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Autore: Stateira    10/05/2008    16 recensioni
Le notti di Harry sono improvvisamente agitate da strani sogni. Ma qual è il loro significato? Chi è il misterioso personaggio in cerca di aiuto?
Genere: Romantico, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hermione Granger, Nuovo personaggio, Ron Weasley | Coppie: Draco/Harry
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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CAP 12: Harry decide di dirlo anche ad Hermione, che gli consiglia di parlare con Draco, per cercare di chiarire le cose fra d

Si sarebbe volentieri preso a pugni con le sue stesse mani.

 

Nonostante Draco fosse cambiato radicalmente nei suoi confronti, dopo la brutta avventura della notte precedente, e nonostante tutto ciò che aveva visto, e le discussioni con Marzio, ancora non ci riusciva.

 

Non riusciva a fare un singolo passo verso Draco senza tremare da capo a piedi.

Se solo avesse potuto anche lui avvicinarlo, prendergli le mani e chiedergli se fosse un angelo mandato da un dio.

Un qualche dio dispettoso, magari, uno di quelli antipatici, che non ti verrebbe mai in mente di pregare.

 

La sua presenza si era fatta sempre più opprimentemente essenziale.

 

E nonostante ciò, niente da fare, buio assoluto, lingua impastata.

 

Grifondoro un bel niente, ecco cosa.

 

- Guarda un po’ qua. -

 

Draco gli piazzò sotto il naso una pergamena fitta di una calligrafia sottile, e un sassetto grigiastro. Serio serio, puntò il dito indice contro una riga.

 

- Qui dice che per trasfigurarlo in un rubino, devo pronunciare “ruber” e far roteare due volte la bacchetta. Ma non funziona. -

 

Harry si sforzò a prestare più attenzione alle parole tracciate sulla pergamena, che al dito che vi sostava sopra.

 

- Facciamo una prova. – propose.

 

Seguì le istruzioni, e subito il sasso si mutò in una pietra luccicante.

Draco arricciò il naso.

 

- Come hai fatto? -

- Ehm, come c’è scritto. -

- Impossibile. -

 

Con un movimento stizzito, fece tornare il sasso alla forma originaria.

 

- Riprova, più piano. – comandò.

- Provaci tu, invece. – ribatté Harry, suo malgrado divertito.

 

Con la scusa di non volersi far vedere dai suoi compagni in compagnia di un Grifondoro – del Grifondoro, che diamine – , Draco si rintanava a studiare soltanto in camera, se si eccettuava qualche sparuta spedizione in biblioteca, per motivi assolutamente fondamentali.

 

Così, Harry aveva adottato quasi senza accorgersene la stessa abitudine.

Quasi, perché in realtà la scelta era diventata necessaria, dopo che le ultime verifiche che aveva preparato con gli altri, lo sguardo più sull’orologio che sui libri, erano state un disastro, nonostante la presenza di Hermione.

 

Riuscire a placare la sua ansia di Draco era un toccasana per il suo rendimento. E poi, Draco sapeva il fatto suo in molte materie; guarda caso, quelle complementari alle sue.

 

Infatti, in Trasfigurazioni tendeva ad essere un disastro sconfortante.

Però ce la metteva tutta.

 

Harry si era abituato in fretta a questa inedita versione di Draco-secchioncello, che aggrottava impercettibilmente le sopracciglia prima di una qualsiasi operazione, che rileggeva diligentemente gli appunti, e solo alla luce di essi valutava il da farsi, e che quando si trovava di fronte ad un ostacolo, si incaponiva all’inverosimile finchè non riusciva a spuntarla, più per caparbietà che per zelo.

Proprio come…

Già.

Proprio come un piccolo mulo.

 

- Hai visto? – ringhiò, contrariato. – Ho fatto esattamente quello che hai fatto tu, ma lo stupido sasso non collabora! -

- E’ perché disegni il secondo cerchio un po’ più piccolo del primo. – osservò Harry. – Devi riuscire a roteare il polso per due volte in modo identico. -

- Impossibile. -

- Che stupido. Dai, riprova. -

 

Draco imprigionò la punta delle lingua fra i denti, mordicchiandola appena allo scattare della prima rotazione.

