Inghilterra
Sono rimasta
sveglia
per notti intere, fredde e interminabili notti d’inverno. Ho
sperato che ci
fosse qualcosa nella mia pancia, una vita che mi sarebbe stata ben
più cara dei
gioielli e delle stoffe che mio marito mi ha regalato.
Non mi ci è voluto molto
per comprendere che non ero incinta - e la disperazione ha preso il
rosso
sanguigno dei granati che indossavo il giorno del mio matrimonio.
Il sonno è tornato, ma
ho sognato la Torre. Ho sognato le pareti spesse e viscide, il puzzo
del Tamigi
che entra dalle feritoie. Ho sognato mio marito che dorme sul pavimento
e i
ratti che gli mordono le dita e le caviglie. Ho sognato che la notte
nella
prigione - incubo nell’incubo: i due principi gridano e
battono le mani di
scheletro sulla pietra, i passi della Regina Anna svaniscono in
lontananza.
Tiene la testa sottobraccio, capelli lunghi strisciano sul pavimento.
-
Ellen - ha del sangue rappreso intorno alle unghie, mi accarezza il
viso.
Penso
ai capelli della Regina Anna che spazzano la pietra fredda.
-
Chi è stato? Chi è stato a farti processare?
Lui
chiude gli occhi, scuote la testa. - Non ha più importanza,
ormai...
Gli
prendo una mano tra le mie, mi fanno male gli occhi e la testa, si gela
anche
sotto la pelliccia e lui indossa solo una camiciola stracciata: da
vicino si
vede che ha la pelle d’oca sul collo e sulle braccia, le
labbra blu.
-
Chi è stato? - ripeto, affondandogli le unghie nella carne.
Quando
risponde, sento le labbra di un fantasma sulla bocca e respirare il mio
fiato
gelido, la mia vita e... ogni cosa. Stringo la mano di mio marito, che
è per
Dio la mano di un morto, con la nebbia del fiume che mi entra nel
cuore, perché
il nome che pronuncia è quello di mia sorella.
-
Margery - sospira - è stata lei... era al processo, ha
testimoniato anche
davanti a me. Le hanno chiesto: “Lady Margery Bossomblower,
siete al corrente
della condotta viziosa di vostro cognato, ma sapete se anche vostra
sorella è
una seguace dell’eresia luterana? Per Dio, per la Regina e
per questa corte, se
così è, adesso siete sotto giuramento e dovete
riferircelo” ma lei li ha
guardati con una faccia totalmente ingenua e ha detto che neppure fra
cent’anni
dubiterebbe di te.
-
No - rispondo con una voce che non riconosco - lei è fedele
a Maria. Se sapesse
che io sono una protestante come voi, avrebbe fatto il mio nome,
perciò non sa
nulla di me. Daniel, se ti uccidono...
È
la voce del fantasma, penso. In fondo al corridoio
c’è il connestabile che mi
attende con uno sguardo mesto. - Daniel, un’ultima cosa,
prima che vada -
appoggio la bocca alle sbarre - tu hai mai visto niente di strano qui?
Lui
mi sfiora le labbra con le dita sporche di sangue. - Vai a casa, Ellen,
o
qualcuno potrebbe decidere di chiuderti qui.
Mi
stringe la mano con forza e io so, come se qualcuno me
l’avesse sussurrato, che
ha paura di morire e mi ama, come se fossi un’apparizione o
uno spirito
benigno. Non me lo dice: mi stringe la mano per un attimo lunghissimo,
poi
chiude gli occhi e abbassa il braccio.
-
Vi ringrazio - lascio il denaro nelle mani del connestabile.
C’è
una figura goffa, con un fagotto sottobraccio. È bassa,
quasi una nana, e ha
uno strano passo barcollante. Mi segue attraverso i corridoi stretti,
sulle
scale scivolose e nelle gallerie buie. Penso che potrebbe essere una
guardia con
l’ordine di arrestarmi e non riesco più ad andare
avanti; mi fermo al limite
del cerchio di luce di una lanterna.
La
figura mi passa accanto, evitando la luce.
Guardo
in basso, il velo di capelli neri che mi scivola sul piede come un
serpente e
sento una risata gorgogliante, prima che la porta davanti a me si
chiuda con
uno schianto.
