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Autore: JD Jaden    18/12/2013    2 recensioni
Come è nata Panem? Lei lo sa. Lo ha imparato a scuola e ne ha sentito parlare dagli anziani del Distretto 12. Come si è passati dalla pace ai Giorni Bui? Beh lei li ha vissuti, anche se era piccola e ha cercato di rimuovere il trauma. Come è finita la guerra? Per lei con una perdita inaccettabile. E come si sono svolti i primi Hunger Games? Lei è stata il primo Tributo femmina del Distretto 12. Ed è stata la prima vincitrice. Nessuno meglio di lei può raccontare questa lunga, terribile storia...
Chi è lei? Jaden Cartwright, 17 anni, ragazza del Giacimento che cerca di tirare avanti in un mondo difficile e crudele. In questa brutta avventura cercherà di imparare come si fa a sopravvivere in mezzo alla morte, a non impazzire davanti a scelte impossibili, a ricominciare a vivere quando tutto sembra finito.
Ma capirà che niente è finito. Che è proprio quando sembra che la vita sia più bella, più semplice, che l'incubo ricomincia, più reale e temibile di prima.
Genere: Avventura, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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"Can you imagine a time when the truth ran free
A birth of a song, a death of a dream
Closer to the edge
This never ending story, hate 4 wheel driving fate
We all fall short of glory, lost in ourself"

(Closer to the edge - 30 Seconds To Mars)


 

La mia casa si trova nel Giacimento. Qui la vita è sempre stata molto dura, ma dopo i Giorni Bui, se possibile, è anche peggiorata.
Tutte le mattine, all'alba, i minatori si dirigono silenziosi e curvi al turno del mattino. Anche mio padre era fra loro, prima della guerra. Mia madre invece faceva la sarta a pagamento e la guaritrice gratuitamente. Adesso però non ci basta più, senza lo stipendio di papà, e allora fa di tutto: il bucato, le pulizie, i lavori di casa, per le famiglie di commercianti e per il sindaco. Lavora quasi giorno e notte. Io, Thomas e Jenny andiamo a scuola, ma quando torniamo a casa aiutiamo la mamma, oppure andiamo in giro per il Prato, lo squallido campo che separa il Giacimento dal filo spinato, a cercare erbe commestibili per la cena. Siamo fortunati perché mamma ne conosce tantissime e ce le ha mostrate fin da piccoli, perché imparassimo a non confonderci. A volte riusciamo anche a catturare qualche piccolo animaletto, come uno scoiattolo o un piccione, senza farci vedere perché è come cacciare ed è reato. Quei giorni a casa è come fosse festa! Da poco abbiamo anche una mucca da latte, che ho barattato al mercato per tre conigli e uno scoiattolo, che ho ucciso nel Prato. Quella è stata una trattativa difficile e pericolosa, ma ne è valsa la pena perché ora abbiamo latte e formaggio praticamente gratis! Quando mamma mette da parte abbastanza denaro mi manda a comprare il sapone, il materiale da cucito, un po' di pane e ciò che in casa è sul punto di finire. Tutto ciò si trova alla piazza del mercato, quella parte del distretto dove vivono i commercianti, sopra alle loro botteghe, e dove si trova anche il Palazzo di Giustizia. La piazza e il posto più allegro del Distretto 12, soprattutto quando c'è il mercato.
Non abbiamo molto di cui vivere, ma abbiamo imparato ad arrangiarci con quello che abbiamo. E ce la caviamo piuttosto bene, anche se devo dire di non essere mai più stata davvero sazia, dopo la morte di papà. La fame è la compagna di tutti gli abitanti del Giacimento. Anzi di tutto il Distretto 12, perché a onor del vero, a parte il sindaco e poche altre famiglie, anche i commercianti sono poveri.

