Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Segui la storia  |       
Autore: sesshydil    10/08/2008    4 recensioni
Lei: una rinnegata, con una terribile maledizione, costretta a vivere nella notte, lontana dal sole.
Lui: un elfo, forte e coraggioso, con un gran senso dell'onore.
Possono due persone così diverse stare vicine..o addirittura amarsi?.. Con una guerra in atto, tra armi e battaglie, una storia sta x nascere..
Genere: Romantico, Triste, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Legolas, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO 5°: Il racconto di Ithilwen

 

Una torre nera si stagliava imponente contro il temporale che imperversava.

I tuoni illuminarono per un attimo la cupa scena. Non un movimento, non un ombra si scorgeva attorno alla torre, dalle spaccature nel terreno, fuoriuscivano sbuffi di fumo, unico segnale di una qualche parvenza di vita.

Un fulmine solitario illuminò per un attimo la finestra posta sul lato destra della torre. Un uomo dai lunghi capelli bianchi, un cipiglio malvagio, stava scrutando attentamente in una sfera scura, da cui provenivano riflessi rossastri. Un occhio senza palpebre circondato da fiamme comparve a increspare la superficie liscia della sfera.

Le mani tese dello stregone, dalle lunghe unghie appuntite, tremarono visibilmente.

 

< Ordigh è morto mio signore > annunciò l’uomo vestito di bianco all’occhio.

 

La rabbia provata dall’occhio fu tale da mandare lo stregone a sbattere contro il muro.

< Idiota! > la voce rimbombò per tutta la stanza, una voce terribile, carica di rabbia e disprezzo.

 

< Mio signore, l’uomo non è morto, certo, ma ci saranno altri modi, avremo altre possibilità..>

 

< Zitto! Quell’uomo deve essere eliminato! Non deve essere d’intralcio ai miei piani! E quella donna che adesso viaggia con lui.. dovete eliminare anche lei.. soprattutto lei.. ora che ha il ciondolo.. non ci sarà più modo.. proprio come successe 5.000 anni fa.. non posso permettere che viva! Uccidila! >

 

< Sarà fatto mio signore. Lasciate fare a me.. e ai miei orchetti! > rispose con un inchino lo stregone.

 

***************************

 

Morwen entrò silenziosa nella sua stanza, chiudendo dietro di se la porta senza il minimo rumore. Sospirando, si tolse il mantello e gli stivali: dalla finestra si intravedeva già il cielo colorarsi del tenue chiarore rosso che precede l’alba.

Con un sospiro, la donna chiuse gli occhi, si appoggiò al muro e si lasciò scivolare per terra.

Fu così che la trovò Eowin. Dopo aver bussato per qualche minuto e non aver ricevuto risposta, la donna aprì lentamente la porta e la vide: il volto era di un bianco pallido, i capelli cadevano scomposti sul corpo, il petto si alzava e abbassava velocemente, il respiro era affaticato. Un raggio di sole la illuminava, rendendo la scena di una inquietante bellezza. Sul fianco destro, la casacca nera era squarciata, così come le camicie che vi si trovavano sotto: il loro colore era indistinguibile però, a causa del sangue che fluiva abbondante ed aveva inzuppato il tutto, colorando con il suo colore rossastro.

Il sangue continuava a fluire, scorreva giù lungo tutto il fianco e formava una piccola pozza sul pavimento, accanto alla mano della donna.

Con un urlo, Eowin si avvicinò a Morwen, scuotendola dolcemente per farle riprendere conoscenza.

La donna aprì lievemente gli occhi, incontrando due pozzi verdi, pieni di preoccupazione.

 

< Eowin..> sussurrò a fatica.

 

< Andrà tutto bene adesso, ci sono io. > la rassicurò la fanciulla, cercando di sorriderle.

 

Aragorn e Gimli entrarono nella stanza trafelati a causa della corsa: avevano sentito il grido di Eowin e si erano precipitati.

Storcendo leggermente il naso a causa dell’odore di sangue che impregnava la stanza, si avvicinarono alle due donne.

