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Autore: I m a witch    16/05/2014    3 recensioni
Ehilà!
Sono Pinkly, e tutti credono che io sia un cane. Cioè, no che non lo sia, ma non sono una cane cane, io; sono un Cane, con la C maiuscola, un Super Cane se vogliamo.
Avete presente quando si dice che "il cane è il miglior amico dell'uomo"? Beh, io sarei il "super migliore amico", la "spalla", insomma, il "compare" dell'uomo, in questo caso di cinque, folli uomini: Matt, Brian, Jimmy, Zacky e Johnny. Ebbene sì: nessuno lo sa, ma io sono il sesto Sevenfold. Quindi, folli fan che non siete altro, cominciate a prendere un po' in considerazione anche me!
Dalla storia:
Ad un certo punto, Brian mi prese in braccio, avvicinando il suo volto al mio muso e cominciando a fare versi strani con vocine altrettanto strane.
-Ma chi è il cane più bello del mondo, chi è?!-
-Wuaf!- ovvero "Ma chi è l'umano più demente del mondo, chi è?!"
-Oh, ti manca solo la parola!- sorrise, stringendomi teneramente a sé.
Sghignazzai. Oh sì, Bri, se solo avessi la parola...! Ti sputtanerei in giro, costringendoti a fuggire in Antartide tra i pinguini!
Genere: Comico, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Synyster Gates, The Rev, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chapter fourteen

 
Tour… in ospedale!
 
 
 
Il periodo in cui i ragazzi incisero Sounding the Seventh trumpet fu molto particolare e ricco di sorprese. Partimmo da Huntington alla volta di Los Angeles l’8 agosto del 2000, imbarcandoci in una grande avventura che mai, e dico mai, avremmo potuto immaginare. Ebbene sì, partii anche io con loro: come avrebbe fatto, altrimenti, quell’idiota del mio schiavetto senza di me? A dirla tutta avevo paura di rimanere a casa, sola con quel folle di Senior. No, meglio non pensarci! In fin dei conti, preferisco seguire una band di cinque folli giovani scalmanati metallari piuttosto che restare per mesi con la sola compagnia di un vecchio  psicotico megalomane con la fisse per le zombie e le bambole gonfiabili…!
Caricarono armi e bagagli nella vecchia monovolume del signor Baker. Quella macchina, ormai, non ne poteva davvero più: gli ammortizzatori si erano usurati a causa dei continui sovraccarichi del bagagliaio (e anche di persone), i freni erano quasi andati e, da quel che avevo capito, anche il tubo dell’olio non era per niente in buone condizioni. Tuttavia, come disse una volta Zacky, quell’auto stava “salvando il culo” a tutti loro, quindi meglio non lamentarsi; anche perché, di certo, non avevano mica molti dollari in tasca per poter comprare un’auto decente e quella era comunque gratis. Come si dice in questi casi? A caval Donato non si guarda in bocca!
Partimmo da Huntington alle prime luci del mattino, col sole d’agosto che, pur essendo ancora basso nel cielo, stava già facendo alla brace ogni essere vivente esposto ai suoi raggi per più di cinque secondi. Contro la calura e i roventi raggi solari, ognuno di noi aveva adoperato ogni difesa a sua disposizione: Matt e gli immancabili Ray-ban (stavolta indossati per necessità piuttosto che per estetica) e la bandana in testa, Zacky con vestiti XXXL ultra coprenti e chili di crema solare, Brian con indosso solo un paio di bermuda e infradito ai piedi, Johnny con la cresta bagnata e la testa fuori dal finestrino, Jimmy con indosso uno di quegli stupidi cappelli a energia solare con annesso un mini ventilatore puntato verso la sua faccia e io, infilata beatamente dentro la borsa frigo, tra litri e litri di birra.
La macchina macinava kilometri su kilometri, accompagnata dalla musica degli Slayer sparata a palla dalla radio. Sarà stata colpa del caldo, ma non mi importava più di tanto del tipo di musica scelto dai ragazzi, mi bastava semplicemente potermi assopire in santa pace all’interno della borsa frigo. Mi chiesi, non senza una certa dose di umorismo, perché, alla fine, in qualsiasi tipo di situazione dovessi sempre capitare all’interno di una borsa. Era forse colpa della mia minuscola taglia? Pazienza: sapevo solo che, con tutto quel caldo, la situazione non mi dispiaceva affatto. Chiusi gli occhi, cercando di addormentarmi, accompagnata dalle allegre chiacchierate di Zacky e Jimmy, dal lieve russare di Johnny (si era addormentato con la testa fuori dal finestrino, incredibile!) e da… un sospiro. Due sospiri. Tre, quattro sospiri, sempre più profondi. Mi alzai leggermente, quel tanto che bastava per poter sporgere la testa al di fuori della borsa. Nei sedili anteriori, Brian guardava con nostalgia al di fuori del finestrino così come Matt che, alla guida, non faceva altro che sospirare. Cosa gli stava prendendo, a quei due? Probabilmente Brian si era appena accorto di aver dimenticato a casa le sue preziose bombolette di lacca, ma Matt? Aveva per caso dimenticato anche lui qualcosa di importante? I pesi? Gli integratori alimentari, magari?
