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Autore: grangerous    30/05/2014    3 recensioni
Seguito di Phoenix Song or, Hermione Granger and the HBP. Prima della morte di Dumbledore Hermione e Snape hanno lavorato insieme per un intero anno. Ora, invece, si trovano a dover affrontare degli incarichi molto diversi e complicati.
Genere: Angst, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley, Severus Piton | Coppie: Hermione/Severus
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VII libro alternativo
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- Questa storia fa parte della serie 'Phoenix Trilogy'
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NdT: Ultimo capitolo!! Io e silviabella siamo molto felici di essere arrivate alla fine della seconda parte. Ancora una volta ringrazio grangerous per avermi dato il permesso di tradurre la sua trilogia :)

Anne London



Capitolo 25

The Daily Prophet





Severus era ben consapevole che Poppy e Granger stavano collaborando a qualche elaborato piano per tenerlo bloccato in casa per il prossimo futuro. Eppure, visto che non aveva nessun desiderio effettivo di lasciare la casa, non si preoccupò di protestare. Anche se non l'avrebbe mai ammesso, passare del tempo con la Granger e i propri amici era l'unica cosa che voleva fare.

Sembrava avessero tenuto la sua sopravvivenza sotto silenzio – o almeno il posto in cui si trovava, visto che non c'erano state visite da parte di Rita Skeeter, nessuna folla di genitori in cerca di vendetta che lanciava mattoni contro le finestre, nessun Auror a trascinarlo ad Azkaban.

Colse la Granger a piangere solo una volta, quando pensava che lui stesse dormendo. Aveva aperto gli occhi per vederla seduta lì, china su La Gazzetta del Profeta, con le lacrime che le colavano sul viso. Non erano i violenti singhiozzi della mattina dopo la battaglia, ma lacrime gentili che cadevano incontrollate e volontarie: aveva il giornale aperto sulla lista dei morti.

Severus si era sentito imbarazzato a guardarla e aveva abbassato subito le palpebre, osservandola attraverso uno spiraglio più stretto possibile e sotto alla copertura dei capelli. Voleva confortarla, ma non riusciva a pensare a nulla se non alle frasi più sdolcinate. Invece tenne la bocca chiusa.

Per il resto del tempo, la Granger passava da un esausto e triste silenzio a un provvisorio e troppo allegro ottimismo, contrassegnato da un'attività frenetica – fare liste, mettere in ordine, preparare complicati piani per il futuro. A lui piaceva di più quando gli diceva ciò che aveva in mente – un'occorrenza piuttosto rara –, quando dormiva e la testa cadeva contro il fianco della sua vecchia poltrona malconcia, il libro o gli appunti dimenticati sul grembo. In quelle circostanze riusciva a osservarla senza interruzioni, facendo scorte di ricordi della sua vicinanza per il momento – che sarebbe giunto fin troppo presto – in cui lei avrebbe smesso di accudirlo per tornare alla sua vita.

In altri momenti portava un regolare flusso di visitatori in casa, scelti attentamente tra quelle poche persone che effettivamente gli piacevano e magistralmente distribuiti per sfiancarlo, tenerlo occupato in una conversazione, lasciarlo riposare e altrimenti dissuaderlo dal lasciare il divano. Poppy e la Granger erano frequenti bambinaie e alla Hooch sembrava fosse stato assegnato il compito di badare a lui ogni qualvolta qualcun altro fosse impegnato.

Il secondo giorno, la Granger arrivò con Jocelyn. La ragazzina aveva il braccio fasciato, ma per il resto sembrava stare bene. Era cresciuta di diversi centimetri nell'ultimo anno, notò all'improvviso, e qualcuno aveva provveduto a darle dei vestiti Babbani.

“Professor Snape!” Esclamò vedendolo, con evidente felicità.

“Cos'è successo al tuo braccio?” Chiese in risposta.

“Oh, una maledizione vagante durante la battaglia. Madama Pomfrey dice che sarà a posto in pochi giorni.” Parlò con tono irriverente, ma in un modo che evidenziava un certo nervosismo: sembrava in tutto e per tutto la tredicenne che era.

Le sopracciglia scattarono insieme per la sorpresa e la realizzazione del pericolo a cui era stata esposta lo inondò di una tardiva ansia.

