiore, perché i ricci bagnati che gli ricadono sulla fronte e le goccioline d’acqua che scivolano lungo il suo collo non fanno altro che renderlo ancora più sexy.
Louis si chiede se mai riuscirà ad abituarsi all’uragano che Harry gli procura nello stomaco, e nelle mutande.
Resta in silenzio, soffermando lo guardo su ogni gesto compiuto dal suo ragazzo.
Lo vede spostarsi appena a recuperare un flacone di bagnoschiuma, sorridendo quando l’altro si sporge di più in modo da non allentare la presa sul suo fianco.
Porta una mano piccola a poggiarsi su quella enorme di Harry che sta praticamente bruciando la sua pelle, stringendola appena.
Harry torna davanti a lui e lo guarda, con un sorrisino enigmatico sulle labbra.
-“Voglio lavarti.”
Spiega, capendo al volo la domanda inespressa dell’altro.
Louis arrossisce appena e boccheggia, senza spostare lo sguardo dai gesti di Harry.
Lo vede spremersi un po’ di bagnoschiuma su una mano ed allontanare l’altra dal suo corpo per sfregarla con l’altra.
Poi, finalmente, le mani di Harry sono di nuovo sul suo corpo.
Gli stringono i fianchi, massaggiano lentamente ogni centimetro del suo corpo.
Louis chiude gli occhi e si crogiola in quell’atmosfera così intima.
Harry tiene gli occhi aperti e fissi sul viso dell’altro.
Le sue mani scivolano su ogni porzione di pelle, ma gli occhi non vogliono assolutamente staccarsi dalla meraviglia che è il viso di Louis.
Lo osserva in ogni particolare, in ogni singola smorfia o sorriso, e può davvero essere soddisfatto di se stesso quando si accorge di conoscere ormai ogni singola perfezione o imperfezione di quel viso.
Può notare anche l’accenno di lentiggini che nessun altro ha mai visto sul suo viso, perché Harry è un buon osservatore, soprattutto quando si parla di Louis Tomlinson.
Fa scorrere le dita lungo la v appena pronunciata, vedendo il ragazzo abbassarsi di qualche millimetro, scivolando con la schiena contro il muro.
Sa perfettamente che quello è il suo punto debole, quindi ripercorre a ritroso, con le dita, lo stesso percorso di prima.
Le labbra di Louis si schiudono appena, mentre si lascia sfuggire un lieve gemito mal trattenuto ed un sospiro.
-“Hazz, smett..”
La frase di Louis viene spezzata dalle labbra di Harry che si fiondano sulle sue, dando vita ad un bacio quasi disperato.
Sente la sua lingua insinuarsi tra le labbra e solleva le palpebre, incrociando gli occhi di Harry.
Si baciano ad occhi aperti, sotto il getto dell’acqua che non smette un attimo di colpirli.
Louis sente le gambe tremare ed allaccia le braccia al collo dell’altro per tenersi fermo, nonostante sia schiacciato contro al muro con il suo corpo che lo tiene immobile.
Non smette neanche un attimo di baciarlo, con il cuore che trema ad ogni tocco di lingua.
Tiene gli occhi fissi nei suoi finché non sente le lunghe dita del suo ragazzo sfiorargli i fianchi.
Chiude gli occhi spontaneamente e sospira tra le sue labbra, portando le mani tra i suoi capelli che torna a stringere.
-“Rilassati, piccolo.”
Harry sussurra piano le parole contro le sue labbra, dopo essersi staccato dal bacio, con quella voce bassa e roca a cui Louis non può resistere.
Il maggiore si rilassa immediatamente contro le mattonelle dietro di sé, mugolando di piacere quando le mani dell’altro salgono di nuovo lungo tutti i suoi fianchi, accarezzandolo e venerandolo come solo lui riesce a fare.
Harry sorride a quei dolci mugoli ed al suo viso rilassato, mordendosi appena il labbro inferiore per trattenere il respiro.
-“Louis..”
Mormora dolcemente, vedendo l’altro aprire lentamente gli occhi e fissarli nei suoi.
Restano a guardarsi, con un sorriso dolce stampato sulle labbra ed i corpi in contatto.
Harry, davvero, non riesce a capacitarsi di come la sua vita sia cambiata.
E non riesce neanche a capire come faccia a resistere ancora al corpo statuario di Louis davanti a sé: nudo, bagnato ed invitante.
Si avvicina ancora un po’, facendo sfiorare le loro labbra prima di dar vita ad un bacio bagnato e lento.
Louis ricambia ogni gesto, sentendo la testa alleggerirsi come mai prima d’allora.
Accarezza la lingua di Harry con la propria, stringendosi ancora un po’ al corpo dell’altro.
Nella testa sta cercando di urlare alle gambe di non cedere, alle mani di non tremare e allo stomaco di non capovolgersi. Ma le sue urla e le sue richieste verso il proprio corpo non servono a nulla.
Louis –di questo ne è sicuro- non riuscirà mai a capire come faccia il suo ragazzo a farlo sentire così completo e devoto come mai prima d’ora.
-“Ti amo.”
Le labbra di Harry si allontanano dalle sue soltanto quei pochi secondi che servono per sussurrarglielo sulle labbra, con un sorriso dolce che coinvolge bocca ed occhi.
Louis sente le gambe cedere per l’ennesima volta e si aggrappa al suo corpo, sentendo Harry stringerselo al petto senza chiedere nulla, in modo da tenerlo stabile ed in piedi.
Si baciano di nuovo, come se avessero tutto il tempo del mondo, lasciando che tra le loro labbra scorri ancora l’acqua che li bagna e li lava di tutte le bugie che sono costretti a raccontare e di tutte le verità che sono costretti a nascondere
Louis si costringe a staccarsi dal bacio, sollevando le palpebre ed incastrando gli occhi in quelli verdi e liquidi dell’altro.
-“Ti amo anch’io.”
Lo bisbiglia, lentamente, ma Harry sente quel bisbiglio vibrare nel cuore come se fosse stato appena urlato.
Harry sente quelle parole scoppiargli dentro come se fosse la prima volta che se le sente dire, come se fosse l’ultima volta; come ogni volta.
-“Sei il mio fuoco d’artificio.”
Mormora, ancora, e si baciano di nuovo in una serie infinita d’amore e d’incontri di labbra.
Come farebbe Harry senza Louis? E come farebbe Louis senza Harry?
A questa domanda, entrambi, non sapranno mai cosa rispondere.
Forse non sarebbero nulla, forse non esisterebbero neanche.
Loro lo sanno, e lo sa chiunque li conosca e conosca il loro amore.
Loro sono nati per camminare in punta di piedi sul filo spinato della vita, mano nella mano.
 
 
 
Louis sta sbadigliando, coprendosi la bocca spalancata con la mano sinistra, mentre quella destra è intrecciata a quella del suo ragazzo che è stranamente pimpante e vivace a quell’ora del mattino.
Lo segue in silenzio, lasciandosi strattonare di tanto in tanto e sorridendo sotto la sua sciarpa di lana ingombrante ed il cappello basso per non farsi riconoscere.
Lo guarda di sottecchi, vedendo Harry girare il volto verso di lui e sorridergli.
-“Mi spieghi che hai?”
Chiede Louis, ridacchiando tra sé, accorgendosi del passo di Harry che finalmente rallenta la velocità.
Guarda poco più avanti spontaneamente e si accorge di essere ormai nei pressi della scuola.
Ora capisce perché, finalmente, Harry abbia dato tregua ai suoi poveri piedi.
-“Abbiamo lezione. Io amo venire qui, Louis. Lo sai.”
Louis annuisce e si stringe ancora un po’ nei suoi abiti pesanti, accoccolandosi al braccio dell’altro che gli posa subito dopo un bacio tra i capelli.
E’ bello camminare così tra le strade di Londra senza nessun paparazzo alle calcagna.
Sono stati attenti a non farsi seguire, a coprirsi come meglio potevano, e a percorrere la strada meno trafficata della città.
Non importa se hanno camminato per 10 minuti in più, farebbero entrambi qualsiasi cosa pur di passeggiare mano nella mano come una coppia normale.
