Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: AryDirectioner4Ever    11/12/2013    3 recensioni
Ma quante volte dovevo dire che non volevo comunicare con nessuno?? NESSUNO.
-cit. capitolo 1
-----------------------------------------
Lui mi ignorò completamente, non ricambiò il saluto, non fiatò, non aprì bocca, non si girò verso di me, nulla di nulla. Ero invisibile o che altro??
-cit. capitolo 1
-----------------------------------------
Aveva il bisogno di sentirmi vicina, lo capivo, ma soprattutto lo percepivo, e sinceramente lo sentivo pure io: entrambi volevamo sentire i nostri corpi uno accanto all'altro, ascoltare il battito cardiaco accelerato dei nostri cuori, anche se, per quanto battevano forte, era percettibile anche nel modo in cui ci trovavamo ora.
-cit. capitolo 12
-----------------------------------------
Questo succede quando una persona si mostra forte all'esterno, ma in realtà è fragile moralmente e alla prima difficoltà crolla a terra, diventa debole, il suo corpo rimane seduto sulle proprie ginocchia, senza riuscire mai ad alzarsi, ed è proprio in quel momento in cui avrebbe bisogno di aiuto, ma spesso l'aiuto non arriva e, senza forze, non è in grado di riprendersi, distruggendosi del tutto. A me stava succedendo più o meno tutto questo.
-cit. capitolo 13
-----------------------------------------
Trailer della FF :) http://www.youtube.com/watch?v=4RFGydnGghs
Genere: Angst, Commedia, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


 

ATTENZIONE: Per vedere il trailer di questa FF CLICCATE QUI

 

Dei raggi di sole, probabilmente provenienti dalla finestra, mi colpivano in pieno viso e mi davano un tremendo fastidio, così mi rigiravo insistentemente nelle coperte cercando una posizione comoda e che soprattutto impedisse al sole di colpirmi. Dopo qualche minuto di questa tiritera fu inevitabile svegliarmi. Lentamente aprii gli occhi un po' stordita e avvertii immediatamente un lieve mal di testa. Dire che in quel momento ero confusa era poco, diciamo che non ci stavo praticamente capendo un'emerita mazza, a momenti non riuscivo nemmeno a capire dove ero. Cercai di concentrarmi meglio sui miei pensieri, sui miei ricordi e tutto il resto, ma inizialmente mi era praticamente impossibile e un nervosismo pazzesco mi stava assalendo. Fortunatamente dopo un po' riuscii a mettere un po' a posto le idee, e appena realizzai che l'ultima cosa che ricordavo era che mi trovavo in discoteca al bar a bere qualcosa ed in quel momento mi trovavo in camera mia senza ricordare come ci fosse tornata, non potei far altro che mettermi le mani tra i capelli e chiedermi: 'cosa cazzo ho combinato?' 
Incominciai ad andare nel panico più totale e tutti i miei sforzi di cercare di ricordarmi qualcosa di più di quella serata erano praticamente inutili. Avevo un vuoto mentale. Era terribile. Poi, delle cose riaffiorarono nella mia mente, ma erano tutti ricordi di ciò che era successo prima che mi ubriacassi: Liam e Niall ubriachi, il litigio di Alex e Chloe, quella stupenda sensazione mentre ballavo con Zayn ed infine lui che se ne andava senza dare alcuna spiegazione. Perché diamine non ero rimasta a casa a farmi i cazzi miei? Perché come al solito dovevo andarmi a cacciare in qualche guaio? Sembrava diventato quasi una specie di vizio. Certo, anche io ero stata una cogliona di primo grado ad ubriacarmi ed ovviamente ora ne pagavo le conseguenze. Forse non avevo fatto nulla di male, non avevo combinato niente, ma ne dubitavo. Se solo Zayn non se ne fosse andato in quel modo facendomi rimanere male... No, non potevo dare tutta la colpa a lui, dopotutto era stata mia la scelta di come reagire a quella situazione e come mio solito avevo ovviamente reagito male.
Era inutile starmi a crogiolare nei miei pensieri, in tutti questi dubbi quando ero sicura che non avrei risolto niente, così presi il mio cellulare e ansiosa provai a chiamare una delle persone che forse poteva dirmi ciò che era successo quella sera: non potevo far finta di niente.

Pronto?” rispose una voce un po' assonnata dall'altra parte del telefono

Alex, sono io, Sam” dissi io mentre speravo che lei avrebbe potuto dirmi qualcosa che avrebbe potuto aiutarmi

Ciao, Sam... Cosa succede? Ti sento agitata” chiese confusa e curiosa

Ho seriamente bisogno d'aiuto” le dissi seria come per farle capire che ciò che mi serviva non era uno scherzo, ma che per me era una cosa importante

Non so come io possa esserti d'aiuto ma... dimmi” mi incoraggiò lei nel continuare

Ok, tu ora devi dirmi cosa è successo ieri sera dopo che ho ballato con Zayn – che se ne è andato senza dire niente – e dopo che sono andata al bar dove mi sono ubriacata...” incominciai a chiederle con il cuore in gola

Cosa hai fatt...!!” mi interruppe lei

Zitta, fammi finire di parlare! Per favore, dimmi che sai qualcosa, che hai visto qualcosa: io non ricordo niente!” conclusi mentre tutta la disperazione e preoccupazione possibile attraversava il mio povero cervello che doveva subire ogni volta tutte le mie paranoie

Io Sam... Non saprei...” rispose vaga, ma dal suo tono di voce si capiva benissimo che aveva visto qualcosa, che sapeva qualcosa ma non era interessata a dirmelo

Per favore, Alex! Ti scongiuro, io ho bisogno di sapere. Ti prego” continuai cercando di convincerla a sputare il rospo. Se mi avesse dato anche solo una qualche informazione le sarei stata grata a vita.

Ok, ok... Diciamo che non ho visto molto”

Non importa, dimmi ogni cosa” la spronai nel continuare. L'ansia mi assaliva ogni secondo di più.

Mentre tornavo dal bagno ti ho vista mentre ti alzavi dallo sgabello del bar, ma non eri sola: un ragazzo, che non sono riuscita ad identificare chi fosse, ti trascinava verso la pista da ballo e l'ultima cosa che ho visto è che vi siete baciati”

Strabuzzai gli occhi e fu come se ricevetti un forte pugno allo stomaco: cosa cazzo avevo fatto? Il solo pensiero che dopo quello che Alex mi aveva raccontato fosse successo qualcos'altro, un qualcosa di più mi terrorizzava come non mai.

