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Autore: DonnyBoy91    22/12/2013    1 recensioni
Louis Tomlinson ed Harry Styles: due ragazzi imprigionati dalla droga. Il loro incontro in comunità, voluto dal destino, dal fato, da ciò che regola le vite umane o semplicemente voluto dal caso, sarà un incontro fine a se stesso o farà unire i loro cammini una volta per tutte?
[Louis+Harry]
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo 1:
FUOCO D'ARTIFICIO*

 

Ad Harry sembrava che ormai la vita non fosse più la sua. Ogni decisione era sempre presa da qualcun'altro, ma mai da lui, non aveva mai deciso per la sua vita e neanche per quella di qualcun'altro. A malapena decideva cosa fare il sabato sera, cosa ci si poteva aspettare da uno come lui. Suo padre era uno di quelli, aveva sempre deciso ciò che era giusto o non giusto senza neanche considerare ciò che gli riguardasse, era ormai un burattino i cui fili ormai erano aggrovigliati in un nodo che mai e poi mai si sarebbe srotolato. Non sapeva esattamente cosa significasse vivere, non sapeva cosa significasse essere felici per una volta, una volta soltanto, almeno per davvero e non sotto l'effetto di droghe. Sua mamma, l'unica donna nel quale aveva riposto tutta la sua fiducia, aveva preso in mano la sua vita pensando a cosa fosse opportuno, proprio come l'uomo che alla prima occasione, con le mani legate, li aveva abbandonati.

"L'ho fatto per te". Aveva sentito quella frase ben troppe volte e non aveva mai trovato il bene e il giusto in quelle azioni. E anche adesso che si aggirava per i corridoi di quella comunità anticipato dalla signora Thompson si chiedeva se anche i genitori di tutti quei ragazzi che si ritrovavano seduti a gambe incrociate in quelle sale immense ricoperte di intonaco bianco avessero deciso per loro.
Magari a sedici anni li avevano mandati a letto senza cena perché avevano scoperto il pacchetto di sigarette nella tasca più remota di quella borsa di scuola.
Magari a diciassette li avevano lasciati fuori casa perché avevano lasciato quella bustina di erba sulla scrivania prima di andare a quella festa di fine anno tanto attesa.
Magari a diciotto non gli avevano parlato per qualche giorno perché venuta fuori la loro omosessualità.

 

L'omosessualità non era mai stata un problema per uno come Harry a cui importava assolutamente poco e nulla dei giudizi altrui sul proprio conto. A 17 anni aveva baciato Nick in piazza a quella festa del quartiere. E Harry lo ricordava ancora, forse fin troppo bene per quei tre anni così difficili e travagliati, colmi e stracolmi di eventi che lo avevano successo. E ammetterlo gli era costato l'abbandono di un padre e la compassione di una sorella.

 

"Bene Harry, come penso tu abbia notato ci sono ragazzi che si aggirano all'incirca intorno ai 20-22 anni. Ognuno di loro sta seguendo lezioni e il processo di disintossicazione avverrà con il tempo, è un processo lento"

"Mi sembra di averle già spiegato che è mia mamma che mi ci manda" La interruppe Harry bruscamente. L'educazione non era mai stata il suo forte sebbene avesse avuto una madre che avrebbe voluto tramandargli i suoi sani principi. Ma da uno come Harry tutti avevano smesso di aspettarsi qualcosa.

"Dicevo, è un processo lento e richiede tempo ma con pazienza e costanza tutti ne escono"

Poi quella donna si alzò da quella sedia in pelle e si diresse verso la porta e ad Harry che si era poggiato lì accanto con una gamba accavallata all'altra.