“Per favore, spiegami cosa pensavi di fare partecipando a una battaglia, signorina Malfoy. Avevo l'impressione di averti mandata in Bulgaria!”

“Non mi chiami così!”

“Legalmente è il tuo nome,” Draco, Lucius e Narcissa, aveva sentito dalla Granger, erano agli arresti domiciliari. Si chiese come stesse influendo su di loro l'associazione con Jocelyn e come essa stesse colpendo lei. Non per la prima volta si pentì di aver creato quel legame.

“Non per molto,” rispose Jocelyn in modo ribelle, incrociando le braccia. “La professoressa McGonagall dice che un semplice test di paternità sarà sufficiente per annullare le loro rivendicazioni su di me. Dice che lei potrà preparare la pozione non appena starà meglio.”

“E lo farò.” Severus ricordò la promessa fatta a Lucius sulla stessa questione. Non c'è modo che possano essere imparentati, si rassicurò. Aveva inventato la storia lui stesso: i sospetti di Lucius che la storia potesse essere vera non erano altro che il frutto del desiderio di Malfoy di avere altri figli. “Ma stai evitando di rispondere alla domanda sulla battaglia.”

Jocelyn sbuffò prima di rispondere. “Beh,” iniziò, sembrando un po' sulla difensiva, “quando abbiamo avuto il messaggio dal Dumbledore's Army che la battaglia stava per cominciare, tutti quelli che volevano partecipare sono tornati. Non credo che qualcuno sia rimasto indietro, in realtà.”

“Siedi!” Ordinò Severus, indicando uno sgabello di fianco al divano. “Sarà meglio che inizi dal principio.” La sua furia verso la Vector e Krum (e anche marginalmente verso Lucius) stava montando in maniera costante, ma fece del suo meglio per mantenerla sotto controllo – non desiderava sfogare la sua rabbia su Jocelyn.

Jocelyn sedette obbediente. La Granger si allontanò in cucina, senza dubbio per preparare qualcosa per pranzo, ma lasciò la porta accostata, chiaramente per ascoltare l'intera conversazione.

“Beh, come dice lei, la Passaporta mi ha portata a Ledeno ezero e i professori Krum e Sedenova sono stati molto gentili.”

Professor Krum?

“Anche se sono stata lì solo per l'ultimo mese, sono andata a scuola con altri studenti. Il professor Krum insegnava Trasfigurazione, Difesa Contro le Arti Oscure e Incantesimi, la professoressa Sedenova insegnava Aritmanzia, Astronomia e Storia della Magia. Abbiamo anche imparato delle pozioni da un ragazzo chiamato signor Zelenogorski. Non era abbastanza vecchio per essere un insegnante, ma era davvero bravo in pozioni. A quanto pare ha imparato dal suo bisnonno.”

“Mmm.” Severus sapeva precisamente chi doveva essere il bisnonno del ragazzo. “Non mi hai ancora spiegato della battaglia.”

Jocelyn lo guardò con un'espressione molto seria.

“Eravamo tutti Sanguesporco, professore. Noi siamo dovuti scappare; molti degli altri hanno lasciato le loro famiglie indietro. Significa che tutti abbiamo preso le lezioni di Difesa molto seriamente. Spesso ci esercitavamo due volte al giorno e quando è arrivato il momento abbiamo voluto partecipare tutti.”

Quindi la Vector e Krum hanno addestrato un esercito di Nati Babbani.

“Hai la minima idea del pericolo a cui vi siete esposti?”

“Certo che lo sapevamo!” Ripose. “Alcuni di noi sono morti. Ma la professoressa Sedenova diceva che come perseguitati avevamo il diritto di combattere se lo volevamo. Non eravamo solo studenti, sa: c'erano anche genitori e altri rifugiati.”

Severus intendeva avere una discussione seria con Sedenova-Vector la prossima volta che l'avesse vista.

“Quindi credi di essere capace di combattere dopo un mese di allenamento?”

“Veramente, professore,” rispose con un sorriso luminoso, “Draco mi ha allenata per la battaglia quasi dall'inizio dell'anno.”

Severus sbatté le palpebre. Avrebbe avuto una discussione anche con Draco.



