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Autore: Lux_daisy    26/05/2014    7 recensioni
Dal capitolo 3:
-- Sei fastidioso, feccia. Ti conosco a malapena e già mi verrebbe voglia di massacrarti fino a farti urlare pietà, perciò ti avverto: non continuare a provocarmi --. La sua voce si era ridotta a un sussurro: si insinuò nella pelle di Squalo, strisciando come un serpente e scavò fino a raggiungere la carne e i muscoli e le ossa per poi incidersi nell’anima e mozzargli il respiro. Squalo sgranò gli occhi e per la prima volta in vita sua si accorse di provare paura di fronte a un avversario.
In una prestigiosa Accademia si incrociano le vite di due ragazzi dal passato difficile. Xanxus e Squalo si odiano e si scontrano, si respingono e si attraggono, come le falena di fronte alle fiamme, senza capire quant'è grande il pericolo di bruciarsi.
Genere: Azione, Drammatico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Dino Cavallone, Superbi Squalo, Xanxus
Note: AU, Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciaossu a tutti! ^^ prima di lasciarvi alla lettura vi linko le due canzoni che ho ascoltato ripetutamente mentre scrivevo questo capitolo <3 mi hanno ispirato non tanto per le parole quanto per la musica in sè che ho trovato bellissima <3 quindi, se vi va, leggete questo cap con queste canzoni in sottofondo ;)
buona lettura (e buon ascolto)
https://www.youtube.com/watch?v=Y72_b3iMyoQ

https://www.youtube.com/watch?v=m84s8yKkyPw




Per sempre




Quel  mercoledì di Marzo un pallido sole riscaldava la fredda aria mattutina. Accanto a Squalo, Dino osservava la bara di Xanxus che veniva sistemata nella cappella della famiglia Vongola.
Il Nono aveva il viso stravolto dal dolore e a Dino sembrò immensamente fragile, come se fosse sul punto di spezzarsi da un momento all’altro. Vicini a lui, il suo braccio destro e i familiari più stretti; dietro, i membri della Famiglia: tutti se ne stavano in silenzio, gli occhi bassi e le mani congiunte.
Il biondo lanciò un’occhiata alla sua destra: immobile, Squalo aveva lo sguardo fisso sulla cappella, il volto rigido e severo, così come le spalle e il resto del corpo. Gli altri Varia erano a pochi passi: Levi e Lussuria che avevano pianto, Viper con un’espressione triste e sofferta e Belphegor con la bocca ridotta a una linea sottile, i pugni stretti lungo i fianchi.

Dino spostò lo sguardo su suo padre, sul cui volto si potevano ancora vedere l’incredulità e il senso di colpa per l’accaduto. Come Preside, si riteneva responsabile di ciò che un suo insegnante aveva fatto e si incolpava per non aver visto, non aver capito, non aver neanche sospettato che un uomo serio come Verelli potesse trasformarsi in un assassino. Ovviamente nessun’altro la pensava così, ma Cavallone senior continuava a portare questo peso dentro di sé.
Tutti i professori della Galilei avevano preso parte al funerale e c’erano anche molti studenti. Sebbene Xanxus non fosse stato particolarmente amato e apprezzato, la sua morte, anzi il suo omicidio per mano di Verelli, aveva scosso e turbato l’intera scuola.
Nessuno si sarebbe mai aspettato una simile tragedia e ancora ora, a distanza di due settimane, pochi dei presenti avevano superato lo shock.

Neanche Dino riusciva a capacitarsene: se si fermava a pensare, gli sembrava un brutto sogno, un mondo irreale e irrazionale.
Da quel giorno aveva avuto l’impressione di vivere la vita assurda di qualcun altro e si era sentito costantemente inutile e impotente.
Guardò di nuovo Squalo e provò una fitta di dolore al petto che fece nascere in lui il desiderio di prenderlo per mano, di stringerlo a sé, di confortarlo. Ma da quel giorno Squalo non aveva permesso a nessuno di avvicinarsi a lui, di parlargli. Aveva urlato, sbraitato, preso a pugni pareti e distrutto oggetti per poi chiudersi in un ostinato silenzio.
 


