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Autore: nefastia    19/01/2014    16 recensioni
Harry aveva capito tutto fin dalla prima volta che Hermione aveva chiamato per nome Draco Malfoy, per loro Malfoy o Malferret, per tacere delle centinaia di appellativi e nomignoli poco cortesi. Mai, assolutamente mai, Draco.
Quindi quando a Hermione, in un attimo di distrazione usci dalle labbra quel nome, Harry capì al volo.
«Herm, scusa se mi intrometto, c’è qualcosa tra te e Malfoy?»
«Non … non direi che ci sia qualcosa … non proprio.»
«Vorrei … mi piacerebbe – le parole non sono mai state la specialità di Harry – Insomma, non voglio impicciarmi in cose che non mi riguardano, ma … Malfoy non è pericoloso, non più come prima, almeno. Sappiamo che la sua famiglia ha seguito la corrente, come al solito e tra qualche mese giureranno di non aver mai conosciuto Voldemort. Non può torturarti e ucciderti, forse, ma penso che sia lo stesso pericoloso per te. In un altro modo.»
«Che vuoi dire?»
«Hermione, lui è un egoista. Tu la persona più generosa e altruista che conosca. Non c’è molto da dire, basta fare due più due. Si approfitterà di te in modo vergognoso.»
«È probabile, in effetti. Sai, Harry, sapere di dover morire non è un buon motivo per suicidarsi. Lui adesso mi fa felice»
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Harry Potter, Lucius Malfoy, Molly Weasley, Ron Weasley | Coppie: Draco/Astoria, Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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Per chi non ha seguito l’originale “Il principe stupido”, di cui questa dramione riprende la trama, faccio presente che mi sono divertita a dare ai capitoli i titoli di opere da me conosciute e variamente amate.

I titoli sono scelti solo per la loro attinenza con il contenuto del capitolo, che quasi mai rispecchia, nemmeno minimamente, quello del libro. Alla fine di ogni capitolo inserirò il nome dell’autore e, a volte, qualche breve notizia.

Grazie a chi leggerà e buon divertimento.

nefastia

 

 

 

 

Di cosa un Malfoy debba intendere per “famiglia”

 

 

0-Prologo: Le relazioni pericolose

 

È stato durante il settimo anno.

Se la scuola avesse dovuto tener conto di tutte le assenze fatte da entrambi avrebbe dovuto costringerli a ripetere l’anno. I processi ai Mangiamorte li vedevano più che spesso come testimoni.

E i due, costretti, loro malgrado, a passare un sacco di tempo insieme, incominciarono a ridere di certe battute argute e maligne, lanciate l’uno all’altra e viceversa, poi a parlare.

Hermione non era caposcuola, quindi non aveva alcuna stanza singola. La Preside se ne era scusata, all’inizio dell’anno, ma aveva valutato incompatibili i gravosi doveri di caposcuola con le innumerevoli testimonianze dovute e con gli impegni istituzionali, essendo, insieme ai suoi due amici, un simbolo vivente della ritrovata libertà del mondo magico.

Malfoy aveva una camera singola.

Non era caposcuola, ovviamente, ma dopo le prime cinque visite in infermeria per le aggressioni notturne da parte dei suoi compagni di dormitorio, la preside si era decisa a concedergli questo privilegio per la sua sicurezza.

Nessuno poteva far nulla per quanto succedeva nei corridoi, ovviamente, dove lui era ignorato o insultato, nel migliore dei casi, vittima di agguati nel peggiore. La sua bellezza angelica era ormai un ricordo, offuscata e stravolta da tagli, lividi, bernoccoli, gonfiori vari.

Lui sopportava con una certa nonchalance, restituiva quello che poteva sul momento, si faceva curare e tornava a lezione o a tavola senza proferire minacce o vendicarsi, almeno all’apparenza. Era esattamente quello che si aspettava tornando a Hogwarts: Mangiamorte per gli uni, traditore per gli altri.

