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Autore: Chains_    31/12/2013    41 recensioni

N= {a, i, l, n} A= {a, i, l, n}
Allin guardò il pezzo di carta passatole dal suo compagno di banco e si accigliò, non capendo subito le sue intenzioni.
“A meno N...” Sussurrò Niall scrivendo l'operazione d'insiemistica.
“Uguale insieme vuoto.”
“I nostri nomi!” Esclamò sorpresa la ragazza.
“Sì, sono composti dalle stesse lettere.”
“E se uno viene sottratto all'altro...”
“L'altro si annulla.” Concluse Niall sorridendo.

Quando Allin ebbe la possibilità di frequentare il liceo di Mullingar, non avrebbe mai pensato che la sua vita sarebbe stata sconvolta dalla presenza di un ragazzo. Per sfortuna gitana, acrobata nel circo di famiglia, non avrebbe voluto né potuto innamorarsi di un irlandese. Eppure fu grazie a Niall che Allin iniziò a credere in un futuro in cui essere zingara sarebbe stato solo un ricordo. Ma il peggio doveva ancora venire. I due dovevano ancora esser separati.

"Sai cosa c'è, cugina? C'è che è sempre stato A-N, non N-A. Chi vieni sottratto a chi? Ora lui sta ad XFactor ed io qui, distante chissà quanto!"

Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=t652GzFXWqc
La Fanfiction prende ispirazione dal vero.
[Personaggisecondari: LittleMix, 5Sos...]
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Her guardian angel

Buonasera! Siamo al secondo capitolo e io già non credo al numero di recensioni avute nel precedente. Sono impressionata e felice! Per anticipazioni, commenti e altro, fermatevi a leggere le note a fine pagina!
Prima di lasciarvi alla lettura, vi invito a guardare il trailer! :)

 


 

«Che ne pensi di venire a casa mia un giorno di questi? Potrei farti conoscere Greg, potremmo vedere un film o magari stare in giardino a suonare la chitarra. Potresti imparare!» Propose Niall con entusiasmo, chinato riporre libri e quaderni nella sua cartella.

«No, assolutamente no.» Allin bloccò le idee del biondino sul nascere.

«Ma perché?!» Questo abbassò la testa.

Il biondino si sentì inevitabilmente ferito dalle parole pronunciate da Allin. In effetti, erano passati due mesi da quando lui, fregandosene di tutto e tutti, allontanandosi addirittura dai suoi amici, si era avvicinato sempre più ad Allin. Gli scocciava altamente il non essere ancora riuscito a sfondare il muro di silenzio che l'acrobata aveva posto tra lei e la gente.

«Ehi, non te la prendere troppo, davvero Niall.» Allin si sporse verso quello che si imponeva a definire solo come suo migliore amico, carezzandogli una guancia.

«Mh mh. Senti, io vado via prima oggi. Non resto nel cortile, scusa. A domani.» Niall, avvilito, se ne andò a testa bassa, cercando di non piangere per la delusione avuta.

* * *

Il giorno dopo l'irlandese non si presentò a scuola. Allin si sedette al suo posto con lentezza e zero voglia di stare lì in quel momento. Sorridendo amaramente tra sé e sé, posò il suo zaino sulla sedia in cui sarebbe dovuto stare Niall. Si definì ridicola, cercando di colmare il vuoto procurato dall'assenza del biondo. Proprio lei, la ragazza schiva, misteriosa, dalla doppia vita, si era legata ad una persona tanto da star male senza questa.

Allin fece mente locale, cercando di distrarsi un po'.

Non poté far a meno di pensare al continuo nascondere a suo padre il legame con Niall. Ma come biasimare questo suo comportamento? Gonzalo non faceva altro che ricordare ad Allin di non stringere amicizie perché la sua vita doveva esser dedicata esclusivamente al circo.

“Fortuna che ci sono mamma e mia cugina.” Bisbigliò a se stessa la bionda.

Marie, infatti, così come Leena, nipote diciottenne del padre, specializzata nel trapezio, sapeva tutto su Niall e la incoraggiava a farsi avanti, vivendo alla giornata.

Ripensando alla famiglia, Allin si rattristì, per questo incominciò a disegnare disordinatamente su un foglio.