I due sospirarono contemporaneamente per l’ennesima volta.
Ah, ora capisco. Sindrome di separazione dalle gemmelle DiBenedetto.
Valary e Michelle erano state costrette dai genitori a restare a casa: almeno quelle due dovevano pur completare gli studi, in fin dei conti! Ricordavo ancora la lite di una settimana prima, di fronte casa delle gemelle. Le ragazze erano arrabbiate, tristi, ma i  loro genitori non avevano voluto sentire discussioni. Sarebbero rimaste a casa e, finito il liceo, avrebbero preso la strada che avrebbero voluto. Così i ragazzi avevano deciso di partire, con o senza le ragazze, consapevoli del fatto che un giorno non molto lontano anche loro li avrebbero raggiunti, una volta finiti gli studi. Tutto ciò, però, era di ben magra consolazione per i due. Ah, l’amore: una vera rovina! Ben presto anche il resto del gruppo si rese conto del malumore dei due Romeo della situazione. Li guardarono dapprima con dubbio, in seguito cercarono di ignorarli con imbarazzo finché, anche loro, non ne poterono più di tutti quei sospiri disperati.
«Ragazzi, andiamo!- sbuffò Jimmy, sporgendosi verso i sedili anteriori -Non stiamo mica partendo per il Vietnam! Non rischiamo la morte, e ci sono solo due ore di strada a separarci da casa! Se volete fare baldoria potrete tornare a casa per mezza giornata o, in alternativa, andare in qualche locale a cercare un po’ di felicità… a proposito, ne conosco uno davvero forte, sempre ben rifornito di ogni tipo di mercanzia… non so se mi spiego…!» ridacchiò, facendo occhiolini e dando di gomito ai due.
No, Jimmy, non ti spieghi proprio, sai? Persino un bimbo capirebbe!
«Scommetto che sarà anche pieno di ragazze come Nosferatu, vero?» sputò sarcastico Brian, dando il cinque a Matt e incrociando le braccia al petto.
A quel nome, Jimmy sgranò gli occhi, impallidì e si raggomitolò sul proprio sedile.
«Non ditelo più! Non ditelo più!» iniziò a piagnucolare, sull’orlo delle lacrime.
Oddio, ci risiamo! Chiamate uno strizzacervelli!
«Questa è stata cattiva persino per i miei canoni, Brian» intervenne Zacky, guardando Jimmy con pietà.
«Se l’è cercata- intervenne Matt -ci stava incitando al tradimento!»
«Forse quello che intendeva dire era che, in quei posti, è disponibile anche un altro tipo di svago» disse Zacky, con un fare allusivo che non mi piacque per niente.
Matt e Brian lo guardarono, indecisi.
«Vedi, Zacky, non abbiamo ancora un capitale da poter spendere a quel modo… non so nemmeno se l’avremo mai, a dire il vero» borbottò Brian.
«Infatti, meglio conservare i nostri pochi risparmi per qualcosa di davvero utile per la band» convenne Matt.
«E va bene, ho capito. Però per favore, non si meritava qualcosa del genere, in fondo le sue intenzioni erano buone! Tra l’altro ci serve pur sempre un batterista»
«Ce ne sono a centinaia in giro per Los Angeles!» ridacchiò Matt.
«Ma non veloci come lui… e poi finiamola, non potremmo mai cambiarlo con nessun altro al mondo!»
«Purtroppo è vero- disse Brian, con l’ombra di un sorriso sulle labbra -Oh guardate, siamo quasi arrivati, vedo già i primi grattacieli!»
In quel momento, sentimmo dei lamenti di dolore.
Zacky sbuffò, esasperato.
«Jimmy, ancora?! Piantala, stavano scherzando, Nosferatu è molto, molto lontana da noi!»
«Ma non sono stato io!» disse Jimmy, risvegliandosi dal coma.
