Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: MeikoBuzolic    06/01/2014    0 recensioni
Tornammo a casa.
Ci gettammo sfiniti sul divano.Mia sorella era seduta sulla poltrona a mangiare dei biscotti, mentre guardava la televisione.
«Com'è andata la corsa?» domandò senza togliere lo sguardo dallo schermo.
«Stancante» risposi.
Dopo un poco si sentì mia madre urlare. [..]
«Sono arrivate! Sono arrivate!» disse entusiasta.
Mio padre appoggiò le sue mani sulle spalle di mia madre «Calmati tesoro!» disse tranquillizzandola.
Lei respirò e ci guardò «Sono arrivate le lettere di Hogwarts» dichiarò emozionata.
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da V libro alternativo
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 1
Rimasi qualche istante a letto, a fissare il bianco soffitto. 
Mi voltai e fissai la montagna di coperte dove si nascondeva mia sorella che dormiva, una tenue luce entrava della finestra batteva sopra di lei, mugulò qualcosa.
Senivo la televiosione del piano inferiore, col solito telegiornale mattuttino, m'immaginavo mio padre sorseggiare il caffè davanti alla televisione seduto nella sua poltrona, mia madre indaffarata a pulire.
Sentii dei passi provenire dalle scale, la porta si aprii.
La forte luce del corridoio mi fece chiudere gli occhi, infilai la testa sotto le coperte.
«Avanti ragazze in piedi! Oggi è una bellissima giornata!» esclamò mia madre, la sentii camminare per la stanza.
Sbucai la testa e vidi mia madre avvicinarsi alla finestra - non lo fare! - pregai.
Mia madre aprì la finestra facendo entrare un lieve soffio di vento fresco, l'autunno stava arrivando e di conseguenza la scuola.
Mia sorella mugulò qualcosa.
«Svegliatevi! Dovete andare a scuola!» disse con un tono di voce troppo alto da sopportare.
Scoprì mia sorella e poi me.
Mia sorella urlò rabbiosa e si alzò.
«Non urlare signorina!» rimproverò mia madre, con un leggero tono di rinuncia.
«Non si può mai dormire! A scuola non si dorme! Sono a casa e non si dorme!» si lamnetò e batté la porta del bagno.
Mia madre sospirò.
«Tesoro buongiorno» mi sorrise.
«Buongiorno mamma» mi stiracchiai, un baffuto e morbido pallina di pelo color crema si arrampicò nel letto, si avvicinò al mio viso, strofinadosi e facendo le fusa.
«Puff!» dissi assonnata, mentre accarezzavo la piccola bestiola.
Marilyn uscì dal bagno fra le gambe si strofinava il suo kneazle, dal pelo grigio-azzurro, non era cambiato in questi 4 anni, sempre schivo, e ti guardava con quei grandi occhi, si inteneriva solo con una persona, è quella era mia sorella.
Prese il suo kneazle fra le braccia «Buongiorno Milly» accennò un  sorriso. «Ho fame è pronta la colazione?» domandò riferendosi a mia madre.
«Sì» rispose la mamma, poi fissò l'orologio «Muovetevi! Alle 11:00 avete il treno!» esclamò agitata.
Mi alzai a fatica, e scesi giù insieme a mia sorella, seguite dalla mamma.
Mio padre ci sorrise «Buongiorno» ci augurò.
Ci sedemmo al tavolo e papà si sedette con noi.  
Mia madre prese le tazze e ce le portò, ma mentre camminava una iniziò a flutturare.
Mia sorella con aria divertita teneva la sua bachetta in mano.
«Posa subito quella bachetta» rimproverò mio padre, prendendo la tazza fra le mani. «E' vientato esercitare la magia al di fuori di Hogwarts, fino alla maggiore età» avvisò papà severo, ma i suoi occhi erano dolci.
Mia madre posò le tazze e si sedette con noi, ogni anno il giorno della patezza ci ammiravano come due statue, come se ogni cosa che facessimo fosse divina.
«Tesoro allora come pensi che andrà quest'anno il torneo di Quidditch?» domandò papà a Marilyn.
«Vinceremo! Sperando che quei due battitori si dassero una svegliata invece di ridere e scherzare come sempre» si lamentò mia Marilyn, imboccando un cucchiaio pieno di cereali.
«E tu tesoro che farai quest'anno?» domandò.
