Chiedo
scusa per il ritardo immane nel pubblicare quest'ultimo capitolo, ma si
sa, è sempre un peccato abbandonare qualcosa di proprio e
non avevo proprio il coraggio di scrivere la fine!
Per questo capitolo ci sono due tracce audio:
*http://www.youtube.com/watch?v=aIaqNdRMDaE
Il
grande momento era arrivato, la notte dell’Humanoid
City Tour che avrebbe assistito, probabilmente, ad un miracolo.
Fey era seduta sull’asfalto impaziente che la security
iniziasse a dare ordini per creare i primi gruppi e far entrare i fans.
Gustav
stava ascoltando della musica col suo laptop e batteva le mani sulle
sua ginocchia e i piedi sul pavimento scuro a ritmo di musica, Georg e
Bill erano seduti attorno ad un tavolo rotondo a mangiare due fette di
pizza, Tom era sul divano che finiva di accordare la chitarra acustica.
Bill aveva appena deciso di fare “In die Nacht”.
Non rientrava nella scaletta, ma quella sera aveva deciso di cambiare
l’ordine delle cose, di fare qualche pazzia magari. Sarebbe
stata una notte speciale, solo che nessuno ancora lo sapeva.
Fey era seduta a gambe incrociate mentre si stringeva attorno il
cappotto, la temperatura era scesa parecchio e stava lì
già da un paio d’ore. Era snervante, ma sapeva che
quello che l’aspettava dopo valeva cento ore come quelle che
aveva passato. Accanto a lei, alla sua sinistra, c’era una
ragazza che aveva all’incirca diciassette anni e continuava a
guardare l’ora e ad osservare la foto di Bill che aveva nello
sfondo del suo telefonino. Era incredibile, se quella ragazza avesse
saputo di Fey l’avrebbe mangiata, ma fortunatamente quei
dettagli erano sconosciuti a tutti, persino alla diretta interessata.
A sinistra, invece, aveva un gruppo di Aliens che cantavano una canzone
dopo l’altra, conoscevano la scaletta a memoria ed una volta
finita ricominciavano a cantare da capo. Fey non sapeva se esser loro
riconoscente, o se chieder loro di smetterla, altrimenti non avrebbe
sopportato di risentire le stesse canzoni dentro quell’arena.
Un omone di almeno due metri si chiuse le porte dell’edificio
alle spalle e il boato provocato fece ammutolire persino il piccolo
concerto di Aliens accanto a Fey. Tutti gli occhi erano puntati su di
lui che si avvicinò agli altri uomini della sicurezza, per
poi avvicinarsi nuovamente alle porte, lasciandole aperte.
-Ora, voglio gruppi da dieci persone. Voglio vedere i vostri biglietti
e quello che avete dentro le borse. Non voglio vedere nessuno correre o
superare gli altri, sono stato chiaro?
E sì, che era stato chiaro. C’erano sei uomini
della sicurezza la cui altezza media era 1.85 almeno.
Il primo gruppo entrò, così come il secondo,
accompagnati da urla e rumori di scarpe che battevano sul pavimento.
Fey si stava letteralmente massacrando le labbra e teneva stretto il
biglietto giallo tra le mani. Aveva una piccola borsa con dentro una
sciarpa, dei fazzolettini e dei trucchi.
Qualcuno cercava di superare la fila, ma era praticamente impossibile
abbattere la barriera di quei ragazzi e ragazze che si tenevano stretti
per mantenere il loro posto.
-Tu sei più piccola, vieni avanti!
Fey venne letteralmente spostata da una fan del suo stesso gruppo e si
ritrovò “capo fila”, esattamente di
fronte all’omone David, a quanto diceva il cartellino.
Fey gli porse il biglietto e lo guardò con i suoi occhi
azzurri che dall’emozione e dalla paura erano ancora
più grandi. L’uomo guardò la borsetta
di Fey e le fece segno di passare, dandole il via libera.
In quel momento Fey non seppe come, perché non si rese
effettivamente conto di cosa stesse facendo, ma corse. Corse
più in fretta che poteva. Il palco era di fronte ai suoi
occhi, la parte destra era completamente piena mentre quella sinistra
era leggermente più libera. In un batter d’occhio
si ritrovò con una transenna premuta contro la pancia e a
pochi metri da lei, le luci e il palco. Si guardò attorno e
ci mise qualche secondo per rendersi conto di aver corso svariati metri
ed essere arrivata in prima fila. Il rumore dentro quel luogo era
assordante, voci, urla, pianti. Gli spalti si riempivano sempre di
più, mentre alcune ragazze accanto a lei urlavano al
telefono “sono in prima fila!”
