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Autore: DK in a Madow    26/05/2014    3 recensioni
[Completa!]
...mi obbligo a guardare il cielo ormai buio sotto il manto della notte, ricacciando indietro le lacrime che spingono tra le ciglia. Non un bagliore, nessun segno, solo un grande buco nero sopra le nostre teste.
Il cielo delle città non ha stelle.

*
- Ah sì? – chiedo, ostentando una sicurezza che non posseggo solo per non mostrarmi vile di fronte alla sua sfacciataggine – Ma tu chi sei?
Abbassa la testa, come presa alla sprovvista, le sue mani che afferrano la gonna del vestito stringendola nervosamente. Poi i suoi occhi tornano sui miei, così vivi, così irreali.
- Grace. – risponde in un soffio.
Accenno a un sorriso senza denti, le labbra serrate che danno forma ad un ghigno.
- Strano. – dico, dando un tiro alla mia sigaretta – Da come parli si direbbe il contrario.

*
Imparare a vedere con gli occhi del cuore e scoprire che la paura d'amare è grande quanto quella di morire, così forte da impazzire, ma capace di farti rinascere.
Una breve long nata quasi dal nulla e che è cresciuta tra le note di The Rain Song.
Come sempre, nessuna pretesa.
Genere: Introspettivo, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jimmy Page, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Epilogo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Australia, 17 Febbraio 1996

 

Quiete.

Non sembra vero, mentre questo freddo non accenna ad allentare la presa.

Di fronte ai miei occhi, il sole annega nell’Oceano Pacifico.

Se potessi rimanere qui, per sempre, dimenticherei chi e dove sono.

- Jimmy?

Mi volto lentamente, mani ficcate dentro i pantaloni di velluto, braccia ad arco attorno ad una pancia che prima non c’era.

Pazienza.

Guardo i suoi occhi. Un tempo brillavano di vita, forse per via di quei capelli che sembravano rubare la luce al sole. Nemmeno il sorriso è così smagliante come un tempo. Sono cose andate perse un’estate di tanti anni fa, quando il destino ha iniziato ad accanirsi su di lui. Sotto quella specie di caftano, anche lui ha una pancia che prima non c’era e il cuore ferito di un leone.

- Sei pronto? – chiede gentilmente, una mano che sposta i capelli indietro e un rubino che brilla sotto una delle sue dita.

Annuisco, m’inumidisco le labbra. Avrei bisogno di fumare, ma mi trattengo.

Prima o poi smetto, lo giuro.

Come sempre, vero Jim?

Scuoto la testa, sospiro pesantemente, cercando di scacciare via quella voce che troppe volte mi ha ricordato ogni singola disgrazia.

Sta zitta.

 

 

*

 

 

Improvvisamente, l’ansia.

Mi prende di più quando sono sotto il palco, da spettatore. Mi succede ogni volta, eppure non mi ci abituo. Mi guardo nervosamente attorno, attraversando con gli occhi gli angoli del teatro.

- Sarà sensazionale, lo sento! – dice Robert, dando un tiro alla sua sigaretta. Così, senza chiedergli nemmeno il permesso, infilo una mano nella tasca del suo caftano, afferrando il pacchetto di sigarette.

- Volevi smettere. – dice, freddo.

- Ho sempre voluto tante cose. – controbatto, ficcandomi una sigaretta tra le labbra e accendendola – Alcune non le ho avute mai.

- Tipo la coerenza e la forza di volontà?

- Sei in vena di rimproveri stasera? – sussurro, mentre altri spettatori come noi iniziano a guardarci con curiosità.

- Scusami. – fa, dandomi una pacca sulla spalla - È che …

È che non sei più tu Robert.

- Tranquillo! – gli sorrido - È tutto ok!

- Già. – sospira.

- E comunque sono sicuro che sarà impressionante. – continuo, osservando il palco ad occhi stretti - È da mesi che ascolto il suo album e ancora mi chiedo da quale pianeta arrivi un ragazzo così.

Sospiro, pensando per l’ennesima volta al giorno in cui, spulciando per caso l’ennesimo negozio di dischi a Londra, m’imbattei in un titolo particolare e un volto, stampato sul cartone del vinile, così affilato, le labbra disegnate e un microfono anni Cinquanta.

Il titolo era Grace.

Lui, Jeff.

Una risata lieve, comprensiva, proprio al mio fianco. Robert.

- Che c’è? – chiedo, accennando una risata – Perché ridi.

Non risponde subito. Aggrotta la fronte osservando il palco, aspirando piano dalla sua sigaretta fino a ritirare le guance. Poi butta fuori un filo sottile di fumo, tornando a guardarmi.

- Viene dal tuo stesso pianeta, Jim. – dice serio, ma senza rimprovero. Piuttosto con devozione – Era da tempo che non notavi un cantante. – aggiunge poi, rivolgendomi un sorrisetto impertinente.

- Idiota! – rido, dandogli un pugno sul braccio, per poi incrociare le braccia, voltandomi a guardare di nuovo il palco.

Le luci si abbassano, un silenzio irreale intorno a noi.

Poi, un faro si accende su un ragazzo magro, lo sguardo perso altrove, la voce di un angelo e le mani impazzite.

