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Autore: gio_dy    30/01/2014    7 recensioni
Lei ha la voce di un angelo, lui traduce in ritmo e melodia ogni stato d'animo.. sarebbero fatti per stare insieme se non si odiassero da troppo tempo... in una nuova città, in nuovo contesto forse le cose possono cambiare... forse... E' la mia seconda ff, nonché la prima su HP, spero possa piacervi..
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Nuovo personaggio, Serpeverde | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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A MissChanel ed alla sua allegra insistenza
questo capitolo è per te. Grazie.
RACCOMANDAZIONI

BASTA! -
La bacchetta – la SUA BACCHETTA!- volò dalle mani di Draco e con una parabola si infranse ai piedi di Denise che rivolse al maestro uno sguardo oltraggiato prima di tentare di giustificarsi.
- Non è colpa mia, è il primo violino che miagola e mi manda fuori!! -
L'anziano uomo, seduto in prima fila alla sinistra del podio spalancò gli occhi basito ed arrossì di rabbia, non fece nemmeno in tempo ad aprire bocca per difendersi che la voce del giovane direttore invase la sala, il foyer, il teatro e probabilmente mezza Parigi.
- Il primo violino miagola?? MIAGOLAAA?? Il primo violino all'età di 19 anni era già stato scelto da Karajan per fare parte della sua orchestra quando dirigeva all'Operà di Vienna. E tu osi dire che miagola, perché sei così incapace da non riuscire a salire di un semitono ed arrivare ad un mi bemolle pulito?! -
Fece una pausa durante la quale valutò seriamente l'idea di lanciarle un' avada in mezzo agli occhi, poi con voce gelida riprese
- Quindici minuti di pausa. E tu cerca di usare questo tempo per imparare a cantare! -
Denise pestò un piede alle parole dell'uomo, ma non ebbe il tempo di rispondere perché questi le aveva già dato le spalle ed aveva lasciato la sala biascicando improperi a tutt'andare.
TOC…
TOC…
TOC…
Il rumore ritmico della testa di Blaise che sbatteva contro il tavolo della regia riempiva il silenzio denso che era calato in sala.
Gli orchestrali si alzarono per sgranchirsi un po' ed Antlia raggiunse il ragazzo che sedeva al tavolo posto al centro della platea
- Ehi, tutto ok? -
L'uomo sollevò il capo rivolgendole uno sguardo vacuo, poi lo fece ricadere di nuovo ripetutamente sul piano in legno
TOC
TOC
TOC
- È terribile! - Biascicò - Aveva ragione tuo fratello, è solo una mediocre figlia di papà che vuole giocare alla prima donna. Ci sta facendo impazzire. -
- Lo so, sta dando grattacapi a tutti. -
- Se continua così uno di questi giorni Draco la affattura, e se non lo fa lui lo farò io; ieri è di nuovo uscita in prima*, quando le avevo detto di confondersi ai coristi per uscire. Non capisce un cazzo! E ce la dobbiamo anche tenere perché il paparino ha già versato una bella sommetta di sponsorizzazione. -
- Chissà, magari lo ha fatto per tenerci in pugno e non farsela cacciare già alla prima prova. -
- Probabile, in ogni caso mi spaventa questa situazione. Se la critica ci dovesse stroncare la prima a causa sua ho paura che, nonostante il nostro sponsor, presto ci toccherà chiudere bottega. -
- Non ci resta che sperare che vada tutto bene. -
La ragazza sorrideva, mentre cercava di dare un po' di speranza al suo compagno, ma dentro di lei provava una forte angoscia, consapevole che se le critiche fossero state negative riprendersi sarebbe stata molto dura. Con il loro costante lavoro erano riusciti a diventare il teatro più rinomato di Parigi dopo l'Opera, ma una stagione disastrosa la si paga sempre a care cifre, ed essendo Denise – da contratto stilato dal paparino e i suoi squali - la prima donna per quasi tutte le produzioni il disastro non si sarebbe limitato ad un solo titolo, ma all'intera stagione. Antlia sospirò, mentre il ragazzo riprendeva a parlare
- Giuro che se ci fosse una sostituta la affatturerei.
- Cosa vuol dire "se ci fosse"?
Antlia aveva alzato la voce, stranita dalla novità.
- Non lo sai? Miss primadonna non vuole assolutamente una sostituta e si rifiuta di lasciare il palco ad un'altra per i turni di rappresentazione minori. Perché dice che per invidia e per poterla sostituire anche nelle prime l'altra potrebbe farle qualche tiro mancino. Draco ha cercato di opporsi, ma suo padre lo ha fatto mettere per iscritto nel contratto di sponsorizzazione. Non è nemmeno servito dirle che se canta sempre e solo lei in tutte le repliche più le prove dei nuovi allestimenti rischia di rovinarsi la voce... te la immagini peggio di così? Merlino saremmo ancor più rovinati!
- Oddio! E se mai le capitasse qualcosa a dieci minuti dal sipario che facciamo?