Dino ripensò a quella sera: era stato uno di quelli che erano accorsi alla rimessa, insieme a suo padre, i Varia e alcuni professori. Ricordava ancora l’angoscia, l’incredulità, la paura agghiacciante che aveva provato alla vista dei corpi di Xanxus e Squalo stesi per terra, mentre il capannone veniva divorato dalle fiamme.
Tutto quello che successe dopo fu un susseguirsi confuso di avvenimenti a cui poté dare forma più definita solo alcuni giorni dopo.
 
 
Xanxus era morto a causa di due proiettili che gli avevano perforato un polmone e danneggiato irrimediabilmente il cuore e quando erano arrivati, i paramedici non avevano potuto fare altro che dichiararne il decesso.
Le condizioni di Squalo erano state gravi per tutta la notte: l’emorragia causata dall’amputazione della mano aveva rischiato di ucciderlo e se si era salvato, era stato solo per miracolo.
Dino era rimasto in ospedale fino all’alba: aveva pregato e pregato con tutte le forze che Squalo sopravvivesse e quando, la mattina dopo, il medico aveva annunciato che era fuori pericolo, il ragazzo aveva pianto, mentre il suo cuore si era fatto più leggero.
 
 
 
Squalo non aveva pianto quando gli avevano confermato che Xanxus era morto: l’aveva fatto nella sua stanza d’ospedale, da solo, dove nessuno poteva vederlo. Il dolore per la perdita di una mano non era minimamente paragonabile a quello per aver perso lui.
Aveva desiderato di trovarsi in un incubo e che quando si fosse svegliato, Xanxus sarebbe stato ancora là, a dargli dell’idiota, a guardarlo con i suoi occhi magnetici, a stringerlo a sé, a baciarlo e a farlo suo.
Invece per quasi quindici giorni si era risvegliato nella stessa stanza fredda e asettica e la rabbia e la frustrazione erano diventate le sue compagne.
 
 
 
 
Era stato costretto a raccontare i fatti di quella sera tante di quelle volte da provare nausea al suono della sua stessa voce, ma la sua testimonianza era stata fondamentale per la risoluzione del caso.
La mafia, però, arrivò a Verelli prima delle forze dell’ordine: l’intera famiglia Vongola e le famiglie alleate si erano mosse come un branco di lupi feroci alla ricerca di una preda e la fuga di Verelli aveva avuto vita breve.
L’uomo aveva ucciso il figlio del Nono Boss: una simile onta poteva essere lavata solo col sangue e quello di Enzo Verelli era stato versato senza pietà.
Grazie alle pressioni e al potere dei Vongola, il caso era stato chiuso molto rapidamente e si era potuto organizzare il funerale di Xanxus in tempi brevi.
 
 
 
Dino osservò la folla disperdersi: alcuni si allontanarono presto, altri rimasero al cimitero per un po’, ma fu Squalo l’ultimo ad andarsene. Lui e il padre lo aspettarono in macchina a lungo, ma mentre l’uomo si chiedeva perché il figlioccio si stesse trattenendo così tanto, Dino era ben consapevole del motivo.
Già da tempo aveva capito che Squalo era innamorato di Xanxus, anche se niente era mai stato detto esplicitamente. Lui non ne aveva avuto bisogno.
All’inizio non aveva voluto vedere, ma gli sguardi, le volte in cui Squalo rimaneva per ore in camera del moro, i succhiotti e i morsi che ogni tanto l’argenteo faticava a nascondersi, il modo in cui lui si comportava, come un satellite che viveva la sua orbita attorno al pianeta, gli avevano reso impossibile fingere di essere cieco.
Se per un po’ si era convinto che Xanxus avesse reso Squalo un suo servo, alla fine si era dovuto arrendere davanti all’evidenza: quello che c’era tra loro Squalo lo desiderava e Dino aveva realizzato che  il suo amico non si sarebbe mai allontanato dal moro di sua volontà.
Alla fine era dovuta giungere la morte per separarli.
 