Oggi è domenica. I minatori possono dormire qualche ora in più, mentre i commercianti devono svegliarsi prima dell'alba per preparare il loro banco al mercato. Anche noi ragazzini possiamo dormire un po' di più, ma non lo facciamo. Non nella mia famiglia comunque. E soprattutto non oggi. Perché oggi c'è il mercato e so che la mamma ha risparmiato molto ultimamente e di sicuro ci manderà a fare compere. Sono circa le 6 quando mi sveglio di colpo, sopraffatta da un incubo terribile: mio padre che mi sorride, che bruscamente si fa serio, che solleva una pistola e la punta alla sua tempia. La sua testa che esplode... vorrei urlare, ma non ho più fiato nei polmoni. Sto soffocando. Apro gli occhi appena in tempo. Sono convinta che sarei morta se non fossi riuscita a svegliarmi. Mi guardo attorno. Thomas e Jenny dormono ancora. Li sveglio dolcemente. Jenny fa un po' di capricci, ma Thomas la rimprovera, con aria seria e lei si alza ubbidiente. Mi viene da sorridere per la loro severità e serietà... ma a volte dimentico che hanno solo 13 e 10 anni, che dovrebbero giocare, non pensare a come sfamarsi, che la domenica dovrebbero poter dormire fino a tardi... Si è costretti a crescere troppo presto nel Distretto 12!
Andiamo in cucina e vediamo la mamma già china sul tavolo da lavoro. Vicino a lei una pila vertiginosa di abiti da cucire, rattoppare, rivoltare e una altrettanto alta di divise da lavare. Nonostante la mole di lavoro si ferma, ci sorride e ci aiuta a mettere insieme una misera colazione a base di tè alla menta e avanzi di stufato di scoiattolo. Poi, mentre Thomas e Jenny sparecchiano e risistemano, lei mi da un po' di denaro e mi elenca le cose che devo comprare. La salutiamo e ci incamminiamo verso la piazza. Decine di banchetti colorati coperti di merci, uomini e donne che gridano per attirare l'attenzione sui propri prodotti, altri che trattano sui prezzi e propongono baratti. Un caotico mescolarsi di voci e colori che mette subito allegria.
La prima tappa è la bancarella dei tessuti. Oltre a decine di tipi di tessuto diversi, in vari colori, vende anche bottoni, fili da cucito, aghi e nastri. Jenny rimane sempre affascinata dai nastrini per capelli, ma sa che non possiamo permetterceli, perché sono vezzi inutili. L'unica cosa che abbiamo il permesso di comprare è una spessa stoffa grigia che mamma usa per rattoppare le divise dei minatori, ma lascio alla mia sorellina il tempo di fantasticare un po' su alcuni di quegli sciocchi ornamenti per capelli. Poi ci spostiamo alla bancarella della pasticceria. Non certo per comprare torte e biscotti, ma perché vende anche olio, cereali e pagnotte. Mentre Thomas mi aiuta con i sacchi di viveri, Jenny si incanta di fronte ai mille colori di caramelle e lecca lecca della bancarella di fronte. Dobbiamo passare ancora dal droghiere per il sapone e la cera (se siamo fortunati abbiamo la luce per un paio d'ore la sera per cui ci facciamo le candele, riciclando gli stoppini finché non diventano inutilizzabili) e dalla farmacia per le bende e lo sciroppo per dormire, che sono finiti.
«Jenny dobbiamo proprio andare, coraggio, lascia perdere le caramelle.» le dico, tristemente.
«Jaden mi compri un lecca lecca?» è una frase ingenua, da bambina, perché lei è ancora piccola.
«No tesoro, abbiamo i soldi giusti per le scorte che ci ha chiesto mamma...» mi sento triste, arrabbiata, impotente.
La donnona bionda e riccia con enormi occhi blu dietro al banchetto ci si avvicina.
«Se non potete comprare levatevi dai piedi! State coprendo la visuale ai clienti paganti!»
«Mi scusi! Ce ne andiamo subito. Vieni Jenny, forse c'è ancora un po' di miele a casa, se fai la brava stasera te ne sciolgo un po' nel latte...» Dico stizzita. Vorrei picchiarla! Non ha il diritto di trattarci così solo perché non possiamo permetterci le sue stupide caramelle... ma la prospettiva di una tazza di latte e miele basta a convincere la mia sorellina ad andare.