Gimli impallidì alla vista della ferita e del sangue: sapeva che Morwen era ferita, ma lei gli aveva lasciato capire che non era una cosa grave..e invece!

Aragorn, senza una parola, si chinò e prese in braccio l’elfo, che nel frattempo era svenuto. La trasportò dolcemente verso il letto.

 

< Ha perso molto sangue! Serve un medico! Immediatamente! > disse Aragorn rivolto ad Eowin.

 

La donna rimase per un attimo ad osservare la mano di Morwen che penzolava senza vita, ricoperto di sangue, che gocciolava sul pavimento. Osservò la goccia rossa staccarsi dal dito affusolato dell’elfo e cadere lentamente per terra.

Sconvolta, si riscosse dai suoi pensieri ed uscì dalla camera di corsa, andando alla ricerca di un medico.

Aragorn la appoggiò con delicatezza sul letto, dopodiché prese a toglierle i vestiti, aiutato da Gimli, in rigoroso silenzio.

Sebbene si sentisse in qualche modo responsabile, il nano non disse niente: aveva deciso insieme a Morwen di non parlare a nessuno dello scontro alla locanda.

Aragorn osservò la ferita della donna: era profonda, ma per fortuna nessuna arteria o organo importante era stato toccato. Tutto sommato, era stata fortunata. Ma bisognava assolutamente fermare il sangue, o sarebbe morta dissanguata.

In quel momento entrò Dama Eowin seguita da un medico, carichi di bende, pomate, ago, filo, bacinelle d’acqua, lenzuoli.

 

**************

 

Morwen dischiuse gli occhi e guardò fuori dalla finestra: il sole stava per tramontare. Tentò di muoversi, ma una fitta di dolore l’attraversò bloccandole il respiro, costringendola a stare ferma.

 

< Meglio che non ti muovi! Hai perso molto sangue, è una fortuna che tu sia ancora viva! >

 

L’elfo voltò la testa e vide seduta su una sedia, accanto a lei, Eowin, che la guardava preoccupata.

 

< Non farmi mai più prendere una paura del genere! > disse la donna con sguardo di rimprovero.

 

Morwen tornò a fissare il sole tramontare senza dire una parola. Era molo stanca, e i ritorni della sera passata le tornarono di colpo alla mente.

 

< Ero entrata nella tua stanza per chiederti se intendevi scendere a mangiare quando ti ho trovata svenuta, coperta di sangue.. devi ringraziare Aragorn, Gimli e il nostro medico se sei ancora viva! > continuò lei.

 

< Aragorn e Gimli? > chiese con voce flebile Morwen.

 

< Si, Quando ti ho vista in quello stato ho urlato, e loro sono giunti immediatamente. Senza di loro, saresti stata spacciata probabilmente. Sono stati al tuo fianco fino a poco tempo fa, adesso sono scesi a parlare con Legolas che è tornato da poco. Saranno tutti felici di sapere che stai bene. >

 

Aragorn e Gimli.. le avevano salvato la vita.. chissà perché poi… le erano pure rimasti accanto..

Morwen era confusa. Che potesse davvero fidarsi di quegli uomini? Tutto faceva pensare di si..

Incredibile: per la prima volta dopo molto tempo, sentiva di avere dei compagni, un gruppo a cui appartenere, qualcuno che si preoccupasse di lei.. dava una strana sensazione.

Legolas.. ripensò nuovamente al viso dell’elfo.. perché continuava a tormentarla? Era appena tornato.. chissà dove era stato..

 

< Legolas e Gandalf sono usciti molto presto, non era ancora sorto il sole.. sono tornati da poco, e penso portassero brutte notizie.> disse Eowin pensierosa, più a se stessa che a Morwen. < Sarà meglio che vada da loro, in fondo sono la padrona di casa.. e poi tu hai bisogno di riposare. Mi raccomando non ti affaticare per nessun motivo. > Detto ciò uscì dalla stanza chiudendo la porta, lasciando finlamnete libera mOrwen di riflettere.

 

Brutte notizie.. che cosa poteva essere successo?

