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Autore: Larry_Fearless    26/12/2013    8 recensioni
[Attenzione: la storia è a Rating arancione, ma questo è relativo solo ad alcuni capitoli.
'It's not easy being a parent' è una raccolta di OS.
#Larry Parents.]
Tratto dalla prima OS:
“Allora, amore, devi andare dalla maestra e devi chiederle se domani vuole venire a cena qui, ok?” chiede Louis mentre abbottona il cappotto alla sua bambina, Sophie. Sophie ha 7 anni, gli occhi azzurri, i capelli biondi (ma tutti sanno che da grande li avrà scuri e ricci come il suo papà) e due papà. Una ragazza ha accettato di portare in grembo il frutto degli spermatozoi di Harry, e sono soddisfatti della bellissima bambina che hanno creato. Louis e Harry sono fidanzati da quindici anni e sposati da otto, un figlio è stata una benedizione per loro due, sorridono molto di più adesso.
“Va bene.” Dice la bambina, Louis le schiocca un bacio sulla guancia. Che poi ha delle guance tenerissime.
“Ciao, papi.” Dice aprendo la porta.
“Woah! Woah! Dove vai?”
“A scuola.” Risponde ovvia indicando il vialetto. Louis avvicina sua figlia al petto e le dice nell’orecchio: “E papà Harry non lo saluti?”
“No.” Dice fredda prima di districarsi dalla sua stretta e correre verso l’autobus.
Genere: Drammatico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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An angry little Sophie.
“Allora, amore, devi andare dalla maestra e devi chiederle se dopodomani vuole venire a cena qui, ok?” chiede Louis mentre abbottona il cappotto alla sua bambina, Sophie. Sophie ha 7 anni, gli occhi azzurri, i capelli biondi (ma tutti sanno che da grande li avrà scuri e ricci come il suo papà) e due papà. Una ragazza ha accettato di portare in grembo il frutto degli spermatozoi di Harry, e sono soddisfatti della bellissima bambina che hanno creato. Louis e Harry sono fidanzati da quindici anni e sposati da otto, un figlio è stata una benedizione per loro due, sorridono molto di più adesso.
“Va bene.” Dice la bambina, Louis le schiocca un bacio sulla guancia. Che poi ha delle guance tenerissime.
“Ciao, papi.” Dice aprendo la porta.
“Woah! Woah! Dove vai?”
“A scuola.” Risponde ovvia indicando il vialetto. Louis avvicina sua figlia al petto e le dice nell’orecchio: “E papà Harry non lo saluti?”
“No.” Dice fredda prima di districarsi dalla sua stretta e correre verso l’autobus. Louis sospira e va nello studio di suo marito. Harry Styles, 30 anni, padre da sette anni, gay dichiarato, è un chirurgo. Il più bravo del reparto, come ci tiene sempre a specificare Louis quando qualcuno gli chiede che mestiere faccia suo marito.
“Amore..” dice una volta sulla porta, Harry alza lo sguardo dai fogli che stava leggendo e sorride.
“Ehi, sweet cheeks.”
“Vuoi… vuoi una tazza di tè?”
“No, grazie. Mi fai compagnia?” indica con il capo la sedia accanto alla sua. Louis sorride e si avvicina, ma non si siede dove indicato, anzi, si piazza sulle gambe del suo medico preferito.
“Dai, Lou… devo lavorare.” Dice dopo avergli rubato un bacio.
“Sì, adesso me ne vado ma, uhm, ieri sera Sophie si è rifiutata di mangiare la lasagna.”
“Ma le piace sempre, tutte le volte che la faccio.”
“Lo so. E sono preoccupato, ha mangiato solo un po’ di patate al forno. Non sapevo cosa farle.”
“Sì.. stanotte sono tornato tardi. Vado a portarle qualcosa a scuola.”
“No!” urla forse un po’ troppo velocemente e troppo forte Louis. Harry alza un sopracciglio e lo guarda stranito. “Voglio dire.. tu hai da lavorare qui, vado io.”
