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Autore: wolfsbane97    03/04/2014    2 recensioni
E' una specie di diario, e voi, cari lettori, probabilmente mi conoscerete meglio di chiunque altro.
Spero di non annoiarvi, e se avete critiche naturalmente mi farebbe piacere sentirle, anche se volete dirmi che fa schifo. Qualsiasi cosa, davvero.
Enjoy.
S.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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E’ l’inizio della fine. La mia famiglia sta cadendo a pezzi.

Sì, mio padre ha confermato che è stato con un'altra. E mia madre mi ha detto che non è la prima volta.

Sì, mia madre vuole finirla qui. E sì, lo voglio anch’io.

Ma non lui, lui vuole combattere per tenere la famiglia unita, per “salvarla”. La nostra famiglia è morta molto tempo fa ormai, solo che lui non se n’è accorto. E guarda caso, solo ora si ricorda di noi, solo ora dice “pensa al male che faremo ai nostri angeli”. Beh, i tuoi “angeli” sono stanchi di te e del tuo comportamento. O almeno, io lo sono. Mio fratello, 14 anni sulla carta, 5 in testa, non vuole che si lascino. Vuole la famigliola unita e felice. Ma non capisce che questa cosa non è mai accaduta e che non accadrà mai. Mio padre è ancora a casa solo per mio fratello.

“Sto soffrendo anch’io, sai? Ma di me non se ne frega nessuno”. Oh, mi scusi tanto, signor HoTraditoMiaMoglieSonoCosìTristeBuHu, ma quello che sta male qui non sei certo tu. Non sei certo tu quello che ogni giorno piangeva, quello che si confidava con sua figlia di quanto stesse male, quello che faceva i sacrifici per abitare con una bestia che ti sfrutta solo per mangiare e tenere pulita la casa. No, non sei proprio tu. Tu ti sei divertito.

Quello che mi manda in bestia è come abbia potuto fare tutto questo tempo a tornare a casa, facendo finta di nulla, a parlare ai suoi figli come se nulla fosse e a dormire nello stesso letto con la donna che lo ha sopportato da 18 anni a questa parte consapevole e vittima delle sue pocherie?
Mangiamo pizza da 5 giorni. Mia madre non vuole cenare, dice che se non mangia pensa alla fame, e non al dolore mentale che prova.

Ho paura per lei. Si sta uccidendo, è mangiata dal senso di colpa e dalla rabbia.

Non voglio questo per lei, per la donna che amo più di ogni altra cosa esistente al mondo. E’ la persona più dolce, caritatevole, gentile, genuina e intelligente che conosca. E di certo non merita tutta questa merda.

Oggi mio padre (ci credete che faccio fati ca a scrivere “mio padre”?) mi ha chiamato, serissimo, ero fuori casa e mi ha detto di tornare perché mia madre non stava bene. Ho immediatamente chiamato mia madre, era in lacrime, e mi ha vietato di raggiungerla. Avevo il cuore a pezzi, mia madre era da qualche parte a piangere, da sola. Che cazzo gli aveva detto ora quel bastardo?

Gli ho scritto subito. Gli ho detto che avrei potuto sopportare fino a quando la cosa non sarebbe degenerata. Abbiamo raggiunto quel limite, ora non sopporto più. Gli voglio bene, è mio padre, e nonostante come mi/ci ha trattato in tutti questi anni resterà mio padre. Ma la cosa non può andare avanti così. Mi ha chiesto scusa, ha detto “spero che un giorno i miei figli riusciranno a perdonarmi”. A queste cose dovevi pensarci mentre ti scopavi quella sgualdrina.

E’ tornato a casa, dopo il lavoro. Non ci ha salutati, si è chiuso in cucina con mia madre, mentre io e mio fratello eravamo in camera mia. Dopo un’ora, vedo mia madre andare in camera da letto, predere il suo pigiama e cuscino e andare a dormire in camera di mio fratello (meglio del divano su cui sta dormendo da 3 giorni; sì, lei dormiva sul divano mentre mio padre dormiva tranquillamente nel suo comodo letto). Alle 7 di sera. Entra mio padre in stanza, chiede qualche informazione a mio fratello di come siano andati gli allenamenti di nuoto. Non riesce a guardarmi in faccia. Meglio.

Dopo mezz’ora ci dice di andare a comprare delle pizze. Io aspetto mio fratello sulla porta di uscita, non riesco nemmeno a predere dei soldi da lui.
Ceniamo, in silenzio, finisco la mia pizza, cercando di non guardarlo per niente. Mi chiede a che ora entro o esco da scuola domani. Lo freddo con tre parole: “entro alle 9”. Fine. Dopo due minuti mi dice “se vuoi alzarti da tavola puoi”, allora afferro la mia coca cola e mi sposto in camera. E ora sono qui che scrivo e mi sfogo.

E, naturalmente, non è finita qui.

Avanti ieri sono tornata dalla gita a Firenze, 4 giorni e 3 notti. Sì, sono partita la sera del giorno in cui è cominciato il dramma in casa, e non sono riuscita a stare vicina a mia madre, continuamente perseguitate da mio padre e da mio fratello, senza l’unica fonte di forza, che sono io. Apparte le telefonate, non sapevo come starle vicino. Mi sentivo così inutile. In ogni caso, inutile dire che sono stata completamente sola. Tutti con i propri ragazzi/ragazze. L’unica che non era “materialmente” con il suo ragazzo, ci passava ore e ore al telefono. Le uniche volte in cui pronunciavano il mio nome era per farsi scattare o inviare una foto. Ho passato il viaggio di ritorno a fissare fuori dal finestrino, mentre accanto a me F. (che si suppone sia mia amica) si coccolava con A., il suo ragazzo. Senza contare che all’andata, quando mi sono sentita male e mi sono messa avanti, nessuno mi ha calcolata. Avrei anche potuto morire, loro erano lì dietro liberi di scherzare e buttarsi l’uno sull’altro in una gigantesca orgia. Tanto la guastafeste non c’era.
È dal ritorno dalla gita che la situazione è così. Le loro relazioni sentimentali si sono intensificate così tanto da tagliarmi completamente fuori. Oppure, se sono io a provare a parlargli il loro comportamento è freddo, mi rispondono con sufficienza, e se provo a fargli notare queste cose mi si scagliano addosso, tirando fuori per l’ennesima volta il discorso della lagna, che mi incazzo per tutto eccetera.

Se fanno cose simpatiche tra di loro (tra amiche intendo), tipo fare una torta per un compleanno di una nostra amica sabato, non gli passa nemmeno lontanamente per la mente di chiamarmi e chiedermi di fare un salto. Senza contare che F. sia riuscita tranquillamente ad andare a casa di V., mentre quando gli  propongo di passare un pomeriggio con me usa sempre scuse del passaggio, dei troppi compiti, o impegni assurdi.
Cristo santo, se non volete stare con me ditelo, invece di usare queste scuse immonde.

Principalmente, ecco la mia situazione al momento.

Completamente, infinitamente sola.

Mi sento così male, soprattutto la cosa che mi deprime di più è che non riesco a parlarne con nessuno. Non sento nessuno abbastanza vicino da parlarne. Tranne forse M., ma con la quale per non so quale strano motivo, penso di non riuscire a parlare abbastanza bene con whatsapp quanto con epf.
Sono orribile lo so, M., e mi vergogno del fatto che tu debba sapere queste cose tramite efp. Spero tu mi possa perdonare se non te ne ho parlato prima. Mi dispiace.

Ecco tutto, per ora.

S.

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