Probabilmente la guerra si avvicinava.. si doveva essere questo, decise l’elfo, prima di permettere alle spire del sonno di avvolgerla. Lasciandosi dolcemente cullare da esse, sprofondò nell’incoscienza.

 

*************

 

La porta si aprì delicatamente con leggero cigolio, lasciando entrare l’uomo, chiudendosi poi dietro di lui.

Con passi eleganti e leggeri, senza produrre il minimo rumore, attraversò la stanza, avvicinandosi al letto su cui si trovava una figura immobile. Il respiro lento e profondo faceva capire che essa stava dormendo.

Diede una rapida occhiata alla stanza: a parte il letto, situato poco distante dalla finestra, nella stanza si trovavano semplicemente un paio di sedie, un armadio di legno e una cassapanca, su cui erano riposti un nero e pesante mantello, una maschera argentata, una camicia bianca, una camicia a tre quarti ( ovvero arriva solo fino al gomito) viola, una casacca senza maniche nera ricamata da arabeschi bianchi e un paio di pantaloni neri. Ai piedi di essa, un paio di stivali neri di pelle leggera.

Accostati su una sedia, si trovavano invece un arco di ottima fattura, sicuramente elfico, con la rispettiva faretra piena di frecce, e un fodero ricamato  in cui era riposta una spada.

Dopo aver osservato ancora per un po’ gli oggetti, l’uomo si avvicinò al letto.

La donna era girata leggermente sul lato sinistro, per cui metà del volto era invisibile, sprofondato nel soffice cuscino.

La luce della luna la illuminava di un tenue bagliore.

Il volto era perlaceo, con tratti delicati, il naso era proporzionato e leggermente all’insù, le ciglia nere lunghe, le labbra piene e rosate, dal contorno definito. Le orecchie a punta, spuntavano dai lunghi capelli blu color del mare dalle mille sfumature. I ricci ribelli le incorniciavano delicati il viso e scendevano sulle spalle, lungo il busto, arrivando ai fianchi. Con lo sguardo, l’uomo seguì l’elegante piega del collo, arrivando poi alle spalle, ricoperte da una camicia bianca che permetteva però di intravedere il fisico snello e elegante della donna. La camicia lasciava intravedere la fasciatura che avvolgeva la vita della donna, perfettamente pulita, segno che l’emorragia si era fermata. La camicia, stretta sui fianchi da una cordicella, terminava poi a metà coscia, lasciando così intravedere le gambe lunghe e affusolate della donna, sebbene fossero in parte nascoste alla vista grazie ad una coperta, su cui poggiava una mano della donna, una mano bianca e delicata, dalle unghie curate.

Eppure, l’uomo.. o forse, sarebbe stato meglio dire l’elfo, sentiva che qualcosa non andava, sentiva l’inquietudine crescere in lui.

Torno ad osservare il viso della donna. Come se si fosse accorta degli occhi puntati su di lei, la donna mosse nel sonno la testa, scoprendo così il lato sinistro del volto, che ora era perfettamente visibile all’elfo, che trattenne il fiato.

Un lampo di consapevolezza si fece strada nei suoi occhi.

Il lato sinistro della donna era sfigurato.. se così si può dire.

Una linea rossa come il fuoco, partiva dal sopracciglio della donna, le attraversava l’occhio, riempiva tutta la guancia e terminava sullo spigolo della mascella. Si poteva pensare che fosse una cicatrice, ma il bordo era perfettamente disegnato, non seghettato come sarebbe stato normale se si fosse trattato di una cicatrice. Inoltre, la linea formava un disegno ben visibile. Il serpente, partiva dalla mandibola e si srotolava minaccioso su tutta la guancia. La testa spalancata con le zanne appuntite terminava sull’occhio della donna, per questo solitamente la gente non capiva che lo sfregio sul volto era in realtà un disegno. Un serpente, avvolto dalle fiamme.

Sembrava il capriccio di un pittore maledetto, che si era divertito a disegnare la sua opera su quel volto perfetto.

Eppure, quel disegno aveva un significato, e l’elfo lo conosceva bene.