 

- Niente di niente! – esplose, indignato. – Maledizione! -

- Qui. -

Harry si tese all’indietro per permettere a Draco di sedersi sulle sue ginocchia. Gli afferrò il polso con decisione, agitandolo prudentemente. Quando fu certo di avervi preso confidenza, lo guidò affinché puntasse la bacchetta contro il sassolino.

 

- Avanti, pronuncia la formula. – lo invitò.

 

E appena Draco prese a scandirla, gli fece roteare la mano per due volte, mantenendola più ferma possibile.

 

Il sasso brillò, e subito dopo si trasformò in un rubino perfetto.

 

Draco sbattè le palpebre, allibito.

 

- Ce l’ho fatta. -

- Hai visto? -

- Oh, al diavolo, ce l’ho fatta, ce l’ho fatta! -

 

Si girò di scatto, brandendo ancora la bacchetta. Cacciò fuori un sorriso da brividi, monello e pienamente soddisfatto. E luminosissimo, molto più dello stupido rubino.

 

Harry trasalì. Improvvisamente, le ginocchia su cui Draco stava accomodato presero a bruciare, e così la mano con cui lo aveva tenuto.

Doveva esserglisi incendiata anche la faccia, a giudicare dall’espressione stupita, e subito dopo imbarazzata, di Draco. Che nonostante tutto non si rimise in piedi, non subito.

 

- Aehm, Harry, ti ringra… -

- Non serve, non serve. – disse precipitosamente il Grifondoro. – L’ho fatto volentieri. Sono contento che la trasfigurazione ti sia riuscita. -

- Sì. Sì, la trasfigurazione. Voglio dire… -

- E’ proprio perfetta. La pietra, sai… -

- Già. Beh, allora grazie. Per avermi aiutato. -

- Ma no. È stato un piacere. Cioè, se ti serve ancora una mano… -

- Sì, sì. -

 

Draco cominciò ad agitarsi. Decise di alzarsi, ma non si spostò dalla scrivania.

 

- Senti. – borbottò. – Tieni. -

 

Harry si vide porgere il rubino neonato da una mano un po’ esitante.

 

- Visto che mi hai aiutato. Insomma, adesso che ho capito, riuscirò a farne un altro. Perciò questo tienilo tu. Puoi spacciarlo per il tuo compito. -

 

Oh, Draco.

 

- E’ per ringraziarti. – puntualizzò nuovamente il Serpeverde.

- D’accordo. Come siamo gentili, signor Malfoy. -

- Hey, io non sono affatto gentile. Solo, ricambio i favori. -

- D’accordo. Allora, come sovrapprezzo mi lascerai fare la doccia per primo. -

- Ok… Hey! -

- A ha, hai detto ok! -

 

*          *          *

 

In effetti, era stato un motivo preciso quello che aveva spinto Harry a voler essere pronto per la notte per primo. Quello che Draco era lentissimo a fare la doccia, e che quindi, con ogni probabilità, lui si sarebbe già bello che addormentato, nel frattempo.

Voleva stare un minuto con Marzio. Un minuto soltanto.

 

- E così. – Marzio aveva una faccia né ilare né seria, ma che al contempo era entrambe. – Ti sei deciso, eh? -

- Non prendermi in giro. – borbottò Harry. – Non è affatto divertente. -

- Oh no che non lo è. – solidarizzò il Romano. – Ma devi affrontarlo. -

 

Harry gli scoccò uno sguardo bieco.

 

- La fai facile. Bah, avrei dovuto parlarne con Hermione. -

- Oh no che non avresti dovuto. Dovevi proprio parlarne con me, invece. Draco è qualcosa che riguarda noi. -

- Non riguarda affatto te. Riguarda me e basta. -

 

Marzio non trattenne troppo la mezza risata che tanta veemenza gli fece nascere spontanea.

 

- Va bene, va bene. Ma cerca di non voler strafare da solo, o saranno solo guai. Ricordati che mi stai offrendo la possibilità di sdebitarmi per ciò che stai facendo per me. -

 

Harry alzò gli occhi al cielo.