- Come dicono i babbani, "ci attacchiamo" o usiamo la magia, sempre che esista un incantesimo del genere, forse dovrei cominciare a cercarlo! Insomma dove la troviamo in 10 minuti una che sappia non solo le arie principali ma tutti i recitativi e conosca la regia . All'inizio avevamo pensato di provare a preparare qualcuna di nascosto, ma mettere dei turni extra agli orchestrali darebbe nell'occhio oltre che essere oltremodo costoso e salterebbe il contratto con il Dio Sponsor! Non c'è che dire, amore mio, siamo nella merda.
- Dillo ancora. -
Blaise la guardò stranito
- Siamo nella merda!? -
La ragazza sbuffò
- No, non quello! -
La guardò negli occhi e sorrise avvicinandosi al suo viso
- Amore mio. - sussurrò prendendole la mano e stringendola - ho voglia di baciarti - aggiunse.
- Anche io, ma lo sai che è meglio evitare pettegolezzi; ci manca solo che tra un mese, quando prenderò il posto di Klaus, dicano che sono diventata primo violino perché me la faccio con te.
- Pensa se sapessero che sei la sorella "del Maestro Draifous"!
Antlia rise
- Mi stupisce come a parte Klaus e Marcus, nessuno se ne sia reso conto. Siamo gemelli, cavolo!
- Misteri della mente babbana!
Antlia gli diede uno scappellotto dietro le orecchie
- Attento a come parli, io sono una magonò, non ho nulla di diverso dai babbani.
- A parte essere figlia di maghi.
Tacque improvvisamente. Fingeva di non farci caso, ma quella differenza che la separava da quel mondo dal quale proveniva, ma al quale non poteva appartenere la feriva. Sapeva che non l'aveva detto con cattiveria, ma faceva male ugualmente. Deglutì le lacrime che le erano salite agli occhi sentendosi sciocca e parlò con voce malferma, rivolgendogli un sorriso di circostanza.
- Vado a... fumarmi una.... - pausa, respiro - sigaretta. Se... Draco ritorna chiamami, per favore.... - altra pausa, altro respiro - a dopo.
Si voltò velocemente pronta a fuggire ma la stretta della mano di lui sul suo polso glielo impedì. Sentì che si alzava e poi la sua voce dura
- Seguimi!
Non aspettò che rispondesse e, incurante che qualcuno li potesse vedere, si avviò a passo deciso verso il foyer sempre tenendole stretto il polso. Salì le scale che portavano alla sala riunioni e giunto davanti a questa aprì deciso la porta. La stanza era deserta. La strattonò dentro e veloce chiuse la porta spingendola poi contro questa e facendo aderire i loro corpi; lei sollevò il viso verso l'alto cercando di nascondere il suo sguardo e le lacrime che minacciavano di scendere da un momento all'altro.
- Guardami.
La sua voce aveva perso la durezza precedente ed ora era un sussurro carezzevole contro il suo orecchio. Finse di non sentirlo e continuò a fissare il soffitto, il respiro sempre più affannoso di chi sta cercando di non piangere.
- Guardami. - ripeté dolcemente.
Antlia non si mosse. Delicatamente il giovane le appoggiò le mani a coppa sul viso, le carezzò le guance e poi le palpebre inferiori che sentì umide.
- Antlia, guardami, ti prego. - con una leggera pressione le fece abbassare il volto, poggiò la fronte contro quella di lei e fissò lo sguardo dentro al suo.
- Ti amo. Ti amo per quello che sei. Per quello che fai. Il resto non ha importanza. La magia non ha importanza. Ti amo perché sei tu, non perché sei la sorella di Draco o una Malfoy. Ti amerei anche se tuo padre fosse un troll, e forse lo è. – Nonostante tutto non riuscì a reprimere un piccolo sorriso a sentir definire tale il suo elegante e spocchioso padre biologico - Ti amo perché ti conosco da tutta la vita e so che se ti avessi incontrata solo ieri mi sarei innamorato di te all'istante, perché tu mi completi.
Non rispose ed affondò il viso contro il suo collo permettendo alle lacrime di uscire. L'aveva capita, aveva compreso il suo dolore, il suo senso di inadeguatezza, la conosceva, era davvero parte di lei.
- Mi dispiace, non volevo... È solo che...
- Shhh, lo so. Ma non devi dimenticare che sei piena di magia, ogni volta che sfiori il tuo violino chi ti ascolta si immobilizza, rapito da ciò che tu riesci a fare. Ed ogni volta che mi guardi e mi sorridi io so di non essere mai stato più felice di quanto lo sia con te, e il mondo si colora di te. Tuo fratello è diventato un altro uomo con te, e questa più che magia è un miracolo - la sentì sorridere nuovamente contro il suo collo e continuò - Riesci ad illuminare la vita di coloro che ti circondano e nemmeno te ne rendi conto. È questa la tua magia, una magia potente, la magia che nasce dalla forza di quello che sei.
Le sollevò il viso e delicatamente le sfiorò le labbra in un bacio delicato e dolce.
- E ti assicuro che senza di te non saprei più vivere nemmeno un minuto. - le sussurrò delicatamente sulle labbra per poi stringerla a sé cullandola dolcemente.