C-cosaaa?! Oddio mio... E n-on hai v-visto altro?” chiesi spaventata e insicura. Dalle mie parole forse non si poteva capire, ma stavo letteralmente tremando dalla paura, la paura di sapere le azioni che avevo fatto incoscientemente.

Calmati... E comunque no, dopodiché siete scomparsi tra la folla e non sono riuscita a vedere più niente, mi dispiace” rispose lei desolata nel non potermi aiutare ulteriormente. Io rimasi in silenzio, non sapevo cosa dire “Ma... Non preoccuparti, non penso sia successo altro, quindi stai tranquilla, ok?” continuo Alex sentendo che non fiatavo, forse per calmarmi, ma ormai non era poi così facile.

Ok, grazie e scusa del disturbo” feci uscire dalla mia bocca in un sussurro e terminando la chiamata.
Mentre tremavo ancora lasciai cadere il cellulare sul letto e mi portai nuovamente le mani tra i capelli come per voler fermare tutti i pensieri che mi attraversavano in quel momento: quello che più mi tormentava era quello di voler sapere chi fosse il ragazzo che avevo baciato, forse era uno sconosciuto o forse lo conoscevo, ma non era tanto questo il problema. Cosa mi è passato per la testa in quel momento? Quel ragazzo era cosciente di ciò che faceva? Era ubriaco anche lui? Troppe domande mi affliggevano in quella frazione di tempo. Avrei voluto piangere, sfogarmi in qualche modo, ma cosa avrei risolto facendo in quel modo? Niente, non avrei di certo cambiato quello che era successo. Ormai era accaduto quello che era accaduto e non potevo cambiare il mio passato, anche se perché lo avessi potuto fare avrei cambiato moltissime cose, praticamente quasi tutto se non ogni cosa. Se fosse realmente esistita una macchina del tempo avrei tanto voluto tornare indietro nel tempo e sistemare tutti i miei errori, sbagli che avevo fatto nel corso di questi diciassette anni, a partire da quando ero piccolissima e cambiare il mio modo di comportarmi con gli altri allontanandoli, fino ad arrivare ad oggi: probabilmente avrei passato più di cento anni a modificare i miei errori ma ne sarebbe valsa la pena. Invece no, una macchina del genere non esisteva e per mia sfortuna non potevo fare niente di tutto questo ed ero costretta a lasciare le cose così com'erano convivendo con la vita che mi ero creata, si perché sei tu che ti crei la tua vita e questa si costruisce accumulando le azioni che fai giorno per giorno, e se oggi ti ritrovi in una certa situazione è solamente la conseguenza di ciò che hai fatto durante tutta la tua esistenza.
Il mio cellulare vibrò nuovamente e mi scosse da quella miriade di pensieri riportandomi alla realtà. Mentre continuava a vibrare, lo afferrai e guardai la schermata: una chiamata dalla persona che mi faceva stare meglio di tutte, ma che in quel momento era l'ultima con la quale avrei voluto parlare. Insisteva, sembrava che volesse a tutti i costi che rispondessi, ma sinceramente non ne avevo alcuna intenzione, e presa dalla rabbia a vedere il suo nome scritto sul display chiusi la chiamata senza degnargli di rispondergli. Dire che ero innervosita era poco. Probabilmente se qualcuno in quel momento mi avesse rivolto la parola avrei incominciato a ringhiare come un cane, o forse semplicemente sarei scoppiata a piangere.
Il mio telefono sembrava non aver pace proprio come me, infatti dopo neanche un minuto vibrò un'altra volta e la notifica di un messaggio illuminò lo schermo. Sbuffando lo ripresi in mano, e con svogliatezza guardai l' SMS. Forse per via del testo di quel fottuto messaggio, forse per via del mittente che era esattamente quello di prima, la mia rabbia salì alle stelle.

- Sam, per favore, rispondimi. So che probabilmente sei arrabbiata con me, ma ti scongiuro ho bisogno di parlarti. Scusami per ieri sera, posso spiegarti. Ti supplico.
Zayn. xx -

Cosa cazzo mi devi spiegare? Non voglio spiegazioni inutili, ormai hai fatto quel che hai fatto, e questo mi ha ferita.
A questo punto non sapevo più se essere arrabbiata per quello che era successo o per quel messaggio. Non volevo spiegazioni, anche se me le meritavo. Per me poteva pure rimanere un mistero il perché se ne fosse andato, tanto ero certa che non mi avrebbe mai detto la verità, avrebbe inventato solo scuse su scuse e quelle non mi andava di certo di sentirle. Cercai di mantenere la calma, di ignorare quel' SMS e di pensare a qualcos'altro, ma un altro messaggio arrivò sul mio cellulare.

-Sam, so che mi stai ignorando solo perché sei arrabbiata con me, ma ti prego, voglio solo parlare...

Zayn. xx -

Leggere quelle parole fu proprio la goccia che fece traboccare il vaso. Non mi importava un cazzo se voleva parlare, io avevo tutto il diritto di ignorarlo e sicuramente non sarebbero stati due stupidi SMS a farmi cambiare idea e magari perdonarlo. Mi aveva lasciata in mezzo a tutta quella gente come una scema, mi ero sentita veramente ferita e lui pretendeva che lo scusassi? Vaffanculo Zayn, vaffanculo.
Sinceramente ero tutt'altro che in vena di rispondergli, ma avendo perso la pazienza composi con rabbia e velocemente il suo numero aspettando che rispondesse per dirgliene quattro. Ero infuriata, ero stufa di essere sempre trattata come una marionetta, di quella che te ne puoi approfittare e poi trattare come un cane. Mi avrebbe sentita, eccome se lo avrebbe fatto. Non lo avrei lasciato nemmeno spiegare, doveva capire come cazzo ci ero rimasta.
Poco dopo che il telefono continuava a suonare, finalmente rispose.