 

- Sentiamo, allora, hai qualche idea, grande stratega? Che dovrei fare? -

- Dirgli che lo ami. -

- Ma dico, sei impazzito?!? -

- Perché, non è forse la verità? -

 

Harry masticò rabbiosamente l’interno della guancia. – Certo che lo è. Ma secondo te posso andare a dirgli una cosa del genere? -

- Chissà. Magari sta solo aspettando questo. -

- Tu non conosci Draco. -

 

Marzio inarcò entrambe le sopracciglia, e Harry si mandò a quel paese da solo.

 

- E va bene, lo conosci, ma non… non così! Tu conosci Derevan, che è una persona totalmente diversa. -

- Io e te non siamo molto diversi. -

- E allora? -

 

Marzio fece spallucce.

 

- Ascoltami, lo so che non è semplice, ma non puoi fare altro che andare da lui e dirgli che lo ami. Né più, né meno. -

- Perché. – protestò Harry. – Ti pare che possa esistere qualcosa di più? -

 

Sul volto del Romano apparve un fugace sorriso, che da solo servì a raddolcire la sua espressione austera.

 

- Non lo so. – rispose vagamente, senza tentare di nascondere il suo divertimento. – Forse il vostro è un amore come tanti altri. O forse no. –

- Tzk. Parli proprio tu. -

- Oh Harry, non mi sopravvalutare. Io ho vissuto, e ho lottato, per un amore come ce ne saranno migliaia al mondo. -

 

Amareggiato, Harry stava per replicare che beh, per lui le cose non sarebbero affatto andate così. Lo prevenne Marzio, che torturando con il piede due foglioline incollate dall’umidità, le fece staccare.

 

- In verità, il nostro amore non sarebbe mai dovuto esistere. – mormorò. – E non so se questo sia stata la nostra condanna, o la nostra forza. Tutte le volte che ho provato a lasciarlo andare, mi sono sentito mancare il fiato, eppure avrei dovuto saperlo che lo facevo solo per il suo bene. No? -

 

Harry non rispose. Tanto, la domanda non era rivolta a lui.

 

- Ma l’amore rende egoisti. Ti spinge a voler restare accanto a quella persona ogni singolo istante della tua vita, a stringerla più forte, sempre più, fino a renderla parte di te stesso. Per sentirti più sicuro, per ripeterti che non la lascerai andare mai. Forse eravamo troppo giovani entrambi, forse questo nostro amore ci è piovuto addosso come una tempesta inarrestabile, come… -

 

Marzio sollevò una mano a mezz’aria, accogliendo nel palmo una foglia di un curioso arancione vivace. – Come queste foglie. Arrivano. -

 

Derevan si materializzò alle loro spalle, e subito corse a buttarsi nell’abbraccio di Marzio.

Al diavolo, Harry valutò che ci voleva una bella faccia tosta, a dire che il loro amore era come tanti altri.

 

Rifletté sul fatto che, se avesse dovuto dare un giudizio così, su due piedi, schietto, avrebbe decretato che Derevan era più bello di Draco.

Pur essendo minime, le differenze fisiche fra di loro, giusto quel dito di statura, quella pelle un po’ più arrossata e i capelli tagliati in maniera differente, Derevan possedeva una bellezza più…

Più ricca, ecco.

 

Stupidamente, però, Harry sapeva anche che, se avesse dovuto scegliere, avrebbe scelto Draco senza pensarci un secondo.

Avrebbe scelto il gemello cattivo, fra i due, quello più complicato, più ingarbugliato. Avrebbe preferito il boccio, al fiore già sbocciato.

 

- Miles meo! -

 

Marzio se lo abbracciò, sorridendo.

 

- Addirittura? – commentò. – Sei diventato un vero esperto! -

- Sai, mentre ti aspettavo ho cercato di imparare meglio il latino, ascoltando i tuoi compagni. – spiegò Derevan, annuendo vigorosamente. – Pensavo che quella sarebbe diventata la lingua di tutta l’isola, e credevo che così ti avrei trovato più facilmente, però… -

 

Marzio gli avvolse teneramente un braccio attorno alle spalle. – Non ci sei riuscito? -

 

- Non molto. Tu eri così bravo ad insegnarmi le parole. Ti ricordi? Quando non ti capivo, tu prendevi la tua bacchetta, e facevi apparire a mezz’aria l’oggetto. E poi mi ripetevi la parola, finchè non riuscivo a pronunciarla. -

- Sì, certo che me lo ricordo. -

- Com’ era quella parola complicatissima? Quella che non riuscivo mai a ripetere? -

