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Autore: EerieGirls    20/04/2014    5 recensioni
Possibile che sia più facile aprirsi con uno sconosciuto nascosto dietro ad uno schermo del computer?
Sempre che sia uno sconosciuto...
-Storia ispirata a vari episodi della serie televisiva Glee. (RIP Cory)-
Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, nè offenderle in alcun modo.
Genere: Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate
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You and I


La campanella è suonata già da qualche minuto ed io non sono ancora in classe.
Oggi è l’ultimo giorno in cui il professor Schuester ci farà lezione, è l’ultima lezione di arte, ed io sono in incredibile ritardo.
Corro all’armadietto, lo apro sbattendolo violentemente e ci infilo disordinatamente i libri delle ore precedenti. Prendo velocemente il blocco da disegno e l’astuccio, ma, prima che riesca a richiudere l’armadietto, ne fuoriesce un foglietto.
Lo raccolgo, chiudo l’anta dell’armadio e prendo un profondo respiro prima di aprirlo.
Ormai sono in ritardo, qualche minuto in più non mi ucciderà, spero.
Lo apro lentamente, come se mi aspettassi qualche catastrofe in arrivo ed osservo la calligrafia irregolare e disordinata:
 
Ciao Chloe, sono Matthew.
Di certo non ti aspetti una mia lettera, ma te la devo, quindi sarò diretto e conciso.
Ho ammesso di aver provato a violentare una ragazza, me ne pento, forse troppo tardi, e mi hanno ‘condannato’ a qualche ora di lavori forzati. So che una lettera e qualche ora di lavori non basteranno per aggiustare quello che ti ho fatto, ma spero che pian piano io riesca a farmi perdonare, sia da te che da me stesso.
Mi dispiace, per tutto.

 