Aveva lasciato la buca d'orchestra furibondo dopo aver scagliato la bacchetta contro quella cretina. Camminando con il passo di un rinoceronte alla carica, si diresse verso l'ufficio di Theo, deciso a dirgliene quattro vista la situazione in cui si trovavano a causa delle sue scelte.
Un mi bemolle…. uno strafottutissimo mi bemolle! Quella stupida babbana non era in grado di salire di un semitono e osava anche incolpare qualcun altro, dopo che a causa sua aveva dovuto interrompere la prova almeno tre volte. Non pretendeva la Callas, ma almeno una che riconoscesse un tono da un cazzo di semitono! E invece quella cretina era peggio di un’oca spennata! Non gli piaceva la sua voce, non gli piaceva il suo modo di fare e non gli piaceva che fosse lì solo perché papino pagava! Era disgustato. Oltretutto non poteva nemmeno preparare la sostituta per farla cantare al suo posto una volta che lui l’avesse confusa e impastoiata in qualche sgabuzzino… magari quello delle scope! Theo questa gliel’avrebbe pagata! Non sapeva ancora come ma di sicuro gliel’avrebbe fatta pagare! Salata! Salatissima!! E con gli interessi!!! Si fermò per accendersi una sigaretta e alzando gli occhi si accorse di essere arrivato ma qualcosa lo bloccò, una discussione piuttosto accesa era in corso all'interno dell’ufficio, udiva la voce di Pansy, alta e stridula come non la sentiva da quando faceva la cretina ad Hogwarts. Stavano litigando. Una cosa davvero rara tra i due che erano per loro il simbolo della coppia perfetta. Neanche a dirlo, dopo due minuti che origliava capì che la causa di tanto scompiglio era nuovamente la cara Denise. Data la comunione d'intenti spalancò la porta senza bussare deciso a dare manforte alla ragazza, ma quello che vide quando entrò lo gelò sul posto. Hermione, il viso accartocciato in una smorfia, se ne stava sdraiata sul divanetto dell'ufficio, gli occhi chiusi, una borsa del ghiaccio sulla testa ed un braccio sul quale spiccava una vistosa fasciatura.
- Cosa cazzo è successo? -
- Nulla, solo un piccolo incidente. - rispose la ragazza, aprendo leggermente gli occhi e cercando di mascherare il dolore.
- Un piccolo incidente un cazzo, Herm, io quella puttana raccomandata la mando in scena nuda, le faccio fare una figura talmente magra che non oserà più uscire di casa e se solo ci prova la aspetto fuori dalla porta e la crucio a morte. -
Draco si girò verso Pansy che vomitava improperi come una forsennata. Non era da lei essere così preda della rabbia, normalmente studiava il nemico e poi agiva da buona serpe qual'era sempre stata.
- Insomma, mi fate capire cosa è successo, si o no?
- Te l'ho già detto Malfoy, niente; Pansy esagera.
- Taci Granger, non voglio spiegazioni da te, il tuo buonismo ti rende poco attendibile. Pansy, Theo.... Allora?!
- Un piccolo incidente.
- Piccolo incidente un corno Theo. Quella cretina di Denise stava provando il costume quando si è accorta di essere in ritardo e che tu e Blaise avevate già iniziato la prova, stava per uscire di corsa con l’abito addosso, Hermione ha cercato di fermarla e lei invece di scusarsi l'ha spinta malamente contro uno degli scaffali; tutto quello che era appoggiato sulle mensole tra cui una serie di scatole piuttosto pesanti, le forbici e la teiera è caduto, è riuscita ad evitare l'acqua bollente, ma non le forbici che le hanno affettato un braccio e le scatole che erano poste più in alto che le sono crollate addosso facendole perdere l'equilibrio e battere la testa contro il tavolo da taglio . Inoltre la cretina, per la fretta ha pestato l'orlo del vestito strappandolo, senza purtroppo cadere spiaccicandosi quel faccino da stronza; e non si è né preoccupata per la salute di Hermione né scusata per aver danneggiato il costume. Io giuro che la mando in scena e poi le faccio evanescere l'abito sul primo acuto che tanto non riuscirà a fare.
