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Autore: layla84    25/07/2008    7 recensioni
Harry, dopo aver sconfitto Voldemort, partecipato ai processi, fatto sbattere ad Azkaban la maggior parte dei Mangiamorte ancora in libertà e aver fatto destituire i Dissennatori si era dato alla macchia. Nel senso che, da un giorno all’altro nessuno, nemmeno i suoi più cari amici, aveva più avuto sue notizie. Ed ormai erano passati sei anni..
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Piccola nota iniziale:

La storia segue tutti i libri di Harry Potter, tranne l’epilogo.
Ripartendo da dopo la battaglia finale ho scritto il mio seguito ideale.
Ho scritto già buona parte della storia e risulta abbastanza lunga in quanto ho tantissime idee da realizzare.
Ci terrei ad avere vostri commenti, per capire cosa ne pensate della storia, anche se si tratta solo del prologo.
Ovviamente per chi la segue andrà avanti anche la pubblicazione dell’altra mia storia ancora in corso “Ricominciare a vivere” e spero di aggiornare entrambe in tempi brevi.

Harry, Draco e tutto il mondo di Harry Potter sono di proprietà di J.K Rowling, con questa storia ovviamente non voglio violare nessun copyright.








Era una fresca serata di fine estate, nel cielo nemmeno una nuvola ad oscurare la pallida luna.
Per le strade regnava un silenzio quasi surreale.
Le poche macchine che passavano da quella zona scorrevano veloci lungo la strada, come a voler lasciare più spazio possibile tra loro e quell’angolo sperduto di città.
Era una zona un po’ malfamata, alla periferia di Londra.
Raramente qualcuno si avventurava da quelle parti, specialmente di notte.
A quell’ora, mezzanotte circa, tutto era in uno stato di quiete e calma che difficilmente poteva essere associato alla nomea di quel posto.
I pochi passanti ancora in strada avevano facce ben poco raccomandabili ed un barbone, all’angolo più estremo del marciapiede, si rigirava nel suo letto di cartone in cerca di sonno.

A rovinare quella piccola stasi di pace creata ci pensò un rumore che risuonò poco lontano da li.
Un BANG assordante fece alzare di scatto la testa al mendicante, che ora guardava curioso in direzione del vicolo vicino.
Con la poca illuminazione offerta dalla luna e dai radi lampioni il vagabondo aguzzò la vista ma non riuscì a distinguere niente tra le ombre della notte.
Dopo pochi istanti la sua curiosità scemò via cosi velocemente com’era venuta. L’uomo ficcò di nuovo la testa sotto le sue coperte improvvisate con un’alzata di spalle, dopotutto mica erano fatti suoi.

Il barbone non avrebbe visto comunque l’arrivo di uno scassato autobus a tre piani violetto, non avrebbe letto le scritte dorante indicare ‘Nottetempo’ sulla fiancata e non avrebbe visto ripartire la stano mezzo sgommando subito dopo aver fatto salire un passeggero nemmeno se avesse avuto la vista più buona del mondo e se fosse stato pieno giorno.
Semplicemente perché lui era un babbano.

E il Nottetempo, come tutti i maghi con un minimo di preparazione sanno, è da sempre protetto da un potente incantesimo antibabbani.



Mentre il mendicante si addormentava incurante di tutto, sul Nottetempo l’anziano autista, un tale Ernie, alzava sghignazzando la leva per l’apertura delle porte, dando il benvenuto al nuovo cliente.

Appena questi lo ebbe pagato e informato sulla destinazione il vecchietto ripartì a razzo verso la fermata successiva e mentre dal piano successivo arrivavano i rumori di un tonfo sordo e di un successivo gemito il suo ghigno di divertimento si faceva più largo mostrando la bocca sdentata.
Ernie premette sul pedale con più forza, aumentando maggiormente la velocità del mezzo e schizzando nel rado traffico notturno.