Cosa? Chi altri, allora? Un momento…! Tutti ci voltammo verso Johnny. Il ragazzo, pallido come non mai, dormiva in modo disturbato, sudando, lamentandosi nel sonno.
«Ma che gli prende?» chiese Zacky, preoccupato.
Saltai in braccio a Johnny. Era sudato fradicio e la sua pelle sembrava bollente. Zacky gli posò una mano sulla fronte, ritirandola subito dopo.
«Scotta! Cavolo, ci mancava solo che il nano si beccasse l’influenza!»
«E per forza, quell’idiota si è addormentato con la testa bagnata fuori dal finestrino!» osservò Matt.
«Solo lui poteva farsi venire la febbre ad Agosto!» imprecò Brian.
«Ma che dite, sta benone!- rise Jimmy -Non è vero, gnomo? Ehi, Johnny, parlo con te!» iniziò a scuoterlo con violenza. Il ragazzo aprì leggermente gli occhi, rossi e lucidi.
«Cosa… succede? Mi fa male la testa… voglio la mamma!» piagnucolò, raggomitolandosi su se stesso, per poi tossire con violenza.
«Grandioso! E ora che facciamo?» chiese Brian, roteando gli occhi.
«Dobbiamo portarlo in ospedale, e in fretta, anche» decise Matt.
«Cosa?! Ma è una banalissima influenza!» sbottò Jimmy «Vedrai, una pezza in fronte, un bel brodino di pollo e si riprende in due giorni!»
«Non credo che i rimedi della nonna possano fare al caso nostro, stavolta- disse Zacky -abbiamo bisogno che si riprenda in fretta, dunque dobbiamo ricorrere ad antibiotici e quant’altro. Una visita medica non può che fargli bene»
«Allora è deciso- disse Brian -sbrighiamoci, prima finiamo meglio è!»
 
 
***
 

Dieci minuti dopo giungemmo al Los Angeles Hospital ecc. Parcheggiamo la monovolume davanti al pronto soccorso, pronti per scendere. Il solito dilemma, però, colpì tutti loro.
«Pinkly! Come facciamo, con lei?» chiese Matt.
Spiacente di esservi di peso anche stavolta, ragazzi! Non sono stata io a voler venire con voi… beh, forse sì, lo ammetto!
«Non può scendere con noi in ospedale!» disse Zacky «Avete mai sentito parlare di disinfezione, igiene, sterilizzazione?»
Jimmy gli mise la propria ascella sotto al naso.
«Ti sembro uno che ha voglia di sentir parlare di pulizia?»
«Che schifo, Jimmy!» sbottò Zacky, verde in viso «Fai così puzza che mi si stanno dissolvendo i peli del naso!»
«Comunque sia, non possiamo certo lasciarla in macchina!- disse Brian «Fa troppo caldo, qui dentro, morirebbe asfissiata, e non possiamo certo lasciare i finestrini aperti, ruberebbero la macchina»
«Chi vorrebbe rubare un catorcio del genere?!» rise Matt, venendo subitamente fulminato dallo sguardo di Zacky.
«Non mi preoccupo per la macchina, ma per la nostra strumentazione» spiegò Brian, infilandosi una t-shirt nera.
«Vi rendete conto? È un ospedale!» ribadì Zacky, alzando la voce.
Nessuno gli diede conto.
«Okay, ma come facciamo a farla entrare? Ci serve un piano!» disse Matt.
«Sono i momenti come questo a farmi rimpiangere le enormi borse di Michelle!» sospirò Brian.
«Secondo me rimpiangi qualcos’altro di enorme di Mich…!» ridacchiò il cantante. Brian lo guardò torvo.
«Che c’è? Sto con la sua gemella, ricordi? Stessa faccia, stesso corpo, cosa vuoi che ti dica?»
«Vorresti forse insinuare che, trasversalmente, l’avresti vista nuda?»
«Se è per questo anche tu hai trasversalmente visto Val nuda, ma non ti sto certo facendo un processo per questo!»
Oddio, ma che discorso depravato era mai, quello?
«Ok, piantatela!» intervenne Zacky «Qui si sta parlando di far entrare un cane in un ospedale, vi rendete conto?! Un cane in un ospedale!» scandì bene le parole, quasi fossero dementi.
Ringhiai. Attento, Zacky! Stai parlando di me come se fossi… un animale, ecco!
«Già, è vero, non perdiamo il punto della situazione!- esclamò Brian -Torniamo a noi: come facciamo?»
