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Autore: Unforgiven_Ice_Girl    13/05/2014    2 recensioni
A volte sento il bisogno di sfogarmi con qualcuno e lo farei volentieri con qualche amico, ma temo sempre che non tutti siano in grado di capire certe sottigliezze. Ho così deciso di scrivere un diario qui, con un ipotetico amico che sia in grado di comprendermi senza pensare che i miei pensieri siano sciocchi.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Caro Amico,
questi giorni di metà maggio sono tristi, è da due anni ormai che la malinconia non se ne vuole andare. Oggi è il 13 maggio, ed esattamente il 13 maggio 2012 è stato il primo giorno, dopo tre mesi, che sono stata senza sentire Marco. Già cominciava a star male ed era stato ricoverato. Io sapevo solo che aveva la febbre, ma cominciavo a stare in pensiero. Era strano non ricevere un suo sms, mi mancava e la notte non riuscivo a dormire. Con il trascorrere delle ore, la mia ansia aumentava, i miei sms non ricevevano alcuna risposta e la sera scoppiai a piangere per tutta la pressione. Fingevo di studiare per l’esame del 16, ma quando il mio cuore non riuscì più a sopportare tutto, presi un foglio e cominciai a scrivergli una lettera. Lui era un piccolo artista, io ero negata per l’arte, ma volevo fare qualcosa per lui, così feci una scritta carina. “Ti Voglio Bene”, avevo scritto questo dietro al foglio. Una volta ripreso gli avrei spedito quella lettera e lui sarebbe stato contento di vedere come mi ero impegnata nel colorare quella scritta. E poi quel “Ti Voglio Bene” era enorme, mi avrebbe detto che ricambiava, ed era bello quando mi diceva che mi voleva bene.
 
Ho messo a soqquadro (che bello, ho scritto l’unica parola con 2 Q) le mensole del mio studio e il mio armadietto per cercare del colori, alla fine ne ho trovati un po’… Erano anni che non coloravo più, e hai visto che è venuto fuori? E sai, qualunque sia il risultato è stato bello… perché per un po’ le lacrime sono sparite, ma il pensiero fisso sei stato sempre tu, sia con le lacrime che con i pastelli in mano. Che cosa vuol dire voler bene a qualcuno? Tu come lo spiegheresti? Io… non saprei come spiegarlo, non saprei dirti neanche per quale motivo si vuole bene a qualcuno, oppure che cosa spinge le persone a volersi bene…
Quello che so è che a te voglio un mondo di bene, sia quando parlo con te che quando non mi è possibile, i miei pensieri girano sempre intorno alle stesse cose, puoi metterci tutta la forza e tutto l’impegno che puoi, ma la tua mente non la puoi fermare, e i tuoi sentimenti neanche. La conosci quella canzone dei Blink 182? “I miss you”… Dice: “Will you come home and stop this pain tonight?” Ok, ok, non rompere che ora traduco! “Puoi tornare a casa e metter fine a questo dolore stanotte?” Che poi su queste poche parole ci sarebbe un discorso lunghissimo da fare, sai, le traduzioni, la roba che studio, ma lasciamo stare perché è una palla… Pensami un pochino quando leggi questa mia lettera! Lo sai che ci tengo a te. Ti voglio tanto bene!
 
Era lunedì 14. Andai a dormire, e dormii ancora peggio della sera precedente. Ma lo sognai. Hai presente quando si dice che se sogni una persona che muore gli allunghi la vita? Io quella notte lo sognai su un letto d’ospedale, ma era sveglio e sorrideva. Io ero sul ciglio della porta e lo guardavo senza volerlo disturbare.
La notte le ore non passavano mai, ma alla fine si fece giorno. Martedì 15 non riuscivo più neanche a fingere di studiare, la mia voce era spezzata, gli occhi rossi e sempre lucidi. Mia madre pensò che ero tesa per l’esame e andammo a fare un giro. Andammo da mio cugino che mi fece ascoltare una registrazione dove lui suonava il pianoforte e una sua amica cantava. La canzone era “Someone like you” di Adele. Mi si strinse il cuore ancora di più.
Quel Never mind, I’ll find someone like you (non importa, troverò qualcuno come te) mi spaventava tantissimo. Io non volevo trovare qualcuno come lui, volevo lui e basta.
Tornai a casa, piansi lacrime amare, mangiai poco, gli inviai uno dei tanti sms dove gli dicevo di farmi sapere come stava, andai a letto senza avere nessuna risposta e dormii malissimo ancora una volta.
Mercoledì 16 mi svegliai scombussolata, continuavo a ripetermi che avrei avuto l’esame nel pomeriggio e che Marco me l’avrebbe fatto sapere subitissimo non appena stava meglio. Forse aveva lasciato il cellulare a casa, ma sarebbe rientrato dall’ospedale e la prima cosa che avrebbe fatto sarebbe stata rispondermi e dirmi che finalmente era tornato, e che ci saremmo incontrati nei giorni seguenti, proprio come già previsto.
Ma volevo andare all’università con il cuore in pace, magari qualcuno aveva scritto che stava tornando a casa dall’ospedale. Così andai su Facebook, sul suo profilo. Vidi i miei sogni crollare uno appresso all’altro. I miei sogni in realtà erano svaniti la sera precedente intorno alle 22.45, ma io ancora non lo sapevo. Li aveva portati con sé. Ma sono contenta che ora li abbia lui, non avrei saputo cosa farmene di quegli stupidi sogni senza di lui.
 
Sono passati due anni, ma le cose non sono cambiate del tutto. Ciò che è rimasto uguale è che oggi ho pianto. Ciò che è diverso è che ho pianto per una persona completamente diversa, una persona che mi manda sms solo per mettersi d’accordo con me perché vuole vedermi, ma solo per chiuderci in macchina e fare cose che non mi fanno sentire a mio agio, cose che mi fanno sentire usata per i porci comodi di un ragazzo con cui so già di non avere futuro perché è lontano.
Tutti mi dicono che è passato tanto tempo, non mi parla più nessuno di Marco, credono che l’abbia dimenticato. Io fingo di aver elaborato il lutto, ma mi ha segnata per sempre ormai.
Ti dico un segreto, io a lui penso ogni giorno. Vorrei tanto fosse qui, così potrei raccontargli anche la cosa più stupida, potrei dirgli tutto quello che faccio, quello che vorrei fare ma non ho il coraggio. Mi manca tanto soprattutto quando conosco le persone sbagliate, perché lui non lo era. Era un tipo ok. E io ho anche altre amiche che sono ok, ma nessuno potrà prendere mai il suo posto. Vorrei dirgli che tra tutti i ragazzi, lui è l’unico di cui ci si possa fidare. E se fosse qui, la prima cosa che farei sarebbe portarlo in fumetteria, che per lui era meglio del paradiso, anche se ora mi chiedo… chissà se avrà cambiato idea!

 
  
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