I suoi occhi si indurirono, e velocemente, estrasse la spada e la puntò sul collo della donna.

Al contatto della lama fredda, Morwen spalancò gli occhi, incontrando quelli freddi e duri di Legolas.

 

*******************

 

Legolas rimase a fissare gli occhi della donna, occhi viola dai riflessi azzurrini, cercando di capire ciò che essi nascondevano, tentando di leggerle nell’anima, cercando di capire..

Dandosi dello stupido. Come aveva fatto a non capire? A non accorgersi?

Un fremito di rabbia fece tremare la lama.

Un sorriso. Le labbra rosate si erano aperte in un sorriso sarcastico, lasciando intravedere denti bianchi e perfetti.

 

< Elfo della Notte > sussurro Legolas faticosamente, come se le parole faticassero ad uscirgli dalla bocca.

 

< Ma bravo. Ce ne avete messo di tempo per capirlo. > rispose lei continuando a fissarlo negli occhi, senza la minima traccia di paura.

 

< Avete fatto di tutto perché non lo sapessi. Siete stata brava. > disse freddo lui, lanciando un occhiata significativa al mantello e alla maschera.

 

< Beh non potete darmi torto. Avevo previsto una vostra reazione di questo genere > rispose lei beffarda, scostando leggermente la spada dal suo collo per potersi mettere seduta. Ora le sue gambe nude era completamente visibili all’elfo, che nemmeno ci fece caso, continuando a fissare gli occhi della donna.

 

< Non c’è alcun motivo per cui io vi lasci in vita. Meritate di morire! > esclamò lui.

 

< Merito di morire? E per cosa? > dalla rabbia Morwen si era alzata in piedi, ed adesso fissava furente Legolas, ignorando il rivolo di sangue che le scorreva dal lieve taglio che la lama aveva provocato sul suo collo.

 

< Siete un Elfo della Notte! Siete malvagia, siete al servizio dei poteri oscuri, al servizio di Sauron, come tutti quelli della vostra razza! Fin da fanciullo mi hanno insegnato ad odiare quelli come voi..>

 

< Quelli come me? Strano non mi ero accorta appartenessimo a due razze diverse! Siamo entrambi elfi! > lo interruppe lei con un sibilo.

 

< Voi siete dei traditori. Non avete nulla da spartire con noi! Voi siete un insulto per la razza elfica, ed è per questo, che meritate di morire. Sarà solo un bene per il mondo, se la vostra razza verrà eliminata! > la rabbia adesso era tangibile. Legolas continuava a fissare truce la donna, la spada salda nella sua mano, premeva sempre di più contro il collo della donna. Sarebbe bastato un movimento del polso per mettere fine a tutto.. eppure non si decideva a farlo..

 

< Voi parlate tanto, ma non conoscete niente di me, ne della mia specie! > esclamò lei. Perché si stava giustificando? Perché voleva così tanto essere accettata da lui? Perché voleva che capisse? Non era da lei dare spiegazioni. Eppure, a lui, sarebbe stata pronta a darle.. questo si che era strano! Si ritrovò a pensare con una smorfia.

 

< Dite che io non capisco, che io non so.. ma cosa c’è da sapere? Voi siete dei traditori, e tanto è sufficiente! Il marchio sulla vostra guancia è più che sufficiente a capire! >

 

< Marchio? Razza di stupido elfo! Questo non è un marchio.. questa è una maledizione! E dovresti saperlo, se solo i vostri grandi sovrani si fossero degnati di rivelare la verità, invece di lasciar credere solo quello che faceva loro comodo! > adesso era furiosa.

 

< Non vi permetto di insultare i miei sovrani! > esclamò lui, premendo ancora di più la lama contro il collo della giovane, facendolo sanguinare sempre di più. <..Una maledizione? Di che cosa state parlando? >

 

< Qualche giorno fa mi diceste che avrei dovuto rivelarvi la mia storia un giorno, e che voi sareste stato pronto ad ascoltarla. Volete farlo? > domandò lei. La sua voce era fredda adesso, e i suoi occhi lasciavano trapelare una tristezza infinita.

