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Autore: Love_in_London_night    16/03/2014    3 recensioni
Chloe e Shannon. Ci sono attrazione e feeling, eppure qualcosa li frena.
Ma cosa avrà mai fatto lui per incontrare un simile tornado? E, soprattutto, cosa succederà tra loro?
Dalla storia: "«No, grazie». Sogghignò Shannon. «Ho bisogno di proteine che solo un animale morto può darmi. Inoltre mi sento di troppo, ma me ne vado contento: se andate avanti così va a finire che vi ritrovate lo stesso in tre a fine serata». Ammiccò divertito nell’indicarli con il mento.
Lo fulminarono entrambi con lo sguardo.
«Tornando al discorso di prima…» iniziò Logan che sapeva benissimo che ne avevano parlato. Gli uomini erano più pettegoli delle donne, esattamente quanto le donne parlavano di sesso di più e pure peggio degli uomini. «Ti chiedo solo di non complicare la vita a Chloe, perché – credimi – non ne ha davvero bisogno. Mi piacerebbe però che vi conosceste abbastanza affinché fosse lei a spiegarti il perché di queste mie affermazioni. Magari se impari a capirla scopri una persona che ti può piacere, o forse una che non ti interessa per nulla». Cercò di indugiare la ragazza. «Pensi di potercela fare?»
"
Challenge accepted, but remember: he's a cheater.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Shannon Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Lost in the city of Angels'
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Capitolo 2

XO


«Dunque… Sì, sto cercando qualcosa di pomposo, esagerato… Principesco» disse Logan alla commessa che la seguiva come poteva fare un cane da caccia con la volpe che braccava.
«Scusi, ma per caso l’ho già vista?» domandò la donna con incertezza. Eppure le sembrava una faccia famigliare.
«Se ha guardato gli oscar è probabile» rispose la diretta interessata in tono vago. Era passato un mese dalla cerimonia, ormai aveva imparato a gestire le domande a riguardo. E, purtroppo per Jared, si trovava lì per un motivo strettamente legato a esso.
Con la scusa che era passato così tanto tempo dall’evento, era sicura che Jared avesse abbassato la guardia e non si aspettasse il suo… Contrattacco.
Era contenta che fosse in studio a incidere il nuovo album, sperava che gli altri due potessero raccontarle poi la reazione del proprio compagno.
Chloe, al suo fianco, era ancora ignara del perché si trovassero in un simile negozio, ma siccome le piaceva, decise di non obiettare.
«Forse, ha ragione» convenne la commessa sovrappensiero.
«Comunque guardi, vorrei iniziare a provare questo» e indicò strati di tulle e un corpetto rigido molto sfarzoso. Non era decisamente il suo stile.
«Certo, subito, vi faccio accomodare in un salottino a parte». La donna che le seguiva aveva capito che poteva essere un affare lavorare con loro. D’altronde in quante donne potevano partecipare alla cerimonia degli oscar senza avere un nome? Doveva essere la fidanzata di un uomo importante, se no non si sarebbe ricordata di averla vista da qualche parte, meglio tenersela buona.
La aiutò a entrare nel vestito e, una volta pronta, uscì nel piccolo salottino per farsi vedere dall’amica.
«Allora, cosa ne dice?» la commessa era ammirata, le stava bene.
«Non è il vestito con cui mi sono immaginata all’altare, ma è comunque molto bello. Però sento che non è quello giusto» disse dispiaciuta, come se in realtà ci avesse creduto davvero. Cosa si poteva pretendere da una che stava con un attore bravo a fare uno dei propri – tanti – lavori?
Aveva imparato qualcosa, e ora lo stava mettendo in pratica.
«Lei cosa ne pensa?» domandò la donna a Chloe, cercando di convincere la propria cliente.
«Penso che se il corpetto dovesse dare l’impressione di contenere un seno florido quello sarebbe il vestito perfetto per lei. Questo, dunque, è di sicuro in lizza». Alzò le spalle serena, anche davanti all’espressione sgomenta della venditrice.
Logan descrisse alla commessa quale abito le sarebbe piaciuto indossare il giorno delle nozze, uno di quelli che le aveva fatto vedere prima, molto più in linea con i suoi gusti. Chiese a Abby – la donna che l’aveva presa in custodia – se poteva tenere quello addosso mentre lei andava a cercare l’abito che desiderava, e lei rispose di sì.
«Mi spieghi perché siamo in un negozio di abiti di sposa?» le domandò Chloe dal suo comodo divanetto. Le avevano offerto anche un bicchiere di champagne, e se quello era il trattamento che riservavano alle ospiti dell’atelier, beh… Non le importava il motivo, l’avrebbe accompagnata in tutti i negozi che voleva l’amica.
«Tira fuori il cellulare, veloce, e scattami una foto!» disse Logan concitata mettendosi in posa sulla piccola pedana. «Mi raccomando, falla bene e ravvicinata, ma che si veda tutto il vestito».
«Non è legale, giusto?» disse scattando una foto decente, eccitata dall’essere coinvolta in una cosa così strana.
«Secondo te per quale motivo, se no, avrei fatto allontanare la commessa?!» alzò gli occhi al cielo, l’espressione ovvia.
A Chloe venne un brivido. Era così tipica di Logan, ma da quando aveva imparato a conoscerlo avrebbe giurato che ci fosse tanto di Jared anche in quel gesto. Era mostruoso come fossero riusciti a influenzarsi a vicenda.
«Ok, ma questo mi spieghi cosa c’entra con Jared? Hai detto che non ti ha chiesto di sposarti»
«No, appunto, e nemmeno lo desidero. Sto solo cercando di vendicarmi del mio bellissimo uomo per aver rivelato la nostra relazione al mondo intero contro la mia volontà»
«E come credi di farlo?»
«Tu girami le foto in chat sul telefono, al resto ci penso io» disse dirigendosi verso il camerino. «Ah, mi sembra inutile ripetere che anche con il secondo vestito tu debba scattare una foto».
Le strizzò l’occhio e tornò da Abby, che era arrivata con l’abito in questione.
 
«Cinque minuti di pausa» annunciò Jared soddisfatto.
Jamie, dall’altra parte del vetro, sventolava il suo cellulare con lo schermo illuminato. Logan, mimò con le labbra. Erano dei messaggi.
Quel giorno le cose in studio stavano andando bene, e avevano lavorato così tanto che anche Shannon e Tomo sembravano provati dalle registrazioni. Cinque minuti non avrebbero ucciso nessuno, inoltre era curioso di sapere cosa Logan avesse avuto da dirgli.