"Sembra che lei abbia imparato questo discorso a memoria e ad ogni pover'anima che arriva lo ripeta senza neanche sapere le ragioni del perchè una persona inizia a drogarsi" seguì quella donna per quel corridoio buio con qualche neon funzionante qua e là fino ad arrivare ad una rampa di scale.
Ad ogni scalino Harry ricordò tutte quelle persone che avrebbero voluto aiutarlo, che dicevano di nutrire affetto sincero nei suoi confronti. Se non avesse prestato attenzione sarebbe inciampato nei suoi stessi piedi. E così era nella sua vita. Non aveva prestato attenzione alle persone che gli erano accanto. O forse era una di quelle cose che si ripeteva ogni giorno per non addossare la colpa a qualcun'altro.
Era così abituato a sentirsi il centro dei problemi che proprio non ci faceva più caso.

Perchè, alla fine, come si può voler bene ad una persona che non vuol bene se stessa? Ecco il primo scalino. Harry aveva visto andare via dalla sua vita tante persone ma ciò che ancora non aveva superato era l'abbandono di suo padre. Poi pensò a sua madre. Poi a Gemma, sua sorella maggiore. Poi si susseguivano Nick, Niall, Luke e Michael. La sua comitiva. Vecchia comitiva. Ad Harry non piaceva utilizzare l'aggettivo "vecchio" perché voleva ancora bene a quei piccoli figli di puttana ma quando qualcosa non funziona più bisogna lasciarla perdere. Non puoi dannarti tutta la vita. O forse non era abbastanza ciò che lo legava a loro. Ma quando in un puzzle perdi dei pezzi non puoi più continuarlo. Non avrebbe senso. Ciò che si era perso era quel divertimento, quell'armonia nello stare insieme. Ciò che funzionava anche prima della droga. E che, in un certo senso, non funzionava più.

"Questa è la tua camera" il numero 18 si faceva spazio nella parte superiore della porta in legno "La condividerai con altri tre ragazzi, è abbastanza grande per tutti" e gli porse le chiavi.

Infilò le chiavi nella serratura ed abbassò la maniglia. Ciò che gli si presentò davanti agli occhi fu ben diverso da ciò che c'era fuori. Un ampio spazio in cui erano situati sulla destra due letti a castello e sulla sinistra una poltrona. Il tutto contornato da un intonaco beige delle pareti che si intonava al tappeto spaziato per tutto il pavimento della camera.

Sperava che quei ragazzi con cui avrebbe dovuto condividere un tempo indefinito fossero non rompicoglioni.

 

E mentre tutta la sua attenzione era catturata da quelle pareti così curate e da quella finestra semi-aperta che permetteva al vento di gelare l'aria lì dentro, la maniglia di quella porta sulla destra, accanto alla poltrona, si abbassò e uscì un ragazzo. Harry lo guardò dall'alto al basso pensando di non aver visto mai nulla di più bello. Una tuta blu e un torace nudo. Ciò che subito Harry notò furono i tatuaggi che gli coloravano il braccio destro. Ad Harry erano sempre piaciuti i tatuaggi, marchiavano la pelle di qualcosa che non volevi dimenticare. Tutto ciò che Harry aveva tatuato sul suo corpo era ciò che voleva portarsi dietro tutta la vita e che non voleva in alcun modo dimenticare.

Uno sguardo spassionato fu ciò che ricevette Harry. I capelli gli ricadevano sulla fronte e gli davano le sembianze di un pulcino spennato. Era magro e basso, ma non troppo.

"Condivideremo questa stanza?" chiese Harry incapace di formulare altre frasi.

"A quanto pare si" infilò la testa nel buco della maglia e ciò fece spettinare ancor più i suoi capelli.

"Che fai? Te ne stai lì o sistemi le tue cose nei cassetti?" lo riprese allora.

 

Avrebbe dovuto condividere quella stanza con una persona come lui e il tutto era un po' angosciante. Non sapeva quanto tempo avrebbe dovuto spendere lì dentro, chiuso in quelle mura ma Harry sapeva che se non avesse avuto nessuno con cui fumare una sigaretta, magari di nascosto, se non avesse avuto una persona con cui spiccicare due parole sarebbe finito con l'impazzire. Ne era certo.

