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Autore: Carlos Olivera    10/04/2014    1 recensioni
Storia partecipante ai contest Immagini dal Castello di Marge86 e Sour Comedy di Frandra
C'è un luogo molto speciale a Kyrador.
Trovarlo è difficile, a meno che non lo si cerchi. Immersa nel verde di un parco, e adagiata sulle sponde di un laghetto, c'è una piccola bottega del caffé, dove chiunque abbia tempo e denaro a sufficienza può godere della tranquillità che solo l'angolo più appartato della più grande città del mondo può offrire.
In questo caffé non si viene solo per consumare una bevanda, ma per goderla. Non si mangiano dolci, li si degusta. Non di chiacchiera, si conversa.
Camerieri raffinati e dai modi gentili intrattengono i clienti, perdendosi con loro in piacevoli conversazioni, ed allietando in questo modo le giornate a coloro che amano ricercare il bello della vita, mentre pasticceri di alta cultura e formazione servono il miglior rinfresco che si possa desiderare.
Benvenuti al Cafè Coeur Bleu.
Non senza ragione taluni scrittori hanno chiamato il caffè una bevanda intellettuale, dato l'uso per così dire generale che ne fanno tutte le persone delle quali i lavori esigono un'attività particolare dell'organo pensante (Pierre Jean Cabanis)
Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Tales Of Celestis'
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I

 

 

Vedere Kyrador per la prima volta era stato per Alicia un po’ come guardare il sole dritto negl’occhi.

Era una città veramente stupenda, traboccante di vita, caotica ma allo stesso tempo piacevolmente ordinata, tanto da trasmettere un senso di armonia che ne pervadeva ogni angolo, anche il più anonimo e lontano.

Al confronto la piccola città in cui era nata e cresciuta nella provincia di Eldkin era come una formica al cospetto di un elefante, e quasi la spaventava il pensiero che per i prossimi tre anni avrebbe vissuto in un posto simile.

Ma ormai, non c’era più tempo per tornare indietro, e in fin dei conti era stata proprio lei a volere con tutte le sue forze che quella specie di miracolo potesse accadere.

Per ottenere la borsa di studio che le avrebbe permesso di frequentare l’Università Aurora aveva dovuto sputare sangue, spaccandosi la testa sui libri per mesi e mesi mentre aiutando nel contempo i suoi genitori a mandare avanti il loro piccolo ristorante di fronte alla stazione, come aveva sempre fatto praticamente dal giorno in cui aveva imparato a camminare.

La vita non era facile in campagna, ed era anche per questo che aveva voluto impegnarsi anima e corpo a raggiungere quel traguardo; con una laurea conseguita presso una delle più grandi università al mondo poteva spalancare infiniti portoni davanti a sé, e da parte sua aveva fatto troppi sacrifici per mandare tutto all’aria.

Il convitto si trovava un po’ lontano dall’università, che invece stava quasi in centro, ma ci si poteva arrivare agilmente in treno, o anche, se si aveva un po’ di tempo, camminando.

Ad Alicia venne data la stanza 531, e pensò che fosse di buon auspicio, perché ridistribuendo i numeri veniva fuori la sua data di nascita. Neanche il tempo di sistemare le sue cose, che una ragazza briosa e solare, dai capelli biondi e dall’accento marcatamente eybaniano giunse a farle compagnia.

«Ciao!» disse squillante porgendole la mano «Allora sei tu la mia nuova coinquilina. Mi chiamo Kathyusha, e sono di Volgorad. Puoi chiamarmi Kathy, se vuoi. Spero che staremo bene insieme.»

«Lo spero anch’io.» rispose Alicia un po’ spaesata

«Io frequento il corso di stregoneria. E tu?»

«Ingegneria aerospaziale.»

«Accidenti, un campo bello tosto. Ti piacciono le astronavi?»

«Più o meno. Le Nuove Nazioni Unite hanno in progetto la costruzione di nuove stazioni spaziali, e anche di una colonia permanente su Erithium, e mi piacerebbe occuparmene.»