* * *

Le prime ore di lezione passarono, lente e monotone. La bionda acrobata non faceva altro che sospirare pesantemente, guardando fuori dalla finestra. Il cielo era azzurrissimo quel giorno, quasi a non voler far sentire sola Allin che, senza la sicurezza trasmessa dagli occhi di Niall, si sentiva non solo persa, ma soprattutto fuori luogo. Addirittura, la ragazza non si mosse dal banco quando suonò la campanella della ricreazione e la classe fu vuota. Allin restò lì, tirando fuori il cellulare dall'astuccio, mandando a Niall quello che credeva fosse circa il centesimo messaggio.

«Mi manchi.» Gli scrisse semplicemente la ragazza, per poi provare a chiamarlo.

Il cellulare fece due o tre squilli a vuoto, poi partì la segreteria. Allin volle pensare che il biondo non le avesse attaccato, anche se, in cuor suo, sapeva che lo aveva fatto. Era arrabbiato e come non capirlo: quella che considerava come una delle persone, per lui, più importanti aveva rifiutato categoricamente un suo invito.

* * *

Le ultime due ore, dopo la ricreazione, furono altrettanto estenuanti secondo Allin che non vedeva l'ora che scoccasse la fine delle lezioni e quindi della settimana scolastica. Quando finalmente l'ultima campanella suonò, Allin si avvicinò ad Elizabeth, ragazza con la quale aveva instaurato un rapporto piacevole, fondato su divertenti commenti e chiacchiere di corridoio.

«Ely, sai dove abita Niall?» Chiese la biondina avvicinandosi alla mora, mentre questa stava accendendo il cellulare.

«Certo che sì, vuoi sapere come arrivarci?» Le rispose la ragazza sorridendole.

«Magari.» L'assecondò l'acrobata, lasciandole spiegare, via dopo via, incrocio dopo incrocio, la strada che avrebbe dovuto fare per andare dall'irlandese.

«Grazie mille!» Un sorriso tornò sulle labbra di Allin, mentre incomiciò a correre a perdifiato per i corridoi della scuola.

Elizabeth guardò la biondina ridacchiando. Non poté proprio far a meno di pensare che la cotta più che evidente di Niall fosse ricambiata.

* * *

Si erano fatte le due di pomeriggio quando Allin finalmente arrivò davanti quella che doveva essere casa Horan.

La ragazza rabbrividì, pensando alla reazione che avrebbe avuto il padre quando sarebbe tornata a casa la sera. Non seppe se definire un'azione furba o stupida il suo mandare un messaggio d'avviso, per poi spegnere subito il cellulare.
Sicuramente Gonzalo l'avrebbe non solo sgridata, ma anche obbligata ad esercitarsi in nottata per lo spettacolo del giorno successivo. Allin sorrise amaramente.
Suo padre la detestava. Mai un abbraccio, mai una carezza, mai un 'Ti voglio bene', mai un gesto che avrebbe potuto far intendere una forma d'affetto, niente di niente, Anzi.
Più volte l'uomo ripeteva alla ragazza di essere la rovina della famiglia quando lei, magari frustrata dalla giornata, sbagliava un esercizio con il suo cerchio.
Allin ormai, dopo anni e anni, aveva imparato a non dare più peso alle parole dell'uomo, rifugiandosi in se stessa e stringendo i denti.

La bionda si avvicinò al portone e sospirò, nel tentativo di scaricare l'agitazione accumulata.

«Assurdo.» Si ritrovò a sussurrare la bionda.

In effetti, la ragazza era abituata a frenare la vergogna e la tensione, ma in quell'occasione non riusciva ad impedire alle mani di tremare, non riusciva a non avere quella sensazione di cedimento delle gambe.

Allin deglutì, guardò ancora il cielo azzurro, poi premette il pulsante del citofono.

«Chi è?» Le rispose una voce femminile dal tono gentile e amorevole.

«Sono Allin, una compagna di suo figlio, Niall è in casa? Ho provato a chiamarlo al cellulare, ma sembra che non voglia rispondermi sinceramente...» Gli occhi della piccola acrobata si velarono di lacrime.

Allin non piangeva da tempo per una persona e si impose di non ricominciare a farlo in quel momento.

«Alza il volto al cielo, chiudi gli occhi, stropicciali. Non piangerai.» Si ripeté quindi mentalmente e, seguendo i suoi stessi consigli, evitò quello che l'avrebbe resa debole, ad occhi esterni.