 

Furono quegli occhi a convincere Legolas ad abbassare la spada, senza però rinfoderarla. < Vi ascolto > disse poi dopo lungo tempo.

 

La donna scosse la testa e si avvicinò alla finestra, guardando fuori. La luna le sorrideva incoraggiante. Il ciondolo brillava come diamante nella notte buia. Non poteva credere a quello che stava per fare.. stava veramente per raccontare la sua storia, la storia del suo popolo. Una storia che nessuno aveva sentito più da molti anni.. una storia che probabilmente, nessuno conosceva per intero. Con un sospiro, si preparò ad iniziare il racconto.

 

< Prima di tutto, mi presento. Il mio nome è Ithilwen, principessa ed erede al trono del regno di Aniwendil, l’unico regno esistente appartenente agli Elfi della Notte.

Il mio popolo, come tutti gli elfi, ama la natura e vive per essa, ma a differenza degli altri, noi amiamo la notte. Viviamo alla luce della luna e delle stelle, troviamo conforto nell’oscurità e nell’ombra. A differenza di quanto crede la maggior parte degli elfi però, noi amiamo anche il sole: nessuno rinuncerebbe a cavalcare sull’erba fresca inondati dal suo tiepido calore.

Più di 10.000 anni fa, il nostro regno viveva felice e in pace con il regno degli Elfi della Luce.. non fare quella faccia, è così che vi chiamiamo noi. C’era un rapporto pacifico, legato dal lavoro e dalla fiducia. Combattevamo e morivamo insieme, a quel tempo, era normale che i membri delle nostre razze vivessero insieme. C’era la pace. Le storie narrano ancora dei festeggiamenti che ci furono in occasione della nascita della principessa Ailyan, erede al trono. Ailyan crescendo divenne una donna bellissima ed intelligente. Molti la volevano in moglie, al suo passaggio tutti si voltavano a guardarla, il cuore di più elfi era stato catturato da lei. Era amata e rispettata da tutti.. lei.. era mia madre. > disse tristemente la donna, rimanendo in silenzio un attimo, gli occhi velati dal drappo dei ricordi.

< Purtroppo > riprese < la sua bellezza finì per portarla alla rovina. Un guerriero, uno stregone, dotato di grandissimi poteri, anche se allora non erano completamente sviluppati, si innamorò perdutamente di lei… colui che adesso, viene chiamato Sauron. A quel tempo non era ancora malvagio quanto lo è adesso, il suo regno di terrore sarebbe iniziato da li a poco. Era solamente un uomo, sebbene malvagio e potente, perdutamente innamorato della donna sbagliata. Come potrete immaginare, mia madre rifiutò il suo amore, inizialmente in modo gentile. Sauron non si diede per vinto però, continuando la sua corte serrata. Ailyan fu costretta allora ad allontanarlo, in modo brusco e cattivo, distruggendo il suo cuore innamorato. Lui non poteva accettare di essere stato respinto, e quando, dopo breve tempo, venne a scoprire che la donna dei suoi sogni si sarebbe sposata, la sua rabbia esplose.

Il giorno delle nozze, mentre Ailyan, bellissima nel suo vestito bianco percorreva il sentiero che l’avrebbe portata dal suo futuro marito, Sauron colpì.

Era stato invitato all’evento, e quando vide la sua donna, illuminata dai raggi del sole, amata ed ammirata da tutti, decise che se non poteva averla lui, non avrebbe potuto averla nessuno. Nessuno avrebbe potuto vederla. Attribuiva tutta la colpa a mia madre, ed alla sua bellezza.

Fu così che scagliò la maledizione: una maledizione terribile, che ricadde su tutti gli Elfi della Notte. Non avremmo mai più potuto vivere al sole. Se uno di noi fosse stato esposto ai suoi raggi, si sarebbe trasformato in un enorme e orrenda bestia, assoggettata dai poteri oscuri, priva di qualunque forma di intelligenza. Avremmo finito per uccidere tutto e tutti, e non ce ne saremmo neanche resi conto. Fu così che iniziò lo sterminio della mia razza. Alcuni di noi riuscirono a nascondersi nel buio e nelle tenebre, riuscendo a rifuggire la luce del sole, sebbene fosse difficile. La maggior parte invece non ci riuscì e si trasformò in bestie. Iniziò così la caccia. Erano una minaccia per tutti, e gli Elfi della Luce, una volta nostri amici, divennero i nostri cacciatori. La maledizione si era compiuta, il mio popolo stava per essere decimato.