«Allora buona fortuna. A vederti sembri una che non si tira indietro. Sono sicura che farai faville».

Alicia sospirò, sorridendo divertita.

Almeno la sua sarebbe stata una buona compagnia.

 

L’anno accademico si aprì ufficialmente la settimana successiva, e anche per Alicia iniziarono le prime lezioni.

Apprendere non le era molto difficile, anche se certi corsi si rivelarono capaci di mettere a dura prova il suo desiderio di apprendere.

Le aule, poi, erano sempre strapiene, e malgrado tutto c’era sempre chi ci metteva del suo per fare confusione complicandole ulteriormente le cose, visto che fin dalle scuole elementari aveva manifestato una difficoltà cronica nel concentrarsi quando vi erano degli elementi di disturbo a minare la sua attenzione.

Per fortuna la prima tornata di esami fu abbastanza positiva, il che le dava buone speranze per il futuro.

Inoltre, per un motivo che non le riusciva di spiegarsi, Kathyusha era solita rientrare in stanza molto tardi, il che le dava modo di studiare in camera in tutta tranquillità compensando quello che non riusciva a fare a lezione.

Dapprincipio pensò che la sua nuova amica e compagna di stanza amasse passare le sue serate godendosi la vita a piena potenza, tenuto contro che le era parsa subito il genere di persona che non disdegnava le feste in discoteca o le maratone al karaoke, e il fatto di averla vista rientrare un paio di volte con addosso odore di alcolici sembrava avvalorare questa tesi.

Questo ovviamente non sminuiva le capacità che Kathyusha indubbiamente possedeva, e i suoi voti erano lì a dimostrarlo, ma d’altra parte Alicia si era sempre domandata che cosa mai ci trovassero gli altri ragazzi della sua età di tanto divertente nell’ubriacarsi fino a stare male frequentando posti talvolta poco raccomandabili.

Lentamente, anche attraverso il contatto con altri amici conosciuti tra una lezione e l’altra, la ragazza iniziò a scoprire un’altra faccia di Kyrador, o forse solo una delle tante.

Dopotutto, se la chiamavano la città dei sogni significava che chiunque poteva trovarvi tutto ciò maggiormente desiderava, anche i giovani universitari arrapati giunti da fuori alla ricerca più del divertimento e degli eccessi che solo la grande città poteva offrire più che della propria realizzazione professionale.

Ma Alicia no.

Alicia era diversa.

Aveva fatto troppi sacrifici per arrivare fino a lì, e troppi ne restavano da fare per poter raggiungere il traguardo che sognava.

Tuttavia, non aveva alcuna intenzione di buttare via quanto restava dei suoi anni accademici rinchiudendosi in uno studiolo, perennemente sui libri, per non parlare del fatto che l’assenza di svago era il modo migliore per affossare una carriera universitaria.

Così, quando poteva, usciva, cercando di godersi a sua volta i piaceri e i divertimenti che Kyrador aveva da offrire.

Al suo corso si era fatta degli amici, stringendo in particolare un bel rapporto con Alister Klopp, Samuel Aldovar e sua sorella gemella Melinda; con loro studiava spesso, e qualche volta andava talvolta in giro, a volte per locali a volte semplicemente a fare una passeggiata in centro.

Samuel e Melinda vivevano a Kyrador fin dalla nascita, e conoscevano la città a menadito, e con l’andare del tempo Alicia iniziò a prenderci gusto nell’uscire con loro, pur senza trascurare lo studio, anche perché quei due gemelli erano una forza della natura, briosi ed estroversi; Alister era un tipo un po’ sulle sue, forse perché veniva da Amaltea, ma aveva una grande cultura in materia di storia dell’ingegneria spaziale, e come Alicia ambiva a godersi la vita senza dimenticare i propri obiettivi.

Ma c’era una grande differenza tra Alicia ed il suo terzetto di amici, una differenza che la ragazza notò pienamente solo in seguito: loro erano ricchi.