«Beh, potremmo sempre infilarla nel tascone di una felpa e portarla con noi!» suggerì Jimmy.
Lo guardammo sconvolti.
«Ma che idea geniale!» gridò Brian, battendo le mani con fin troppo finto entusiasmo.
«Davvero?» chiese Jimmy, contento, non riuscendo evidentemente a cogliere il sarcasmo.
«No! Fa schifo come piano, ci scopriranno subito! Non puoi tenerla in una felpa!»
«Chi te lo dice? Lei è piccola e intelligente, non farà rumore… vero, piccina?»
Non vi garantisco nulla, io sto bene anche così come sono, qui dentro alla borsa frigorifera. In effetti, però, l’idea di morire asfissiata mi spaventava non poco…!
Scusate: ma nessuno di voi ha pensato di rimanere in macchina con me? Beh, evidentemente no: che dementi!
«Okay, ammesso e non concesso che il piano funzioni» fece Matt «Dove la troviamo una felpa enorme ad agosto, con quaranta gradi all’ombra?»
Facile, no? Ci voltammo automaticamente verso Zacky, stretto nella sua felpa dei Misfits taglia XXXL.
«Cosa avete da… no, scordatevelo! Questa felpa è nuova, e per di più non voglio averci nulla a che fare con questa storia! Il piano è vostro!»
«Va bene, ma prestaci la felpa, almeno!» disse Jimmy.
«No!»
«Ti picchio!»
«Non oseresti»
«Sicuro?»
Zacky sbuffò, togliendosi la felpa.
«E va bene, ecco… ma sappiate che stavolta non ho alcuna intenzione di seguirvi in cella!»
Beh, nemmeno io se è per questo…! Fortuna che non esistono carceri per i cani, altrimenti la mia fedina penale sarebbe già bella che andata, per colpa di quei delinquenti!
«Ok, chi mette la felpa?» chiese Jimmy, sollevandola in aria.
Tutto lo fissarono, eloquenti. Era ovvio, no? I loro occhi dicevano “Idea tua, adesso mettiti all’opera!”
«Ok, ho capito- sospirò, infatti, il batterista -la indosserò io»
«Bada bene a non sformarla» borbottò Zacky, di pessimo umore.
«Fortunatamente compri sempre vestiti di venti taglie più grandi di te, Vee!» rise Jimmy, indossandola.
Aspettate un momento: questo vuol dire che dovrò stare tutto il tempo in ospedale, all’interno della tasca di una felpa indossata da Jimmy?! Il finestrino dell’auto era aperto: forse avrei potuto evadere…
Tentai la fuga, ma Jimmy fu più veloce e mi afferrò al volo.
«Dove credi di andare, batuffolino?» disse, facendomi quasi venire un infarto. Ecco, lo sapevi io che, seguendoli, avrei avuto solo guai! Ma perché, perché capitano tutte a me? Cosa avrò mai fatto di male?!
Jimmy mi mise dentro il tascone della felpa, senza troppe cerimonie. Era tutto buio, mi sentivo oppressa, pur essendo abituata da tempo a starmene in spazi piuttosto angusti! Riuscivo a vedere solo dei piccoli spiragli di luce dai quali filtrava un po’ d’aria fresca. Fortuna che la felpa era di Zacky: almeno, tra i cinque, era quello più pulito e con più cura delle proprie cose…! La felpa sapeva di ammorbidente e ciò mi confortò, almeno in parte.
«Allora, che ne dite? Si vede?» lo sentii chiedere.
«No, guarda! Sembra che ci abbia infilato un chilo di roba, là dentro!» la voce di Zacky, senza dubbio.
«Magari se tenessi le mani in questo modo…» provò a dire, mettendole dentro il tascone.
Ehi, sto già abbastanza stretta, qui dentro!
«Tu pensi di poter stare tutto il tempo in quel modo, con le mani in tasca?» chiese Matt, dubbioso.
«Certamente!» rise Jimmy. Oddio, trema tutto, ho già il mal di mare!
«Ma… sei sicuro che Pinkly abbia abbastanza aria, lì dentro?» era la voce di Brian, piuttosto preoccupata. Almeno uno pensava alle mie condizioni, cavolo!
«Starà benone!»
Questo lo dici tu, spilungone…!
«Andiamo, ora, Jhonny sta peggiorando visibilmente» così dicendo, Matt scese dalla macchina, da me e Jimmy e da Zacky e Brian che tentavano di sorreggere un moribondo Seward. Il bassista aveva gli occhi cerchiati di nero, sudava, il viso era pallidissimo e biascicava qualcosa senza senso.
