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Autore: oceanodiperle    04/01/2014    1 recensioni
- “C-cosa vuoi da me?”
Alzo lo sguardo e fisso i suoi splendidi occhi interrogativi, impazienti di ricevere una risposta.
- “Cosa voglio?”
Annuisce.
Mi fiondo su di lui e il mio peso lo costringe a stendersi sul pavimento, i suoi occhi si spalancano, mostrando sempre di più il verde intenso dei suoi occhi, racchiudo in una mano i suoi polsi e li poggio sul pavimento vicino la sua testa. Poggio le mie labbra sulle sue e lascio un lento bacio a stampo, mentre io muovo le labbra, lui sta immobile con gli occhi spalancati non aspettandosi una cosa del genere.
Lentamente mi stacco e lo fisso negli occhi.
- “Voglio te, Harry.”
Per una decina di secondi mi fissa rimanendo in silenzio ancora colto di sorpresa dal mio gesto, poi dice:
- “C-come ti chiami?”
Libero i suoi polsi e il suo corpo da sotto il mio.
- “Louis.”
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ripetizione ultima parte
- “C-cosa vuoi da me?”
Alzo lo sguardo e fisso i suoi splendidi occhi interrogativi, impazienti di ricevere una risposta.
- “Cosa voglio?”
Annuisce.
Mi fiondo su di lui e il mio peso lo costringe a stendersi sul pavimento, i suoi occhi si spalancano, mostrando sempre di più il verde intenso dei suoi occhi, racchiudo in una mano i suoi polsi e li poggio sul pavimento vicino la sua testa. Poggio le mie labbra sulle sue e lascio un lento bacio a stampo, mentre io muovo le labbra, lui sta immobile con gli occhi spalancati non aspettandosi una cosa del genere.
Lentamente mi stacco e lo fisso negli occhi.
- “Voglio te, Harry.”
Per una decina di secondi mi fissa rimanendo in silenzio ancora colto di sorpresa dal mio gesto, poi dice:
- “C-come ti chiami?”
Libero i suoi polsi e il suo corpo da sotto il mio.
- “Louis.”
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Capitolo due.

- “Ti accompagno a casa.” Dico mentre mi alzo da terra per andare a prendere i nostri vestiti davanti il caminetto ormai asciutti.
- “Io…vorrei andare a casa di Tom, del mio amico, per vedere come sta.”
- “Va bene, ti accompagnerò da lui.” Dico stringendo i nostri vestiti nelle mani e andando verso di lui.
- “Perché vi stavate prendendo a pugni?” Chiedo curioso.
- “Cosa?” Dice alzando i suoi meravigliosi occhi verdi verso di me.
- “Perché vi stavate picchiando con quei ragazzi?” Afferra i suoi vestiti dalle mie mani una volta che io glieli ho porsi.
- “Oh, emh. Non lo so.” Dice abbassando la testa. “Io ho visto solo che Tom stava facendo a pugni con quel gruppo di ragazzi, così sono andato ad aiutarlo.” Risponde mentre si veste dandomi le spalle, non capisco perché, forse si vergogna, così io ne approfitto per prendere il suo telefono che ha lasciato a terra e silenziosamente mi invio un messaggio per salvarmi il suo numero, poi lo rimetto dove l’avevo lasciato e lui non facendolo accorgere di nulla.
- “Ho notato che sei bravo a fare pugni, sai come difenderti.”
- “Beh, grazie. Anche se credo che senza il tuo aiuto non ce l’avrei fatta.” Una  volta indossato tutti i suoi vestiti si gira nuovamente verso di me.
- “Possiamo andare?” Gli chiedo.
- “Si.” Dice chinandosi per prendere il cellulare dal pavimento.

                                                                                                                          ***
Harry’s POV
Non me lo sarei mai aspettato quel bacio, sento ancora il suo sapore…così…piacevole…e forse…mi piacerebbe ritornare indietro nel tempo. Non so se si ripeterà, non potrebbe rintracciarmi in alcun modo, tranne se si recherà a casa di Tom per chiedergli informazioni su di me e…se devo essere sincero…mi piacerebbe.
Dopo essersi impegnato a spegnere il fuoco nel caminetto, Louis si dirige verso la porta e appena la apre il rumore della pioggia che prima si sentiva poco ora aumenta.
- “Aspettami davanti la porta, cerco di avvicinare la macchina qui il più possibile.”
- “Non fa niente…non fa niente se mi bagno un po’.”
- “Ti ho detto di aspettarmi davanti la porta.” Dice varcando la soglia e pronto a far bagnare il suo corpo da quelle gocce fredde, non importandosi di quello che avrei risposto. Il fatto che pensa di comandarmi e di impormi le cose mi innervosisce, mi da fastidio, non è nessuno per farlo, anche se questa cosa mi intriga molto.
Quando sento il motore della sua macchina vicino al posto dove mi trovo, varco anche io  soglia che è stata pochi minuti fa varcata da lui e mi chiudo la porta alle spalle.

