Storie originali > Introspettivo
Segui la storia  |       
Autore: Jenni Skeletron    27/05/2014    1 recensioni
Un ragazzo senza passato. I suoi ricordi sono stati consumati nell'incendio che gli ha portato via tutto, o quasi.
In fondo non e` poi solo come crede...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sentivo l’intenso odore del fumo nelle narici e riuscii con uno sforzo disumano ad aprire le palpebre.
Tutto ciò che vedevo erano i mobili divorati dalle fiamme accompagnati dal cigolio del tetto.
Dovevo uscire da quella trappola infernale, ma non riuscivo a muovere le gambe.
Ero ancora sdraiato sulle assi del parquet cercando in tutti i modi di liberarmi quando le fiamme cominciarono a lambirmi i piedi.

“Sei proprio patetico.”

-Chi diavolo sei?
Ero terrorizzato e quella voce non mi aiutava affatto. Così vicina eppure così lontana, continuava a tormentarmi puntandomi addosso quegli occhi di pietra.
Sapevo che mi stesse osservando, impassibile, nell’attesa che facessi qualcosa, eppure, per quanto mi affannassi nella sua ricerca non rimaneva  che un’ombra nella mia testa.

Finalmente riuscii a spostare la credenza che mi era crollata addosso. Riuscivo a vedere l’osso attraverso il taglio provocato da un vetro, ma se volevo vivere dovevo ignorarlo.
Il femore doveva essersi rotto e tutto ciò che mi rimaneva da fare era strisciare.

Il mio cammino veniva tracciato da una vistosa scia di sangue ed il fumo mi annebbiava la vista costringendomi a procedere alla cieca fino a quando non mi scontrai con un fagotto o almeno quello che sembrava tale.
Mi paralizzai non appena vidi di cosa si trattasse e tutto ciò che desideravo era che fosse un brutto un brutto sogno da cui mi sarei potuto risvegliare nel giro di pochi minuti, ma a nulla valsero le mie preghiere perché quello rimase il corpo senza vita del mio fratellino.

“Avresti dovuto sentirlo mentre chiamava il tuo nome. Ahahahahah .  Era così impaurito e disperato. Mi ha fatto quasi tenerezza quando ha smesso di respirare.”

Non riuscii a trattenere un conato di vomito al suono di quelle parole ed alla risata che avevano scatenato.
Aveva gli occhi ancora spalancati, persi nel vuoto e privi della vivacità che li aveva sempre animati. L’ultima traccia della vita che gli avevano appena strappato era il suo viso rorido.
Quello sguardo di terrore era indirizzato a me ed all’ombra che stava continuando a perseguitarmi, ma sapevo che la colpa era mia, soltanto mia.
Lo strinsi forte a me nella speranza di trarne un po’ di conforto, ma non era che un corpo senza vita, un ammasso di organi incapaci di funzionare, una macchina a cui era stata staccato la spina.

“Smettila di perdere tempo ed alza il culo. Non voglio fare la fine del topo in questo buco.”

Gli abbassai le palpebre prima di lasciarlo andare completamente. Per quanto stessi soffrendo e volessi zittire quella voce per sempre feci ciò che diceva lasciando che il fuoco banchettasse con quel piccolo involucro.

“ Allora non sei poi così stupido come sembra. “

-Chiudi quella boccaccia.
Facevo fatica a parlare ed ormai avevo capito che continuare a cercare di vederlo sarebbe stato uno sforzo vano; tanto non sarebbe andato da nessuna parte.
La sua voce era troppo vicina al mio orecchio per essere fuori dalla stanza, ma se era nelle vicinanze perché non mi stava aiutando?

-Qualcuno ci aiuti, vi prego!
- Mamma…
Il mio fu poco più di un sussurro dettato dall’incredulità e dal fumo nei polmoni.
Era ancora viva e potevo sentire la sua voce provenire da dietro la porta della loro camera.
Forse sia lei che papà erano ancora vivi, forse potevo salvarli entrambi.

