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Autore: Stateira    30/04/2008    19 recensioni
Le notti di Harry sono improvvisamente agitate da strani sogni. Ma qual è il loro significato? Chi è il misterioso personaggio in cerca di aiuto?
Genere: Romantico, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hermione Granger, Nuovo personaggio, Ron Weasley | Coppie: Draco/Harry
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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CAP 11: si chiariscono e notte dedicata a Marzio e Derevan insieme

A colazione, Harry comunicò asciuttamente agli amici che Draco era tornato.

 

Lo aveva fatto con un tono che, più che riportare il rientro nei ranghi di un recalcitrante ragazzino Serpeverde qualsiasi, sarebbe stato più consono alla cronaca del ritorno in patria di un eroe.

 

Hermione si limitò ad alzare gli occhi al cielo, celando un sorrisetto vago dietro alla tazza bianca ricolma di tè. A Ron per poco non andò di traverso tutto il pasto, ma poco importava.

 

Per la verità, Harry non era nemmeno sicuro che il ritorno di Draco fosse effettivo. Si erano svegliati un po’ di fretta quel mattino, scambiando poche battute sul genere “la mia cravatta è un disastro”, o “perché questo mantello non vuole collaborare”.

Nulla che riguardasse la notte appena trascorsa, e, di conseguenza, quelle a venire.

 

Ma ci sperava, ecco. Era stato indescrivibile averlo lì, infagottato su sé stesso e tutto tremolante, che nonostante ciò dormiva beato, sollevato almeno per un po’ dal peso della storia in cui si era ritrovato coinvolto, e che sempre più si faceva opprimente.

 

Più tardi, Piton attendeva i Grifondoro per due allegre ore di lezione in cui, c’era da giurarlo, non si sarebbe spiccicata una parola.

Un sollievo, sotto un certo punto di vista.

 

Giusto avviandosi verso i sotterranei, Harry intercettò Malfoy, che procedeva a passo spedito verso l’uscita, diretto alle serre, alla Foresta Proibita o giù di lì.

 

Non si azzardò a salutarlo: circondato com’era dai suoi scagnozzi, avrebbe ottenuto al massimo un’occhiataccia, e avrebbe messo nei casini entrambi. Perciò, meglio far finta di niente, come se anche loro due fossero appartenuti a due popoli in guerra.

 

Un tantino eccessivo, forse, come paragone, ma figlio di quella che ormai si poteva chiamare abitudine.

 

Riuscì a vederlo soltanto nel tardo pomeriggio.

Era tornato in camera per darsi una ripulita, finito l’allenamento del dopo pranzo, quando un trambusto disordinato lo aveva spaventato, e fatto scattare fuori dalla doccia.

 

La scena che gli si era presentata davanti agli occhi era di quelle che non si dimenticano per tutta la vita: Draco, armato di un baule dall’aspetto pesantissimo, con un’espressione di autentico terrore dipinta sul volto, e dietro di lui, niente meno che Sibilla Cooman in persona, a dargli il giusto sostegno morale.

 

- Ho sentito. – esordì solennemente la donna, perfettamente incurante dell’ansimare distrutto del povero Draco, e dell’asciugamano attorno alla vita di Harry. – Che siete stati mandati qui dal Preside perché siete posseduti. -

 

- Ehm, non esattamente posseduti, professoressa. – balbettò Harry, mentre il suo compagno di stanza si accasciava sul letto, miagolando lamentele insensate circa il peso del baule, la bruttezza della Cooman e l’ingiustizia della vita.

- Ma certo, certo, caro, dicono tutti così. – lo rassicurò l’insegnante, annuendo con fare simpatetico. – Non avete nulla da temere, è mio preciso dovere proteggere le vostre giovani vite – o meglio, quello che ancora vi resta da vivere – liberandovi dai maligni spiriti che vi infestano. -

 

Harry fu certo di aver colto un deciso fruscio di stoffa, altezza cavallo dei pantaloni, provenire dal letto dietro di sé. Sospirò, rassegnandosi alla battaglia.

 

- Ma professoressa Cooman, ci stiamo già occupando di, ehm, estirpare il male che è in noi. Il professor Silente ci ha spiegato come fare, e… -

- Mio caro, moribondo ragazzo. – lo interruppe lei, afflitta. – Il professor Silente è una così cara persona, ma temo non sia molto dotato nel campo della veggenza e dell’esorcistica. -

- Chissà come mai. – borbottò Draco, fortunatamente a voce bassa.

