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Autore: Werepapers    18/11/2013    1 recensioni
Per caso, un esperimento sul DNA umano è fallito.
Per caso, la mutazione di un solo essere umano, ha dato vita ad una epidemia.
Per caso, sono ancora vivo.
E non lascerò che nulla accada più per caso.
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
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Capitolo 1

Per fortuna, il sole era spuntato e finalmente erano arrivate le sette:  il giusto orario per farsi una bella passeggiata.

Mi ritrovai per la strada che portava al mio ufficio: Era un viale dove c’erano dei mandorli dai fiori candidi e profumati.  Camminando, vidi macchie di sangue dappertutto. Era molto inquietante:  gli “Esseri”, evidentemente,  avevano compiuto una cruenta strage stanotte…

In un certo senso, avevo fatto bene a non uscire da casa stamattina presto, alle prime ore dell’alba.

Era impossibile ignorare i rumori fastidiosissimi che venivano da lì fuori, per non parlare di quelle orribili grida…

Insomma, gli Esseri erano delle persone comuni tramutate in animali, pronti a mangiare la propria preda, qualsiasi cosa trovassero sul loro cammino andava a finire sotto i loro aguzzi denti.

Tutto avvenne a causa di una brutta epidemia mondiale verificatasi nel 1983, all’epoca incurabile: Ci furono pochi  sopravvissuti.  I miei bisnonni, per esempio,  addestrarono la famiglia a difendersi dai raccapriccianti Esseri. Ma non bastò: Alla fine,  non riuscirono tutti a sfuggire alle loro fauci.

Così,  ora mi ritrovo qui da solo senza nessuno, ma per fortuna i miei genitori mi hanno lasciato una buona esperienza di sopravvivenza, e vivo qui, in questa umile cittadina chiamata Sarasota, a sud ovest della Florida.

Facevo avanti e dietro per le vie, cercando una casa dove non fossi già andato a cercare provviste, animali morti giacevano ai lati delle strade, con un tanfo terribile, fino a quando trovai a largo della città una piccola casetta sulla Apricot Avenue.

Entrai sfondando la porta, che era bloccata dalla ruggine formatasi col tempo, dopo tutto eravamo nel 2024, ben quarantun’anni erano passati. All’interno di questa casa a tetto spiovente, c’era un grande salone da pranzo, dove tutto era messo a soqquadro.

Cercai meglio, e alla fine, all’esterno, trovai una piccola dispensa dove si raccoglievano varie provviste.

Esultai, ma trovai tutto cibo scaduto, ovviamente…  Ma, per fortuna,  c’era del cibo liofilizzato, del latte e del pollo arrosto: Qualcosa per questa giornata l’avevo racimolata. 

Uscito dall’abitazione, avevo bisogno di un’arma: dovevo pur difendermi in qualche modo! E come diceva il mio babbo:”Se difenderti tu vorrai, un’arma in mano aver dovrai”.

All’interno della città non trovai niente, ma la fortuna quel giorno non mi aveva ancora voltato le spalle:

Trovai un’auto.

Non era delle migliori, ma l’importante era che si mettesse in moto. Sperai vivamente di sì, così provai a dare un colpetto con le chiavi, ancora attaccate,  seguito da un po’ di gas e, seppur a stento, riuscii a mettere in moto. Presi la prima uscita che dirigeva ad Osprey, qualche chilometro a sud della città. Mi fermai vicino ad un minimarket, sicuramente lì avrei trovato qualcosa!

Entrai e mi sembrò di vedere la scena di una rapina interrotta nel momento in cui la città cominciò ad evacuare, quindi per terra erano stati gettati dei coltelli, non di grosso formato, ma ci si poteva arrangiare. Risalii in macchina e mi diressi di nuovo verso la città, sulla strada, all’andata, avevo notato una stazione di servizio e, visto che avevo tutta l’intenzione di tenermi la macchina, ne approfittai per fare rifornimento. Arrivato a casa sistemai un po’ di cose e cercai di aggiustare le finestre blindate della camera da pranzo, della cucina e del bagno, in modo che “nessuno” potesse entrarci durante le ore del buio.

Cercai un cacciavite, ma vista la ricerca infruttuosa, mi dovetti accontentare di un coltello da formaggi e, ancora una volta fortunatamente, fu altrettanto efficace.

Il mio desiderio più grande era quello di poter incontrare qualcuno sopravvissuto all’epidemia, ma col passare dei giorni vedevo sempre più cadaveri, ma non mi davo per vinto:

Ogni giorno, per provare a mettermi in contatto con qualcuno, mettevo un annuncio su internet, in modo che potesse visionarlo chiunque accedesse ad un browser qualunque.

L’annuncio era semplice:”Offro cibo e acqua, vorrei che ci fosse qualcuno, qualcuno di sopravvissuto, accolgo chiunque desiderasse aiuto di qualunque tipo.” E facevo seguire l’indirizzo e-mail ed il canale radio dove mi si poteva rintracciare.

Ma nonostante passasse del tempo, nessuno rispondeva.

Non c’era anima viva su questo pianeta.

  
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