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Autore: Nivalis    10/12/2013    2 recensioni
Harry si ritrova a lavorare per alcuni dei membri della numerosa famiglia Tomlinson con un obbiettivo ben in mente. Solo che non ha fatto i conti con Louis, promettente avvocato che farebbe di tutto per proteggere la sua famiglia.
Dal testo:
«Non ti vergogni neanche un po’ Harry? E così tu intendi far pagare Esther..» sibilò Louis fra i denti facendo vedere la collera che albergava nei suoi occhi. «Non credo proprio che ci riuscirai. Anzi, quello che farai adesso sarà andartene».
«Andarmene?» protestò Harry. «Ma..» non fece in tempo a finire la frase che Louis lo precedette.
«Mio Dio, ho avuto ragione fin dal principio vero? Ricattare Esther..» Louis scosse la testa «avrei pensato a tutto ma non che fossi talmente squallido da passare nelle grazie di una donna di buona famiglia per avere il suo denaro!».
Harry non poteva crederci, davvero Louis pensava questo? «Louis hai capito male! Non m’interessa il suo denaro, io..»
«Taci Harry! Non provare a giustificarti, perché non puoi più difenderti ormai!»
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il sole ancora era basso nel cielo quella mattina. Il cielo era appena tinto d’oro dai raggi del sole che aveva appena iniziato a mostrarsi agli occhi di quella piccola cittadina quasi sconosciuta ma tanto accogliente, di cui Harry si era innamorato. Sin da piccolo adorava guardare il sole alzarsi quasi timido e mostrarsi al mondo e si era sempre sentito fortunato ad abitare in un palazzo di Londra abbastanza alto per poterlo vedere con sua madre e Gemma sempre accanto.
Spesso era capitato che si svegliasse di notte per colpa d’incubi che lo tormentavano o che non riuscisse a dormire per via di un litigio con Zayn, ogni volta si alzava per raggiungere il grande salone e ogni volta –qualche istante dopo- sua madre lo raggiungeva. Che avesse un sesto senso? Non sapeva come faceva sua madre a sapere che lui fosse in piedi, ma in realtà non gli interessava, a lui importava solo che lei fosse lì con lui a fargli una tisana rilassante e a guardare il sole che spuntava e dava colore a quel cielo nero e cupo. Tutto quello aveva il potere di calmarlo e rilassarlo.
Quella notte Il ragazzo dai capelli ricci non aveva chiuso occhio, tormentato da un pensiero fisso: Zayn. Ora che finalmente Louis non sarebbe più stato un intralcio nella sua “vacanza” pensare che Zayn avrebbe fatto la sua apparizione da un momento all’altro non lo rassicurava per niente.
Si era alzato dal letto e si era avvicinato alla finestra per guardare il sole fare la sua comparsa, con la speranza di avere qualche sollievo alla sensazione di ansia che lo aveva assalito tutta la notte, ma la consapevolezza che non sarebbe servito a niente gli cadde addosso pesante come un macigno. Aveva bisogno di sua madre, aveva bisogno di quelle braccia accoglienti che sapevano consolarlo ogni volta e che lo rassicuravano dandogli la forza.  Si sentiva un bambino e forse lo era a piangere pensando a sua madre che in quel momento non era lì con lui.
Non sapeva perché, ma qualche minuto dopo era raggomitolato sul divano del salone della grande villa, avvolto da una coperta, col viso ancora completamente bagnato dalle lacrime. Voleva stare solo, ma nella dependance si sentiva come soffocare e l’ambiente famigliare che era la casa dei suoi datori di lavoro gli dava –in un certo senso- la giusta dose d’ossigeno per respirare stando però immerso nella sua solitudine.
Furono forse i cinguettii dei numerosi uccellini del posto, il canto del gallo della cascina situata a tre isolati dalla villa o i singhiozzi che animavano la casa, a svegliare Niall quella mattina e a portarlo nel salone.
Voleva stare da solo Harry, ma mai come in quel momento avrebbe ringraziato il ragazzo cui appartenevano le braccia che lo stavano stringendo e in qualche modo anche consolando. Niall non disse nulla, voleva sapere cosa aveva portato i begli occhi verdi di Harry a riempirsi di lacrime, ma avrebbe aspettato che fosse il ragazzo a parlare, sempre che volesse farlo.
 
 

