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Autore: Violet2013    22/03/2014    11 recensioni
E insomma, ci risiamo.
In attesa di un ipotetico seguito di ''Tutto come prima'', eccovi una raccolta di missing moments, shottine, scene eliminate e contenuti speciali (con commento del regista) di cui proprio non si poteva fare a meno.
O forse sì, ma ormai il danno è fatto.
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Altro Personaggio, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Non puoi ferirmi più adesso che non sei più dentro ai sogni miei, non puoi.
Amica mi ritorni,se vuoi sbarrando i limiti,
non senza inibizioni, che sciolgo ormai.
Ah, io e te. Come siamo andati d'accordo, non so più.
Noi due specchi in contro riflessi ma lontani,
in un gioco di intermittenze e di vuoti strani.
Sospesi in aria allo stesso piano, come due palloni di gas con uno spillo in mezzo
e tenuti in volo da un vento costante e lento,
che ad un primo cambio di verso li scoppi così, da un lato o dall'altro.






La prima volta può essere davvero un trauma.
Può essere dolce, romantica, intensa. Ma anche squallida, breve, deludente.
Può essere imbarazzata ed imbarazzante, tenera, divertente, dolorosa, sofferta, piacevole, insperata, perfetta, rubata, sognata, sbagliata, complice, violata, giocosa, tranquilla, silenziosa.
E ancora: piacevole, terribile, indimenticabile, passionale, fredda, programmata, disgustosa, inaspettata, studiata a tavolino, poetica, rumorosa, inesperta, tardiva, precoce, fantastica, appicciosa, meravigliosa, sgradevole, incantevole.
La prima volta segna definitivamente il passaggio all'età adulta ed è una delle poche cose insieme alla morte da cui non si può tornare indietro.
La prima volta può suscitare la più vasta gamma di emozioni, ma difficilmente ti lascia del tutto indifferente.
A meno che il tuo nome non sia Ranma Saotome.

Era arrivato alla locanda del vecchio Xian-Lu nella notte più piovosa che ricordasse di aver vissuto, coperto di fango e ferite, con gli occhi arrossati e totalmente seccati dalle forti raffiche di vento che gli bruciavano come se qualche sadico vi avesse puntato dentro tanti spilli lunghi e sottili come capelli.
Aveva zoppicato aggrappato a quel bastone in legno che era stato il suo unico supporto lungo i chilometri che aveva macinato per cercare rifugio, mentre l'aria che passava attraverso gli squarci della sua casacca bruciata sembrava tagliargli la carne, e le labbra, secche a causa del freddo, lo facevano rabbrividire dal dolore ogni volta in cui la lingua vi si posava.
Man-Lo lo aveva accolto correndogli incontro preoccupata non appena aveva varcato la soglia dell'ostello. Era una ragazzina più o meno della sua età, magra e molto più bassa di lui, con i capelli neri raccolti in una folta coda bassa.
Si era presa cura di lui per tutta la sera, tralasciando le sue mansioni di cameriera e medicandolo con pazienza, proprio come qualcuno una vita prima di lei usava fare, con la stessa dolcezza mista a rassegnazione negli occhi.
''Tu sei pazzo''
''Perchè?''
''Guarda come ti sei fatto conciare! Cosa sei, un combattente?''
Poteva ancora considerarsi tale, dopo la sconfitta appena subita?
Jordan lo aveva messo a tappeto con un solo, efficace colpo, dopo che lui gli aveva tenuto testa per quasi un'ora. Ad un certo punto era stato addirittura sicuro di vincere.
Sarebbero potuti passare cento anni, ma Ranma non avrebbe mai dimenticato l'imponenza del fascio di luce che lo aveva investito e la sensazione che aveva provato, per la prima volta in vita sua, quando aveva capito che non ci sarebbe stato più niente da fare.
Ci aveva messo così tanto ad acquisire un briciolo di stima per se stesso.
Ad un occhio poco esperto, forse, sarebbe sembrato un pallone gonfiato borioso ed arrogante, ma Ranma in cuor suo sapeva di non essere mai stato all'altezza di niente in tutta la sua vita.
Incompleto, irrisoluto, immaturo, vigliacco. Così si era sentito dopo aver lasciato la casa dei Tendo e per larga parte del tempo in cui vi aveva abitato.
Dopo aver riacquistato la sua forma normale a Jusenko ed aver combattuto e vinto più di cento incontri, si era sentito quasi pronto a tornare a casa, da lei. Si era sentito quasi all'altezza.
Ma la vita era strana, imprevedibile e beffarda, e quel maledetto pomeriggio aveva costretto se stesso ad accettare di malavoglia la sfida di un ragazzino con gli occhiali, nonostante il suo codice d'onore gli impedisse di confrontarsi con qualcuno così visibilmente più debole di lui.
Ed ora era lì, sdraiato e coperto solo da un paio di boxer bianchi, mentre i suoi vestiti sgualciti centrifugavano nella lavatrice della locanda ed una diciannovenne cinese di nome Man-Lo stava passando un panno inzuppato di disinfettante sulle ferite che ricoprivano tutto il suo corpo.
''Ahia, brucia! Sì, hem... Sono un combattente'', ammise.
''Voi uomini...'', sbuffò lei.
Nel sentire quella parola tutte le terminazioni nervose del giovane si erano attivate: uomo.
Se c'era una cosa che Ranma Saotome avrebbe difeso fino allo strenuo delle forze era la sua virilità, ma nonostante questo tutti sembravano dubitarne. Nessuno mancava di fargli pesare la sua dualità, e l'insulto più gettonato, quando si trattava di lui, era sempre lo stesso: mezzo uomo. Per questo la leggerezza con cui la giovane aveva pronunciato quell'epiteto lo aveva colpito. Lo dava per scontato, lo vedeva per la prima volta e vedeva un uomo. Non un mezzo uomo, uno intero.
Si era soffermato a lungo ad osservare i suoi occhi a mandorla e le sue labbra, scure e carnose, ed era certo di aver notato uno sguardo compiaciuto quando la giovane, intenta a medicargli la pancia, aveva passato la mano sui suoi addominali scolpiti dai duri allenamenti.
Con un rapido movimento della mano le sciolse la coda, alzandole il mento con un dito e guardandola negli occhi, in silenzio.
Le aveva portato i capelli dietro all'orecchio con una carezza ed aveva notato un piccolo neo sul lato destro del collo della giovane, molto simile a quello che Akane aveva nello stesso punto, una delle cose che amava di più di quella ragazza di cui non osava nemmeno pronunciare più il nome, nemmeno nella sua testa.
Mentre Man-Lo si leccava le labbra, sensuale, in attesa di una sua mossa, Ranma pensava a quante volte avesse immaginato di baciare quel neo, a quanto fosse stato felice di vedere che Akane quel caschetto non se lo voleva proprio far ricrescere, e che, inconsapevolmente, gliene facilitava la vista.