- Su, su, raccontatemi tutto, così potrò liberarvi dal Maligno. -

 

Harry si voltò di sfuggita, interrogando tacitamente Draco, che altrettanto tacitamente fornì una risposta inequivocabile: “non provare a coinvolgermi in alcun modo, sei tu quello buono, qui.”

 

Si grattò la nuca, e decise per una via di mezzo, ovvero il raccontare qualche, e solo qualche, accenno della vicenda alla professoressa Cooman, evitando accuratamente i dettagli.

 

- … E quindi questi spiriti desiderano potersi incontrare, e, beh, è tutto. -

- E’ tutto? – la Cooman roteò teatralmente la testa, tintinnante di ciondolini e fermacapelli. – Sei sicuro che sia tutto? Niente fenomeni particolari, niente draghi sputafuoco, nessuno specchio rotto? -

- Altroché se sono sicuro. Niente di tutto ciò. -

 

Per qualche strana ragione, sembrava delusa. Il ché poteva essere soltanto positivo per i due ragazzi: delusione della Cooman significa scampato pericolo di morte immediata. Era un’equazione comprovata, oramai.

 

- Oh, beh. – borbottò. – Allora sbrigatevi. -

- Sbrigarci? Sbrigarci a fare cosa? -

- A liberarvi di loro, no? -

- E come? -

- Ve l’ho detto, sbrigandovi. -

 

Draco sentì che se avesse continuato a darle corda, non sarebbe uscito vivo dalla discussione. Diede un gemito da mal di pancia a cui Harry fece vagamente eco.

 

- Ci sbrigheremo, professoressa. – promise Harry, cominciando ad occhieggiare con una certa insistenza alla porta. – Ora, se vuole scusarci, vorrei tornare a fare la doccia, e Draco deve sistemare i bagagli… -

- Bagagli che potrebbero contenere ostacoli di ogni genere al vostro compito. Ma siete fortunati, ho giusto un po’ di tempo libero da dedicare all’esorcismo di tutti gli abiti. -

 

Draco inspirò con il naso molto, molto a fondo. - Professoressa, non avverte anche lei una voce cavernosa provenire dal fondo delle scale? – disse, serafico.

 

La professoressa si attivò immediatamente, rizzando le orecchie all’indirizzo della porta.

- Una voce, mio caro? -

- Ma sì, ne sono certo. Non sente? Oooh, mi sembra che stia chiamando proprio lei! -

- Andrò a controllare. – propose lei, risoluta. – Se qualche spirito in pena chiede il mio aiuto, interverrò. Chissà che non sia la nonna di quel povero signor Paciock. -

 

Draco si chiuse la porta alle spalle con un gemito liberatorio.

 

- Sei un genio del male, lo sai? – lo riprese Harry.

- Il fine giustifica i mezzi. Ce ne siamo liberati, no? -

- Già. Così potrò finire la mia doccia in santa pace, sto congelando. -

- Già. Hey, senti. -

- Uhm? -

 

Draco assestò un paio di leggeri calcetti alla parete più corta del suo baule.

 

- Credo che tornerò  dormire qui. – borbottò ad occhi bassi.

- … Ok. -

- E’ che non ho dormito bene, la scorsa notte. Voglio dire, quando… -

- Sì, lo so. Ne parliamo con calma appena finisco. -

- Va bene. -

 

La doccia di Harry fu la più rilassante, ma anche la più breve, che il Grifondoro ricordasse. Non si prese nemmeno la briga di asciugarsi i capelli, nonostante in clima ancora poco generoso.

 

Ritrovò Draco seduto sul letto, intento ad osservare le proprie gambe ciondolare avanti e indietro, ritmicamente. E decise di dirgli tutto.

Non c’era un motivo preciso, semplicemente si mise seduto a sua volta, e con tutta la delicatezza che poté, gli raccontò che cosa aveva visto.

 

Il commento di Draco fu simile al suo.

 

- Oh. Adesso sì che si chiariscono molte cose. -

 

Sul volto aveva dipinta una brutta espressione rassegnata, che ad Harry non piacque per niente.

 

- Hey. Noi possiamo aiutarli. -

- Forse. -

- No, non forse. Di sicuro. -

- E allora perché non ci siamo già riusciti? -

- Non lo so, ma lo scopriremo. -

 

Draco corrugò le sopracciglia, se non altro passando dal triste al sorpreso.