Il sole è caldo sui loro visi, nonostante il vento freddo che li circonda, quando si fermano davanti al portone chiuso della scuola.
Louis prova ad afferrare la maniglia per aprire, prima di sentire la mano grande e calda dell’altro posarsi sulla sua.
-“Aspetta.”
Lo sente sussurrare la parola e si volta a guardarlo, con le sopracciglia appena inarcata, vedendolo guardarsi intorno.
-“Hazz.. cosa?”
-“Voglio baciarti all’aperto.”
Il suo sorriso era così spontaneo e le sue guance così rosse che Louis non poté trattenersi dal sorridere.
Si sporse appena per far sfiorare i loro nasi, in un dolce bacio eschimese, prima di allontanarsi un po’ e guardarlo negli occhi lucidi di dolcezza.
-“Potrebbero beccarci, e noi non vogliamo. Giusto?”
Mormora, come ad un bambino, accarezzandogli una guancia con il pollice.
Harry si rilassa contro quei tocchi e chiude appena gli occhi, mugolando un balbettio restio al divieto dell’altro.
-“Ma non c’è nessuno Louis.”
Piagnucola, riaprendo gli occhi e ritrovandosi il viso sorridente dell’altro ad una spanna dal viso.
Louis sospira ed annuisce, mordendosi appena il labbro inferiore e voltandosi completamente di fronte all’altro.
Restano a guardarsi per una manciata di minuti, con il fiato sospeso.
E’ il loro primo bacio senza nascondersi tra le mura di un appartamento.
Ed è così strano pensarlo se si conta il fatto che stanno insieme ormai da anni.
Harry avvicina il viso al suo per primo, e Louis lo segue come se fosse il suo specchio.
Le loro labbra si incontrano, tremanti, con il vento che gli sfiora la pelle.
Si baciano piano, lentamente, gustandosi quell’attimo come se fosse il primo e l’ultimo, impregnandosi ognuno nella mente il ricordo delle labbra soffici dell’altro nel preciso istante in cui si sono unite.
Sorridono labbra contro labbra, staccandosi con uno schiocco ed una leggera risata, mentre Louis arriccia il naso ed Harry resta a guardarlo.
-“Come fai ad essere sempre così bello?”
Chiede, sussurrando, sfiorandogli la guancia con le nocche della mano destra.
Louis si irrigidisce sotto i suoi tocchi ed arrossisce quando sente i suoi occhi bruciargli sulla pelle.
Può davvero fargli ancora questo effetto?
Cerca di trattenere un sorriso, mordendosi il labbro inferiore tra i denti ed abbassando il viso per nascondere il rossore.
Harry gli alza il viso con dolcezza e gli ribacia a stampo le labbra, aprendo poi subito dopo la porta e trascinandosi anche l’altro dentro l’edificio, intrecciando le dita alle sue.
Louis lo segue, colto di sorpresa, incespicando nei suoi piedi e finendo contro la schiena del suo ragazzo.
Harry si volta a guardarlo e gli sorride divertito, con gli occhi che brillano di una luce nuova ed i denti bianchi che Louis ama tanto in bella vista.
Ridono poi insieme, dirigendosi verso i ragazzi, stretti l’uno contro l’altro.
Harry se lo sente scivolare addosso: sarà una bella giornata.


Mezz’ora dopo si ritrovano in classe, seduti tutti agli stessi posti della volta precedente, con il volto assonnato ma le labbra aperte in un sorriso.
Harry è disteso alla meno peggio, con la testa poggiata sul petto di Louis e le gambe incrociate sotto il banco che sembra troppo piccolo.
Aspettano in silenzio l’arrivo di Christian, mentre Louis lancia qualche occhiata a Zayn e Liam che sembrano più vicini del solito e a Niall che dorme con la testa poggiata sul banco e la mano del moro tra i capelli.
Abbassa piano il viso per lasciare un bacio tra i ricci scomposti del suo ragazzo che ha gli occhi chiusi, sorridendo quando alza il viso dal suo petto e porta lo sguardo assonnato nel suo.
-“Cosa c’è amore?”
Louis sente che, a quella voce rauca che lo chiama amore, non si abituerà mai.
-“Liam e Zayn.”
Mormora soltanto, spostando lo sguardo di nuovo su di loro mentre Harry fa lo stesso.
Poi tornano a guardarsi e si sorridono.
Hanno già affrontato il discorso a modo loro, e con gli sguardi, si son rivelati felici per loro entrambi.
Christian arriva frettolosamente in classe, posando la borsa sulla cattedra e scusandosi con tutti.
-“Solite scuse. Con quale meravigliosa donzella hai passato la notte?”
Chiede Niall, ridendo, coinvolgendo il resto delle persone presenti.
Christian non risponde, gli dedica un sorriso e poi si volta per scrivere alla lavagna.
Proprio in quel momento il cellulare di Harry vibra, ed il ragazzo si affretta a recuperare il cellulare dalla tasca dei jeans.
Legge il nome sul display e volta il viso verso Louis, guardandolo come se stesse cercando di urlargli d’aiutarlo.
Louis, preoccupato, si sporge appena e gli stringe la mano libera alla sua, vedendo il riccio leccarsi le labbra e rispondere immediatamente, irrigidendosi contro la sedia alla voce dura e fredda che comincia a parlargli.
Restano tutti in silenzio, osservando Harry abbassare il viso per non lasciar trapelare nessuna emozione.
Resta al cellulare per minuti interminabili, mentre anche Christian lo osserva con un velo di preoccupazione a coprirgli gli occhi.
L’unico soffio che fuoriesce dalle sue labbra, dopo un tempo indeterminato, è un lieve “d’accordo” prima di staccare la chiamata e voltarsi verso Louis, in silenzio, che l’osserva con gli occhi spalancati e le labbra secche.
-“Dobbiamo parlare.”
Mormora appena, alzandosi dalla sua postazione e camminando verso la porta, aprendola con uno strattone ed uscendo senza dire altro.
Louis si guarda intorno e guarda Christian che annuisce appena, poi si alza anche lui e segue il suo ragazzo fuori, con un nodo allo stomaco e le lacrime che, ancora senza motivo, minacciano di cominciare a rigargli le guance.
-“Harry!”
Esclama, una volta uscito fuori dall’aula ed essersi chiuso la porta alle spalle.
Il riccio è seduto in corridoio, con le spalle contro al muro e le mani a coprirgli il viso.
Louis fa un attimo mente locale, chiedendosi se ha mai visto qualcosa di più struggente.
Poi cammina verso l’altro, inginocchiandosi al suo fianco e baciandogli con tenerezza i ricci ancora scompigliati.
Lo abbraccia stretto, facendogli poggiare la tempia contro il petto e tenendolo tra le braccia senza chiedere nient’altro.
Harry prova a parlare, ma il nodo alla gola gli vieta di potergli urlare di non lasciarlo solo.
Quindi si stringe di più al suo corpo, cominciando a singhiozzare e a bagnare la maglia spessa dell’altro.
Sente i singhiozzi scuotergli il petto e non se ne vergogna, perché ha così paura che venderebbe anche l’anima per assicurare un lieto fine a tutta quella storia.
Ha paura perché all’inizio della loro relazione Louis gli ha giurato che se un giorno avessero anche solo provato a farlo soffrire l’avrebbe lasciato per non far ricadere ogni cosa su di lui.
Harry ha paura di rivelargli ogni cosa perché nulla farebbe più male di vedere Louis andarsene con il viso basso e le spalle scosse dai singhiozzi, neanche tutte le avversità che potrebbero presentarsi lungo il loro cammino.
Lui ama Louis per tutto ciò che è, lo rispetta per il modo in cui si fa carico dei problemi a testa alta e che gli ricorda con un sorriso che tutto ciò che importa è essere insieme, ma più di tutto Harry è sicuro che Louis lo ami perché sarebbe pronto a morire per non fargli mai provare dolore.
Però Harry è pronto a condividere i problemi, a farsi carico di metà del dolore, a dividere le spese che quell’amore comporta.