A Hermione era capitato più di una volta di difenderlo da attacchi piuttosto vili, tipo cinque a uno, con o senza bacchette, e di denunciare l’accaduto alla preside facendo nomi senza guardare in faccia alla casa di appartenenza. Così anche lei si era presa la fama di traditrice, puttana del Mangiamorte.

Dopo tutto quello che aveva passato, per lei era acqua fresca.

«Non ti aspetterai che ti ringrazi», aveva sputato il Furetto la volta che lei aveva schiantato tre, dei cinque della sua stessa casa, che lo avevano aggredito.

«Per niente. So quanto la tua educazione lasci a desiderare», aveva risposto, tranquilla.

A lui era venuto da ridere, sia per la prontezza con cui l’aveva zittito, sia perché i purosangue si consideravano la crème del mondo magico, non solo per il sangue puro e per i cospicui patrimoni, ma anche per la loro rigorosa e impeccabile educazione. Che, evidentemente, non comprendeva un semplice e dovuto ringraziamento a chi era diverso.

Il primo guaio era successo una sera in cui erano rientrati più tardi del solito.

La McGranitt aveva fornito una passaporta che li aveva scaricati all’ingresso, ma girare nei corridoi ed entrare nei dormitori alle tre di notte era un problema. Inoltre non avevano mangiato e avevano fame.

Scesero nelle cucine, dopo varie proteste di Hermione sull’inopportunità di togliere agli elfi il poco riposo notturno, di cui Malfoy rise di cuore.

«Fa' come ti pare, io scendo.»

Lei lo aveva seguito mugugnando, per scoprire che le cucine fervevano di attività. Un elfo sorridente si fece loro incontro asciugandosi le mani nel grembiule di cucina che sembrava il suo unico indumento e chiese con un sorriso radioso cosa desiderassero.

«Vorremmo mangiare qualcosa», disse Draco senza scomporsi.

«Solo se non disturbiamo…»

«Noi elfi è felicissimi di servire», rispose l’elfo con un profondo inchino, mettendo in imbarazzo Hermione, che si morse il labbro, aprì e chiuse la bocca tre volte senza sapere cosa dire.

Draco rise di nuovo.

«Smettila di fare il pesce!»

In un attimo, l’elfo approntò una cena leggera e appetitosa, prendendo qua e là tra le pietanze in preparazione.

Mangiarono in pochi minuti e tornarono nell’ingresso, Hermione preoccupata per il lungo tragitto, sicura di incontrare Gazza e di svegliare tutte le compagne di dormitorio, che la consideravano già una disgrazia per una serie di motivi che andavano dalla sua difesa degli ex Mangiamorte all’invidia per le numerose assenze dalle lezioni e per le frequenti presenze sui giornali.

«Puoi venire da me, stanotte», concesse Draco. «Solo per questa volta e a patto che tu te ne stia buona da una parte.» Lei stava per replicare piccata quando lui la prese per mano e le lanciò un’occhiata divertita. «Lo faccio solo perché mi hai fatto ridere. Erano parecchi mesi che non mi capitava.»

In quel momento Hermione non vide il nemico di sempre, né il borioso maleducato. Vide un ragazzo molto simile a lei, che come lei portava cicatrici insanabili. Che, a causa di scelte non sue, aveva perduto l’adolescenza, amici, affetti, la possibilità di essere normale.

Dormirono vicini e basta, quella volta. Dormirono sodo, una volta tanto senza sognare, per la stanchezza, certo, ma forse, pensarono in seguito, per la vicinanza dell’altro.

 

 

 

1-   Le parole per dirlo

 

Harry ha capito tutto fin dalla prima volta che Hermione ha chiamato per nome Draco Malfoy. Per loro è stato sempre Malfoy o Malferret, per tacere delle centinaia di appellativi e nomignoli poco cortesi. Mai, assolutamente mai, Draco.

Quindi quando a Hermione, in un attimo di distrazione esce dalle labbra quel nome, Harry capisce al volo.

«Herm, scusa se mi intrometto, c’è qualcosa tra te e Malfoy?»

«Non… non direi che ci sia qualcosa… non proprio.»

«Molto chiaro, davvero!»

«In che senso?»