I genitori di Samuel e Melinda possedevano un complesso alberghiero di livello medio-alto nei pressi della sede delle Nazioni Unite molto frequentato da politici e dignitari in visita in città, mentre Alister era figlio di un alto prelato della Santa Croce; non nuotavano nell’oro, ma avevano una discreta copertura economica, senza contare che a loro non era servita la borsa di studio, né, perlomeno nel caso dei gemelli, dovevano pagare affitti o altro per l’alloggio.

Una sera, circa tre mesi dopo l’inizio delle lezioni, Kathyusha tornò al convitto alla solita ora tarda, labbra e occhiaie colorate, corpetto di pelle, minigonna cortissima, stivaletti con il tacco e addosso il solito odore di alcolici, trovando la sua compagna di stanza insolitamente ancora sveglia, seduta alla sua scrivania con i gomiti sul tavolo e la testa nascosta tra le mani. Mancavano solo le nuvolette di pioggia a gravitarle sulla testa, e sarebbe stata l’archetipo della depressione.

«Non ti senti bene?» domandò sedendosi sul letto

«No.» rispose lei con un filo di voce «È che oggi ho avuto un po’ di problemi. A quanto pare, questo mese sono andata in rosso con la carta di credito.»

«In rosso? Com’è possibile?»

«Sembra proprio che stavolta abbia ecceduto un po’ troppo nelle spese giornaliere, e come se non bastasse i prezzi sono saliti leggermente. Così, quando questa mattina sono andati in pagamento i vari abbonamenti e l’affitto della stanza, è venuto fuori che non c’erano abbastanza soldi per coprire tutto. Così, la banca si è rifatta sul conto dei miei.»

«Gran brutta storia. Immagino che i tuoi genitori non te l’abbiano fatta passare.»

«Sono persone molto comprensive. Mi hanno fatto un po’ di ramanzina, e tutto è finito lì. Ma ciò non toglie che mi sia sentita comunque molto male.

In fin dei conti, avevo promesso che me la sarei cavata da sola. Era a questo che serviva la borsa di studio.»

«A proposito, a quanto ammonta questa borsa di studio?»

«Novemila kylis all’anno, tasse d’ammissione escluse. A condizione che i miei voti restino alti.»

«Niente male come borsa. Ma se devi cavarci fuori l’affitto, la mensa e le spese dei trasporti, non credo rimanga molto.»

«Quello che basta per potermi pagare i libri. Quanto alla mensa, avevo già pensato di andare a mangiare da qualche parte dove mi costi un po’ meno.»

«Dì la verità, in quest’ultimo periodo ti sei data un po’ troppo alla bella vita.»

«Ammetto di essermi lasciata andare. Ma d’altronde Miranda, Samuel e Alister sono delle forze della natura. Comunque, non succederà più. Anche perché tenendo conto dei rincari, se vorrò farmi bastare il mio tetto massimo di spesa di settecentocinquanta kylis al mese dovrò comunque rinunciare a qualcosa».

Alicia sospirò sconfortata, buttandosi sul letto a faccia in giù.

«A quanto pare dovrò iniziare ad alzarmi presto, ed uscire prima. Addio treno diretto per l’università.»

«Perché rinunciare?» replicò Kathyusha ammiccando «C’è una soluzione molto più facile e vantaggiosa.»

«Ovvero?»

«Trovati un lavoro».

La ragazza balzò a sedere, spalancando gli occhi con evidente sorpresa.

«Un lavoro!?»

«Certo. Molti ragazzi che vivono qui fanno qualche lavoretto saltuario per tirare al domani. Prendi me, ad esempio.»

«Tu lavori!?»

«Perché credi che mi vesta in questo modo? Lavoro come barista in un night club qui vicino. La paga non è granché, ma almeno ho qualcosa in tasca».

Alicia abbassò gli occhi come mortificata; si era fatta davvero un’impressione sbagliata della sua compagna di stanza, e se ne vergognava profondamente.

«Il fatto è che, con la borsa di studio non mi è concesso lavorare.»

«Cavolate. Non lo sapranno mai, fidati. Ne conosco di ragazzi nella tua situazione che lavorano fin dal primo anno, e nessuno ha mai detto niente.