Inizia a cantare, incendiando l’aria attorno a noi.

Ai suoi piedi, una rosa bianca.

 

 

*

 

 

- Jeff?

Non si volta, probabilmente non mi ha sentito.

- Sì? – fa, senza smettere di armeggiare con la sua chitarra, riponendola nella custodia e continuando a darmi le spalle. Il resto della band, raccolta attorno a lui, mi guarda come se non credesse ai propri occhi.

- Posso rubarti un secondo?

Con uno scatto chiude la custodia.

- Un attimo sol … - si solleva sulle gambe, si volta verso di me - … tanto. – i suoi occhi si spalancano, allargando a dismisura le sue occhiaie, mentre una ciocca ribelle ricade sul suo naso. Potrebbe essere mio figlio, ma non solo per un fattore cronologico. Più lo guardo, più mi concentro sui suoi occhi, più sento qualcosa attrarmi verso di lui, come se mi stessi guardando allo specchio trovandoci dentro il riflesso della mia anima e non del mio corpo.

- Oh, Cristo! – fa, buttandosi le mani tra i capelli e mordendosi il labbro inferiore, le sue guance che si fanno di porpora.

- Vieni qui, Jeff! – faccio, aprendo le braccia – Sei stato … sublime! – gli dico, mentre si avvicina, ancora incredulo. Quando poi finalmente le nostre braccia si intrecciano, i nostri petti iniziano una danza scoordinata, i nostri volti che si bagnano, i singhiozzi che rompono il silenzio.

Non piangevo da tempo e mi ritrovo a farlo per un ragazzo che, con un semplice titolo, mi ha ricordato me stesso, mi ha fatto tornare alla mente il periodo peggiore della mia vita, riportando in una canzone il nome di colei che quasi era riuscita ad aprirmi gli occhi.

Grace. Il nome di tutti i miei rimpianti, la firma di tutte le mie colpe.

- Grazie Jeff! – sussurro al suo orecchio.

- Ancora non ci credo! – singhiozza, stringendomi ancora di più.

- È tutto vero Jeff. – gli dico.

Poi, il mio sguardo si perde sulla porta del backstage aperta sul palco. In prima fila, di spalle, una ragazza bionda. Vestito a fiori.

Jeff sta ancora singhiozzando.

Chiudo gli occhi, lo stringo più forte.

Riapro gli occhi.

Sparita, come un’allucinazione.

- Non può essere vero. – sussurra Jeff, staccandosi, tornando a guardarmi negli occhi.

- Lo è. – gli faccio, dandogli una pacca sul braccio. Sospiro, un sapore amaro in bocca.

È tutto vero, Jeff.

 

 

*

 

 

Memphis, 4 Giugno 1997

 

Impigliato tra i rami di un albero, gonfio dell’acqua sozza del Mississippi.

Non sembrava vero, eppure lo era.

Keith maledì la polizia arrivata troppo tardi, poi maledì se stesso per non avergli aperto gli occhi qualche notte prima, quando Jeff gli disse: “Fermati, voglio fare un bagno!”

Era la notte del 29 Maggio 1997.

Jeff Buckley moriva annegando tra le acque sozze del Mississippi.

Mentre entrava in acqua, cantava.

Una delle sue canzoni preferite.

 

 

 

Whole Lotta Love.
















Fine





Ogni capitolo (o quasi), la sua canzone ...

Mumford and Sons – After The Storm
Led Zeppelin - Houses Of Holy
Jeff Buckley - Grace
Jeff Buckley - So Real
Led Zeppelin - In The Light
Led Zeppelin - Fool In The Rain
Jeff Buckley - Lilac Wine
Ella Fitzgherald & Louis Armstrong - Stars Fells On Alabama
Led Zeppelin - The Rain Song
Jeff Buckley - Last Goodbye












Angolo della pazza:
Eccoci! ç__ç
Ok, è finita, bene o male.
Decidetelo voi, io ho fatto del mio meglio.
L'episodio riportato nell'epilogo è vero, ma non sono sicura sia successo in Australia, visto che Jimmy è andato più volte a vedere Jeff dal vivo.
A voi la parola, in ogni caso.
Io ho fatto un tentativo con questa storia. Spero sia andato bene. ^^
Ok, partiamo con i ringraziamenti!
Ringrazio Zelda. CaVa, hai letto questa storia con i miei occhi. Non ho altro da aggiungere, solo un grazie enorme.
Ringrazio Idra, Giorgia e Lucia. La storia è andata avanti anche grazie a voi ragazze. Spero leggerete questo straccetto di ringraziamento.
Ringrazio chi ha letto, preferito e anche chi non se l'è filata di pezza.
Ringrazio Ire (non rompere il cazzo in chat! ♥). Grazie sempre a te! Sei stata la promotrice di questa storia e ti ringrazierò sempre. Mi sostieni anche nelle peggiori delle mie idee, sei una favolosa compagna di scrittura. Grazie un mondo. E recupera presto la tua voglia di scrivere. Chi ti adora come autrice, io soprattutto, ha bisogno delle tue parole. ♥ Ti voglio bene.
Alla prossima,
Franny

   
 
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