Aprì la chat, trovò un’immagine e nel microfono in cui di solito registrava gli scappò una parolaccia che fece voltare tutti. Non era una novità per loro sentire Jared sproloquiare, ma era la prima volta che succedeva di sentirlo così sconvolto.
Lo, amore della mia vita, cosa cazzo stai combinando?” digitò nella chat istantanea dopo aver visto la foto.
Sei uscita di senno?” aggiunse per sottolineare il concetto, ancora scosso.
La doppia spunta alla fine dei messaggi gli fece capire che erano stati ricevuti e letti. Non restava attendere altro che la risposta.
Col cazzo che cinque minuti di pausa non avrebbero ucciso nessuno, a lui erano bastati pochi secondi per  sentire l’incipiente attacco cardiaco propagarsi nel suo petto.
Dio, quel vestito era orrendo, la gonna sembrava una meringa e il corpetto era volgare, ma Logan riusciva a essere bella pure così.
Ti stanno guardando Shannon e Tomo?” fu il messaggio della ragazza.
Sì. Ora, di grazia, vuoi darmi una risposta?!” poteva ancora cacciarla di casa? Era brutto?
Niente, volevo solo vendicarmi per lo scherzetto degli Oscar. Ora che so dal tuo tono che hai quasi rischiato l’infarto e so anche a chi chiedere per avere la descrizione della tua reazione, mi ritengo vendicata. Te l’avevo detto o no che te l’avrei fatta pagare?
Sorrise, più tranquillo e soddisfatto. Per quanto fosse sadica, era una mente brillante. Adorava questo suo lato, era inutile anche solo provare ad arrabbiarsi davvero con lei.
Ho una certa età, ho rischiato la morte davanti a un simile oltraggio. Però ammetto che sei stata brava. Non solo nell’attuazione del piano, ma anche nell’aver aspettato così tanto” digitò tra le risate che i suoi collaboratori trovarono ancora più strane, erano convinti che iniziasse a soffrire di demenza senile.
Che tu fossi vecchio non è una novità, te l’ho sempre detto e non mi hai mai ascoltata
Certo che se volevi che io ti lasciassi bastava dirlo, non c’era bisogno di tentare di uccidermi
Leto, ti amo troppo per volere la tua morte” stava digitando davanti ad Abby che, spazientita, la fissava con una certa irritazione. Se ne fregò, stava flirtando con il suo partner, non c’era nulla di meglio al mondo che la convincesse a scollarsi da quel cellulare.
Dalla tua crudeltà non si direbbe
Stasera mi farò perdonare…” scrisse lei in fretta.
Dovrai impegnarti”.
Logan sorrise e si rivolse a Abby, che almeno ringraziò mentalmente di essere con una persona normale, non come l’amica che fuori le attendeva, troppo sarcastica per i suoi gusti.
«Scusi, ha delle manette? Sa quelle con il peluche attorno alla parte rigida… Sarebbero per la luna di miele». Si giustificò con un gran sorriso.
Abby perse ogni speranza.
Jared, con un sorriso soddisfatto e a tratti malizioso, si diresse dagli altri, lasciando il telefono sullo sgabello della batteria di Shannon, che lo trovò poco dopo.
Lo schermo illuminato, la scritta della chat istantanea che diceva che Logan gli aveva inviato un’immagine.
Fece segno ai fonici di aprire il microfono per farsi sentire. «Jared, ti è arrivata una foto» e nel dirlo fece dondolare il cellulare tra il pollice e l’indice.
«Da chi?»
«Logan»                                       
«Aprila pure tu!» sorrise con finta innocenza al fratello che, ingenuo, pensava di fare un favore a Jared, non soffermandosi così sulla scintilla perversa che aveva lui nello sguardo.
«Porca puttana!» esclamò Shannon allo stesso modo di prima del fratello minore, dandogli soddisfazione nel vedere la stessa identica reazione. Jared sapeva che Logan gli avrebbe mandato un’altra foto con un altro abito, ne era certo.
Donna perfida, voleva sterminare tutti i Leto in un colpo solo?
 
Uscite dal negozio, appagate per la riuscita di quello scherzo e Logan della propria recitazione, dato che aveva convinto Abby di doversene andare a causa di un imprevisto ma che – comunque – non aveva trovato il vestito giusto, si rimisero a parlare con un tono di voce normale.
«A proposito, sono qui da quasi un mese e ancora non te l’ho chiesto. Quale regalo ha preferito Shannon per il suo compleanno? Il tuo o quello di Jared?»
Logan sghignazzò soddisfatta. «Nessuno dei due lo ammetterebbe mai, Shannon per amore del fratello e Jared per orgoglio, ma ha amato il mio. Certo, anche il soggiorno che Jared gli ha regalato in un parco avventura l’ha apprezzato, ma nulla a che vedere con il mio kit da caffè».
Gonfiò il petto, orgogliosa della propria idea.
«A proposito di Shannon» continuò dato il silenzio dell’amica. «Cosa mi racconti?»
Chloe sorrise, contenta di parlare di un argomento che le premeva particolarmente. «A parte il fatto che me lo farei qui, davanti a tutti? Niente, purtroppo».
In effetti, pensò Logan, era proprio il tipo dell’amica, eccezion fatta per l’altezza. Aveva sempre prediletto i ragazzi alti, ma non le impediva di mangiare Shannon con gli occhi ogni volta che si trovavano nello stesso posto. Gli sguardi e le battute che si rivolgevano da tre settimane a quella parte facevano salire la temperatura nell’aria e, per quanto le dispiacesse che Chloe fosse delusa dal comportamento troppo corretto del batterista, Logan era contenta che stesse seguendo i suoi consigli.
«Penso che si diverta con una come me, ma non credo di interessagli. Cosa devo fare per fargli capire che sono… Disposta a divertirmi con lui? Anzi…» continuò. «Perché gli uomini devono pensare che le donne vogliano far sesso con loro solo per avere una relazione? Io voglio fare sesso e basta»
«Magari ti vuole rispettare» provò a dire con noncuranza Logan.
«Io vorrei che mi volesse scopare» sorrise, diretta e schietta come sempre.
«Lo conosco da un bel po’, e posso dirti che non gli sei indifferente. Però forse vuole conoscerti. Può darsi che in te abbia notato cose che in altre ragazze non ha mai visto. E la cosa non mi stupirebbe, dato che si porta a letto donne che invidiano lo spessore a un foglio di carta»
«Ti ricordo che anche tu hai fatto parte di quella schiera». La prese in giro l’amica.