*



Dopo che Jocelyn se ne fu andata rimasero solo lui e la Granger. Sapeva che quello era il momento che lei e Poppy avevano segnato come “tranquillo riposo”, perché lei si adagiò in una poltrona e si nascose dietro a un libro. Anche se cercava di mantenere l'attenzione sul giornale, si trovò a posizionarlo in modo da poter tenere un occhio su di lei allo stesso tempo. Non riuscì a fare a meno di notare che continuava a controllare l'ora sul suo orologio. Stava pianificando di svignarsela?

“Cosa c'è Granger?” Disse dopo più o meno quindici minuti. “Ti prego, dimmi che non stai organizzando una festa a sorpresa.”

“No!” Rispose, con i bordi della bocca che si contraevano verso l'alto all'idea. “Io certamente no. Ma ho un appuntamento alle diciassette e non voglio arrivare in ritardo.”

Severus aggrottò le sopracciglia per coprire la fitta di dispiacere per il fatto che andasse via così presto.

Così, alle diciassette in punto, lei sparì per tornare solo pochi secondi dopo con un altro visitatore. Anche questo era qualcuno che voleva disperatamente vedere, ma era anche nervoso. Severus si trovò a deglutire pesantemente, nell'inutile tentativo di bagnarsi la gola.

Il suo ospite lo fissò, con una mano tenuta sul petto e un'espressione piuttosto angosciata.

“Severus,” ansimò alla fine.

“Minerva,” rispose rigido. “Mi perdonerai, spero, se non mi alzo a salutarti. Mi trovo piuttosto indisposto. ”

“Severus,” disse di nuovo lei. Muovendosi a scatti si avvicinò a lui e cadde sulle ginocchia di fianco al divano. Gli prese una mano tra le sue e se la portò al petto. “Mi dispiace,” sussurrò. Una lacrima solitaria cadde da un occhio. “Mio povero, povero ragazzo, mi dispiace. Sono stata... orribile. Davvero orribile.”

“Non dispiacerti.” Severus sentì le lacrime pizzicare anche dietro ai suoi occhi. “Onestamente, il tuo comportamento mi ha aiutato. Dopotutto, Minerva, discutere con te è uno dei veri piaceri della mia vita.”

Minerva alzò la testa per guardarlo, con gli occhi pieni di lacrime, e ansimò. Il suono era così vicino a un piccolo miagolio che lui sbatté gli occhi per la sorpresa. Proprio in quel momento lei si trasformò, balzando con agilità sul divano in forma felina. Miagolò di nuovo – con più effetto questa volta – e iniziò a impastare lo stomaco di lui.

“Dannata gatta,” affermò Severus burberamente. Con una mano allungò una mano e la passò sulla schiena di lei. Infallibilmente le sue lunghe dita trovarono quel particolare punto dietro all'orecchio che a lei piaceva tanto. In poco tempo gli si era raggomitolata in grembo, facendo le fusa.

Solo allora Severus si ricordò che la Granger era presente.

“Non fate caso a me,” disse lei imbarazzata quando lui la guardò. “Andrò a fare del tè.”



*



Diverse ore dopo, Poppy e la Hooch tornarono portando un cestino di cibo, per gentile concessione degli elfi di Hogwarts. Tutti loro – Severus, Poppy, la Hooch, Minerva e la Granger – sedettero in soggiorno e mangiarono a sazietà. Nel profondo del petto Severus sentiva una piccola gioia. Circondato dai suoi migliori amici e la Granger, e ancora vivo mentre Voldemort era morto: non riusciva ancora a comprendere la sua fortuna.

“Ora, Severus,” disse Minerva con un'infausta voce efficiente, dopo aver finalmente appoggiato il piatto sul pavimento e tamponato la bocca con il suo tovagliolo. “Spero non mi troverai presuntuosa, ma sarebbe molto molto utile per me sapere se intendi tornare il prossimo anno come preside.”

Severus quasi si strozzò con la torta di melassa. Si sforzò d'ingoiare e fare un respiro profondo prima di risponderle.

“Piuttosto mi faccio mordere dal velenoso animale domestico di un pazzo megalomane e aspetto la morte nel rifugio abbandonato di un licantropo canaglia, disse freddamente.

“Mmm,”rispose Minerva. “Quello è già successo una volta e mi sembri star bene: era un sì o un no?”