 
 
 
 
Quando arrivò il giorno del diploma, Dino fu costretto ad affrontare ciò a cui aveva sempre cercato di non pensare: la separazione da Squalo.
Lui sarebbe andato a studiare Lettere in un’università privata, mentre l’argenteo avrebbe continuato gli allenamenti di spada iniziati alcuni mesi dopo la morte di Xanxus. Era stato Timoteo a presentargli Tyr, un tizio con una faccia spaventosa che si faceva chiamare l’Imperatore della Spada e che era a capo della guardia privata del Boss dei Vongola.
Nonostante la menomazione alla mano sinistra, Squalo si era allenato duramente per ben due anni, sotto la supervisione dello stesso Tyr, a cui Timoteo aveva chiesto di prendersi cura del ragazzo.
Quando Squalo avevo scoperto l’arte della spada, aveva capito di aver finalmente trovato uno scopo nella vita, qualcosa che lo spingesse ad andare avanti. Le migliori cure mediche pagate dai Vongola gli avevano consentito di riabilitarsi fin da subito, ma mentre il fisico guariva rapidamente, la mente e il cuore faticavano a riprendersi.
Ogni volta che stava fermo, i ricordi terribili di quella sera tornavano vividi e dolorosi e sentimenti come rabbia, senso di colpa, frustrazione, sofferenza e solitudine lo angosciavano e soffocavano, togliendogli il sonno, l’appetito e la voglia di vivere.
Non riusciva a darsi pace e a un certo punto si era convinto che sarebbe impazzito del tutto. Così, quando aveva iniziato ad allenarsi con Tyr e si era accorto che durante quelle ore la sua mente si spegnava e lui smetteva di pensare, di ricordare, si era aggrappato a quell’ancora di salvezza con tutte le sue forze.
E aveva continuato. Per settimane che erano diventate mesi, mesi che erano diventati anni e in quel modo aveva raggiunto la maggiore età ed era arrivato il momento di diplomarsi.
Quando aveva dovuto decidere il suo futuro, la scelta era stata semplice e immediata. Dopo averne discusso con Tyr e il Nono e aver ricevuto il loro consenso, l’aveva annunciato ai Cavallone: avrebbe continuato gli allenamenti di spada con l’Imperatore e, una volta finito, sarebbe entrato nella guardia privata dei Vongola.
Inutile dire che nessuno era stato d’accordo con questa decisione, ma Squalo era stato irremovibile e alla fine la sua famiglia adottiva era stata costretta a cedere.
 
 
 
Dino guardò Squalo salire nell’elegante auto scura inviata dai Vongola.
Erano venuti a prenderlo per portarlo alla residenza di famiglia dove si sarebbe allenato per i prossimi anni. Tre? Cinque? Dieci?
Il biondo non lo sapeva e nemmeno Tyr aveva fatto pronostici, ma aveva detto che Squalo possedeva un talento ammirevole, nonostante la mano amputata e che sarebbe diventato un eccellente guerriero.
Ma a Dino non importava nulla. Lui voleva solo che il suo amico fosse al sicuro, che non rischiasse ancora la vita. Il pensiero che un giorno avrebbe potuto ricevere una chiamata che gli diceva che Squalo era morto lo avrebbe devastato, ma anche se ne era consapevole, gli aveva sorriso, gli aveva augurato buona fortuna e l’aveva pregato di tenersi in contatto.
Dopo tutta la fatica fatta per stargli accanto negli ultimi due anni, non aveva certo intenzione di perderlo.
 
 
Dopo la morte di Xanxus, avvicinarsi di nuovo a Squalo era diventato uno sforzo costante e a tratti doloroso. Era stato respinto, insultato, cacciato via, allontanato in tutti i modi possibili, ma Dino non si era mai arreso: si era presto gli insulti, le grida, le parole dure e anche i pugni, ma niente l’aveva fermato.
 
 
<< Perché non mi lasci in pace?! Non ho bisogno di te! >> aveva sbraitato Squalo, il volto bagnato da lacrime di rabbia e sofferenza.
Sforzandosi di trattenere le sue di lacrime, Dino aveva sorriso. << Infatti sono io ad aver bisogno di te… quindi, ti prego, lasciami stare al tuo fianco >>.
L’argenteo aveva sgranato gli occhi e quando il biondo l’aveva stretto a sé in un abbraccio, non si era tirato indietro. Aveva affondato il volto nell’incavo del suo collo e aveva lasciato che l’amico calmasse i suoi singhiozzi e il suo animo.
 