«Oh cara, ti apro subito.» Rispose la donna con gentilezza, distraendo la bionda dai suoi pensieri.

Un attimo dopo Maura fu al portone, accogliendo Allin in casa.

«Capelli biondi, occhi chiari, andamento rigoroso e leggero, tu devi essere Allin!» Esclamò la cinquantenne, stringendole vigorosamente la mano.

«Niall sta in camera sua. E' la stanza dietro la porta in fondo al corridoio del secondo piano, non puoi sbagliare.» Aggiunse la signora facendo un cenno con la mano.

«Ah, Allin! Sto giusto preparando una torta, quando sarò pronta ve ne porterò una fetta per uno. Tu puoi mangiarla, vero?» Disse poi tutto d'un fiato, avviandosi verso una piccola cucinetta accogliente.

Maura non riusciva proprio a placare la sua eccitazione. Insomma, il figlio non faceva altro che parlare di quella ragazza e vederla con i suoi occhi, in casa, la rendeva felice.

«In realtà non potrei mangiare dolci, ma farò un'eccezione!» Allin cercò di convincersi che una fetta di torta non avrebbe rovinato il suo fisico asciutto d'acrobata, poi si avviò sulle scale.

La bionda salì ogni gradino con lentezza, provando la stessa sensazione di malessere che l'aveva lasciata perplessa davanti al portone. Arrivò così all'ultima porta del corridoio, bussando senza far troppo rumore.

«Mamma, ti prego basta! Io sto bene, okay? Probabilmente la ragazza che mi piace rabbrividisce al solo pensiero di venire qua, ma che importa?!» Esclamò esasperato Niall tra le lacrime, non appena sentì qualcuno bussare.

Allin rimase impietrita, credendosi un mostro. Stava facendo soffrire quello che spesso aveva definito come suo angelo custode e questo non poteva assolutamente sopportarlo.

La ragazza sbirciò nel buco della serratura, da cui poté notare il ragazzo accasciato a terra, con la schiena appoggiata ad un lato del letto e le gambe stese sul pavimento.

Addolcita dalla visione del suo compagno di banco, così indifeso, la bionda entrò nella stanza. Niall volse subito lo sguardo verso lei, rimanendo sorpreso dal vederla lì.

Il biondo cercò poi di asciugarsi le lacrime che gli bagnavano copiosamente le guance, bollenti al tatto, e infine si stropicciò senza sosta gli occhi peggiorando la situazione, poiché questi incominciarono a bruciare e si arrossarono molto più di quanto non lo fossero stati precedentemente.

«Niall.» La ragazza pronunciò quel nome a fatica, a causa del tremore delle sue labbra, che si curvarono in una smorfia d'incertezza.

La giovane avrebbe voluto aspettare che lui le avesse fatto cenno di avvicinarsi, ma, quando incrociò il suo sguardo, non riuscì a frenare l'impulso di corrergli incontro, stringendolo in un abbraccio e buttandosi così, letteralmente, sulla moquette azzurrina. Niall, in quella stretta, ricominciò a piangere. Allin lo confondeva. Era capace di portarlo in alto, fino al Paradiso, con una sola preziosa risata, per poi farlo crollare a terra, con un semplice rifiuto. L'irlandese non si era mai sentito così in vita sua.

«Mi odi?» Domandò in un sussurro.

«Come potrei odiarti?» Allin, con lentezza, affondò il viso nell'incavo del collo di Niall.

«Dimmelo tu. Non capisco cosa ho fatto di sbagliato, per meritarmi il tuo rifiuto. Hai forse paura che io ti faccia del male?» Azzardò il biondo, morendosi poi il labbro inferiore e non provando a fermare alcune lacrime che scesero fino al suo mento, arrivando poi a tracciare un percorso quasi invisibile lungo il collo, fino a fermarsi alla scollatura della maglietta.

«Basta.» Allin, leggermente innervosita dall'insicurezza del ragazzo, cambiò posizione. Si mise a cavalcioni sulle sue cosce e gli alzò il viso, prendendolo tra le mani, minute e screpolate.

«Prova a tenere gli occhi aperti per un po'. Non chiuderli.» Gli mormorò infine, carezzando una sua guancia.