Harry ride della confusione dell’amica.

«Beh, adesso non ci vediamo più ogni giorno come prima e me ne dispiace, mi manchi spesso. Ma da un lato è più facile vedere certe cose.»

«Quali cose Harry? Spiegati, non riesco a capire di cosa parli!»

«Vedi, se una persona che hai sotto gli occhi ogni giorno cambia, puoi anche non accorgerti, ma se non la vedi per un po’ è più facile, ecco, il cambiamento risalta di più.»

«Ti sembra che io sia cambiata?»

«In qualche modo sì. Hai chiamato Malfoy per nome e nemmeno te ne sei accorta. Significa che per te è diventato normale.»

«Oh!» Hermione tace. Il silenzio dura qualche minuto.

«Vorrei… mi piacerebbe…» Le parole non sono mai state la specialità di Harry. «Insomma, non voglio impicciarmi in cose che non mi riguardano, ma… posso dirti quello che penso?» Un cenno invitante da parte di Hermione. «Malfoy non è più come prima, sappiamo che la sua famiglia ha seguito la corrente, come al solito e tra qualche mese giureranno di non aver mai conosciuto Voldemort. Non può torturarti e ucciderti, forse, ma penso che sia lo stesso pericoloso per te. In un altro modo.»

«Che vuoi dire?»

«Herm, io non voglio che tu pensi che io…»

«Harry, ci conosciamo da otto anni, abbiamo diviso tutto, tu sei probabilmente la persona che mi conosce meglio in assoluto. Non penso niente di te. Puoi dirmi tutto quello che vuoi e io ti ascolterò. Non ti prometto che farò quello vuoi tu, ma ti ascolterò. E ti ringrazierò sempre di preoccuparti per me.»

«Hermione, lui è un egoista. Tu la persona più generosa e altruista che conosca. Non c’è molto da dire, basta fare due più due. Si approfitterà di te in modo vergognoso.»

Hermione guarda negli occhi il suo amico fraterno e sospira.

Lo sa bene, Harry ha assolutamente ragione. La sua mente ha più che chiara la situazione attuale e i possibili sviluppi futuri. Peccato che il suo cuore sia al timone adesso, e non la mente.

«È la cosa più probabile, in effetti. Ma io lo amo. Forse col tempo mi passerà e magari riuscirò a risparmiarmi le bastardate peggiori, ma se lo lasciassi ora non sono sicura che me lo perdonerei.

Sai, Harry, sapere di dover morire non è un buon motivo per suicidarsi. Lui adesso mi fa felice.»

Harry ride mestamente.

«Come al solito sei più saggia di me. Io sono terrorizzato dall’idea del male che potrebbe farti, tu dici che lasciandolo ti faresti male con le tue mani e preferisci goderti il momento senza pensare a quando soffrirai. Devo ammetterlo, ha senso.»

La conversazione finisce a causa dell’intervento dei valletti del Ministero che li avvisano dell’arrivo del Ministro, il loro compagno di battaglie dell’Ordine della Fenice, Kingsley Shacklebolt, e dei sottosegretari alla ripresa del mondo magico e alle attività ricreative e di impatto sociale (il figlio di Ludo Baggins, guarda caso), la riunione può incominciare.

Erano considerati una specie di “arma segreta” per entusiasmare le vittime dei guasti della guerra e spingerli a guardare con fiducia al futuro (e al Ministero).

C’è stato un crollo dei matrimoni e delle nascite. A malapena la McGranitt e Shacklebolt sono riusciti a fermare una legge a dir poco distruttiva che prevedeva il matrimonio obbligatorio entro i ventitré anni per i maghi e le streghe.

Adesso il Ministero cerca di organizzare una vera e propria campagna per risollevare gli spiriti e instillare l’ottimismo nei cittadini del mondo magico, a base di manifestazioni, sport, musica e gossip. Tutto quanto può servire a distrarre l’attenzione dalle tragedie recenti.

Draco, invece, è alla Sezione Auror, deve identificare alcuni sospettati. Gli domandano se li avesse mai visti al Manor nel periodo in cui il Lord Oscuro vi risiedeva e in quale ruolo.