 
 
 
 
I lunghi capelli argentati furono la prima cosa che Dino vide quando, dopo cinque anni, poté rincontrare Squalo.
Si era fatto più alto e slanciato e, nonostante l’abito scuro che indossava, si poteva ben notare la muscolatura sviluppata. I lineamenti si erano induriti, ma il suo volto portava ancora le tracce del ragazzino vestito di nero e borchie che aveva messo piede alla Galilei per la prima volta e Dino lo trovò bellissimo.
Come un sogno, una visione a cui i suoi occhi non riuscivano a credere.
Poi Squalo si era avvicinato e gli aveva dato una pacca sulla spalla. << Yo, Cavallone. Ne è passato di tempo >>.
L’altro dovette fare una faccia buffa, perché l’argenteo sorrise e il cuore di Dino accelerò come un’automobile di Formula 1 su un rettilineo.
Gli sembrava di non vedere quel sorriso da una vita intera e non credeva che rivederlo dopo tanto tempo gli avrebbe fatto un simile effetto.
<< Già, anche troppo. Dobbiamo recuperare >>.
 
 
 
 
 
 
Il letto accanto a lui era già freddo, come al solito.
Dino si stropicciò gli occhi e guardò la sveglia sul comodino. “Uff… le sei e mezza. Come fa ad essere in piedi a quest’ora?”. Si tirò su con uno sbadiglio e dopo essere andato in bagno, si diresse in cucina.
Seduto al tavolo con in mano una tazza di caffè, il suo ragazzo era intento a leggere il giornale. Dino gli si avvicinò, gli sollevò il mento e con un sorriso gli stampò un tenero bacio sulle labbra.
<< Buongiorno, dolcezza >> lo salutò per poi andarsi a prendere la sua dose di caffè mattutino.
<< Mhpf! Come fai ad essere così sdolcinato di prima mattina? >> si lamentò Squalo, gli occhi di nuovo sul quotidiano.
<< Perché vedere te è il modo migliore di iniziare la giornata >> gli rispose il biondo con voce allegra, << anche se non mi dispiacerebbe trovarti ancora a letto con me quando mi sveglio >>.
Squalo sbuffò e bevve un sorso dalla sua tazza. << Lo sai che non sono il tipo che rimane a poltrire a letto una volta che mi sono svegliato >>, girò la testa e gli lanciò un’occhiata eloquente, << a differenza di qualcun altro… >>.
Il biondo ridacchiò e con la tazza in mano si sedette al posto di fronte a Squalo. << Non sei per niente dolce, sai? >>.
L’argenteo inarcò un sopracciglio e scosse la testa con un sorriso. << Quella parte la lascio a te, Cavallone; sei abbastanza melenso per tutti e due >>.
Dino mise su il broncio. << Solo perché tu non le sei abbastanza >>.
Squalo fece un gesto di sufficienza con la mano. << Sì, sì, come dici tu >>, tagliò corto senza staccare gli occhi dal giornale.
L’altro bevve un sorso di caffè e sorrise; poi puntò lo sguardo su di lui e lo osservò. I capelli ancora lunghi erano legati in una coda, dalla quale sfuggivano alcuni ciuffi ribelli, gli occhi grigi era concentrati sulla lettura e i denti mordicchiavano le labbra, un gesto che Squalo faceva inconsapevolmente ma che Dino aveva sempre trovato molto sexy.
 