Senza riflettere lo piego, lo infilo nella tasca dei jeans e mi dirigo con passo deciso in classe.
Matthew si è pentito, mi ha fatto le sue scuse, si è costituito ed è stato condannato.
Quello che speravo, giusto? Allora perché continuo a sentirmi vuota, incompleta e con un grosso peso sullo stomaco?
Trovo subito risposta nei grossi occhioni verdi che mi accolgono appena entro nella stanza e distolgo lo sguardo.
A quanto pare stavano aspettando solo me. Tutti presenti, nessuno escluso, e in questo momento tutti gli sguardi sono su di me: la ragazza che è riuscita ad arrivare in ritardo anche l’ultima lezione dell’anno.
Cinque paia di sguardi mi bruciano la pelle più degli altri e faccio di tutto per non dargli la soddisfazione di guardarli sedendomi dalla parte opposta alla loro.
Possibile che nonostante tutto voglia corrergli incontro, abbracciarli fino al soffocamento e dirgli che gli voglio un bene dell’anima?
Eppure sono sempre quegli occhi di giada, di un verde limpido, che mi immobilizzano sul posto e mi bloccano dal fare qualsiasi cosa.
“Ora che abbiamo l’onore di avere la signorina Chloe in classe.” ironizza il professore, “Possiamo iniziare.”
Fa il giro della cattedra e si siede su di essa.
Ci osserva intensamente e riprende parola: “Come sapete è l’ultima lezione. Oggi non vi darò compiti, insomma, è l’ultima ora per tutti e sono stanco anche io.” sbuffa scherzosamente facendo ridere qualche ragazzo.
“Oggi parleremo. Nell’ultima lezione vi siete confidati e avete svelato i vostri più grandi segreti o paure. Oggi mi piacerebbe sentire parlare di come li avete affrontati, di come siete andati avanti e ne siete usciti. Chi vuole parlare si può tranquillamente alzare e venire a parlare qua, davanti a tutti.” conclude il professore tornando a sedersi dietro alla cattedra.
Dopo qualche minuto un paio di ragazzi si alzano e spiegano che sono usciti da situazioni come bullismo o problemi alimentari parlandone semplicemente con qualcuno, genitori, professori, parenti.
Io sbuffo sonoramente e mi rifiuto di rimanere ad ascoltare qualunque altra parola insulsa come quelle sentite fino ad ora.
Striscio lentamente la sedia a terra provocando un forte stridio e mi avvicino alla cattedra.
“Non ci credo.” inizio pacata osservando i ragazzi nella stanza, “Non credo minimamente a quello che è stato detto. Non credo sia possibile parlare con qualcuno per far sparire i problemi, come per magia.”
Alcuni provano ad obbiettare, ma il professore li interrompe dicendogli di aspettare che io finisca di parlare.
“Io sono riuscita a parlare dello stupro solo mesi dopo l’accaduto e non è stato quello ad aiutarmi. Mi sono salvata grazie alle persone che avevo e ho tutt’ora intorno. Sono riuscita ad andare avanti solo grazie a loro, mia sorella e i miei migliori amici.” e dicendo così incontro i loro sguardi velati delle lacrime e le loro espressioni addolcite.
Sono forte grazie a loro, grazie a loro aiuto. Sono riuscita a rialzarmi grazie ai loro tentativi di farmi sorridere e non mi hanno mai costretta a parlare dei miei problemi. Non mi hanno aiutato parlandone, ma anzi, facendomi pensare al futuro che posso avere. Facendomi staccare le radici dal passato e creandone nuove.” continuo imperterrita cercando di far capire a quelle cinque teste che ho di fronte che non ho mai smesso di volergli bene. Che, dopo tutto, sono la mia famiglia, la mia ancora di salvezza.
“Dopo tutto questo tempo posso solo ringraziarli, nonostante le piccole bianche bugie fatte per aiutarmi, nonostante i litigi e le omissioni, posso solo dirgli grazie.” finisco rialzando di poco lo sguardo pentendomene un secondo dopo.
Ritorno al mio posto, lontano da loro, senza rivolgere parola a nessuno. Non ascolto quello che dicono le persone dopo di me né quello che dice il professore a riguardo, ma cerco soltanto di regolare i battiti cardiaci che al momento sembrano impazziti.
Ho incrociato per poco, pochissimo, gli occhi del riccio che mi scrutavano in cerca di risposte e l’unica cosa che sono riuscita a fare è stata di abbassare il mio sguardo in preda ad un attacco di panico.
Cosa posso dirgli ora? Sono pronta a perdonarlo del tutto? Voglio averlo ancora nella mia vita?
L’adrenalina, il battito del cuore e la confusione nella testa sembrano darmi tutte la stessa risposta: si, eccome se lo rivuoi nella tua vita. Che si chiami Harry o James, tu pagheresti per riaverlo con te.
E appena questa rivelazione mi colpisce, la campanella suona rumorosamente e la classe si svuota di tutti quegli alunni che non aspettavano altro che il frastuono della campana per tornare a casa.
Io, ancora confusa, mi alzo lentamente percependo un’ultima presenza alle mie spalle.
Non mi giro, sicura di chi possa essere, e mi dirigo vicino alla cattedra. Appoggio i miei strumenti da lavoro sulla superfice in legno e ne osservo le venature.
Strano che proprio ora mi interessi dei disegni astratti che formano le linee sul tavolo in legno chiaro.
“Prima non avevo finito il mio discorso, ma ho preferito tenere quest’ultima parte solo per noi.” comincio a parlare continuando a tenere lo sguardo sulla cattedra davanti a me.
Sento una sedia scivolare sul pavimento e riesco ad immaginarmi le sue grandi e possenti mani afferrare lo schienale prima di sedersi.
Si mette comodo lo stronzo, gli piace mettermi sulle spine.
“Bene, da cosa incomincio…” sbuffo sonoramente cercando di ricollegare il cervello.
“Potresti cominciare dal dirmi se mi hai perdonato come hai fatto con loro.” la sua profonda e roca voce mi risveglia dallo stato comatoso in cui mi ritrovavo e le parole fuoriescono come zampilli d’acqua da una sorgente.
“Io non li ho perdonati. Insomma, per cosa dovrei perdonarli? Per aver aiutato un ragazzo follemente convinto di potermi salvare? Per aver appoggiato un ragazzo completamente stupido che ha creato un account falso solo per avvicinarsi a me?” chiedo sarcastica causando una sua lieve risata.
“Loro non hanno colpe, hanno solo cercato di aiutare un amico che cercava di aiutarne un’altra. Due piccioni con una fava in poche parole. Sono complici, ma per una buona causa.” continuo cercando un filo logico che mi porti al punto prescelto.
“Quindi non mi odi perché la mia era una buona causa?” domanda lui a bassa voce come se avesse paura di farmi cambiare idea con solo una parola.
“Non correre riccio.” gli rispondo trovando il coraggio di girarmi.
Peccato che non avessi calcolato tutte le conseguenze e appena lo vedo ho bisogno di reggermi al tavolo dietro stante per non lasciarmi andare.
È seduto molto più vicino di quanto mi aspettassi ed è esattamente davanti a me, piegato in avanti con un’espressione da cane bastonato e gli occhi a scrutarmi attentamente.
Guardo un punto indefinito dietro di lui e mi decido a concludere il discorso, l’agonia deve finire.
“Harry, di sicuro non mi dimentico di essere stata imbrogliata per tutto questo tempo, che la causa fosse buona o meno. Non potrei mai dimenticare di essermi fidata di una persona che alla fine non era quella che pensavo. Ma il vero problema è che la persona alla quale ho affidato la mia fiducia è esattamente quella che pensavo.” inizio a sproloquiare senza riuscire ad esprimermi.
Il suo sguardo confuso è più che eloquente ed io cerco di spiegarmi.
“Tu sei esattamente come immaginavo James. Con te provo le stesse identiche cose che sentivo quando scrivevo a James, cambia solo il vostro nome. Non vi ho ricollegati subito, ma sento che tu sia la stessa persona che credevo fosse lui.” spiego velocemente sotto il suo sguardo attento.
“Prima ho detto di aver superato lo stupro grazie a mia sorella e ai miei migliori amici, ma mi riferivo solo al primo stupro. Ho preso tanti colpi nell’ultimo periodo e, per quanto mi costi ammetterlo, ho bisogno di aiuto. Ho bisogno di qualcuno che mia aiuti ad aggiustarmi, a farmi guardare allo specchio senza vomitare, a sperare ancora nelle persone, a non dover guardarmi le spalle da tutti. Pensavo di aver bisogno di Niall o Celine. Ho pensato a James o persino a Zayn, ma sono arrivata alla conclusione di aver bisogno di te. Riuscivi a farmi star bene attraverso un computer, con una sola parola, perché adesso dovrei allontanarti ancora?” domando, più a me stessa che a lui, rimasto immobile per tutto questo tempo.
“Ti sei dovuto nascondere dietro a qualcun altro perché ti ho allontanato, perché non sono stata in grado di sopportare che tu mi capissi, perché non ho accettato il tuo aiuto, ma questa volta è diverso. La mia conclusione è che sia tu la persona più adatta a me, sei tu e lo eri fin dall’inizio.” concludo con un lungo sospiro ed aspetto una sua reazione.
Dopo qualche istante si riprende, scuote la testa e si alza guardandomi dritto negli occhi.
Si avvicina piano ed io sento le ginocchia farsi sempre più molli.
Perché vuole allungare il supplizio?
Arriva a pochi centimetri da me e prende un grosso respiro. Mi accarezza le braccia partendo dalle spalle fino ad arrivare alle mie mani facendo intrecciare le nostre dita.
Ci guardiamo negli occhi, come non abbiamo mai fatto, per leggerci, per capirci, sentendoci per la prima volta uniti davvero.
Appoggia delicatamente la sua fronte alla mia e sfiora le mie labbra con le sue, sussurrando: “Niente più Matthew, niente più James.”
Mi perdo completamente durante quel lieve sfioramento e mi avvicino ancora di più.
“Solo io e te?” domando con un bisbiglio per non interrompere il discorso muto che avviene fra i nostri sguardi incatenati.
“Solo tu ed io.” sibila prima di annullare l’impercettibile distanza che c’era fra di noi.
E mentre le sue labbra accarezzano le mie, riesco finalmente a capire.
Capisco come si sentano il bianco ed il nero, separati da secondi, ore o più tempo.
Capisco cosa succede fra il giusto e lo sbagliato, fra il silenzio ed il rumore, mai stretti fra loro come lo siamo noi in questo momento.
Capisco come gli errori di uno incontri quelli dell’altro, in un terreno comune.
Capisco come si sentano il giorno e la notte, mai insieme perché vedono le cose sotto una luce diversa.
E capisco che noi non saremo mai come loro, che non vogliamo essere come loro.
Noi due potremo superare qualsiasi cosa, potremo arrivare alla fine, insieme.