Harry  è cresciuto, e vorrebbe così tanto che Louis gli desse soltanto una possibilità per dimostrarlo.
Vorrebbe così tanto che Louis accettasse di fargli male un po’ per far meno male a se stesso.
Quindi alza il viso ed incrocia gli occhi umidi a quelli azzurri e liquidi dell’altro, sentendo il respiro farsi meno presente.
Si sporge per baciargli le labbra con lentezza, sentendo nello stomaco il peso della paura che quella sia la fine.
Sente Louis ricambiare il bacio, anche se con un leggero astio dipinto sul viso.
Harry gli lascia tutta l’anima su quelle labbra, e Louis dopo il bacio se le lecca come se la stesse assorbendo pezzo dopo pezzo.
-“Cosa succede piccolo mio?”
Chiede il maggiore, con la voce bassa e dolce, accarezzandogli i capelli come se volesse proteggerlo dal resto del mondo.
Harry sospira a quel gesto e si morde il labbro inferiore, chiudendo appena gli occhi e provando a parlare con un filo leggerissimo di voce.
-“Devo incontrare Taylor Swift.”
Si schiarisce la gola e sente le braccia di Louis allontanarsi dal suo corpo, improvvisamente, facendolo sentire ancora più freddo e vuoto.
-“Perché?”
Il suo tono duro gli strappa il cuore, però decide di parlare lo stesso.
-“Amore.. il fatto che io sia ancora single è, sai, abbastanza strano.”
Louis aggrotta le sopracciglia e lo guarda, sgranando appena anche gli occhi.
-“Anche Niall è single.”
-“Ma Niall non ha nulla da nascondere.”
Sbotta appena, e vede l’altro irrigidirsi a quelle parole.
Harry non vorrebbe fargli male, Harry vuole soltanto alleggerirlo dai problemi.
Lo fissa un attimo, in silenzio, osservando ogni singolo movimento di Louis.
Lo vede alzarsi a viso basso ed allontanarsi da lui, senza spiccicare parola, dirigendosi verso l’uscita.
Harry si alza dal suolo e lo segue, afferrandogli un polso per fermarlo e facendolo voltare verso di sé.
-“Louis.. non farlo, ti prego.”
Louis alza il viso e punta i suoi occhi di ghiaccio in quelli verdi e caldi di Harry, senza lasciar trapelare nessuna emozione oltre l’apatia totale.
Si libera dalla sua presa ferrea con uno strattone, infilando le mani nelle tasche della felpa e guardando in basso, sentendo le pareti crollare già prima di essere demolite.
Sente gli occhi pieni di lacrime che presto cominciano a scivolare lungo le sue guance, ed Harry gli si avvicina ancora per cancellargliele con i palmi.
-“Non toccarmi.”
Louis si allontana di scatto, posando di nuovo gli occhi in quelli del suo ragazzo –o ex ragazzo?-, stringendo entrambe le mani a pugno per raccogliere tutt’insieme quella poca forza che gli è rimasta anche per fare un solo passo.
-“E’ finita, Harry. Io non posso permettertelo.”
Harry sente il respiro bloccarsi improvvisamente e le gambe lo minacciano di cedere, ma lui cerca di non pensarci e resta in piedi ed inerme davanti a lui.
-“Amore mio.. non fare l’idiota, avanti.”
Accenna un sorriso mesto, fintamente divertito, con gli occhi lucidi di lacrime di chi ancora spera che sia tutto uno scherzo.
Louis però resta immobile davanti a lui, a pochi passi di lontananza, con le lacrime che ancora scivolano via dai suoi occhi e le mani immobili nelle tasche.
Harry lo guarda negli occhi e solo allora sente ogni singola speranza sgretolarsi tra le mani del ragazzo di fronte a sé.
-“Louis..”
-“E’ finita.”
Louis lo ripete ancora una volta, sentendo i singhiozzi impadronirsi improvvisamente di lui.
Poi scappa via.
Apre la porta principale e si allontana, lasciando Harry immobile ed inerme ad assorbire tutto il dolore che quell’unica frase gli ha saputo causare.
Resta immobile davanti a quella porta spalancata, con gli occhi sgranati appannati dalle lacrime, lo sguardo fermo sulla schiena dell’altro che velocemente si allontana e l’aria che ad ogni passo dell’altro gli lascia i polmoni.
Vorrebbe urlare, ma non ci riesce.
Quindi si inginocchia sul pavimento, sbattendo velocemente le palpebre e lasciando che le lacrime gli inondino le guance.
Si fissa le mani tremanti e resta lì immobile, ad osservare il dolore che prende il sopravvento su ogni parte del suo corpo.
Si accorge lievemente del rumore della porta sbattere e dei passi veloci che corrono verso di sé.
Si accorge, ma non se ne importa, di Niall che si inginocchia davanti a lui e gli schiaffeggia appena la guancia.
Non reagisce, non fa altro che osservare le proprie mani che ancora tremano.
Niall si accorge del respiro difficoltoso ed urla il nome di Liam, con una tale disperazione nella voce che Harry quasi sorride.
Ma non ci riesce, non riesce a far nulla.
Harry è immobile ed inerme, inginocchiato ancora su quel freddo pavimento, abbandonato al suo dolore, distaccato ormai dal mondo come se fosse appena morto.
Harry è morto.



E’ notte, ed il buio lo avvolge come sta avvolgendo la sua anima.
Il fumo della sigaretta ormai consumata gli impregna ancora i vestiti, le lacrime secche gli rendono le guance lucide, e l’assenza di un giubbino lo fa tremare per il venticello notturno che lo colpisce in pieno.
Resta in piedi davanti scuola, con una bomboletta nella mano destra e gli occhi ancora umidi che fissano la porta.
Ha paura di attraversare quella porta e di entrare nel luogo dove Louis l’ha lasciato solo, dove ha abbandonato il loro amore, dove ha spezzato ogni cosa con la sua corsa verso il mondo.
Louis gliel’aveva promesso, una notte dopo aver fatto l’amore, con gli occhi ancora lucidi per l’orgasmo e le guance rosse per le risate. Harry ancora può sentire i ricordi bruciare sotto la pelle se chiude gli occhi.

-“Siamo noi due contro al mondo.”
Aveva sussurrato Louis, guardando il riccio negli occhi, portando una mano tra i suoi ricci per scompigliarli come solo a lui era permesso fare.
Harry aveva colto la palla al balzo ed aveva alzano lo sguardo per puntarlo nel suo, restando in silenzio per qualche attimo.
Si erano parlati con gli occhi, in quell’istante, e si erano urlati che s’amavano come mai nessuno era riuscito ad amarsi nei secoli ormai passati.
-“Mi abbandonerai mai? Mi lascerai lottare contro il mondo da solo?”
Louis l’aveva guardato ed aveva scosso la testa, portando la mano dai suoi capelli alla sua guancia, per accarezzarla.
-“No, Harry. Questo amore è nostro, e lotteremo insieme.”
Era sicuro, mentre parlava, come se avesse appena scoperto il futuro e gli fosse lecito sapere.
-“Lo prometti?”
-“Lo prometto.”
Aveva risposto, e s’erano baciati con i dubbi che diventavano vapore e volavano via.

 
Risolleva le palpebre nello stesso istante in cui i ricordi si dissolvono, lasciandolo in balia del vuoto e della solitudine.
Resta con lo sguardo fisso sulla grande porta, l’indecisione scritta negli occhi e la mano che si stringe convulsamente intorno alla bomboletta di vernice.
Alla fine prende un respiro profondo e si fa coraggio.
Apre la porta con le chiavi rubate –che lui preferisce indicare come prese in prestito- dal professore ed entra nell’edificio in religioso silenzio, guardandosi intorno mentre il buio lo investe.
Si chiude la porta alle spalle, lasciando fuori il freddo pungente e lasciandosi avvolgere dal dolce calore delle mura che sembra si stiano stringendo intorno al suo corpo al ricordo straziante del dolore provato così poco tempo prima.
Il suo sguardo si posa irrimediabilmente a pochi metri di distanza da lui, dove tutto ha avuto fine.
