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Autore: Zonzi_Kuchiki    08/12/2013    5 recensioni
Una ragazza e il suo sogno. Una fine, o forse un inizio? Non è facile combattere con la morte, non ci è concesso, ma forse lei avrà una possibilità per cambiare la sua vita, e non solo.
Un nuovo paese, nuove emozioni, nuove scelte. Quale sarà la sua?
Genere: Angst, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: Violenza
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Chiedo scusa per il ritardo immane nel pubblicare quest'ultimo capitolo, ma si sa, è sempre un peccato abbandonare qualcosa di proprio e non avevo proprio il coraggio di scrivere la fine!
Per questo capitolo ci sono due tracce audio: 

*http://www.youtube.com/watch?v=aIaqNdRMDaE

** http://www.youtube.com/watch?v=4MFFUyuKqAA

Il grande momento era arrivato, la notte dell’Humanoid City Tour che avrebbe assistito, probabilmente, ad un miracolo.
Fey era seduta sull’asfalto impaziente che la security iniziasse a dare ordini per creare i primi gruppi e far entrare i fans.

Gustav stava ascoltando della musica col suo laptop e batteva le mani sulle sua ginocchia e i piedi sul pavimento scuro a ritmo di musica, Georg e Bill erano seduti attorno ad un tavolo rotondo a mangiare due fette di pizza, Tom era sul divano che finiva di accordare la chitarra acustica.
Bill aveva appena deciso di fare “In die Nacht”. Non rientrava nella scaletta, ma quella sera aveva deciso di cambiare l’ordine delle cose, di fare qualche pazzia magari. Sarebbe stata una notte speciale, solo che nessuno ancora lo sapeva.

 
Fey era seduta a gambe incrociate mentre si stringeva attorno il cappotto, la temperatura era scesa parecchio e stava lì già da un paio d’ore. Era snervante, ma sapeva che quello che l’aspettava dopo valeva cento ore come quelle che aveva passato. Accanto a lei, alla sua sinistra, c’era una ragazza che aveva all’incirca diciassette anni e continuava a guardare l’ora e ad osservare la foto di Bill che aveva nello sfondo del suo telefonino. Era incredibile, se quella ragazza avesse saputo di Fey l’avrebbe mangiata, ma fortunatamente quei dettagli erano sconosciuti a tutti, persino alla diretta interessata.
A sinistra, invece, aveva un gruppo di Aliens che cantavano una canzone dopo l’altra, conoscevano la scaletta a memoria ed una volta finita ricominciavano a cantare da capo. Fey non sapeva se esser loro riconoscente, o se chieder loro di smetterla, altrimenti non avrebbe sopportato di risentire le stesse canzoni dentro quell’arena.
Un omone di almeno due metri si chiuse le porte dell’edificio alle spalle e il boato provocato fece ammutolire persino il piccolo concerto di Aliens accanto a Fey. Tutti gli occhi erano puntati su di lui che si avvicinò agli altri uomini della sicurezza, per poi avvicinarsi nuovamente alle porte, lasciandole aperte.
-Ora, voglio gruppi da dieci persone. Voglio vedere i vostri biglietti e quello che avete dentro le borse. Non voglio vedere nessuno correre o superare gli altri, sono stato chiaro?
E sì, che era stato chiaro. C’erano sei uomini della sicurezza la cui altezza media era 1.85 almeno. 
Il primo gruppo entrò, così come il secondo, accompagnati da urla e rumori di scarpe che battevano sul pavimento.
Fey si stava letteralmente massacrando le labbra e teneva stretto il biglietto giallo tra le mani. Aveva una piccola borsa con dentro una sciarpa, dei fazzolettini e dei trucchi. 
Qualcuno cercava di superare la fila, ma era praticamente impossibile abbattere la barriera di quei ragazzi e ragazze che si tenevano stretti per mantenere il loro posto.
-Tu sei più piccola, vieni avanti!
Fey venne letteralmente spostata da una fan del suo stesso gruppo e si ritrovò “capo fila”, esattamente di fronte all’omone David, a quanto diceva il cartellino.
Fey gli porse il biglietto e lo guardò con i suoi occhi azzurri che dall’emozione e dalla paura erano ancora più grandi. L’uomo guardò la borsetta di Fey e le fece segno di passare, dandole il via libera.
In quel momento Fey non seppe come, perché non si rese effettivamente conto di cosa stesse facendo, ma corse. Corse più in fretta che poteva. Il palco era di fronte ai suoi occhi, la parte destra era completamente piena mentre quella sinistra era leggermente più libera. In un batter d’occhio si ritrovò con una transenna premuta contro la pancia e a pochi metri da lei, le luci e il palco. Si guardò attorno e ci mise qualche secondo per rendersi conto di aver corso svariati metri ed essere arrivata in prima fila. Il rumore dentro quel luogo era assordante, voci, urla, pianti. Gli spalti si riempivano sempre di più, mentre alcune ragazze accanto a lei urlavano al telefono “sono in prima fila!”
Guardandosi attorno Fey sorrise e una lacrima le bagnò la guancia.