«Difatti sono l’eccezione che conferma la regola» rispose con un tono fintamente altezzoso.
«Allora farò in modo che possa conoscermi, e che io possa conoscere lui» ammise arresa all’evidenza. «Forse è meglio così, d’altronde. Quando ci metto di mezzo il sesso combino solo casini».
Logan annuì. E brava Chloe, aveva centrato il punto della situazione.
«Però non è colpa mia se… Tutto quel corpo urla violenza sessuale, lui istiga i miei ormoni, per quello io lo provoco come posso».
Ok, aveva capito il nocciolo del discorso, ma un altro paio di maniche era cambiare il suo essere così sbarazzina.
«Pronta per questo colloquio?» cercò di cambiare discorso Logan. Erano in zona perché di lì a poco Chloe avrebbe sostenuto l’ennesima intervista di lavoro, cosa che non aveva ancora trovato da quando era a Los Angeles.
Ok, ne aveva trovato uno, ma si era licenziata dopo che il capo le aveva messo una mano sulla coscia. Sotto la gonna.
Non le serviva un simile rapporto per lavorare.
Chloe annuì nervosa.
«In bocca al lupo»
«Crepi». rispose la diretta interessata.
«Spacca tutto, ma non parti del corpo. Ho fiducia in te»
«Vorrei avercela anche io in questo colloquio» rise ed entrò nell’edificio a specchi che prometteva bene.
 
Erano passati altri dieci giorni dal colloquio di Chloe in cui aveva rifiutato un posto da stagista. Non pretendeva certo di presentarsi per il ruolo di presidente, ma aveva una laurea e alla spalle una lunga esperienza da designer, essere declassata a segretaria che a malapena portava il caffè e temperava le matite non faceva per lei.
Decise di non darsi per vinta, avrebbe trovato il posto adatto a lei, era solo questione di tempo. Non era una sua caratteristica abbattersi.
“Stasera alle sei davanti al cinema?” scrisse Shannon nel gruppo che condividevano nell’applicazione della chat istantanea. Era comoda per comunicare riguardo i vari incontri.
Ricevettero tutti il sì di Jared, ma fu Tomo, poco dopo, a sorprenderli: “Mi spiace, ma Vicki e io stasera non riusciamo a esserci. Imprevisti famigliari”.
Jared si premurò, sotto lo sguardo di Logan, di scrivere in privato a Tomo. “Grazie Mofo, appena ci vediamo ti spiego il perché
Non c’è problema. Passo volentieri il mio tempo solo con Vicki”.
 
«Tornado» rispose al telefono Shannon, ormai abituato da poco più di un mese a quella parte a ricevere le più varie telefonate da parte di Chloe.
«Shanni»
«Odio questo soprannome, smettila»
«Io non sopporto tornado, eppure tu non la pianti» lo prese in giro.
«Tornado è bello» era possibile portare avanti una conversazione su dei soprannomi? Era normale a quarantasei anni suonati? No, ma nulla nella sua vita era normale, quindi smise di preoccuparsi e continuò a difendere le proprie idee, per quanto superficiali fossero.
«Shanni è dolce» adorava battibeccare in quel modo, era l’unica persona con cui andava d’accordo a Los Angeles.
«Io non sono dolce» certo, proprio per quel motivo Constance non lo aveva chiamato Winnie Pooh verso i suoi venticinque anni. No no, affatto. Ci aveva impiegato mesi per farle capire che non gli piaceva essere paragonato a un orso tappo, con la pancia e le mani impiastricciate di miele. Non sapeva perché, ma gli sembrava un depravato, se lo immaginava bene davanti a Youporn con quella maledetta mano nel vaso poggiato proprio in mezzo alle gambe.
Inutile dire che Jared gli aveva fatto notare che per via di pancia e altezza erano simili. Da lì aveva deciso di mettersi a dieta e iniziare ad ammazzarsi di palestra, mentre per l’altezza non poteva fare molto, se non sfoderare il proprio fascino e qualcos’altro dai pantaloni. Quello funzionava sempre.
«Dici così solo perché non ti ho assaggiato, dovresti lasciare giudicare me» lo provocò, dispiaciuta di non poter assistere alla sua reazione.
«Mi hai chiamato per quale motivo?» scelse di cambiare argomento, perché dopo la sua ultima frase aveva rischiato di strozzarsi con la propria saliva.
«Ti odio quando fai la persona seria!» rispose lei con tono offeso.
Shannon si voltò verso la porta del bagno. Era felice di sentire la doccia scrosciare, almeno la tizia con cui si era divertito – meno del previsto, in realtà – non l’avrebbe preso a schiaffi per essere al telefono con un’altra. Doveva preservare il suo bel faccino.
E, comunque, Jared aveva ragione: con tutte le donne che c’erano in giro non occorreva far sesso con Chloe, poteva continuare come aveva sempre fatto, ovvero rimorchiare ragazze a caso che si gettavano tra le sue braccia. Anche se, doveva ammetterlo, non era più così soddisfacente come prima.
«Io sono una persona seria!» infatti il monologo sul sesso occasionale che era avvenuto nella sua testa era serissimo.
«Se tu ci credi…»
«Chloe, sei una cara ragazza, ma tendi a parlare troppo e a fare affermazioni tendenziose. Vuoi dirmi perché mi hai chiamato?»
«Oltre che per provocarti, dato che mi diverto? Per chiederti se stasera mi dai un passaggio, per favore. Ho un colloquio vicino a casa tua, e visto che dobbiamo andare nella stessa direzione ho pensato di raggiungere te per andare insieme»
«Certo, non c’è problema, non avresti dovuto nemmeno chiederlo»
«Ehi, io sono gentile» gli ricordò lei.
«Davvero? Non si direbbe dato che passi metà del tuo tempo a insultarmi»
«Ma l’altra metà la spendo a provarci con te, con scarsi risultati, tra l’altro».
Scarsi risultati? Un’erezione costretta dentro i jeans anche al suo più misero saluto erano scarsi risultati, secondo lei? No perché non conosceva molte donne che gli facessero lo stesso effetto, e lui ne aveva viste tante.
Doveva ammettere che non era così palese la cosa, ma sapeva bene che non poteva passare inosservato. Se lo stato avesse saputo cosa nascondeva nei pantaloni gli avrebbe dovuto rilasciare il porto d’armi per potersene andare in giro.