«Non sò, farò quello che il destino mi propporà» risposi.
Finì la mia tazza di cereali e salì in camera mia.
Entrai, le divise scolastiche erano appoggiate nei rispettivi letti.
Ammirai la mia divisa: la gonna a balze nera, la camicia bianca, il maglione nero con infine una riga obliqua viola e blu, la gravatta viola con delle righe argentate e in fine il mantello nero dall'inerno viola con lo stemma del corvonero.
Guardai la divisa di mia sorella identica la mia soltanto dale decorazioni rosso e gialle, i colori del Grifondoro. 
Ricordai il primo giorno di scuola:

Noi del primo anno, seguimmo come pulcini la professoressa Mcgranitt. 
Entrammo nella immensa sala, Sala Grande, dallo stile gotico dove i muri erano a forma di archi, e apposto delle solite luci, appesi al muro si trovavano dei piatti con delle grandi fiamme e sopra le nostre teste calleggiavano delle candele. Ai nostri lati dei tavoli, due a destra e due a sinistra, dove sedevano studenti con buffi cappelli neri. Alzai il viso e a posto del tetto si trovava un cielo stellato. 
Una ragazza dai capelli lunghi e mossi con fare da saputella disse «Il soffitto non è vero. Sembra un cielo stellato, ma è una magia. E nel libro storia di Hogwarts. Io l'ho letto». 
Ci fermammo davanti alla piattaforna rialzata dove si trovava un altro tavolo, dove sedevano uomini adulti, e presunsi fosse dei professori.
«Bene. Aspettate qui, per favore» disse la professoressa gesticolando con il rotolo di carta che teneva in mano. «Dunque, prima di cominciare il professore Silente vorebbe dirvi alcune parole».
L'uomo seduto al centro del tavolo, dalla barba e capelli lunghi e bianchi, si alzò.
«Desidero dare a voi tutti alcuni annunci d'inizio anno: il primo anno prendano nota che l'accesso alla foresta è severamente proibito a tutti gli studenti. Inoltre il nostro guardiano il signor Gazza» indicò un veccio signore dallo sguardo serio infondo alla sala «Mi ha chiesto di rammentarvi che la parte destra del corridoio del terzo piano è zona preclusa a tutti coloro che non desiderano fare una fine molto dolorosa. Grazie» e si riaccomodò.
La professoressa aprì il rotolo che teneva fra le mani «Quando chiamerò il vostrò nome, verrete avanti. Io vi metterò il capello parlante sulla testa...» prese un vecchio capello a punta fra le mani «...e sarete smistati nelle vostre case» spiegò e iniziò l'elenco.
«Marilyn King» chiamò, mia sorrella mi strinse forte la meno, io gli sorrisi.
Quando il cappello fu appoggiato sulla sua testa, stette qualche attimo a riflettere e poi urlò «Grifondoro!» e tutti i ragazzi del secondo tavolo della mia destra esultarono.
Li guardai ammirandoli - ora toccherà a me. Devo farlo per papà, lui sa che io posso farcela, siamo una famiglia che di generazione a generazione va al grifondoro, se c'è l'ha fatta Mari, posso farcela anch'io - i miei pensieri furono interrotti dalla voce della professoressa.
Mi sedetti sull'alto sgabello a fatica, guardai mia sorella seduta nel tavolo di fronte, le sorrisi incerta il cappello parlante iniziò a parlare «Bene, bene, bene... C'è coraggio e lealtà, ma voglia di tranquillità, inteligenza, potrebbe essere... Corvonero!» esclamò.
All'udire di quella parola, rimasi imbambolata, ferma immobile tutto iniziò a muoversi lentamente, gli applausi del tavolo fronte a me, nella parte sinistra della stanza non li sentii più - gli avevo promesso che sarei stata una grifondoro, L'avrei fatto per lui, per la nostra famiglia. Lui teneva che io fossi una Grifondoro - rimasi sconvolta.

Marilyn entrò in camera «Faccio per prima la doccia!» disse correndo in bagno, mentre Candy, il suo kneazle si sdraiava sopra la sua divisa. Puff mi guardava da terra, e si arrampiò sul mio pigiama fino ad arrivare vicino alla mia guancia per coccolarmi.