<< Come sta il Nono? >> gli chiese d’un tratto, ripensando alle ultime settimane.
Squalo sollevò gli occhi dal giornale e sospirò. << Sopravvive, ma è vecchio e le sue condizioni non sono più tanto buone; ormai è suo figlio Massimo a gestire quasi tutti gli affari, quindi penso che ci sarà presto la cerimonia di successione >>.
<< Capisco… quindi anche oggi tornerai tardi, suppongo >>.
<< Tyr vuole che vada con lui a controllare una situazione sospetta >>.
Dino ridacchiò e scosse la testa. << Anche se adesso sei tu a capo della guardia privata, Tyr non sembra intenzionato ad andarsene in pensione >>.
Squalo sbuffò ancora, le sopracciglia aggrottate. << Tsk, quel vecchiaccio non ne vuole sapere di lasciarmi il titolo di Imperatore della Spada, anche se l’ho battuto in uno scontro ufficiale! È peggio dell’erbaccia: non muore mai >>.
Il biondo sorrise. Sapeva che, nonostante ne parlasse in quel modo, Squalo doveva a Tyr molto più di quanto avrebbe potuto esprimerne a parole e che, in fondo, ci teneva a lui, anche se ovviamente non l’avrebbe mai ammesso.
 
<< E tu, invece? Oggi hai la riunione degli insegnanti, vero? >>.
Dino bevve dalla sua tazza e fece cenno di sì con la testa. << Già. Spero solo che le cose non vadano per le lunghe come l’ultima volta >>.
Essere un professore di Lettere alla Galilei gli piaceva molto: stare a contatto con gli studenti, plasmare le loro menti, lasciare loro qualcosa di sé e delle sue conoscenze lo rendeva orgoglioso, ma le riunioni con i colleghi proprio non le sopportava. Soprattutto perché, essendo lui figlio del Preside, non era sempre visto di buon occhio, ma Dino era molto amato dai suoi studenti e questo gli bastava. E poi sia lui che il padre avevano la coscienza pulita: Cavallone senior non avrebbe mai assunto il figlio se non fosse stato un valido insegnante, indipendentemente da tutto quello che gli altri potevano dire o pensare.
 
 
 
 
<< Squalo, io sto andando! >> disse ad alta voce, mentre si infilava la giacca all’ingresso. Non ottenendo risposta, tornò verso la camera da letto per salutare il suo ragazzo.
<< Squalo, io sto andando! >> ripeté, ma anche se l’argenteo era a pochi metri da lui, non diede segno di aver sentito. Dino lo osservò e sospirò sconsolato.
“Di nuovo…”. Nonostante fossero ormai passati dodici anni dalla morte di Xanxus, a Squalo ancora capitava di rimanere immobile, completamente estraniato dal mondo, lo sguardo perso nel vuoto. Quando cadeva in questo stato, quasi mai si accorgeva degli altri e Dino aveva ormai imparato a convincerci.
Era iniziato dopo l’incidente della rimessa, una volta superate la rabbia e la frustrazione: il biondo aveva capito fin da subito che in quei momenti Squalo pensava a Xanxus e anche quando si erano rivisti dopo cinque anni, l’argenteo non aveva mai smesso.
 
 
La gelosia provata in quei momenti, che aveva fatto sentire Dino un miserabile, gli aveva anche fatto capire quali fossero i suoi veri sentimenti per Squalo.
Quando aveva capito di amarlo, si era inizialmente tirato indietro. Aveva avuto paura. Paura di essere respinto e allontanato di nuovo, di perdere Squalo dopo averlo ritrovato dopo cinque anni in cui non si erano visti quasi mai.
Non poteva permetterselo. Ma poi i suoi sentimenti si erano fatti troppo forti per essere soppressi e aveva fatto di tutto per conquistare il suo amore. Era stata la sfida più difficile della sua vita, ma se c’era una cosa che mai gli era mancata era la testardaggine.
 
<< Non ti lascerò in pace finché non ti avrò fatto innamorare di me >>.
 
Quando Dino aveva baciato Squalo per la prima volta era stato così felice da temere di trovarsi in uno dei suoi sogni più belli, ma così non era stato.
Quando avevano fatto l’amore la prima volta, Dino aveva creduto che il cuore gli sarebbe esploso nel petto per quanto gli batteva forte.
Una parte di lui era sempre stata spaventata all’idea che, dopo Xanxus, Squalo non avrebbe più amato nessuno: sapeva quanto aveva sofferto per la sua morte e temeva che non avrebbe più permesso che qualcuno si avvicinasse a lui.
Per fortuna di entrambi, Dino sapeva come ottenere ciò che voleva.
 