Resta immobile, a fissare quel punto, a ricordare se stesso in ginocchio, con la disperata consapevolezza negli occhi.
Prova a camminare, ascoltando l’eco dei suoi passi, percorrendo l’intero corridoio.
Sbatte velocemente la bomboletta, fermandosi quando ormai ha raggiunto la fine del corridoio, voltandosi subito dopo verso il muro.
Non avrebbe mai accettato l’idea che tutto fosse davvero finito.
Toglie il tappo e comincia a scrivere, proprio nel modo in cui Louis odiava tanto.
Ora non ha solo una penna, una piccola porzione di muro e un amore immenso nel cuore.
Ora ha della vernice, un’intera parete bianca da sporcare ed il dolore che lo sta distruggendo a poco a poco.
Comincia con la prima frase, senza riflettere, mentre le lacrime gli bagnano il viso ed i singhiozzi si impadroniscono di lui.
“Don’t let me go.”
E non importa quali saranno le conseguenze, non importa neanche se verrà denunciato, l’unica cosa che importa è urlare in qualche modo quelle parole che non può pronunciare.
“I’ll keep my arms wide open.”
Ed è vero, che Harry resterà lì ad aspettarlo, con le braccia aperte ed il cuore che ancora pompa soltanto per lui. Non importa quanto tempo dovrà aspettare, non gli importa neanche sapere se Louis tornerà oppure no.
L’unica cosa di cui è sicuro è che lui non smetterà mai di attendere il suo ritorno.
“I hold on scared and harder to breath.”
Il respiro, mentre scrive, si fa più pesante.
E’ davvero così difficile respirare senza Louis? Harry non se n’era mai reso conto, fino a quando non ha dovuto davvero alzarsi dal suolo senza l’altro accanto.
“I’m tired of feeling alone.”
Ed è davvero stanco di sentirsi così solo quando si volta e non trova accanto l’altra parte di sé.
Sente le mani troppo fredde senza quelle piccole di Louis che gliele stringono, e già si immagina la desolazione del letto troppo vuoto e del silenzio assordante di casa loro così vuota.
Non si abituerà mai a questo senso di solitudine che lo avvolge e lo incatena quando il profumo di Louis non è più su ogni parte del suo corpo.
“Seems like these days I watch you from afar.”
Le lacrime sembrano bruciare sulle guance, mentre i muri dipinti di bianco si imbrattano di parole nere ripiene di dolore.
I muri si sporcano, ed il dolore lentamente sembra scomparire, convertendosi in musica.
Harry canta, disperato, quelle parole che poi comincia a scrivere.
Distaccate, sconnesse, senza alcun senso logico.
Ma a chi importa il senso, quando il dolore è l’unico sentimento che prende il sopravvento.
Si inginocchia, sfinito, poggiando la fronte contro il muro ancora fresco e singhiozzando tutto il dolore che si porta dentro.
Le sue urla fanno eco in tutto l’edificio, e si sente libero di piangere e cantare, singhiozzare e urlare ogni singola bestemmia che altre volte ha solo potuto farfugliare di nascosto.
Si gira e si siede, con le spalle contro al muro e le gambe distese lungo il pavimento.
I singhiozzi non si calmano ma la musica ora nella sua testa ha un senso.
Comincia a cantare, e non importa se sta stonando o sta prendendo troppe pause per i singhiozzi.
Harry, finalmente, si accorge di avere ancora qualcosa per cui vale la pena vivere.
La musica.





Zayn apre con uno scatto la porta principale di casa, entrando velocemente e chiudendosela subito dopo alle spalle.
Attraversa il piccolo corridoio, stringendosi nei vestiti completamente bagnati dalla pioggia, trovando ogni stanza della casa totalmente al buio.
Sospira, poggiando le buste del Mc Donald’s sul tavolino vicino la porta, prima di svoltare a destra e ritrovarsi nell’ampio salone.
Si ferma improvvisamente sull’uscio della porta, abbassando lo sguardo al pavimento ricoperto di lattine vuote di birra.
Alza il viso e nota la televisione accesa che riflette una leggerissima luce che illumina il divano di fronte ad essa e metà pavimento ormai disastrato.
Il volume è talmente basso che anche sforzandosi non riuscirebbe ad ascoltare neanche un quarto della conversazione tra i due attori che ora sembra stiano discutendo.
Sposta poi, infine, lo sguardo sul divano, dove un Harry ormai addormentato riposa con il respiro lento e regolare.
Gli si avvicina lentamente, sperando di non svegliarlo, inginocchiandosi accanto al divano per accarezzargli una guancia bagnata dalle lacrime ormai secche.
Vorrebbe fare qualcosa, ma non riesce a pensare a niente di intelligente.
Harry è a casa sua ormai da tre giorni e Louis non si fa sentire dallo stesso numero di giorni.
Porta lentamente la mano tra i ricci bagnati dell’altro, probabilmente dovuto al sudore che gli incubi gli provocano.
Zayn, in tutta questa storia, ha scoperto una cosa di Harry che prima non conosceva.
Harry spesso sogna corpi privi di vita ed il sangue che gli sporca le mani.
Zayn ha provato a capire perché sognasse cose del genere, chiedendogli se magari avesse un trauma legato al passato.
Il ragazzo riccio ha solo abbassato il viso, si è stretto le gambe al petto ed ha ricominciato a piangere.
Da allora Zayn non ne ha più parlato.
Scuote appena la testa per risvegliarsi dai suoi pensieri e resta immobile ad osservare il corpo addormentato dell’altro, chiedendosi altre mille volte cosa potrebbe fare per salvarlo, per salvarli.
La birra ed il dolore non stanno facendo altro che distruggere Harry attimo dopo attimo, eppure Zayn resta inerme davanti alla scena senza parlare.
Stringe appena i pugni mordendosi il labbro inferiore, poi in un impeto di rabbia si alza di scatto ed esce dalla stanza, recuperando le chiavi dell’auto e aprendo la porta principale con violenza.
Alza il cappuccio della felpa a coprirgli i capelli, guardandosi furtivamente intorno per non essere seguito e chiudendo la porta dietro di sé.
-“Sono stanco, cazzo.”
Impreca a denti stretti, raggiungendo velocemente la macchina e salendo al posto di guida.
Fuori sta piovendo, e dentro di sé manda a fanculo metà della generazione umana prima di avviare il motore.
Sfreccia sulle strade diretto a casa di Louis, con la radio accesasi da sola che manda in onda una canzone rilassante ed il rumore della pioggia che scroscia lungo i finestrini.
La mente si riempie di voci e contemporaneamente si svuota, facendogli trattenere l’aria nei polmoni per una manciata di secondi.
Riprende a respirare solo quando il cellulare gli squilla in tasca.
Zayn se ne frega delle regole stradali e di tutte quelle cazzate, così recupera in fretta il cellulare e risponde, sorridendo alla voce del suo ragazzo che lo richiama preoccupato dall’altro lato della cornetta.
-“Si può sapere almeno dove sei, ingrato?”
Zayn ridacchia e si morde il labbro inferiore, rilassandosi contro il sedile dell’auto.
-“Sto andando a casa di Louis. Tu sei a casa mia?”
Sente Liam sbruffare e rispondere in modo affermativo.
-“Sì, sono venuto per stare un po’ con te e ho preso le chiavi dalla matriosca fuori la porta per farti una sorpresa ma..”
-“Come fai a sapere che si trovano lì?”
La risata ovattata di Liam gli arriva fino alle orecchie, e la stessa cosa fa la sua voce poco dopo.
-“Sei così prevedibile, amore.”
Zayn a quel nomignolo rabbrividisce e si stringe nelle spalle, sentendo gli angoli delle labbra tirarsi all’insù per aprirsi in un sorriso.
Rallenta appena la sua corsa per abbassare il volume della radio e si rilassa ancora un po’ contro il sedile dell’auto.
Dovrebbe dire qualcosa, ma cosa, esattamente?
Zayn non è mai stato bravo nei discorsi e nelle relazioni, non sa mai cosa dire per esprimere al meglio le sue emozioni e non ha mai la parola giusta da pronunciare nel momento giusto.