Il nuovo arrivato si faceva intanto strada tra i letti, mantenendosi precariamente in equilibrio, mentre l’autista azzardava uno slalom tra le macchine in coda.

Si trattava di un ragazzo alto e abbronzato il cui aspetto non ricordava per niente quello di un mago.
Indossava una giubbotto in pelle nera sopra un paio di jeans chiari strappati in più punti e una maglietta sportiva verde scuro.
I capelli castano scuro erano arruffati e ricadevano sulla fronte coprendo in parte due profondi occhi verdi.
A completare il tutto il giovane aveva una leggera barbetta a ricoprirgli la mascella appena pronunciata.
Avrà avuto si e no venticinque anni e lo si poteva sicuramente considerare un bel ragazzo.
Un bellissimo ragazzo anzi, non fosse stato per lo sguardo freddo ed indifferente con cui osservava tutto e tutti intorno a lui.
Come se il trovarsi su di un pullman magico in piena notte, vestito come un comune babbano, fosse per lui qualcosa di normalissimo.

Il viaggio durò relativamente poco, dopo nemmeno dieci minuti erano già a destinazione.
Il vecchio Ernie, una volta arrivati, guardò per un attimo perplesso fuori dal finestrino del suo pullman.

Si trovavano nel vicolo accanto ad una delle vie principali della Londra babbana.
Quello strano ragazzo che gli aveva dato i soldi ed indicato quella via come destinazione si stava apprestando a scendere dal mezzo.
Lo vide fare in sua direzione un gesto di saluto con il capo allontanandosi lungo la strada verso quello che sembrava in tutto e per tutto un locale babbano.
Come aveva detto una volta Stan, il suo vecchio assistente, quelli erano i posti in cui i babbani si ritrovavano per ballare e si chiamavano..si chiamavano..ah ecco..erano delle ‘Disonteche’.
Era la prima volta nella sua vita di autista che un mago - perché quello era un mago a dispetto del modo di vestire, su questo non vi erano dubbi - usava il Nottetempo per andare a divertirsi in un locale del genere.

Chissà le facce dei suoi amici quando il giorno seguente avrebbe raccontato loro che aveva accompagnato un mago che andava in Disonteca.
Non gli avrebbero creduto probabilmente, come quella volta che aveva detto loro, qualche anno prima, di aver visto Harry Potter per strada.
Ovviamente quella volta si era inventato tutto, solo per vedere le reazioni degli altri ma nessuno gli aveva creduto nemmeno per un momento.

Non che ci fosse da stupirsene, ormai nessuno nel mondo magico credeva più al ritorno del giovane Potter.

Quel ragazzo, dopo aver sconfitto Voldemort, partecipato ai processi, fatto sbattere ad Azkaban la maggior parte dei Mangiamorte ancora in libertà e aver fatto destituire i Dissennatori si era dato alla macchia.
Nel senso che, da un giorno all’altro, nessuno, nemmeno i suoi più cari amici, aveva più avuto sue notizie.

Era successo circa un anno dopo la battaglia di Hogwarts, una mattina in cui si sarebbe dovuto presentare al Ministero per l’ennesima deposizione.
Potter quel giorno era uscito da casa dei Weasley, dove si era trasferito momentaneamente, diretto verso l’ufficio del Ministro..solo che non vi era mai arrivato.
Sparito come neve al sole.
Senza lasciare tracce.

Ed al momento, dopo sei anni, di lui non c’erano ancora notizie.
All’inizio si era pensato ad una sua fuga.
Chi mai, si dicevano, avrebbe fatto del male volutamente proprio a lui, al salvatore del mondo magico?
Magari, pensarono in molti, voleva staccare per un po’ da tutto il caos in cui si era trovato da dopo la guerra.

In quel periodo infatti il Ministero interpellava Potter per ogni minima decisione.
Dall’utilizzo del Veritaserum per far confessare i criminali al restauro degli uffici della Gringott ormai non erano capaci di muovere un passo senza la sua approvazione.