Pronto?” rispose lui dall'altro capo del cellulare

Cazzo, Zayn la smetti di assillarmi? Si, sono arrabbiata, e anche tanto!” gli urlai io subito contro

Sam... io...” cercò di dire in tono di scuse

Tu un cazzo, Zayn! Vuoi capire che ci sono rimasta di merda?” continuai io aggredendolo

Lo so, Sam! Ma vedi di darti una calmata...” rispose probabilmente infastidito dal modo nel quale mi stavo rivolgendo a lui

Non mi dici quello che devo fare, ok? Se sono incazzata non puoi pretendere che io stia calma, chiaro? Mi dispiace, ma non sento ragioni!” continuai sbraitando. Probabilmente stavo facendo un figura di merda, stavo passando per antipatica ma in quel momento non me ne fregava una mazza

Dio santo, oggi sei intrattabile... Ascolta, fammi parlare. Ti posso spiegare tutto, ma tu non mi lasci dire niente!” insistette lui ostinato a volersi giustificare, ma una cosa che proprio non sopportavano erano le giustificazioni. Se uno sbaglia lo ammette, non si giustifica.

Eh va bene. Sentiamo un po' quello che hai da dire, sono curiosa. Voglio proprio sapere quello che t'inventi! Tanto che ti frega a te che sono rimasta lì da sola in mezzo a tutta quella gente, senza sapere dove te ne fossi andato... Dopotutto servo solo all'evenienza! A te non te ne frega un cazzo di me! Sarai andato sicuramente da qualche altra ragazza meglio di me oppure...”

No, Sam, cazzo, no! Sono andato da Sarah, da mia sorella! Non sono andato di certo a puttane! Sono andato da mia sorella che in quel momento aveva avuto una ricaduta e lei e mia madre avevano bisogno di me! Cazzo, ascoltami prima di accusarmi! Pensavo che ormai mi conoscessi e sapessi come fossi fatto!” mi interruppe lui e spiegandomi dove era realmente andato. Dalla sua voce era deluso da come lo avevo trattato. Io a quelle parole rimasi pietrificata. Poteva avermi mentito, ma non avrebbe di certo scherzato sulla salute di sua sorella, non lui. Come al solito ero stata la solita cretina a prendere conclusioni affrettate, di dire le prime cazzate che mi passavano in testa. Avevo fatto esattamente lo stesso errore di quando non lo conoscevo e dicevo che era solamente un tipo scontroso e maleducato, quando invece avevo scoperto che non era affatto così.

Zayn... Io... Io... Scusa...” Ma cosa diamine ti metti a chiedere scusa, hai fatto una cazzata a rispondergli in quel modo. Sei una cogliona.

Sam, quando mi hai visto leggere quel messaggio sul telefono era mia madre che mi diceva che Sarah era da qualche ora che stava peggio del solito, ma non mi aveva voluto scrivere prima per farmi divertire un po' in discoteca... Sai quanto tengo a mia sorella, sono stato preso dal panico e non ho potuto far altro che correre via da lei. So di non essermi comportato bene, ma tu t'incazzi così facilmente. Io avrò pure sbagliato, ma appena ho risposto mi hai aggredito: pensi che io non ci sia rimasto male? Sam, io ti amo, ma non puoi affrontare così le cose.” disse lui con più calma possibile in quel momento. La tensione che si era creata era da brividi.

Lo, so... Scusami... Sai come sono fatta... Non lo sapevo... Io... Ah, ma lasciamo perdere, sono solo una cretina” e dicendo questo riattaccai la chiamata lasciando la conversazione in sospeso. Non ce la facevo a dire nient'altro. Ero sicura che mi avrebbe richiamata subito, ma non lo fece, forse perché aveva capito che non era il caso. Dopo neanche due secondi scoppiai in un pianto irrefrenabile. Ero distrutta. Sensi di colpa mi affliggevano da tutte le parti. Alla fine si rivelava sempre che quella che aveva torto, che faceva le cose più a cazzo ero io. Zayn era andato ad assistere la sorella ed io mi ero andata ad ubriacare. Mi facevo schifo da sola. Ma come se non bastasse, Zayn non solo aveva una persona del genere al suo accanto, aveva anche una doppiogiochista. Stavo facendo solo del male alle persone che mi circondavano. Le lacrime uscivano senza sosta, dopotutto si dice che ogni volta che si piange, piangi per tutte le cose che hai sbagliato e che vanno male nella tua vita: probabilmente con tutte le mie lacrime potevamo farci una piscina.
Mi rifugia sotto le coperte del mio letto, e mentre continuavo a piangere sentii qualcuno entrare in camera. Probabilmente era mio fratello, così cercai di smetterla di singhiozzare in quel modo, ma mi fu quasi del tutto impossibile. I suoi passi si avvicinavano al mio letto, era ovvio e m'immaginavo già che avrebbe incominciato ad assillarmi per sapere cosa avevo fatto e perché stavo piangendo in quel modo, ma feci finta di niente e ignorai la sua presenza. Harry si sedette sul letto e mi tirò giù la coperta scoprendo il mio viso pieno di lacrime. Incominciò ad accarezzarmi la testa e: “Dio, sorellina... ma che hai? Cosa è successo?”
Va tutto male. Sono una cogliona. Mi faccio schifo. Nulla potrebbe andare peggio. Ecco cosa è successo.
Come immaginato mio fratello aveva subito incominciato a preoccuparsi, e molto probabilmente avrebbe iniziato a farmi il terzo grado. Peccato che l'ultima cosa di cui avevo voglia in quel momento era raccontare quello che era successo, perché tanto sapevo che una predica da parte sua non sarebbe mancata. Tra l'altro non sapeva nemmeno che io stessi con Zayn e questo procurava ancora più difficoltà.

Niente, Harry, niente. Lasciami in pace” gli risposi tra le lacrime facendogli intendere che non avevo alcuna intenzione di parlare

Immaginavo la tua risposta...”

Appunto, allora vattene!” lo interruppi io cercando di cacciarlo via. In questi momenti volevo solo starmene sola a piangere. Forse parlare con qualcuno mi avrebbe fatta stare meglio, ma solo al pensare di dover raccontare tutto mi prendeva una specie di magone in gola.

Sei sempre la solita. Io cerco di parlare con mia sorella e provare a capirla e aiutarla, cerco di fare solo questo, ma tu mi mandi sempre via e ti tieni tutto dentro. Fai quello che ti pare.” rispose lui rassegnato. Mi dispiaceva sentirlo parlare in quel modo, anche perché mi rendevo benissimo conto che era tutto vero, ma non potevo farci nulla: ero testarda e non avrei di certo cambiato idea.

Harry, lo so, ma scusa io... sto troppo male e non ce la faccio. Magari quando mi sarò un po' tranquillizzata ne parleremo, ok? Scusa...” gli dissi io cercando di non passare da ignorante, e per questa volta dicevo sul serio, quando me la sarei sentita mi sarei sfogata con lui.