Un’altra villa, un altro protagonista, altri pensieri ma stesso sole a fare da sfondo.
Il giorno precedente Louis aveva fatto di tutto pur di evitare di parlare con Sidney, non aveva fatto colazione in casa, era rimasto fuori per pranzo ed era rientrato a casa troppo tardi, trovandola già nel letto tra le braccia di morfeo.
Quella mattina si era alzato presto con l’intenzione di farsi un giro di corsa nel quartiere e poter dar sfogo ai propri pensieri. Correre, per Louis, era sempre stato fonte d’ispirazione. Sia per il lavoro sia per ogni altro problema si trovava davanti, con la corsa trovava sempre una soluzione logica a tutto. L’unico problema era che non aveva più molto tempo da dedicarle e quindi negli ultimi mesi era stata messa da parte. “Ce la faccio da solo!” ripeteva ogni volta a Liam quando quest’ultimo gli diceva che forse uscire e prendersi una boccata d’aria in solitudine lo avrebbe aiutato a risolvere un caso o a trovare una soluzione a tutte le preoccupazioni che lo assalivano nell’ultimo periodo.
Si era rifiutato più volte di farlo, ma era arrivato il momento di dar sfogo a tutti i suoi pensieri facendosi aiutare da quella che sempre si era mostrata utile al suo scopo.
Niente iPod quella mattina, niente cellulare, niente cerca persone, solo lui, la sua tuta, le sue scarpe e la sua mente dalla quale non poteva più scappare.
Com’era arrivato in quella situazione? Aveva tutto sotto controllo, tutto procedeva per il verso giusto finché quel ragazzo con i capelli ricci e gli occhi troppo verdi per essere veri, non aveva fatto la sua comparsa e aveva sconvolto completamente ogni cosa.
Non si era mai preoccupato di chiedere a se stesso se preferisse la compagnia maschile a quella femminile, fino al momento in cui i suoi occhi non si sono posati su quel ragazzo di una bellezza esagerata che ogni volta inibiva le sue facoltà di ragionare.
Portarlo a casa poi era stato forse l’errore più grande che avesse potuto fare, ma in quel momento aveva agito d’istinto e sapeva benissimo l’effetto che aveva l’istinto su di lui. Se quel ragazzo non lo faceva ragionare, l’istinto aveva solo peggiorato le cose e lo aveva portato a passare una notte con lui, la notte più bella della sua vita.
Perché era così, se quello era stato un errore, era comunque l’errore più bello che avesse mai fatto.
Il pensiero di quella notte passata con Harry lo fece sorridere e rallentare il passo, riducendosi a una semplice camminata. Ancora sentiva sui polpastrelli la morbidezza della pelle nivea del ragazzo che si riempiva della cosiddetta “pelle d’oca” ogni volta che lo toccava, sentiva ancora addosso la scarica di adrenalina causata dalle sue labbra suo corpo, o ancora di più la sensazione che aveva provato nel possederlo. Se chiudeva gli occhi riusciva a rivivere quei momenti come tanti piccoli flash e solo quando un brivido gli percorse la colonna vertebrale si rese conto di essersi fermato.
Aprì gli occhi con una nota di dispiacere, facendolo avrebbe perso quelle immagini che volente o nolente gli avevano risvegliato i sensi facendolo sentire vivo dopo tanto tempo e l’ultima cosa che voleva era tornare alla triste realtà che lo circondava. Poteva lui, Louis Tomlinson, uno dei più brillanti avvocati dell’Inghilterra con una promettente carriera e promesso sposo della figlia di uno dei più grandi avvocati americani, essere infelice della sua vita?
Chiunque avrebbe detto che era una cosa impossibile, inclusi i suoi cugini e addirittura lui stesso, nessuno si sarebbe sognato di definire quel ragazzo infelice, eppure in quel momento aveva capito di esserlo.
Come può un ragazzo felice far di tutto per evitare la propria fidanzata in ogni modo possibile, buttarsi completamente nel lavoro lasciando perdere tutto il resto che lo circonda e cercare di cacciare un ragazzo solo perché in una sola notte è riuscito a farlo sentire vivo?
Ammettere a se stesso tutto questo era più difficile di quanto credeva, ma scappare dalla realtà non lo avrebbe di certo aiutato a star meglio. Ormai lo aveva capito, la sua vita sarebbe stata infelice e vuota, concentrata sul lavoro e basta, senza un attimo di respiro.
Ora capiva perché il marito biondo di sua cugina gli era sempre piaciuto. Lo vedeva come esempio. Era riuscito ad avere un lavoro, una famiglia ma soprattutto la felicità, le tre cose a cui anche Louis aspirava. Solo che a differenza del ragazzo dalle umili origini irlandesi, Louis mancava sotto questo ultimo aspetto.
Questo era il pensiero che assaliva la mente del ragazzo, mentre percorreva lentamente il lastricato del parco che ornava la cittadina nella quale era cresciuto. Ormai era passata un’ora da quando aveva iniziato a camminare e quindi non appena vide la panchina che in passato lo aveva sempre accolto, non ci pensò due volte prima di sedersi e approfittarne per riposarsi e godersi il paesaggio che il parco offriva.
Quella mattina le nuvole non si erano fatte vedere in cielo, rivelando così che sarebbe stata una giornata tipicamente primaverile dove il sole sarebbe stato unico protagonista.
Fu proprio il sorgere di quest’ultimo a catturare la sua attenzione.
Ormai erano diversi minuti che aveva fatto la sua apparizione, ma ancora aveva quell’alone quasi magico che ti impediva di distogliere lo sguardo dalla meraviglia che creava in cielo, con le sue varie sfumature.
Aveva parlato molte volte con Liam di quanto amasse vedere il tramonto e i colori aranciati e rossastri che striavano il cielo, solo che ogni volta il cugino lo aveva ammonito con un “Lou il tramonto è un qualcosa di spettacolare ma non c’è niente come l’alba” e quando gli chiedeva spiegazioni si limitava a rispondere “il tramonto segna la fine di una giornata, l’alba invece è l’inizio”.
Aveva dato a Liam dello stupido ogni singola volta penando a quanto fosse banale ed elementare la sua spiegazione.
Ora che aveva l’alba davanti però iniziava a capire il significato di quelle parole e dietro a quelle sfumature che pian piano si attenuavano nella distesa azzurra che era il cielo, riusciva a vederci un nuovo inizio, una speranza di riuscire ad essere felice..più precisamente verde speranza.
Quell’ultimo pensiero lo fece sorridere. Chi lo ha detto che solo Liam è il poeta in famiglia?
I suoi pensieri vennero però interrotti da dei passi che giungevano alle sue spalle e successivamente da una voce al ragazzo fin troppo nota. «Lou ma che fine hai fatto? Sono arrivata da quasi due giorni e ancora non abbiamo passato un momento insieme!»
Alla vista della chioma bionda della ragazza Louis sospirò rassegnato, avrebbe dovuto trovare il tempo di pensare anche a lei.
 