- Quale parola complicata? -

 

Derevan si morse il labbro inferiore, e cercò di concentrarsi. – Quella strana. –

- Oh. Tryumphator. -

- Proprio quella! Tirun… -

- Non ci pensare. Ormai sono suoni di nessuna importanza. –

 

Derevan fece ciondolare leggermente la testa, indeciso. – Ricordo che fu l’unica parola che non riuscisti a spiegarmi. Mi dicesti che non potevi farla apparire con la tua bacchetta, che non sapevi come farmene comprendere il significato. Mi sentii molto sciocco, perché sentivo che ne parlavi come se fosse qualcosa di ovvio, di semplicissimo. Eppure, per me era un concetto lontanissimo. -

 

- Ti sei addormentato senza aspettarmi. – borbottò Draco, immusonito.

Harry si schernì dietro ad un sorrisetto colpevole.

- Scusa. Sono crollato senza nemmeno accorgermene. – mentì.

- Tzk. Il solito scansafatiche. -

- Hey, sei tu che ci impieghi anni a farti una doccia. -

- Perché la doccia me la faccio, io! -

 

Un rimpallo di linguacce concluse degnamente il breve battibecco.

Appena in tempo, per altro. Nemmeno riuscirono a mandarsi all’inferno, che furono tutti e quattro catapultati via.

 

Anzi, no.

 

Rimasero esattamente lì dov’erano, sotto gli alberi snelli della piccola macchia boschiva. Solo che Derevan e Marzio si erano sdoppiati, e una delle due coppie non sembrava particolarmente felice.

 

- E cosa possiamo fare? Andare avanti così? – stava borbottando amaramente Derevan. – Tu che non ti decidi a dare l’ordine di distruggerci, e io che non riesco a chiedere alla mia gente di arrendersi. -

- Vorrei lasciarvi in pace. Tu lo sai che è vero. – fu l’accorata risposta. – Darei la mia spada, per far ritirare i  miei uomini e lasciarvi vivere in pace. -

- Ma non puoi farlo. Marzio, il mio popolo appartiene ad un tempo che non è più, siete voi il futuro. Presto o tardi noi soccomberemo, così come voi soccomberete, un giorno, a qualche forza più grande di voi. È la legge del mondo. -

- Oh tu che parli di queste leggi arcane che conosci, dimmi che cosa dovrei fare, allora. Io non voglio perderti. -

- Non lo so. – rispose Derevan, con un sorriso che esprimeva una tristezza immensa. – Non so risponderti. Credo di essere cieco del tuo stesso amore, perciò non riesco a vedere niente di ciò che si estende oltre il tuo mantello. - 

 

Draco si fece più vicino a Harry.

Non tentò nemmeno di dissimulare il suo gesto.

Probabilmente, era spaventato, da ciò che stava sentendo.

 

- Il tuo popolo redige grandi libri di memorie. Me lo ricordo, me li mostrò Anacore. Se tu mi dimenticassi, il tuo nome entrerebbe fra quelle pagine eterne. Perciò liberati di me, e vivi per sempre, vivi nella gloria che ti spetta. -

- Non mi importa niente di vivere per sempre. -  Marzio quasi gridò sulle labbra dell’amante. -  Non mi importa più della gloria, dell’onore, oh Derevan, non voglio niente di tutto questo. Non voglio vivere in eterno, non voglio vivere nemmeno un giorno senza di te. -

 

Sapere quanto fossero vuote quelle parole, di fronte ad un destino che si sarebbe compiuto comunque, faceva mancare la terra sotto i piedi. Nessuna pagina eterna per nessuno dei due, Harry poteva ben dirlo, memore di tutte le ricerche fatte per venire a capo del mistero.

La storia li aveva spinti l’uno verso l’altro, ma poi li aveva dimenticati.

 

Esistono grandi opere, scritte da grandi uomini, che raccontano di grandi amori.

 

Un vero peccato, che nessuna di esse riporti nulla di reale. Che nessuno si ricordi di due amanti immensi e sfortunati, che non hanno lottato contro draghi, né contro pozioni magiche, ma che sono caduti di fronte ad una realtà inattaccabile, quella di un tempo, di un luogo, di tutto l’universo che li teneva, che li pretendeva separati.

