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Autore: alenisreel    23/03/2014    1 recensioni
"Erano come l’edera, che attecchisce e striscia invadendo ogni spazio libero. Una pianta ornamentale ma allo stesso tempo una pianta infestante. Conquista ogni piccolo centimetro di spazio e soffoca la pianta. Inoltre, come ciliegina sulla torta, è velenosa.
Loro erano così. Occupavano la vita delle persone, inconsapevoli, infestandole e avvelenandole. Si arrampicavano su per l'anima delle prede mettendo radici ed assorbendo la loro linfa vitale.
Ma non per loro scelta."
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta, Violenza
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* Comunicazione di servizio: Recensite, recensite, recensite. –cit. Laura Scimone.
La canzone per questo capitolo è *drumrolllll*:
Kasbo - Steps (Buon ascolto & buona lettura!)

 


Erano passate ormai un paio di settimane da quando Jordan si era accampato nel nuovo appartamento a Seattle e per quella giornata si era prefissato un solo obiettivo: fare un giro in città per cercare, e trovare, lavoro. Il suo fondo ormai si stava prosciugando e doveva cercarsi un lavoro per pagare affitto e collage. Si rigirò nel letto guardando la sveglia, erano ancora le 6:30. Mai si era svegliato così presto.
Decise di perdersi un po’ tra le coperte soffici del suo letto e temporeggiare scorrendo tra le pagine del telefono. Ormai la stagione fredda si stava avvicinando sempre più minacciosamente e il meteo di Seattle non perdonava nessuno. Fortunatamente l’appartamento era riscaldato a dovere e aveva ormai un proprio microclima.
Si perse tra le foto pubblicate nella sua bacheca di Facebook, fra quelle di Xavier e Sawyer. Iniziava a sentire la mancanza dei due fratelli, in particolare del più vecchio, nonostante si sentissero quasi quotidianamente.
Xavier l’aveva avvisato del piccolo bisticcio con Tessa e J si sentiva terribilmente in colpa a non essere a Chicago in quel momento ma confidava in lui, ormai grande e vaccinato. Erano due settimane che i due non si parlavano e sicuramente, conoscendolo, Xavier aveva già costruito un muro con la famiglia per non prendersi la briga di parlarne.
 
Dopo un’ora abbondante decise di sgattaiolare fuori dal letto per portarsi verso la cucina a fare una sana colazione. Di giovedì e venerdì non aveva lezione quindi poteva concedersi un bel weekend lungo dopo tre giorni di università a pieno regime.
Mentre divorava avidamente i suoi cereali continuando a curiosare tra i social network, Mitchell fece il suo ingresso in cucina.
« Stasera ti unisci a noi vero? » chiese nell’aprire il frigorifero in cerca del latte.
J fece cenno di sì con la testa senza badargli troppo. Aveva davvero bisogno di distrarsi, dopotutto erano state settimane di studio intenso.
« Andiamo ad una festa in un locale qui vicino. Roy ha la ragazza che lavora lì quindi potremo benissimo bere a sbaffo. Spero…» aggiunse Mitchell ridendosela sotto i baffi e facendo una smorfia di mezza incertezza.
« Sembri parecchio emozionato. » ribatté J, ma Mitchell si limitò a fare un gran sorriso senza dare spiegazioni.
 
 
« Ho bisogno di un favore. – disse J dopo alcuni minuti di silenzio fra i due – Devo trovare un lavoro in città. Sto letteralmente nuotando tra il nulla. »
Mitchell si alzò da tavola per prendere il giornale vicino alla porta. Lo fece cadere sul tavolo e indicandolo invitò J a dare un’occhiata alla pagina degli annunci lavorativi.
« Magari trovi qualcosa di interessante e nel pomeriggio ti accompagno. Altrimenti ti perdi. » aggiunse ironicamente appoggiando la tazza nel lavabo e dopo aver dato una pacca sulle spalle a J, si avviò verso camera sua.
« Stasera porto una tipa a casa. – informò Jordan – Cioè puoi farlo anche tu se ti va ovvio. »
« Oh. Grazie per l’autorizzazione – rispose J – in ogni caso, nessun problema. »
« Ottimo. » concluse esultando Mitchell defilando felice in camera.
 
Jordan sbirciò alcuni annunci sul giornale evidenziando quelli che riteneva lo avrebbero assunto con più probabilità. Erano una decina, non troppo distanti l’uno dall’altro come posizione, alla fine non intendeva fare il giro dell’oca dell’intera città per trovare un lavoro. Sarebbe andato a settori. Sorrise compiaciuto.
 