Ranma Saotome diventò uomo una fredda sera di autunno, probabilmente la più fredda e piovosa che avesse mai visto, in una spoglia ed impolverata camera da letto di una locanda dimenticata dal mondo, illuminata solo da una vecchia e consunta lampada ad olio, con il sottofondo dello scoppiare dei tuoni e dello scrosciare della pioggia.
Con una ragazza di nome Man-Lo che, lo sapeva bene, non avrebbe mai potuto rendere felice.
L'aver posseduto per anni un corpo femminile e la conoscenza anatomica di esso che ne era derivata, suo malgrado e con non poco imbarazzo, nel tempo lo aveva facilitato nell'arduo compito di capire cosa, come e soprattutto dove, e poteva giurare di non avere fatto nemmeno troppo schifo, per essere un principiante.
Prima di entrare in lei la aveva guardata a lungo, cercando di imprimersi in mente quel viso che sembrava scivolare via dalla sua vista, diventare evanescente e venire sovrapposto da quello di qualcun altro, e le aveva detto, semplicemente, che non le avrebbe mai potuto dare niente, che la mattina dopo tutto sarebbe tornato come prima, mentre la giovane sorrideva ed annuiva come se per lei fosse stato scontato, come se fosse stata abituata a quel genere di cose.

La mattina dopo si era svegliato e Man-Lo non c'era.
Era sceso al ristorante, aveva chiesto di lei e gli era stato risposto che era tornata a casa a riposare, non prima di avergli pagato il conto.
Aveva consumato una colazione abbondante offerta dalla casa e scambiato due parole con un anziano maestro di arti marziali che gli ricordava tanto quel vecchio maniaco di Happosai.
Il vecchio gli aveva detto che lo aveva visto in combattimento e che era bravo, che non doveva buttarsi giù per la sconfitta e che, se fosse partito per l'America con lui quella sera stessa, lo avrebbe fatto diventare l'uomo più forte del mondo.
Senza nemmeno pensarci su, Ranma aveva accettato, conscio del fatto che la notte precedente era stata solo un rito di passaggio e che ora, lo aveva visto nello specchio quella mattina, lo era, un uomo.