Si sforza di cercare qualcosa di adatto, e per questo resta in silenzio per un attimo, continuando a guidare con la strada sgombra e la mente trafficata dai pensieri.
Sbatte appena la testa contro il poggiatesta, perché davvero è un idiota se non riesce a trovare le parole neanche per qualcosa di così poco.
Porta lo sguardo sulla casa di Louis che ormai riesce a vedere, anche se in lontananza, e sospira.
La va o la spacca.
-“Mi ami per questo.”
Sussurra piano, con un sorriso stronzo e finto sulle labbra ed il tono divertito che nasconde la paura nella voce.
Liam dall’altro lato della cornetta resta un attimo in silenzio, e Zayn si gode il suo respiro lento e cadenzato, parcheggiando finalmente e spegnendo il motore.
Poi la risposta dell’altro arriva come un fulmine a ciel sereno.
-“Sì, ti amo anche per questo.”
Poi la chiamata viene interrotta, lasciandolo con gli occhi sgranati ed il cuore che batte un po’ di più.
Resta momenti interminabili in auto, immobile, con la pioggia che continua a battere senza sosta contro il parabrezza e contro i finestrini, facendolo tornare alla realtà.
Sposta il cellulare dall’orecchio e lo guarda, sorridendo con dolcezza alla foto del suo ragazzo –Dio, finalmene può dirlo!- che sorride sullo sfondo.
Osserva ogni singolo particolare che quella foto è riuscita a cogliere di Liam.
Il naso che s’arriccia e gli occhi che si assottigliano.
Come potrebbe Zayn non amare ogni suo singolo tratto? E come potrebbe non voler essere la causa di tutti quei meravigliosi sorrisi?
Alla fine, con un sospiro ed un sorriso accennato, decide di scendere.
Si copre i capelli con il cappuccio della felpa e guarda un attimo fuori dal finestrino, recuperando le chiavi ed infilandosele in tasca.
Apre lo sportello ed esce velocemente dall’auto, richiudendoselo alle spalle e percorrendo di corsa il vialetto di casa Stylinson, riparandosi poi subito dopo sotto il portico.
Zayn è sinceramente esausto di tutta questa storia, e vorrebbe soltanto guardarsi intorno e non vedere problemi ovunque per una sola volta.
Ora che la sua vita sta percorrendo il binario giusto proprio non se la sente di lasciare che Harry e Louis percorrano diverse strade senza incontrarsi più.
Poggia la fronte contro il legno freddo e un po’ bagnato della porta, dopo aver suonato al campanello.
Attende per un’infinità di tempo, poi decide di risuonare il campanello.
Si allontana appena dalla porta e dà uno sguardo alle finestre del primo piano.
Tutto spento.
Zayn si sente spento da quando non sente la voce di Louis riecheggiare nella stanza di casa sua e da quando non vede il sorriso di Harry risplendere ed illuminare tutto il resto.
Si sente spento da quando non riesce a fare nulla per aiutare coloro che l’han tirato su ogni volta che sentiva di poter crollare.
Quindi urla il nome di Louis una, due, tre volte.
Tira calci alla porta e sente di poter bruciare per quanto stia urlando all’altro di aprirlo.
Non sentono Louis da giorni ed è preoccupato, perché Louis non è mai stato lontano da Harry per così tanto tempo e soprattutto non è mai stato così tanto tempo lontano da lui.
Urla un’ennesima volta il suo nome e sente un improvviso rumore di vetro che s’infrange contro il pavimento.
Resta in silenzio, la pioggia è l’unico suono che riempie il silenzio circostante di quella tarda serata.
Poi si riavvicina alla porta e sospira, richiamando l’altro con la voce dal tono più alto per farsi sentire e con un tono più dolce nella voce.
Sente la televisione accendersi e sospira, frustrato, sentendo però gli occhi inumidirsi perché Louis sta bene ed è tutto ciò che importa.
Un senso di felicità lo investe per un attimo, prima che il buio torni ad avvolgerlo.
-“Louis. Ascoltami solo un secondo. Non devi aprirmi o rispondermi, fammi solo capire che mi stai ascoltando.”
Alza appena la voce e sente il volume della televisione abbassarsi un po’.
Sorride consapevole, poggiando mani e fronte contro il legno della porta, chiudendo gli occhi.
-“So che stai male, Louis. Dannazione lo sa anche Harry. D’accordo?”
-“Non nominarlo!”
Un urlo indignato e frustrato giunge dall’altra parte della porta, e Zayn si accorge che Louis è a pochissimi centimetri da lui.
Sente il cuore piangere alla consapevolezza di non poterlo abbracciare.
Però poi prende un respiro profondo e ricomincia.
-“Mi conosci, piccolo.. sai che non sono bravo con le parole. Ma ho da dirti qualche cosa. Posso parlare? Mi ascolti?”
Louis non risponde e Zayn resta un attimo in silenzio, torturandosi il labbro inferiore con i denti, decidendo poi di continuare comunque.
-“So che fa dannatamente male, e so che sei ferito. Ti senti tradito, non perché Harry debba uscire con la bionda ossigenata.”
Zayn sente un sospiro che sembra tanto essere stato causato da un lieve sorriso, quindi sorride di conseguenza.
-“Ti senti tradito da te stesso perché tu ti sei sempre ripromesso di fare il possibile per portare avanti questa falsa da solo, senza far ricadere nulla sul tuo ragazzo.
Ti capisco, Louis. E ti rispetto.
Ti rispetto perché tu saresti pronto a fare qualsiasi cosa per lui, per la vostra storia, per il vostro amore.
Saresti disposto a morire per non fargli torcere un capello.
Ma cosa concludi chiudendoti in casa senza dargli la possibilità d’amarti ancora?
Louis lui deve farlo per te, per voi e per se stesso.
Io lo so che te ne sei accorto.”
-“Di cosa?”
La voce di Louis è flebile, stanca e debole, ma Zayn lo sente ugualmente.
-“Che Harry piange di notte perché i sensi di colpa lo perseguitano.”
Restano in silenzio, ancora, non parlano per molto.
Si crogiolano nel silenzio fatto di mille parole che soltanto loro riescono a scambiarsi anche senza guardarsi negli occhi.
-“Tu lo sai che lui vuole dimostrarti di essere cresciuto e di amarti. Vuole dimostrarti che il vostro dolore è vostro e non è solo tuo.
Louis, non potrai difenderlo dal mondo per sempre.”
Un singhiozzo interrompe le sue parole e quindi decide di zittirsi.
-“Credi che non lo sappia?”
Louis è così debole che può sentire i suoi pezzi cadere giù e toccare il pavimento.
Lo sente così indifeso che può vederlo crollare senza che le sue gambe lo reggano ancora.
Si inginocchia, quindi, e se ne fotte dei jeans che si bagnano e del freddo che si sta insinuando sotto la sua pelle.
Si inginocchia perché vuole essere accanto al maggiore anche con un ostacolo che li separa.
-“Quindi smettila di provarci. Louis, comincia a vivere e comincia a viverlo. Non devi pensare solo a ciò che magari ci sarà d’orrendo. Pensa ad ogni battito di ciglia che ti regala dal primo mattino quando si sveglia accanto a te. Non è forse uno dei motivi per cui respiri ancora?”
Louis dall’altro lato, seduto tremante e piangente sul pavimento, annuisce.
Zayn non può vederlo, ma lui sa per certo che il moro lo sta leggendo nel pensiero.
Lui riesce a capirlo come nessun altro, da sempre.
Louis lo ammette, a volte fa dannatamente paura; resta però il fatto che non lo sostituirebbe con nessun altro al mondo.
-“Grazie, Z.”
Zayn sorride e si alza lentamente, lasciando un bacio contro la porta fredda e bagnata.
-“Salva il vostro amore, ancora una volta.”
Detto questo si allontana lentamente, lasciando Louis con la mente ancora offuscata dall’alcol e le lacrime ad appannargli la vista ed il cuore.
 
 
Il giorno dopo le nuvole e la pioggia hanno dato posto ad un pallido sole che illumina appena la stanza.