Questa è Kyrador. Qui tutto è concesso, anche andare contro le regole».

Era una buona prospettiva. Del resto Alicia non aveva mai avuto problemi a trovare il tempo per lavorare e studiare, e il lavoro in sé non la impensieriva per nulla.

«E come devo fare per trovare un lavoro?»

«Beh, qui sta il problema. Tu puoi andare contro le regole, ma devi trovare un datore di lavoro che sia disposto a fare altrettanto. Sulle bacheche e sul forum dell’università ci sono sempre degni annunci, ma sono lavori saltuari e comunque sottopagati. La cosa migliore da fare è cercare per conto tuo.

Tu che cosa sai fare? Hai qualche esperienza o talento particolari?»

«Beh, allora… i miei genitori hanno un ristorante, e io li ho sempre aiutati. So cucinare, servire ai tavoli, e altre cose del genere.»

«Capito. Peccato che dove lavoro io non cerchino altro personale, anche se dubito tu sia fatta per posti simili. Ad ogni modo, chiederò un po’ in giro, e ti farò sapere.»

«Grazie, Kathy. Sei un’amica.»

«Ma di che?».

 

Alicia non aspettò che la sua amica le servisse il lavoro su un piatto d’argento, e come aveva sempre fatto si adoperò per uscire da quella situazione contando sulle proprie forze.

Il primo impatto non fu dei più positivi.

Rispondendo alle offerte di lavoro pubblicate sul forum degli studenti si ritrovò a fare colloqui con dei veri e propri avvoltoi, che offrivano contratti di lavoro da schiavismo con molte ore giornaliere e una paga indegna, roba da allertare la polizia.

Così, la domenica successiva, raccolta tutta la sua intraprendenza si avventurò in prima persona nelle affollate strade di Kyrador, declinando anche l’invito di Miranda e gli altri ad unirsi a loro per un picnic approfittando della giornata d’autunno insolitamente mite e soleggiata.

Purtroppo, Kathyusha aveva ragione: trovare un lavoro era relativamente facile in una grande città come Kyrador, il difficile era trovarne uno che le garantisse un reddito ponderato alle ore di lavoro lasciandole contemporaneamente il tempo, se non per frequentare le lezioni, quantomeno per studiare regolarmente.

Tentò con gelaterie, caffetterie, locali grandi e piccoli, ma chi le offriva una mano si mostrava sempre pronto ad imbrogliarla con l’altra, senza contare i numerosi rifiuti; in generale, la ragazza sentiva una certa diffidenza nei suoi confronti, forse perché straniera, e ciò aveva sicuramente condizionato molti dei no che ricevette nel corso di quella mattinata, che probabilmente sarebbero stati dei sì nel caso fosse stata un po’ più grande o nativa di Kyrador.

Verso mezzogiorno, la mancanza significativa di progressi la spinse a meditare l’idea di avventurarsi oltre i distretti centrali, nonostante i mille avvertimenti di Miranda e Samuel che l’avevano esortata più volte a non avventurarsi in quei posti, soprattutto se sola, e nel dirigersi verso la fermata della monorotaia i suoi occhi furono catturati dalla vetrina di una pasticceria.

Più che una pasticceria sembrava un negozio di gioielli, tanto bene era disposta e tali erano le magnificenze dolciarie in vendita, degne dei migliori ristoranti e caffetterie. Da lì si poteva vedere il bancone, ed Alicia poté scorgere un distinto gentiluomo di mezza età intento a conversare amichevolmente con la giovane commessa, restandone colpita.

Aveva un che di austero, quasi regale, e vestiva in modo molto ricercato, con un paio di calzoni di seta molto scuri, una camicia bianca a righe nere, un panciotto senza maniche color crema ed un cravattino fermato da una spilla; sembrava un maggiordomo.

Una vetrina più piccola, praticamente una finestra, guardava verso le cucine, ed Alicia stette a lungo come rapita ad osservare i pasticceri mentre con mani veloci e una apparente facilità davano vita a quelle sculture di zucchero.