La ragazza allora, soffiò flebilmente, sperando di rinfrescare, con quel suo gesto che aveva dell'infantile, gli occhi arrossati dell'irlandese. Il suo cuore batteva all'impazzata: Allin non credeva possibile che sarebbe potuta essere così dolce e delicata, quando era abituata all'esser paragonata, dai suoi colleghi circensi, ad un leone, tanto maestoso quanto misterioso e silenzioso, distaccato ed egoista.

«Ma che fai...» Biascicò divertito Niall, godendo di quelle attenzioni, riservate solo ed unicamente a lui.

«Ti trascuro troppo. Quel rifiuto di ieri è stato la goccia che ha fatto traboccare il vaso, lo so.» Spiegò Allin, passando una mano tra i capelli tinti dell'irlandese, notandone le particolari sfumature.

Forse, fra i due, poteva sembrare essere lei la più forte. Allin, in effetti, appariva indistruttibile, una macchina da guerra, incapace di fallire, di essere triste. Solo lei sapeva che quella era finzione, una condizione con la quale aveva dovuto imparare a convivere sin da bambina.

«Ma io, a te, piaccio?» Chiese improvvisamente Niall in un sussurro, vergognandosi della sua insicurezza, definendola immatura.

La sua bocca era talmente vicina a quella di Allin che le loro labbra quasi si sfiorarono quando lui parlò. La ragazza se ne rese conto e sorrise a testa bassa.

Se Niall le piaceva? La risposta era più che affermativa.

«Sì.» Ammise quindi lei, con dolcezza.

A quell'affermazione il cuore di Niall accelerò il suo battere. Adrenalina, pura e benefica, incominciò a scorrere nelle sue vene. Il biondo non riusciva ancora a considerare amore il sentimento che provava per Allin, ma, in quel momento, poté capire che, se non lo era ancora, lo sarebbe diventato, con il tempo, con l'avanzare dell'età.

Così, il ragazzo si fece coraggio annullando sempre più la distanza tra i loro volti, mettendo da parte la timidezza, cercando di dimenticare il mal di testa lancinante dovuto al pianto e il bruciore agli occhi, leggermente alleviato dalle cure di Allin. L'irlandese baciò delicatamente Allin. Le loro labbra si incastravano alla perfezione, modellandosi tra loro. Quelle di lei, più carnose e morbide, dal lieve sapore di burrocacao alla pesca. Quelle di lui, sottili e umide, testimoni della golosità del ragazzo nei confronti del cioccolato, cui sapore era ancora percepibile.

«Promettimi che aspetterai di sapere la verità, che non mi obbligherai mai a rivelartela. Ti prego.» Quando i due si distaccarono leggermente, Allin chiese questo con tono supplichevole, bisognosa di ricevere una risposta affermativa.

«Tu non allontanarti, non allontanarmi.» Le rispose Niall stringendola tra le sue braccia.

Quell'abbraccio fu probabilmente il migliore che avesse mai dato e ricevuto in tutta la sua vita.

Era bello, per entrambi, amare e sentirsi amati. Allin, ancora seduta sulle gambe di Niall, appoggiò la testa sulla sua spalla. Niall non aveva mai smesso di carezzare la schiena di Allin, godendo del calore del suo corpo, così a contatto con lui.

«E' più complicato di quanto tu creda, Nì.» Sussurrò la bionda, sprigionando un sospiro dalle sue labbra rosee e screpolate a causa del vento di Novembre.

«Non chiedo tanto, dimmi solo ciò che vuoi.» Il naso dell'irlandese e quello della zingara continuavano a sfiorarsi, provocando risolini da parte di entrambi.

«Faccio uno sport leggermente particolare.» Ammise Allin mostrando liberamente, per la prima volta, i palmi delle sue mani al ragazzo.

Erano screpolati, ruvidi, rovinati da numerosi, seppur leggeri, tagli.

«Ti fanno male?» Chiese preoccupato Niall, notando alcune ferite ancora non troppo marginate.

«Solo un po'. Il problema è che non hanno tempo di guarire. Mi alleno tutti i giorni.» Spiegò Allin.

La ragazza sentì il suo cuore alleggerirsi. Non era affatto male condividere un qualcosa con un'altra persona, anche se solo in parte.

«E oggi? Sono già le tre, quando andrai ad allenarti?» Chiese Niall incuriosito.

«Probabilmente dopo cena.» Rispose Allin, facendo vagare il suo sguardo verso la finestra, pensando ancora alla possibile reazione del padre.