Facciamo qualche passo verso la bancarella del droghiere, quando un ragazzino che avrà su per giù la mia età, sbuca da dietro la tenda della bancarella delle caramelle e mi fa cenno di avvicinarmi. Ha i capelli mossi e biondi e gli occhi blu. Lo riconosco: è il figlio della donnona che ci ha appena cacciati in malo modo. Viene a scuola con me, si chiama Andrew Donner e so che ha un fratello dell'età di Jenny. Cosa diavolo vuole da me? Forse vuole prendermi in giro anche lui o farmi uno scherzo. Eppure la sua espressione è seria e tesa, ma anche dolce. Decido di fidarmi e dico a Thomas e Jenny di aspettarmi un secondo e vado a sentire cosa vuole.
«Che c'è?» sussurro quando sono a portata di orecchio, in modo che mi senta soltanto lui.
«Nulla, volevo solo darti questo.» mi allunga un sacchetto. Non capisco davvero cosa vuole fare.
«Cos'è?» gli chiedo titubante.
«Il lecca lecca per tua sorella, dai prendilo!» nel suo tono c'è una certa urgenza.
«Noi non accettiamo la carità.» Ma chi si crede di essere? Non facciamo così tanto pena da accettare una cosa simile.
«Ti prego accetta. Non ti voglio fare l'elemosina, voglio solo farti un regalo. Cioè, farlo a tua sorella...» un regalo? Non so se credergli, ma non ho il tempo di pensarci. In quel momento alle sue spalle compare la donna delle caramelle, sua madre.
«Cosa sta succedendo qui? Ancora tu?? Ti ho detto di stare alla larga dalla mia bancarella! Cosa stai facendo eh? Andrew tu centri qualcosa? Ti sta importunando, vero?»
«No mamma, stiamo solo parlando. Siamo compagni di scuola...» Lei sembra calmarsi, ma poi vede il sacchetto nelle mani del figlio e una scintilla di comprensione attraversa i suoi occhi.
«Ah sì? E cosa c'è nel sacchetto?» Andrew me lo lancia fra le mani e d'istinto lo afferro.
«Solo compiti di scuola mamma... Ciao Cartwright. A domani!» Mi sta congedando per salvarmi dalla sfuriata di sua madre. Probabilmente mi denuncerebbe per furto se scoprisse che nel sacchetto c'è uno dei suoi lecca-lecca, anche se non l'ho veramente rubato. Decido comunque di levarmi di torno alla svelta.
«Sì... a domani. Ciao Donner. E grazie. Per i compiti» ritiro il sacchetto nella tasca interna del giaccone, mi giro e corro verso i miei fratelli che hanno guardato la scena da lontano senza capire. Sento la signora Donner che ricomincia ad urlare.
Thomas cerca di farmi delle domande, ma le eludo e dico a lui e Jenny di aumentare il passo, con la scusa che è tardi.
Finiamo le commissioni e torniamo a casa. Prima di entrare però li fermo, tiro fuori il sacchetto con i lecca lecca e lo do a Thomas.
«Questo è un regalo. Dovete dividervelo e tenerlo nascosto dalla mamma! Non deve trovarlo ok? Si arrabbierebbe e farebbe domande alle quali non saprei come rispondere. Mi raccomando, fatelo durare, non litigate che ce n'è per entrambi e soprattutto tenetelo in un posto che conoscete soltanto voi, dove la mamma non va a guardare.» Sono stupiti e meravigliati, ma Thomas non è convinto.
«Dove l'hai preso? Te l'ha dato il ragazzo delle caramelle?»
«Sì. Solo un piccolo regalo... perché mi doveva un favore... l'ho aiutato in un compito in classe.» è una bugia e io odio mentire! Soprattutto ai miei fratelli, ma non posso dire loro la verità. Non so perché, ma l'idea che quel regalo sia stato disinteressato mi irrita. Sento di essere in debito con lui e la cosa non mi piace.
Rientriamo e consegniamo gli acquisti alla mamma, che nel frattempo ha finito di lavare la pila di divise che ora sono nel nostro minuscolo giardino sul retro ad asciugare su un lungo filo da bucato.
«Bravissimi ragazzi! Jaden, ti dispiace preparare qualcosa per pranzo? Io sono a pezzi...» si vede che è stanca. Le mani, arrossate e secche, le sanguinano all'altezza delle nocche, a causa del troppo tempo nell'acqua gelata. Ha due profondi segni scuri sotto gli occhi ed è più pallida del solito.
«Vai a riposare mamma, ci penso io. Jenny, Thomas, vi va di aiutarmi? Prepariamo la zuppa di cereali coi crostoni di pane che piacciono tanto alla mamma!» li faccio sorridere entrambi, perché a loro piace cucinare con me. Autentica felicità. Ecco cosa vedo nei loro occhi. E questo rende felice anche me. Anche la mamma sorride, ma stancamente e poi si chiude nella sua camera a riposare.
Quando è pronto la chiamo e mangiamo assieme la zuppa messa insieme con piccione avanzato e un po' di cereali cotti in abbondante acqua e erbe, immergendoci il pane vecchio tagliato a pezzettoni e cucinato in un po' d'olio. Thomas si offre volontario per lavare i piatti e io e Jenny aiutiamo la mamma a ritirare le provviste e i prodotti comprati stamattina.