«Solo perché mi piace essere corteggiato» rispose ridendo, come se anche lui non si fosse sperticato in doppi sensi e battute che rasentavano l’osceno nei suoi confronti.
«E dire che pensavo che Jared fosse la diva»
«Io sono bravo a dissimulare» o forse non aveva sfoderato davvero il suo carico da novanta in quanto ad allusioni piuttosto… Esplicite.
La doccia smise di fare rumore, segno che la ragazza di cui non ricordava nemmeno il nome sarebbe ricomparsa nella stanza d’hotel di lì a poco. «Ora devo andare, a stasera».
Sì, la sconosciuta andava proprio scaricata, se si era divertito di più al telefono che tra le coperte.
 
Erano le cinque e quaranta e Chloe si trovava davanti al cancello della villa di Shannon. O meglio, era attaccata al citofono, nel disperato tentativo di farsi aprire. Aveva bisogno di un bicchiere d’acqua e di un bagno, il tempo di farsi la pipì addosso era passato da un pezzo.
«Bu!» sentì da dietro le sue spalle.
Sobbalzò; era così concentrata a maledire Shannon nella propria mente che trovarselo alle spalle la fece spaventare non poco.
«Maledetto! Ti sembra il caso di farmi morire d’infarto nel fiore dei miei anni? No dico, lo trovi corretto?»
Era sudato e mezzo svestito, Chloe si leccò le labbra e alzò gli occhi al cielo. Se ci fosse stato un Dio di sicuro ce l’aveva con lei, non poteva farle questo e pretendere di non cadere in tentazione.
Di sicuro doveva farsi una doccia dopo tutto quel movimento, come poteva lei trovare la forza di non proporsi per dargli una mano? Qualcuna doveva pur insaponargli quella schiena!
«Scusa il ritardo, ma oggi sono stato tutto il giorno in palestra e, non contento, mi sono sfogato con una corsa» dato che con lei non poteva sfogarsi come più preferiva.
Eppure, aveva notato i benefici di questa cosa. Uscire con gli altri era diventato meno noioso, avere compagnia e non ritrovarsi solo come un cane mentre loro erano intenti a tubare era più divertente del previsto, se avessero fatto sesso la situazione sarebbe stata più tesa, non solo tra loro due, ma nel bel gruppo che si era formato. Per non parlare del fatto che avere Chloe che lo corteggiava in quel modo strano era spassoso e appagante: gli piaceva quello scambio di battute che serviva ad alimentare la tensione sessuale tra loro. Forse fare sesso con le altre donne non era così divertente perché non riusciva ad andare oltre l’attrazione fisica che, ultimamente, non era nemmeno così sviluppata.
Aprì il cancello. «Una doccia veloce e partiamo, ok?»
«Certo» rispose Chloe convinta. «Mi sono portata un cambio, poi metto la sacca nel baule, così non rischio di dimenticarla qui. Mentre tu ti lavi io mi sistemo»
«Perfetto. Siamo un’ottima squadra!» disse lui abbandonando le chiavi nello svuota tasche accanto alla porta.
A Chloe la casa – villetta, pardon – piaceva moltissimo. Era calda e per nulla esagerata, si sentiva a proprio agio. Non era strana come quella di Jared, ma non era neppure troppo sfarzosa come ci si aspettava che fossero le abitazioni delle persone famose.
Shannon buttò la maglietta bagnata nel cesto delle cose sporche nella lavanderia, per girare poi per casa a torso nudo.
Chloe strinse i denti, non era giusto, lui poteva giocare sporco.
«Shan, dove posso cambiarmi?» domandò spaesata. Per quanto fosse già stata lì altre volte, non sapeva muoversi con disinvoltura.
«Io userò il bagno di sopra, quindi tu puoi usare quello degli ospiti di sotto» disse lui a metà della piccola scala che separava camera sua dal resto della casa. «Lo trovi nel corridoio oltre il salotto. Presente?»
Annuì mentre prese le proprie cose per seguire le indicazioni.
Si diede una veloce rinfrescata, cambiò gli abiti, indossando dei leggins, una maglia senza forma che le arrivava a metà coscia e degli stivali senza tacco, infine passò al trucco, cercando di arginare le sbavature dovute alla giornata, senza aggiungere molto altro per non sembrare un piccolo panda.
Uscì dal bagno dopo poco più di dieci minuti, e trovò Shannon nell’atrio.
«Oddio» mormorò sorpresa.
Il batterista la fissò con attenzione, quello che vedeva gli piaceva parecchio.
«Cosa c’è?» si guardò scettico, dato che Chloe non gli aveva staccato gli occhi di dosso.
«Quella camicia» disse lei indicandola.
«Cos’ha?» a lui piaceva la camicia di jeans sotto la felpa, lo faceva sentire curato senza essere esagerato. Si girò verso lo specchio lì vicino, gli era sembrato di stare bene prima.
«Mi fa fare pensieri impuri» ammise lei quasi senza aria nei polmoni, paonazza.
«Vuoi che la tolga?» accennò ad alzarsi la felpa, il ghigno soddisfatto e sicuro di chi era contento di aver centrato l’obiettivo. «Però non rispondo di me poi».
Fece un passo verso di lei, malizioso, e lei si tirò indietro.
«Non farlo!» urlò con troppa enfasi.
Shannon stava scherzando. Almeno un po’. La paura nella voce di lei l’aveva fatto rimanere male.
«Volevo dire che ti sta così bene che fai venire voglia di toglierla. È lì che sta il bello. Se te la levi da solo non c’è gusto. Il solo pensiero di togliertela di dosso è… Eccitante».
Quello che sconvolse Shannon non furono tanto le parole, ma il modo con cui furono dette: non c’era malizia in esse, solo sincerità mista a una punta di vergogna, come se gli avesse confidato un segreto così personale da rivelarle la sua vera anima.
«Credimi, è più eccitante sentirselo dire» si avvicinò a lei per fissarla negli occhi. «O provarlo direttamente. Vuoi?»
Aveva cercato di sdrammatizzare indicando le scale alle loro spalle.
«Cretino!» lo spintonò riprendendo il sorriso e la sicurezza. «Ricorda che non sono una delle tante. Se dovessi arrivare a me ti andrebbe di lusso, perché proveresti cose che altre non si sono mai immaginate di farti sentire».
Non gli diede modo di rispondere, aveva aperto la porta per uscire nel tramonto di Los Angeles «E ora andiamo, siamo in ritardo».