 

- Wow, San Potter non si ferma davanti a niente, eh? -

- Certo che no. Sei tu il furetto fifone, qui. -

- Hey, rimangiatelo all’istante! -

- Non credo che lo farò. -

- Giuro sul cappello di Merlino che stanotte ti prendo a calci negli stinchi finché non te li avrò consumati. -

- Ha ha, e io giuro che ti lego i piedi come un salame, e voglio vedere se riesci a muoverti. -

- E io lo dico al professor Piton! -

- E io alla McGranitt! -

 

Harry ridacchiò fra sé. – Così poi potremo assistere ad uno scontro fra titani. -

- Mio dio, ci pensi? -

- La McGranitt vincerebbe sicuramente. -

- Oh, non credo proprio. -

 

- Miei cari! -

 

Harry e Draco tacquero all’istante e si voltarono entrambi, inorriditi, verso la parete vuota che fiancheggiava l’ingresso del bagno, da dove proveniva la voce ovattata della Cooman.

 

Scossero entrambi la testa, accordandosi per una strategia vecchia come il mondo, ma sempre efficace: fingere di non esistere.

 

- Volevo solo dirvi. – proseguì la Cooman. – Che lo spettro non c’era, perciò state tranquilli. E quando vi deciderete ad assecondare le sinistre presenze che albergano nei vostri sogni, per favore fatelo in silenzio. Ma sbrigatevi! -

 

- Assecondare? Sbrigarci? -

 

Draco si lasciò cadere all’indietro, rimbalzando sul materasso. – Devo finirla di ascoltare quella vecchia carampana, se non voglio fare la sua stessa fine. –

Harry fece un gesto non curante all’indirizzo del muro. – Io l’ho sentita dire un paio di cose sensate, qualche volta. – commentò. – Chissà, magari con qualche ciondolo e una sfera di cristallo riusciremo a capire che diavolo vuole dire. –

- Per me vuole solo esorcizzarci. -

- Beh, dovrà riuscire a prendermi, prima. -

 

*          *          *

 

- Io sarei uno spirito maligno? –

Il povero Derevan corrugò le sopracciglia biondissime a formare un’espressione affranta.

– Ma-ma io… -

- Lascia perdere. – lo rimbrottò Draco. – Non lo hai ancora capito, che quella è suonata come uno gnomo di palude? -

- Nessuno dà dello spirito maligno a Derevan. – masticò Marzio. – Nemmeno uno gnomo di palude. -

- Perché non trovi il modo di manifestarti a lei? – ridacchiò Harry. – Chissà che finalmente non abbia un’apparizione come si deve. –

- Oh, sai quante ne avrei da dirgliene? Per la corona di Giunone, le faccio rimangiare tutto a fil di spada. -

- Marzio. -

 

Derevan sorrise in modo indulgente ed anche un po’ divertito.

Aveva il sovrumano potere di zittire Marzio con un niente, di fermare la sua corsa con meno di una parola, di placarlo, come fa un buon domatore con un leone nervoso.

 

- Draco è stato grandioso. – si sentì in dovere di dire Harry. – L’ha abbindolata a dovere. - 

- Ho fatto il mio dovere di Serpeverde. – si schernì Draco.

- Oh, Draco, l’hai ingannata? – si dispiacque Derevan.

- E che altro avrei dovuto fare, invitarla a bere il tè? Vorrei vedere te al mio posto che avresti fatto. -

- Le avrei spiegato che non ci sono spiriti maligni. -

- Bravo, la fai facile, tu. -

- Ha ragione Draco. – sbottò Marzio. – Spirito maligno sarà lei. -

 

Beh, Harry poteva dire tutto, tranne che non si stesse divertendo.

In quel momento, non poteva pensare che Marzio e Derevan fossero morti.

Erano lì con lui, che ridevano e parlavano, reali quanto lo era lui, e poco importava che i loro corpi fossero polvere da duemila anni, perché le loro anime riuscivano ad abbracciarsi ancora più forte di prima.

 

Proprio in quel momento, un fruscio di vento annunciò quella distorsione caleidoscopica dell’atmosfera ormai diventata un’abitudine. Sarebbero approdati chissà dove e chissà quando, ma questa volta sarebbero stati tutti e quattro.

 

Sentì una mano aggrapparsi saldamente al suo avambraccio, nel trambusto: Derevan gli offrì un sorriso di velluto che gli paralizzò completamente lo stomaco, incendiandogli le guance.

 

- Pronto a partire? -

 

La sola cosa che Harry riuscì a pensare, soverchiato dall’intensità della sua presenza, fu che se Derevan non gli avesse lasciato subito il braccio, il suo cuore si sarebbe riempito di lui fino a perdersi per sempre.