✻ ✻ ✻
 
« Qual è la prima tappa? – chiese Mitchell aprendo lo sportello della sua Audi Q5 bianca – Spero non troppo distante, non ho molta benzina. »
J guardò la pagina del giornale mezza evidenziata e indicò l’annuncio del Bombay Grill.
« Sicuro di voler lavorare in quel posto? – chiese incuriosito Mitchell inserendo le chiavi nel quadrante – Cioè, fanno buon cibo si, ma per me resta un buco per asporto. »
Jordan si scambiò uno sguardo crucciato con l’ormai amico. Viveva a Seattle da più tempo di lui e sicuramente conosceva meglio i vari locali.
« Beh, lo faccio più per i soldi che per il posto. » disse cercando di giustificarsi e nel tentativo di auto convincersi.
Mitchell accese la radio e “Rap God” di EMINEM risuonò per tutta la macchina. Guardò J e fece spallucce « Contento te. » ribatté ridendo.
 
Dopo aver passato un paio d’isolati Mitchell si schiarì la voce ed iniziò a spiegare il progetto della serata a Jordan assorto in altri pensieri.
« Dunque ci sta questa ragazza, Leanne. Ci sentiamo da parecchio ma voglio concludere qualcosa. Capisci cosa intendo? » iniziò il discorso Mitchell gesticolando in modo esplicito per far capire al coinquilino il suo scopo e facendo virgolette nel dire “concludere”.
J scoppiò a ridere fragorosamente. Capiva perfettamente ed era la stessa conclusione che avrebbe voluto lui ma mancava la materia prima.
« Ovviamente ho pensato a tutto e Lea porta un’amica. Per te! – aggiunse esultando e picchiando violentemente la mano sulla spalla dell’amico – Non andrai in bianca, amico. »
Jordan arrivato a questo punto, dopo settimane di studio ossessivo iniziava a domandarsi quando sarebbe arrivato il tempo dello svago. Svago maschile.
 
 
 
Dopo aver bocciato tutte le scelte evidenziate sulla pagina di giornale i due ragazzi si ritirarono afflitti verso la macchina e poi verso casa.
« Coraggio amico, troverai qualcosa non temere. Intanto stasera ce la spassiamo. »
J affranto annuì mentre scriveva un messaggio a suo fratello Xavier, probabilmente ad allenamento a quell’ora.
Niente lavoro. Che merda.
Rientrati a casa si concedettero entrambi una doccia rigenerante e ordinarono da Chipotle del cibo per asporto per l’intero appartamento. Jordan ordinava sempre, come gli aveva insegnato Xavier, un burrito extra riso perché così in automatico avrebbe ricevuto anche più carne senza alcuna aggiunta nel prezzo. “Big boys, big food
« Leanna ti raggiunge direttamente lì? » chiese Jordan incuriosito.
« Si si figurati. Già l’avrò fra i piedi stanotte mi manca doverla andare anche a prenderla. » ribatté ironicamente Mitchell mentre accendeva la tv in salotto.
J realizzò in quel momento che lui e Mitchell erano davvero simili nell’atteggiarsi con le ragazze. J aveva avuto un’unica storia seria in tutti i suoi ventuno anni. Lily. Erano rimasti assieme per circa tre anni e mezzo, poi lei era partita per l’Australia in erasmus e l’aveva lasciato perché ‘sarebbe stato troppo difficile’ . Da quel momento J aveva deciso che non si sarebbe più lasciato abbindolare da alcuna ragazza. Solo divertimento. Da allora si susseguirono sono avventure che lo avevano dipinto, all’interno del suo quartiere, come l’irraggiungibile ragazzo dai gusti troppo difficile, ma in realtà non era affatto così.
I suoi gusti erano piuttosto semplici, niente di esagerato, Lily stessa era una ragazza estremamente acqua e sapone.
Mentre finiva la sua cena, Jordan già iniziava ad immaginarsi come sarebbe potuta essere questa misteriosa ragazza con cui era destinato a passare la serata.
 