“Quello, Minerva, era un fragoroso no. Se c'è qualche possibilità che possa ancora reclamare la posizione, lascia che sia chiaro: mi dimetto.”

“Molto bene, Severus. Mi dispiace dover accettare le tue dimissioni. Ti sei comportato bene di fronte a delle circostanze difficili e se avrai bisogno di referenze ti prego di non esitare a chiedere. Spero, tuttavia, di poter avere la meglio e farti tornare a insegnare a Hogwarts. Ho bisogno sia di un professore di Pozioni che di Difesa contro le Arti Oscure. Ti considero estremamente qualificato per entrambe le posizioni e sono contenta di poterti lasciare la scelta.”

Il viso neutro di Severus non diede nessuna indicazione del subbuglio che si era scatenato interiormente. Insegnare? A Hogwarts? Dal momento in cui aveva promesso di uccidere Albus non si era azzardato a considerare la possibilità che la sua vita potesse tornare un giorno a una così piena normalità.

Ma era esattamente questa la questione: il pensiero di Albus era come una secchiata d'acqua gelida su una fiamma che bruciava di speranza.

“Non essere ridicola, Minerva. Anche ipotizzando che il mio ruolo nella guerra diventi di pubblico dominio, nessun genitore con la testa a posto manderebbe volentieri il proprio figlio a studiare nel posto in cui c'è l'uomo che ha ucciso Albus Dumbledore!”

“Sei tu a essere ridicolo, Severus,” rispose a tono la Hooch. “Ho procurato danni al cervello a un mago colpendolo con un bolide nel campionato del 1973. Non hanno avuto problemi a lasciarmi insegnare il Quidditch ai loro figli!”

Minerva placò la risposta sulle labbra di Severus con un solo palmo sollevato.

“Basta,” disse inflessibile. “La scelta dei docenti è responsabilità della o del preside del momento e ti ho offerto il posto. Per favore, fammi sapere entro una settimana quale delle due posizioni vorresti assumere: avrò bisogno di più tempo possibile per coprire l'altro posto.” Sospirò pesantemente. “In particolare dal momento che devo trovare anche un nuovo professore di Trasfigurazione e qualcuno che insegni Babbanologia.”

Con un movimento della bacchetta, Minerva mandò i piatti e i bicchieri sporchi all'interno del cesto da picnic con cui erano arrivati.

“In realtà, Severus,” aggiunse come colpita da un'idea improvvisa, “una possibilità che potresti considerare è quella d'insegnare alle classi più avanzate entrambe le materie: potremmo trovare qualcuno più giovane e con meno esperienza per insegnare ai primi anni.”

“Assolutamente no!” Esclamò Severus al solo pensiero. “Per i profani i primi anni di Pozioni potranno sembrare noiosi e ripetitivi, ma le possibilità di errore sono infinite! È particolarmente importante che ai bambini venga insegnato il metodo corretto fin dal principio!”

Minerva gli sorrise compiaciuta, come un gatto a cui è stata data della panna.

“Molto bene, Severus,” notò astutamente, “ti considero per Pozioni, allora?”

“Non ho ancora accettato nulla!”

“No, caro, no,” concordò, sempre sorridendo.

Lui la guardò accigliato. Voleva insegnare. Voleva tornare a Hogwarts. Voleva camminare per i corridoi senza pensare a dove fossero i Carrow e cosa stessero facendo. Voleva stare di fronte a un classe piena di calderoni e fermarsi dietro agli studenti che stavano per fare qualche danno e spaventarli. Voleva proteggere la Casa di Serpeverde senza dover fingere lealtà verso un pazzo che teneva in ostaggio le menti e i giochi di potere dei genitori degli studenti. Hogwarts era la sua casa e voleva tornarci.

Ma non osava credere che potesse essere veramente possibile.

“Dovrai comunque tornare almeno una volta, credo,” commentò calma Poppy. Quando lui la guardò, lei si spiegò meglio. “I Mangiamorte hanno distrutto gli Incantesimi dei Fondatori e dobbiamo rinnovarli.”

“Non pensavo potessero essere rinnovati,” osservò la Granger con gli occhi spalancati all'idea di quella possibilità.

“Beh, non è una cosa semplice, Hermione,” rispose Minerva. “Abbiamo bisogno di quattro potenti maghi o streghe, uno per ogni casa, e se i quattro non sono legati da una solida amicizia le barriere non terranno.”