“Sicuro? Perché non mi dispiace, non la vedo da ieri pome...” si blocca improvvisamente fissando il vuoto. “Oh..”
“Cosa?”
“Allora va’ tu.. a te parla.” Dice un po’ triste.


Sophie è appena uscita da scuola, è un po’ triste perché sa che non ci saranno quelle mani enormi a prenderla quando lei correrà verso il suo papà e gli salterà in braccio. Ma poi si riscuote e pensa che lei non vuole abbracciare papà Harry. Si guarda intorno finché non vede papà Louis che cerca la sua testolina bionda.
“Papi!” urla quella aggrappandosi alla sua mano.
“Ciao, amore!” Lou la prende in braccio e la bacia sulla fronte.
“La maestra ha detto di sì! Però vorrei un vestitino nuovo, me lo compri per favore?”
“Adesso vediamo, principessa. Intanto andiamo a casa, che papà ci sta aspettando.”

“Siamo qui!” urla Louis appena si chiude la porta alle spalle.
“In cucina.” Dice in risposta Harry. Il maggiore entra con ancora Sophie in braccio e saluta suo marito con un bacio sulla tempia.
“Ciao, amore. Ciao, raggio di sole.” Dice rivolto alla sua bambina nel chiaro intento di farsi perdonare da lei. Lei non risponde.
“Amore, papà ti ha salutato, perché non rispondi?” la incita Louis.
“Non voglio.” E detto questo scende a terra e se ne va in camera sua. Harry sospira e posa il coltello che stava usando sul lavello.
“Non..” comincia.
“Sta’ zitto, Haz.”
“Non vuole parlarmi.”
“Ripeto.”
“Non posso farci niente.”
“Non è colpa tua, le passerà.”
“Lo sai come è fatta.”
“Sì.. ha preso da te.” Cerca di sdrammatizzare. Harry sospira di nuovo e ricomincia a cucinare. Dieci minuti dopo sono tutti quanti a tavola. Ciò che deprime Harry è che lui non c’è quasi mai a pranzo, ma quando c’è Sophie lo riempie di domande e si fa imboccare da lui sebbene sia già grande perché… beh, perché è un cosa loro.
“Amore vuoi bere?” chiede Harry. Silenzio.
“Sophie, vuoi bere?” ritenta Louis.
“Sì, grazie.” A quel punto i nervi del riccio sono alle stelle e si alza arrabbiato e se ne va.
“Amore..” allunga una mano verso di lui e prova a fermarlo ma lui si scansa e sale di sopra.
“Piccola, che diamine ti prende?”
“Non voglio parlare con lui.”
“Ti costa tanto perdonarlo? Su, ti prometto che papà ti comprerà tutto quello che vuoi.”
“Non voglio nulla.”
“Nemmeno la barbie Malibu Stacey?” La bimba ebbe un attimo di ripensamento ma poi
“No, nemmeno quella.”
“Coraggio, piccola, papà ti vuole bene.” Cerca di convincerla.
“No, non  me ne vuole. E nemmeno io gliene voglio.” Harry nel corridoio sta trattenendo il respiro per non piangere.
“Non è vero, Soph, e lo sai.”
“Sì, che è vero!”
“No. Ti rendi conto di quanto sia cattiva la cosa che hai detto?”
“Che vuoi fare?” lo sfida “Picchiarmi anche tu?”