Harry è sveglio ed è ancora disteso sullo stesso divano della sera prima.
Ha sentito Zayn tornare da chissà dove, ha sentito la voce di Liam, ed ha sentito schiocchi di baci che si sono affievoliti poi con un probabile cambio di stanza degli altri due.
Harry vorrebbe essere felice, per loro, ma non riesce ad esserlo neanche provandoci.
L’unica cosa che riesce a provare è il nulla, e questo quasi lo spaventa.
Lo spaventa non sentire la voce di Louis ormai da giorni, di aver vomitato quattro volte il giorno prima, di essere solo a casa di Zayn senza la compagnia di nessuno.
Harry è preoccupato dall’essere solo, perché quand’è solo la mente gli fa compagnia.
I ricordi si affollano, i pensieri urlano di essere ascoltati, ed è così difficile zittirli che a volte deve urlare davvero contro di essi.
E’ sicuramente pomeriggio inoltrato, la casa è vuota, e allora Harry ringhia infastidito.
C’è una voce dentro di sé che gli dice di correre da Louis; voce che, però, lui non vuole ascoltare.
Affonda il viso nel cuscino e si stringe ancora un po’ nella coperta calda che gli copre il corpo tremante a metà, lasciandogli scoperti i piedi e le spalle.
Sente gli occhi riempirsi di lacrime nell’esatto momento in cui il ricordo di Louis che va via da lui si affaccia alla porta dei suoi pensieri.
Lui non avrebbe voluto sbagliare, non avrebbe voluto che l’altro fuggisse via dal loro amore.
Si volta, quindi, guardando l’orologio alla parete.
Sì, è sicuramente pomeriggio inoltrato, quindi decide di alzarsi per dirigersi in bagno.
Fa come se fosse a casa sua e corre a farsi una doccia.
Non vuole sbagliare di nuovo, Harry.
Vorrebbe non sbagliare più.
Infatti, un’ora dopo, si ritrova in macchina a sfrecciare lungo la strada nell’auto di Zayn presa in prestito senza chiedere il permesso.
Ma chi se ne frega del permesso in questo caso? Harry non di certo.
C’è una canzone di Ed Sheeran che passa in radio, ed il ragazzo sorride appena pensando che dovrebbe chiamarlo, che dovrebbe informarlo di ciò che sta per fare.
Dovrebbe informare qualcuno, perché è davvero qualcosa di troppo grande, ma non riesce a fermarsi a ragionare.
Harry vuole, Harry avrà.
Un po’ come la logica dei bambini che devono per forza avere ciò che desiderano.
Harry desidera Louis proprio come un bambino desidera il leccalecca a forma di girandola.
E piangerà, sbatterà i piedi sul pavimento e farà i capricci.
Non gli importa.
Harry riavrà Louis.



Harry, poco dopo, si ritrova di fronte casa loro.
Resta in macchina a fissare quella porta con le lacrime agli occhi, il mal di testa che lo sta uccidendo, e la voglia di inginocchiarsi davanti all’altro e rendersi ridicolo che gli preme nello stomaco.
Respira faticosamente, chiudendo gli occhi per non lasciare all’ansia il sopravvento su se stesso.
Ha spento la radio già da un po’, quindi il silenzio lo circonda, interrotto solo dalle urla che ci sono nella sua testa.
Gli tremano le gambe e la forza sembra averlo abbandonato, ma riesce comunque a far scattare la serratura della portiera e ad aprirla.
Prende un ultimo respiro ed annuisce, scendendo lentamente dall’auto e chiudendo subito dopo la portiera, restando immobile.
Lo sguardo sulle proprie scarpe ed il respiro che lo abbandona.
Non vuole considerare le mani che gli tremano ed il cuore che batte troppo velocemente.
Lui è lì e non deve aver paura.
Da quando Harry ha motivo di aver paura di Louis?
Alza lo sguardo e lo punta sulla quella porta che gli sembra così lontana, catturando il labbro inferiore tra i denti ed allontanandosi dall’auto.
Percorre il vialetto lentamente, infilando le mani nelle tasche dei jeans e guardandosi intorno.
Quella è casa sua, dovrebbe conoscerla così a fondo da poterci camminare ad occhi chiusi, ma Harry non la riconosce più.
Sono passati solo pochi giorni, eppure non riconosce più casa sua nel momento in cui non sente le urla e le risate di Louis riempirgli le orecchie.
Non sente la sua mano stringere la propria per tirarlo velocemente in casa, non sente le sue labbra sulle proprie e non sente l’amore, che caratterizza la loro dimora da sempre, nell’aria.
Cammina a piccoli passi, ritrovandosi dopo un po’ di fronte la porta d’entrata, senza sapere cosa fare.
Ha le chiavi, è casa sua, potrebbe entrare e ne avrebbe anche il diritto.
Semplicemente non lo fa.
Poggia la fronte contro il legno della porta e resta immobile, lasciando che il vento della sera gli scompigli i capelli e si insinui sotto i vestiti.
-“Louis.”
Lo chiama a voce bassa, sicuro di non essere sentito dall’altro, sentendo già le lacrime invadergli gli occhi.
Si allontana dalla porta e scuote la testa, ricacciando indietro le lacrime e respirando profondamente.
Non vuole piangere, non deve piangere.
Dev’essere forte per entrambi.
Per Louis, per loro.
Quindi, infine, si decide a suonare il campanello.
Attende pochi attimi, poi la porta si apre con uno scatto.
Louis lo guarda sorpreso dal basso, con gli occhi sgranati ed il respiro che gli si blocca in gola.
Harry se ne accorge, ma resta immobile.
Restano a guardarsi per attimi infiniti, fino a che Louis non si sposta per farlo passare.
Tiene lo sguardo basso e deglutisce, provando a fermare il cuore che batte troppo velocemente.
Harry gli passa accanto in silenzio, abbassando il cappuccio della felpa che ancora gli copriva i capelli, voltandosi verso il suo ragazzo che sta chiudendo la porta nel modo più lento possibile.
Ha i capelli arruffati e le guance magre ricoperte di un leggero strato di barba.
Indossa una sua felpa, e quindi Harry sorride a vedergliela stare almeno due taglie più grandi.
-“Cosa ci fai qui?”
La voce di Louis, stranamente rauca, rompe il silenzio.
Poi si volta, incrociando i suoi occhi azzurri e spenti a quelli verdi e sorpresi del più piccolo.
Entrambi trattengono il respiro, ma fanno finta di nulla.
-“Sono venuto per.. parlarti?
Prova, Harry, scoprendo un sorriso ironico sulle labbra dell’altro.
-“Per parlare di cosa?”
Sbotta acido, Louis, superandolo e dirigendosi in salotto.
In silenzio, Harry, lo segue.
-“Sì, non mi hai dato il tempo di..”
-“Di fare cosa?”
Le urla cominciano a riempire la stanza, ed Harry lo lascia urlare senza dire niente.
Sa il modo che Louis ha di reagire, conosce a memoria ogni singola sfaccettatura del suo ormai storico ragazzo.
Quindi incassa il colpo ed abbassa il viso, pronto alle urla e alle parolacce che da lì a poco gli arriveranno addosso come una valanga di neve sporca di fango.
Lui lo sa che i sentimenti di Louis ora sono sporchi, e sa che potrebbe dire qualcosa che non pensa davvero.
E’ abituato, lui lo sa.
-“Non ti ho dato il tempo di parlare, Harry? E tu di tempo per dire la mia riguardo a ciò che stavi per fare me ne hai dato? Pensi solo a te stesso. Tu sei fottutamente sbagliato. Purtroppo sei fatto così!”
Gli occhi di Harry si sgranano appena, ma resta in silenzio ancora, a parare tutti i colpi come se gli stessero arrivando pugni.
Solo che, da questi pugni all’anima, Harry non sa difendersi.
-“Pensi soltanto a te. A ciò che vuoi essere, ciò che vuoi dimostrare, ciò che vuoi fare. A me ci pensi mai? A quello che voglio? Siamo una cazzo di coppia ma non ci comportiamo da tale. Tu ti comporti come se esistessi soltanto tu tra di noi. Le decisioni importanti non puoi prenderle da solo!”
