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Autore: cristal_93    25/11/2013    4 recensioni
[Prequel alla storia Una speranza per il futuro, prende spunto sia dal videogioco che dai brevi episodi della serie animata] Leah, una giovane apprendista sensitiva, è in viaggio nel mondo dei Pokémon. Arriva a Borgo Tesoro, e appena scopre che quella è una comunità di soli Pokémon, decide di esplorarla sotto le mentite spoglie di un Espeon di passaggio. Le sue capacità psichiche, però, sono notevoli anche per il Pokémon che ha scelto di impersonare, difatti attirano l’attenzione di un team di giovani esploratori...
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: N, Nuovo personaggio, Piplup
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Videogioco
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Era una giornata tranquilla. Il sole splendeva alto nel cielo privo di nuvole, e non tirava un filo di vento: tutto appariva immobile, come se il tempo si fosse congelato per sempre a quel momento di primo pomeriggio. Come un fulmine a ciel sereno, qualcosa ruppe d’improvviso quell' immobilità, qualcosa di così veloce che sollevò un polverone.
Una breve occhiata a quello che si trascinava dietro al suo passaggio la portò ad alzare gli occhi al cielo e a scegliere di continuare il suo percorso ad alta quota. Detto fatto si sollevò su nell'infinito del cielo azzurro,arrivando in alto, sempre più in alto finché la terra divenne un punto indefinito sotto di lei, e finché non si ritrovò praticamente ad un passo dalla potenza del sole.
Questo andò ad illuminare due splendidi occhi color indaco, e una cascata di lucenti capelli bruni, che incorniciavano un viso minuto e sorridente, dalla carnagione pallida e rosea. La ragazza aprì le braccia, divaricò le gambe e chiuse gli occhi, lasciando che il suo corpo assorbisse la luce del sole, e ne traesse beneficio. Riaprì gli occhi solo dopo qualche istante, poi rovesciò la testa all'indietro e si lasciò cadere in picchiata.
Scese verso terra  ad una velocità impressionante, ma prima di schiantarsi al suolo, sorrise, e veloce come un lampo interruppe la caduta e sfrecciò nuovamente in aria, ridendo spensierata, e assaporando la sensazione di libertà che il vento le regalava sempre. Si fermò in mezzo al cielo, e rimase a contemplare il paesaggio intorno a sé con un ampio sorriso stampato sul volto.
Adorava i suoi poteri: se fino a pochi mesi prima avrebbe dato l’anima per sigillarli per sempre, ora sentiva che si sarebbe sì dannata, ma per il motivo contrario. 
Tra ciò che le sue capacità  di sensitiva le permettevano, doveva riconoscere che quella di poter volare era senza dubbio la sua  preferita in assoluto, e più per quella che per le altre avrebbe rinunciato a tutto.
La amava, o meglio, amava quello che comportava: il vento che le scompigliava i capelli, l’effetto di libertà che la velocità generava, gli splendidi orizzonti che vedeva da lassù… si sarebbe fatta ammazzare, piuttosto che perdere tutto questo.

In ogni caso, era solo una delle tante cose per cui avrebbe dato la vita pur di non perdere. Soprappensiero si portò una mano al collo, per assicurarsi che il ciondolo fosse ancora lì, e per fortuna non rimase delusa:le sue dita si strinsero intorno ad una pietra nera, dalla forma circolare, di cui però mancava l’altra metà.Sorrise, ma al tempo stesso si sentì travolgere da un’ondata di tristezza, mentre la sua mente si perdeva nel mare dei ricordi.
 
 
 << Guarda, Leah >> dice Vaporen, tendendole la pietra. Lei la prende in mano e la guarda  stupita: è perfettamente rotonda, come se fosse stata levigata con cura.
 << E’ molto bella >> dice, colpita. Vaporeon sorride, poi gliela prende dalle mani e la spezza  in due, dando una metà a lei.
 << Così, anche se saremo lontani, ci basterà stringere questa pietra, per ricordarci che in realtà saremo sempre vicini >> aggiunge, unendo la propria metà a quella della ragazza. Lei lo guarda con le lacrime agli occhi, poi lo abbraccia forte.
 