Draco rivolse uno sguardo adirato a Theo che a quel punto arrossì rendendosi conto di quanto fossero stupidi i suoi tentativi di minimizzare. Pansy, le mani sui fianchi, il piede che batteva ritmicamente il pavimento attendeva che suo marito dicesse o facesse qualcosa di intelligente da quando aveva portato quell'inetta boriosa in compagnia. Il giovane direttore vedendo che Theo finalmente non aveva più nulla da ribattere rivolse la sua attenzione alla ragazza sdraiata sul divanetto.
- Come ti senti?
- Bene, te l'ho detto. Pansy esagera
Le rivolse uno sguardo scettico al quale lei rispose con uno sbuffo irritato
- E va bene, il braccio mi fa male e la testa pure, ma comunque non sto morendo e posso tornare a lavorare.
Detto questo si alzò a sedere, ma crollò subito dopo nuovamente sdraiata.
- Accidenti!! Gira tutto.
- Idiota, certo che gira tutto, gli scatoloni non erano leggeri ed hai battuto la testa.
Il tono di Pansy era acido
- Pansy, non prendertela con me, ora.
- Certo che me la prendo con te visto che continui a fare l'eroina. Dimmi che senso ha?
- Nessuno, ma non mi piace nemmeno passare per moribonda. - incrociò le braccia al petto infastidita da tutta quell'attenzione. - insomma, non sono di porcellana.
Draco le si sedette accanto sul bordo del divano e parlò con insolita calma.
- Hermione - la chiamò per nome senza nemmeno accorgersene, ma al resto dei presenti quel particolare non era certo sfuggito - lo sappiamo che non sei di porcellana, ma a quanto pare hai preso una bella botta e non succede nulla se per oggi ti fermi.
La ragazza sgranò gli occhi, a sentire pronunciare il suo nome con tanta dolcezza una fitta le aveva fatto annodare lo stomaco, e per un attimo ritornò a quella notte in albergo, quando l'aveva stretta a sé per farla addormentare, sentiva in lui quella stessa dolcezza e di conseguenza un’altra notte fece capolino nella sua memoria, quella sulla spiaggia, quando lui l'aveva baciata e lei era fuggita via. Quanto tempo era passato? Poche settimane, ma erano state molto lunghe, perché da allora le era stato il più lontano possibile e si rese conto di averne sentito la mancanza. Scosse la testa turbata da quel pensiero, ricavandone una nuova fitta che la fece gemere di dolore.
- Preferirei tornare a lavorare.
Almeno non avrebbe pensato, doveva assolutamente tornare a lavorare, per tenere la mente impegnata, per non pensare a ciò che non la faceva dormire, a Fred, a sua madre, a suo padre che la cercava forse per venderla o peggio e adesso anche al dannato Draco Malfoy a quanto pareva.
- Non se ne parla, tu resti qui. - Ecco la pausa dolcezza era già finita, “meglio” si disse, un pensiero in meno. Aprì la bocca per ribattere ma non gliene diede il tempo. - Non dormi la notte, adesso hai anche battuto la testa quindi oggi ti riposi, resti qui e dopo ti riaccompagno a casa io.
- E tu come fai a sapere che non dormo la notte?
Chiese con tono acido
- Hai dimenticato che abbiamo dormito insieme, Granger? O quando ti ho trovata sulla spiaggia dopo che avevi fatto morire mia sorella di paura? – A quel riferimento improvvisamente tacque imbarazzato, ricordandone i particolari come poco prima era accaduto a lei - E poi hai delle occhiaie spaventose, sembri un panda.
Ecco attaccare, era la soluzione migliore per non dare peso a quanto appena detto.