«Si ritorna a Hogwarts» informai la piccola palletta pelosa sulla mia spalla, che al suono di "Hogwarts" dalla felicità iniziò a saltellare. Posai Puff nella sua piccola cuccia, ed andai in bagno, mia sorella cantava sotto la doccia - a posto di due lavandini non potevano fare due docce? - pensai. 
«Mariii! Muoviti devo fare anch'io la doccia» mi lamentai.
«Si sto uscendo!» avvisò, e l'acqua smise di uscire. «Mi passi l'asciugamano?»
Presi un asciugamano e glie lo passai, lei uscì. Il suo esile fisico, gambe lunghe, postura dritta e quei bellissimi occhi verdi, era la mia gemella ed eravamo identiche, solo una cosa cambiava i suoi capelli lunghi fino quasi al fondoschiena, biondi platino con delle extension colorate, mentre i miei semplicemente lunghi fino alle spalle neri.
Ci preparammo, infillammo tutto nei nostri bauli e con fatica li scendemmo per le scale.
Quando furomo tutti pronti, prima di entrare in macchina guardai casa mia, una semplice casa in mattoni dalle grandi finestre e dalla porta bianca - ciao, ciao casa - pensai e salì in macchina.

Entrammo alla stazione dei treni, ci fermammo in mezzo al binario 9 e 10.
La mamma prese due biglietti dalla borsa.
«Prendete i biglietti, e non li perdete» ci raccomandò, e ci abbracciò forte «Sono fiera di voi, e non fate casino».
«Mamma non stiamo andando in guerra, andiamo solo a scuola e a Natale torneremo» disse mia sorella, con gli occhi verdi lucidi.
Diedi un grande bacio alla mamma.
«Ciao, mamma ci vediamo a Natale» dissi come una promessa per rassicurarla.
Papà si posizionò tra me e mia sorella e corremmò contro il muro. 
Ci ritrovammo davanti alla locomotiva rossa e nera con un cartello con su scritto "Hogwarts express", sopra le nostre teste il cartello "Binario nove e tre quarti".
Guardammo papà, e mi scese una lacrima. 
Come ogni anno piangevo, non avrei più visto i miei genitori per tre mesi circa, ma ero anche felice di ritornare a Hogwarts, che era la mia seconda casa.
«Non  dire alla mamma che ho pianto» dissi a mio padre.
Lui mi sorrise «Sarò troppo impegnato a consolare lei» fece l'occhiolino. Ci abbracciò entrambe «Ragazze fate le brave. Vi voglio bene» allontanò la stretta e ci sorrise.
Salimmò sul treno, dove i vagoni erano divisi per Case.
Entrai nella cabina, c'era solo una ragazza. 
«Ciao Luna» sorrisi gentilmente alla ragazza dai capelli bianchi.
«Ciao» disse lei col suo tono quasi disorientato e dai grandi occhi dolci.
Mi affacciai alla finestra e vidi mia sorella qualche finestrino più avanti ed nostro padre al centro tra noi due, che voltava lo sguardo per guardarci entrambe.
Il trenò fischiò, i motori si accesero.
«Ciao papà!» urlai a squarcia gola.
Lui mi sorrise, e mi mando un bacio, si girò verso mia sorella e fece lo stesso, poi mi guardò e sibilò «Ti voglio bene».
Il trenò partì, ma non mi sedetti fino a quando sparì dalla mia vista la stazione.
Mi sedetti.
«Passate bene le vacanze?» domandò Luna.
«Sì, grazie. tu?» domandai a mia volta, e presi tra le mani un libro.
Luna mi guardò incuriosita «Che libro è?» domandò.
«E' la storia d'amore tra...» non riuscii a finire la trama che mi interruppe.
«E' un libro babbano?» domandò.
«Ah! Sì» annuii con la testa.
«Ooh!» esclamò affascinata, «Di cosa parla?».
«Travo dicendo, parla di una storia d'amore illegittima» spiegai in poche parola.
«I babbani sono sempre così drammatici. che siano masochisi?» suppose.
Non seppì rispondere inizialmente «Beh! Io sono di madre babbana, ma non sono masochista» chiarii.
«Vero» disse lei con la solita aria sognante.
Il viaggio fu lo stesso, accompagnato dalla chiacchiere dei miei compagni e dalle risate che risuonavano nella cabina.




 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: MeikoBuzolic