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Autore: La Matta    27/04/2014    4 recensioni
Per oltre cinquemila anni Niphredil è stata al fianco di sire Thranduil, condividendo i suoi giorni e comandando il suo esercito, ma dopo la caduta di Erebor il suo animo è divenuto irrequieto. La consapevolezza di aver ordinato la ritirata, senza soccorrere il popolo nanico, la porta a lasciare il Reame Boscoso per raggiungere gli esuli ed aiutarli nella ricerca di una nuova patria. Così, mentre il Nemico prepara la sua vendetta ed un'antica avversaria risorge dalle proprie ceneri, hanno inizio le peregrinazioni di Niphredil di Eryn Galen.
Genere: Generale, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Balin, Gloin, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia, Thranduil
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Niphredil 1

Capitolo Primo

Dimrill Dale

 

 

Il campo di battaglia è avvolto dalla penombra nebbiosa dell’inverno. Il sole splende pallido nel cielo plumbeo, senza riuscire a scacciare il gelo.

 

L’elsa dell’ascia è resa scivolosa dal sangue degli orchi uccisi.

 

Le grandi porte di Moria proiettano la loro ombra sul campo di battaglia, dove riecheggia lo stridore delle armi e dove le grida di guerra si mescolano ai gemiti strozzati di agonia.

 

Thorin cala l’ascia, mozzando la testa di un orco. Il nemico cade a terra, mentre il sangue gorgoglia dalla gola tranciata. Ma non appena uno è abbattuto, altri due prendono il suo posto.

Il nano comincia a credere che non finirà mai, che la battaglia di Dimrill Dale andrà avanti fino alla fine del tempo stesso.

 

Stringe la presa sull’impugnatura dell’arma e, con uno scatto, affonda la lama nel torace di un orco.

 

Sangue nerastro e maleodorante gli imbratta l’armatura.

 

Ad un tratto, uno sfarfallio luminescente attrae la sua attenzione. Non ne identifica subito la fonte, ma un altro dardo di pura luce sfreccia nell’aria.

 

Poco lontano da lui, un elfo femmina lancia pugnali di metallo argentino. Ha anche una spada corta, sulla cui lama scintillano rune iridescenti.

 

Thorin le si avvicina, menando fendenti con l’ascia e lasciandosi alle spalle una scia di cadaveri.

L’elfo femmina sembra un miraggio, un pessimo scherzo della sua mente stanca.

 

Lentamente, impercettibilmente, l’avanguardia nanica sta indietreggiando, provata dalle perdite e dalla schiacciante superiorità numerica del nemico.

 

Mentre ripiegano sul vicino bosco, la giovane dalla lama splendente scompare, nel folto della battaglia, tanto che Thorin si convince di averla immaginata.

Nessuno elfo verrà in aiuto dei nani, nemmeno oggi.

 

I nemici sono dappertutto e Azog, l’inarrestabile orco pallido, troneggia sulle sue truppe, terribile ed inquietante come uno spettro implacabile.

Arrivano ad ondate, ricacciando indietro i nani, stremati dal lutto e dalla fatica.

 

Improvvisamente, rivede l’elfo femmina. Ha riposto i pugnali e tiene levata la spada, mentre sostiene un nano, gravemente ferito. Thorin trattiene il fiato nel riconoscere nel guerriero suo fratello minore, Frerin. Il sangue del suo sangue rende rossa l’armatura della giovane straniera.

 

 

 

Una volta raggiunte le fronde verdeggianti del bosco, l’armata nanica può fermarsi e riorganizzarsi.

 

Thorin crolla seduto su un vecchio ceppo, con un lungo respiro.

 

L’elfo femmina lo raggiunge, a passo leggero. La spada ticchetta delicatamente contro l’armatura e le rune brillano come frammenti di stelle. I suoi capelli sono lunghissimi, di un biondo tanto pallido da sembrare bianco. Sono serrati in una robusta treccia, che le si adagia sull’incavo della spalla.

 

- Sei venuta a farti beffe di noi, elfo femmina?- ringhia Thorin, vedendola avvicinarsi.

 

- Sono venuta a combattere.- ribatte lei, stringendosi nelle spalle - anche una sola lama è importante, quando se ne hanno poche a disposizione.-

 

- Da dove?-

 

- Dal Reame Boscoso. O da più lontano. E’ molto tempo che non ho una casa.-

 

- Allora sii la benvenuta, pellegrina.- il nano si volta, allungandole una mano - io sono Thorin.-

 

Lei sorride e i suoi occhi verde pallido, per un attimo, si addolciscono:- Niphredil.-

 

Si stanno stringendo la mano quando un guerriero, scuro in volto, si avvicina a Thorin. Ha la corazza ammaccata e lurida di sangue, fresco e rappreso. La sua voce vacilla solo per un istante, ma la sua espressione rimane salda e stoica.