 

"Tra 10 minuti si pranza, fa in fretta se non vuoi rimanere digiuno"

Harry non si girò quando sapeva che avrebbe potuto incontrare i suoi occhi. Non voleva sapere di che colore fossero, se ne sarebbe innamorato probabilmente. Amava gli occhi, di qualunque colore, facevano trasparire lo stato d'animo di una persona . E Harry amava capire come stessero le persone. Definire il loro stato d'animo. Perché non l'aveva mai fatto con lui stesso, non riusciva mai a capire come stesse. Anche quando sembrava che tutto andasse per il meglio, che aveva una madre su cui contare, degli amici e Nick con cui scopare, non andava mai nulla bene.

Si concesse di dargli un'occhiata, di girare lo sguardo quando ormai era già di spalle e stava varcando la soglia della porta e andando via.

 

 

La mensa era già stracolma anche se era iniziata dieci minuti prima. Essere puntuale era uno dei difetti peggiori di Harry. Non riusciva a non arrivare in ritardo in qualsiasi circostanza. Ci provava, dio se ci provava, ma svegliarsi la mattina per lui era una croce. Ognuno ha una croce. Per Harry era quella. E lo sarebbero diventati anche gli occhi di Louis.

 

Gettò uno sguardo ai tavoli al centro della sala e scorse il ragazzo della camera che si portava una patatina alla bocca. Sedutosi al tavolo, ciò che ricevette fu la sua indifferenza che non spostò neanche per un secondo gli occhi dal suo vassoio. Non che Harry non avesse mai ricevuto indifferenza da qualcuno perché alla fine ciò che fai prima o poi ti viene ricambiato con la stessa moneta. E Harry non amava i detti e i proverbi.

 

"Fa sempre così schifo il cibo qui?" interruppe il silenzio Harry assaggiando una patatina dal pranzo del ragazzo. Il ragazzo dal bellissimo sorriso annuì.

"Non mi sembravi poi così timido" Harry mise un gomito su quel tavolino malandato appoggiando la testa sul palmo della sua mano "Condivideremo una stanza non so per quanto tempo e non mi dispiacerebbe se tu spiccicassi una parola"

 

Dopo un secondo che per Harry sembrò un'eternità, quel ragazzo alzò il viso regalando ad Harry la più bella visione di sempre. I suoi occhi erano di un colore indefinito, non era azzurro, non era neanche verde e non aveva neanche intenzione di scoprirlo, occhi così belli non meritavano di essere definiti, avrebbe soltanto voluto guardarlo per sempre, non importava se stessero in una mensa, se non conoscesse neanche il suo nome, se l'avesse incontrato soltanto una manciata di minuti prima. Harry era un grande osservatore. Non si limitava a vedere, ma andava oltre. Harry osservava.

 

"Non sono qui per fare amicizia"

 

E andò via. Ma Harry ci era abituato. Ciò a cui Harry non era abituato era desiderare così tanto di guardare ancora un po' negli occhi una persona. Quella persona. Quel ragazzo. Così si alzò bruscamente ottenendo l'attenzione di tutta la mensa. Ma non importava. Si sarebbero abituati anche loro.







*Fuoco d'artificio è una canzone di Alessandra Amoroso che mi piace tantissimo anche se non amo particolarmente canzoni italiane, escluse quelle vecchie: la trovate qui -------------->  
http://www.youtube.com/watch?v=Dz04vE45H_k

Note d'autore:
Buonasera innanzituttooooo.
Allora non saprei da dove partire. So che il "capitolo" (se vogliamo chiamarlo così) è corto ma ho cercato di parlare un po' di Harry. Il prossimo capitolo sarà dedicato a Louis ovviamente. Adesso sapete un po' com'è andata la vita di Harry prima che la mamma decidesse di mandarlo in comunità. Il padre l'ha abbandonato dopo aver scoperto di avere un figlio omosessuale e da lì è stato tutto in discesa. Harry aveva Nick ma scopriremo che è stato lui stesso ad indicare 'brutte strade' ad Harry ma già vi sto dicendo troppo.
Se siete arrivati fin qui e il capitolo non vi ha annoiato un applauso a voi.
Alla prossima.

  
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