 

Approdarono ad una riva giuncosa piuttosto simile a quella già incontrata tempo prima, ma molto più fitta di canne che assiepavano la striscia d’acqua dolce che per un buon tratto costeggiava il mare, probabilmente emergendo direttamente dal sottosuolo.

 

- Guarda. – sussurrò Marzio, non rivolto ad Harry, ma a Derevan.

- Sì. -

- E’ meraviglioso essere qui. -

- Hey, guardate un po’ laggiù, c’è qualcuno! -

 

Draco si lanciò saltellando verso un cespuglio di giunchi che si agitava in dissonanza con gli altri, mosso da qualcosa che si celava oltre la sua ombra.

Stava per scostare le canne con entrambe le mani, quando qualcosa gli fu addosso, scaraventandolo a terra.

 

- Attento! – gridò Marzio, coprendolo con il proprio corpo e trascinandolo con sé lontano nella caduta.

Draco registrò gli steli su cui pochi secondi prima si erano posate le sue mani cadere a terra, falciati di netto, e un attimo dopo, un secondo Marzio emergere dal passaggio venutosi a creare, spada in mano.

- Uff, ma guarda tu che faticaccia. –

 

- Tutto a posto? -

 

Era la voce di Marzio, ad un centimetro dal suo orecchio.

Draco sbarrò gli occhi e si irrigidì completamente mentre Marzio, ignaro della sua reazione, cercava di tirarsi su sulle braccia.

 

- Stai bene? – domandò di nuovo. – Scusami per averti buttato a terra a quel modo. -

 

Cominciò a battergli con gentilezza le spalle e le braccia, per ripulirgli l’uniforme dalla polvere. Troppo vicino.

 

- Sto bene! – gracchiò Draco, scattando a sedere come se qualcosa gli avesse punto la schiena.

- Meno male. Non sapevo se quel colpo ti avrebbe ferito o solo trapassato, ma ho preferito continuare a non saperlo. -

- Gra-grazie. -

- Non è niente. -

 

Marzio lo sovrastava, intento a scrollare i propri vestiti alla bene e meglio, mentre lui, ancora seduto, non faceva altro che fissarlo imbambolato.

- Dammi la mano. – lo invitò. – Ti tiro su. Hop! -

 

Di nuovo troppo vicino.

La mano di Marzio era sorprendentemente solida, e più grande della sua, molto più di quando avrebbe pensato. Era la mano di un guerriero, ma era gentile, per nulla rigida, come se il Romano avesse il pieno ed assoluto controllo sulla forza di ogni suo singolo muscolo.

 

- Siete tutti interi? – si preoccupò Derevan, raggiungendoli assieme ad Harry appena l’altro  Marzio fu passato loro davanti. – Oh dèi del mare, che sollievo. -

 

Draco rivolse loro un’incomprensibile espressione allarmata, oltre che violacea. Si allontanò precipitosamente da Marzio, ma finendo quasi di fianco ad Harry, incespicò ancora più in là, praticamente finendo dietro Derevan.

 

- Sei sicuro che vada tutto bene? -

 

Annuì impercettibilmente. Per un po’ non sarebbe riuscito a spiccicare parola, ne era sicuro.

 

- Chi va là? – tuonò la voce di Marzio.

 

Tutti e quattro si girarono di scatto.

- Andiamo. – li incitò Marzio, scattando alla volta di un sé stesso particolarmente teso.

 

- Fatti vedere! So che ci sei. Vieni fuori! -

 

Non ottenendo risposte, Marzio avanzò arrancando nella vegetazione fitta e diversificata, la spada sempre dinnanzi. – Ti troverò. – minacciò. – E’ inutile che ti nascondi. -

 

I quattro ragazzi ebbero non poche difficoltà a seguirlo cercando di costruirsi un percorso alternativo che aggirasse il suo. Erano quasi riusciti a raggiungerlo, quando Derevan comparve da dietro un mazzo di canne impenetrabile dietro cui era rimasto acquattato fino a quel momento.

 

Senza fiatare, tese in avanti il suo bastone, ma non puntandolo contro Marzio, bensì tenendolo in posizione orizzontale, a voler costituire una barriera, più che un’arma di offesa.

 

Marzio si immobilizzò, gli occhi sbarrati per la sorpresa.

 

Per qualche istante, i due non fecero che fronteggiarsi in silenzio, del tutto immobili fra il frusciare molle e ritmico delle piante agitate dal vento.

Marzio sembrava non essere in grado di recuperare il controllo sul suo corpo paralizzato, mentre Derevan, ad uno sguardo più attento, rivelava un tremore lieve ma significativo di tutto il suo corpo. Le labbra, in particolare, fremevano debolmente, come scosse dal freddo.