«Pinkly, tieni la testa dentro o ci farai scoprire prima del tempo!» mi rimproverò Jimmy, spingendo la mia graziosa testolina dentro la tasca della felpa. Ehi, vacci piano! È stato tuo, il piano, non te la prendere con me, sono solo una povera vittima!
Riuscivo a vedere solo poche ombre indistinte attraverso il tessuto nero della felpa di Zacky. Riuscii a vedere le porte scorrevoli dell’ospedale aprirsi al nostro passaggio e fui subito colpita dal fetore di disinfettante e di malattie. Oddio, questo non l’avevo considerato! Stavo entrando in un ospedale, ovvero uno dei posti più contaminati di germi e virus al mondo! Ti prego, Signore, facci uscire presto da questo posto, non voglio contrarre la peste o chissà quale altra malattia!
I ragazzi si recarono verso il triage per la registrazione.
«Salve!- disse Matt, rivolto all’infermiera di turno -Il nostro amico sta molto male, non sappiamo cosa gli sia preso»
«Tsk, certo che lo sappiamo!- sbottò Brian, continuando a sorreggere Johnny -L’idiota qui presente si è addormentato con la testa fuori dal finestrino e i capelli ancora fradici!»
Vidi l’infermiera, una tizia bassa e robusta, guardarci uno per uno, con un sopracciglio sollevato. Si soffermò qualche secondo in più su me e Jimmy e, proprio quando temetti che ci avrebbe scoperti, spostò lo sguardo su Johnny.
«Codice verde. Prego, datemi i dati personali e dell’assistenza sanitaria del paziente» disse, con voce atona.
I ragazzi si guardarono, confusi.
«Ehm… si, certamente! Dove lo avrà lasciato il portafoglio?» sbottò Zacky, cercando tra le tasche del bassista. Finalmente, estrasse il portafoglio di cuoio nero dalla tasca posteriore destra dei pantaloni di Johnny, consegnando la carta d’identità. L’infermiera storse la bocca.
«Vedo che è ancora minorenne… ho bisogno del consenso dei genitori»
Cosa?!
Anche i ragazzi spalancarono le bocche.
«Vede, gentile signora…»
«Dottoressa» sputò acida quella.
Dottoressa? Ma non era un’infermiera?!
«Dottoressa- continuò Matt -noi veniamo da Huntington Beach e siamo qui per motivi di lavoro. Siamo già molto in ritardo dunque, la prego, gli dia un aspirina e non ne parliamo più!»
«Senti, ragazzino, dal momento in cui avete varcato quella porta il mio dovere professionale mi impone di prestare quantomeno la minima assistenza sanitaria al suo amico. Si fidi, vi lascerei molto volentieri andare a morire in un qualche sperduto marciapiede della città, ma sarei penalmente perseguibile, per cui adesso chiamerò i genitori del minorenne, informandoli dell’accaduto e chiedendo loro di recarsi il più in fretta possibile qui in ospedale. Tutto chiaro?»
«Cerchiamo di essere ragionevoli- intervenne Zacky -ci deve pur essere una soluzione, no? Non potrebbe mettersi in contatto con i suoi genitori telefonicamente e farsi mandare i documenti via fax?»
L’infermiera soppesò l’opportunità.
«Potrei, sì… ma perché dovrei farlo?» ghignò.
«Perché non vuole certo che dei tipi loschi come noi si aggirino per chi sa quanto tempo all’interno del suo ospedale, no? La responsabilità sarebbe tutta sulle sue spalle, poverina!» fece Brian, fingendosi dispiaciuto.
«Mi sta minacciando, per caso?»
«Oh no, al contrario, voglio solo aiutarla. Allora?»
L’infermiera sbuffò.
«E va bene, prima mi libero di voi meglio sarà per tutti!»
Così dicendo, cominciò a trafficare con la strumentazione sul bancone per circa un quarto d’ora.
«Signor Seward, può salire al reparto di medicina generale!»
Un infermiere portò una sedia a rotelle sulla quale misero il povero Johnny, sempre più debole e farneticante. Facemmo per seguirlo, ma fummo fermati dall’infermiera.
«Mi dispiace- disse, per niente dispiaciuta -ma solo uno di voi può accompagnarlo in reparto»
«Cosa?! Ma noi siamo un gruppo!- esclamò Jimmy con veemenza -Siamo cazzo e culo, pappa e ciccia, Pippo e Pluto, insomma, non potete separarci!»
«Ma davvero? Vuole che chiami la sicurezza?» sbottò l’infermiera, irritata.