Ho
sognato mio marito. Era chino accanto al letto, mi vegliava. Ho
allungato le
mani e gli ho preso il viso per poterlo baciare. Ero fuori di me per il
desiderio. Volevo che giacesse con me, ma, mentre lo coprivo di baci e
carezze,
ho sentito la sua testa leggera tra le braccia. Ho guardato e ne ho
visto la
gola recisa, gli occhi sbarrati e il sangue coagulato in bocca.
Nello
specchio fumoso vedo me stessa, il rosso sangue dei miei capelli e il
celeste
dei miei occhi brillano come stelle sopra l’abito nero.
So
che stanotte impazzirò: le ombre escono dai loro angoli e
camminano per la
stanza come se ne fossero padrone.
Daniel
mi guarda. Ha una linea sanguinolenta sul collo, la camicia appiccicata
alle
spalle; ripenso ai capelli della Regina Anna che mi sfiorano il piede,
poi al
corpo di mio marito, quando lo hanno gettato nella cassa.
Il
pensiero che mia sorella lo abbia denunciato perché ha
sposato me anziché lui
mi assilla, mi tiene sveglia la notte. Perché i tendaggi non
mi cadano addosso
e non mi soffochino con l’odore di vecchio e di sangue,
immagino il momento in
cui la farò arrestare.
-
Non guardarmi così - grido alla notte; mio marito abbassa le
palpebre e piange
lacrime di brace.
È
arrivata la primavera e poi l’estate: nelle notti calde
nessun fantasma ha
bussato alla mia porta, nessun’ombra mi ha avvinto il collo
mentre indossavo la
collana di granati, nessun viso caro è emerso dalla polvere.
Ho
sognato di tagliare la testa a mia sorella con le mie mani. Ho sognato
Maria -
mai Regina, mai - che non giace con suo marito perché lo
spagnolo preferisce la
figlia del mugnaio. Ho sognato la mia Signora e le ho scritto, le ho
chiesto di
tornare al suo servizio non appena il lutto fosse finito.
Ho
lavorato con delicatezza e dedizione infinita a questo momento. Il vino
nei
calici è nero, la neve si appoggia con mille dita alle
finestre; vedo mia
sorella - con i suoi sbiaditi occhi azzurri - stretta nel mio inganno.
Non può
salvarsi.
-
Ellen, che cosa hai fatto? - mi chiede. Teme per me, che non riesco a
nascondere la rabbia e la gioia che provo nel distruggerla. - Che cosa
hai
fatto tu! Ho saputo tutto, ho visto
tutto. Sono stata alla Torre, ma non... come hai potuto fare questo a me?
Dovevi essere la mia buona sorella, non quella di Maria. Maria ha
già una
sorella! - le rovescio tutto addosso, prima che le guardie vengano ad
arrestarla.
Cerca
di toccarmi, ma mi scosto, mi unisco alle ombre di cenere e brace. Mi
dirigo
verso la porta con la scusa di volere più luce - la
realtà, Margery, è che
nessuna accusa ti avrebbe ferito più del vedere che non
voglio essere toccata
da te.
Le
braci nel camino si spengono e vedo Daniel fissarmi da lontano.
Sono
rimasta sveglia per notti intere, fredde e interminabili notti
d’inverno, dopo
la morte di mia sorella. Sulle labbra si è presentato il
sorriso di cometa che
le ho rivolto quando l’ho messa davanti alla
verità, a ciò che mi aveva spinto
a volerla morta.
Daniel
si è avvicinato al mio letto, si è retto la testa
con una mano e mi ha baciato
sulla fronte. Era così vicino che ho visto le macchie livide
attorno alla sua
bocca e la polvere di brace nelle sue palpebre.
Il
suo fiato freddo mi ha fatto addormentare, ma ho sentito che diceva: -
Addio.
Ho
sognato la Regina Anna che porta la sua testa sottobraccio - con i
capelli che
spazzano il pavimento - e i passi di mio marito che la seguono e non
arrivano
mai.
Note:
L’immagine
del capitolo mi piace tantissimo, anche se una bambola moderna poco
c’azzecca
con il periodo Tudor. L’ho trovata qui.