Severus osservò la Granger guardare da Minerva a lui. Riusciva letteralmente a vedere il suo cervello mettere insieme i pezzi. Lei si voltò verso la Hooch.

“Tassorosso,” confermò la donna.

“Corvonero?” Chiese la Granger, voltandosi verso Poppy.

Poppy annuì.

Severus cercò di non soffermarcisi, ma le parole “solida amicizia” sembravano essersi bloccate in una ripetizione infinita nel suo cervello.



*



La Granger sparì per un non meglio specificato incontro subito dopo cena, anche se le altre rimasero a giocare a poker per diverse ore. Perciò, quando la Granger ricomparve, gioiosa e di prima mattina il giorno dopo, Severus non era del tutto preparato.

“Snape! Si svegli, è importante!”

Severus strizzò gli occhi contro la luce del mattino che lei aveva appena fatto entrare.

“A meno che tu non stia portando un doppio espresso,” grugnì, “non voglio parlare con te.”

“Fortunatamente per lei l'ho portato.”

Lui si sedette un po' più dritto e prese con entusiasmo la bevanda offerta.

“Mi hai portato l'espresso in una tazza di carta?”

“A caval donato non si guarda in bocca, Snape. Le ho anche portato il giornale.”

Glielo porse con un'eccitazione talmente mal nascosta che Severus sentì un brivido di panico nel profondo delle viscere. Con crescente trepidazione bevve l'espresso – aveva la strana sensazione di averne bisogno. Facendo sparire la tazza, prese il giornale e lo aprì.

ESCLUSIVA! Urlava il titolo, SEVERUS SNAPE: SPIA

Con un carattere leggermente più piccolo, la riga sotto diceva:

L'UOMO DI DUMBLEDORE”

Poi, con un carattere ancora più piccolo:

Reportage di Rita sulla vera storia di Severus Snape, p. 3.

La strada verso la vittoria di Harry Potter, di Rita Skeeter, p. 5.

Severus si sentiva stordito. Solo dopo un lungo momento osò alzare gli occhi verso il viso della Granger, in attesa.

“Sei tu la responsabile di questo?” Chiese. Lei sorrise in risposta.

“Assolutamente no,” mentì. “Poi magari suggerirà che una volta ho tenuto prigioniera Rita Skeeter per mesi per liberarla solo alla condizione che scriva delle storie secondo le mie istruzioni.”

Severus era sicuro di essersi perso la chiave di quella particolare battuta.

“Infatti,” rispose.

“Senta, tornerò entro poche ore, con degli ospiti. Fino ad allora, si goda il giornale!”

Con un ultimo sorriso, lei sparì. Severus fissò di nuovo il giornale tra le mani, sopraffatto. Hermione Granger – perennemente sopra la media – aveva appena fatto il suo massimo per ristabilire la sua reputazione: non aveva quasi la forza di leggere.

L'articolo di Rita conteneva le stesse assolute sciocchezze che scriveva di solito, anche se i fatti nudi e crudi erano giusti. Molto del materiale era quello che aveva messo insieme per il suo libro, anche se la sua infanzia era rappresentata sì come terribile e sfortunata, ma lo faceva apparire come se lui fosse la vittima in difficoltà, non il delinquente in divenire. Fece una smorfia quando lesse la melensa descrizione del suo duraturo e immortale amore per Lily Potter, nata Evans. Aveva ampiamente esagerato nella sezione in cui parlava del suo coraggio nel “rendersi conto degli errori sul suo cammino,” blaterato sul suo “pentimento” e messo troppa enfasi sul pericolo giornaliero della sua posizione di spia. Aveva l'impulso di attaccare l'articolo con una penna rossa anche se, a essere onesto, avrebbe dovuto segnare solo le iperboli.

Era l'intervista che in realtà lo scombussolò. In qualche modo Rita – o più precisamente, concluse, la Granger – aveva messo insieme una straordinaria lista di membri dell'Ordine, studenti e altri professori per parlare di lui. C'era persino una lettera dallo stesso Dumbledore consegnata – così affermavano – da Fawkes dopo la caduta di Voldemort.