Vestiva un lungo abito bianco, sporcato in più punti del bruno della terra e di tanti verdi e gialli diversi, i succhi dei vegetali che lo circondavano, e null’altro che la sua incredibile bellezza.

 

- Che cosa… sei. – soffiò Marzio.

 

In cambio ebbe alcune incomprensibili parole pronunciate con un tono che esitava troppo, per riuscire a risultare minaccioso.

 

- Sei di questa terra? Non riesci a capire la mia lingua? – provò di nuovo, ma fu inutile, il giovane di fronte a lui brandì con maggiore determinazione il suo strano bastone bitorzoluto.

- No. – cercò di fermarlo. – Aspetta, non farlo. -

 

Allargò lentamente le braccia, e con infinita cautela fece in gesto di posare a terra la sua spada. Lo sguardo dello straniero mutò istantaneamente in un’indecisa sorpresa.

 

- Non voglio farti del male. – scandì. – Capisci? Non voglio farti del male. –

 

Marzio avanzò con infinita prudenza verso di lui, mostrandogli le mani aperte e disarmate. Il giovane si ritrasse, allarmato, ma allo stesso tempo ritirò anche lui il suo bastone, portandoselo sul fianco.

 

Il Romano azzardò un lieve sorriso. – Così va bene. – sussurrò. – Non avere paura, non ti faccio niente. -

 

Riuscì ad avvicinarsi a lui fino ad averlo a poco più di un braccio di distanza. Il poverino tradiva di tanto in tanto dei brividi violenti di paura, ma Marzio non era che un uomo disarmato, davanti a quegli occhi grandi, di un azzurro raro, opacizzato e prezioso come quello di una perla.

 

- Io mi chiamo Marzio. – pronunciò, battendosi leggermente il petto con le dita. – Marzio. -

- Marzio. – cercò di ripetere una voce vagamente roca. Il ragazzo imitò il suo gesto, toccandosi il cuore.

- Derevan. -

- Derevan. Chi ti ha mandato qui? Sei un messaggero degli dèi? -

 

Derevan scosse il capo, interrogativo.

 

- Non riesci a capirmi, vero? – sospirò Marzio.

– Tu. – spiegò, indicandolo con prudenza. – Vieni da lassù? – concluse, puntando l’indice verso l’alto.

 

Il povero Derevan volse anch’egli il suo sguardo verso il cielo, ma non sembrò aver capito molto più di prima. Scosse la testa, e con un sorriso incoraggiante gli indicò la terra.

 

Marzio rinunciò a spiegarsi. Forse lo aveva compreso, forse no, non lo avrebbe mai saputo. La dolcezza inenarrabile del suo sguardo lo metteva in soggezione, proprio come se fosse stato di fronte ad un prodigio.

 

- Si dice. – mormorò fra sé. – Che gli dèi siano perfetti, e per quanto tentino di prendere sembianze umane per mescolarsi ai mortali, la loro natura incorruttibile traspaia, tradendoli. -

 

Derevan sbatté le palpebre, del tutto smarrito. Di fronte al comportamento gentile di quello straniero, però, prese un po’ di coraggio, e con pochi passi rapidi lo superò, sorprendendolo.

Andò a raccogliere la sua spada, maneggiandola un po’ maldestramente per il suo peso, e tornò indietro a riconsegnargliela. Appena gliel’ebbe lasciata fra le mani, osservò con sottile apprensione l’operazione di rifodero dell’arma, ma nonostante tutto non si volle ritrarre.

 

Marzio attese pazientemente che Derevan si sentisse nuovamente al sicuro, libero di muoversi. Lo osservò mentre tornava al punto dove si era nascosto, e ne usciva con una cesta piuttosto grande di vinchi verdi fra le mani, ricolma di ogni genere di fiore, radice e arbusto.

 

- Stavi difendendo il tuo tesoro. – gli disse sorridendo.

 

Derevan posò meticolosamente il tutto a terra, mostrando con un certo orgoglio le sue mani vuote, una volta rialzatosi.

Marzio non trovò altro da fare che imitare il suo gesto, rassicurandolo una volta di più sulle sue intenzioni.

Ma questa volta, se le sentì afferrare gentilmente da due più piccole, straordinariamente morbide e calde nonostante il lavoro.

Meravigliato, scrutò il sorriso pieno di luce che gli si stava schiudendo davanti agli occhi, finendo diventandone vittima. Per Derevan pareva estremamente importante, quel gesto semplice solo in apparenza di tenersi le mani intrecciate, proprio come le cannule del suo canestro.

