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Autore: marguerite_murcielago    06/01/2014    2 recensioni
Giro del mondo.
Grecia_Lui avvicinò le labbra e mi sussurrò all’orecchio: – S'agapó̱ , Athi̱ná mou.
Impressi a fuoco quelle parole che non conoscevo, e che tradussi più tardi, insieme alla guida. Ti amo, mia Atena. In seguito, lui negò di averle pronunciate, e non seppe tradurle.
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Inghilterra

 

 

Sono rimasta sveglia per notti intere, fredde e interminabili notti d’inverno. Ho sperato che ci fosse qualcosa nella mia pancia, una vita che mi sarebbe stata ben più cara dei gioielli e delle stoffe che mio marito mi ha regalato.
Non mi ci è voluto molto per comprendere che non ero incinta - e la disperazione ha preso il rosso sanguigno dei granati che indossavo il giorno del mio matrimonio.
Il sonno è tornato, ma ho sognato la Torre. Ho sognato le pareti spesse e viscide, il puzzo del Tamigi che entra dalle feritoie. Ho sognato mio marito che dorme sul pavimento e i ratti che gli mordono le dita e le caviglie. Ho sognato che la notte nella prigione - incubo nell’incubo: i due principi gridano e battono le mani di scheletro sulla pietra, i passi della Regina Anna svaniscono in lontananza. Tiene la testa sottobraccio, capelli lunghi strisciano sul pavimento.

 

- Ellen - ha del sangue rappreso intorno alle unghie, mi accarezza il viso.
Penso ai capelli della Regina Anna che spazzano la pietra fredda.
- Chi è stato? Chi è stato a farti processare?
Lui chiude gli occhi, scuote la testa. - Non ha più importanza, ormai...
Gli prendo una mano tra le mie, mi fanno male gli occhi e la testa, si gela anche sotto la pelliccia e lui indossa solo una camiciola stracciata: da vicino si vede che ha la pelle d’oca sul collo e sulle braccia, le labbra blu.
- Chi è stato? - ripeto, affondandogli le unghie nella carne.
Quando risponde, sento le labbra di un fantasma sulla bocca e respirare il mio fiato gelido, la mia vita e... ogni cosa. Stringo la mano di mio marito, che è per Dio la mano di un morto, con la nebbia del fiume che mi entra nel cuore, perché il nome che pronuncia è quello di mia sorella.
- Margery - sospira - è stata lei... era al processo, ha testimoniato anche davanti a me. Le hanno chiesto: “Lady Margery Bossomblower, siete al corrente della condotta viziosa di vostro cognato, ma sapete se anche vostra sorella è una seguace dell’eresia luterana? Per Dio, per la Regina e per questa corte, se così è, adesso siete sotto giuramento e dovete riferircelo” ma lei li ha guardati con una faccia totalmente ingenua e ha detto che neppure fra cent’anni dubiterebbe di te.
- No - rispondo con una voce che non riconosco - lei è fedele a Maria. Se sapesse che io sono una protestante come voi, avrebbe fatto il mio nome, perciò non sa nulla di me. Daniel, se ti uccidono...
È la voce del fantasma, penso. In fondo al corridoio c’è il connestabile che mi attende con uno sguardo mesto. - Daniel, un’ultima cosa, prima che vada - appoggio la bocca alle sbarre - tu hai mai visto niente di strano qui?
Lui mi sfiora le labbra con le dita sporche di sangue. - Vai a casa, Ellen, o qualcuno potrebbe decidere di chiuderti qui.
Mi stringe la mano con forza e io so, come se qualcuno me l’avesse sussurrato, che ha paura di morire e mi ama, come se fossi un’apparizione o uno spirito benigno. Non me lo dice: mi stringe la mano per un attimo lunghissimo, poi chiude gli occhi e abbassa il braccio.
- Vi ringrazio - lascio il denaro nelle mani del connestabile.
C’è una figura goffa, con un fagotto sottobraccio. È bassa, quasi una nana, e ha uno strano passo barcollante. Mi segue attraverso i corridoi stretti, sulle scale scivolose e nelle gallerie buie. Penso che potrebbe essere una guardia con l’ordine di arrestarmi e non riesco più ad andare avanti; mi fermo al limite del cerchio di luce di una lanterna.
La figura mi passa accanto, evitando la luce.
Guardo in basso, il velo di capelli neri che mi scivola sul piede come un serpente e sento una risata gorgogliante, prima che la porta davanti a me si chiuda con uno schianto.

