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Autore: Eles818    28/01/2014    9 recensioni
Una figura si avvicinava a lui. Era un uomo alto e molto bello, della sua età. Appena lo riconobbe, cercò la sua bacchetta.
“Tranquillo, non voglio farti del male. E poi, ormai sono morto.” Tom Riddle parlò, non con una voce sibilante, guardandolo attentamente con occhi gentili. Harry si chiese se non stesse impazzendo.
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“È una specie di patto con il Diavolo?”
“No. – Tom rise, di una risata calorosa e non malvagia. – è una specie di patto con un Angelo"
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“Sarebbe possibile riportare in vita tutte le persone buone che sono morte a causa di questa guerra?”
“Sì, è possibile.”
Genere: Comico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Potter, Famiglia Weasley | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger, Harry/Ginny, James/Lily, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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SECONDO CAPITOLO – Grandi ritorni

 

 

 

 

 

Gli occhi di Harry guardarono quelli del Preside, e provò la familiare sensazione di essere radiografato. Si trattenne dal corrergli incontro, ancora troppo incredulo nel vederlo lì, davanti a lui, come se nulla fosse. La consapevolezza che una persona che non avrebbe dovuto rivedere mai più fosse lì in carne e ossa si fece strada lentamente nella sua testa.

Albus Silente gli sorrise benevolmente e si avvicinò piano a lui, come se temesse di vederlo fuggire da un momento all’altro. Harry, d’altro canto, anche volendo non ci sarebbe riuscito. Dentro di lui, diverse emozioni si sovraffollavano andando l’una sopra l’altra.

Apriva e chiudeva la bocca ripetutamente. L’apparizione di una delle persone più importanti della sua vita lo aveva folgorato. Se quel sogno fosse stato vero, allora ci sarebbe stata una misera speranza di rivedere Fred, Remus, Tonks, Sirius, e i suoi genitori… Lily e James.

Senza che se ne rendesse conto, venne stretto dalle braccia di Silente.

“Professore… lei è davvero qui?”

Silente lo guardò.

“Sì. Grazie a te, ho avuto un’altra possibilità di vita. Harry, so che ti ho deluso moltissimo, ma adesso potremo conoscerci davvero, e io non ti mentirò mai più.”

Harry non credeva di aver mai visto il Preside così rammaricato e sincero in vita sua.

“Professore, lei è qui. È l’unica cosa importante. Però sì, mi piacerebbe tantissimo.”

Una lacrima gli scese sul viso e non fece nemmeno lo sforzo di asciugarla. Si schiarì la voce.

“Professore, non crede che ci sia il rischio che le persone vive possano morire d’infarto a vedere quelle morte resuscitare?”

Silente rise. “Oh sì, è possibile. Credo che sia necessario svegliare tutti e riunirci in Sala Grande. Parlerò io.”

“Signore, è sicuro di essere in forze? Non ha bisogno di cure?”

“No, Harry. O meglio, mi sento un po’ debole, ma le cure possono aspettare fino alla fine del mio discorso.”

“Bene. Allora ci penso io a riunire tutti, le va bene?”

Silente fece un cenno con il capo.

Harry, tremante, prese la bacchetta. “Sonorus!” disse e la sua voce si amplificò.

“Sono Harry Potter. Vi chiedo di riunirvi in Sala Grande per alcune comunicazioni di massima urgenza e importanza. Un miracolo è avvenuto a Hogwarts, oggi avremo motivo di festeggiare.”.

Smise di parlare e s’incamminò verso la scuola, con il suo Maestro.

 

 

 

 

“Sono Harry Potter. Vi chiedo di riunirvi in Sala Grande per alcune comunicazioni di massima urgenza e importanza. Un miracolo è avvenuto a Hogwarts, oggi avremo motivo di festeggiare.”

“Che sia successo qualcosa di grave?” Nella voce di Ron si sentiva la preoccupazione attanagliargli il petto.

“No, non credo. Harry ha detto che si è compiuto un miracolo. Sarà meglio sbrigarci.” Ginny, con una nuova luce negli occhi, assieme agli altri Weasley, camminò a passo deciso verso il castello.

Non sapeva cosa aspettarsi esattamente. Nelle parole di Harry aveva sentito un’emozione incontenibile e una serie di sentimenti così belli e così lontani dalla loro nuova realtà, perciò si aspettava qualcosa di buono.

L’aria estiva li accompagnava in quel grande corteo silenzioso. Hermione, che ormai non riusciva nemmeno più a pensare lucidamente, pian piano sentì qualcosa smuoversi dentro di se. Una piccola speranza si affacciò nel buio che la circondava da ormai troppo tempo.