- Grazie tante Malfoy, sempre gentile.
- Io ci provo ad essere gentile, ma tu me lo impedisci.
- Come sarebb....
- Altolà piccioncini.
I due si interruppero di botto girandosi a guardare Pansy ad occhi sgranati, mentre Theo all'uscita della moglie quasi si strozzava per non ridere.
- Allora, Draco ha ragione, tu ora te ne stai qui mentre io vado di sotto a terminare gli abiti dei coristi. E non voglio sentire lamentele.
- Come... Come ci hai chiamati?
Hermione era rimasta ferma ai pennuti, mentre Draco su quelle parole si era repentinamente alzato dal capezzale della ragazza e si era avvicinato ad una finestra fingendo di guardare fuori per mascherare il suo imbarazzo.
Pansy ghignò
- Ho detto piccioncini, perché è quello che sembrate. Non vi rivolgete quasi la parole da settimane e adesso l'unica cosa che riuscite a fare è litigare. Se non è am...
- Theo ferma tua moglie prima che io ti renda vedovo.
Draco fumava come una teiera, e non era il solo. L’amico che si stava sganasciando in un angolo si ricompose, andò alle spalle della sua consorte e l’abbracciò posandole delicatamente una mano sulle labbra.
- Tesoro basta, hai chiarito il concetto.
Pansy sbuffò alzando gli occhi al cielo ma, alle parole del marito, tacque.
Ad Hermione non rimase che nascondere il viso, che le si era fatto paonazzo, girandosi sul divano e dando le spalle a tutti.
- Va bene, farò come volete voi, ma solo per oggi, domani tornò a lavorare.
Arrendersi le era parso meno imbarazzante che continuare a litigare con lui. 
- Bene, allora è deciso. Passo a prenderti a fine prova.
- Non ce n'è bisogno.
- Non mi interessa cosa pensi. È così e basta.
- Fa come credi, ma non è detto che mi trovi.
- Non ci provare Granger.
- Insomma mi fai riposare o no?
Si era voltata di scatto dimentica del rossore e della botta e la testa era tornata a farsi sentire.
Nel vedere la smorfia di dolore che le aveva di nuovo attraversato il volto il ragazzo alzò le braccia in segno di resa, poi si rivolse all'amico.
- Comunque sono trecento euro.
Theo gli rivolse uno sguardo interrogativo
- La multa alla La Fuine per aver danneggiato un costume di scena.
L'altro stava per ribattere quando un borbottio soffocato proveniente dal divano lo bloccò.
- Grazie della considerazione Malfoy.
- Se mi fai finire, sarò io a ringraziare te. - Rispose seccato - Dicevo trecento euro per aver danneggiato un costume più altri trecento ed una lettera di richiamo per l'aver causato danno ad un membro dello staff; e visto che sei il direttore e soprattutto sei tu che ce l'hai imposta - ghignò sadico - sarai tu a comunicarglielo e a spiegarle che senza le sarte lei andrebbe in scena in mutande e quindi deve portare rispetto a tutti, non solo a chi comanda, a partire dai colleghi fino ai macchinisti ed alle donne delle pulizie, che se non ci fossero loro si cambierebbe in mezzo a polvere e pattume. E lo farai tu anche perché con tutto quello che sta combinando, quel poco di pazienza che mi è rimasto sarà meglio che me lo tenga ben stretto per affrontare la fine di questa prova, altrimenti un'avada oggi non glielo leva nessuno visto che già mi prude la bacchetta.
Theo abbassò gli occhi, sapeva che l'amico aveva ragione e non osò ribattere.
-Vado, altrimenti non finiamo più. A dopo Granger, e non cercare di scappare altrimenti botta o non botta ce n'è anche per te.
Senza aspettare risposta uscì dalla stanza per tornare a sbraitare in sala.
Hermione non gli rispose, aveva gli occhi chiusi e sorrideva per le parole pronunciate poco prima dal ragazzo.