***




lo non vorrei che tu gettassi ancora idee, con fiumi di parole, per noi.
Io non direi che sia difficile così com'è; ma lo sarebbe certo, se fossi qui.
Ah, io e te. Ma che tempo abbiamo lasciato, non so più.
Noi, due oasi in un deserto di allegrie, con di tanto in tanto miraggi di poesie.
Presi dal vento allo stesso modo, con la sabbia che dalle dune ci viene incontro,
ed all'acqua limpida e chiara rapisce il posto.
Noi, un gusto perso nel tempo, un odore che poi con l'aria se ne va.






La prima volta può essere davvero un trauma.
Può essere dolce, romantica, intensa. Ma anche squallida, breve, deludente.
Può essere imbarazzata ed imbarazzante, tenera, divertente, dolorosa, sofferta, piacevole, insperata, perfetta, rubata, sognata, sbagliata, complice, violata, giocosa, tranquilla, silenziosa.
E ancora: piacevole, terribile, indimenticabile, passionale, fredda, programmata, disgustosa, inaspettata, studiata a tavolino, poetica, rumorosa, inesperta, tardiva, precoce, fantastica, appicciosa, meravigliosa, sgradevole, incantevole.
La prima volta segna definitivamente il passaggio all'età adulta ed è una delle poche cose insieme alla morte da cui non si può tornare indietro.
La prima volta può suscitare la più vasta gamma di emozioni, ma difficilmente ti lascia del tutto indifferente.
A meno che il tuo nome non sia Akane Tendo.

Akane ed Ataru erano la coppia più bella ed invidiata di tutta Nerima.
Stavano insieme da sei mesi ormai, quando il bel fotografo le aveva proposto di partire insieme per un week end romantico nella sua casa al mare.
I due avevano già dormito insieme diverse volte, ma il ragazzo aveva sempre rispettato il desiderio di Akane di aspettare, e nonostante fossero già molto intimi, non si era mai spinto oltre il limite consentitogli.

Benchè Soun fosse ormai abituato a vederlo girare per casa in mutande o a vedere la sua bambina fare avanti ed indietro da casa sua con una pesante borsa del cambio per la notte, non aveva smesso di piangere nemmeno quando la moto coi due sopra era ormai troppo lontana per sentirne anche solo il rumore, quando quella mattina era uscito sulla soglia per salutarli prima della partenza.
Akane era diventata una donna, ormai lo sapeva.
E la cosa, stranamente, lo rendeva felice.
Dopo averla vista crollare fisicamente ed emotivamente in seguito alla fuga di Ranma non aveva fatto altro che desiderare di rivederla sorridere, di sentire ancora la sua voce squillante chiamarlo per la cena o di sentire il rumore dei suoi passi mentre tornava dopo la corsa mattutina. Alla fine di una lunga e disperata agonia il suo esiderio fu esaudito, e Soun sapeva bene che il merito era, in parte, anche di quel giovane amico di Nabiki e che davvero non poteva opporsi a quell'amore per cui non era stato lui a decidere, ma che in qualche modo gli sembrava così giusto, puro, naturale.



Avevano passato una giornata splendida, Ataru si era preso cura di lei dedicandole ogni attenzione potesse venire in mente ad una giovane ventenne innamorata.
Erano stati in spiaggia quando ancora era deserta, ed avevano fatto un lungo bagno a riva beneficiando del cullare delle deboli onde mattutine. Avevano passeggiato sul bagnasciuga fino a raggiungere un ristorantino sulla spiaggia, ed il nuotatore si era preoccupato di tenere la mano della giovane quando aveva dovuto arrampicarsi su una scaletta di legno per raggiungerne la terrazza sul mare.
Dopo pranzo avevano camminato ancora, raccolto conchiglie, visitato i negozietti tipici della città e mangiato un gelato. Ataru faceva tutto quello che Akane chiedeva e non si era spazientito nemmeno quando la giovane era stata ferma mezz'ora davanti ad una bancarella di braccialetti d'argento, gliene aveva addirittura comprato uno.
La sera aveva cucinato per lei i migliori piatti della tradizione giapponese e glieli aveva serviti sul tavolo bianco della sala da pranzo di casa sua, totalmente illuminata da candele di ogni forma e dimensione e con un piacevole sottofondo musicale.