 

This is the end...
Beh, che dire, questa è la fine, come direbbe Adele.
Mesi e mesi di storia e siamo arrivati alla conclusione.
Spero vi sia piaciuta, nonostante i primi capitoli inguardabili, e che l'abbiate trovata originale, diversa dalle solite storie, ecco.
Ringrazio tutte le persone che hanno salvato la storia, recensita o semplicemente letta.
Per la cronaca, no, non sono rincoglionita di botto cambiando rating della storia proprio alla fine.
Ho deciso di farla arancione perchè le scene un po' spinte degli stupri non sono così spinte, quindi il rating rosso era inopportuno.
Inoltre sto scrivendo una nuova storia (E a voi che ve ne frega?!), completamente diversa rispetto a questa:
è su Zayn, niente scuola, molto più mistero e molto più drammatica.
Sto pensando inoltre di metterla sia nel fandom dei One Direction, che nel generale nella sezione 'drammatico'.
Se qualcuno di voi vuole essere informato quando la pubblicherò non deve fare altro che dirmelo in una recensione o per messaggio.
Vi ringrazio ancora infinitamente per avermi seguito durante il percorso della mia prima fanfiction :)
-In questo capitolo, riferimenti alla canzone You and I della band One Direction sono puramente casuali.-
Buona Pasqua e buone vacanze a tutti!
xx G.

 


 
  
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