Allora era quello il punto. Pensò Harry salendo di sopra in lacrime. Era perché l’aveva picchiata, ma non le aveva fatto male e poi non era la prima volta. L’avevano educata come loro erano stati plasmati dai loro genitori, e se questo includeva qualche sculacciata quando non si obbediva l’avrebbero fatto. Due pomeriggi prima Sophie aveva invitato a casa una sua amica, per fare i compiti assieme e poi giocare alle barbie. Senonché Harry era entrato in camera per salutare sua figlia prima di fare il turno di notte all’ospedale e l’aveva trovata mentre saltava sul letto con la sua amica. Si era arrabbiato, ovvio, gli aveva detto mille volte che non doveva farlo, poteva cadere (come era già successo una volta) e correre quel rischio anche con un’altra bambina era da pazzi. Così aveva fatto una sfuriata e quando lei aveva detto ‘non me ne frega niente!’ lui si era avvicinato, l’aveva afferrata per il polso e l’aveva sculacciata. Non forte, non le avrebbe mai fatto male, ma doveva capire di aver sbagliato. E quando la mattina dopo era tornato a casa, le aveva preparato la colazione, le aveva dato il buongiorno con un bacio sulla guancia lei si era scansata non rivolgendogli la parola fino a quel momento; era rimasto stranito da quel comportamento. Ora capisce.
“Amore..” Louis bussa alla porta dopo aver parlato ancora un po’ con Sophie.
“Amore, su aprimi.” Lo implora.
“No.” Sospira, Harry è cocciuto proprio come sua figlia e sa bene che non potrebbe mai entrare in quella camera se non per decisione sua.
“Come ti senti?” chiede.
“Male.”
“Esci?”
“Non sono incline ad ottemperare alla vostra richiesta.” Louis ride, anche mentre piange riesce a scherzare.
“Okay… Porto Sophie a lavoro con me, va bene?”
“Tanto qui non sarebbe di molta compagnia.” Louis sospira.


“Oh, ma che carina che sei!” esclama Eleanor appena vede Sophie.
“Grazie.” Dice imbarazzata.
“Di niente.” Sorride prima di mandare un occhiata a Louis. “Ehi, Sophie, di là c’è anche mio figlio, si chiama Noel, perché non vai da lui a giocare? Io e papà qui abbiamo tanto da fare, cose noiose da avvocati.” Le sorride storcendo il naso. La bambina annuisce e va’ dove già un altro bambino sta ammirando le foto di suo padre ed Eleanor quando avevano 21 e 20 anni.
“Che carini.” Dice Louis guardandoli da lontano.
“Sì.” Eleanor si gira verso di lui e lo afferra per una spalla.
“Che c’è? Hai una faccia orribile.” Dice di getto.
“Sophie.”
“Cosa?”
“Non vuole parlare con Harry.”
“E perché mai?”
“Boh…”
“E tu?”
“Io che?”
“Che farai?”
“Tento di farla cedere ma è più difficile di quanto sembri.”
“Beh… cerca di scoprire perché ce l’ha con lui.”
“Sai com’è fatto Harry.”
“Sì, e allora?”
“E allora, se Harry è testardo, Sophie è tre volte peggio perché è una bambina.”
“Gesù. Che mestieraccio quello della mamma.”
“A chi lo dici.” Ironizza Louis, scoppiano entrambi a ridere.
 
Harry ha bisogno di pensare: cosa ha fatto? Insomma, non crede di meritarsi l’odio di sua figlia. Per una sculacciata? Impossibile. Entra in camera di Sophie e si siede sul suo letto, quella camera la descrive perfettamente: le barbie perfettamente allineate sullo scaffale esprimono la sua innocenza da bambina, le foto di loro tre qualche anno prima esprimono il suo amore per la sua famiglia, il cuore che ha ritagliato insieme a papà Harry per il compleanno di Louis esprime tutta la sua dolcezza. È semplicemente sua. Nell’angolino in basso del comodino –fra il mobile e il muro –Harry scorge un libricino. No, è un diario segreto, di quelli che si possono forzare con un ferretto, Harry lo prende in mano e lo osserva: è spesso solo un dito, sulla copertina fuxia splende l’immagine della principessa Disney (come si chiamava? Alison? Aurora!) della bella addormentata, circondata da tanti animaletti. Harry lo apre facilmente e legge la prima pagina.