Se fosse rimasta in casa un secondo di più gli avrebbe tirato una padellata in testa per tramortirlo, trascinarlo nella sua stanza e abusare di lui. Lei gli diceva che lo trovava eccitante e lui la prendeva in giro? Non se la meritava, una come lei.
 
«Cosa ne dici, ora possiamo scrivere?» Logan accarezzava il petto di Jared da sopra la maglietta. Erano passate le sei da qualche minuto e non aveva la minima intenzione di muoversi di lì. Era l’unica giornata di riposo di Jay e non aveva intenzione di sprecarla uscendo di casa.
Voleva che il divano prendesse le loro forme. Per lo scopo avrebbe saltato anche la cena, poco ma sicuro.
«Sì, direi di sì» rispose lui compiaciuto, un sorriso furbo dipinto in faccia mentre la mano libera accarezzava i capelli di Logan. Erano assonnati e pigri, e la giornata non poteva andare meglio di così.
«Mi spieghi perché hai architettato tutto questo?» lei non riusciva a capire.
Jared si sdraiò sul divano, portandola sopra di sé. Le accarezzò il viso prima di risponderle: «Dunque, dato che tu hai terrorizzato a morte mio fratello – giustamente – riguardo la questione sesso, ho pensato di ritirarci ora per fare in modo che fossero già fuori casa in modo da non farli cedere in tentazione, però li stiamo costringendo a uscire insieme. Da soli. Così potranno conoscersi».
Era soddisfatto di aver avuto un’idea simile.
«Mi piace Chloe» aggiunse. «Mi piace per Shannon. Spero solo che lui si accorga di quanto valga e approfitti della situazione»
«Tu sei un genio» Logan lo fissò ammirata. Non era sicura che avesse ascoltato tutti i discorsi sull’amica e suo fratello, ai tempi.
«Me lo dicono in tanti»
«E sei pure modesto». Lo prese in giro.
«Dovrei?»
Scosse il capo.
«Ora scrivi il messaggio, io intanto preparo la vasca»
«Vuoi farti un bagno?» si girò a guardarla mentre si allontanava.
«Perché… Tu no?» gli fece l’occhiolino prima di sparire di sopra.
Ok, doveva scrivere alla svelta il messaggio prima di dedicarsi a qualcos’altro, un qualcosa che era meglio di ogni film, cinema o uscita con le persone a lui care.
Aprì la chat del loro gruppo per scrivere: “Scusate, nemmeno Logan e io riusciamo a esserci. Contrattempo dell’ultimo minuto
 
Fu Shannon a guardare il cellulare appena fuori dal cancello di casa.
«Hai visto?» e agitò il telefono tra le dita.
«No, ho la batteria scarica. Cosa dice?» nel giro di due minuti si era sistemata sul sedile come se ci vivesse da giorni. Rilassata e con qualche proprio oggetto sparso sul cruscotto.
«Che ci hanno bidonato tutti, in pratica».
E quindi noi cosa dovremmo fare? Stavamo raggiungendo il punto di ritrovo” digitò nel gruppo.
Uscite voi due, dato che ormai siete in giro. Sfruttate l’occasione già che ci siete
Shannon abbandonò il telefono nel posto in cui lo appoggiava di solito quando guidava.
«Allora? Cosa facciamo?» l’idea di essere sola con lui, per la prima volta, la terrorizzava.
Aveva qualche lato di sé interessante da mostrargli o era solo un faccino grazioso con un sorriso sempre stampato in faccia e nient’altro?
«Se vuoi ti riporto a casa, se no potremmo fare qualcosa insieme».
Insieme. Suonava bene, anche se sembrava la colonna sonora di un disastro, uno di quelli che soltanto lei e Shannon avrebbero potuto combinare.
«Beh, siamo in giro, approfittiamone» rispose con un sorriso allegro nel tentativo di allontanare il rumore del proprio battito accelerato. «Cosa proponi? Sei tu quello che abita a Los Angeles, stupiscimi con qualcosa di insolito. Un giorno potrei fare lo stesso». Ammiccò nella sua direzione, riprendendo il buonumore e la spensieratezza di sempre. Era difficile abbatterla, e di certo Shannon non faceva quell’effetto su di lei. Anzi, riusciva solo a mandarla su di giri, ancora di più.
Qualcuno conosceva il modo per ammazzare lo sfarfallio che si impossessava della bocca del suo stomaco ogni volta che lui sorrideva? Maledizione, non era mai stata sentimentale. Tranne quando guardava P.S. I love you e I passi dell’amore, ma avrebbe sfidato chiunque a non piangere davanti a quei film.
Shannon si prese un momento per pensare, ma fu interrotto quasi subito dallo squillare del telefono. Era Wayne, un suo carissimo amico.
«Wayne, ciao!» lo salutò rispondendo senza esitazioni, lo sentiva sempre volentieri.
«Amico, tutto bene?»
«Benone» rispose dopo aver guardato Chloe. Era bella, ma non era solo l’aspetto fisico; sembrava sempre trovarsi a suo agio in ogni situazione, e riusciva a illuminare una stanza con la sola presenza, era frizzante e solare, contagiava con il suo modo di fare sempre positivo. «Tu?»
«Ecco, ti chiamo per questo…»
«È successo qualcosa di grave?» era pronto a percorrere quei pochi chilometri che li separavano anche a piedi.
«Questa volta l’ho combinata grossa. Oggi è l’anniversario di matrimonio con Ashley, e me ne sono ricordato solo ora. Tra poco sarà a casa, e se scopre che l’ho dimenticato e non ho preparato nulla è la volta buona che chiede il divorzio».
Poverino, lo capiva. La fissazione delle donne per date e celebrazioni. Un po’ di esercizio in più non bastava a farle felici nel giorno di un qualsiasi anniversario? No. Loro volevano i fiori, la cena, qualche gioiello. Perché abbellire e prolungare un qualcosa che potevano avere subito?
Ma, soprattutto, cosa voleva Wayne? Doveva cantare una serenata ad Ashley o voleva che si unisse a qualche strana pratica sessuale a tre? Senza contare che c’era anche Chloe, non se la sentiva di farlo con la moglie del suo migliore amico e il suddetto: non voleva vederlo nudo, il loro rapporto sarebbe cambiato per sempre.
«E io cosa c’entro?»