*Le luci si spensero.

 
-Ragazzi, 5 minuti e si va in scena.
Bill annuì e si girò a guardare gli altri
-Siamo pronti?
Si avvicinarono e crearono un cerchio, abbracciandosi.
-Spacchiamo tutto ragazzi!

Il suono di un cuore che batteva riempì l’intera arena, le urla rimbombavano e partì una musica elettronica, Fey credeva di essere sul punto di svenire. Urlava anche lei, ma non riusciva a sentire neppure la sua voce. Sentiva solo il battito del suo cuore che scoppiava nelle sue orecchie e andava all’unisono con il cuore dell’Humanoid City Tour. 
D’un tratto l’uovo sul palco si illuminò e del fumo iniziò a riempire il palco, lasciando Fey sempre più senza fiato. Una voce squarciò quelle urla e poco dopo iniziò Noise. Appena Gustav toccò la batteria, Georg e Tom salirono sul palco. L’uovo si aprì e da tutto quel fumo e quelle luci apparì la figura di Bill, che inizialmente era solo un’ombra e successivamente apparì in tutta la sua bellezza.
Quando i ragazzi toccarono quel palco, Fey realizzò che era realmente assieme a loro. Nonostante loro fossero qualche metro più avanti e leggermente più in alto. Erano insieme, erano a casa. Lei si sentiva a casa.
Il suo sguardo seguiva la figura di Tom che stava esattamente di fronte a lei. Osservava come le mani esperte si muovessero sulla chitarra, come il suo corpo si protendesse in avanti quando doveva cantare e successivamente come tornava indietro, concentrandosi di nuovo sulla sua chitarra.
Guardava come si muoveva sul palco, come girava, guardava Bill e Georg.
Guardava come saliva le scalette per arrivare al piano superiore del palco. Come Bill lo guardava e guardava il pubblico.
Avrebbe dato qualsiasi cosa perché quello sguardo si posasse sul suo. Più lo guardava, più sentiva qualcosa nel profondo di sé che le diceva “c’è qualcosa che non sai, c’è qualcosa che devi scoprire” e lei sapeva che le servivano gli occhi di Tom per scoprirlo.
Fey era sicura che a fine concerto non avrebbe avuto più voce, perché urlava come una forsennata. Si abbracciava con altre due Aliens che non cononosceva neppure. Era incredibile come quattro semplici ragazzi potessero unire così tanto delle persone sconosciute. Anche se in realtà, avevano più cose in comune loro di un qualsiasi parente. I Tokio Hotel riuscivano a creare rapporti di amicizia indissolubili, e Fey non potè non pensare alle amiche che erano diventate indispensabili per lei e che aveva conosciuto grazie a loro, non poteva non pensare ad una delle sue più grandi amiche, Veronika.
In quel momento Fey era abbracciata ad una ragazza tedesca ed una australiana che aveva praticamente fatto il giro del mondo per assistere ad una data tedesca.
Rivolse ai ragazzi lo sguardo più amerovelo del mondo, ringraziandoli mentalmente per tutto ciò che avevano fatto e per quello che continuavano a fare, anche senza rendersene conto.

Il concerto continuava e, come ogni cosa bella, doveva arrivare ad una fine. Fey non ci pensò poi tanto, perché era completamente presa dalla musica di quei quattro ragazzi tedeschi, dalla voce di Bill che riempiva gli spazi con i suoi commenti, i suoi discorsi e anche i suoi sorrisi. In tutto quel tempo non aveva visto un attimo lo sguardo di Tom su di lei, nonostante ci fosse stata più di un’occasione. Per qualche strana ragione, ogni qual volta Tom girasse il suo viso verso Fey, qualche fan fuori di testa si metteva a saltare e Fey veniva letteralmente sommersa.
In die Nacht era stata un successo. C’erano solo Bill e Tom sul palco, i sorrisi che si scambiavano erano qualcosa di meraviglioso e le lacrime delle fans emozionate da quella scena ne erano la prova.
Però fu quando Gustav scese sul palco a fare la sua Ola che Fey capì che stava finendo quella notte magica.
Georg e Tom lanciarono le loro bottigliette d’acqua e i loro asciugamani, e dopo che si furono riposizionati partì la musica.
Bill stava su quel palco, al centro, con uno sguardo triste ma allo stesso tempo convinto che quella folla non l’avrebbe vista per l’ultima volta quella sera. Incitava i fans a cantare con lui, a saltare, a non perdere la speranza. Il suo sguardo passò sugli occhi di tutta la prima fila, toccando anche gli occhi di Fey sui quali si soffermò qualche secondo in più, restituendole poi un sorriso.