George e gli altri Weasley, invece, non credevano ci fosse qualcosa che potesse renderli felici. Il vuoto lasciato da Fred era così immenso che era impossibile da colmare, e si dirigevano verso la Sala Grande con una specie di rassegnazione e indifferenza.

Entrati nel castello, videro la McGranitt con un’espressione nervosa.

“Professoressa, lei sa qualcosa?” Molly si fece avanti, in preda all’agitazione. La sua famiglia aveva vissuto fin troppi guai, e ne aveva abbastanza.

“No, Molly, niente di niente. – Era preoccupata e si vedeva. Una ciocca di capelli bianca era sfuggita alla sua crocchia sempre ben curata. – Ero appena andata a letto quando ho sentito la voce di Potter. Dev’essere qualcosa di davvero importante se... ”

Le parole però le morirono in bocca alla vista di Albus Silente che, seguito da Harry Potter, si dirigeva verso l’impalcatura più alta.

La folla si zittì all’istante e fu scossa da un brivido collettivo quando il Preside, che si credeva morto da tempo, cominciò a parlare.

“Salve mie cari. Credo sia una grande sorpresa vedermi qui, vivo e vegeto.” A Harry sembrò che il Preside si stesse divertendo un mondo a vedere le reazioni delle persone alla sua vista. “Ma, ahimè, vi informo che dovrete farvi carico della mia presenza per altro tempo, se mi è concesso. Questa notte è successo qualcosa di straordinario. Un miracolo, se così possiamo definirlo. Un Angelo, vedendo Harry e la sofferenza che ormai è sorella a tutti voi, ha deciso che troppe vite sono state sacrificate per questa guerra e ha dato a quest’uomo meraviglioso di fianco a me la possibilità di esprimere una sua volontà.”

A Silente s’illuminarono gli occhi. “Harry ha chiesto di far rivivere tutte le persone che sono cadute in guerra, che hanno combattuto per un mondo migliore e che sono perite a causa di un unico elemento: Voldemort, un essere immondo, disgustoso e oscuro, che ha rovinato ogni famiglia del mondo magico. Il Cielo ha acconsentito e ha concesso a tutte noi, anime perdute, una seconda possibilità.”

Questo discorso seguì una lunga pausa di silenzio attonito, prima che fosse rotto dal rumore delle porte sbattute. A un certo punto, nella Sala Grande si riversarono altre persone. Tra queste spiccava un uomo con i capelli rossi, che si guardava stranito intorno a lui.

“Forte!” Gridò.

Una piccola risata si diffuse mentre scoppiava il caos. Harry osservò la famiglia Weasley abbracciare con foga uno dei gemelli, vide Hermione gettarsi tra le sue braccia, piena di vita come non la vedeva da settimane.

E poi vide anche due figure lontane che si tenevano per mano.

“Remus! Tonks!” Cominciò a correre a perdifiato verso il lato opposto della Sala e poi si buttò tra le loro braccia spalancate. “Non ci credo, siete qui. Siete davvero qui!”
“Noi ci siamo sempre stati Harry. Solo che adesso possiamo starti vicino, per sempre.” Tonks aveva le lacrime agli occhi.

“È grazie a te, Harry, se abbiamo avuto questa possibilità. – disse Remus in presa all’emozione – Adesso dobbiamo aspettare solo che arrivino altre persone, lo sai?”

Un sorriso ancora più grande si aprì sul viso di Harry. “Spero che facciano presto.” Sussurrò, prima di correre verso Fred.

 

 

Dopo, furono costruite altre tende nell’accampamento per i nuovi arrivati.

“Harry, noi andiamo da mia madre. Vogliamo vedere Teddy. Torneremo con lui domattina, così potremo aiutare nella ristrutturazione.” Tonks diede un bacio a Harry e, afferrato per mano Remus, si smaterializzò.

Tornò nella tenda dei Weasley, dove i gemelli, tornati quelli di una volta, facevano ridere di gusto tutti i presenti con i Fuochi Forsennati.

“Mamma, abbiamo deciso che quest’anno torneremo a scuola!”
“Ben detto Freddie! Ci sono troppe malandrinate che non abbiamo ancora fatto. Bisogna rimediare.”
“Già! Troppe punizioni da prendere e feste da fare. Abbiamo tutto il tempo del mondo per tornare in negozio.”

A quest’affermazione, Molly Weasley invece di arrabbiarsi li corse incontro e li riempì di baci.