Guardandosi attorno Fey sorrise e una lacrima le bagnò la
guancia.
*Le luci si spensero.
-Ragazzi, 5 minuti e si va in scena.
Bill annuì e si girò a guardare gli altri
-Siamo pronti?
Si avvicinarono e crearono un cerchio, abbracciandosi.
-Spacchiamo tutto ragazzi!
Il
suono di un cuore che batteva riempì l’intera
arena, le urla rimbombavano e partì una musica elettronica,
Fey credeva di essere sul punto di svenire. Urlava anche lei, ma non
riusciva a sentire neppure la sua voce. Sentiva solo il battito del suo
cuore che scoppiava nelle sue orecchie e andava all’unisono
con il cuore dell’Humanoid City Tour.
D’un tratto l’uovo sul palco si illuminò
e del fumo iniziò a riempire il palco, lasciando Fey sempre
più senza fiato. Una voce squarciò quelle urla e
poco dopo iniziò Noise. Appena Gustav toccò la
batteria, Georg e Tom salirono sul palco. L’uovo si
aprì e da tutto quel fumo e quelle luci apparì la
figura di Bill, che inizialmente era solo un’ombra e
successivamente apparì in tutta la sua bellezza.
Quando i ragazzi toccarono quel palco, Fey realizzò che era
realmente assieme a loro. Nonostante loro fossero qualche metro
più avanti e leggermente più in alto. Erano
insieme, erano a casa. Lei si sentiva a casa.
Il suo sguardo seguiva la figura di Tom che stava esattamente di fronte
a lei. Osservava come le mani esperte si muovessero sulla chitarra,
come il suo corpo si protendesse in avanti quando doveva cantare e
successivamente come tornava indietro, concentrandosi di nuovo sulla
sua chitarra.
Guardava come si muoveva sul palco, come girava, guardava Bill e Georg.
Guardava come saliva le scalette per arrivare al piano superiore del
palco. Come Bill lo guardava e guardava il pubblico.
Avrebbe dato qualsiasi cosa perché quello sguardo si posasse
sul suo. Più lo guardava, più sentiva qualcosa
nel profondo di sé che le diceva “c’è
qualcosa che non sai, c’è qualcosa che devi
scoprire” e lei sapeva che le servivano gli
occhi di Tom per scoprirlo.
Fey era sicura che a fine concerto non avrebbe avuto più
voce, perché urlava come una forsennata. Si abbracciava con
altre due Aliens che non cononosceva neppure. Era incredibile come
quattro semplici ragazzi potessero unire così tanto delle
persone sconosciute. Anche se in realtà, avevano
più cose in comune loro di un qualsiasi parente. I Tokio
Hotel riuscivano a creare rapporti di amicizia indissolubili, e Fey non
potè non pensare alle amiche che erano diventate
indispensabili per lei e che aveva conosciuto grazie a loro, non poteva
non pensare ad una delle sue più grandi amiche, Veronika.
In quel momento Fey era abbracciata ad una ragazza tedesca ed una
australiana che aveva praticamente fatto il giro del mondo per
assistere ad una data tedesca.
Rivolse ai ragazzi lo sguardo più amerovelo del mondo,
ringraziandoli mentalmente per tutto ciò che avevano fatto e
per quello che continuavano a fare, anche senza rendersene conto.
Il
concerto continuava e, come ogni cosa bella, doveva arrivare ad una
fine. Fey non ci pensò poi tanto, perché era
completamente presa dalla musica di quei quattro ragazzi tedeschi,
dalla voce di Bill che riempiva gli spazi con i suoi commenti, i suoi
discorsi e anche i suoi sorrisi. In tutto quel tempo non aveva visto un
attimo lo sguardo di Tom su di lei, nonostante ci fosse stata
più di un’occasione. Per qualche strana ragione,
ogni qual volta Tom girasse il suo viso verso Fey, qualche fan fuori di
testa si metteva a saltare e Fey veniva letteralmente sommersa.
In die Nacht era stata un successo. C’erano solo Bill e Tom
sul palco, i sorrisi che si scambiavano erano qualcosa di meraviglioso
e le lacrime delle fans emozionate da quella scena ne erano la prova.
Però fu quando Gustav scese sul palco a fare la sua Ola che
Fey capì che stava finendo quella notte magica.
Georg e Tom lanciarono le loro bottigliette d’acqua e i loro
asciugamani, e dopo che si furono riposizionati partì la
musica.