Caro Diario,
Mi chiamo Sophie Styles Tomlinson. Sono figlia unica e ho due papà: Harry e Louis. Papà Harry è enorme, ha gli occhi verdi e i capelli di una forma strana. Papà Louis invece è un po’ più basso, ha gli occhi azzurri e i capelli castani. Li amo tantissimo, sono i genitori più belli di sempre. Il sabato quando papà Harry è a lavoro io e papà Louis giochiamo con le barbie e poi aspettiamo che papà torni a casa. Quando lo fa papà Louis lo bacia sulla bocca a cuore e poi lo abbraccio stretto perché mi è mancato tantissimo. Ora vado perché sennò si arrabbiano: non posso stare alzata fino alle nove e mezza.
Tua Sophie.

 
Caro Diario,
oggi viene a casa Rose. È la mia migliore amica, mi capisce, lei sa tutti i miei segreti e io so tutti i suoi segreti. Lei non ha due papà, però. Lei ha una mamma e un padre. La sua mamma è uguale a lei, si chiama Perrie ed è la moglie del migliore amico di papà Louis, Zayn. Non dirlo a papà Harry ma quando lui andrà a lavoro io e Rose ci metteremo a saltare sul letto. Solo dieci minuti, per far vedere com’è bello saltare a Rosie. Papà non vuole che salti sul letto, dice che posso farmi male, ma papà Louis una volta ha perso i gemelli d’oro e quando io ho detto che Harry si sarebbe arrabbiato lui ha risposto ‘occhio non vede, cuore non duole’ così ho pensato che se lui non vedeva che saltavamo non si sarebbe arrabbiato.

Ore 18:30.
Caro Diario,
sono arrabbiata con papà Harry. Pensavo che fosse già andato a lavoro così mi sono messa a saltare sul letto con Rose e quando è entrato si è arrabbiato. Io gli ho detto che non me ne importava niente del fatto che potevo farmi male. Si è avvicinato e mi ha picchiato. Non che mi abbia fatto male e nemmeno non mi aveva mai colpita prima ma.. davanti a Rose diamine! Ora non riesco nemmeno a guardarla negli occhi, mi vergogno troppo. Sono talmente arrabbiata con papà che non ho intenzione di rivolgergli la parola per almeno cinque giorni. Vabbè ora vado a mangiare che papà Louis mi chiama. Ti saluto
Tua Sophie.


Allora è per quello che è arrabbiata. Posa il diario lì dove l’ha trovato e si stende sul letto di sua figlia con le gambe pendenti. Inspira il suo dolce profumo da bambina impregnato nelle coperte e chiude gli occhi. Deve farsi perdonare, per forza.
Delle dolci labbra si posano sulle sue e per un attimo sorride prima che si ricordi delle lacrime che sono ancora secche sulle sue guance.
“Amore..” lo chiama piano Louis. “Amore, su, svegliati.”
“Hm..” mugola lui. E quasi gli sembra di essere tornati ai tempi del liceo, quando si addormentavano insieme, quando lo svegliava con carezze dolce sul collo dopo aver fatto l’amore, quando non stava tutto il giorno all’ospedale, quando non avevano una bambina da accudire.
“Boo, lasciami in pace.”
“B-Boo…?” Harry apre un occhio e vede la faccia sorpresa ma felice di Louis.
“Sì, Boo.”
“Beh, curly, cattive notizie al fronte.” Scherza. “Devi alzarti subito e baciarmi.”
“Agli ordini, capitano.” Sorride e si alza, stringe la vita di Louis fra le braccia e lo bacia con trasporto, chiede l’accesso alla sua bocca con la lingua che non gli nega e il maggiore gli infila le mani tra i capelli. Si stacca di botto, però, quando sente la porta della camera sbattere.
“Sophie!” urla Louis aprendo la porta. Guarda nel corridoio, ma non c’è nessuno.
“Sophie se sei in bagno esci subito, dobbiamo parlare.” Dice una volta fuori dalla camera.
“Non voglio uscire.”
“Sophie, amore, fa’ la brava. Non farmi arrabbiare.” Dice, sta cominciando a spazientirsi.