Louis si era accostato molto vicino alla casa, io sono entrato molto velocemente nella macchina, così poche gocce d’acqua sono finite sui miei vestiti.

Dopo avergli spiegato la strada per arrivare a casa di Stan, nella macchina regna per un po’ il silenzio, cosa che mi da un leggermente fastidio, per evitare che durasse ancora, gli chiedo imbarazzato girando il volto verso di lui.
- “Qu – Quanti…anni hai?”
- “Ventidue” Fa una pausa. “Tu invece ne avrai diciotto o diciannove.” Rispondi con gli occhi fissi sulla strada.
- “Diciotto…quasi diciannove.”
- “Hai un ragazzo? Anche se la risposta qualunque sia non mi importa, sarai mio lo stesso.”
- “Se non ti importa allora non chiedermelo… e…secondo me sei troppo convinto.”
- “Non ti conviene sfidarmi.”
- “Non mi spaventi.”
- “Perché non voglio farlo.”
- “Ah, no?”
- “Sono più forte di te, potrei farti qualsiasi cosa, dominare sul tuo corpo”
- “Perché non me lo dimostri?”
- “Perché voglio che ti fidi di me.”
- “Perché ci tieni?”
- “Perché sono interessato a te.”
- “Chi non sarebbe interessato a me? Io attiro tutti.” Dico in modo scherzoso.
- “Sei modesto.” Dice sorridendo. “Mi piace.” Mi aspettavo una risposta diversa.
- “Comunque…non sono fidanzato.” Dico cambiando argomento.
- “Questo mi facilita le cose.”
- “Sembravi così convinto che credevo ti fosse facile anche essendo fidanzato.” Dico per fare il bastardo, ma lui non ci fa molto caso.
- “Si…hai ragione, sarebbe facile comunque.” Si bagna le labbra con la lingua. “Secondo le indicazione che mi hai dato dovremmo essere arrivati.”
- “Si, questa è casa sua.” Dico rivolgendo il dito verso il mio finestrino, da cui vedo la sua abitazione. Alla mia affermazione, si ferma:
- “Per me è stato un piacere.” Mi fa un occhiolino mentre mostra un sorriso bianco perfetto.
Io gli rispondo semplicemente “Grazie” perché non voglio dargli soddisfazione dato che è stato un piacere anche per me. Beh, di certo non dimenticherò quel bacio. Quando la sua bocca pronuncia la parola “Figurati” chiudo lo sportello e mi avvio verso casa di Tom.

                                                                                                                          ***
- “Tom! Stai bene?” Gli dico mentre entro velocemente nella sua stanza, era stata la madre ad accogliermi in casa, dopo esserci baciati sulla guancia mi dice in modo triste “Tom è in camera sua”, aveva capito che il figlio aveva fatto a botte, io l’avevo ringraziata ed ero corso subito nella stanza di Tom, curioso di sapere come sta.
- “Mi fanno male ancora i lividi che mi ha fatto quel coglione, ma sto bene.” Dice alzandosi dalla sedia accanto la scrivania, stava maneggiando al computer.
- “E Dan?”
- “Sta bene, ora è a casa sua. Come sei arrivato qui?”
- “Mi ha accompagnato Louis, il ragazzo che si era intromesso. Ma perché stavate facendo a botte?”
- “Una storia piuttosto complicata, c’era un certo Ryan che era fidanzato con quel ragazzo, ma questo voleva Dan e lo tradì con lui, quando lo scoprì si lasciarono e Ryan si mise con Dan, così oggi lui si sarebbe vendicato.”
- “E ora questo Ryan dov’è?”
- “Che cazzo ne so.” Sospiro. “Comunque…ero sicuro che li avresti battuti. Grazie pe averci difesi.”
- “Senza Louis non ce l’avrei fatta.”
- “Approposito, ti ha dato solo una mano a spaccare la faccia a quegli stronzi o poi è successo qualcosa tra di voi?”
- “Mmmh…è successo qualcosa tra di noi.” Dico abbassando lo sguardo imbarazzato.
- “Oddio, racconta!” Dice entusiasta.
Ci sediamo al bordo del suo letto e comincio a raccontargli tutto ciò che è accaduto, tutto dettagliatamente, senza tralasciare qualcosa. Lui rimane abbastanza sorpreso.
- “Quando lo rivedrai?” Domanda.
- “Non lo rivedrò.”
- “Come no?” Aggrotta le sopracciglia.
- “No, non sa né dove abito, né ha il mio numero, non può rintracciarmi.”
- “Siete due coglioni.”
- “Grazie, molto gentile da parte tua.” Si mette a ridere.
- “So che non dimenticherai facilmente quel bacio Styles!” Dice mettendo una mano sulla mia spalla per spingermi scherzosamente.” Questo mi ruba un sorriso.
- “Sa dove abiti tu però.”
- “E che deve venire a fare? Scoparmi?”
- “No idiota, a chiederti informazioni su di me.”
- “Sii, sogna bello! Non lo farà mai!”
- “Che ne sai?”
- “Non verrebbe mai qui a chiedermi di te, non mi conosce proprio.”
- “Neanche me conosce proprio, eppure mi ha spogliato contro la mia volontà e mi ha baciato. Lui non è un tipo timido, non si vergogna di nulla.”
- “Potresti avere ragione.”
- “Che ti ha detto tua madre vedendo il tuo viso conciato così?” Cambio argomento.
- “Mi ha fatto la solita polemica del cazzo, non è la prima volta che torno a casa con qualche livido sul viso.”