“Non vedo l’ora di mandarvi delle Strillettere. – disse singhiozzando e baciando i suoi due figli. – sono troppo felice di avervi qui.”

Era come se con Fred fosse tornato tutto il calore, l’amore e la felicità, che era loro mancata.

“Fred, devi riposarti. Vieni, ti accompagno nella tua stanza.” Hermione parlò, con un tono così dolce e allegro che Harry non potè fare a meno di sorridere.

“No, Hermione cara. Posso prendermi io cura di lui. Sei già tanto affaticata. Sono giorni che passi tutto il tuo tempo in infermeria.”  Molly era una maschera di preoccupazione.

In effetti, Harry si era appena reso conto che Hermione si era caricata non solo del suo dolore, ma anche di tutto quello dei malati.

“Signora Weasley, sono così felice che potrei mettermi a cantare. Sono davvero contenta di dare una mano. E poi la sua famiglia ha subito fin troppo stress ultimamente, non crede?” Sorrise e le due donne si abbracciarono.

“Grazie mille, Hermione cara.”

E i due sparirono nella stanza di fianco.

Tutti gli altri decisero di ritornare a letto, stanchi e felici come non mai.  

 

 

 

“Hermione non c’è bisogno che mi rimbocchi addirittura le coperte.”
“Fred, sta’ zitto. Decido io qui.”

“Ehi ehi! Io non prendo ordini da un Prefetto Perfetto, anche se è molto carino!”
Hermione arrossì e rise.

“Riferirò a Percy il tuo complimento.”

“Ma io non parlavo di Percy.”

“Ah. Allora lo dirò a Ron.”
“Non potrei mai riferirmi a Ron con l’aggettivo “carino”!”

“Fred, dormi.”

“Hermione, grazie. Sono felice di rivederti.”

“Anche io.”

Gli diede un bacio sulla guancia e uscì.

 

 

“Harry, domani dovrai dirmi assolutamente tutti i particolari.”
“Ok Ron. Ora dormi.”

Ron si stiracchiò e lo guardò. “Non credevo fosse possibile poter essere di nuovo felice. E adesso vedi un po’, Fred è di nuovo qui.” Sospirò e sorrise.

Harry sorrise di rimando. “Nemmeno io riuscivo a crederci. Si guadagna davvero nel fare del bene allora.”

“Dovremmo farlo più spesso.”

“Ron... noi lo facciamo sempre.”

“Hai ragione.”

Risero e poi caddero in un sonno senza sogni, sazi di felicità.

La mattina dopo, la Sala Grande era stata sistemata in breve tempo da un euforico Silente, e gli Elfi erano tornati a lavoro. Perciò si sedettero tutti al tavolo di Grifondoro, mentre mangiavano la prima vera colazione da settimane. Harry era così abituato a mangiare lo stretto necessario che di fronte a tutto quel ben di Dio riuscì a mangiare solo due biscotti.

Mentre Remus lo rimproverava, con un allegro Teddy in braccio, si sentirono dei passi.

Uno di questi era inconfondibile.

Clunk. Clunk. Clunk.

Harry capì cosa stava per succedere, ma questo non lo preparò a ciò che gli si parò di fronte.

Due occhi verdi identici ai suoi lo fissavano da lontano.

Senza fare caso ai borbottii e a Remus che urlava i nomi dei nuovi arrivati, si precipitò verso la donna che gli correva incontro e senza tante cerimonie la sollevò e la abbracciò. Subito dopo altre braccia lo strinsero e capì che i capelli neri spettinati che intravedeva appartenevano a suo padre.

“Mamma, papà.” Sussurrò tremante.

“Piccolo mio. Siamo qui. Siamo di nuovo qui, staremo insieme adesso. Niente ce lo impedirà.” Lily piangeva e accarezzava ogni parte di lui.

“Non ci posso credere.” James ghignava soddisfatto, come se avesse vinto il più grande dei premi. Probabilmente era davvero così.

Harry dimenticò dove si trovava. Aveva desiderato da quel fatidico 31 ottobre che i suoi genitori tornassero da lui. Si aggrappava alle memorie degli altri non avendone delle proprie, mentre adesso poteva creare suoi ricordi personali. Poteva vivere assieme alla sua famiglia, finalmente.

Si allontanò quel tanto che bastava per notare il ghigno soddisfatto di un uomo bellissimo: Sirius.

“Sirius!” Si fiondò tra le sue braccia e cominciarono a stuzzicarsi ridendo come pazzi.

“Potter! Non mi vuoi salutare? Sono resuscitato anche io!” Malocchio lo osservava con l’occhio sano, mentre quello finto roteava all’impazzata.