 
 Una piccola lacrima scivolò dagli occhi di Leah, mentre piano piano mollò la presa sul ciondolo. Erano mesi che non vedeva Vaporeon , e anche se ogni tanto si sentivano telepaticamente, non bastava per impedirle di sentire la sua mancanza.
Lui era sempre stato una presenza costante nella sua vita: quando entrambi vagavano smarriti per il mondo, quando lei aveva avuto bisogno di una spalla su cui piangere, quando aveva chiesto consiglio, lui l’aveva sorretta, l’aveva consolata, l’aveva protetta.
Vaporeon era più che un amico: era un fratello minore, il migliore che si potesse desiderare, e lei non avrebbe potuto volergli più bene se avessero avuto un vero rapporto di sangue. Oltre a quello, però, erano anche grandi rivali,ma loro competitività non aveva mai minato di una virgola la loro amicizia, anzi, se è possibile l’aveva rafforzata ancora di più.
In parte doveva ringraziare i suoi poteri per la possibilità di capire Vaporeon senza problemi: tra le altre cose, infatti, era in grado anche di capire il linguaggio dei Pokémon. I primi tempi non ci aveva mai fatto molto caso, perché loro due erano cresciuti lontano dalla società, come due emarginati, e quindi non aveva imparato che la sua non era un'abilità tanto comune .
A distanza di molti anni, anche se poi  le cose erano cambiate,  Leah si ritrovava comunque a preferire ancora la compagnia dei Pokémon a quella degli umani, si sentiva molto più vicina a quelle splendide creature che ai suoi simili.

Questo, però, non lo aveva mai detto a nessuno, tranne, ovviamente, a Vaporeon ,che aveva l’incredibile capacità di leggerle dentro semplicemente con un’occhiata. Leah ci era rimasta molto male quando lui le aveva detto che aveva intenzione di mettersi in viaggio per migliorare le sue capacità, e in un primo momento aveva protestato , perché era il suo stesso intento, quindi perché non intraprendere quel viaggio insieme? Vaporeon aveva scosso la testa, e poi le aveva detto che, per quanto fosse immenso il bene che le voleva, e per quanto volesse continuare a stare con lei, era meglio, per lui, affrontare da solo quel cammino, non per puro atto egoistico, ma perché sentiva di doverlo fare: avvertiva il bisogno di provare esperienze nuove, e imparare a cavarsela da solo, misurandosi con ogni tipo di avversità.
Leah aveva provato a insistere dicendo che non poteva sopportare anche il suo abbandono, non dopo che anche il suo maestro di arti psichiche, che era anche l’individuo di cui si era perdutamente innamorata, l’aveva lasciata senza spiegazioni. Vaporeon , sorridendo, aveva risposto:
<< Una ragione in più per imparare a camminare con le tue gambe: dimostrare a quell'idiota che ha fatto il più grande sbaglio
della sua vita a lasciarti, e fargli vedere  che sei perfettamente in grado di cavartela con le tue forze. Sorellina,>> aveva aggiunto, poi << questo non è un addio, ma solo un arrivederci. Un giorno ci rivedremo ancora, e nel frattempo, ti porterò nel mio cuore, e non smetterò mai di pensarti, te lo prometto.    >>. Lei, a quel punto, aveva ceduto, e dopo essersi abbracciati per un tempo infinito, erano andati ognuno per la sua strada. Dopo tutto quel tempo, però, le era ancora difficile convivere con l’idea di non averlo al suo fianco, era come se fosse stata privata di una parte di sé.
Si erano conosciuti che erano praticamente due infanti, erano cresciuti insieme, avevano affrontato 
la durezza della loro vita da orfani insieme, avevano condiviso ogni risata, ogni lacrima, ogni sorriso, ogni discussione.
Lui era parte di lei, e lei era parte di lui, questo non sarebbe cambiato mai, neanche se fossero stati destinati a restare separati per l’eternità. In nome della promessa che si erano fatti, però, Leah avrebbe continuato ad allenarsi e a mettersi alla prova, e quando si sarebbero di nuovo incontrati, lo avrebbe reso orgoglioso di lei. Oltretutto, ogni volta che guardava il suo ciondolo, le pareva proprio di vedere lo sguardo birichino del suo amico, che la prendeva in giro e la spronava ad impegnarsi, quindi era praticamente impossibile non pensare a lui.
Sorrise: benché tra i due fosse la più grande, Vaporeon si era fermamente convinto che, essendo lui il maschietto, fosse suo preciso dovere proteggerla sempre, da chiunque e da qualunque cosa, e così i loro ruoli si erano invertiti, ma non ne avevano mai fatto motivo di discussione.
Il fatto che fosse stato lui a proporre quella seppur temporanea  separazione, poi, era davvero un segno che stava crescendo , e che era consapevole che entrambi avrebbero dovuto davvero incominciare a badare a sé stessi, senza dover affidarsi sempre a qualcuno. Con una smorfia,  la ragazza strinse ancora la pietra e poi volse lo sguardo verso l’orizzonte, ripartendo a gran velocità.