 

Niall non era di certo sua madre, ma l’aveva sostituita egregiamente e per questo Harry non poteva che essergli grato. Ora erano entrambi seduti al tavolo della grande cucina con in mano due tazze di te fumante, illuminati dalla fioca luce che penetrava dalle finestre. Harry non aveva ancora avuto il coraggio di affrontare l’argomento e di spiegargli perché lo aveva trovato in quello stato e continuava a ringraziare mentalmente Niall per non essere un tipo impiccione e insistente, però gli doveva delle spiegazioni, sentiva il bisogno di parlarne con qualcuno e Niall non era un impiccione ma era curioso e sicuramente moriva dalla voglia di sapere qualcosa di nuovo. Perché non accontentarlo? In fin dei conti glielo doveva.

«Ieri mentre eravamo a Londra Alex ha incontrato Zayn e gli ha dato l’indirizzo di casa..» iniziò a dire, stringendo con forza la tazza tra le dita e tenendo lo sguardo basso.
Niall non era stupido. Spesso lo incolpavano di troppa curiosità o di non prestare abbastanza attenzione ai dettagli. Era vero, spesso si perdeva via durante i discorsi perché, beh, si annoiava  stare dietro a quei grandi paroloni. Non  aveva forse l’intelligenza e la spigliatezza che caratterizzava la famiglia di sua moglie, ma di certo non era stupido.
La sua curiosità lo aveva portato a prestare più della solita attenzione al racconto di Harry ed era certo, non aveva mai nominato questo Zayn.

«Scusa Harry ma..chi è Zayn?» chiese quindi di impulso guardando il riccio con aria perplessa, il quale iniziò a ridacchiare tra se e se.

«Zayn è il mio ex ragazzo Niall, l’ho lasciato due settimane prima di incontrare te e..diciamo che non ha preso bene questo “distacco”..» tentò di spiegare mimando con le dita le virgolette sull’ultima parola, iniziando poi a raccontare

Zayn era stato il suo primo ragazzo dopo aver scoperto di avere gusti differenti. Frequentavano lo stesso college ed il moro era ovviamente il più popolare, faceva parte della squadra di rugby di quell’istituto, andava in palestra ogni volta che poteva e i suoi voti erano tra i migliori. Anche Harry faceva parte della squadra di rugby ma a differenza di Zayn, lui era più una specie di scarto che un giocatore. Lo utilizzavano come raccattapalle e doveva sempre assistere i veri e propri giocatori quando sorgeva un qualunque problema. Aveva tante ragazze che gli morivano dietro, era tra i migliori dei corsi e a volte si cimentava anche in lavori extra per i professori. Era bravo, si, ma era pur sempre uno scarto della squadra. Non di minore importanza, aveva una cotta segreta per Zayn. Solo Gemma ne era a conoscenza e lo spingeva ogni volta a farsi avanti col bel moro, ma Harry era convinto che l’altro fosse etero e quindi non aveva mai neanche preso minimamente in considerazione l’idea di farlo. A smentire ogni sua credenza fu un dopo partita in cui Zayn e Harry rimasero soli negli spogliatoi, il primo per farsi la doccia e togliersi il sudore dal corpo, il secondo per pulire i disastri lasciati dai compagni di squadra. Era bastato un complimento da parte del riccio e dei sorrisi da parte dell’altro per far degenerare tutto, di lì a pochi minuti quel posto si era riempito dei sonori schiocchi di labbra per poi mutare ancora fino a diventare gemiti. Nessuno seppe mai cosa accadde quel giorno in quello spogliatoio, l’unica cosa sicura era che da quel momento non si erano più fatti vedere in giro per il college l’uno lontano dall’altro, tutti sapevano che Zayn era di Harry e che Harry era di Zayn.