Uno di loro era arrivato come prigioniero. Temendo il dolore, sicuro che non avrebbe sopportato le torture, si era gettato ai piedi di Voldemort e gli aveva giurato fedeltà eterna.

Era stato messo alla prova: aveva dovuto uccidere tutti gli altri prigionieri, compresa sua moglie.

L’aveva fatto senza esitare.

Gli altri erano semplici galoppini. Tutti colpevoli, se è una colpa non avere il coraggio di schierarsi dalla parte più scomoda e rischiosa, di opporsi a un nemico potente e crudele. Anche lui è colpevole di aver seguito senza farsi domande gli insegnamenti della famiglia. Di suo padre.

Suo padre, che adesso fa il pentito, collabora attivamente nel mandare in galera quelli che pochi mesi prima chiamava compagni e amici. Draco prova una leggera nausea nei confronti di quella situazione.

L’unica cosa che sente come positiva, l’unica che lo rende piuttosto fiero di sé, è l’essere riuscito a conquistare l’amore della Mezzosangue. Una creatura forte e pulita come nessun altro. Se lei lo ama, in fondo non può essere del tutto da buttare, no?

Lui ha quasi finito, l’aspetterà e torneranno insieme a Hogwarts.

 

*****

 

Esattamente un anno dopo, Hermione Granger, ha scoperto di essere incinta, e non sa come dirlo al suo… al suo cosa? L’unica definizione sicuramente corretta è “quello con cui va a letto”.

Da quasi un anno si vedono regolarmente, ma non stanno insieme. Nessuno dei due ha mai fatto cenno al futuro. Lei vive nella Londra babbana, nella casa che era dei suoi genitori, mai ritrovati. Ha fatto di tutto per farsi dimenticare e sta attenta a mantenere un basso profilo per evitare ogni tipo di esposizione mediatica.

Anche Draco Malfoy vola basso. La sua famiglia ha evitato Azkaban per aver lasciato, poco prima della fine, il fianco del maledetto Voldemort, per la collaborazione prestata al Ministero nella cattura dei peggiori Mangiamorte e anche per l’aiuto fornito da Narcissa a Potter. Tuttavia non hanno potuto evitare il biasimo sociale. Non è questo, quindi, il momento buono per finire sui giornali.

Ora la Granger è incinta di un figlio di Draco Malfoy. Sarebbe una ghiotta notizia per le riviste di gossip. Non va bene.

Quando sente la chiave girare nella toppa sussulta. Da quando ha avuto il primo sospetto è passato un mese e mezzo e ormai è più che una certezza. Deve dirlo.

Ma non vuole.

Non riesce a immaginare la reazione di Draco. Lui si comporta come un innamorato ma le sue parole lo smentiscono regolarmente: “I Malfoy non amano e questa relazione è più di quanto chiunque abbia mai avuto da uno di loro”.

Le dimostra stima e apprezzamento, dichiara tranquillamente di stare bene con lei, perfino di averne bisogno. Mai una volta ha parlato di un futuro per loro.

Adesso il futuro lei se lo porta in grembo. Concreto, ineludibile.

Non si era alzata come il solito per incontrarlo, gli ha negato il solito bacio nell’ingresso, pietrificata in attesa sul divano.

Lui è entrato in soggiorno con lo sguardo preoccupato. Si è avvicinato, la fronte aggrottata.

«Che c’è? Stai male?»

«No, è che…»

«Oh, per fortuna! Mi hai fatto preoccupare.» Un bacio prepotente e le mani dentro la camicetta. «Ti stai ingrassando, donna. Le tue tette hanno preso almeno una misura. A me piacciono anche di più, quindi non preoccupartene.»

«Draco…» lei tenta debolmente di respingerlo.

«Dopo», taglia corto lui, e continua a baciarla e a spogliarla. «Mi sei mancata, ho bisogno di sentirti.»

«No, Draco, se non lo faccio subito non ci riuscirò più!»

Lui si ricompone. La faccia tempestosa, la voce dura. «Che cosa non riusciresti a fare? Che intenzioni hai?»