Da piccola si era immaginata qualche volta in mezzo ai fornelli, fino a quando la passione per lo spazio non aveva soppiantato quella per la cucina, e talvolta un po’ se ne dispiaceva.

«Qualcosa non va, signorina?» sentì dire da un momento all’altro con fare cortese.

Giratasi alla propria sinistra si ritrovò a tu per tu con l’elegante signore di poco prima, che la osservava gentilmente con in mano un contenitore trasparente pieno di pasticcini. I capelli, di un insolito colore rosso opaco, erano corti e ben pettinati, gli occhi azzurri e parzialmente nascosti dietro ad un paio di lenti ovali; il volto portava i segni dell’età matura, ma non si presentava né scavato né eccessivamente rugoso, risultando anzi piacevole a vedersi.

«Vuole forse imparare come si preparano i dolci?» domandò ancora

«A dire il vero, credevo di saperlo già fare.» rispose educatamente Alice «Ma vedere queste persone ha fatto crollare le poche certezze che mi erano rimaste».

L’attempato signore sorrise.

«Non sembra di queste parti. Viene da fuori città?»

«È così. Studio all’università.»

«E immagino abbia voluto sfruttare questa bella domenica per concedersi una passeggiata.»

«Più o meno. In realtà, sto cercando un lavoro.»

«Un lavoro?»

«Qualcosa per mantenermi agli studi. La mia borsa di studio purtroppo non basta».

Quel gentiluomo parve quasi sorpreso, quindi si sistemò leggermente gli occhiali scivolati sulla punta del naso.

«Se è un lavoro che sta cercando, ho sentito dire che al Café Coeur Bleu sono alla ricerca di collaboratori part-time.»

«Il Café Coeur Bleu

«È un locale molto famoso qui in città. Si trova a Luminous Park, non lontano da qui. Se ti sbrighi, forse riuscirai a parlare con il direttore».

Alicia si sentì rinascere, e forse perché elettrizzata da quell’inaspettato colpo di fortuna corse via dopo aver ringraziato il gentiluomo, il quale, dopo aver cercato vanamente di fermarla per dirle un’ultima cosa, di nuovo piegò le labbra in uno di quei suoi sorrisi gentili.

 

Alicia era così elettrizzata al pensiero di aver ricevuto una buona pista che dimenticò di chiedere a quel gentile signore di indicarle la giusta direzione per arrivare a questo Café Coeur Bleu.

Il Luminous Park era un immenso polmone verde quasi perfettamente quadrangolare nel cuore della città, il più grande di Kyrador, con parchi, attività ludiche, laghetti, centri sportivi e persino uno zoo, ma proprio per la sua grandezza la ragazza ci si perse subito dopo esserci entrata.

Fortunatamente la domenica quel posto era affollatissimo, e inoltre quel giorno erano in programma alcuni tornei sportivi nei campi a sud, così le fu possibile chiedere informazioni ad una delle tante famigliole che bazzicava da quelle parti.

Tra una cosa e l’altra riuscì a raggiungere il locale solo nel primo pomeriggio, anche perché gli stupendi scorci del parco costituivano un pericoloso elemento di distrazione che le fecero perdere ulteriore tempo.

Quando lo vide, rimase un momento perplessa.

Era una costruzione piccola e semplice, a forma di pagoda, con le pareti quasi completamente trasparenti ed il bianco che regnava sovrano. Sorgeva al centro di un piccolo piazzale, sulle sponde di uno dei tanti laghetti del parco, circondato da alberi di ciliegio e salici piangenti. La maggior parte dei posti a sedere si trovava all’interno, ma su di un piccolo pontile proteso sull’acqua e prospiciente all’ingresso trovavano posto una decina di altri tavolini, piccoli capolavori artistici con gambe che sembravano tralci d’uva annodati su sé stessi posti all’ombra di eleganti ombrelloni a cupola.