«..siamo stati insieme quattro anni ed era tutto..perfetto! Solo che nell’ultimo anno lui è cambiato, è entrato in un brutto giro, assumere sostanze illegali, a bere e ogni volta che passavamo del tempo insieme diventava violento..non mi ha mai picchiato, ma usava modi rudi e..insomma, non ero più felice con lui, era diventato un peso. Così con l’auto di Gemma l’ho lasciato e ho cercato di rifarmi una vita lontano da lui..solo che ora cerca in ogni modo di contattarmi e di convincermi a tornare da lui..» concluse con ancora lo sguardo basso e le mani stretta attorno alla tazza che conteneva il liquido ormai troppo freddo per essere bevuto.
Niall ascoltò le sue parole in silenzio, senza interromperlo nemmeno una volta e facendo di tutto per rimanere concentrato su quel racconto senza distrarsi, infatti si stava complimentando mentalmente con se stesso per essere riuscito per la seconda volta a seguire tutto il discorso. Si era poi alzato e aveva compiuto lo stesso gesto di qualche ora prima, lo coinvolse in un abbraccio affettuoso che ebbe l’effetto sperato, calmare il ragazzo e fargli passare –almeno per quel momento- quell’ansia che lo assaliva dal giorno prima.
 
 
Louis era arrivato tardi al lavoro, quella mattina. Sidney lo aveva costretto ad andare con lei a fare qualche commissione ed avendola evitata tutto il giorno prima questa volta non poteva di certo tirarsi indietro, sapeva che la ragazza non glielo avrebbe permesso.
Stava per prendere in esame il nuovo caso affidatogli -una causa di divorzio abbastanza semplice all’apparenza- quando nel suo ufficio appare la cugina in tutta la sua bellezza.
Più che apparsa era piombata nella stanza di corsa, con le guance rosse e i capelli arruffati. Chiunque venendo da fuori avrebbe descritto Alexandra come una ragazza fine, anche di classe e con un atteggiamento quasi regale. Quelli che la conoscevano davvero invece sapevano che il vero aspetto della ragazza era proprio quello che vedeva in quell’istante, la ragazza sempre movimentata che dopo qualche ora messa “in tiro” non vedeva l’ora di abbandonare i tacchi e gli abiti eleganti per tornare se stessa.

«Lou ti prego devi farmi un favore!» disse subito la ragazza non appena gli occhi di questa vennero in contatto con quelli blu del cugino che non disse niente, si limitò ad osservarla. «Ho dimenticato a casa la pratica dei Walker e la dovevo dare entro mezzogiorno a tuo padre..potresti andare a casa mia a prendermela? Ti prego, sei la mia unica possibilità di salvezza!» continuò la ragazza avvicinandosi al cugino e appoggiandosi con i gomiti alla scrivania di lui per guardarlo con aria implorante.
Louis si passò le mani sul viso distogliendo lo sguardo da lei. Lo conosceva fin troppo bene, sapeva quali erano i suoi punti deboli e di conseguenza sapeva che facendo quello sguardo lui avrebbe ceduto. A volte Louis si malediceva mentalmente per essere nato in quella famiglia.

«Io ho una causa nuova Alex e devo ancora guardarla, vacci tu.» rispose quindi il castano con tono autoritario, stando però ben attento a non guardarla mai negli occhi o sarebbe caduto nel suo tranello.

«Lou no! Non posso!» riprese quindi la parola lei, che aveva fatto il giro della scrivania così da raggiungere l’altro e non dargli modo di guardare altrove. «Tra mezz’ora devo essere in tribunale per il caso Patel e sai benissimo quanto è importante quest’udienza! Se torno a casa farò sicuramente tardi in aula e non posso permetterlo!»

Quella ragazza sapeva esattamente come prenderlo e a volte la odiava, esattamente come aveva odiato il marito di questa, due sere prima in casa della loro prozia.
Alexandra stava piagnucolando, usava quel suo sguardo teatralmente drammatico e aveva appoggiato entrambe le mani sul braccio di Louis, costringendolo a darle tutta la sua attenzione. Un comportamento del genere –secondo Louis- era da considerare illegale.

«Va bene, Alex, va bene..» cedette allora sconsolato, facendo un lungo sospiro e chiudendo gli occhi. «andrò a casa tua a prendere quella pratica, ma è l’ultima volta che ti faccio un favore!» sbotto infine lui, puntando gli occhi blu in quelli verdi e divertiti della cugina che tratteneva a stento un gridolino di vittoria.
 

 
Quando aveva accettato di fare quel favore ad Alexandra non aveva calcolato quello che avrebbe dovuto affrontare, o meglio, chi avrebbe dovuto affrontare.
Ora che si trovava di fronte al cancello di legno dipinto di bianco, che precedeva il vialetto che portava all’ingresso della villetta, Louis si era ricordato che la casa non era vuota. Gli era bastato sentire una risata di bambino provenire dall’interno per fargli tornare alla mente il motivo per cui da circa cinque mesi non metteva piede in quella casa e in quel momento tutte le buoni intenzioni di fare un favore alla cugina erano andate a farsi fottere.
Stupido Louis, perché non ci aveva pensato prima?
Si sentì improvvisamente stupido a stare lì davanti immobile con lo sguardo fisso sul cancello, così si affrettò a far vagare lo sguardo per la strada, assicurandosi che nessuno lo avesse visto e che quindi lo avesse davvero preso per uno stupido. Che figura ci avrebbe fatto?
Fu allora che notò –non molto lontano- la figura di un ragazzo dalla pelle leggermente scura che si spostava in una via lì vicino.
La loro era una cittadina molto piccola ed essendo per la stragrande maggioranza tutti membri della numerosa famiglia Tomlinson, Louis conosceva tutte le facce di quelli che lui definiva “vicini di casa” ed era sicurissimo di non aver mai visto quel ragazzo nei dintorni.