Va bene, va bene... Sai che io comunque sia ci sono e ci sarò sempre, dopotutto sei mia sorella non potrei mai abbandonarti” concluse lui con una calma incredibile. Lui era diverso da me, era paziente, comprensivo, era una persona fantastica. Mi ero sempre chiesta come cazzo faceva a sopportarmi e voler bene a una come me, e l'unica risposta che riuscivo sempre a darmi era quella che probabilmente il destino aveva voluto che in un qualche modo come fratello e sorella ci completassimo.
Inizialmente non gli risposi e così lui si alzò dal letto e si diresse verso la porta per uscire.

Fratellino...” dissi poi nell'intento di fermarlo

Si?” chiese confuso e girandosi verso di me

Ti voglio bene” Alle mie parole un sorriso apparve sul suo viso.

Anche io sorellina, anche io” e detto questo andò alla porta aprendola “Ah, dimenticavo: ti ricordo che oggi è il compleanno di Louis” e se ne andò al piano di sotto lasciandomi finalmente sola. Le sue ultime parole mi fecero scattare subito una specie di allarme in testa. Oh cazzo, è vero. E' il compleanno di Lou ed io ero troppo presa a piangere per ricordarmene. Che stupida che sono. Aveva detto che oggi voleva stare un po' con me e festeggiare il compleanno con me. Merda.
Improvvisamente ricordai chiaramente il messaggio che ieri Louis mi aveva mandato, e andai come in panico. Già che ero di cattivo umore avrei dovuto pure passare una giornata o serata quel che sarebbe stato con lui? Non ci pensavo proprio. Avrei potuto dirgli che non mi sentivo bene o inventarmi qualche cosa, ma sapevo che ci sarebbe rimasto malissimo e non mi andava proprio di farlo sentire in quel modo nel giorno del suo compleanno. L'ultima cosa che volevo era quello di far stare male qualcuno, quindi avrei dovuto semplicemente raccogliere un po' di forza e buon umore e cercar di far passare a Lou una bella giornata. Forse era la cosa migliore da fare.

- Ehi Lou! Oggi è il compleanno di qualcuno o sbaglio? Ahah tanti auguri vecchio mioooo! ;)

Sam. xx -

Dopo avergli scritto questo messaggio mi sentii decisamente più in pace con me stessa, forse perché per una volta avevo fatto qualcosa di giusto con la sicurezza di non aver fatto niente a nessuno.
Nell'attesa che rispondesse, misi alle orecchie le cuffiette e inizia ad ascoltare un po' di musica che mi avrebbe sicuramente rilassata un po'.
Circa mezz'ora dopo la canzone che stavo ascoltando venne interrotta dalla vibrazione del cellulare: era sicuramente Louis che aveva risposto.
- Buongiorno splendore! A chi avresti dato del vecchio? Ahah grazie mille, amore! Mi sono svegliato ora... e mi sono accorto che è già l'ora di pranzo! Ahah
p.s.: ti amo <3
Lou. xx -

Louis Tomlinson. Quel ragazzo dagli occhi di ghiaccio e un po' sfacciato, ma pieno di senso dell'umorismo e sotto sotto anche dolcissimo. Non potevo negare che con quel messaggio non aveva stampato un bel sorriso sul mio volto nonostante la giornataccia che stavo passando. I suoi messaggi, la sua voce, avevano degli effetti completamente diversi su di me da quelli di Zayn, e la cosa peggiore era che entrambe le sensazioni mi facevano stare al settimo cielo. Quel giorno, però, c'era qualcosa di diverso, ovvero che avevo litigato con Zayn e ci stavo veramente malissimo, e nonostante ciò Louis era riuscito a farmi sorridere per almeno un secondo.
Non feci in tempo a rispondere che la notifica di un nuovo messaggio apparve sullo schermo del cellulare.

- Comunque... Ricordi che oggi avrei voluto passare il mio compleanno con te? Ecco, non accetto un “no” come risposta, quindi ci vediamo direttamente a Leicester Square alle 19... A dopo, amore!
Lou. xx -

I suoi modi di fare erano veramente unici e irripetibili. Non tutti avrebbero scritto un messaggio del genere. Ovviamente non potevo rifiutarmi e decidere di non andare, sembrava così felice, e pensandoci magari mi avrebbe fatta distrarre anche un po' da quella che era stata una mattinata di merda. Avevo un po' paura delle intenzioni di Louis, ma non credevo che avesse delle brutte intenzioni alquanto ci aveva detto di vederci in piazza. Quell'invito mi fece tanto ripensare alla nostra prima uscita, quella finita in tragedia, e a quei ricordi dei brividi di terrore attraversarono il mio corpo. Speravo che questa volta non accadesse nulla, ma dopotutto la sfortuna non può essere sempre tutta dalla nostra parte.

 

* * *

 

Erano quasi le 19 e per una buona volta erano in perfetto orario, ma di Louis ancora nessuna traccia, questa volta ero certa che sarebbe stato lui quello in ritardo. Quella si che era una di quelle serate fredde, e anche se non nevicava, Leicester Square era completamente tinta di bianco dalla neve che era caduta durante tutta la mattinata. Proprio per via delle basse temperature, avevo deciso di mettermi un paio pantaloni neri attillati (anche se mi tenevano abbastanza caldo), una maglietta monocolore bianca sopra la quale misi un maglione di lana nero. Sopra a questo avevo ovviamente un giaccone grigio pesante lungo più o meno fino alle ginocchia; come tocco finale non potevano mancare una bella sciarpa color panna e dei guanti color terra. Nonostante fossi coperta dalla testa ai piedi stavo letteralmente congelando e non vedevo l'ora che Louis si facesse vivo. Nel frattempo mi guardavo attorno e osservavo il bellissimo spettacolo che mi si presentava davanti agli occhi: quella piazza completamente illuminata da luci natalizie le conferivano un qualcosa di magico e unico nel suo genere; tutta la gente che vi ci camminava serena mi conferiva lo spirito natalizio che in tutta la mia vita mi era venuto a mancare. Avevo sempre odiato il Natale, fin da piccola, non avevo mai amato quella festività e forse mai l'avrei amata. Le persone dicono che “A Natale si è tutti più buoni”, ma io non ci avevo mai trovato nulla di vero in quell'affermazione. Forse perché dovrebbe essere una festa che riunisce la famiglia, ma per me non era mai stato in quel modo. Mio fratello diceva che quest'anno i nostri genitori ci sarebbero stati e che lo avrebbero festeggiato con noi, anche se ero piuttosto scettica nel crederci.