Potter – Harry-dannato-Potter – lo aveva chiamato “l'uomo più coraggioso che abbia mai conosciuto”. Kingsley si “rifiutava di confermare” eppure “insinuava pesantemente” il conferimento di un Ordine di Merlino, Prima Classe. E la Granger, era citata per aver detto, “Non importa quanto la scelta potesse essere difficile: Severus Snape ha sempre fatto la cosa giusta.”

Severus lesse le interviste diverse volte. Sentiva il sangue nelle vene pompare di energia emozionale: mai prima si era sentito così a suo agio. Non poteva fare a meno di pensare ai genitori in tutta la Gran Bretagna magica che facevano colazione seduti a tavola, ai pendolari per strada verso il Ministero, ai suoi colleghi a Hogwarts – tutti che leggevano di Severus Snape, eroe.

Realizzò di poter insegnare a Hogwarts. Infatti, con lo straordinario racconto pubblico degli eventi, poteva finalmente essere libero dai sospetti e dall'ostilità che avevano caratterizzato ogni momento della sua vita. Le possibilità erano quasi terrificanti.

Con questo stato d'animo stranamente ottimista, girò pagina, curioso di leggere la versione “ufficiale” di Potter del suo anno in fuga. Se Rita non avesse iniziato con una descrizione per filo e per segno della resa dei conti con Lord Voldemort, il buon umore di Severus sarebbe durato un po' più a lungo. Così ogni speranza si dissolse rapidamente e al punto dell'Expelliarmus di Potter, ora leggendario, la rabbia di Severus aveva raggiunto livelli altissimi.

E non si era calmato affatto quando Hermione Granger si Materializzò nel soggiorno, tenendo per una mano Ronald Weasley e per l'altra Harry Potter.

“Sei un completo e assoluto idiota,” ringhiò a Potter, gesticolando verso La Gazzetta del Profeta, enfatizzando la sua invettiva, e facendo ruotare le gambe giù dal divano così che potesse sporgersi in avanti.

“Oops,” disse Weasley. “Ve l'avevo detto che non gli sarebbe piaciuto.”

Il viso della Granger si raggelò.

“Avete la minima idea di quello che avete fatto?” Chiese, parlando ancora direttamente verso Potter.

“L'ho – l'ho fatto per lei,” rispose Potter sulla difensiva. “Hermione ha detto che dovevamo essere sicuri che –”

“Non sto parlando dell'articolo su di me, testa di legno, sto parlando di questo!”

Girando il giornale, Severus puntò direttamente all'oltraggioso paragrafo. Granger fece un passo avanti e prese il giornale dalle sue mani. I due ragazzi si sporsero sopra alla sua spalla, con la confusione stampata in faccia. Tutti e tre sembravano ansiosi.

“Suppongo creda che l'Expelliarmus sia un segno di debolezza–”

“Harry James Potter,” sbraitò Severus, “sei sempre stato lento di comprendonio, ma questa ostentazione di lampante stupidità fa impallidire ogni precedente tentativo.” Spingendosi sul divano, Severus si alzò in piedi per la prima volta dopo diversi giorni. Oscillò leggermente, ma si sentì bene a stare in piedi. Era meraviglioso incombere sugli altri.

“Mi stai davvero dicendo che non hai idea di cosa c'è di sbagliato in questa scena?” Insistette, avvicinandosi al ragazzo. Gli occhiali di Potter, notò con irritazione, erano sbilenchi.

“Ehm, no,” rispose Potter, tentando di mostrare sicurezza.

Granger stava leggendo e rileggendo il paragrafo, chiaramente cercando in maniera disperata di risolvere il rompicapo che aveva posto.

“Quale imbecille,” chiese, pronto a segnare il punto, “dichiara di essere padrone di una bacchetta invincibile davanti a una folla in una stanza gremita?”

Potter sbiancò e spalancò gli occhi per lo shock.

“Quale idiota,” urlò Severus, chinandosi sul viso di Potter con enfasi, “fa sapere che un semplice incantesimo di disarmo è sufficiente per padroneggiare la suddetta bacchetta?”

Granger e Weasley si erano posizionati di fianco a Potter come guardie del corpo, ognuno con una mano sul suo bicipite. Il panico era evidente sui loro giovani visi.

“Quale completo e totale stupido pubblica la storia in un giornale nazionale e va a dire questo – E CITO!! – 'La bacchetta è stata riposta nuovamente al suo posto per il giusto riposo?'”