Avevano quindi atteso tutti trepidanti il suo ritorno.

Erano passati una settimana, poi un mese ma nessuno aveva avuto sue notizie.
A quel punto Molly Weasley e il marito avevano iniziato a preoccuparsi e a chiedere al ministero di iniziare delle ricerche.
Dopo tutto quello che aveva fatto, dissero, Potter aveva sicuramente molti nemici. Nascosti nell’ombra, ma sicuramente presenti.
In molti così nacque così l’idea che fosse stato rapito e che bisognasse iniziare a cercarlo, subito.

Altri due mesi, che poi divennero sei.
Il ministro in persona aveva contattato a quel punto il suo pari babbano di Londra per chiedere aiuto nelle ricerche che a quel punto divennero ufficiali tanto da far formare un apposito gruppo coordinato dal ministero.

Otto mesi, un anno.
La notizia che Potter, colui-che aveva-sconfitto-Voldemort era sparito si era diffusa in tutto il mondo magico e anche i Ministri della magia stranieri aiutavano nelle ricerche.
Ogni settimana c’erano un centinaio di avvistamenti di Potter, nelle più svariate parti del mondo.
Tutte le segnalazioni venivano controllate. Eppure, mai una risultò veritiera.

Due anni, tre anni.
Al quarto anno di attesa, Ron Weasley ed Hermione Granger che stavano rimandando da un po’ il loro matrimonio nella speranza che il loro migliore amico tornasse si arresero e si sposarono con una cerimonia intima, con solo i familiari più stretti, senza troppi festeggiamenti.

Ormai quasi nessuno credeva più nel suo ritorno.
Nessuno sapeva se se ne fosse andato di sua spontanea volontà o meno – anche se tutti ormai optavano per la seconda ipotesi – ma quello che era ormai sicuro è che non sarebbe tornato.

L’anno prima infine il Ministero aveva bloccato le ricerche.
In un comunicato ufficiale il primo Ministro aveva solo affermato che “Harry Potter non è stato trovato ne da noi, ne dai ministeri magici stranieri, ne da quelli babbani..io dubito che, per quanto potente possa essere, sia riuscito per così tanto tempo a non farsi riconoscere pur avendo più di mezzo mondo, magico e non, sulle sue tracce.
Se più plausibilmente invece è stato rapito, pensiamo che, dopo tutte le ricerche fatte e le piste seguite in questi anni, forse non c’è più niente da trovare”

Così il mondo magico diede, con un semplice comunicato a mezzo stampa, l’addio al ragazzo che sconfisse Voldemort.

Da quel momento nessuno ricevette più una segnalazione di avvistamento e quasi tutti smisero di parlarne.
Dopotutto ormai le speranze erano andate perdute, anche gli amici più cari se ne erano fatti dolorosamente una ragione: Harry, qualsiasi fosse stato il motivo per cui era scomparso non sarebbe più tornato.

Quindi nessuno si arrischiava più, per evitare di passare per pazzo o di riaprire una ferita ancora troppo dolorosa, ad avvertire il Ministero anche se incontrava qualcuno che somigliava al salvatore del mondo magico.

Dopotutto anche quel ragazzo pensò Ernie, quello della Disonteca, assomigliava in qualche modo a Potter da giovane.
I capelli gli ricoprivano la fronte, quindi poteva aver avuto benissimo una cicatrice a forma di saetta che lui non riusciva a vedere.
Mica per questo lui aveva chiamato il ministero però.
Lo sapeva benissimo Ernie: Potter era sparito e nessuno l’avrebbe più visto.
Stappò la bottiglia di FireWhisky che teneva accanto a se e ne tracannò un lungo sorso.
Aveva fatto fin troppa pausa, doveva far arrivare a destinazione anche gli altri passeggeri.
Uno stridio di freni ed un nuovo BANG e del Nottetempo non vi era più traccia.
E l’immagine di quel ragazzo, così somigliante a Potter, si perse nella sua bottiglia di liquore.




  
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