«Sarò sincero: ho trovato posto in un ristorante qui vicino molto bello, per fortuna. Inoltre ho scovato un completino molto… Poco coprente di Victoria’s secret, nell’armadio. Non credi che in questo piano Ryder sia di troppo? Ok» aggiunse l’uomo al telefono. «È mio figlio e gli voglio bene, ma stasera non dovrebbe proprio essere a casa…»
Le rotelle nella testa di Shannon iniziavano a lavorare, ma Wayne gli chiarì il concetto con le proprie parole. «Ho bisogno che tu lo tenga con te, a casa tua, stanotte. Mi fido Shan, sei una delle poche persone a cui affiderei la vita di mio figlio. Senza contare che gli altri hanno già dei marmocchi a cui badare dato che sono sposati e, appunto, con prole al seguito».
Doveva ammetterlo, non era proprio il programma che si era prefissato per la serata, ma non se la sentiva di dire di no al proprio migliore amico. Se uno dei due poteva concludere, era giusto che lo facesse.
«Ok, sono da te tra un quarto d’ora. A tra poco amico» e riattaccò per iniziare a guidare verso casa di Wayne.
«Allora, cosa succede?» era curiosa, non aveva capito molto di quella telefonata, se non che avrebbero raggiunto la casa della persona che aveva chiamato.
«Stasera faremo i baby-sitter» sorrise tranquillo lui. Nessuna donna poteva resistere a Shannon Leto in versione paterna. Nemmeno Chloe.
 
Ryder aveva quattro anni, ma aveva la forza di un cucciolo di un T-Rex. Se Chloe non avesse il conosciuto il padre meno di un’ora prima avrebbe giurato che fosse un figlio illegittimo di Shannon. Entrambi sempre pronti a scattare, correre e guardarsi intorno per non perdere nemmeno un attimo di vita. Solo a guardarli era stanca.
«Pensi di reggere all’adrenalina?» prese in giro l’uomo accanto a lei.
«Tesoro» la schernì di rimando. «Potrei passare tutto il giorno in un parco divertimenti e poi fare un intero concerto ed essere ancora fresco come un fiore al mattino».
Era beffardo.
«E così il luna park di Santa Monica?» la ragazza alzò un sopracciglio, divertita e guardinga. «Le stelle, le luci della città da una parte, il mare dall’altra. Shannon Leto, stai cercando di conquistarmi?!»
«Come se ce ne fosse bisogno» rispose sicuro lui, il sorriso di chi si stava godendo il momento, come se non avesse voluto essere in altri posti con una compagnia diversa.
«Impudente» gli disse arrossendo.
«So che ti piace. E che ti piaccio». Continuò lui, più vicino al suo orecchio.
«Non è vero». Era sempre più rossa.
«Pure bugiarda». Il sorriso che aveva dipinto sul volto era divertito e sincero, e lei lo adorava.
«Da che pulpito. Si vede da come mi guardi che mi desideri, Shanni» doveva contrattaccare, non poteva lasciargli tutto quel potere e stare lì a subire.
«Ryder, scegli la giostra da cui vuoi iniziare» distrasse il bambino.
Lui indicò la montagna russa che li stava accogliendo all’inizio del parco divertimenti.
«Tornado» le disse passando un braccio attorno al suo collo per scompigliarle i capelli con la mano libera, sapeva quanto detestava che qualcuno la spettinasse. «Non approfittarti della mia galanteria».
Al posto di arrabbiarsi Chloe rise, divertita da quel gesto, ma forse addolcita da quel braccio che, nonostante Shannon avesse finito di farle i dispetti, non abbandonava il suo collo, appoggiato lì con tanta naturalezza che non aveva proprio il cuore per scansarlo. Le piaceva il calore del corpo di lui, la scaldava e proteggeva dalla brezza marina che aveva iniziato a soffiare.
«Mmmhhhh, buoni questi» disse Ryder facendo fermare tutti davanti a una bancarella di dolci.
«Dai, dopo li prendiamo, prima facciamo un giro sulle montagne russe» gli disse entusiasta Chloe.  Voleva evitare di ritrovarsi un bambino in preda alla paura e poi al vomito a causa delle discese e della velocità.
Presi dall’adrenalina del momento, dopo aver affrontato gli avvitamenti del roller coaster si buttarono in altre attrazioni, finchè Ryder, contentissimo di trascorrere così la serata, si era deciso di indicare quella che faceva più terrore a Chloe.
Con la mano in quella di lei il bambino aveva mostrato l’interesse verso i seggiolini volanti. La classica giostra da luna park i cui seggiolini striminziti erano legati alla struttura da semplici catene. Peccato che quella, oltre a girare, si alzasse anche per venti metri buoni. No, lei non avrebbe rischiato la morte in un modo così stupido.
«Vuoi davvero andare lì sopra?»
Ryder rise e annuì.
«Questa volta passo, giuro» disse Chloe scossa da un brivido, erano arrivati davanti alla piccola coda per salire sull’attrazione.
«Perché?» Shannon non capiva, aveva detto che le piacevano le giostre adrenaliniche, non capiva cosa avesse quella. Non poteva essere un problema di altezza, era salita anche sulle montagne russe.
«Mi sembra poco stabile. Insomma, io non ci salirei da sola, e non mi va di lasciare che lo faccia Ryder» bisbigliò vicino all’orecchio di Shannon affinché il piccolo non li sentisse. «Sei sicuro di farlo salire su quel coso? Non scivolerà fuori dal seggiolino?»
Shannon rise. «Tranquilla, lo guardo io. E le protezioni sono sicure. Tu aspettaci qui» aggiunse accarezzandole il volto con un pollice, voleva distendere la sua espressione, era stata una tentazione troppo grande per non assecondare la propria voglia. «Saresti un’ottima madre, lo sai?»
Gli occhi sgranati, le guance rosse per il complimento e il tocco. Voleva farla implodere? Farla bruciare viva per autocombustione? Sì, insomma, farla fuori. «Se solo sapessi badare anche a me stessa prima, forse sì».
Le diede un bacio sulla guancia, poi si avviò verso la giostra. «Torneremo sani e salvi, ci troviamo qui».
Mio Dio, quanto diventava difficile di volta in volta starle lontano? Quell’ottimo profumo, le guance rosa, il sorriso contagioso; tutto era diventato naturale per lui, al punto da introdurla a Wayne e Ryder. Voleva che la conoscessero, e non era successo con altre ragazze. Poteva davvero interessarsi a lei? Andare oltre l’attrazione fisica e la tensione sessuale?