Dal momento che l’assenza di Draco si protraeva, cercando di non perdere altro tempo visto che oramai gliene rimaneva davvero poco, Blaise decise di portarsi avanti con la regia nell’attesa che l’amico si calmasse e tornasse a dirigere la prova congiunta prevista per quel giorno.
- Va bene ragazzi! Non perdiamo altro tempo e riprendiamo da quando Des Grieux si avvicina a Manon, Denise, tu qui sei seduta, Juan ti avvicini, dopo che lei ti dice timidamente, mi raccomando Denise timidamente, il suo nome ti siedi discosto e poi ti avvicini piano, a “Oh, come siete bella!” voglio che tu le sia vicino e le carezzi il viso.
Denise, quando tuo fratello ti chiama ti alzi e devi essere impaziente di andare, hai paura, Ok? E poi uscite entrambi da destra facendovi spazio tra gli studenti. Lescaut in seconda e Manon in terza in mezzo ai coristi, devi essere invisibile. Chiaro? Allora seguite Klaus, Musica!

DES GRIEUX     Cortese damigella, il priego mio accettate:
(a Manon)         dican le dolci labbra come vi chiamate...


MANON        Manon Lescaut mi chiamo
                […]

- Ferma, Ferma. Avevo detto timida! Denise, timida, pudica! Ricordati che siamo nel 700!
- Ero timida!
- See, sembravi Madonna! Devi sembrare Madre Teresa non Madonna! Stai per andare in convento!
La rossa alzò lo sguardo al cielo e Blaise desiderò lanciarle il copione in mezzo agli occhi come aveva fatto poco prima Draco con la bacchetta! Si costrinse a restare calmo, strinse con forza la mascella e riprese
- Ok, da qui. Musica!
[…]

DES GRIEUX     Son Renato Des Grieux...


LESCAUT        Manon!


MANON         Lasciarvi debbo.

             Vengo!

            Mio fratello m'ha chiamata.
    
    
DES GRIEUX     Qui tornate?


MANON         No! non posso. Mi lasciate!


DES GRIEUX    O gentile, vi scongiuro...


MANON         Mi vincete! Quando oscuro
             l'aere intorno a noi sarà!...


La musica sfumò lentamente e nel silenzio che seguì la fine dell’aria un rumore
ritmico rieccheggiò nella platea silenziosa.
TOC…
TOC…
TOC…
Denise Lafuine era uscita in prima, unica quinta senza coristi davanti che la potessero coprire.
Come. Volevasi. Dimostrare!