Benché fosse domenica mattina non vi era molta gente, otto o dieci persone al massimo tra singoli avventori, qualche coppia amoreggiante e una famiglia con due bambini al seguito; ciò nonostante vi erano comunque parecchi camerieri, tutti all’apparenza piuttosto giovani ed equamente distribuiti tra maschi e femmine, e nella loro uniforme così elegante e formale Alicia per un attimo vide qualcosa di famigliare.

Non aveva mai avuto paura di affrontare una sfida, né di entrare in uno dei tanti esercizi che aveva visitato quel giorno per chiedere un lavoro, ma in quel momento provò quasi un senso di soggezione.

Si  trattava senza dubbio di un locale esclusivo, di quelli che in circostanze normali sarebbero stati oltre le sue possibilità, e questo un po’ la spaventava, ma alla fine, preso il coraggio a quattro mani, si fece forza ed entrò.

Come varcò la porta a vetri, una sua coetanea dall’aria simpatica e gioviale, lunghi capelli rosso fuoco e occhi verde smeraldo, le si fece incontro sorridendo. Anche lei portava un’uniforme simile a quella dei ragazzi, con la differenza che al posto dei calzoni e delle scarpe da passeggio indossava una gonna al ginocchio sempre scura e sandaletti neri.

«Benvenuta al Coeur Bleu.» disse facendo un leggero inchino «Vuole accomodarsi qui o all’aperto?»

«Ecco, veramente» rispose Alicia dopo un attimo di smarrimento «Ero venuta qui per un colloquio di lavoro».

La ragazza la guardò confusa.

«Un colloquio?»

«Mi hanno detto che cercate personale per lavorare part-time, e così mi domandavo se ci fosse ancora la possibilità di candidarmi.»

«È strano. Di solito sono io che mi occupo di queste cose, e per quanto ne so al momento non stiamo assumendo nessuno.

Mi dispiace».

Alicia si sentì crollare il mondo addosso; possibile che quel signore così gentile si fosse preso gioco di lei? Eppure non le era sembrato una persona così meschina.

«Capisco.» disse rassegnata «Mi scusi se l’ho disturbata».

Stava quasi per uscire, quando una voce non estranea riecheggiò alle sue spalle.

«Che succede?»

«Non è niente.» disse la rossa «Questa ragazza cercava un impiego part-time, ma le ho risposto che al momento non siamo alla ricerca di altro personale».

Come avesse avuto la morte ad inseguirla Alicia si volse fulminea, e nel momento in cui i suoi occhi si posarono su di una opaca capigliatura color ruggine ed un volto galante impreziosito da un paio di lenti la colse un moto di stupore.

Sapeva di non essersi sbagliata sul conto di quel signore, ma a questo punto le veniva da domandarsi il senso di quella specie di messinscena.

«Lei?!»

«E così, alla fine sei arrivata. Sei corsa via prima che potessi dirti come arrivare qui, e questo parco è grande.»

«Papà, tu la conosci?»

«È tutto a posto, Marika. Ora ci penso io. Tu puoi andare».

Seppur apparentemente confusa la ragazza se ne andò raggiungendo due ospiti pronti ad ordinare; rimasto solo, il gentiluomo si avvicinò ad Alicia, cui fece un elegante inchino che fece quasi arrossire la sua interlocutrice.

«Benvenuta al Café Coeur Bleu. Io sono Auguste, il direttore. Allora, vogliamo iniziare il colloquio?».

 

 

Nota dell’Autore

Eccomi di nuovo, con una nuova storia tratta da “Tales Of Celestis”.

Nel nostro (mio^_^) girovagare per la caotica Kyrador, ci siamo infine imbattuti in un posto un po’ particolare.

Nonostante la sua frenesia e il suo movimento imperituro, Kyrador è malgrado tutto un luogo che ammira e ricerca il bello e la tranquillità. Tutto ciò può essere trovato al Café Coeur Bleu, il Florian di Kyrador, dove alla tranquillità di Luminous Park si unisce la raffinata eleganza della sua architettura ed il garbo elegante di coloro che vi lavorano.

Che farà Alicia? Riuscirà ad entrare a far parte di questo mondo?

Lo scopriremo molto presto!

A presto!^_^

Carlos Olivera

  
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