Ehi, bellissima, sei qui da sola?” mi rivolse la parola un ragazzo. Inizialmente pensai che fosse Louis, ma la sua voce era completamente diversa. Appena realizzai che quello che mi stava parlando era uno sconosciuto mi girai impaurita verso di lui e la sua aria era tutto tranne che rassicurante.

Chi cazzo sei? Non ti conosco, vattene” ebbi io la sfrontatezza di rispondergli. Probabilmente queste parole non gli avevano fatto di certo piacere, ma non doveva azzardarsi a darmi fastidio. Dal suo aspetto fisico possente sembrava avere circa una ventina d'anni.
Facile prendersela con persone più piccole, soprattutto se sono donne.

Oh, ribelle la ragazzina...” disse con tono malizioso il ragazzo avvicinando il suo schifoso corpo al mio.

“S-stammi lontano, stronzo!” gli urlai io dandogli una spinta per allontanarlo da me. Avevo come al solito reagito d'impulso senza pensare alle conseguenze, ma dovevo farmi rispettare.
Purtroppo, la sua reazione fu qualcosa che mi sarei dovuta aspettare. La sua faccia assunse un'espressione arrabbiata ma allo stesso tempo divertita. La paura incominciava a impossessarsi di me. Senza pensarci un attimo il ragazzo afferrò con forza il mio braccio e mi avvicinò a lui per poi stringermi sui fianchi.

“Modera i termini, ragazzina... Non scherzare con il fuoco” mi sussurrò lui all'orecchio mentre aumentava la presa e la vicinanza tra noi due. Io non riuscivo più a muovere un muscolo e mi chiedevo perché cazzo Louis non arrivava. Alcune lacrime incominciavano a scendere sul mio viso, ma non potevo farmi vedere così impaurita, era quello che lui voleva.

Tranquilla, non voglio farti del male... Se vieni con me ci possiamo divertire un po'...” diceva ovviamente intendendo troppi doppi sensi. Perché proprio io dovevo ritrovarmi con uno stupratore? La mia perenne sfiga mi perseguitava, era ovvio. Io continuavo a piangere e lo pregavo di lasciarmi stare, ma era ovviamente tutto inutile.

M-mi hai per caso presa per una troia?” gli dissi tra le lacrime e stufa di quella situazione che sembrava più che altro un incubo. Non avrei dovuto fargli quella domanda, ma dovevo in qualche modo difendermi.

Ahah sei sexy quando ti arrabbi.. E comunque, si, sei la mia puttanella” rispose lui senza veramente alcun pudore. Io alla sua risposta strabuzzai gli occhi. Non poteva aver veramente detto quello. Io non ero la puttana di nessuno.
Incazzata gli diedi uno schiaffo il più forte possibile. Per un secondo lui lasciò la presa per mettersi la mano sul viso, dandomi modo di provare a scappare, ma lui fu più veloce e mi riprese tra le sue grinfie. Cercai di dimenarmi per fargli capire che doveva smetterla e doveva lasciarmi in pace, ma non ottenei altro che la sua impassibile resistenza.

Non azzardarti più a darmi uno schiaffo, perché se mi ci metto io a schiaffeggiarti ti potresti ritrovare morta...” disse con tono perfido ma comunque con una vena di malizia, e portando una delle sue mani sul mio sedere. Sobbalzai cercando di scansargli le mani. Le sue parole mi fecero tornare in mente un po' quelle di mio zio quando aveva cercato di uccidermi. Questo mi fece paralizzare dalla paura ancora di più e non riuscivo a smettere di tremare. Improvvisamente sentii le mani del ragazzo spostarsi dal sedere verso la coscia e il mio pianto supplicante era sempre più forte. Lo imploravo di smetterla e di andarsene , ovviamente senza risultati. Fino a che una voce, la mia salvezza in quel momento, interruppe finalmente ogni cosa.

“Brutto bastardo! Lascia in pace la MIA ragazza!” questa frase fu subito accompagnata da un pugno al viso del ragazzo che si allontanò da me cadendo a terra. Io mi girai di scatto verso il mio salvatore e non potei fare a meno che buttargli le braccia attorno collo e stringerlo forte. Louis era finalmente arrivato.
Il ragazzo si rialzò e con un sorrisino disse: “Scusa caro, ma io e la tua ragazza ci stavamo divertendo un po'...”

Quella frase non fece altro che far incazzare ancora di più Louis che invece che abbracciarmi si dimenava come a volerlo picchiare. Io continuavo a tenermi stretta a lui non solo perché mi sentivo più protetta, ma anche per evitare che scoppiasse una rissa.

Non ti azzardare più a toccarla! Le persone come te fanno solo schifo! Vai a fare questi giochetti con le puttane di strada, non con lei, chiaro?!” gli rispose Louis sull'orlo di picchiarlo a sangue.

Lou... lascialo stare. Andiamocene via, per favore...” lo implorai io che non ne potevo più di quell'orribile situazione. Asciugandomi le lacrime lo afferrai per un braccio e iniziai a trascinarlo via prima che uno dei due potesse dire qualcos'altro. A passo svelto ci allontanammo il più possibile da quel ragazzo e Louis, come a fare protettivo, mi prese per un fianco e rallentando un po' il passo continuammo a camminare in quel modo. Finalmente, con lui accanto, mi sentivo protetta. La sensazione che provavo a stare con quel ragazzo era veramente orribile.

Sam, sicura di star bene? Dio, giuro che lo avrei ammazzato. Se solo ti avesse...” sputò con rabbia.

Louis, non dirlo nemmeno per sogno. Sapevo che saresti arrivato. Ora, però, basta pensarci. E' stato orrendo, voglio solo dimenticarmene, ok? Invece godiamoci questa serata, dopotutto è il tuo compleanno.” gli dissi volendo che dimenticasse quello che era successo prima. Non volevo che il giorno in cui compiva gli anni fosse rovinato solo a causa di quello. Lui inizialmente rimase un po' scettico, ma poi mi rivolse un sorriso e mi lasciò un lieve bacio sulle labbra. Rimasi un po' spiazzata da quel gesto ma lo ricambia con un timido sorriso. Senza dire nulla continuammo a camminare sotto le luci natalizie che conferivano al tutto un'aria un po' romantica. Mentre ero tutta presa ad ammirare quello che mi circondava sentì la mano di Louis afferrare la mia. Inizialmente ebbi l'istinto di tirarla via, ma subito decisi di ricambiare il gesto.