✻ ✻ ✻
 
Dopo cena i ragazzi si prepararono per raggiungere, al Red Door, le ragazze e divertirsi. Jordan in particolare, non avendo trovato pane per i suoi denti in zona lavoro, sperava di svagarsi parecchio.
Il locale era situato in una zona abbastanza fuori dal centro città ma non troppo lontana dal loro appartamento. Derek a causa della sua partenza il giorno dopo per rientrare dalla sua famiglia a Portland decise di restare a casa, l’umore non era dei migliori.
L’interno del Red Door si presentava più come una discoteca piuttosto che come un bar. L’ingresso, situato accanto ad un piccolo baldacchino di legno dove la gente era obbligata a tesserarsi, era sorvegliato da due buttafuori.
Una volta superato il gazebo bisognava percorrere alcuni metri sotto un tendone e fare due rampe di scale accostate ad un muro di calcestruzzo per poi sbucare su questa sala completamente buia, illuminata da alcuni faretti e dalla loro luce fioca .
La stanza si divideva in diverse zone, separate fra loro da alcune piante o semplicemente da alcuni piccoli divani. Il guardaroba occupava l’intero angolo sinistro della stanza ed affiancato si allungava il bancone che riempiva quasi l’intera parete.
Al centro della pista vi era la consolle e le restanti parti del locale erano arredate con divanetti dove la gente era solita accoppiarsi o semplicemente avvinghiarsi come animali.
Era un ambiente casual e trasandato ma allo stesso tempo intimo e confuso.
Jordan amava i luoghi caotici e disordinati perché l’intimità era maggiore, ognuno pensava ai fatti suoi e di certo non sarebbe andata in cerca della sua figura. Inoltre il suo essere forestiero lo aiutava parecchio nel mimetizzarsi tra la gente.
 
I ragazzi si diressero immediatamente al bancone dove si ergeva statuaria tra i suoi folti ricci biondi la ragazza di Roy.
« Oh finalmente siete arrivati. » Roy diede un dolce bacio alla sua ragazza che subito iniziò ad armeggiare con le bottiglie di alcolici proponendo a ciascuno un mix diverso e probabilmente disastroso.
Jordan, inizialmente riluttante all’idea di iniziare già a bere, afferrò quello che sembrava un semplice Gin Lemon e si sedette su uno degli sgabelli antistanti al bancone.
« Ormai il locale è quasi pieno – disse J pensieroso – dove sono le ragazze? » era innegabile come la voglia di passare una bella serata lo stesse divorando.
« Stanno arrivando. Impaziente, eh? » disse di rimando Mitchell dandogli una gomitata e facendogli quasi rovesciare il cocktail sui suoi jeans. Lo era. Voleva spegnere la mente dalla mancanza di casa, dai corsi universitari, dal lavoro inesistente e da quella ragazza dell’aereo.
 
Ed eccole sbucare finalmente tra la folla scatenata in pista, Leanne e l’amica. Non sapendo quale fosse esattamente la sua donna, fece un cenno di saluto ad entrambe. Una delle due aveva folti capelli neri corvini raccolti in uno chignon molto disordinato, labbra carnose e pelle abbronzata. I lineamenti del viso erano gli stessi e se non fosse stato per il capello scuro e raccolto l’avrebbe scambiata per lei, la ragazza dell’aeroporto. Ma non era lei.
L’altra ragazza aveva dei lunghi capelli biondi raccolti in una coda di cavallo che le cadeva dolcemente su una spalla.
Mitchell si avvicinò alla bionda abbracciandola e baciandola sulla guancia. L’altra ragazza, spaesata, si limitò ad accennare un sorriso a Mitchell indietreggiando dalla coppia e avvicinandosi al bancone.
 
« Un bicchiere d’acqua grazie. » disse con un tono di voce dolce e vibrante.
« Niente alcool per te? » chiese ironicamente Jordan appoggiandosi con i gomiti al bancone e guardandola. Era una bellissima ragazza, ma non aveva nemmeno l’aria di essere una facile.
« No – rispose lei sedendosi sullo sgabello accanto a J – non voglio rovinarmi la serata. » concluse voltando lo sguardo verso la pista.
Aveva gambe lunghe e sottili fasciate da un paio di jeans neri strappati in più punti, stivaletto nero ed un corpetto in pizzo chiaro che metteva in risalto i suoi seni prosperosi. In vita aveva legata una camicia in flanella a quadri neri e rossi che le dava un’aria meno formale.
 
« Shay – disse girandosi di scatto verso J e tendendogli la mano per presentarsi – Tu sei…? » chiese perplessa.
« J » rispose lui stringendole la mano.
« Solo J? – domandò perplessa – Oppure è il diminutivo di qualche misterioso nome? »
« J di Jordan. » le spiegò passandosi una mano tra i capelli e voltandosi a guardare Mitchell e Leanna in pista.
 