 

Lo lasciò andare all’improvviso, ma senza essere brusco.

 

Un nitrito particolare, armonioso ed argentino, si levò dietro di loro, a cui Derevan reagì come al richiamo di un amico.

 

Impugnato il suo bastone, e abbracciata la sua cesta, formò un sorrisetto indeciso all’indirizzo del Romano, che comprese così l’imminenza della separazione.

 

- No, aspetta. – lo implorò, correndo verso le sue guance con un gesto di entrambe le mani suo malgrado eccessivo, che morì in una carezza accennata appena.

- Aspetta, ti prego. Potrò mai rivederti? Dove vai, dove devo cercarti? -

 

Con la mano non occupata dalla sua preziosa corba Derevan rispose alla carezza, mantenendo gli occhi fermi in quelli sempre più incantati dell’interlocutore del loro muto dialogo.

 

- Marzio. – ripeté, con un sorriso pieno di gioia, di sole, e di chissà cos’altro di inafferrabile e lontano da ogni comprensione umana.

 

Corse via verso la fonte del nitrito di poco prima, mentre Marzio se ne restava inerte a guardarlo andare via. 

 

Lo vide salire in groppa a quello che, non poteva essere, sembrava a tutti gli effetti un unicorno. Un animale piccolo e pieno di grazia, che risplendeva come una stella in pieno giorno.

Anch’esso un’apparizione, come il suo cavaliere?

 

- Derevan. -

 

No.

 

- Non posso seguirti fin sull’Olimpo. -

 

Le apparizioni non hanno un nome.

 

Terminò tutto senza interruzione, e i quattro compagni furono ritraspostati al punto di partenza, sotto l’ombra brulicante delle innumerevoli foglie che costituivano la variopinta macchia di bosco in cui riposava Marzio.

 

Per un po’, regnò un silenzio assorto fra di loro, ché nessuno sentiva di avere qualcosa di sufficientemente importante da dire.

Derevan andò a sedersi fra le gambe di Marzio, che lo attirò sulla sua spalle, cingendogli la vita con entrambe le braccia.

 

Si erano semplicemente dimenticati di tutto il resto.

 

Marzio diceva qualche parola in latino, Derevan gli sorrideva, gli rispondeva nel suo dialetto, e poi di nuovo un bacio, uno dietro l’altro, come gocce d’acqua, le prime, dopo aver attraversato il lungo deserto dei secoli.

 

Ogni tanto si sussurravano qualcosa in inglese, ma starli a sentire sarebbe parso ad Harry come un intollerabile atto di invadenza. Più li guardava, però, più si chiedeva come fosse possibile che fossero riusciti ad amarsi per tutto quel tempo. Per secoli,  miseria, secoli e secoli passati a nutrirsi delle proprie memorie.

Gli venne la pelle d’oca al solo pensare che due persone del genere, due anime così candidamente gemelle, fossero state tenute lontane. Non era stata vita la loro, fino a quel momento, e non importava nulla il fatto che fossero degli spettri: probabilmente erano stati molto più vivi nel momento della loro morte, vicini, stretti, che in qualunque altro momento.

 

Aveva sempre, inconsciamente pensato che, comunque si fossero conosciuti, da quell’istante in poi non si fossero più lasciati, e invece un altro tassello andava al suo posto, rivelandogli come anche il loro incontro si fosse svolto sul filo di un precipizio.

Sapevano a malapena i loro nomi, non si comprendevano se non con pochi, timidi gesti.

Chissà cosa li aveva fatti ritrovare, quale coincidenza che, se non si fosse avverata, avrebbe portato entrambi a scordarsi l’uno dell’altro, a credersi semplicemente un sogno.

 

Lo sguardo gli sfuggì verso Draco, seduto su un masso piatto, con le gambe incrociate e le dita intrecciate sotto al mento a preghiera.

 

Un altro brivido lo percorse.

Draco, e anche tutte le altre persone che amava, Hermione, Ron, tutti quanti, era tutto così labile, così facile preda del destino.

 

- Draco. – gracchiò, con la voce irruvidita dal lungo silenzio.

 

Lui che lo aveva lì, che aveva la fortuna di dividere con lui il suo tempo, che non avrebbe avuto nessuna difficoltà a trovarlo sempre, ovunque fosse andato, che possedeva scope, camini, gufi, qualsiasi cosa, non possedeva giustificazioni.