Bill stava su quel palco, al centro, con uno sguardo triste ma allo
stesso tempo convinto che quella folla non l’avrebbe vista
per l’ultima volta quella sera. Incitava i fans a cantare con
lui, a saltare, a non perdere la speranza. Il suo sguardo
passò sugli occhi di tutta la prima fila, toccando anche gli
occhi di Fey sui quali si soffermò qualche secondo in
più, restituendole poi un sorriso.
Fey
sentì un enorme calore pervaderle il corpo, e le immagini
piano piano riaffioravano nella sua mente. Le partite a scacchi con
Bill, le risate, le battute e le barzellette. Spostò lo
sguardo sulla figura di Tom, che fece lo stesso.
**D’un tratto fu come se tutto fosse chiaro, come se quel
velo che per tanto tempo era stato sugli occhi dei due ragazzi fosse
scomparso. Tutto era fermo, tutto era immobile. C’era solo la
musica, Tom e Fey. Uno di fronte all’altra si guardavano, si
scavavano dentro riscoprendo i giorni passati insieme. Il loro primo
incontro in ospedale, l’incontro casuale al parco e la voglia
di vedersi continuamente. Il loro primo bacio, le loro risate, i loro
respiri condensati dal freddo tedesco che si univano pian piano,
proprio come avevano fatto i loro cuori. I loro desideri espressi sotto
un cielo stellato, le loro carezze, i loro sospiri
all’unisono. Le feste, i giochi, le liti, le notti passate ad
abbracciarsi e a fare l’amore.
Una lacrima scivolò via dagli occhi di Fey e Tom le sorrise.
Era meravigliosa e vestita di bianco, sembrava un angelo. Nei suoi
occhi più azzurri del cielo stesso aveva ritrovato quella luce che gli
aveva salvato la vita, quella
luce che
pensava di aver perso e che invece aveva ritrovato. Fey gli aveva
completamente rubato l’anima e Tom se ne rendeva pienamente
conto su quel palco, di fronte a mille e più persone,
concentrandosi però solo su una di loro.
Non si sarebbero mai più detti addio. Si erano ricordati e
fu come se non si fossero mai dimenticati per davvero, le crepe che si
erano create dentro di loro si stavano rimarginando.
Si riflettevano
l’uno nell’altra e riflettevano la luce nei loro
occhi che finalmente tornava ad illuminarli.
Per sempre.
Spazio autrice:
Eccoci
alla fine.
Innanzitutto voglio ringraziare tutti voi, nessuno escluso, per aver
letto la mia storia e avermi appoggiata in ogni modo :) Vi ringrazio
per aver lasciato recensioni, avermi dato consigli e avermi permesso di
continuarla!
Ho iniziato a scrivere Das Licht nel 2009 e l'ho ritrovata un anno fa,
nel 2012. I primi capitoli sono quelli 'originali', diciamo, e poi pian
piano l'ho continuata anche grazie ai ricordi e alle emozioni che ho
vissuto al concerto di Padova dei Tokio Hotel nel 2010, l'Humanoid City
Tour :)
Avrete sicuramente notato che ci sono alcune cose che non quadrano,
come la presenza di 'Ich bin da' e 'In die Nacht' in questo Tour, ma
d'altronde questa storia è stata come il mio 'mondo
fantastico' quindi volevo unire qualcosa di vero a qualcosa che non
c'è stato, anche se sarebbe stato stupendo :) (vi immaginete
Ich bin da e In die Nacht?! aaa <3 )
Quando ho scritto la storia sapevo esattamente l'inizio e la fine,
mentre la parte del mezzo è stata un po' più
difficile, ed è per questo che ci ho messo un bel po' per
scriverla.
Nonostante questo, però, anche Das Licht è
finita, e mi mancherà davvero tanto.
Probabilmente qualcuno mi ucciderà per la fine, ma lascio a
voi l'immaginazione :) La storia è mia, ma anche di tutti
voi che l'avete seguita con così tanto entusiasmo!
Ho voluto continuare questa storia sui Tokio Hotel nonostante loro si
siano un po' allontanati da noi Aliens e, sinceramente, non pensavo che
la storia avrebbe avuto così tanti seguaci. Avevo timore che
le vere Aliens si fossero 'estinte' ma, a quanto pare, alcune cose non
muoiono mai, proprio come il mio amore per i Tokio Hotel :)
Detto questo, vi lascio proprio con questa frase, la stessa frase con la quale ho iniziato questa storia, che si chiude come un cerchio:)
"Wir sterben niemals aus, wir tragen uns bis in alle Zeit"
Danke schön, Sara.