«Zio» lo richiamò Ryder, sempre su di giri. «Chloe è matta, mi sta simpatica».
Shannon sorrise. «Sono contento, perché anche tu le piaci un sacco».
Ecco, lui sarebbe riuscito a piacerle più di Ryder? Per la prima volta si era ritrovato a sperarlo, senza averne la minima certezza.
Tornarono dopo una decina di minuti, Ryder più traumatizzato che mai.
Peccato che non la trovarono dove l’avevano lasciata, e si preoccuparono.
Shannon la cercava tra la gente, il problema era che vedeva il suo volto dappertutto. Voleva trovarla, voleva vederla, ritrovare il suo sorriso in mezzo alla folla, un qualcosa di rassicurante tra tante cose così indefinite.
«Eccomi qui» spuntò alle loro spalle con i famosi dolcetti adocchiati prima.
«Pensavo ti avessero rapita» le disse Shannon visibilmente più sollevato.
«No, anche se per un momento ho pensato di rinchiudermi nei bagni con l’aitante uomo delle ciambelle» rispose sogghignando mentre indicava il simpatico vecchietto che l’aveva servita poco prima. «Sai, mi piacciono gli uomini maturi».
Una scintilla di malizia nello sguardo che lui colse e apprezzò dal più profondo del cuore.
«Non dovevi» le disse.
«Certo che doveva!» si intromise Ryder. «Io ho fame. Grazie!»
Fece ridere tutti mentre, senza dire una parola, si era messo in coda per la ruota panoramica.
«Così mentre mangio vedo tutto il mondo» aveva detto. L’interessante punto di vista di un bambino di quattro anni.
«L’ho fatto» si avvicinò a lui. «Perché se ti avessi aspettato poi avresti voluto offrire di nuovo tu, e non è giusto. Non mi permetti mai di ricambiare»
«Un modo l’avresti trovato comunque» sorrise malizioso.
Ryder si sedette nella piccola cabina da un lato per rimanere solo, aveva invitato gli altri due a lasciarlo guardare le luci del parco in pace. Si erano ritrovati così vicini, lo sguardo perso sul paesaggio attraverso le sbarre di sicurezza.
Los Angeles in lontananza illuminata come se fosse giorno, la luce della luna che, invece, si rifletteva nell’oceano. A Londra non c’era nulla di tutto ciò. Soprattutto non c’era mai stato Shannon con cui condividere una simile visuale.
Una ventata d’aria proveniente dal mare la fece tremare, nonostante avesse indossato il giubbino di pelle da un po’.
«Freddo?» le chiese Shannon scosso dal tremito di lei.
Annuì soltanto, rossa in viso, come se lui avesse letto i suoi pensieri e l’avesse colta in flagrante.
Allungò il braccio dietro le sue spalle, circondandole. Chloe, al posto di ritrarsi, si adagiò a lui, indugiando nell’incavo del collo, vicino alla triade tatuata sotto l’orecchio. Le piaceva molto il profumo che usava.
«Sai, è da un po’ che volevo dirti una cosa, ma mi sono sempre dimenticata». Deglutì quando, allontanato il viso dal collo di lui, anche Shannon aveva preso a guardarla. Erano davvero molto vicini. «Mi piace questo taglio, era come quello che avevi quando ci siamo conosciuti».
E si mise a giocherellare con il ciuffo di capelli un po’ più lungo che gli ricadeva davanti agli occhi.
«Grazie, sono contento che ti piaccia. Ho voluto rifare lo stesso taglio per…» te. Sentire il respiro di lei sulla propria faccia era inebriante. «Comodità e vanità, lo ammetto».
Stupido uomo senza palle.
Avrebbe potuto rimediare, se solo avesse avuto il coraggio di baciarla.
Avvicinarsi era stato un primo passo, e lei non si era tirata indietro.
«Shan» li interruppe Ryder, di cui entrambi avevano dimenticato la presenza. «Ma se tu sei mio zio, Chloe diventa mia zia?»
Inclinò la testa, la bocca tutta sporca di cioccolato e zucchero, la ciambella sparita.
Shannon e Chloe si scostarono, in imbarazzo.
«No piccolo, io sono solo Chloe, una tua amica come sono un’amica per Shannon. Che idee strane ti vengono…» si spostò i capelli dietro l’orecchio, in colpa come solo una ladra colta sul fatto poteva sentirsi.
«Ah ok» alzò le spalle il bambino. «Solo che vi stavate guardando come fanno il mio papà e la mia mamma. Poi di solito mi mettono a letto perché dicono che vogliono provare a fare un fratellino».
Ecco l’appiglio per Shannon, l’assist per uscire dall’imbarazzo che si era venuto a creare. «Tranquillo Ryder, dopo stasera hai buone possibilità di avere un fratello o una sorella»
«Bleah, io non voglio» rispose lui facendo ridere entrambi.
«Come si fanno i bambini?» domandò in attesa di una risposta.
Shan e Chloe si guardarono increduli.
«Io… Non lo so. Domani, quando torni a casa, chiedilo ai tuoi. Loro avranno sicuramente la risposta». Shannon impacciato era… Tenero. Almeno agli occhi di Chloe.
«Mh, ok».
Il ragazzo addetto alla ruota aprì all’improvviso la cabina e li fece uscire per caricare altre persone.
«Ora è tempo di andare a casa, peste, è arrivato il momento di dormire»
«Ma io non voglio!» protestò il bambino. «Non ho sonno!»
 Shannon lo prese in braccio per fargli il solletico e se lo caricò a spalle, fissando divertito Chloe che lo guardava affascinata.
Si vedeva che lui adorava i bambini e Ryder in particolare, non capiva come – tra tutta la scelta disponibile – non avesse trovato una donna e non avesse messo su famiglia.
Lo caricò in auto tra le risate generali. Dopo dieci minuti di strada capirono che non aveva davvero l’intenzione di addormentarsi.
«È stata una bella serata» iniziò Chloe un po’ intristita dal pensiero che stesse per finire. «Dovremmo… Ripeterla più stesso»
«Allora il luna park ti ha conquistata» sorrise, il gesto a contagiare gli occhi sempre luminosi. «Però sì, sarebbe da rifare»
«Esatto. Il posto mi è proprio piaciuto» rispose riservandogli una linguaccia.
«Stavo pensando» accennò Shannon dopo qualche secondo, la voce bassa per non farsi sentire da Ryder. «Ti va di venire a casa con noi? Metto a dormire Ryder e poi» e poi? Nella sua mente erano passate immagini davvero poco adatte a un minore.