 

- Mio signore…- dice, chinando il capo -… si tratta di vostro fratello. I nostri medici hanno tentato ogni cosa, ma le sue ferite sono terribili. Credo che presto si riunirà ai nostri avi.-

 

Niphredil non parla. Rimane in disparte, con le mani raccolte in grembo e gli occhi lontani. Sa che sarebbe inutile pronunciare parole di cordoglio, che suonerebbero ipocrite e retoriche dalle labbra di una straniera. Così tace, guardando Thorin senza vederlo.

 

Il nano lo sta conducendo verso uno spiazzo poco distante, dove i guaritori si affaccendano per arginare le perdite. L’odore del sangue è penetrante, eppure uno strano silenzio permea l’aria. I guerrieri feriti non gridano, né si lamentano. Qualcuno impreca, maledicendo gli orchi. Chi può ancora farlo sistema le armi o discute di strategia.

 

Frerin giace su una stuoia. Le sue ferite sono state bendate, ma il sangue ha già scurito le bende. Un filo scarlatto gli esce dalle labbra, perdendosi fra i ciuffi della barba.

Stringe le dita a pugno ed ogni respiro è un’agonia, ma il suo sguardo è ancora lucido.

 

Thorin s’inginocchia al suo fianco, toccandogli una mano.

 

- Un giorno - ansima Frerin - un giorno mi vendicherai. Un giorno banchetterai di nuovo nelle vaste sale sotto la montagna.-

 

Gli occhi di Thorin sono asciutti, privi di lacrime. Stringe la mano del fratello, sentendola gelida al tatto. La presa di Frerin è debole e bagnata di sudore freddo.

 

- Raggiungi con fierezza le case dei nostri antenati.- pronuncia.

 

Resta accanto al nano, anche se sa che il loro addio è compiuto e che non ci saranno altre parole.

 

Mentre il respiro di Frerin si fa più affannoso, Thorin cerca di ricordare la loro giovinezza, ad Erebor. I combattimenti, le canzoni, il fasto del regno sotto la Montagna. Ricorda il vigore di suo fratello, nelle battaglie combattute fianco a fianco, coprendosi le spalle a vicenda.

 

Pensa a loro sorella, Dìs, che non piangerà, perché la loro stirpe è forte e salda come la pietra.

 

Frerin esala un ultimo, doloroso sospiro, poi giace immobile, con gli occhi fissi al cielo plumbeo.

 

Thorin veglia sul cadavere per qualche minuto, racchiuso in un silenzio pieno di amari ricordi, poi permette agli altri nani di portarlo via e comporlo lontano dal campo di battaglia.

 

Se la stirpe di Thràin sopravvivrà, Frerin avrà gli onori funebri che merita.

 

 

 

Poco lontana, Niphredil si sente osservata, così si alza e s’inoltra nel folto della foresta.

 

Da qualche parte, oltre gli alberi, si cela il Mirolago dalle acque blu.

La giovane ne sente il profumo e il delicato sussurrare, nell’aria.

 

I suoi stivali non producono rumore sul tappeto di foglie e terriccio.

 

Il basso rumoreggiare del popolo nanico non si sente più, quando il verso di un animale attira l’attenzione di Niphredil. La guerriera oltrepassa due alberi secolari e si trova a guardare negli occhi un enorme alce, dal portamento nobile e dalle maestose corna.

 

I suoi occhi brillano di un’intelligenza profonda, molto più che umana.

 

- E tu cosa ci fa qui?- chiede Niphredil, dolcemente, accarezzando l’animale sul muso.

 

Una mano sottile ma forte le si serra al polso, mentre una voce sussurra, contro il suo collo:- la stessa cosa potrei chiedere a te.-

 

 

 

 

 

 

La Coda: - La Matta- è tornata!

Forse vi ricorderete di me (una volta mi chiamavano Chary) per le demenzialissime e ahimè incompiute “cronache di Andael”, che mi riprometto sempre di riprendere ma che andrebbero rimesse a posto da pagina uno, con un notevole lavoro di rielaborazione.

Consigli e critiche ben accette.

Sopratutti i recensori più pignoli sono i benvenuti, poiché provo grande stima per chi lima i dettagli.

Bene, detto questo spero che il prossimo capitolo sia vagamente più significativo di questo (e con meno nani morti, ma non posso promettere!)

Un bacio!

- La Matta-

  
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