Louis, poi, resta in silenzio e chiude gli occhi, con la gola che brucia per le urla e gli occhi per le lacrime che minacciano di uscire.
Incrocia le braccia al petto e si fa forza, prendendo un respiro profondo, tenendo lo sguardo addolorato fisso sul viso dell’altro.
Poi, finalmente, si decide a continuare senza urlare ma con il dolore che scivola via insieme alla sua voce.
-“Ti sei mai chiesto perché io mi senta così male ad immaginarti con un’altra persona?”
Harry alza lo sguardo e lo incrocia a quello lucido di Louis, abbassando subito dopo di nuovo il viso ed incassando un altro colpo.
Scuote la testa, però, per rispondere.
Poi resta in silenzio ad attendere.
-“Tu potresti innamorarti di chiunque altro, Harry. Non dirmi che non è così, so che ora cominceresti il tuo lungo discorso su quanto io sia perfetto per te.”
Louis fa una pausa per provare a calmarsi, ma le lacrime cominciano comunque ad abbandonare i suoi occhi per scivolare lungo le sue guance.
-“Entrambi sappiamo che non sono abbastanza. Sappiamo che con qualcun altro tutto sarebbe più facile. Pensi che le ore passate davanti allo specchio non abbiano una motivazione valida? Harry io voglio solo tenerti stretto per non perderti, ma forse dovrei lasciarti andare. Sono un egoista. Ti sto trattenendo in un modo che non è salutare per nessuno.”
I singhiozzi cominciano a scuotergli le spalle ed Harry muove un passo per stringerlo a sé, ma si ferma quando Louis si allontana da lui di ben due passi.
Il loro rapporto è come un gioco alla corda.
A volte tira uno, a volte tira l’altro.
Quando poi tirano entrambi il gioco diventa divertente e si comincia a ridere.
Harry vorrebbe avere la forza di poter tirare la corda per entrambi.
Però resta immobile, a rispettare i suoi spazi, guardandolo con il cuore distrutto mentre piange con orgoglio.
-“Devi andartene via da me.”
-“No.”
La risposta di Harry è immediata, e Louis quasi se ne spaventa.
Alza il viso e si ritrova gli occhi dell’altro vicini come mai, a quel punto non può fare altro che perdersi in quella distesa di verde.
Le dita del piccolo si stringono intorno ai suoi polsi, facendogli quasi male, costringendolo però a guardarlo negli occhi.
I loro visi si avvicinano, ma le loro labbra restano lontane.
-“Con qualcun altro sarebbe più facile, ma non sarebbe amore. Come devo dirtelo?”
Harry quasi ringhia le parole tra i denti, tenendo lo sguardo puntato in quello di Louis e le loro fronti quasi in contatto.
Louis abbassa il viso e chiude gli occhi, sentendo un singhiozzo scuotergli il petto.
Ad Harry fa male vederlo così, e soprattutto fa male sapere di essere la causa di quel dolore.
-“Ma con me è troppo difficile.. Harry, noi siamo impossibili.”
Harry gli costringe ad alzare il viso e a far incontrare i loro occhi.
Si perde negli occhi azzurri e liquidi del suo ragazzo, restando in silenzio, sentendo la gola bruciare per le parole che non riesce ad urlare.
Poi una lacrima scivola via dagli occhi di Louis, e a quel punto le parole sembrano formarsi da sole nella sua testa per poi scivolare via dalla sua bocca senza comando.
-“Io lo so, Louis, che niente è facile e che niente mai lo sarà, perché il mondo ci è contro e nessuno ha abbastanza forza e coraggio per difenderci dallo schifo che ci circonda.
Ma noi ce l’abbiamo, amore. Noi siamo abbastanza forti per resistere a tutto.
Tu devi giurarmi che lo saremo, perché io non posso continuare a vivere pensando alle notti insonni che passerò senza il tuo profumo ad imbrattare le lenzuola.
Louis, io non ci riesco a vivere senza vedere i tuoi capelli scompigliati sul cuscino quando in piena notte mi sveglio, senza le tue risate che riecheggiano in camera da letto durante una lotta con i cuscini, senza i tuoi baci a stampo ed i tuoi sorrisi labbra contro labbra.
Io non posso continuare a vivere senza la tua presenza tra le mura di casa nostra, non voglio neanche pensare a cancellare la macchia di caffè che ancora resta lì, sotto il soffitto.
Tu ricordi come c’è finita lì, vero, amore?
Avevi deciso di preparare la colazione il nostro primo mese di fidanzamento, e –combina guai come sempre-  avevi rischiato di ucciderti.
E Dio, quanto mi sono arrabbiato, quel giorno.
E ti chiedo scusa, Louis. Ti chiedo scusa per tutte le volte che ti ho sgridato quando cercavi solo di fare qualcosa di carino per me, ti chiedo scusa per tutte le volte che ti ho urlato contro i miei dubbi sulla nostra relazione e per tutte le volte che ti ho fatto credere che tu fossi troppo poco.
Ti chiedo scusa per ogni giorno della nostra vita insieme in cui non mi sono soffermato a ricordarti quanto tu fossi importante.
E non m’importa se ora tu sei qui, inerme, debole, distrutto, ed hai solo voglia di restare da solo.
Io non resterò a guardare mentre tu ti lasci cadere.
Rialzati, piccolo. Io sono qui a tenerti la mano, sarò sempre qui a tenerti stretto.
Aggrappati a me, come faresti all’ultimo ramo che ti separa dal burrone.
Fidati di me, come io mi sono fidato di te fin dal primo giorno.
Amami, Louis, perché io ho bisogno del tuo amore.
Ho bisogno che tu mi ami, per andare avanti.
Perché non voglio che di noi restino solo i ricordi che ti consumano l’anima, non voglio voltarmi nel letto e trovare la sagoma del tuo corpo senza sentire il tuo respiro regolare.
Louis, io non voglio tenerti incollato alla mente, custodito nei ricordi, a marcire nel mio passato.
Io ti voglio incollato alle mie labbra, custodito nelle mie braccia, a marcire una giornata intera tra le lenzuola mentre per l’ennesima volta facciamo l’amore.
Non abbandonarmi Louis, perché io non riuscirei ad andare avanti senza la tua vita che da senso alla mia di continuare.
Non lasciarmi, Louis.
Non lasciarmi andare. Io non lo farò.”
Louis lascia che quelle parole lo inondino, insieme alle lacrime che fanno lo stesso con i suoi occhi, inumidendoli e privandolo della vista nitida.
Poi scuote la testa ed abbassa lo sguardo, tirando via le braccia dalla presa salda di Harry che ancora teneva le mani strette intorno ai suoi polsi.
Si allontana dal suo corpo, respirando velocemente, sentendo la testa girare per un attimo.
Cade seduto sul divano dietro di lui, mentre tutte le parole dell’altro gli riempiono la testa che prende tra le mani, stringendo qualche ciocca di capelli tra le dita.
-“Harry, va via..”
Riesce a sussurrare, con un nodo alla gola ed il respiro ancora difficoltoso.
Alza il viso, riuscendo a vedere gli occhi di Harry sgranarsi e rivelare il verde coperto dalla lucentezza delle lacrime, prima di vederlo scappare via e sentire poco dopo lo sbattere della porta principale.
Si distende lungo il divano, affondando il viso in un cuscino mentre i singhiozzi si fanno più forti, scuotendogli il petto e l’anima.
Louis non è sicuro più di niente, ormai.
Non sa cosa farà, cosa vorrà, cosa deciderà.
L’unica cosa di cui è sicuro, quella che più gli lacera il cuore, è che ormai è finita. Davvero.
Harry cammina a passo veloce tra le strade buie e fredde di Londra, con una sigaretta stretta tra le labbra gonfie e le guance rosse segnate da lacrime vecchie e nuove.
Non ferma il suo cammino neanche per attraversare la strada, sa che se solo provasse a fermarsi l’unica cosa che farebbe sarebbe tornare indietro da Louis.