“Vai a prepararti una tazza di tè, Boo. Ci penso io a Soph.” Gli sussurra nell’orecchio.
“Ok.”
“Soph, piccola..” la chiama. Nessuna risposta. “Lo so che sei arrabbiata, e so anche perché ma… possiamo fare pace? Ti prometto che non lo faccio più.” Scherza. Sente lo scatto della serratura e sfoggia un bel sorriso perché, diamine, se è disposta a perdonarlo la riempie di baci. Ma no. Spera di vedere il faccino timido, un po’ sorridente della sua bambina ma la vede con un broncio sul viso, dalle labbra a cuoricino esce una gocciolina di sangue (segno che le ha morse troppo forte), e le sopracciglia aggrottate.
“Io ti odio! Vorrei che tu non fossi mio padre!” urla con le lacrime agli occhi e poi corre in cucina da papà Louis. Harry non vuole nemmeno più piangere, resta come uno stupido, lì in piedi, nel corridoio, a fissare il punto in cui la sua Sophie è scappata via e stringe i pugni quando la sente singhiozzare e sente Louis dirle: “Ehi, piccola, no. Shh. Non piangere, shh.” Quando il suo pianto si è calmato lo sente dire: “Vuoi mangiare qualcosa? Papà ti ha preparato la pasta con le patate. Quella che ti piace tanto.”
“Non la voglio.”
“Amore, fa’ la brava. Devi pur mangiare qualcosa.”
“Non c’è della pizza c-congelata?” dice con un singhiozzo.
“No.”
“Puoi farmi una tazza di tè?” Louis sospira e comincia ad armeggiare con il pentolino. Una mezz’oretta dopo Harry entra in cucina e vede Sophie intenta a sorseggiare il suo tè con gli occhioni azzurri arrossati e con il mignolo alzato all’insù come le principesse. Sorride triste e poi va da suo marito.
“Ehi, curly.” Gli sorride Louis. Harry gli mette una mano sulla guancia e lo avvicina per un bacio.
“Buonanotte, Louis.”
“Buonanotte, piccolo.” Il minore lo bacia un'altra volta prima di uscire dalla cucina. In mezzo al corridoio però si ferma, rientra nella stanza e dice solamente: “Buonanotte principessa.” Poi se ne va in camera da letto e si spoglia. Il suo corpo è coperto da tatuaggi, ne ha fatto uno anche per Soph, non è niente di troppo grande, una semplicissima S sulla caviglia. Ma per lui significa tanto, la sua bambina significa tanto. Quando sente un pianto frustrato provenire dalla cucina e le urla isteriche di sua figlia decide di farsi una doccia ghiacciata così da lasciare fuori il mondo, lo faceva anche quando litigava con Louis 19 anni per stupidaggini come se vai a Yale non ci vediamo più. Adesso però capisce che vale la pena chiudersi in sé stessi per tua figlia che ti odia piuttosto che chiudersi perché il tuo ragazzo ha baciato sulle labbra una ragazza.
Un’ora e un pianto di Sophie dopo Harry ancora non riesce a dormire, aspetta che Louis ritorni in camera da letto per sentire le sue braccia avvolgersi intorno al suo corpo, come quando era ancora il più alto fra i due. Quando lo fa è come se uscisse da una lunga apnea.
“Sei sveglio, piccolo?” bisbiglia.
“Sì.” Mormora a sua volta.
“Come ti senti?” chiede spaventato dalla risposta.
“Male.” Risponde atono.
“Senti.. sai che Soph non voleva dire quelle cose. È una bambina, non conosce il significato delle parole.”
“Sophie conosce molto bene il significato dei Ti odio e dei vorrei che tu non fossi mio padre.”
“Oh, Harry.”
“No sul serio. Parliamone, l’ho solo picchiata davanti alla sua migliore amica e allora? Cioè mi dispiace se l’ho messa in imbarazzo ma arrivare ad odiarmi…”
“Lei non ti odia, babycakes.” Dice dolce baciandogli la nuca.