«Se vuoi andare, vai. Non ti impongo di restare.» Il biondo le sorrise, facendole capire che non la stava cacciando.

«Ancora non capisci che, se non passo insieme a te una buona parte della mia giornata, mi sento strana, o come minimo mi annoio?» Allin rivelò altro di sé, ma questo non le diede affatto fastidio, l'unica cosa che voleva tenere nascosta era l'essere nomade, non i suoi sentimenti.

«Grazie.» Mormorò Niall, lasciando che le palpebre coprissero quel cielo che aveva al posto delle pupille.

Il ragazzo non seppe con precisione perché disse quella parola. Forse perché già immaginava quanto Allin soffrisse, quanto fosse vincolata da regole che non sentiva appartenere a sé.

«E poi, parliamoci chiaro, io voglio una fetta della torta di tua mamma!» Ironizzò l'acrobata, scoccando un bacio sulla guancia del biondino.

Era piacevole, per Allin, sentire di essere importante con qualcuno e, sebbene non con poche difficoltà, provò ad essere più dolce del solito, più amabile.

«Torta?» Chiese Niall sgranando gli occhi.

L'irlandese amava il cibo e amava ancor di più il suo veloce metabolismo che gli permetteva il lusso di non farsi molti problemi nel mangiare.

* * *

«Posso entrare?» Domandò Maura bussando alla porta.

«Sì, mamma.» Allin stava per levarsi dalle gambe di Niall, ma questo la strinse sulla vita, permettendole solo di girare e dargli quindi le spalle.

«Vedo che ti è tornato il buon umore, Nialler.» Costatò la donna dal dolce sorriso, posando un vassoio con due fette di torta appena tiepide e due bicchieri di latte sul pavimento.

«Grazie Maura.» Allin sorrise e, in quel momento, la mamma del biondino capì perché suo figlio si fosse preso una cotta per lei: la bionda era adorabile.

La donna felicemente uscì dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle.

* * *

«Sicuro di stare comodo?» Chiese Allin, sentendosi in difetto dallo stare sulle gambe dell'irlandese.

Questo, in risposta, le posò un bacio sulla pelle dietro la nuca, lasciata scoperta da una coda alta.

Niall decise che non avrebbe permesso alla timidezza di fermarlo, di porgli limiti. Allin sentendo le labbra dell'irlandese, posarsi sul suo corpo, prese a tremare leggermente per lo stupore e il piacere.

I due ragazzi mangiarono la torta ed ingurgitarono velocemente il latte. Passarono poi il pomeriggio a studiarsi, a scoprire cosa piaceva all'altro, per infine accontentarsi a vicenda. Non era imbarazzante cercare di crescere insieme, cercare di scoprire cose nuove.

Allin lasciò una serie di piccoli e asciutti baci lungo il collo di Niall che, a quel gesto, piegò la testa poggiandola sulla spalla destra, desideroso di ricevere altre attenzione.

«Perdonami per tutto, Niall. Scusa se tengo anche te all'oscuro di una cosa importante. Ti prometto che la saprai, quando avrò la certezza che non scapperai da me.» Sussurrò la ragazza, posando lo sguardo a terra.

«Mi fido di te, Lin.» Le rispose il biondo, per poi continuare a stuzzicarla, sfiorandole le labbra con le sue.

Infine, il ragazzo fece spostare Allin da sopra di sé, sdraiandosi letto. Spalancando le braccia, invitò la bionda a distendersi con lui. Questa lo guardò prima sorpresa ed imbarazzata, poi si levò subito le scarpe, non volendo perdere tempo.

Niall si stese quindi sopra di lei, tenendosi con un gomito, per pesarle il meno possibile.

«Sei la prima ragazza ad entrare in questa camera, a posarsi su questo letto.» Confessò Niall. Escludendo le sue cugine, infatti, Allin era l'unica ad aver messo piede lì dentro, nel posto a lui più strettamente collegato.

Non trovando le parole adatte, la bionda si limitò a fare in modo che il ragazzo si poggiasse sul suo corpo, per abbracciarlo. Non le dispiaceva per niente sentire il suo calore, né il suo peso che, in un certo senso, la faceva sentire protetta.

«Quando sarai un cantante famoso, prova a non dimenticarmi.» Bisbigliò Allin con tono implorante.