Alle otto di sera un Draco esausto e con i nervi ancor più a fior di pelle di prima era entrato nell’ufficio di Theo e l’aveva trovata ancora addormentata.
- Dorme ancora? –
- Si, da quando sei uscito non si è più mossa... – l’amico sorrise – E meno male che se ne voleva andare.
Draco ghignò, e si avvicinò per svegliarla. La scosse dolcemente, chiamandola piano.
- Ehi, Granger, svegliati, è ora di andare, Antlia è di sotto che ci aspetta.
Schiuse piano gli occhi, ed a fatica mise a fuoco la stanza, poi il viso del giovane seduto accanto a lei. Sorrise.
- Ciao.
- Ciao.
- Quanto ho dormito?
- Abbastanza da recuperare qualche notte di insonnia, non certo tutti i mesi che ti porti dietro
- Che vuoi saperne tu!?
Lo guardò facendo una smorfia infastidita poi si sollevò a sedere, rimase in attesa ma, per fortuna, la stanza non girava più come era accaduto ore prima. Draco si chinò per metterle le scarpe
- Che fai?
- Ti faccio uno Shampoo, non si vede?
- Idiota, me le metto da sola le scarpe, sto bene.
Alzò lo sguardo e lo fissò nel suo
- Dimmi Granger, ma che cosa ti da tanto fastidio? La gentilezza in generale o che sia io in particolare ad essere gentile?
Dall'altra parte della stanza si sentì uno sbuffo evidente di risa trattenute.
Arrossì pentendosi immediatamente della sua reazione abbassò gli occhi a fissare le punte dei propri piedi, uno dei quali ancora scalzo
- Mi dispiace, è che l'idea di qualcuno che mi mette le scarpe mi imbarazza, e poi mi devo ancora abituare - Draco alzò un sopracciglio scettico in attesa che continuasse - insomma... Sí, a vederti gentile. Senza offesa.
A quelle parole il ragazzo sbuffò - lasciamo perdere che è meglio...- lasciò andare la scarpa e si alzò - Sbrigati a mettertela e andiamo, Antlia è sotto che ci aspetta.
- Ecco... Adesso ti riconosco. - rise sommessamente, prendendo la scarpa che l'altro aveva lasciato cadere ed indossandola.