 

Soltanto per inerzia si sarebbe rassegnato a vederlo sparire dalla sua vita, rimediando una ben misera figura al cospetto di tanto invincibile amore.

 

Draco si riscosse, e fece un cenno con la testa per segnalare che lo ascoltava.

 

Non che Harry sapesse con precisione cosa avrebbe voluto dirgli. Probabilmente solo una cosa, bambina ed egoista.

 

- Non posso perderti. -

 

Draco tremò.

 

-Che cosa dici. – mormorò senza spostare i pugni chiusi da sotto il mento.

 

- Ego a… ama… amas. -

- Shhh. Non sei mai stato troppo bravo con i verbi. -

- Ho sbagliato? Vero? -

Marzio sorrise glissando con le labbra sulla tempia di Derevan. – Un pochino. Ma adesso non ha importanza. -

 

 

 

 

 

 

ANGOLINO!

 

 

Nota: contenutistica, più che storica. Marzio impugna una spada, Derevan un cesto di erbe, e qui il parallelo fino ad ora abbastanza velato si palesa. La spada di Godric, le pozioni che a Draco riescono così bene, l’impossibilità di comunicare che è metafora di due modi del tutto diversi di vedere la vita.

Derevan e Marzio decidono di posare le loro armi e di stringersi le mani, venendosi incontro, scambiandosi pochi gesti dal valore universale. Torniamo alle considerazioni di Marzio, circa il fatto che Derevan gli avesse insegnato un modo nuovo di pensare, e ci rendiamo conto che ciò che ancora li distingue da Harry e Draco è che loro due, anche Harry, badate bene, non si sono ancora del tutto disarmati.

Mi occorreva un’immagine di grande impatto “fotografico”, e non troppo facile da decifrare, per affrontare questo nodo chiave, perciò mi sembrava corretto aggiungere questa breve spiegazione.

Le due dita che indicano cielo e terra, poi, di evidente sapore raffaellesco, me le dovete perdonare.

 

E adesso, una nota di carattere assolutamente personale.

 

Voglio ringraziare con tutto il cuore ognuno di voi, per avermi compresa, e per l’attesa paziente. Ho sospeso quasi tutto, nelle ultime settimane, pubblicando solo ciò che era già pronto, come vi avevo anticipato. Da adesso in poi, con un attimo di calma, tornerà tutto alla normalità.

 

Uff, il mondo pesa decisamente di meno, adesso.

 

Mio padre è uscito dall’ospedale, e sta bene. Il mio ragazzo è sparito e non tornerà, naturalmente, ma a che servono gli uomini, se non a tirarsi indietro esattamente nel momento in cui hai bisogno di loro?

 

Ah, ragazze mie, meglio che continuiamo a sognare, va’. A pensarci bene, anche Harry è sparito con una scusa idiota, al sesto anno. Oddio, chiunque desidererebbe sparire davanti alla Piattola, ma questo dimostra che nemmeno lui è perfetto!

 

Ma ciancio alle bande, passiamo a un po’ di risposte, va, che ve le meritate!

 

 

 

Draco Malfoy: ci ho pensato molto su prima di scrivere quella scena cruenta, ma era necessaria. Innanzitutto, perché è rispettosa dei metodi usati all’epoca, e poi perché doveva scuotere gli animi di Draco ed Harry.

 

Sakura Ashe: ti ringrazio, e sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto!

 

Koorime: ed ecco svelato il segreto del mistero, in realtà la tua antenata si nascondeva dietro Tito giurando vendetta. Cornovo era solo una svista, non ti sto a raccontare, studi su studi, anzi grazie di avermela fatta notare! Mentre il discorso del temporale è un malinteso, forse non mi sono spiegata bene: significa semplicemente che Harry si sta svegliando, e non è un temporale, ma semplicemente rumore di tuoni. Ho saltato la parte del risveglio strictu sensu perché ero stufa di ripeterlo, tanto sapete come funziona, no? Per il resto, tesoro mio, grazie mille. Mi riferisco al regalino, ovvio (*ç*), ma anche alle tue recensioni, un po’ folli, un po’ serie, un po’ acute, un po’ infinite, sempre e comunque graditissime, grazie di tutto cuore!

