Capitolo 1
Gli scampoli della battaglia
Aveva
bisogno di riposare, ma nella sua mente si affollavano troppi pensieri.
Scese
nei sotterranei dove una volta aveva preso lezioni di Occlumanzia
da Piton. Entrò nell’ufficio del professore di pozioni. Lumacorno
lo aveva reso più confortevole, tuttavia gli appariva ancora freddo ed umido.
Si recò alla vetrinetta in fondo alla stanza e prelevò un boccettino.
Si voltò di scatto quasi percependo lo sguardo indagatore di Piton alle sue
spalle, per un istante desiderò incontrarlo per poterlo ringraziare.
Bevve
poche gocce di quel liquido non appena giunto nel suo dormitorio, sul suo
vecchio letto, lo stesso in cui aveva dormito per sei anni. Cadde in un sonno
ristoratore e senza sogni che già una volta quella pozione gli aveva garantito.
Si
svegliò nel tardo pomeriggio, aveva dormito più di quanto avesse voluto,
sarebbe passato a salutare gli altri e
poi si sarebbe recato dalla madre di Tonks. Aveva
deciso di cominciare da lì per costruire il proprio futuro.
Scese
nella sala comune e vi trovò alcuni membri dell’Ordine che stavano discutendo
del lavoro da svolgere al ministero. In un angolo, solo, sedeva Gorge, lo
sguardo vuoto, pietrificato, gli occhi privi di lacrime, si avvicinò e gli
toccò una spalla, nessuna reazione.
Si sedette accanto a lui e
si rese conto di non avere nulla da dire. Stettero lì, in silenzio per un tempo
interminabile poi Harry gli disse:- Ora basta, è inutile che ti incolpi per
essere sopravvissuto, Fred ti prenderebbe a calci nei denti se ti vedesse
ridotto in questo stato.
Gorge
sollevò lo sguardo, sentire il nome del fratello lo aveva scosso, come percorso
da un brivido: -Sta zitto, tu non puoi capire- sibilò
-
Hai ragione, io non posso capire, non ho più i miei genitori, non ho più un
padrino, non ho nessuno a parte me stesso ed i miei amici – Rispose in tono
asciutto.
Gorge
si riscosse:- Scusami, non volevo…
-
Non mi servono le tue scuse, volevo bene a tuo fratello quanto ne voglio a te e
sai anche tu che se ti vedesse così ti strangolerebbe con le sue mani. Ora ho
bisogno che qualcuno mi accompagni in un posto e penso che tu sia l’unico che
possa farlo.
Gorge
lo guardò attentamente.
-
Credo che tu sappia che io sono il padrino di Teddy Lupin-
riprese Harry – ed intendo occuparmi di lui il meglio possibile, ma non posso
piombare a casa di una povera vedova che ha appena perso la sua unica figlia da
solo e di punto in bianco.
George
annuì. – Se sei d’accordo partiamo fra una mezz’ora, il tempo di avvertire Ron
ed Hermione, nel frattempo tu va da tua madre, dille dove andiamo e di non
preoccuparsi per noi.
George
si alzò come un automa e si recò verso la cripta dove avevano deposto il corpo
del suo gemello insieme a quelli di tutti coloro che erano caduti nella
battaglia finale. Sua madre era lì , era stata lì tutto il giorno a vegliare
sul suo ragazzo, a dirgli addio, sperando di sentirgli fare una battuta da un
momento all’altro, come se quello non fosse altro che un macabro scherzo.
Harry
uscì dall’edificio, non ne aveva la certezza, ma intuiva che Ron ed Hermione
erano insieme, da qualche parte, nel parco. Li trovò seduti sotto un grande
albero lo stesso sotto al quale negli anni passati si erano trovati spesso
cercando di tenere il passo di Hermione durante i massacranti ripassi pre-esame.
Per
una volta non battibeccavano, anzi a qualche passo di distanza sembravano il
ritratto della pace: Hermione con la schiena appoggiata al tronco dell’albero
accarezzava distrattamente i capelli di Ron che aveva la testa appoggiata sulle
sue gambe.
Avvicinandosi
vide che avevano entrambi gli occhi chiusi e notò che le guance di Ron erano ancora
rigate di lacrime. Poggiò una mano sulla spalla di Hermione che aprì gli occhi.
– Non svegliarlo, per favore, è distrutto, si è appena addormentato e credo che
abbia pianto tutte le sue lacrime.
Harry
lo guardò, così abbandonato e fu attraversato da un moto di tenerezza. Sembrava
così sereno, fra le braccia della sua Hermione.
-
Devo fare una cosa, ci rivediamo più tardi, prima che sia notte, comunque.
Hermione
sussultò e Ron si mosse appena nel sonno cercando la sua mano.
-
I Mangiamorte ed i suoi sostenitori ancora in libertà sono tantissimi, ci
vorranno settimane prima che le strade tornino ad essere sicure, non andartene
in giro da solo, potrebbe essere pericoloso. Gli sussurrò Hermione cercando di
non svegliare Ron.
-
Non sono solo –
rispose Harry – George verrà con me, ho paura che se non lo porto via di qui
ora diventi un catatonico cronico.
-
D’ accordo, vai,
ma siate prudenti, mi raccomando.
-
Non mi hai
nemmeno chiesto dove sto andando.
-
Stai andando
dall’unica persona che oggi ha perso più di tutti noi: Teddy.
Harry sorrise, sapeva che ci avrebbe pensato lei ad
avvertire Ron e Ginny.
Tornò alla sala grande, George stava in piedi
appoggiato ad una piglia con lo sguardo assorto, ma non più assente.
- Dobbiamo andare ad Hogsmade per smaterializzarci.
Disse a Harry.
Silenziosamente si diressero verso la statua della strega orba,
percorsero il cunicolo fino ad arrivare a Mielandia,
si smaterializzarono direttamente nella cantina poiché avrebbe destato qualche
sospetto veder uscire due individui da un negozio chiuso.
Si trovarono nel giardino della casa della signora Tonks.