«Che ci fai qui Louis?»

Quella domanda ebbe il potere di distoglierlo dai suoi pensieri –che quel giorno stavano diventando decisamente troppi- riportandolo a concentrarsi su quella che doveva essere la sua preoccupazione, cioè entrare in casa di sua cugina e prendere le pratiche senza farsi ne vedere ne sentire da Harry. Peccato che aveva miseramente fallito nel suo intento dato che quest’ultimo aveva appena fatto spuntare la testa riccia dalla porta di casa, puntando lo sguardo verso di lui.
Louis si mosse nervosamente sul posto. Da quando lui era nervoso? Solitamente non gli capitava, ma davanti a quel ragazzo ormai non riusciva a non esserlo. Aveva rigirato le carte in tavola ed ora era lui ad averlo in pugno.

«Devo prendere una pratica per Alex, tranquillo Harry non sono qui per te.» disse quindi Louis in risposta mentre si avvicinava all’ingresso, girando però un’ultima volta lo sguardo in direzione della figura estranea che però –con sua sorpresa- non c’era più. Girò di nuovo il viso per guardare davanti a se e –inevitabilmente- incontrò lo sguardo del riccio, che lo stava studiando con una strana espressione.

La sua intenzione era ancora quella di evitare Harry il più possibile, anche se ormai sarebbe stato difficile farlo, dato che sentiva il suo sguardo quasi bruciargli addosso. Per un attimo si chiese che cosa stesse pensando, se gli facesse piacere averlo visto o se avesse preferito prenderlo a calci.. erano infiniti i pensieri che gli vorticavano per la testa e non si rese neanche conto di aver rallentato il passo finché non sentì la porta chiudersi alle proprie spalle. Solo allora tornò in se, ricordando il motivo per cui era in quella casa e affrettandosi a prendere quella pratica per poter uscire il prima possibile da quella casa.
 
Harry continuava ad osservarlo, o almeno, lo aveva fatto fino a quando il ragazzo dagli occhi azzurri non era scomparso dentro all’ufficio.
Quando lo aveva visto da dietro la finestra quasi non ci credeva, pensava fosse un’allucinazione.
Quella mattina Niall, dopo essere uscito di casa, aveva scritto un messaggio ad Harry, avvisandolo di aver visto un bel ragazzo che non conosceva aggirarsi tra le vie del paese. Lui subito si era messo in allerta. Sapeva che quando Zayn si metteva in mente una cosa faceva di tutto per ottenerla e in quel momento il suo obbiettivo era riavere quel ragazzo alto e slanciato, dagli occhi così verdi da fare invidia al più elegante dei boschi.
Aveva passato tutta l’ultima ora a guardare fuori dalla finestra per assicurarsi che il moro non fosse nei dintorni, per quello rimase stupito di trovarsi davanti una figura del tutto diversa. Lo osservò per attimi che sembravano infiniti, chiedendosi come mai fosse proprio lì sapendo che in casa c’era lui. Notò però il suo sguardo distratto e il suo esitare davanti al cancelletto. I suoi piedi si mossero da soli, senza che lui li comandasse e nel giro di qualche attimo aveva attirato la sua attenzione e lo aveva fatto entrare.
Ancora non era abituato all’effetto che quel ragazzo gli faceva e la cosa non gli piaceva per niente. Aveva sempre sbagliato con Zayn e se n’era reso conto tardi, si lasciava manovrare da lui come fosse una pedina nelle sue mani -forse per colpa dei forti sentimenti che provava per il moro- ma alla fine aveva capito che quello non era il giusto modo di fare, che darla sempre vinta alla persona che si ama non aiuta di certo in un rapporto ma fa tutto l’opposto.
Harry non voleva cascarci si nuovo, ma ogni volta gli sembrava di essere tornato a fare la parte della pedina, solo che questa volta era nelle mani di Louis ed aveva paura, una fottuta paura di cadere negli stessi errori. Che poi, perché ci stava pensando se tra lui e Louis non c’era assolutamente niente se non un “gioco” fatto di ricatti?
A riscuoterlo dai suoi pensieri fu proprio quest’ultimo dagli occhi azzurri che così com’era schizzato via una volta entrato, ora stava tentando di fare lo stesso e svignarsela. Se la fortuna fosse stata dalla sua parte forse sarebbe riuscito anche ad uscire dalla porta senza vedere di nuovo Harry. Probabilmente però quel giorno la dea bendata aveva deciso di premiare qualcun altro, perché Harry era ancora lì davanti alla porta di ingresso fermo come lo aveva lasciato lui, perso in un mondo tutto suo.