«Poi?» continuò lei, sorpresa e lusingata.
«Poi ci guardiamo un film, due chiacchiere… Mi dispiace concludere la serata così presto» erano sì e no le dieci di venerdì sera.
Sapeva cosa voleva dire accettare, ma come rifiutarsi davanti a una cosa che voleva lei per prima? Ok non fare a gara con le donne che si mettevano agli angoli delle strade per fare un po’ di soldi, ma nemmeno entrare in competizione con le suore di clausura.
E poi lui non poteva morsicarsi il labbro in quel modo, rischiava grosso senza nemmeno immaginarlo. Era istigazione.
«Sì ok, mi va bene».
Tra di loro si creò una strana tensione, allentata solo da Ryder che però, a fine tragitto, iniziò a mostrare i primi segni di cedimento.
Arrivati a casa di Shannon, varcò la porta con il piccolo in braccio, finalmente tranquillo, accoccolato e arreso al suo petto, la faccia appoggiata al collo. Quel punto del suo corpo mieteva vittime di ogni età e sesso, poco da fare.
«Vado a metterlo a letto, poi arrivo. Intanto tu mettiti comoda. Se vuoi scegli un film o serviti da bere, fa’ come se fossi a casa tua» e sparì lungo le scale che portavano alla camera.
Si mise comoda sul divano, rilassando le spalle intirizzite dal freddo e lasciandosi coccolare dalla sua morbidezza.
Fu riscossa da quel placido tepore solo quando sentì più passi correre veloci lungo gli scalini alle sue spalle.
Girò la testa verso l’entrata della stanza e vide Ryder fermo accanto a lei, il pigiama azzurro e un orsacchiotto in mano.
«È scappato» si giustificò Shannon.
«Ciao Chloe, volevo salutarti» lo disse con la mano libera sull’occhio destro, intenta a strofinarlo. «Ci vediamo un’altra volta?»
«Intraprendente» e cercò con lo sguardo quello di Shannon. «Certo ometto, faremo un’altra bella gita, te lo prometto».
«’Notte» gli disse prima di allungarsi sul divano per darle un bacio sulla guancia.
«’Notte a te» rispose con lo stesso gesto, intenerita. Quel bambino era fantastico.
«Forza Ryder, ora che hai salutato Chloe andiamo di sopra». Gli tese una mano che il piccolo prese al volo, contento di essere in compagnia dello zio.
Passarono alcuni minuti, e lei si ritrovò con gli occhi incollati al soffitto. Di sopra c’era un letto e c’era Shannon, iniziò a sentirsi nervosa.
Entrambi sapevano perché lei era lì, inutile nascondere l’attrazione che provavano reciprocamente. Però il tutto non risultava un po’… Forzato?! Era normale fare sesso la prima volta in quel modo? Con un bambino attorno che con loro non c’entrava poi molto?
Cominciava a sentirsi tesa.
E intanto i minuti passavano. Cinque. Dieci.
Venti.
Da sopra non venivano rumori e Shannon non si faceva vivo.
Decise di andare a vedere, giusto per non preoccuparsi e appurare di non essere stata presa in giro. Era l’unica cosa di cui non aveva bisogno.
Sbirciò in camera del batterista e alla vista di quel quadretto sorrise: Ryder dormiva, vicino a lui Shannon con le braccia spalancate e profondamente addormentato.
Ma non era lui quello che poteva reggere una giornata intera in un parco divertimenti e fare un concerto senza stancarsi nemmeno un po’?
Chloe sbadigliò, felice che la serata fosse finita in quel modo. Aggirò il letto per lasciare un bacio sulla guancia di Shannon, come lui aveva fatto prima al luna park, infine si stese su una piccola porzione di letto, pronta a prendere sonno, sopraffatta dalla serata.
Era dura passare del tempo con Shannon Leto, specialmente quando si iniziava a capire di provare qualcosa per lui.

 
 

Buonasera a tutte e scusatemi il ritardo! Avrei voluto pubblicare oggi pomeriggio ma il destino è un gran burlone e si diverte a prendermi per i fondelli (non fa fatica, ho le chiappe grosse).
Detto questo, vi ringrazio per aver accolto la nuova storia, spero che possa continuare a piacervi!
Riguardo questo capitolo cosa posso dire? Qualcosa, ma sarò veloce, è già stato lungo il capitolo, non vorrei dilungarmi oltre.
7 1) Il titolo. Lo so, non c'entra nulla, ma il video della canzone è ambientato al luna park, quindi inutile dire che è alquanto azzeccato. Devo dirlo che è girato da Terry Richardson? Devo? Ok, l'ho fatto. Riferimenti ai Mars, riferimenti ai mars everywhere.
E poi ce la vedo benissimo come sottofondo quando Shannon la cerca tra la folla. La dolcezza!
2) I seggiolini volanti nominati nel capitolo altri non sono che il famoso CALCI IN CULO. Solo che non volevo fare la scurrile nella storia - eh già, si è visto no? non parlano tutti come Lord e studentesse della Sorbona? - quindi ho cercato in internet un nome alternativo.
3) La scena iniziale. Lo so che con Shannon e Chloe c'entrava ben poco, ma lo spin off è nato da quella scena, quindi non prendetevela. Io spero che vi sia piaciuta lo stesso!
Logan è psicolabile, e Jared è sadico... Ma giuro che lasceranno spazio a Shannon e Chloe d'ora in poi. Anzi, il prossimo capitolo - non dovrei dirlo, lo so - è il mio preferito *____*
4) Wayne è davvero amico di Shannon, e Ryder è davvero suo figlio. QUI trovate i diretti interessati, se non li avete mai visti (Ryder ha due anni ora, quasi, quindi nel 2016 avrà davvero quattro anni). Nella foto precedente (o successiva, non ricordo), troverete Shannon con Ryder appena nato tra le braccia.
Inoltre tengo a precisare che Ashley, il nome utilizzato per la moglie di Wayne, è di mia totale invenzione perché effettivamente non si sa quale sia il suo vero nome. Me ne prendo dunque ogni responsabilità.
Niente, ho finito, questa volta sono stata veloce!
Io spero tanto che vi sia piaciuto... Se vi va, fatemelo sapere!
Per curiosità, sfoghi, mutuo soccorso e quant'altro mi trovate nel gruppo facebook personale: Love Doses.
A domenica prossima, marshugs, Cris.

 
   
 
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