 
« Jordan. Che mi racconti di te? – chiese Shay nell’accendersi una sigaretta dopo averlo invitato ad uscire – Qualcosa di interessante che dovrei sapere su di te? »
« Chiamami J. Preferisco – iniziò lui – E in tutta oggi non ho trovato lavoro. »
Shay lo guardò sorpresa « Un bel ragazzo come te? Strano. » disse lei ironicamente.
J le rubò la sigaretta dalle mani e fece un tiro profondo per poi appoggiarsi alla parete delle scale ed esalare la nicotina. Le sorrise ma lei lo fissò impassibile. Jordan capì che la ragazza, mentre si girava una nuova sigaretta, cercava più sostanza.
« Sono arrivato da Chicago due settimane fa per studiare economia alla Seattle Univeristy. – aggiunse affranto nella speranza di far scaturire in lei qualche interesse. Quella serata non sarebbe andata in bianca, non lo avrebbe permesso. – Ho lasciato a casa due fratelli e mia madre. Faccio palestra sei giorni su sette e al liceo giocavo ad hockey con mio fratello. Abbiamo vinto il campionato. »
Ed ecco, era riuscito a rubarle un sorriso.
Dopo che entrambi ebbero finito di fumare e dopo che Jordan ebbe finito il suo drink, rientrarono entrambi nella sala del locale dove anche Roy e la sua fidanzata si stavano già scatenando insieme ad un Mitchell che, avidamente, mappava l’intero corpo di Lea.
La gente era visibilmente fuori controllo, visibilmente ubriaca ed alcuni visibilmente strafatti. Shay si portò verso il centro della pista trascinandosi con sé Jordan e trascinando la serata nella giusta direzione.
 
 
✻ ✻ ✻
 
Visibilmente ubriachi rientrarono tutti a casa, ragazze comprese. Mitchell e Leanna si lanciarono in camera iniziando a spogliarsi già dopo aver varcato l’ingresso. Roy si avviò verso camera sua distrutto dalla serata ma speranzoso di trovare Derek ancora sveglio nonostante l’orario per fare una partita alla Play.
Jordan e Shay rimasero davanti alla porta d’ingresso, entrambi un po’ alticci. Shay nonostante la serata passata a ballare era ancora diffidente nei confronti di Jordan.
« Vuoi un caffè ? » le chiese J nella speranza di far passare la sbronza. Shay face segno di si con la testa mentre si sdraiava sul divano appoggiando la testa sul bracciolo.
Jordan mise al lavoro la macchinetta del caffè e si girò verso il salotto a guardare Shay che, prima di uscire dal locale, aveva indossato la sua camicia in flanella e si era sciolta i capelli, lunghi fino ai finachi.
Le ricordava davvero tanto la giovane dell’aeroporto. Erano solo quei capelli scuri a qualche centimetro di meno a differenziarle. Fece per avvicinarsi dolcemente alla ragazza ma la macchinetta iniziò quasi immediatamente a far scendere il caffè nel bricco in vetro, così versò il caffè in due tazze e andò a sedersi accanto a lei che, al profumo del caffè, si sedette composta sul divano bisbigliando un dolce “Grazie” ma poggiando la tazza e quella di Jordan sul tavolino in legno bianco antistante al divano.
 
« Pensavo lo bevessi davvero. » le sussurrò J mentre le si sedeva accanto. Shay si portò a cavalcioni di lui iniziando a passare le mani tra i suoi capelli disordinati ma morbidi. Jordan senza chiedere spiegazioni affondò le sue mani sotto la camicia alla ricerca della zip che teneva chiuso il corpetto. I vestiti vennero abbandonati uno dopo l’altro con cadenza regolare ed una volta rimasti al solo intimo, la prese in braccio e la portò in camera.
I risultati della palestra erano ben visibili sul corpo di Jordan che mostrava addominali e pettorali scolpiti alla perfezione. Era uno dei suoi assi nella manica.
Un insieme di baci li travolse ma in tutto questo, per quanto lei fosse bella, J stava facendo sesso con la sola idea di farlo. Con chi aveva la sua importanza relativa.
 