«Ok, non c’è bisogno di scaldarsi tanto… andrò io, con lui» disse Matt, facendosi avanti.
«Bene. Voi potete accomodarvi qui, signori» dicendo questo, se ne tornò alle sue scartoffie.
Caspita, che modi! Ho capito che Matt, Zacky Brian e Jimmy non erano certo le persone più adorabili sulla terra, ma non c’era bisogno di trattarli a quel modo! Se solo potessi uscire da qua dentro…!
Passarono i minuti, seduti sulle seggiole di ferro della sala d’attesa. Segni di impazienza cominciavano a farsi sempre più evidenti sui volti dei ragazzi, fin quando Brian non ne poté davvero più.
«Ascoltate, io andrò da quei due, in un modo o nell’altro. Se volete, seguitemi!» dicendo questo si alzò, recandosi verso la porta da cui erano scomparsi Matt e Johnny.
«Dove crede di andare?» chiese l’infermiera.
«Al cesso, problemi?» disse, secco.
Quella sbuffò.
«Non metterci troppo»
«Vado anche io con lui!» disse Zacky, squagliandosela assieme a Brian.
Bene bene, Jimmy, siamo rimasti in due! Adesso che facciamo?
«Cavolo- borbottò Jimmy tra sé e sé (esattamente, quando era stressato parlava da solo!) -che faccio? Non posso restare qui, potrebbero scoprire Pinkly… e poi voglio andare dal nano; ma non pososo certo usare la scusa del bagno anche io, sembrerebbe sospetto! Pensa, Jimmy, ragiona… ci sono!- urlò, scattando in piedi come una molla.
Caspita! Devi proprio fare il folle anche qui, in ospedale?!
«Sta bene?» chiese l’infermiera. Vidi chiaramente (o quasi) l’espressione sconvolta nel suo viso.
«S’, certo, benone!» rise Jimmy, avviandosi tranquillamente verso la famigerata porta.
«Aspetti un attimo!» l’infermiera uscì dal bancone, dirigendosi verso di noi e fissando attentamente gli occhi su… di me. Oddio, siamo fritti, fregati! Ci ha scoperti!
«Qualche problema?» chiese Jimmy, cercando di ostentare tranquillità. In realtà la voce tremava visibilmente.
«Lei ha il ventre molto gonfio… sicuro di stare bene?»
«Beh, ecco, io in realtà…» iniziò.
Ti prego, dì qualcosa di plausibile, di ragionevole, ti supplico!
«…sono incinto»
Porca. Paletta.
Siamo fottuti!
L’infermiera strabuzzò gli occhi.
«Cioè, non nel senso pratico del termine, ma… gravidanza isterica, sa? Sono già in cura da un analista»
«Io… ma…- balbettò l’infermiera -e quella coda bianca che esce dalla tasca?»
Pinkly ferma, Pinkly immobile, Pinkly…
«Ecco quella… quella è la coda del… peluche del bambino, sì! Lo porto sempre con me, sa, come portafortuna. Tutti sintomi, esatto, come il desiderio di volere un bimbo, ventre gonfio e… voglie. A proposito, ho proprio voglia di una merendina, sì! Con cioccolato, noccioline e tante calorie. Credo che andrò a prenderne una dal distributore… è in questo corridoio, vero? Con permesso!»
Detto questo, infilò la porta più velocemente che poté, sfuggendo all’infermiera, troppo allibita persino per intervenire.
«Beh, ha funzionato… non credi, Pinkly?» chiese, dandomi un leggero buffetto attraverso il tessuto della felpa.
Certo, come no, ha funzionato… dì grazie se non ci spedisce dritti filati in psichiatria!
«La gravidanza isterica esiste davvero, sai? Certo, solitamente colpisce le donne in menopausa, soprattutto se non hanno mai avuto figli, ma le anomalie esistono anche in medicina, no?»
Guarda, sei così istruito che mi chiedo come mai non ti abbiano mai dato una laurea ad honorem causa! Mi stavi facendo venire un infarto, altro che gravidanza isterica!
Vagammo per i corridoi infiniti e sempre uguali dell’ospedale, cercando di evitare per quanto possibili medici e infermieri. Dopo un lungo girovagare, riuscimmo finalmente a entrare nel reparto di medicina generale.
«Dove cavolo è… vediamo» borbottò Jimmy, affacciandosi nelle varie stanze, borbottando di tanto in tanto uno “scusate” ai pazienti infastiditi.