«Allora..ci si sente Harry» furono le parole pronunciate dal più grande, per far capire all’altro le proprie intenzioni, cioè andare via da quella casa il prima possibile e cercare di
evitare un altro attacco d’istinto nei confronti del riccio.

Harry in tutta risposta puntò lo sguardo nel suo e per un attimo si sentì vacillare all’idea di poter resistere a quegli occhi così belli. Non disse niente però, cercando di mantenere il controllo di se e non dire qualcosa di azzardato che avrebbe fatto capire all’altro che era nelle sue mani, limitandosi semplicemente ad aprire la porta d’ingresso e spostarsi di poco per farlo passare e andare via.
Quello che vide però, un attimo dopo, ebbe il potere di infrangere i suoi buoni propositi di freddezza e distacco facendolo agire immediatamente, prese infatti il braccio di Louis –che già aveva varcato la soglia di casa- e lo trascinò con forza dentro casa chiudendosi la porta di casa alle spalle e appoggiandosi contro questa con un espressione indecifrabile in viso.
Louis, dal canto suo, non riusciva a rendersi conto di quello che era appena successo, non capiva a cosa era dovuta la reazione del riccio e soprattutto perché aveva quell'espressione che lo faceva sembrare spaventato.

«Harry?» Iniziò tentando di attirare l'attenzione del ragazzo che ancora era immobile e che sembrava stesse tremando. La sua impressione venne confermata nel momento in cui Louis appoggiò le mani sulle sue spalle, tentando nuovamente di richiamare l'attenzione di Harry. Quest'ultimo sentendo il calore prendergli le spalle, voltò lo sguardo verso il più grande che in tutta risposta gli sorrise, forse tentando di farlo riprendere da quella reazione.

«Harry..va tutto bene?» Tentò allora di nuovo e «Zayn..» furono le uniche parole che uscirono dalle sue labbra e Louis si ritrovò forse più confuso di prima.

 Chi era Zayn? Fu poi il suo istinto a spingerlo a guardare fuori dalla finestra che affiancava la porta e in quell'istante lo vide di nuovo. Il bel ragazzo dai capelli scuri che si aggirava prima tra le vie, ora era in piedi davanti al cancelletto con un foglio in mano e un'espressione soddisfatta a dipingergli il viso. Doveva ammettere che quella situazione gli infondeva ansia, ma non era il momento di farsi prendere da strane sensazioni ma doveva capire perché Harry aveva reagito in quel modo alla vista del ragazzo.

«Harry ma che..» iniziò a dire, ma venne interrotto dall'altro che gli si era avvicinato e con aria supplichevole gli stava già dicendo «Louis ti prego non andare, resta qui con me..»

Quella richiesta insolita aveva stupito entrambi i ragazzi, Harry perché non credeva di aver davvero pronunciato quelle parole e Louis perché mai si sarebbe aspettato una richiesta del genere da parte dell'altro. Al riccio sembrava di rivivere la scena della mattina, seduto a tavola con una tazza di tisana tra le mani, solo che al posto di Niall c'era Louis che continuava a fissarlo senza dire parola. La tensione che c'era tra i due quasi si poteva tastare e quel silenzio prolungato ormai stava diventando pesante da sopportare, così dopo un sospiro rassegnato Louis si era deciso a rompere il ghiaccio.

 «Chi era quel ragazzo Harry?» Chiese appoggiando la tazza ancora mezza piena.

Ormai la sua curiosità era alle stelle e per un avvocato come lui era impossibile resistere all'impulso di sapere qualcosa su quella storia che vedeva come protagonisti il più piccolo e il ragazzo sconosciuto che aveva visto quella mattina.
 Harry non era stupido, sapeva che prima o poi quella domanda sarebbe arrivata e si stava preparando mentalmente qualche scusa da raccontare all'altro. Solo che sapeva che Louis avrebbe capito se stava mentendo o no, lo aveva capito dall'inizio e per colpa di quella sorta di bugia tra i due non scorreva buon sangue, per questo motivo e perché non voleva far peggiorare le cose alla fine si era convinto, gli avrebbe spiegato realmente chi fosse Zayn.

«Quel ragazzo si chiama Zayn, Louis, ed è il mio ex..» prese a dire abbassando lo sguardo per prendersi un attimo di pausa. «L'ho lasciato, lui non lo ha accettato e ora mi sta cercando perché mi vuole di nuovo per sé, sono mesi che lo fa e l'altro giorno ha incontrato Alex e si è fatto dare l'indirizzo di casa.» concluse poi sempre tenendo lo sguardo basso, quasi non avesse il coraggio di guardare Louis e scoprire un'espressione che non gli sarebbe piaciuta.