-Aiutateci.
Le sue grida disperate erano come coltelli, ma finché le sentivo potevo essere sicuro di avere ancora una possibilità.

“ Cosa diavolo vuoi fare?! E` spacciata, tu non puoi farci nulla.”

-Stai zitto!
Per la prima volta la sua voce era stata inclinata da una nota di preoccupazione e ne ero felice.
Ero a pochi metri dalla porta quando le richieste di soccorsi si affievolirono sotto l’effetto dei violenti colpi di tosse.
- Mamma! Mamma sto venendo da voi!

Sarei riuscito a salvarli e saremo riusciti a scappare insieme.
Purtroppo il mio sogno si infranse in una miriade di piccoli frammenti.
-Vattene! Sei solo un mostro!
Qualcosa dentro di me si spezzò.
Mi stava rifiutando, ricacciando nell’inferno senza speranze da cui ero appena uscito.
-Mamma sono io, Braight.
Il groppo che avevo in gola mi impediva di parlare. Quello che stava accadendo non aveva senso .
Doveva essere sotto shock per cacciare il proprio figlio e negare la sua esistenza o probabilmente non mi aveva riconosciuto.
-VATTENE! TU NON SEI MIO FIGLIO!

“ Sono stufo di queste stronzate “

Le urla disgustate di mia madre furono l’ultima cosa che sentii.

Al mio risveglio ero bloccato in un letto d’ospedale con gli sguardi stupefatti di tutti puntati su di me, ero sopravvissuto per miracolo.
Persi il conto degli interrogatori a cui venni sottoposto perché essendo l’unico sopravvissuto dovevo subirne le conseguenze.
Non era altro che uno degli effetti collaterali del vivere.

I miei genitori erano stati uccisi dal fumo mentre il mio fratellino era stato soffocato da un cuscino.
Sapevo che era opera sua, ma dirlo ai poliziotti sarebbe stato inutile mi avrebbe solo costretto ad ulteriori sedute psichiatriche.

Fui dimesso nel giro di pochi mesi, ma la vera scocciatura furono gli assistenti sociali.
Dissero che non avevo nessun altro al mondo che potesse prendersi cura di me e dato che avevo già passato i 18 anni nessuno mi avrebbe mai voluto adottare.

L’incasso dell’assicurazione mi premise di cambiare siccome ormai nulla mi legava a quel luogo.
Quell’incendio è tutto ciò che ricordo della mia vita precedente.





Angoletto Autori:

Jenni: eccovi la nostra nuova storia originale. Avete capito bene, ho detto proprio nostra. Sappiate che questo racconto non e` altro ch il prodotto di due menti malate. 
Arsonist: salve. Non sono bravo a parlare ed odio le domande difficili; queste cose le lascio a lei. Per ora possso solamnete dirvi che in questo raccoto infilero` ogni stranezza che mi passa per la testa. Logicamente sempre se approvata dall'altra mente malata.
Jenni: ecco bravo, mettiamo subito le cose in chiaro. Account mio, io sono il capo.
Arsonist: io sono la mente e tu sei il braccio ricordatelo, non oltrepassare mai il tuo ruolo.
Jenni: si, certo certo, hai sempre ragione tu.
Arsonist: grazie
Jenni: bene avete avuto la sfortuna di fare la nostra conoscenza. Speriamo che il capitolo sia stato di vostro gradimento. 
Arsonist: altrimenti passerete le pene dell'inferno.
Jenni: tranquilli lui e` innocuo.
Arsonist: mi chiamo Arsonist per un motivo. Si, sono malato di incemdi problemi?
Jenni: qui l'unica cosa che ha preso fuoco e` la nostra sanita` mentale.
Arsonist: e il suo linguaggio arcaico. Eccovi anche il link della pagina 
https://www.facebook.com/Reverse.Jenny.Arsonist

Al prossimo capitolo,
Jenni ed Arso <3 ( il cuoricino e` una sua idea )
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Jenni Skeletron