Attraverso uno spiraglio della tasca, riuscii a vedere un tizio con la cresta, su un letto, circondato da tre individui tatuati… erano loro, senza dubbio! Jimmy, li ho trovati!
«Non li troverò mai!» piagnucolò quello.
Dannazione, guarda a sinistra! Oh, e va bene! Gli diedi un forte morso alla mano infilata con me nel tascone.
«Ahia!- urlò -Pinkly, ma sei impazzita?! Io… oh, eccoli!» esclamò, fiondandosi in camera. Finalmente!
«Ce ne hai messo di tempo!» sbuffò Zacky, seduto ai piedi del letto di Johnny. Il ragazzo era molto migliorato, quantomeno era lucido ed era in grado di stare seduto da solo.
«Jimmy, sapevo che saresti venuto a trovarmi anche tu!» disse Johnny, con gli occhi lucidi dalla commozione.
«Già, e non sono solo! Puoi uscire per un po’, piccola!»
Se lo dici tu… ho proprio bisogno di una bocccata d’aria fresca!
Uscii la testa dal tascone. Aria, benedetta aria!
«Pinkly!- esclamò Johnny -Ma… può entrare, lei, in un ospedale?»
«Certo che no!» sbottò Zacky, ma nessuno lo ascoltò, limitandosi a fare spallucce con aria strafottente.
«Chi se ne frega- disse Matt -ormai è qui dentro, no? Non fasciamoci troppo la testa! Anziché preoccuparti per queste cose inutili, pensa a guarire il più in fretta possibile, nano. Se perdiamo il contratto per colpa tua giuro che ti farò pentire di non essere morto per gli effetti collaterali degli antibiotici!»
Che effetti collaterali potevano mai avere, degli antibiotici?! Al massimo ti beccavi l’orticaria! Oppure no…?
«Guarda che nemmeno a me piace essere malato, Matt, cosa credi?» si offese lui, mettendo il broncio.
«Andiamo, ragazzi, guardiamo il lato positivo della situazione!- intervenne Brian -Là fuori ho visto un’infermiera davvero niente male» sghignazzò, dando di gomito a Jimmy.
«Sempre il solito!- sbuffò Zacky -Ti avverto: se è bionda è mia!»
«No, non è bionda! È una bella morona con due tette…» iniziò, mimando con entrambe le mani delle immaginarie protuberanze sul proprio petto.
«Ok, basta così!- disse Matt -Ti ricordo che stai ancora con la gemella della mia ragazza!»
Brian sbuffò.
«Già… è vero. Scusa» fece lui, con aria mortificata. Sapevo già per certo che quel pentimento non sarebbe durato molto a lungo…!
«Vado a informarmi con qualcuno per quanto tempo ancora il nano dovrà stare qui dentro» disse Zacky, uscendo dalla stanza.
«Ehi- bisbigliò Brian, accertandosi che Zacky fosse uscito -in realtà quell’infermiera era bionda, ma non ditelo a Zacky, lui ha la fissa per le donne modello Barbie!»
I ragazzi alzarono gli occhi al tetto, della serie “non cambierà mai”!
Poco dopo Zacky tornò in compagnia di un dottore. Jimmy, con un agile scatto, si affrettò a rimettermi nel tascone. Per quel poco che riuscii a vedere, quel tizio in camice aveva ben poco a che fare con la bella biondona di Brian: era alto, con capelli ricci corti e brizzolati, severi occhi scuri dietro un paio di grosse lenti a fondo di bottiglia. Forse era per la sua grave miopia che, fortunatamente, non era riuscito a notarmi in quell’istante.
«E voi che ci fate qui?» chiese, con voce rauca.
«Ecco, noi… siamo gli amici di Johnny, cioè, del paziente!» sorrise Matt, come se la cosa non fosse già abbastanza ovvia.
«Ma davvero? Guardi, avevo quasi creduto che lei fosse la madre del paziente!» disse il dottore, con un lieve sorriso sulle labbra. Tutti scoppiarono a ridere. Beh, in fondo non era tanto severo come sembrava!
«Te la sei cercata, Matt!» sghignazzò Brian; Matt, per tutta risposta, gli fece un gestaccio.
«Quello che intendevo dire è che voi non potreste stare nella stanza del vostro amico, e… oh, al diavolo! Ormai siete qui, inutile farsi inacidire il sangue! E poi siete di dimissioni, per vostra fortuna»
«Davvero?» chiesero in coro, speranzosi.