 
 
 Si fermò solo al tramonto, su una scogliera a picco sul mare, su cui si lasciò cadere, esausta ma sorridente: era sempre un divertimento per lei solcare i cieli, e non se ne sarebbe mai stancata per niente al mondo. Volare tutto il giorno, pero, le faceva venire fame: tiro’ fuori dallo zaino due Baccaperina, e le divorò in un attimo.
Si girò poi verso il mare, e rimase colpita: nel’aria fluttuavano tantissime bollicine, che riflettevano i raggi del sole.

Era talmente impegnata a chiedersi a cosa fossero dovute che fu solo per caso che notò la spiaggia, a poca distanza sotto di lei, ma in un attimo ci si ritrovò, in piedi, a contemplare quello splendido panorama con la stessa meraviglia di un bambino a cui è stato regalato un giocattolo bellissimo.
Se lo impresse per bene nella mente, come  a volersene riempire gli occhi, poi pensò a Vaporeon: quanto avrebbe voluto che fosse lì con lei a vederlo…

Uno zampettio sulla spiaggia la distrasse, e da dietro una roccia vide spuntare un Krabby, che però non si accorse di lei, ma arrivò fino al’acqua e sparò una serie di bolle trasparenti, che andarono a sommarsi a quelle che già erano in aria. Leah sorrise: aveva risolto il mistero.
Riportò la sua attenzione sul tramonto con gli occhi che brillavano, e rimase lì finché il sole non sparì dall'orizzonte, e cominciarono ad apparire le stelle.

Le guardò come fossero vecchie amiche, e in un certo senso, lo erano per davvero: lei e il suo fratellino avevano passato notti intere ad osservare il cielo, e a chiedersi se ci fosse qualcos'altro, oltre quella coltre blu, domanda che poi finiva sempre dimenticata tra le risate, perché i due facevano sempre a gara a chi tirava fuori le ipotesi più assurde. Sorrise ancora, poi si sdraiò sulla sabbia, usando lo zaino come cuscino e chiuse gli occhi.
Prima di addormentarsi, diede la buonanotte a Vaporeon, stringendo 
il suo ciondolo, e inviò un pensiero anche al suo maestro, sperando quasi che fosse in ascolto e potesse sentirla.
Non le importava di come si era comportato nei suoi confronti: lei non avrebbe mai smesso di pensare a lui. Il sonno l’avvolse come una coperta tiepida, e lei si abbandonò alla dolce incoscienza del mondo dei sogni, pregustando già, come sempre, le sorprese che forse avrebbe trovato l'indomani.
 