Abbassa lo sguardo alle proprie scarpe consumate, rialzando poi la testa per fingere indifferenza davanti agli occhi della gente, sentendo il cuore lacerarsi ogni volta che l’idea che Louis non lo rivoglia indietro torna a trovarlo.
Il vento della sera gli scompiglia i capelli e gli secca le lacrime, ma non porta via i ricordi di quel sussurro soffocato dalle lacrime.
Un lieve ed inudibile sussurro, che Harry aveva però sentito come una lama che lentamente gli trafiggeva la carne.
Un po’ come il coltello che gira nella piaga, ingrandendola e facendola grondare di sangue.
Ad Harry non è mai piaciuto sanguinare.
-“Va via.”
Una voce femminile e divertita, poco lontana da lui, lo fa voltare immediatamente.
Una ragazza è lì, che cerca di allontanare il suo ragazzo che prova a solleticarle i fianchi.
Sono così felici che ad Harry causano i conati.
Calcia una lattina di birra ferma davanti al suo percorso, sbruffando, alzando gli occhi sulla nuvoletta bianca appena fuoriuscita dalle sue labbra.
Improvvisamente si ferma e resta immobile, con la sigaretta consumata tra le dita della mano destra ed i ricci scompigliati dal vento coperti soltanto dal cappuccio della felpa.
Non può arrendersi così, lui non l’ha mai fatto.
Alza gli occhi al cielo, respirando un’ultima boccata di fumo dalla sigaretta prima di gettarla a terra, affondando gli occhi tra le stelle che quella sera riempivano il vuoto del cielo.
Un sorriso gli si stira sulle labbra rosse, mentre fiero delle lacrime sul suo volto, tiene la testa alta ed abbassa l’orgoglio.
Si volta di nuovo, quindi, tornando sui propri passi e ripercorrendo il percorso a ritroso, deciso e sicuro.
Potrebbe perdere Louis, ma questo non vuol di certo dire che rinuncerà.
Louis potrà cacciarlo mille volte, lui tornerà da lui mille volte ed una per continuare a provarci, per convincerlo che loro ed il loro amore valgono ancora la pena.
Perché l’amore, vive grazie a loro.
Ed Harry e Louis lo sanno.
Si ritrova poco dopo davanti alla porta di casa di Louis, trattenendo il respiro mentre le mani tremano.
-“Louis, aprimi.”
Si ritrova ad urlare all’improvviso, a pieni polmoni, poggiando la fronte sudata contro il legno della porta.
-“Louis, ti prego, dobbiamo parlare.”
Harry può chiaramente sentire l’ovattato rumore delle finestre di qualche vicino che si aprono, e non gli importa.
Scopre che non gl’importa più nulla, non gl’importa più di nessuno se Louis non è accanto a lui.
Sente lo strusciare di qualcosa contro la porta e si inginocchia, sicuro di un’unica cosa: Louis è con le spalle contro quel legno freddo, seduto a terra con le ginocchia al petto e la guancia segnata dalle lacrime sulle ginocchia.
Harry conosce alla perfezione il vizio del maggiore di asciugarsi le guance contro le ginocchia, ed infatti chiude gli occhi ed immagina l’altro compiere quel gesto proprio mentre Louis, dall’altro lato della porta, si asciuga le lacrime sui jeans sperando di sentirsi un po’ più forte.
-“Louis, lo so che sei qui..”
Il sussurro di Harry lo fa irrigidire contro la porta, facendogli alzare il volto e raddrizzare la schiena.
Le lacrime tornano ad impossessarsi dei suoi occhi, mentre poggia la testa contro il legno e socchiude le palpebre, lasciandosi andare senza maschere ad un singhiozzo un po’ più forte.
-“Ascoltami piccolo, io non ti ho mentito prima. Su niente. Noi possiamo essere abbastanza forti per-”
-“Stronzate!”
Le parole di Harry sono interrotte dall’urlo disperato di Louis, che si stringe ancora una volta le gambe al petto e ricomincia a piangere, senza riuscire più a trattenersi.
Harry sospira, sentendo più dolore per la consapevolezza delle lacrime dell’altro che per la situazione stessa.
-“Lasciami entrare, Louis. Ti giuro che dopo me ne andrò, per sempre. Ma permettimi di essere accanto a te, ti prego.”
Sussurra quindi, lasciando Louis senza più parole e con i singhiozzi che non riescono ad abbandonarlo un attimo.
Il maggiore sposta la schiena dalla porta, aprendola e lasciando entrare Harry che, allo scatto della serratura, ha immediatamente fatto irruzione in casa, sedendosi accanto a lui e stringendoselo tra le braccia.
Lo culla come d’abitudine, stringendoselo al petto ed accarezzandogli lentamente la schiena, affondando le labbra tra i suoi capelli lisci e baciandoglieli con dolcezza.
-“Sono qui amore mio, sono qui.”
Sussurra appena tra i suoi capelli, sentendo l’altro singhiozzargli contro il petto e stringere la sua felpa tra le dita, serrando gli occhi per provare a trattenersi ma senza riuscirci in nessun modo.
-“Dovresti andare via, Harry.. tu devi andartene.”
Bisbiglia tra le lacrime, allentando la presa sull’indumento dell’altro, cercando di calmare il respiro veloce e tratteggiato che i singhiozzi gli hanno procurato.
Alza il viso ed incontra gli occhi di Harry, affondandovi dentro un’ennesima volta, restando immobile a scrutare il suo sguardo per troppo tempo.
Si guardano, si studiano in silenzio e si amano.
Si amano guardandosi, sfiorandosi con gli occhi e poi con le mani e con i tocchi.
La mano di Harry si poggia sulla guancia di Louis, accarezzandogliela piano con dolcezza, mentre le sue labbra si stirano in un sorriso alla vista del maggiore che inclina il volto per andare incontro a quel contatto silenzioso ma pieno di parole.
Harry allora decide di rischiare, perché nulla gli porterà via Louis.
Lo riavrà, fosse l’ultima cosa che fa nella vita.
Avvicina il viso al suo, baciandogli con dolce lentezza le palpebre chiuse, sentendo il suo esile corpo tremare contro il proprio petto.
Fa scivolare le labbra lungo il profilo della sua guancia e bacia anch’essa, lievemente.
-“Non aver paura.”
Gli sussurra, sicuro e protettivo, con gli occhi fissi sul suo viso rilassato e la mano che continua incessante il movimento di quella dolce carezza sulla sua guancia.
Avvicina lentamente le labbra a quelle tremanti e sottili dell’altro, scrutando i suoi occhi per leggervi dentro qualcosa.
Louis non si allontana né si avvicina.
Resta lì, fermo ed inerme sotto i suoi tocchi, a guardarlo con occhi dolenti ed innamorati.
-“Non ho paura di te, Haz..”
Sussurra all’improvviso, labbra contro labbra, chiudendo gli occhi e lasciando che le loro labbra si incontrino in un dolce walzer di passi lenti e cadenzati.
Harry lo bacia, come mai prima d’ora, gustando il sapore di Louis e quello salate delle lacrime.
Lo stringe più a sé e lo bacia più affondo, sentendo ormai anche le proprie mani tremare a quelle sensazioni che non sente da tempo.
I corpi stretti, le labbra premute le une contro le altre, le mani improvvisamente intrecciate ed i cuori che, insieme, battono incontrollabili.
Ed Harry si stacca dal bacio e, senza riuscire a trattenersi oltre, gli sussurra sulle labbra un
-“Torna da me.”
Louis, come risposta, annuisce e basta, ribaciando quelle labbra gonfie e rosse di baci e di parole.
Ma Harry non si arrende, e allora continua, perché proprio non riesce a star zitto un attimo.
-“Amami.”
Louis annuisce di nuovo, perdendosi in un ennesimo bacio in cui si perde anche l’altro.
Un incontro d’amore e di lingue, di sapori e di speranze.
Il respiro che piano diventa più veloce, i battiti del cuore che diventano più prepotenti, ed Harry lo dice senza neanche pensarci.
-“Sposami.”
  
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