 
Ormai vivevano insieme da tre anni. Seppur con difficoltà, Squalo aveva accettato l’amore di Dino ed era riuscito a ricambiarlo in qualche modo, ma…
 
 
Dino sospirò e chiuse gli occhi per un momento.
 
Non so perché tieni tanto a quella feccia, ma non c’è niente che tu possa fare o dire per cambiare le cose: lui mi appartiene e non se ne andrà mai di sua spontanea volontà”.
Nonostante tutto il tempo trascorso, gli tornarono alla mente le parole che gli aveva detto Xanxus una volta: le ricordava ancora e le ripensava sempre in quei momenti, perché sapeva che, se il moro non fosse morto, Squalo sarebbe sempre rimasto al suo fianco, indipendentemente da tutto e tutti. 
Non l’avrebbe mai lasciato. Non si sarebbe mai allontanato da lui.
E Dino non poteva fare a meno di sentirsi uno schifo quando ringraziava che Xanxus non fosse più tra di loro. Era un’emozione terribilmente egoista e meschina, ma non poteva farci niente.
Amava Squalo più di chiunque altro, più di qualsiasi altra cosa e se volerlo tutto per sé significava essere egoisti e meschini, allora lui lo era.
Avrebbe fatto di tutto pur di stare con lui, ma il moro restava ancora una presenza fissa nelle loro vite.

Dino sapeva che il suo fantasma non sarebbe mai sparito, perché una parte di Squalo avrebbe sempre amato Xanxus.

E Squalo non sarebbe mai stato del tutto suo, perché in fondo, in un modo o nell’altro, sarebbe sempre stato di Xanxus.







Ed eccoci alla fine-fine... so che a molti di voi ha sconvolto un bel po' la mia decisione di far morire Xanxus, ma spero che quest'ultimo capitolo abbia messo a posto i vostri cuori ^^ <3 probabilmente nessuno di voi si aspettava che squalo e dino sarebbero finiti insieme u.u ma devo proprio dire che come coppia mi ispira tantissimo, anche se questo finale lo definirei agrodolce <3 ma spero davvero che vi sia piaciuto! (potrei anche scrivere una one-shot sul loro innamoramento e sulla prima volta >.<)
ho cercato di essere il meno dolce-sdolcinata possibile per non finire OOC e ho dovuto sopprimere i miei stessi feels x la morte del mio solo e unico Boss..TWT
btw, ho iniziato questa storia ad agosto 2013 e non avrei mai pensato di concluderla quasi un anno dopo, eppure il tempo è passato velocissimo e ora mi ritrovo, per la prima volta, a chiudere la fic più lunga che abbia mai scritto.... ammetto di sentirmi un po' triste all'idea: questa storia ha tenuto compagnia a me come a voi e scriverla è stato bellissimo e difficile allo stesso tempo... non so se posso dire di essere maturata come scrittrice, ma forse un po' sì o almeno mi piace pensarlo u.u
non voglio ammorbarvi troppo con i miei pensieri finali, ma una cosa importante la devo dire: GRAZIE! a tutti voi <3 voi che avete letto, che avete messo la storia tra seguite/preferite/ricordate, che mi avete lasciato alcuni commenti, ma soprattutto, il mio grazie più grande è rivolto a musa07, Kyoite e SweetHell <3 <3 <3 voi ragazze mi sostenete da tanto tempo e senza le vostre parole non sarei di sicuro arrivata fin qua *__* se amo questo fandom di reborn è anche grazie a voi, perciò vi ringrazio infinitamente <3  *scende lacrimuccia*
ok, ora che mi sento anch'io in modalità agrodolce, concludo invitandovi a lasciarmi un commento finale *_* è molto importante per me sapere cosa ne pensate di questo finale e se la mia storia vi ha lasciato qualcosa, quindi anche solo 2 parole mi farebbero molto felice ^^
se riuscirò ad uscire viva dagli esami, ci rivedremo quest'estate, spero :3 nn vi libererete di me! un bacione e alla prossima


 
  
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