“Oh, merda,” sussurrò Harry: la sua espressione di comprensione era indistinguibile da quella di terrore.

“Capisci, vero, che chiunque voglia diventare il nuovo Signore Oscuro nel mondo verrà a bussare alla tua porta? Che ogni più piccolo malvivente tenterà un'imboscata? Che la tomba di Dumbledore sarà il bersaglio delle menti criminali più pericolose del mondo magico?”

Severus fece una pausa per respirare e fare un passo indietro.

“La tua vita potrebbe rivelarsi breve, Potter,” lo schernì, “ma alla fine non sarà noiosa.”

“S–signore?” Balbettò Potter. “Cosa dovrei fare?”

La domanda inaspettata fece sgonfiare Severus. Si sentì inaspettatamente esausto e si voltò di nuovo indietro verso il divano, senza il suo solito scatto e rigonfiamento della veste. Facendo attenzione a non collassare completamente, sprofondò nei cuscini.

“Sedete,” ordinò alla fine.

Potter appariva paralizzato dallo shock, ma la Granger lo spinse indietro nella poltrona. Weasley e la Granger si strinsero l'uno all'altro. La vista dei tre strizzati l'uno contro l'altro diede un ultimo colpetto alle fiamme morenti della rabbia di Severus.

“La prima cosa da fare,” disse, riflettendo su quanto fosse strano avere Potter che per una volta lo ascoltava, “è recuperare la bacchetta e riporla al sicuro da qualche parte. Dobbiamo anche studiare un piano per tenerti in salvo, Potter. Potrebbe servire l'aiuto degli Auror: dovrai ricostituire l'Ordine della Fenice.”

Mentre Severus finiva di parlare, ci fu un sonoro boato. L'istinto affinato dagli anni della guerra fece sì che tutti e quattro avessero subito le bacchette pronte. Con un battito di ciglia, si trovarono a puntare la bacchetta verso Fawkes che attraversò con calma la stanza.

La scena era surreale: l'enorme uccello rosso e oro sembrava completamente fuori luogo nel soggiorno tappezzato di libri di Spinner's End. Brillava così intensamente che Severus dovette strizzare gli occhi.

Albus! Pensò automaticamente, per poi maledirsi per la sua debolezza.

L'enorme apertura alare di Fawkes era scomoda nella piccola stanza e la fenice sbandò leggermente mentre scendeva in picchiata sul grembo di Severus. Alla fine del volo fece cadere qualcosa, poi si agitò avanti e indietro per atterrare su un'antenna scadente sopra al vecchio televisore. Lì, Fawkes si mise comoda, chiocciando due volte e mettendosi al lavoro per strigliarsi le piume del petto.

Dove diavolo sarà stata? Si chiese Severus.

Solo allora abbassò la testa sulla sottile striscia di legno che Fawkes aveva fatto cadere sul suo grembo: l'uccello gli aveva consegnato la Bacchetta di Sambuco.

*

*

*

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Vi lascio con una piccola nota. Dai prossimi venerdì pubblicheremo la traduzione della terza parte, “Phoenix Fire, or Hermione Granger and the Elder Wand”. Per impegni vari non posso garantirsi la cadenza settimanale, fermo restando che comunque la giornata rimane quella del venerdì. Posso anche garantirvi che non lascerò la traduzione a metà, nel caso vedeste passare un po' troppo tempo tra un capitolo e l'altro.

severus89: La parte dove Ron spiega ha fatto molto ridere anche me :-D. Agent of shield mi manca ancora da vedere...

two_writers_one_heart: se può consolarti anch'io ho scoperto delle cose traducendo che in effetti non avevo compreso bene alla prima lettura...Fa tutto un altro effetto leggerlo così, capitolo per capitolo e soffermandosi su ogni parola.

xX__Eli_Sev__Xx: siamo sempre sul 'no spoiler', quindi mi limito a ringraziarti per i complimenti ;-D.

flopi: Ron è uno dei tanti motivi per cui amo questa storia. Non mi piace quando viene descritto come un cretino che fa da spalla inutile e si lamenta soltanto. Qui ha un cervello e lo usa, senza diventare per forza di cose super-intelligente (tant'è che in effetti qualcosa è sfuggita pure a lui...)

Anne

  
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