“Lasciamo stare, Lou, buonanotte.” Louis si allunga per prendere la sua mano e incastrare le loro dita.
“Ti amo, piccolo.”
“Ti amo anche io Boo.” Gli bacia il dorso della mano e si addormentano così. Abbracciati, con le mani incrociate, i respiri pesanti e i cuori traboccanti d’amore. Magari quello di Harry era anche un po’ denso di tristezza ma nulla che l’affetto della sua famiglia non avesse potuto liberare.
Harry si sveglia di soprassalto. Sposta gli occhi su Louis alla sua destra e vede che nel sonno si è spostato dall’altra parte del letto, ma senza staccare i piedi dai suoi. Cerca di capire perché si sia svegliato e ci arriva solo quando una vocina dolce sussurra ancora una volta un flebile: papi. Si gira verso Sophie e constata che sta tremando violentemente, i suoi occhioni sono spaventati e rossi.
“Oddio amore, che succede?” chiede mettendosi a sedere.
“Papi… devo dirti una cosa.” Dice piano.
“Dimmi, piccola.” Le sorride incoraggiante.
“N-Non… Non è vero che ti odio. I-Io ti voglio tanto bene e non è vero che vorrei che tu non fossi mio padre. Sei il papà migliore del mondo, io faccio sempre i capricci, sono cattiva e lo so… però tu tienimi con te, migliorerò.”
“Oh, principessa, vieni qui.” La prende in braccio e se la porta sulle gambe. Le sposta i capelli biondi dalla faccia e la bacia mille volte sulle guance, la bimba ridacchia e poi infila le mani fra i suoi ricci.
“Non sono il papà migliore del mondo, e tu non sei cattiva. Sei una bimba buonissima.”
“Non è vero se no non mi avresti mai picchiata.”
“Beh.. a volta sei birichina, ma va bene così.”
“Non salto mai più sul letto, giuro.”
“Uhm, forse puoi saltarci solo quando ci sono io a tenerti ok?”
“Grazie. Ti voglio un sacco di bene.”
“Anche io te ne voglio, amore. E te ne vorrò per sempre.”
“Pace?” chiede la bambina tendendo il mignolo verso il suo papà.
“Pace.” Harry prende il mignolo di Sophie nel suo che è immensamente più grande, ma va bene così. Per quella sera, Sophie dormirà nel lettone con i suoi papà, papà Harry gli ha baciato la fronte talmente tante volte che ormai crede che si sia consumata. Sono due notti che ha gli incubi perché papà Harry è una specie di scaccia-brutti-sogni, quando le da il bacio della buonanotte è come se tutti i mostri avessero paura e se ne andassero. E finalmente può dormire sogni tranquilli, perché –per quella sera- di baci della buonanotte, ne ha avuti fin troppi.
E Louis –girato di spalle rispetto alla sua famiglia –sorride. Perché ha ascoltato tutta la conversazione e deve dire che l’hanno cresciuta proprio bene. Sorride perché suo marito finalmente potrà essere felice. Sorride perché finalmente non dovrà asciugare le lacrime di sua figlia e torturarsi l’animo vedendola triste
.

Sciao, pipol. 
Ed eccomi qui con questa raccolta di os, che non so da dove mi esce. Anyway.. è la prima long che scrivo e fa anche un po' schifo. Il punto è... Enjoy! Perchè ci sono persone che scrivono peggio di me. Lo assicuro. ;) 
Vorrei ringraziare un paio di persone: Ovviamente Silvia, my sunshine and love. E quella stronza di mia sorella Martina. Much love, sistah! So che non leggerai ma questo ma quando morirò farai tesoro anche di queste stronzate. Ringrazio in anticipo chi recensirà e.. visto che state leggendo potete recensire? Mi accontento di due paroline, eh? cioè non proprio due, ma ci siamo capiti. Amo tutti. (Non è vero, ti schifo Paolo). lol. 
Giulietta senza Romeo. xxxxxxxxxxxx
  
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