 

Somylit: ma guarda un po’, un funghetto che spunta dal sottobosco ^^. Come autrice dovrei farti la paternale, “ nooo, recensisci, agli autori fa piacere, è un giusto prezzo” ecc. Come lettrice, ammetto di capirti un po’, tante volte non lo si fa per pura indolenza, altre perché sinceramente non si sa cosa dire, nel bene o nel male, altre perché si vuole aspettare di avere in mano più elementi, e si finisce con il dimenticarsi. Del resto, il divario fra letture e recensioni è talmente pazzesco che sarebbe bello poter fare un sondaggio del tipo “alzi la mano chi segue la storia” e vedere quante manine si alzano! Comunque, pongo fine ai miei deliri e ti ringrazio per aver fatto lo sforzo di farmi sapere cosa ne pensi, non solo di Beyond, ma anche delle altre. Mi fa moltissimo piacere che ci sia gente che segue anche altri fandom e che apprezza le mie spericolatezze, vedi Naruto e Bleach su tutti.

Quanto all’unione coatta fra Roma e Hogwarts, non sai quanto hai ragione! Ho penato molto nello stendere la traccia generale, proprio perché il mio cruccio era far funzionare questa improbabile miscela di lingue, culture, ambienti.

 

T Jill: Facciamo a gara di chi ha letto più fic? Una cosa è certa, però, nell’ambito astronavi e alieni sexy mi stracci alla grande, sto cominciando giusto adesso a muovere qualche passetto, grazie alla più spumeggiante traduttrice in circolazione!

Waa, prometto che mi farò ringraziare prossimamente anche per qualcosa di più tenero! Da un lato sono davvero felice di essere riuscita a rendere bene lo strazio della morte di Derevan e Marzio, dall’altra però mi sento talmente tanto in colpa che adesso ho quasi paura di distribuire troppa melassa in giro, per riscattarmi…

 

Dark: la parte finale ci voleva, eh? Pensa che non sapevo se tagliare subito alla fine del sogno e cominciare questo cap con l’incontro con Draco, ma alla fine mi sono detta che il solo sogno di Harry era troppo straziante per finire lì, ci voleva un minimo lumicino di speranza, per non indurre nessuno al suicidio!

 

Kumiko Shirogane: oddio, Draco che si attacca ad Harry fa molto sanguisuga *_*. Bella domanda, staremo a vedere cosa ne sarà dei nostri quadrupedi del cuore, e anche per quel che riguarda Harry e Draco ci sono molte incognite. Ma non temere, a tuto c’è risposta! Sempai? No, dai, che mi sento vecchia, dimostro già mille anni? Ç__ç

 

Cornelia84: ti ringrazio moltissimo, anche se riferiti ad una scena così drammatica, i complimenti sono sempre bene accetti! ^^

 

VavvyMalfoy: grazie mille! Buono studio del buon Giovanni, dai che in fondo è divertente, è pieno di ovvi riferimenti homo…

 

Blaise: sì, anche io amo i nostri adorabili legionari! Anacore è un tesoro, un vero eroe, come tutti quelli che non si sono dimenticati di avere un cuore.

 

Fann: oh, tesoro! Sei la solita esagerata. Anche io ti devo un grazie, per aver accettato quel mio malato progetto su cui attualmente mi sto spezzando la schiena… Evviva la soul’s appearance!

 

Little star: definire il capitolo vivo è un bell’azzardo XD. Ma ho capito perfettamente che cosa intendi dire, e ti ringrazio moltissimo. Nuuu, non conosco Host Club, ma mi fido, in fondo lo stile manga prima o poi frega tutti, volenti e nolenti! E grazie infinite per gli auguri!

 

The Fly: no, Draco ha sognato il momento in cui Derevan e Marzio venivano catturati con l’inganno da Tito, ti ricordi? Sicuramente, davanti a certe tragedie, anche i nostri eroi troveranno un po’ di forza per smettere di barricarsi…

 

Far: eh beh, ma se qualcuno non le versava, quelle lacrime, per Draco era peggio! Ti ringrazio veramente di cuore, sei sempre dolcissima e piena di bellissime parole, impagabile!

 

Friz: ti ringrazio molto per il complimento! ^^ E non ti abbattere, sono più che certa che puoi scrivere delle recensioni bellissime!

 

Rodelinda: Tu mi commuovi. Sì, scegliere di non dire, nel senso di non affrontare i sentimenti di Marzio, limitandomi ad una descrizione volutamente meccanica di azioni e parole, è qualcosa di assolutamente voluto. Non certo perché temessi la sfida, ma più che altro per una forma di rispetto. La sola cosa che umanamente si può pensare di fare, in un simile momento, è chiudersi in un sordo “cosa devo fare, cosa devo fare” che nemmeno la pretende, una vera risposta. Per questo, ho lasciato che il silenzio restasse tale, possibilmente che si intravedesse, anche per non rischiare di buttare tutto sul patetico.

 

 

 

 

 

 

 

 

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