«Devo dirti una cosa.» Apre la bocca due volte per parlare, prende fiato ma non emette sillaba. Il cuore a mille, la gola chiusa.

«Sto aspettando.» Inutile, le sue corde vocali sono paralizzate e i suoi occhi sono spalancati come quelli di un coniglietto ipnotizzato dal serpente che si accinge ad ingoiarlo. «Ti facilito il compito. Chi è lo stronzo?»

Lei fatica a collegare le parole di lui con un qualche senso logico.

«Di chi parli?»

«Chi è lui, avanti non è questo che mi devi dire?»

«No, io», deglutisce. «Io sono… non so come sia successo.» Fa un profondo respiro a bocca aperta. «Io… ho… ecco…»

«HERMIONE! Non ne posso più di questi monosillabi, vuoi parlare?»

«Sono incinta!» lo dice precipitosamente.

«Come?»

«Sono incinta.»

«Oh! Ma…»

«Io non lo so, non so come sia successo. Tu sei sicuro di essere stato sempre attento?»

«E tu sei sicura che non lo hai fatto apposta per fregarmi?»

Gli è uscito quasi contro la sua volontà. Non ha potuto fare a meno di pensarci, non dopo che suo padre, per tutta l’adolescenza, gli ha ripetuto l’importanza dell’attenzione alla prevenzione e di come le donne, tutte le donne, quelle che apparivano più ingenue erano le peggiori, non mirassero ad altro che al loro nome e ai loro soldi.

Lei è stata colpita come da un pugno allo stomaco.

Sapeva che non sarebbe stato felice della notizia, che probabilmente l’avrebbe lasciata, ma credeva che la conoscesse abbastanza da risparmiarle quei volgari sospetti.

Impiega un paio di minuti per recuperare la poca dignità che le resta, stropicciata e male in arnese. Si alza in piedi e si riallaccia la camicetta, stringe a sé il golfino e alza la testa.

«Addio, Malfoy. Non abbiamo bisogno di te. Ritenevo che fosse mio dovere fartelo sapere e l’ho fatto. Ora per favore vattene.»

Vattene? Addio? Ma che significa? Adesso per quale motivo vorrebbe cacciarlo?

«Che cavolo dici? Sono appena arrivato!»

«E mi hai già offeso più di quanto di solito riesci a fare in tutta la sera. Forse non hai capito, sono incinta. Questo significa che, malgrado le tette grosse, non sono più tanto adatta ad essere il tuo giocattolo sessuale. Ho altre esigenze, tra cui sento particolarmente forte quella di essere rispettata, e ho delle responsabilità, tu non conosci nemmeno il significato della parola. Ti ripeto, non ho bisogno di te. Esci da quella porta e non farti più vedere da me.»

«Si può sapere che hai in mente?»

«Niente di più di quanto ho dichiarato. Se non ti fidi della mia parola posso firmare un impegno a non pretendere mai niente da te né per me né per mio figlio o figlia.»

«Io non… scusa, non penso quello che ho detto. Mi hai preso alla sprovvista. Ho bisogno di pensarci un attimo.»

«Pensaci quanto ti pare. Intanto lasciami sola, per favore.» Hermione sente le lacrime che premono e non vuole dare spettacolo di sé. Non vede l’ora che lui se ne vada.

«Davvero non vuoi stare con me?»

Possibile che stia parlando di sesso? È davvero un idiota? 

Le si avvicina e le carezza un braccio.

Lei si scosta e gli volta le spalle.

«E smettila! Che c’è da essere così offesa? Che ti avrò detto mai?»

«Draco va’ via, prima che ti schianti! A volte non riesco a capacitarmi di essere innamorata di un simile idiota!»

«Innamorata? WOW! Non mi avevi mai detto di essere innamorata. E come puoi respingermi se sei innamorata?»

L’ha afferrata da dietro e la stringe dolcemente, le carezza le spalle e la pancia.

«Lasciami.»

Lui non cambia la sua posizione.

«Non riesco a credere che qui dentro ci sia un piccolo Malfoy. Quando l’abbiamo fatto?»