                                                                                                                        ***
Tom insistette a farmi rimanere a casa sua, cenai lì e giocammo per un po’ a FIFA. Verso le due e mezza mi accompagnò a casa.

Entro in casa cercando di non svegliare la mia famiglia e mi preparo una tazza di thè, non ho voglia di dormire e mi sento triste, senza sapere con certezza il motivo ancora. Mentre si cuoce, vado a mettermi il pigiama.
Prima di lanciare i vestiti sulla sedia accanto la scrivania come faccio di solito, me li porto al naso, dato che un paio di ore fa venivano stretti dalle mani di Louis e spero che ci sia rimasto un po’ il suo odore, ma quello che sento è solo odore di fumo, deluso dall’odore entrato nelle mie narici li lancio sulla sedia, anche pochissimo odore di lui, mi sarebbe bastato.

                                                                          ***

Mi dirigo in cucina con indosso il pigiama e lasciando che i miei piedi scalzi tocchino le piastrelle fredde.
Verso il thè in una tazza e mi posiziono sul davanzale della finestra, poggiando la schiena alla parete e i piedi lungo il davanzale, mentre sorseggio la bevanda guardo dalla finestra la meraviglia della notte e, fissando il cielo scuro, lascio che le stelle riflettano nei miei occhi verdi. Faccio bagnare dalla bevanda calda le mie labbra e successivamente le mordo e le serro. Quel tocco mi ha ricordato qualcosa, quel tocco è simile a qualcosa, alle labbra calde umide di Louis quando premettero sulle mie.
L’ho trovato, ho trovato il maledetto motivo per cui sono triste. Vorrei poterlo rivedere, peccato che non accadrà.
Louis’POV
La luce che penetra attraverso le tende  e colpisce le mie palpebre mi da così fastidio tanto da svegliarmi, ultimamente solo, nel mio appartamento. Ho deciso di starmene in un appartamento per conto mio perché voglio stare lontano dai miei genitori. Sono completamente stupidi mentalmente, non capiscono un cazzo, non sanno niente, non ragionano, non ti comprendono. Non accettano il mio orientamento sessuale, invece di pensare “E’ nostro figlio, tutto quello che vogliamo è che lui sia felice”. Inoltre sono in complotto con una famiglia da anni, di cui non ricordo neanche il nome. Solo perché i nostri discendenti del milleottocento si odiavano e non si sa neanche per che cosa, alla fine questo non mi è mai importato, ma prova la loro stupidità.  Non puoi discutere con loro che hanno sempre da ridire qualcosa, allora ho pensato “Ma vaffanculo, me ne vado.” Tanto sono maggiorenne, con un lavoro, posso fare ciò che voglio. Sono allenatore di calcio, in una scuola calcio per bambini, amo i bambini e amo il calcio, il lavoro perfetto per me. Il calcio è la mia passione da quando ero piccolo e amo insegnare ai bambini ciò che ho imparato io, vedermi in loro molti anni fa e magari, qualche loro difficoltà, qualche loro caduta, qualche loro ferita mi fanno ricordare le mie e a quanto mi sono impegnato per diventare allenatore.
Mi sveglio ultimamente solo nel mio appartamento,  perché di solito ogni notte porto a casa un ragazzo nuovo con cui scopare. Questa notte sarebbe stato il turno del riccio, ma non ci sono riuscito, aveva fatto molte storie quando l’ho portato nella casa abbandonata, così avevo capito che ero meglio che lo avrei riaccompagnato a casa dopo, o dove voleva essere accompagnato lui, ma non ci rinuncio, stasera gli invio un messaggio e gli impongo di farsi trovare in piazza, lo passo a prendere e lo porto in un pub, lo faccio ubriacare e dato che non capisce un cazzo, sarò come fregare le caramelle ad un bambino portarlo a casa e scoparlo, se non riuscirò a farlo ubriacare, mi inventerò qualcosa. Questa notte, Harry, sarà su questo letto, accanto a me.

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