“Professor Moody! Sono davvero troppo felice di vederla!”
“Puoi dirlo forte, ragazzo. E ti ricordo che non sono mai stato il tuo professore.”

“Adesso basta! Andiamo a tavola, sto morendo di fame!” Sirius sorrise. “Ah no, aspetta. Vorrei presentarti Fabian e Gideon Prewett, che Molly sta strangolando proprio adesso, Edgar Bones, Caradoc Dearborn, Dorcas Meadowes, Benjy Fenwick, Marlene McKinnon e la sua famiglia. E credo tu ti ricorda di Emmeline Vance e Amelia Bones, giusto? E questo è mio fratello Regulus.”

“Mi fa davvero piacere conoscervi tutti.” Harry sorrise cordialmente e gli altri sorrisero di rimando.

“Ti dimentichi di me.” Disse una voce lugubre e strascicata.

“Oh già, credo tu ti ricorda anche di Mocciosus.” Sirius aveva una maschera di disprezzo sul volto.

“Professor Piton, volevo ringraziarla per tutto quello che ha fatto per me.” Alzò la mano e Piton la strinse, nascondendo lo sguardo di disgusto che di solito gli riservava.

“Bene, mangiamo? Sono anni che non faccio un pasto decente.” James parlò e tutti risero.

Si sedettero tutti al tavolo di Grifondoro, anche se ormai, dopo tutto ciò che avevano passato, non c’era più distinzione tra le Case. Contava solo la famiglia.

Dopo una serie di abbracci, soprattutto da parte di Remus, riuscirono a sedersi.

“Lunastorta sei diventato una donnicciola.” James cominciò a prenderlo in giro.
“Sta zitto James, ti sei quasi messo a piangere.” Rimbeccò Sirius.

“Sta zitto tu, Sir, che hai pianto per davvero!”

“Ma è possibile che siate rimasti così idioti?” Lily sorseggiò un po’ di succo di zucca, mentre i Malandrini la fissavano con aria offesa. “E non guardatemi così. Harry, sei deperito. Ma non stai mangiando?”

“Sì, giusto un po’.” Disse Harry, felice per il primo rimprovero da sua madre.

“Lil, lascialo perdere. Non sta mangiando affatto.”

“Grazie tante Remus.” Harry guardò la faccia di sua madre diventare pericolosamente rossa. “Ma adesso sono felice e mangerò fino a scoppiare!”

Il colorito di Lily tornò a essere quello normale. “Adesso ci sarò io a prendermi cura di te.”

Harry sorrise, estasiato. “Mamma, papà, venite. Vi devo presentare un po’ di persone.”

I suoi genitori lo seguirono verso la famiglia Weasley, completamente concentrata sui nuovi arrivati e sui singhiozzi di Molly. “Allora loro sono Fred e George Weasley, poi Ron, il mio migliore amico, Hermione, la mia migliore amica, Ginny, la mia ragazza, - presentandola Harry divenne di diverse sfumature di rosso. – Bill e Fleur, Charlie, Percy, Arthur e Molly.”

Non appena ebbe finito con le presentazioni, Lily abbracciò forte Molly e le sussurrò una marea di ringraziamenti, mentre la signora Weasley le dava buffetti affettuosi, commossa.

Cominciarono a parlare, a conoscersi.

Lily manteneva lo sguardo fisso su Harry e su quello che mangiava, riempiendo pian piano il suo piatto di qualsiasi cosa le capitasse a tiro. James, Sirius e Remus, invece, discutevano con i gemelli su alcune avventure scolastiche.

“Ehi! – Harry richiamò l’attenzione di tutti. – Perché non andiamo a giocare un po’ a Quidditch? Facciamo una partita!”

“Sì! – James s’illuminò immediatamente. – io gioco come Cercatore.”

“No, papà, non se ne parla. Sono io il Cercatore!”

“Harry, obbedisci a tuo padre, altrimenti non ti faccio uscire più con Ginny.”

“Non ho bisogno del tuo permesso e ho i miei modi per uscire senza fartelo sapere.”

“Ragazzi. – urlò Lily – Giocherete come rivali, va bene? Non credevo di dover tenere a bada due bambini invece che due uomini.” Sospirò, e tutti scoppiarono in una sonora risata.

Si alzarono e andarono verso il campo di Quidditch, parlando e scherzando, uniti in un’unica e grande famiglia.

 

 

 

 CAPITOLO REVISIONATO! 

 

 

 

 

 

 

 

  
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