La passione e quella piccola percentuale di cattiveria che metteva nei suoi movimenti tra le coperte non erano indirizzati a Shay. Era semplicemente uno di quei ragazzi che adora fare sesso. Uno che ama la pratica in sé e non l’oggetto delle attenzioni.
Numerose volte Roy e Derek bussarono alla porta per richiamare i due giovani amanti, completamente noncuranti della faccenda. J aveva guadagnato una certa fama nel suo quartiere a Chicago per una lista di cose nel corso degli anni ma, dopo essersi lasciato con Lily, aveva aggiunto quella di “macchina del sesso” concessagli dalle “poche” fortunate. La stessa Lily poco prima di partire non accennò a negare quella sua grande dote. Jordan era sicurissimo che nemmeno la rossa sarebbe stata in grado di negarlo. Se solo avesse avuto l’occasione.
 
✻ ✻ ✻
 
Shay si svegliò presto la mattina dopo. Era l’alba. Non aveva dormito molto vista l’ora di rientro e l’avventura notturna con il giovane palestrato. Jordan era steso sul letto a pancia in su con un braccio appena sopra la nuca ed il lenzuolo che sfiorava appena il pube.
Compiaciuta Shay cercò i suoi indumenti e si vestì in fretta. Prima di uscire decise che nonostante tutto, era disposta a fargli un favore, per ringraziarlo della serata.
Lasciò un biglietto con un orario e un indirizzo. Nulla di più.
 
Al suo risveglio J si trovò solo nel letto da due piazze e ne restò visibilmente sorpreso di non trovare la ragazza accanto a lui ma allo stesso tempo ne era sollevato. Quel gesto significava che per lei quella serata aveva tanta importanza sentimentale quanta ne aveva per lui: zero. Si alzò dal letto e nel vestirsi notò, sopra la scrivania, il biglietto che Shay aveva lasciato.
Decise nonostante tutto di assecondare le istruzioni della ragazza e si sarebbe presentato nel posto indicato alle ore 15:30.
 
Abercombie & Fitch”. Era seria? Era tutto uno scherzo? Perché l’aveva mandato in quel negozio? Entrò per chiedere spiegazioni nella speranza fosse uno scherzo.
« Eccoti. » sentì urlare alle sue spalle e nel girarsi la vide. Shay. « Non ero troppo sicura ti saresti presentato. »
J confuso si limitò ad ascoltarla e al suo “seguimi” obbedì senza indugio. Shay salì le scale ed arrivo vicino alla zona camerini dove una ragazza stava sistemando alcuni indumenti.
« Ho trovato il nuovo ingaggio. » esclamò esuberante verso la giovane, che si presentò come la Responsabile del negozio.
« Stavamo cercando qualcuno che ci aiutasse. La paga non è eccessiva ma ci campi tranquillamente – gli spiegò la Responsabile – la tua disponibilità è indifferente, decideremo un orario che possa andarti bene sempre. O quasi. »
J continuò a fissare Shay dubbioso. Non lo emozionava troppo il fatto di lavorare con lei. Dopo averci passato una notte assieme. A letto.
« Sei sicura vada bene? Mi fido. » chiese la commessa a Shay.
« Ne resterai incantata. »
« Quando puoi iniziare? » chiese la Responsabile ricevendo un “Anche subito” come risposta da Jordan che però, curioso, chiese se non servisse qualche altra informazione su di lui per fare il commesso.
« Commesso? No tesoro – aggiunse la Responsabile mentre gli lanciava una giacca blu con alamari ed un paio di Jeans con il cavallo basso – basta che ti togli la maglietta e ti posizioni all’ingresso insieme a Thiago. »
 
Farò il modello?” si chiese sconvolto fra sé e sé.




Lo so, lo so. Sono una brutta persona. Mi sono dimenticata di pubblicare lo scorso weekend –chiedo venia– ma tra università e cazzini vari mi sono dimenticata.
Mi perdonate? Spero di sì altrimenti me sparo. Dunque per farmi perdonare ho cercato di rimpolpare il capitolo aggiungendo qualche info e menarvela per più tempo perchè vvb fiori.
Ma per davvero, sono seria. ANYWAY un ringraziamento speciale a chi ancora mi segue e legge sta cagata che produco ogni weekend. GRAZIE
Avete una passione a leggere che nemmeno io dopo 16 Litri di caffè, vi stimo molto cuoricini.
Aggiungo che, il SESTO (wow) capitolo è già pronto come anche il SETTIMO ED OTTAVO (la madooonna!) quindi sarò puntuale settimana prossima.
Avete visto che vi ho dedicato la canzone ad inizio capitolo? Sono brava?
Lo so, lo so. Adesso mi applaudo da sola.

THIS IS ALL KNUCKLEHEADS. Ci vediamo prossimo weekend♡♡

 
  
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