Ti amo, tanto, troppo.” mi sussurrò all'orecchio. Le mie guance si tinsero di rosa e non potei fare a meno che sorridere alle sue parole. Non feci in tempo a rispondere che qualche fiocco di neve incominciò a scendere sulle nostre teste. Entrambi alzammo gli occhi al cielo e in pochissimi secondi la neve cominciò a scendere più che abbondante. Louis prese la mano che mi stava stringendo e la voltò verso il palmo come a volermi far prendere un fiocco di neve. Quando uno di questi vi si poggiò sopra lui la chiuse in un pugno e vi ci mise sopra la sua.

Non credi che nella neve ci sia qualcosa di magico?” mi chiese rimanendo in quella posizione. Ero imbarazzata da morire e non stavo capendo praticamente nulla di quello che stava succedendo, ma i suoi gesti e le sue parole erano adorabili.

Non so... Ho sempre odiato la neve, forse perché mi fa pensare alle feste natalizie...” risposi più che sincera. Si, la trovavo una cosa affascinante, ma non l'adoravo. Consideravo la neve una cosa inutile. Probabilmente perché quando ero bambina nessuno mi aveva mai portata a giocarci: non avevo mai fatto in vita mia un pupazzo di neve o semplicemente a pallate. Questo perché, quando i miei genitori non c'erano, io e mio fratello stavamo con nostra nonna che ci faceva sempre stare rinchiusi in casa a studiare o ad aiutarla mentre tutti gli altri bambini andavano fuori a giocare.
Louis rimase un po' spiazzato dalle mie parole, ma continuò il suo discorso: “Io invece la trovo un qualcosa di particolare e fascinoso... Forse perché nei momenti come questi ti fa sentire come in un film. O forse perché trovo semplicemente romantico baciarsi sotto la neve” e dopo aver fatto un risolino mi fece girare verso di lui e mi strinse al suo petto. Fui costretta dal suo sguardo e i suoi occhi mi ghiacciarono come già precedentemente era successo. I miei occhi verdi erano completamente fissi su quelli ghiaccio di Louis e quello era uno degli sguardi più intensi che avessi mai visto. In quel momento mi dimenticai di ogni singola cosa, perfino di come si facesse a parlare. Quando ad un tratto le sue labbra premettero sulle mie. Quello fu il bacio più pieno d'amore che Louis mi avesse mai dato. Mille brividi percossero il mio corpo e una sensazione tipo elettricità attraversò ogni singola mia cellula. Fu uno di quei baci che blocca il tempo e che sembra durare all'infinito.
Quando le sue labbra si allontanarono il suo respiro raffreddato dalla bassa temperatura arrivava a sbuffi sul mio viso. Era la situazione più romantica che avessi mai vissuto con lui. Nessuno dei due diceva nulla. Lui puntava il suo sguardo verso di me. Io invece lo tenevo verso terra. Presa dall'imbarazzo mi mordevo il labbro inferiore. Lui mi osservava divertito. La neve continuava a scendere sopra le nostre teste. Il mio cuore batteva all'impazzata, o si era semplicemente fermato, non riuscivo a rendermene conto. Con un sorriso a mille denti Lou intrecciò la sua mano con la mia e riprendemmo la nostra passeggiata. Sinceramente non avevo la più pallida idea di dove stessimo andando, ma ero certa che Louis non ci stava facendo girare a vuoto.

 

* * *

 

Eccoci, dopo questa lunga camminata siamo arrivati!” esclamò dopo circa venti minuti di camminata sotto la neve.

Stai scherzando, vero?” gli chiesi io sbalordita da dove mi aveva portata. Non so perché ma era veramente l'unico posto dove non mi sarei mai aspettata di andare. M'immaginavo un ristorante o qualche pub, e invece no.

Dai, non mi dire che non trovi fantastica questa pista di pattinaggio!” ribattè lui più entusisasta che mai.
Una pista di pattinaggio. Faceva sul serio? In tutta la mia vita avevo pattinato solo una volta e il risultato fu cadere e battere le ginocchia. Insomma, in queste cose ero praticamente impedita. Solo un tipo come lui avrebbe potuto pensare ad un'uscita del genere. Non potevo negare che il posto era incantevole, ma il pattinaggio non m'ispirava granché,
Louis mi spiegò che ci trovavamo alla pista più famosa di questa parte di Londra, chiamata Strand, la Somerset House Ice Rink. Come l'intera città anche questa era copletamente ricoperta da luci e addobbi natalizi bianchi, blu e argento. Al centro di tutto vi era la fatidica pista di ghiaccio, sulla quale bambini, ragazzi, adulti e anziani pattinavano sereni godendosi l'atmosfera della vigilia di Natale.

Louis, è veramente tutto bellissimo ma... Io non so pattinare!” risposi “Non preoccuparti per me: vai pure a pattinare, io ti aspetto qui...” continuai invitandolo ad andare a mettersi i pattini ai piedi. Io non avrei pattinato per nessuna ragione al mondo, ma non per questo potevo impedire a Louis di divertirsi, volevo solo che passasse un bella vigilia e un bel compleanno.

No, io da solo non vado a pattinare. Tu ora senza fare storie ti metterai ai piedi quei pattini ed entrerai in quella pista. Dai, vedrai che ti divertirai. Non ti farai male, ci sono io.” si oppose lui mettendosi in fronte a me e rivolgendomi un dolce sorriso. Mi guardava con sguardo supplicante, io tenevo il mio verso il basso. Non avrei ceduto così facilmente.

Dai, ti scongiuro...” continuò supplicandomi e afferandomi per i fianchi avvicinandomi a lui “Giuro che non ti chiederò mai più di pattinare, ma fallo almeno per oggi che è il mio compleanno...”

Cercavo di non ascoltarlo e d'ignorare le sue parole, ma quando le persone cercavano di persuadermi con una vena di dolcezza nella voce per me era quasi impossibile opporre resistenza. Probabilmente mi sarei pentita subito della mia risposta, ma evidentemente non avevo alcuna via di scampo.