Perché, alla fine di tutto, è questo, no?

In qualunque epoca, in qualsiasi posto del mondo, ci sono persone che si incontrano per non lasciarsi mai più. Alcune sono favorite dalla sorte, e vivono felici la loro vita; altre affrontano ogni giorno tanti piccoli grandi problemi, e vanno avanti, con il sorriso sulle labbra; altre ancora, invece, si perdono, spesso senza rendersi conto che si stanno buttando via, volenti o nolenti che siano.

Si lasciano perché così non può andare, perché talvolta troppo sole che illumina un sentiero fa più paura del buio.

 

- Noi ci amiamo! È mostruoso, questo? Dimmelo, è mostruoso? -

Derevan si ritrasse, digrignando i denti. – No. - gemette con una mano sulla bocca. - Ma fa tanto, tanto male. -

- Lo so, piccolo sole. Un amore come il nostro fa male, a volte. Questo è il suo enorme potere>>

 

Una legge, poco più di un’usanza, era stata loro fatale. Una legge per la quale Marzio aveva tante volte brandito la spada con orgoglio, lo aveva ammesso lui stesso, e per la quale, con lo stesso orgoglio, moriva, Romano fra i Romani.

 

Chissà per quale motivo, a Harry tornò in mente il ricordo di quel giorno maledetto, e la sensazione precisa di come Marzio non temesse né rifuggisse la morte, anzi. Semplicemente, non avrebbe voluto portare Derevan con sé, avrebbe preferito vederlo vivere tutti gli anni che gli sarebbero spettati, anche a costo di dover vegliare per sempre su di lui come un invisibile spettro.

 

- Ogni momento che riesco a rubare al mondo, per poter stare con te, è vitale. È più prezioso di qualunque tesoro, perché è precario. Quando ci incontriamo, ogni volta che ci baciamo, è come se salissi in equilibrio su una passerella sospesa sul vuoto. Corriamo un pericolo tanto grande che sarebbe follia per chiunque altro. Ma non per noi. -

- Forse perché siamo folli. -

- Sì, luz mea una, lo siamo, probabilmente. Però chiedimi di soffrire per te, e lo farò, chiedimi di ridere, quando ti vedo ridere, chiedimi di fare qualunque follia. Ma non chiedermi mai di pentirmi, o di provare vergogna. Non ci riesco. Da una parte, la colpa mi trafigge, ma dall’altra, io so di non poter rinunciare a te. Mi sento un uomo colpevole, sì, ma non un uomo spregevole. Con te, io vivo sempre nell’onore di una promessa. –

Derevan chinò il capo ed osò sfiorare il braccio del Romano. - Hai detto che avremmo dovuto aspettare. – disse, esitando. – Allora aspettiamo, ti prego, aspettiamo che qualcosa accada, che qualche dio venga a salvarci. Non c’è nulla che tu, né io, possiamo fare, non serve dibattersi in questa rete di spine. -

 

Marzio gli voltò le spalle, e per qualche secondo si aggirò su sé stesso come una bestia in gabbia. – Io non so che fare. – confessò. – Vorrei proteggerti da tutto questo, ma prima dovrei proteggerti da me. L’amore che mi porti non può condurti alla disgrazia. Se potrò salvare almeno te, sappi che lo farò. -

- Tu sei testardo, uomo di spada. – sorrise dolcemente Derevan. – Ma io verrò con te. Se questo è scritto nel mio destino, di lasciare la mia bella terra per un paese straniero, lo farò. Se sarà di morire, morirò, non ho paura. Seguirò l’ombra del tuo mantello, ovunque essa mi condurrà. -

- Anche se dovesse condurti al nulla? -

- Non puoi chiedermelo. Non lo so, cosa sarà di noi, del nostro misero amore. -

- Forse non resterà altro che polvere. Null’altro che polvere. -

 

Faceva fatica a crederci.

Che lo stava baciando.

Impacciatamente, con gli occhi socchiusi e le labbra tese.

Tutta colpa della polvere.

 

Della paura che anche Draco finisse in polvere, dio, dovevano arrivare due anime disperate per aprirgli gli occhi su ciò che rischiava di perdere?