Ciò che lo sorprese fu il sentire le mani calde del più grande stringersi con le sue leggermente più fredde e tremanti, prima di far incrociare i loro sguardi e notare che Louis stava sorridendo. Non gli aveva mai sorriso in quel modo, solitamente lo faceva o perché obbligato o per prenderlo in giro, mai gli aveva sorriso veramente in modo spontaneo e ora era certo di una cosa che aveva sempre sospettato: Louis che sorrideva era ancora più bello.
Stava usando ancora l'istinto. Sapeva che la maggioranza delle volte che lo aveva fatto con lui non si era rivelata una buona idea, ma anche questa volta aveva ceduto. Vederlo così fragile lo aveva spinto ad alzarsi in piedi, dopo avergli stretto le mani, e a tirarlo verso di se per coinvolgerlo in un abbraccio che ebbe il potere di stupire Harry, che ancora stava tentando di riprendersi dopo averlo visto sorridere.
Non tutti conoscevano questo lato di Louis Tomlinson, anzi quasi nessuno a parte i suoi parenti più stretti e le persone a cui teneva di più. Lui non era un tipo che dimostrava affetto facilmente, non era nella sua natura e spesso si sentiva in colpa per questa mancanza.
In quel momento si era reso conto che Harry aveva bisogno di un abbraccio, o almeno di un qualcosa che lo distraesse. Le braccia del maggiore stavano cingendo la vita dell’altro anche se la presa era debole, Louis aveva dubbi sul fatto che Harry volesse o no avere quel contatto con lui e il suo rimanere fermo immobile gli insinuava sempre di più il dubbio di aver osato troppo.
Solo dopo pochi secondi di confusione Harry si riprese e portò le braccia dietro al collo del ragazzo. Ormai aveva perso la speranza di avere un qualche contatto con l’altro e doveva ammettere che quel gesto improvviso lo aveva lasciato senza parole. Fu un attimo e anche Louis finalmente strinse la presa attorno alla sua vita così da dare inizio a un vero e proprio abbraccio.
Non si erano più rivolti parola, limitandosi a rimanere stretti l’uno all’altro con mille pensieri che albergavano la mente di entrambi.
Gli piaceva, stranamente gli piaceva quella posizione sebbene stare in piedi in mezzo a una grande cucina non fosse il massimo. Stare in quella situazione con lui gli riportava alla mente quello che era successo tempo prima tra di loro, le sensazioni che aveva provato e tutto il resto. A quei pensieri Harry sentì un improvviso calore pervadergli il corpo, cosa che lo portò ad aprire gli occhi –rendendosi conto solo in quel momento di averli chiusi- e ad allontanarsi di poco dal corpo del maggiore, accorgendosi che sul viso di lui era ancora presente il sorriso di pochi minuti prima.
Si stavano guardando e sembrava che nessuno dei due avesse intenzione di distogliere lo sguardo. Le mani ognuno ancora a contatto con il corpo dell’altro, sembravano non volerne sapere di interrompere quello che si era andato a creare. Poi Louis si mosse, spostò una mano per andare ad accarezzare la guancia del riccio che sembrava incantato, tastandone la morbidezza e fu allora che accadde.
Le loro labbra erano venute a contatto dopo che Louis si era sporto di nuovo verso Harry. Era un bacio diverso dai precedenti, più rudi e carichi di desiderio. Questo era lento, quasi incerto e forse fin troppo dolce per i canoni del maggiore, abituato a fare tutto di fretta con Sidney. Stava gustando quelle labbra come non aveva fatto la prima volta, muovendo piano le sue e non riuscendo a trattenere un sorriso al pensiero che le loro bocche unite sembravano fatte apposta per combaciare tra di loro.
Non aveva mai provato una sensazione come quella, Louis. Eppure lui di baci ne aveva dati e non pochi. Alcuni per scommesse perse, alcuni per puro divertimento, altri solo per semplice voglia. Questa era il bacio istintivo che ancora non aveva mai dato, era il bacio che era stato capace di scombussolarlo, era il bacio che gli aveva provocato un nodo allo stomaco, non le farfalle, un vero e proprio nodo causato dalla contorsione dello stomaco, era semplicemente Il Bacio. Quando poi infilò le dita tra i ricci dell’altro per tenerlo più per evitare che lui potesse interrompere Il Bacio, iniziò a chiedersi come aveva fatto a resistere fino a quel momento dal baciarlo. Le loro lingue si incontrarono poco dopo facendo evolvere il tutto in qualcosa di più profondo e passionale che produceva suoni che qualcuno poteva definire osceni, ma che per loro era la manifestazione di quello che stavano provando.
Grazie a quel ragazzo Louis stava iniziando a capire quali fossero le vere emozioni, quelle tangibili, quelle che ti prendono dentro e che non ti lasciano via di fuga e come unica soluzione l’abbandonarsi e il cedersi a lui.
Da parte sua, Harry, si sentiva fottuto. Non in senso letterale ovviamente, ma sapeva che ormai per quanto avrebbe provato ad essere fermo e deciso, non ci sarebbe mai riuscito. Preso com’era da quel ragazzo che mostrava delle nuove sfaccettature di se man mano che passavano i minuti.