Eh va bene... Ma se provi solo a lasciarmi ed io vado a finire per terra, giuro che non ti parlo più!” acconsentii io ancora titubante ma anche un po' con tono di sfida. Lui fece un'espressione divertita, mi prese per mano e incominciò a trascinarmi verso il bancone dove ti davano i pattini. Lì una signora ci chiese il nostro numero di scarpe e ce ne diede un paio che potevano andar bene con la misura dei nostri piedi. Dopo averla ringraziata ci andammo a sedere su una delle panchine a bordo pista al fine di mettere quegli scomodi trespoli. Louis fece praticamente subito, io non sapevo dove mettere le mani. Idea peggiore non poteva avere. Non so mettermi un paio di pattini, figuriamoci a starci sopra.
Lui, vedendomi in difficoltà, non potè far altro che farsi scappare una risatina.

Invece di ridere, aiutami un po'!” lo rimproverai io ironicamente e fulimandolo con lo sguardo. Continuando a ridersela sotto i baffi si alzò in piedi e si accovacciò davanti a me sorridendomi. Incominciavo ad amare quel fottutissimo sorriso.
Con fare delicato Louis mi mise quelle trappole ai piedi e subito dopo si rialzò porgendomi la mano per aiutarmi ad alzarmi e farmi abituare a stare sui pattini. Subito mi chiesi come facesse lui a stare così in equilibrio. Probabilmente era frutto di molti anni di pattinaggio, magari era fin da quando era piccolo che era abituato a pattinare.
Titubante gli afferrai la mano e lui, aiutandomi tirandomi verso di lui, mi fece ritrovare finalmente in piedi. Era una sensazione stranissima, ma dovevo ammettere che era una cosa veramente fighissima. Ora che ero riuscita ad alzarmi mi sentivo realizzata e senza che me ne resi conto un sorriso apparve sul mio viso. Peccato che molto probabilmente appena avrei mosso un piede sarei sicuramente scivolata giù come una pera cotta, ma intanto già avevo fatto un bel passo avanti.
Non facevo altro che osservare i miei piedi sopra quella pista di ghiaccio mentre un sorriso ebete contornava imperterrito la mia faccia. Sembravo una bambina con dello zucchero filato.

Sei bellissima quando sorridi” se ne uscì poi Louis con una voce dolce. Quelle parole mi fecero letteralmente sciogliere e le mie guance si tinsero per la millesima volta di rosa; allo stesso tempo mi resi conto che quella era l'affermazione meno veritiera che io avessi mai sentito. Non ero bella, tanto meno quando sorridevo.
Come la maggior parte della volte il mio sguardo era puntato verso il basso e non avevo alcuna intenzione di alzarlo; così Louis mi prese con le sue dita affusolate il mento alzandomi poi la testa. I miei occhi verdi si incontrarono con i suoi per la millesima volta, e anche in quel momento furono scariche elettriche.

Devi credere alle mie parole, sei bellissima sempre e comunque” riafffermò lui inchiodandomi con lo sguardo. Io diventai ancora più rossa di prima. Lui se ne accorse, così mi accarezzò con il dorso della mano la guancia e sfoggiò un altro dei suoi sorrisi divertiti.

Dai, ci buttiamo in pista?” disse poi lui interrompendo quel momento terribilmente imbarazzante. Io feci cenno di si con la testa e, senza sapere come muovermi su quei trampoli, provai a fare un passo. Questo mi fece perdere inevitabilmente l'equilibrio. Scivolando andai addosso a Louis che però, avendo i riflessi pronti, mi riprese evitando che entrambi cadessimo sulla pista. Mi ritrovai praticamente appoggiata al suo petto, stretta tra le sue braccia in una specie d'abbraccio. Un'altra onda d'imbarazzo invase il mio viso. Era possibile che fossi così tanto imbranata? A Louis non era di certo dispiaciuto ritrovarsi in quel modo. Lo sentivo ridacchiare mentre il suo respiro freddo arrivava sopra la mia testa.

Ti faccio così tanto ridere?” gli chiedi in tono ironico. Lui scosse la testa in risposta e mi diede un dolce bacio sulla fronte.

No, sei solo buffa. Che ne dici se proviamo a muoverci sulla pista senza cadere?” rispose lui altrettanto ironico mentre se la rideva ancora. Almeno si stava divertendo, per una volta la mia goffaggine serviva a qualcosa.
Non potei trattenermi da una risatina e annuendo con la testa mi allontanai un po' da lui, anche se continuo ad aggrapparmi al suo giacchetto per evitare di cadere. Piano piano Louis mi afferrò per un fianco e si mise accanto a me, ma nonostante questo ancora non avevo lasciato la presa dal suo indumento, fino a che lui non mi assicurò che non mi avrebbe lasciata e che con lui vicino non sarei caduta. Con cautela ci avvicinammo al bordo della pista e, dopo aver rischiato di scivolare più volte, mi ci aggrappai con una mano. Ora mi trovavo con Louis da una parte e il bordo da un'altra. Si sperava che in questo modo fossi al sicuro dal cadere. Pattinare in questo modo era decisamente meglio, alquanto lo trovavo decisamente molto più semplice. Dopo circa dieci minuti incominciai a prendere confindenza con i pattini e mi sentivo come realizzata.

Lou, scusa se non ti stai divertendo... Magari preferivi pattinare nel mezzo della pista e non star qui a farmi da maestro...” gli dissi mortificata nonostante i miseri progressi che piano piano stavo facendo.

Stai scherzando? Tu non mi annoi mai... E poi non potrei desiderare altro che stare affianco a te. Tra l'altro è piuttosto divertente fare da maestro alla mia piccola imbranata” rispose lui con dolcezza ma anche con ironicità. Io alla sua ultima affermazione feci una faccia sbalordita e allo stesso tempo divertita, per poi dargli una giocosa pacca sulla spalla. Lui, in risposta al mio gesto, mi fulminò con lo sguardo come per dirmi di aspettarmi una vendetta. Io non facevo altro che ridacchiare, mentre lui continuava a guardarmi come se mi dovesse mettere in guardia. Gli feci la linguaccia e in meno di un secondo ritrovai Louis che mi tirava per un braccio. Cacciai un urlo di sorpresa e la mia risata si faceva sempre più forte. Subito cercai di opporre resistenza alla sua presa continuando ad aggrapparmi al bordo della pista. Lui non rinunciò e, ridendo, continuò a tirarmi per il braccio. Dopo qualche secondo la mia mano scivolò via dal mio appoggio e fui invetabilmente tirata via da Louis che, non aspettandosi un cedimento della mia presa, perse l'equilibrio cadendo sulla pista di ghiaccio. Di conseguenza, dopo pochissimi secondi, anche io fui costretta dalla sua presa a cadere accanto a lui. Entrambi fortunatamente non ci facemmo troppo male e incominciammo a ridere come due cretini mentre la neve cadeva sopra di noi.
Lo sapevo che in un modo o nell'altro sarei caduta.