Lei si scioglie in lacrime irrefrenabili.

«Sei un bastardo, Malfoy! Lasciami e vattene! Non voglio vederti mai più, ti detesto.»

«Shht, lo sai che non è vero. Tu sei la mia donna. Sei l’unica che mi fa stare bene. Non voglio rinunciare a te per nessuna ragione. E se avremo un figlio va bene. Così oltre a una donna splendida avrò anche un figlio splendido. Non ti lascio andare per così poco.»

«Sei davvero un romantico, tu sì che sai come rassicurare una donna!»

«Sono un Malfoy. lo sapevi. È me che vuoi, non uno sdolcinato piagnucolone.»

«Mi tratti come un oggetto.»

«Non è vero, lo sai. Non sono capace di dirti cose romantiche e devi prendermi per quello che sono. Ma mi piaci, più di qualsiasi altra cosa al mondo. Sei l’unica che mi fa stare bene, solo con te mi sento in pace. Come potrei mai fare a meno di te?»

«Io potrei, se questo fosse per la tua felicità. Anch’io sto bene con te, ma ti voglio bene più che a me stessa. E adesso c’è qualcuno a cui vorrò bene quanto a te.»

«No, questo non è accettabile, mi dispiace. Il moccioso deve stare al suo posto, non posso essere geloso di mio figlio, non posso nemmeno schiantarlo, ti rendi conto?»

«Stupido!»

«Sì, probabilmente…»

 

*****

 

Erano stati insieme per quasi tutta la gravidanza. Lei chiusa in casa. Lui si materializzava direttamente all’interno per evitare chiacchiere e la possibile presenza di giornalisti.

Sapevano che era una femmina e avevano scelto il nome: Eltanin. La stella più brillante della costellazione del serpente, l’occhio di Draco.

Mancava un solo mese alla nascita della bambina, quando successe il disastro.

Hermione, dopo averlo aspettato a lungo, essersi preoccupata e aver resistito per parecchi giorni, senza cercarlo, fu costretta a chiamare Ginny e chiederle di farle la spesa e comprarle il giornale.

Fu così che scoprì cosa era successo una settimana prima: i genitori di Draco erano stati vittima di un attentato da parte di un gruppo di ex Mangiamorte. Il “Profeta” faceva un riassunto di quanto successo nei giorni precedenti.

I coniugi Malfoy erano stati attirati con un falso invito in una villa, di proprietà di un ambasciatore, conosciuto dalla famiglia ma che in quel momento si trovava all’estero e che sembrava del tutto estraneo all’episodio.

Una volta raggiunta la villa, illuminata come per una festa, erano stati aggrediti da quattro individui che avevano lanciato contro di loro maledizioni oscure. Narcissa era morta a San Mungo dopo quattro giorni, Lucius era paralizzato e non c’era modo di sapere quando o se avrebbe mai recuperato l’uso delle gambe. Solo il figlio, Draco, si era salvato. Era stato  invitato con i genitori ma aveva declinato l’invito per impegni presi in precedenza.

Era lei l’impegno preso in precedenza. Quella sera, come quasi tutte le sere, avrebbe dovuto venire a casa sua e dormire lì, dove gli riusciva meglio che in ogni altro posto.

Ma non era mai arrivato. E non le aveva mandato nemmeno uno stupido gufo.

Ginny aveva capito tutto, ovviamente. Non aveva con lei lo stesso legame empatico di Harry, ma era sveglia e riusciva a capire al volo le persone e le situazioni. Inoltre le era sinceramente affezionata.

Quando Hermione sollevò gli occhi dal giornale incontrò quelli di Ginny, pieni di comprensione.

 

 

 

 

 

Le relazioni pericolose: Chi non conosce il bellissimo romanzo epistolare di P.A.F.Choderlos de Laclos, sicuramente ha visto o sentito parlare del film che ne è stato tratto.

Le parole per dirlo: è un libro di Marie Cardinal, è la storia del superamento, lungo e doloroso, di un grave disagio psicologico.

           

 

   
 
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