Quando entrarono in casa vennero investiti da un delizioso profumo di cibo
-MARCUS!!
Urlarono in coro le ragazze correndogli incontro. Finalmente era tornato anche lui dalle ferie
-Sorpresaaaa... - Marcus le abbracciò ridendo. - Come stanno le mie donne? Acida, Donna contronatura, tutto ok?
Draco rimasto sulla porta sbuffò, ci mancava solo Herbell a dare il colpo di grazia al mal di testa che già sentiva bussargli alle tempie.
- Vacci piano Herbell, ti ricordo che una è mia sorella e l'altra... -
- L'altra?
Marcus, cogliendo il tono del maestro Draifous, sollevò lo sguardo fissandolo in attesa che continuasse con dipinta in viso l'espressione ironica di chi ha mangiato la foglia e tutto l'albero, radici comprese.
- L'altra oggi si è fatta male.
Borbottò il biondo, facendo finta di non aver notato l'espressione del ballerino.
- Piantala Draifous, sto bene. Mi hai costretta a dormire tutto il pomeriggio.
- Dovresti ringraziarmi!
- Ehi.. Ehi... sono io quello che è tornato, voi due litigate domani, se c'è qualcuno che deve divertirsi stasera sono io! Diglielo Antlia, sono io la stella stasera... e solo io posso maltrattare Draifous, nessuno può allontanarmi dal mio sport preferito.
- Ricordamelo Herbell, come mai non ti ho ancora preso a pugni?
- Perché sotto sotto mi adori.
- Certo, quanto potrei amare avere un cobra nelle mutande!
- Ma dai?! Non l'avrei mai detto, sai!Un vero peccato Drayfous che tu non abbia altro che un misero serpentello, ti posso assicurare che un cobra nelle mutande incrementa la vita sociale e tu ne avresti davvero bisogno.
- Esistono anche i pitoni Herbell,  sono decisamente più grossi di un cobra e non sono velenosi!
- sì.. sì., dicono tutti così, ma sei troppo musone per essere pitonato, sei più il tipo da aspide.
Antlia ed Hermione si guardarono sbuffando
- Beh, quando avrete finito di giocare a chi ce l'ha più lungo avvisateci, io ed Hermione andiamo a farci una doccia.
Antlia prese Hermione per il braccio ferito, facendola mugolare di dolore e ricevendo in cambio uno sguardo esasperato
- Ops, scusa, non volevo.
- E' solo la quarta volta che me lo dici, non ti preoccupare  
rispose sconfortata la riccia avviandosi per le scale
–  Davvero è che mi dimentico. Ah Marcus, Mycoal si ferma a cena  
aggiunse sorridendo.
- E me lo dici così? Senza nemmeno una parola gentile ad indorarmi la pillola?
- Cretino!
Antliascoppiò a ridere e seguì Hermione lasciando i due ai loro battibecchi testosteronici.
- Confermo Herbell, sei un cretino
- Detto da te suona quasi come un complimento, Draifous. Muovi il culo e dammi una mano ad apparecchiare
- Non ci penso proprio, sono un ospite
- Per me puoi anche andartene.
- INSOMMA LA VOLETE PIANTARE? MYCOAL APPARECCHIA!
- MARCUS TACI O GIURO CHE QUANDO SCENDO TI TAGLIO LA LINGUA E LA SERVO IN SALSA AI GATTI DEL QUARTIERE!
L'urlo esasperato delle due donne proveniente dal piano di sopra li ridusse al silenzio, ed obbedienti agli ordini come due soldatini.
La cena era quasi pronta e la tavola apparecchiata di tutto punto quando Hermione ed Antlia scesero dopo essersi cambiate, in cucina regnava il silenzio, Marcus stava leggendo un libro stravaccato sul divano mentre Draco in poltrona faceva zapping col telecomando,
- Vi adoro quando tacete,
li prese in giro Antlia facendoli sbuffare; stavano giusto per sedere a tavola quando il cellulare di Hermione squillò.
-Pronto?
- Medamoiselle Dubois?
- Sono io, chi parla?
- Sono il professor Robert, si ricorda di me?
- Certamente, - Sorrise al ricordo dell'anziano docente di canto lirico- buona sera, professore; Come sta?
- Bene, grazie, mi scusi se la disturbo a quest'ora
- Nessun problema, mi dica
Fece cenno agli altri di iniziare senza di lei, perché non gli si freddasse la cena nei piatti e si allontanò leggermente per continuare a parlare in tranquillità dal momento che le persone a tavola, invece di fare finta di nulla continuavano palesemente ad origliare la sua telefonata; in realtà erano tutti più o meno incuriositi, era raro che ricevesse telefonate, se non da qualcuno di loro o al massimo da Potter e Weasley. Quando tornò poco dopo era visibilmente turbata, in silenzio sedette a tavola senza dire una parola persa nei suoi pensieri, fino a che un poco paziente Draco non la apostrofò seccamente, incuriosito e preoccupato dalla stranezza del suo comportamento, visto quello che era in ballo su di lei dalla passata estate.
- Ebbene? Si può sapere che cosa è successo? Il telefono ti ha bruciato la lingua?
Antlia e Marcus lo guardarono male ma lui li ignorò con una scrollata di spalle mentre Hermione, continuando a fissare il piatto rispose in tono sommesso, ancora incredula per la notizia  
- No, mi hanno offerto una scrittura su raccomandazione del professor Robért, si va in scena tra otto giorni, a Versailles – Sollevò il viso e sorrise illuminandosi – Sarò Hanna Glavari.


 
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Giù il sipario
Sù il sipario
 
Sono passati circa 4 anni dall'ultima volta che ho aggiornato C&D, questo capitolo era pronto da più di un anno, ma mancava del finale, poi per un problema con un aggiornamento credevo di averlo perso ed oggi, per puro caso l'ho ritrovato ancora intonso in una cartella della mail, credo sia stato un segno, in breve il finale mi è apparso davanti agli occhi ed ora eccolo qui. Come ho scritto all'inizio è interamente dedicato a MissChanel, che nonostante il tempo sia passato non ha dimenticato questa storia e in qualsiasi cosa abbia postato non mi ha mai fatto mancare il suo supporto.
A lei in particolare e a tutti voi che avete atteso o che leggerete per la prima volta va il mio grazie.
d.
   
 
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