Fey sentì un enorme calore pervaderle il corpo, e le immagini piano piano riaffioravano nella sua mente. Le partite a scacchi con Bill, le risate, le battute e le barzellette. Spostò lo sguardo sulla figura di Tom, che fece lo stesso. 
**D’un tratto fu come se tutto fosse chiaro, come se quel velo che per tanto tempo era stato sugli occhi dei due ragazzi fosse scomparso. Tutto era fermo, tutto era immobile. C’era solo la musica, Tom e Fey. Uno di fronte all’altra si guardavano, si scavavano dentro riscoprendo i giorni passati insieme. Il loro primo incontro in ospedale, l’incontro casuale al parco e la voglia di vedersi continuamente. Il loro primo bacio, le loro risate, i loro respiri condensati dal freddo tedesco che si univano pian piano, proprio come avevano fatto i loro cuori. I loro desideri espressi sotto un cielo stellato, le loro carezze, i loro sospiri all’unisono. Le feste, i giochi, le liti, le notti passate ad abbracciarsi e a fare l’amore. 
Una lacrima scivolò via dagli occhi di Fey e Tom le sorrise. Era meravigliosa e vestita di bianco, sembrava un angelo. Nei suoi occhi più azzurri del cielo stesso aveva ritrovato quella luce che gli aveva salvato la vita, quella luce che pensava di aver perso e che invece aveva ritrovato. Fey gli aveva completamente rubato l’anima e Tom se ne rendeva pienamente conto su quel palco, di fronte a mille e più persone, concentrandosi però solo su una di loro. 
Non si sarebbero mai più detti addio. Si erano ricordati e fu come se non si fossero mai dimenticati per davvero, le crepe che si erano create dentro di loro si stavano rimarginando. 
Si riflettevano l’uno nell’altra e riflettevano la luce nei loro occhi che finalmente tornava ad illuminarli.
Per sempre.

Spazio autrice:

Eccoci alla fine. 
Innanzitutto voglio ringraziare tutti voi, nessuno escluso, per aver letto la mia storia e avermi appoggiata in ogni modo :) Vi ringrazio per aver lasciato recensioni, avermi dato consigli e avermi permesso di continuarla!
Ho iniziato a scrivere Das Licht nel 2009 e l'ho ritrovata un anno fa, nel 2012. I primi capitoli sono quelli 'originali', diciamo, e poi pian piano l'ho continuata anche grazie ai ricordi e alle emozioni che ho vissuto al concerto di Padova dei Tokio Hotel nel 2010, l'Humanoid City Tour :) 
Avrete sicuramente notato che ci sono alcune cose che non quadrano, come la presenza di 'Ich bin da' e 'In die Nacht' in questo Tour, ma d'altronde questa storia è stata come il mio 'mondo fantastico' quindi volevo unire qualcosa di vero a qualcosa che non c'è stato, anche se sarebbe stato stupendo :) (vi immaginete Ich bin da e In die Nacht?! aaa <3 )
Quando ho scritto la storia sapevo esattamente l'inizio e la fine, mentre la parte del mezzo è stata un po' più difficile, ed è per questo che ci ho messo un bel po' per scriverla.
Nonostante questo, però, anche Das Licht è finita, e mi mancherà davvero tanto. 
Probabilmente qualcuno mi ucciderà per la fine, ma lascio a voi l'immaginazione :) La storia è mia, ma anche di tutti voi che l'avete seguita con così tanto entusiasmo!
Ho voluto continuare questa storia sui Tokio Hotel nonostante loro si siano un po' allontanati da noi Aliens e, sinceramente, non pensavo che la storia avrebbe avuto così tanti seguaci. Avevo timore che le vere Aliens si fossero 'estinte' ma, a quanto pare, alcune cose non muoiono mai, proprio come il mio amore per i Tokio Hotel :)

Detto questo, vi lascio proprio con questa frase, la stessa frase con la quale ho iniziato questa storia, che si chiude come un cerchio:)

"Wir sterben niemals aus, wir tragen uns bis in alle Zeit"

Danke schön, Sara.
  
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