Era rilassata, distesa, finalmente serena dopo tanto tempo. Il suo corpo ed il suo cuore erano pronti a donarsi a lui completamente.
Imbarazzata e timorosa di perderlo gli aveva confessato che con quell'ex fidanzato con cui era stata tre anni e di cui non amava parlare non si era mai spinta oltre il punto di non ritorno, che per lei era la prima volta. Lui aveva sorriso felice e le aveva chiesto ancora se fosse sicura, se non preferisse aspettare.

Akane Tendo diventò donna in una calda sera di fine luglio, nell'anniversario di un giorno che le aveva cambiato la vita*. In una splendida camera da letto in stile occidentale arredata nei toni del beige, con la luna che splendeva alta nel cielo e si rifletteva sull'enorme vetrata che dava sulla spiaggia ed il rumore del mare in sottofondo. Con un ragazzo di nome Ataru Dakashi, un ragazzo che non era irruento, presuntuoso ed iracondo ma dolce, gentile, premuroso e pacato. Un ragazzo la cui anima era di un rassicurante colore tenue, beige, come la loro storia d'amore e come quelle pareti.

Era stata una prima volta piuttosto canonica: Ataru, da vero gentiluomo, aveva messo da parte i suoi desideri per dedicarsi esclusivamente al corpo della sua fidanzata, in modo da renderlo pronto a quell'esperienza nuova. Si era unito a lei con estrema lentezza e dolcezza, preoccupandosi di cosa stesse provando, chiedendole in continuazione cosa desiderasse, coprendone il viso di baci, in particolare un punto preciso: quel piccolo neo sul suo collo che diceva di adorare tanto.

Si era dovuta fingere addormentata per permettergli di alzarsi dal letto ed andare in bagno a fare una doccia: dopo aver fatto l'amore, il giovane non avrebbe smesso di accarezzarla e stringerla, rassicurarla, farle sentire la sua costante presenza, per nessun motivo al mondo, finchè lei fosse stata cosciente.
Dopo aver sentito la porta chiudersi era scattata in piedi per vedere quali e quanti danni il dolore sordo che aveva provato avesse causato alle morbide lenzuola bianche. E dire che era stato dolce ed aveva fatto piano, se l'avesse fatto con quello zoticone di Ranma cosa sarebbe successo?
Coprì con un cuscino la prova del cambiamento che l'aveva appena travolta, si avvicinò ad uno specchio a figura intera e guardò il suo corpo ancora nudo cercando invano di coglierne anche la benchè minima differenza con l'Akane di prima, con il maschiaccio totalmente privo di sex- appeal dalla vita larga ed i modi poco aggraziati.
Possibile che non fosse cambiato nulla?
Perchè non si vedeva?
Perchè non si sentiva diversa?
Rasseganta si sedette sul letto con la schiena appoggiata al muro e chiuse gli occhi, inspirando profondamente ed aspettando che Ataru tornasse da lei.





*Ho ambientato la prima volta di Akane ed Ataru nel giorno dell'anniversario della partenza di Ranma perchè sono una persona drammatica di natura e totalmente priva di fantasia. Non ho riletto la mia storia e quindi non so se ho sbagliato qualcosa con l'ordine cronologico degli eventi, in caso notaste qualche grossa incongruenza fatemi sapere.
La colonna sonora è, come suggerisce il titolo, ''Specchi riflessi'' di Mina ed Adriano Celentano.

Scusate il ritardo nell'aggiornamento di questa raccolta di missing moments di cui mi ero sinceramente un po' dimenticata. Spero non l'abbiate dimenticata anche voi perchè mi metto a piangere come Soun Tendo, sappiate che mi sto dannando per tirar su un seguito quanto meno decente di Tutto come prima!
Siamo quasi alla fine, qui ho voluto descrivere un momento importante per entrambi e fare anche un po' di esercizio di stile per alcune cose che dovrò fare e che mi spaventano un po'. Sappiate che ODIO scrivere di sesso, mi sento stupida, vedo aggettivi sbagliati, inopportuni e ridondanti in ogni dove e, quando mi rileggo, sbuffo scocciata come se leggessi qualche fan fiction sfigata in stile 50 sfumature.
Sono scema, eh?
In ogni caso, non vorrei dirlo troppo forte ma questo capitolo (che è il terzultimo, salvo ''complicazioni'') mi piace tanto, e sapete quanto sia critica con me stessa. Potevo fare meglio, ma considerando il topic e la mancanza di ispirazione che, ahimè, ancora mi affligge, non mi è andata male! Voi che ne pensate?
Fatemi sapere, se vi va, e grazie di cuore perchè se siete qui significa che non avete dimenticato la mia prima storia!
Alla prossima!











  
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