 

Draco era, se possibile, ancora più rigido di lui. Ma per Harry non esisteva niente al mondo di più morbido di quella bocca sottile, sicuramente sorpresa.

 

Non aveva idea se Marzio lo stesse vedendo, non gliene importava nemmeno molto. Avrebbe tuttalpiù voluto gridargli “hai visto?”, ma in quel momento poteva anche lasciar perdere.

Lasciar perdere tutto.

 

*          *          *

 

- Come fai a non odiarlo. – domandò Draco a bruciapelo. – E’ colpa sua se ti hanno ucciso. Saresti potuto scappare, e salvarti, perché non lo hai fatto? -

l’Iceno afferrò uno dei rami del salice, giocherellandovi delicatamente. - Perché l’ombra del suo manto indicava un’altra direzione. – rispose. – Non lo odio, Draco, non potrei mai. Lui mi ha dato la morte, ma prima ancora mi ha dato la vita. –

 

Draco aprì la bocca per replicare, invano. Derevan lo afferrò per il polso, opponendosi all’aria sferzante.

 

- Sei pronto? – domandò, allegro. – Li raggiungiamo. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLINO!

 

L’ultimo pezzetto è, spero sia chiaro, un minuscolo dialogo che Derevan e Draco hanno avuto, prima di comparire nel boschetto di Marzio, quando il Romano annuncia ad Harry “arrivano”. Volevo inserirlo nella corretta sequenza cronologica, ma poi ho pensato che sarebbe stato più bello distaccarlo e lasciarlo in fondo, come un pezzettino di puzzle capriccioso.

 

Per il resto, eccoci. Abbiamo aspettato molto, eh? Mi picchiate se vi dico che comunque, secondo me, non è stato troppo? Una volta tanto non è stato un colpo di fulmine, il loro, ma un qualcosa che è maturato lentamente, giorno dopo giorno, fino ad esplodere, quello sì, in un colpo di testa figlio anche, se vogliamo, di un po’ di paura.

 

NOTA linguistica: a noi la parola triumphator può suonare tutto sommato familiare. Ma, al di là del suo significato nel contesto della storia, si tratta di un lemma effettivamente ostico.

Innanzitutto, considerate che la pronuncia dovrebbe somigliare a “Tryvumpfàtor”, perché ph non va letto propriamente “f”, e la i, come la u, assumevano un suono “y” simile a quello greco. 

Secondo step, mettetevi un attimo nei panni non di noi che parliamo un lingua neolatina, ma di un disgraziato Iceno che parla un dialetto celtico ^^

 

 

 

 

Cornelia: ti ringrazio moltissimo. Ahimè sì, è stata veramente una scena complicata da organizzaree da gestire, ci tenevo molto a renderla al meglio.

 

Draco Malfoy: eh sì, il capitombolo di Draco è stato piuttosto illuminante, non trovi? Alla fine, eccoti accontentata!

 

Lily 4 ever: complimenti per il recupero di tutti questi capitoli! ^^ Ti ringrazio molto,sono felice che la storia ti piaccia, spero continuerai a seguirla!

 

T Jill: diciamo che ci mancava solo che mi cadesse una tegola in testa, ed ero a posto! ^^ Hihihi, toglimi una curiosità, la tutina blu è utile alla traduzione, o te ne stai comoda in braghette corte? E per finire… viva la melassa!

 

Puciu: sei una gioia, grazie infinite per le tue parole, per le tue considerazioni, per la tua pubblicità e anche per il canto celebrativo. Visto che è stato d’aiuto? Non preoccuparti, ho intuito chi fosse Clara dal fatto che parlavi al plurale…

 

Dark: sììì, sono meravigliosi! Ma il merito non è mio, lo giuro, io non faccio proprio un bel piffero! Hihihi, certo, ciancio alle bande è un po’ il mio motto XD

 

Kumiko Shirogane: eeeeh, mia cara, la Cooman non sai mai come prenderla! È una saggia o una squinternata? O entrambe?!? Quel che c’è di sicuro è che ora non si permetterà più di dare dello spirito maligno al povero Derevan, o Marzio la taglia a metà. E anche Harry, mi sa!