 

Ho sognato mio marito. Era chino accanto al letto, mi vegliava. Ho allungato le mani e gli ho preso il viso per poterlo baciare. Ero fuori di me per il desiderio. Volevo che giacesse con me, ma, mentre lo coprivo di baci e carezze, ho sentito la sua testa leggera tra le braccia. Ho guardato e ne ho visto la gola recisa, gli occhi sbarrati e il sangue coagulato in bocca.

 

Nello specchio fumoso vedo me stessa, il rosso sangue dei miei capelli e il celeste dei miei occhi brillano come stelle sopra l’abito nero.
So che stanotte impazzirò: le ombre escono dai loro angoli e camminano per la stanza come se ne fossero padrone.
Daniel mi guarda. Ha una linea sanguinolenta sul collo, la camicia appiccicata alle spalle; ripenso ai capelli della Regina Anna che mi sfiorano il piede, poi al corpo di mio marito, quando lo hanno gettato nella cassa.
Il pensiero che mia sorella lo abbia denunciato perché ha sposato me anziché lui mi assilla, mi tiene sveglia la notte. Perché i tendaggi non mi cadano addosso e non mi soffochino con l’odore di vecchio e di sangue, immagino il momento in cui la farò arrestare.
- Non guardarmi così - grido alla notte; mio marito abbassa le palpebre e piange lacrime di brace.

 

È arrivata la primavera e poi l’estate: nelle notti calde nessun fantasma ha bussato alla mia porta, nessun’ombra mi ha avvinto il collo mentre indossavo la collana di granati, nessun viso caro è emerso dalla polvere.
Ho sognato di tagliare la testa a mia sorella con le mie mani. Ho sognato Maria - mai Regina, mai - che non giace con suo marito perché lo spagnolo preferisce la figlia del mugnaio. Ho sognato la mia Signora e le ho scritto, le ho chiesto di tornare al suo servizio non appena il lutto fosse finito.

 

Ho lavorato con delicatezza e dedizione infinita a questo momento. Il vino nei calici è nero, la neve si appoggia con mille dita alle finestre; vedo mia sorella - con i suoi sbiaditi occhi azzurri - stretta nel mio inganno. Non può salvarsi.
- Ellen, che cosa hai fatto? - mi chiede. Teme per me, che non riesco a nascondere la rabbia e la gioia che provo nel distruggerla. - Che cosa hai fatto tu! Ho saputo tutto, ho visto tutto. Sono stata alla Torre, ma non... come hai potuto fare questo a me? Dovevi essere la mia buona sorella, non quella di Maria. Maria ha già una sorella! - le rovescio tutto addosso, prima che le guardie vengano ad arrestarla.
Cerca di toccarmi, ma mi scosto, mi unisco alle ombre di cenere e brace. Mi dirigo verso la porta con la scusa di volere più luce - la realtà, Margery, è che nessuna accusa ti avrebbe ferito più del vedere che non voglio essere toccata da te.
Le braci nel camino si spengono e vedo Daniel fissarmi da lontano.

 

Sono rimasta sveglia per notti intere, fredde e interminabili notti d’inverno, dopo la morte di mia sorella. Sulle labbra si è presentato il sorriso di cometa che le ho rivolto quando l’ho messa davanti alla verità, a ciò che mi aveva spinto a volerla morta.
Daniel si è avvicinato al mio letto, si è retto la testa con una mano e mi ha baciato sulla fronte. Era così vicino che ho visto le macchie livide attorno alla sua bocca e la polvere di brace nelle sue palpebre.
Il suo fiato freddo mi ha fatto addormentare, ma ho sentito che diceva: - Addio.
Ho sognato la Regina Anna che porta la sua testa sottobraccio - con i capelli che spazzano il pavimento - e i passi di mio marito che la seguono e non arrivano mai.

 

 

 

 

 

 

 

 

Note:

L’immagine del capitolo mi piace tantissimo, anche se una bambola moderna poco c’azzecca con il periodo Tudor. L’ho trovata qui.

   
 
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