Da circa un mese, Niall le parlava molto spesso di X-Factor, dell'audizione che avrebbe sostenuto, del desiderio di partecipare alla settima stagione del programma.

«Non preoccuparti. A parte la certezza che non supererò neanche la prima fase, non potrei mai dimenticarti, Allin.» Le mormorò il biondino chiudendo gli occhi, sperando con tutto il cuore di sbagliare sull'esito del suo futuro provino.

«Il mio sogno è diventare un cantante. Io vivo per la musica, per cantare. Do, Re, Mi, La, Si, Do.» L'acrobata recitò a memoria ciò che l'irlandese aveva inciso qualche anno prima sulla sua scrivania.

Niall la sentì parlare e spalancò gli occhi. Allin, sotto di lui, ebbe la possibilità di osservare con attenzione le sue iridi. Azzurre, azzurre come il mare, azzurre come il cielo privo di nuvole in un pomeriggio d'estate. Due distese affascinanti, calmanti, frutto di incantesimi complessi, di genetica ancora non studiata alla perfezione. Iridi piene di felicità, di amore, capaci di incatenare Allin che quasi si sentiva annegare dall'oceano limpido che vi stagnava dentro. Sebbene non sapesse nuotare, perché mai aveva avuto la possibilità di imparare a farlo, la bionda non si sentiva affatto oppressa né angosciata da questo precipitare, tutt'altro.

I minuti scorrevano eppure quei due ragazzi, spogli da ogni timidezza, non smettevano di osservarsi. Lei si lasciava studiare da lui, lui cercava di destreggiarsi nel labirinto di segreti e dolori che celavano gli occhi di lei.

Quando il Sole stava lentamente calando, incominciando a dar spazio alla Luna, Allin sbadigliò, portandosi una mano davanti alla bocca. Il solo pensiero che, quando sarebbe tornata al circo, avrebbe dovuto allenarsi fino a chissà quando, le face venire sonno.

«Dormi, se vuoi. Ti sveglio tra un'oretta.» Propose Niall passando dall'esser sopra di lei, al distendersi al suo fianco, stringedola per non farla cadere dal letto di una sola piazza.

«Ma no, dai. Sono venuta per stare con te, non per dormire.» Rise Allin, scuotendo la testa contro il torace del ragazzo, meravigliandosi del suo profumo di menta che non risultava essere pungente, ma dolce.

«Vorrà dire che starai con me nei tuo sogni.» Convenne il biondino, passandosi una mano tra i capelli tinti.

«Sempre la risposta pronta, eh?» Farfugliò la zingara.

Ci volle molto poco affinché la ragazza si addormentasse: giusto qualche carezza, una canzoncina smielata cantata a bassa voce dal ragazzo e una manciata di minuti.

* * *

Quando si fecero le sette di sera, Niall svegliò Allin che, rigenerata dalla dormita, scattò velocemente in piedi.

«Devo andare, altrimenti non la passerò liscia.» Spiegò la bionda rivolgendo lo sguardo alla finestra, notando che il cielo si era da tempo imbrunito del tutto.

«Domani, quando puoi mandami un messaggio. Non hai tempo per vedermi, ma qualche sms penso che tu possa inviarlo...» Le guance del biondo s'imporporarono a causa di un adorabile segno di timidezza, rispuntata all'improvviso.

«Certo che lo farò, come sempre, Nì.” Allin sorrise dolcemente, baciando un'ultima volta le labbra rosee del ragazzo.

I due poi scesero insieme in cucina e lì posarono piatti e bicchieri. Maura salutò Allin, pensando soddisfatta che sarebbe sicuramente piaciuta anche al figlio maggiore e all'ex marito.

«Grazie di tutto signora Horan, arrivederci!» Esclamò la bionda, avvicinandosi all'ingresso.

«Niall, ci vediamo martedì!» Aggiunse poi, uscendo dalla porta, rabbrividendo dal freddo improvviso.

La ragazza sbuffò, scocciata dal fatto che lunedì non sarebbe potuta andare a scuola. Avrebbe infatti dovuto partecipare ad una serie di spettacoli mattutini, organizzati per gli studenti di alcuni istituti della zona.

«E si ritorna all'inferno...» Mormorò Allin, poi incominciò a camminare a passo svelto.