Yes, vai con Stateira-neesama, non mi fa più sentire vecchia, e poi ha una certa assonanza con Byakuya-neesama *__*. Guarda, se ti interessa, io ho trovato quella fra setta di promo nella fic di qualcuno, onestamente non ricordo chi, dove c’era scritto che la si può copiare e mettere anche nei propri lavori. Perciò puoi farlo anche tu!

 

The fly: yes, il passo avanti c’è stato, per fortuna! Sono d’accordo, il primo incontro non poteva essere qualcosa di artificioso, sarebbe stato troppo forzato.

 

Fra ro: eccoti accontentata, e grazie della recensione!

 

Smemorella: hihihi, evviva, anche tu contagiata dal magico mondo dei manga! Guarda, se la tua indole è simile alla mia, ti proporrai di cominciare con calma, ma poi finirai con il divorare volumi su volumi, preda della curiosità! Hihi, carino il promo, eh? Non è mio, però, non posso vantarne la “maternità”! in ogni caso, hanno colto, hanno colto! E secondo me, è tutto merito della Cooman, e della sua imperscrutabile saggezza.

 

Far: ma dai, non sono tonti! Definiamoli, ehm, un po’ patatoni, ecco. E poi sai, le circostanze, il compito di Pozioni che incombe, i cereali un po’ possi di colazione, uno non può mica essere sempre lì attento a… ok, ok, sono tonti. -_-

 

Koorime: mi sento male. Ok, allora, mi immergo nella lettura! *torna tre ore dopo* Innanzitutto, Gai-sensei! Ç__ç idolo e modello di vita, illumina le nostre giovani vite! Ehm, ok, riprendiamoci. Yes, difendo Draco e il suo gesto scaramantico. Era necessario. Altrimenti la fic si chiudeva qui, con la sua tragica dipartita. Per il resto, guarda, è tutto un gran casino, che se solo ci penso mi viene da piangere. Perciò le spiegazioni sono rimandate a data da destinarsi! Hihi, sull’entrata in scena un po’ ci avevo pensato anche io. È che è una verità, in fondo Derevan è esibizionista tanto quanto Draco, ma in modo assolutamente ingenuo e naturale. Draco tende a sbatterti in faccia ciò che possiede, Derevan se ne va in giro come niente fosse con un unicorno al seguito, e una bellezza che traspare da ogni dettaglio della sua figura. La morale è che sono entrambi dei megalomani!

Per la domanda, sì, è senz’altro parte di quel nebuloso sistema di regole che dà anche un valore temporale agli incontri. Innanzitutto, bisogna raggiungere un sonno profondo, altrimenti ogni sonnellino sarebbe terreno di incontro. E poi, occorre un certo lasso di tempo, vedersi per dieci minuti non avrebbe senso.

 

Vampire Berry: ciao, piacere di conoscerti! Ricambio le felicitazioni per te e per Clara, certe brutte esperienze, quando sono superate, diventano un tesoro di insegnamenti, non ci sono dubbi. E Puciu è una ragazza d’oro, posso dirlo da quel pochino che ci si trasmette in questi momenti di dibattito/risposta; è sempre entusiasta, affettuosa, sensibile. Sì, se li merita proprio dei ringraziamenti! ^^ Benvenuta nel sito, e grazie dei complimenti!

 

Blaise: grazie infinite! Sì, ora che siamo in procinto di fare un bel po’ di passi avanti, ogni nodo viene al pettine, soprattutto per Draco, a quanto sembra! Ottimo a sapersi, che l’aiutino è servito, in effetti ogni volta che scrivo le note alla storia mi chiedo sempre se qualcuno le legge o no -__-

 

Sakura: sono sicuramente d’accordo. La scena di per sé vuole essere dolce, dolce come un primo incontro deve essere. Però, non possiamo dimenticarci come, irrimediabilmente, andrà a finire, e per questo, in ogni sorriso si vede un pochino di tristezza.

 

Herm83: sono felicissima per le tue parole. Come mi fa tanto piacere una recensione ricca e articolata, mi piace anche quando qualcuno ammette di non sapere cosa dire, è pur sempre un segno che si è riusciti a trasmettere un’emozione!

 

Little Star: hihihi, mi fai pubblicità a modo tuo, insomma! ^^ Ma dai, tu la spieghi benissimo, è proprio la storia in sé che è complicata, ci credo che queste poverette non si raccapezzano più!

 

 

 

 

 

 

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