 
  La mattina dopo, Leah si svegliò che il sole stava ancora sorgendo, ma non se ne preoccupò poi tanto: da tempo, ormai, dormire era diventata più un'abitudine che un modo per recuperare le energie, reduce com'era da un'intera vita passata a guardarsi continuamente le spalle, ogni istante della giornata. Ad ogni modo, le piaceva molto guardare il mondo mentre si svegliava, e nonostante tutto si sentì fresca come una rosa,e pronta per affrontare la giornata. Alla prima luce del sole, tirò fuori il diario e tracciò un breve schizzo delle bolle al tramonto della sera prima, poi aggiunse qualche appunto ai lati e chiuse tutto.
Anche se non era successo niente di particolare, era più forte di lei: era rimasta nel’ombra per così tanto tempo che ora che aveva la possibilità di viaggiare, libera e senza preoccupazioni, voleva appuntare ogni singolo dettaglio di quel viaggio, e custodirlo come un tesoro. Almeno così avrebbe avuto maggior modo di condividere con Vaporeon tutte quelle esperienze. Si guardò in giro, ma non vide nessuno nelle vicinanze.
Allora chiuse gli occhi e si concentrò, ma neanche così riuscì ad avvertire alcuna presenza intorno a sé. 
A parte quel Krabby solitario del giorno precedente, le sembrava quasi di essere finita su un'isola deserta, sempre che di un'isola si trattasse.
Con un sospiro, si  alzò e si mise in marcia: in fondo, aveva un solo modo per scoprire se le sue erano o meno teorie 
fondate. Percorsi pochi metri, giunse davanti ad un sentiero che proseguiva in salita, e lo imboccò senza esitazioni, finché non giunse ad un incrocio.
Di fronte a lei si pararono tre strade diverse: una proseguiva alla sua destra, e sembrava 
quasi che terminasse in una foresta rigogliosa; davanti a sé, una breve stradina che terminava in una scalinata, che saliva in alto su quello che sembrava una specie di promontorio; alla sua sinistra, invece, un'altra strada, e delle tre fu l'unica da cui riuscì finalmente a percepire la presenza di qualcuno: Pokémon, senza dubbio.
Si portò in mezzo all'incrocio, girandosi da una parte all'altra: era tremendamente indecisa su che direzione prendere. Una parte di lei voleva andare a vedere a che genere di Pokémon appartenessero quelle aure che sentiva, l'altra voleva andare ad esplorare la foresta.
Sbuffò: una cosa che le dava fastidio delle sue esplorazioni era che, certe volte,  era obbligata a dover scegliere alcune cose invece di altre, visto che le capitava sovente di avere così tanto da scoprire che avrebbe voluto farlo tutto in una volta, cosa però apparentemente impossibile: era si una sensitiva, ma non aveva il dono dell' ubiquità, e non era capace di clonare sé stessa.

Oltre a questo, comunque, ogni volta che sceglieva di intraprendere un determinato percorso, finiva sempre per farsi coinvolgere talmente che dimenticava completamente le altre alternative, e quindi non tornava indietro per perlustrarle.
Sospirò, poi si guardò di nuovo intorno, indecisa più che mai, ma in quel momento udì delle voci dietro di sé. Rapida, si nascose sugli alberi lungo il sentiero, e sbirciò attraverso il fogliame per vedere di chi fossero i proprietari di quelle voci. Sotto di lei, completamente ignari della sua presenza, un Chimecho e un Sunflora arrivarono sotto l'albero, chiacchierando animatamente, ridendo di tanto in tanto. 
<< Perché non andiamo a Borgo Tesoro? Ho sentito dire che ai Magazzini Kecleon è arrivata della merce interessante >> disse ad un certo punto Chimecho.
 << Shock! Si dai, non vedo l'ora di trovare qualche rarità! >> esclamò Sunflora, battendo le sue foglie.
<< Ahaha! Hai proprio l'esplorazione nel sangue, Sunflora, anche una semplice visita ad un negozio per te diventa una caccia al tesoro. Ma in fondo, è per questo che sei la migliore esploratrice della nostra Gilda >> sorrise Chimecho, dondolandosi in avanti e producendo un suono di campanelle.
 << No, che dici...così mi metti in imbarazzo...>> fece l'altra, arrossendo. I due Pokémon presero il sentiero che portava ad Ovest, e le loro risate si spensero in lontananza. Leah rimase ancora qualche istante ferma su quell'albero, poi però la curiosità ebbe la meglio, e sempre senza lasciare il proprio nascondiglio, andò anche lei nella direzione presa dai due.
Man mano che si avvicinava, 
avvertì una moltitudine di presenze, tutte quante di Pokémon, e quando queste divennero così vicine da poterle quasi toccare con mano, sbirciò attraverso i rami: quello che vide non se lo sarebbe mai,  mai aspettato in tutta la sua vita.
   
 
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