«Il respiro del vostro amico ci aveva preoccupati non poco, ma dalle lastre risulta che i bronchi sono liberi. La febbre sta scendendo, i valori sono nella norma. È tutto a posto, a parte un piccolo dettaglio che, in futuro, potrebbe rivelarsi preoccupante»
«Cioè?» chiese Johnny, preoccupato.
«Quanto alcol assume lei in un giorno, signor Seward?»
Riuscii a distinguere nitidamente il sospiro di Johnny.
«Abbastanza»
Il dottore borbottò qualcosa tra sé e sé.
«Se posso parlarvi come un padre, ragazzi, vi consiglio vivamente di cercare di migliorare il vostro stile di vita. Ne potreste risentire, in futuro»
«Ma noi siamo delle rockstar, non possiamo certo mangiare verdure bollite e svegliarci alle cinque per andare a fare jogging al parco!» disse Jimmy, quasi risentito.
«Rockstar? Oh scusate, dimenticavo che voi adolescenti credete di essere immortali… beata gioventù! Ah, le parole di questo vecchio vi torneranno in mente, un domani!»
Attraverso la stoffa della felpa, riuscii a vedere i ragazzi toccarsi le parti basse con non poca discrezione.
«Grazie per i consigli, dottore- disse Brian -li terremo sicuramente a mente!»
«Me lo auguro! D’accordo, vado a finire di compilare il foglio di dimissioni, un’infermiera ve lo porterà presto in camera» detto questo, uscì dalla stanza. Nel momento in cui la porta si chiuse alle spalle del dottore, uscii la testa dal tascone. Aria!
«Caspita, simpatico, ma… che uccellaccio del malaugurio!»
«È un dottore, Jimmy, che ti aspettavi? Doveva farle per forza, le sue raccomandazioni!» fece Matt, con espressione ovvia.
«Beh, speriamo che almeno l’infermiera delle dimissioni sia quella bionda che…»
«Bionda? Avevi detto mora!» esplose Zacky, offeso.
«Diamine!»
Nel frattempo, Johnny si era alzato e vestito, raccogliendo le sue poche cose e le medicine lasciate per lui sul comodino.
«Aspirina, paracetamolo, occorrente per aerosol, sciroppo… direi che ho tutto!»
Improvvisamente, la porta si spalancò, rivelando la grassa infermiera della hall con in mano un foglio, presumibilmente quello di dimissioni. Cercai di nascondermi, ma fu troppo tardi: i suoi occhi su puntarono su me e Jimmy con espressione inorridita.
«Ehm, salve!- fece il ragazzo, avvicinandosi a lei -Questo è nostro, vero? Grazie, scusi il disturbo, leviamo le tende!» disse, strappandole il foglio di mano.
«Via!» urlò Brian, fiondandosi fuori dalla stanza, seguito da me e Jimmy e dagli altri.
«Brutti delinquenti di strada, fermatevi! Fermateli!» sentimmo urlare l’infermiera, ancora nella stanza.
Uscimmo di filata dall’ospedale, scaraventando quasi giù le porte automatiche dell’ingresso.
Salimmo in macchina, Matt mise subito in moto sgommando, allontanandosi il più possibile da lì.
«Perfetto!- disse, con il fiatone -Adesso, destinazione casa discografica!» disse, mettendo il turbo.
Perfetto? Cosa c’era di perfetto in quella situazione?! Mi infilai nuovamente nella borsa frigo.
Bah, quei cinque erano un caso perso, meglio rassegnarsi: chissà quante altre disavventure mi avrebbero fatto passare…!
Però, suvvia: quanti cani possono dire di aver fatto un tour in un ospedale?






Nda

Ssssaaaaaalveeee!

Non aggiorno da così tanto tempo che non ricordavo quasi come fare... appena mi si è aperta la pagina dell'aggiornamento ho pensato "Embé, com'era?!" xD
Vi sono mancata? No? Forse? Voi molto, e vi giuro che non è una captatio benevolentiae... una ruffianata, parlando per come si mangia!
Per citare l'Era Glaciale,
sono morta, ma sono sopravvisuta! Quindi eccomi di nuovo qui, a sfoggiare un po' di sana e gratuita insanità mentale!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto: si basa su una mia esperienza recente, avendo passato una settimana in ospedale, un orribile luogo di perdizione, non lo auguro a nessuno! :s
Bien, fatemi sapere che ne dite, e scusate ancora, davvero! Pinkly per punizione mi ha riempita di morsi tutto il tempo e, ancora desso, mi ringhia contro... siamo tutti suoi umili servi!
Ahah, alla prossima!

Witch ^-^
  
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