 
Un sonoro schiarirsi di voce riecheggiò tra le mura della cucina. In un primo momento, appena rientrato a casa, Niall non sapeva se ridere o piangere della scena che si era ritrovato davanti agli occhi. Sam stava giocando beatamente nel salone e il divano poteva essere definito come un bel dipinto dato che la sua pelle bianca era ormai ricoperta dai segni colorati dei pennarelli che il bambino stava usando.
Perché Harry non era intervenuto e gli aveva permesso di farlo? Ma soprattutto, dov’era quel dannato riccio, sparito proprio quando c’era bisogno della sua presenza.
Dopo averlo cercato in vari angoli della casa, l’attenzione di Niall fu catturata da un movimento di ombre provenienti dalla cucina. Possibile che Harry era lì e non si fosse accorto del rientro del padrone di casa?
Quello che poi videro gli occhi di Niall, una volta arrivato alla porta della cucina, fu troppo esilarante anche per lui e non poté resistere all’impulso di mettere i due ragazzi al corrente che lui era in casa e che soprattutto era stato spettatore di quella scena. Quello fu  motivo per cui si era schiarito la voce più di una volta, attirando l’attenzione dei due che immediatamente interruppero Il Bacio.
La parte che però Niall aveva preferito era quella in cui Louis –con un espressione di uno che ha appena commesso un omicidio ed è stato beccato- aveva farfugliato una cosa tipo

«buonissima la tisana Harry, ci sentiamo poi per quella faccenda» prima di salutare velocemente il biondo e scappare letteralmente fuori di casa.

«Harry..» disse il biondo una volta rimasto solo con lui «hai permesso che il mio divano in pelle bianco venisse torturato da Sam solo per baciare Louis..ho ancora l’immagine delle vostre lingue che mi gira in testa..» aggiunse poi facendo una smorfia del tutto ironica, fatta apposta per prendere in giro Harry che ancora era in piedi immobile al centro della cucina, con le labbra leggermente schiuse, rosse come non lo erano da tanto, troppo tempo.
 


Dire che era arrabbiato era dire poco. L’espressione che più si addiceva al suo stato d’animo era furioso. Non ce l’aveva con Harry e neanche con Niall, ma con se stesso che si era esposto troppo e perché quello che aveva appena fatto gli era piaciuto pure troppo. In più dalla fretta aveva scordato le pratiche sul tavolo della cucina e non sarebbe tornato in quella casa per nessuna ragione, quindi non poteva andare in ufficio, l’ultima cosa di cui aveva voglia era sentire le urla arrabbiate della cugina che gli aveva semplicemente chiesto un favore.
L’unica soluzione possibile era raggiungere il piccolo bar situato in quella zona e sperare di riprendersi dallo scombussolamento che aveva dentro, prima di tornare a lavorare.
Quando ne varcò la porta notò subito che il posto fosse vuoto e con pochi clienti all’interno del locale. Si era appena seduto su uno sgabello all’altezza del bancone di legno del bar ed aveva ordinato una birra, quando una figura gli si sedette accanto attirando la sua attenzione e non gli ci volle molto prima di riconoscerlo.
Ora che lo guardava più da vicino era bello, molto bello, aveva una barba leggermente incolta, una carnagione olivastra, dei lunghi capelli quasi neri che sparavano ovunque sulla testa e degli occhi castano chiaro che anche se potevano sembrare banali in un primo momento, osservandolo meglio non si poteva ammettere che avevano il potere di rapirti, non biasimava di certo Harry per aver preso una cotta per lui.
Si stavano osservando in silenzio da qualche minuto a poca distanza l’uno dall’altro, quando Louis gli si avvicinò mostrando uno dei sorrisi più falsi del suo repertorio, porgendogli la mano.

«Tu devi essere nuovo da queste parti, non ti ho mai visto in giro! Comunque piacere io sono Louis. »

Zayn non si fece pregare e subito strinse la mano dell’altro aggiungendo «Zayn e si non sono di questo posto, continuo a perdermi tra le varie vie..sembrano tutte uguali!» terminando poi il tutto con un ghigno divertito.

«Beh Zayn hai incontrato la persona giusta, se vuoi posso mostrarti bene il paese e spiegarti un po’ di cose del posto» disse quindi Louis continuando a sorridere con finta cordialità. Voleva riprendersi Harry? Allora avrebbe fatto fatica, soprattutto ora con un Louis Tomlinson deciso a tenerlo il più lontano possibile dal riccio.






Eccomi tornata con un altro capitolo! Si sono in ritardo anche questa volta..tenterò comunque di farmi perdonare!
Veniamo al capitolo...qualcosa si muove sia da parte di Harry che da parte di Louis, ma il tema principale in questo capitolo è un altro..il nostro bel moro che ha fatto la sua apparizione ufficiale creando lo scompiglio generale, ebbravo Zayn! Come al solito non sono di molte parole, mi scuso per gli eventuali errori e mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, anche per sapere se è il caso di continuare o no la storia..
Ringrazio tutte le ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo e anche chi ha inserito la storia tra le preferite, tra le seguite e tra le ricordate.
Un bacio a tutte!
  
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