Nel pomeriggio mamma dovrà finire di aggiustare abiti e io e i miei fratelli progettiamo di fabbricare un po' di candele con la cera nuova. Alle 2 in punto però, torna la corrente e la piccola televisione posata sul comò si accende all'improvviso mostrando una bizzarra giornalista di Capitol City. Dico bizzarra perché ha i capelli rosa acceso, le labbra colorate di rosso ed è vestita di quelle che sembrano piume multicolori. Quando parla lo fa con il tipico accento affettato che hanno quelli della capitale.
«Sono lieta di presentarvi un'edizione straordinaria del tg ufficiale di Panem. Abbiamo appena saputo la notizia e siamo tutti emozionatissimi! State per assistere ad una dichiarazione registrata dal presidente Snow in persona, che cambierà le nostre vite per sempre. Regia, fate partire il filmato!» Tutto in quella vocetta stridula è irritante, ma mai quanto l'immagine di Snow, che compare dopo il sigillo di Capitol City: un uomo piccolo, con i capelli bianchi, gli occhi da serpente e le labbra troppo piene, la pelle del viso tirata all'inverosimile. Forse ha fatto ricorso alla chirurgia estetica per migliorare il suo aspetto, ma o non ha funzionato o prima era davvero rivoltante. Però a disgustarmi non è solo il suo aspetto, bensì il fatto che ci abbia impoveriti fino alla fame e che siano state sue le idee di sterminare gli abitanti del Distretto 13 e di obbligare i Generali a suicidarsi. Per come la vedo io lui è l'assassino di mio padre e lo odio. Quando parla sento la rabbia prendere lentamente possesso di ogni fibra del mio corpo.
«Buongiorno abitanti di Panem, ma soprattutto abitanti dei distretti. Sono qui per leggervi il Trattato del Tradimento, l'elenco delle vostre nuove leggi, pensate per garantire la pace nel nostro bel paese e fare in modo che i Giorni Bui non si ripetano mai più.» Ecco che arriva la sua vendetta personale... Inizia a leggerci un lungo elenco di leggi, non molto diverse da quelle che avevamo già, solo che per la prima volta sono tutte riunite in un unica lista. Poi fa una pausa e io penso che abbia finalmente finito. E invece mi sbaglio...
«E in ultimo, per ricordare a tutti i Distretti che la ribellione è e sarà sempre un reato da punire severamente, sono lieto di informare gli abitanti di Capitol City che da quest'anno, tutti gli anni, si terrà un nuovo reality, che si chiamerà Hunger Games.» un reality? Che storia è questa? Non è una punizione... è solo un altro spettacolo inutile e sciocco per far divertire quei sempliciotti dei ricchi. Ma le spiegazioni non sono ancora finite.
«Vi starete chiedendo cosa centrano gli Hunger Games con la punizione per gli abitanti dei Distretti. Bene, lascio la parola al Capo degli Strateghi, l'ideatore delle regole del gioco, che vi spiegherà tutto per bene. Buon proseguimento miei cari, e possa la buona sorte essere sempre a vostro favore!». Sigillo di Capitol City, poi uno stacco. Lo schermo rimane nero per qualche secondo, dopo di che compare un uomo che riesco a descrivere solo col termine "rotondo": tutto di lui è comodamente inscrivibile in un cerchio, dal viso, alla pancia al resto del corpo. Ha perfino i singoli tratti del viso che sembrano cerchi! La sua voce è profonda, ma non manca del classico accento acuto e ridicolo. Va subito al sodo, senza tanti giri di parole.
Ed è così che si abbatte su di noi la disgrazia dei Giochi della Fame: poche parole e la promessa che nel corso della prima edizione avremmo capito al meglio le regole, dopo di che la televisione si spegne e la corrente viene di nuovo tolta...


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NOTE DI JD:

 

Secondo capitolo con la nuova grafica, ma non ancora betato! Non ho molto da dire, in realtà: solo state iniziando a conoscere la protagonista e la sua famiglia, potete vedere la foto dei fratelli nelle carte del banner. Inoltre anche il nuovo personaggio, Andrew, è visibile lassù, assieme al famoso lecca-lecca. Spero non vi abbia fatto venire troppa voglia di zuccheri a tradimento ;)  
E nulla, spero che la lettura non vi annoi troppo, lasciatemi un parere, se vi va (ne sarei estremamente felice!).
Pace, amore e palme nane a tutti voi,
JD

   
 
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