* * *

'Lunedì mattina, ore dieci e cinquanta.' Questo recitava la locandina all'entrata del circo. Altro spettacolo, altri dolori, altra voglia di scomparire per Allin. La ragazza, infatti, non sopportava esibirsi, odiava farlo. Non che non le piacesse la sensazione di volteggiare nell'aria, con il suo cerchio o con il suo nastro. Alla bionda, effettivamente, non andava giù il fatto che fin da piccola questo le fosse stato imposto, quasi fosse stato un comandamento. Allin canticchiò l'inizio di un motivetto irlandese insegnatole da Niall, poi si mise le mezzepunte con fatica, facendo una smorfia di dolore quando, piegandosi su se stessa, andò a tendere un muscolo che sarebbe dovuto restare rilassato. La giovane si sistemò il suo body da scena, notandovi alcune sfumature di colori che sembravano essere quelle degli occhi del suo angelo custode, di Niall. Allin guardò il suo riflesso in un grande specchio, posto nelle quinte della pista. Si legò i lunghi capelli chiari in un ordinato chignon e si cosparse le mani con del gesso, in modo che non scivolassero a contatto con il cerchio. Batté una volta i palmi tra loro, levando la polvere in eccesso. Infine, rise, pensando a come sarebbe stata la sua vita se, con un semplice battito di mani, avesse potuto cancellare la cultura, le tradizioni a cui era vincolata.

«Allin, ti giuro che quando sarai grande abbastanza te ne andrai via da questo circo e l'aver vissuta come una zingara sarà solo un ricordo. Vivrai come una normale irlandese e chissà, forse al fianco di Niall.» Promise la ragazza a se stessa, poi chiuse gli occhi ed uscì dal camerino.

Una musica classica suonò nell'aria. Allin tremò per un secondo, un secondo solo. Squadrò prima la madre, poi il padre nelle vesti di dominatore di tigri, Jazmine, travestita da pagliaccio insieme a suo marito Diego, la loro unica figlia, Leena, Hannah e Dominique nei loro body da ballerine e infine tutti i suoi restanti colleghi, poi entrò in pista.

Applausi, facce curiose di bambini, facce divertite di ragazzi e schizzinose di ragazzi, Lucas e Daniel, altri giovani componenti della compagnia, a servire popcorn e zucchero filato...

«Tutto ordinario, niente di nuovo.» Costatò Allin annoiata, seppur con un sorriso tirato a darle un'espressione, all'apparenza, allegra.

Il cerchio aereo, collegato ad uno spesso cavo, scese a terra, dando alla bionda la possibilità di esser afferrato.

Pochi istanti dopo questa era già a mezz'aria, contorcendosi ed eseguendo i diversi esercizi della coreografia al ritmo di musica, con il terrore di sbagliare. La sua esibizione stava quasi per finire, la musica si fece più bassa.

«Non ci posso credere!» Esclamò improvvisamente una voce conosciuta.

Spazio Autrice
Parliamo del capitolo... Non mi fa impazzire, o meglio. Ci sono parti che adoro, altre che non mi dicono niente. Mi piace tanto lo scoprirsi di Allin e Niall, anche la descrizioni delle iridi di lui. Forse la mia parte preferita è quella in cui la biondina soffia sugli occhi dell'irlandese. Ho volutamente scritto la domanda "Ma io ti piaccio?" e non "Mi ami?" perché a mio parere a quindici anni, dopo due mesi, non si può amare una persona. Forse ho sbagliato, forse vi ho deluse, nel caso ditemelo, vi prego... Ariviamo al finale: qualcuno ha scoperto Allin. Probabilmente avrete già capito a chi mi riferisco, ma facciamo finta di niente. Ora è tutto da vedere: come reagirà questa persona misteriosa?  Concludo questo secondo spazio autrice ringraziando le cinquanta e più persone che hanno già inserito la storia tra le tre categorie. Molte di queste hanno seguito mie vecchie storie e stanno dando un'oppurtunità a questa. Spero di non deludervi ragazze, perché per me rappresentate una certezza, una sicurezza, dal momento che non mi avete abbandonato e tengo tantissimo alla vostra opinione. Un'ultima cosa prima di andare a prepararmi per questo Capodanno: vi è piaciuto il trailer? E la trama che traspare da questo?
Ci becchiamo puntualmente il cinque Gennaio!
Vado ad avvisarvi e finisco di rispondere alle vostre incredibili recensioni :)
Giorgiaxx

 
   
 
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