 

* * *

 

Non potevo negare che quella era stata una delle serate e vigilie di Natale più belle di tutta la mia vita. Nonostante fosse stata una giornata incominciata male litigando con Zayn – fatto per il quale ancora comunque soffrivo – e continuanata con uno che aveva cercato quasi di stuprarmi, ero comunque riuscita a divertirmi, a ridere e a regalare a Louis un compleanno piacevole. Ero rilassata, ero riuscita a togliermi per qualche ora dalla testa tutti i casini e i problemi che mi ero andata a creare in quell'ultimo periodo. Ogni santa volta che mi trovavo con Zayn o Louis mi sembrava di essere in paradiso, di non riuscire a pensare ad altro, ma quando mi ritrovavo da sola non potevo far altro che pensare allo stupido errore che avevo fatto. Quella sera era però diverso, forse perché avevo litigato con Zayn e non sapevo come si sarebbero svolte le cose tra noi, se avremmo fatto pace o meno.

“Grazie, Sam” disse improvvisamente Louis quando fummo alla fermata del taxi interrompendo i miei pensieri. Quelle parole mi lasciarono leggermente interdetta. Non capivo il perché l'avessse pronunciate, non doveva ringrazirmi assolutamente di nulla.

Ehm... Non capisco” risposi io tituabante e confusa.

Grazie di questa serata, grazie di aver reso il mio compleanno e la mia vigilia di Natale fantastica, grazie di esistere, grazie di tutto” si pronunciò lui mentre guardava verso il cielo nuvoloso che aveva smesso da poco di far cadere la neve.
Non mi meritavo tutti quei grazie perché non ero speciale, non ero una bella persona, tutti i miei errori mi rendevano una persona a mio parere inutile e senza senso. Non mi meritavo tutte le persone che mi stavano accanto.

I-io... Louis, non sono la così bella persona che credi...” gli dissi balbettando e quasi in un sussurro. Non avevo il coraggio di dirgli ogni cosa, non nel giorno del suo compleanno. ,a doveva rendersi conto che non ero perfetta, non doveva illudersi, lo dicevo per il suo bene.

Oh, non dire cazzate! Tu sei molto di più di una bella persona. Proprio perché non sei perfetta sei speciale” ribattè lui sicuro di ciò che diceva. Quelle parole mi fecero sentire tremendamente male e una specie di sbuffo uscì dalla mia bocca: non doveva pensare questo di me, le persone possono deludere. Lui non volle sentire ragione e in una frazione di secondo mi ritrovai faccia a faccia con lui. Ovviamente non passarono molti secondi prima che incominciasse a baciarmi, ma questa volta fu un bacio diverso da tutti quelli mi aveva dato. Questo era un bacio pieno di passione e di desiderio. Riuscivo a sentire il sapore dolce delle sue labbra che assomigliava tanto a quello della menta. Le sensazioni che in quel momento mi attraversavano erano più che strane, non riuscivo nemmeno io a capire come mi sentissi, probabilmente tutte le sinapsi dei miei neuroni non connettevano più di tanto. Dopo non so nemmeno io quanto tempo, il suono di un clacson ci fece sobbalzare e interrompere quello “strano” bacio. Il taxi era arrivato e mi stava aspettando. Entrambi fummo presi da un'onda d'imbarazzo e scoppiamo a ridere istericamente. Con gli occhi e la bocca gli mimai un “ciao” e corsi dentro il taxi pronta per tornare a casa da mio fratello.

 

* * *

 

Erano esattamente le undici e mezzo di sera e la vigilia di Natale stava per giungere al suo termine. Con molta cautela entrai in casa che era completamente buia. Accesi la luce dell'ingesso e, per non fare troppo rumore, mi tolsi le scarpe e con passo felpato mi diressi in camera mia. Una volta nella stanza accesi la luce della lampadina e vidi mio fratello che dormiva beato nel suo letto, assomigliava tanto a un panda coccoloso. Cercando di fare il più piano possibile mi lavai e mi misi il pigiama per prepararmi ad andare a dormire dopo quella strana giornata. Quando ebbi finito mi misi sotto il caldo piumone del mio letto e spensi la luce per provare ad addormentarmi. Non passò nemmeno un minuto che il mio cellulare emise una vibrazione facendo illuminare il suo schermo. Mi chiesi veramente chi rompeva le palle a quell'ora, quando realizzai che molto probabilmente il mittente di quel messaggio fosse Louis.

- 00.00 25/12/2013.
Ehi piccola, so che abbiamo avuto una discussione e in questa entrambi avevamo le nostri ragioni e i nostri torti. Non ce la faccio ad essere arrabbiato con te. Ti amo. Buon Natale.
Zayn. xx -


Non era Louis il mittente, ma Zayn. Non mi sarei mai aspettata un suo SMS di questo genere, ma questo confermava il fatto che la sua dolcezza non si smentiva mai. A dir la verità nemmeno io riuscivo ad essere arrabbiata con lui, dopotutto è normale che a volte si discuta.

-Buon Natale anche a te. Ti amo.
Sam. xx -

 

 

Angolo autrice: *resuscita dopo 184738924 anni* lol ahahah ciao a tuttiiii! Ok, non mi sembra ancora il vero di essere finalmente riuscita a finire questo capitolo e aggiornare... Immagino che ormai non la seguirete più perché è da tanto che non aggiornavo, ma ho avuto veramente tantissimo da fare con la scuola e il tempo è sempre molto poco. Quindi vi devo chiedere un enorme SCUSA! Scusate, sul serio... comunque spero che questo capitolo che si addice molto a questo periodo di feste natalizie vi sia piaciuto... Mi impegnerò cercando di aggiornare al più presto con il prossimo capitolo e visto che non ho appunto molto tempo, i prossimi saranno un po' più corti degli altri per cercare di mettere i capitoli al più presto possibile.
Grazie a tutti quelli che leggeranno e recensiranno :)
Baciiiii <3

xoxo

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: AryDirectioner4Ever