Il Consiglio degli Elfi però, in memoria dell’antica alleanza, e al ricordo della benevolenza della regina Ailyan, decise di fare qualcosa per noi. Fu così che ci venne donato il Ciondolo, chiamato inseguito il Ciondolo di Ailyan. Questo ciondolo, unito ai poteri di mia madre, era una protezione per il mio popolo. Esso riusciva a proteggerci dai raggi del sole, creava come uno scudo fra noi ed esso, impedendo quindi ai suoi raggi di toccarci. Grazie a esso, eravamo salvi. Certo, non sentivamo il calore dei raggi sul nostro corpo, ma potevamo vivere tranquillamente alla luce.

Nonostante questo, gli Elfi della Luce continuarono a guardarci con sospetto e paura. Il mio popolo era stato rinominato come “ I maledetti”, ed allora i rapporti con le altre specie furono per noi sempre più difficili. Nonostante ciò, andavamo avanti, e dopo qualche anno nacque un maschio, Alagos, mio fratello, e dopo un po’, nacqui io: sul volto di entrambi, il serpente circondato dalle fiamme, il simbolo di Sauron a quel tempo, era impresso, rosso come il fuoco, ricordo costante della maledizione.

Tutto sembrava andare bene fino a quando.. fin quando, decisero che era giunto il momento che io mi sposassi. Mia madre cercava di farmi ragionare, ma io non ne volevo sapere. Mi piaceva essere libera, non sopportavo di dover passare la vita in casa a sfornare figli, adoravo combattere, correre libera sui prati. Non volevo che mettessero catene alla mia libertà. Mio padre non era altrettanto comprensivo.

Un giorno, tornando a casa, trovai ad attendermi, insieme ai miei genitori, un elfo. >

 

< Bauglol. > disse Legolas, parlando dopo diverso tempo. Bauglol era il motivo per cui gli Elfi della Notte erano odiati e considerati traditori.

 

< Esatto, Bauglol figlio di Huolipu, cavaliere della Luce, uno dei pochi immortali rimasto su questo mondo, un grande uomo, un grande guerriero. O almeno così lo si definiva. Era lui che avrei dovuto sposare. Nonostante glielo avessero sconsigliato, aveva deciso di sposare la figlia della regina Ailyan, bella quanto la madre. Così, nonostante fosse pericoloso, si avventurò nel mio regno con una piccola scorta, per chiedere la mia mano. Era un elfo dei boschi, alto e con una faccia spigolosa e scura, che non ispirava certo fiducia. Quando mi annunciarono la notizia, mi opposi. Scoppiò così una violenta discussione: il mio  futuro marito non era certo un tipo ragionevole e calmo. Era il tipo che doveva sempre avere ragione, e soprattutto, che considerava le donne come un semplice strumento di piacere.

Infastidita dal suo essere, lo sfidai: una sfida con le spade. Il primo che avrebbe toccato la gola dell’altro, avrebbe vinto. La posta in palio, ovviamente, era il matrimonio

L’uomo accettò sicuro di vincere. Davanti a tutti, si protrasse la sfida, e davanti a tutti,lo sconfissi.

Niente più matrimonio,così credetti.. quanto fui stupida: avevo sfidato e umiliato l’uomo sbagliato. Ricordo che quella sera mi intrattenni con alcuni amici a festeggiare presso la riva di un laghetto, felice e sorridente per la vittoria. Rimasi li per lungo tempo.. fu solo quando l’odore di bruciato arrivò al mio naso che mi accorsi del pericolo, e della mia stupidità. Il mio palazzo era in fiamme. La gente accorreva con l’acqua per tentare di spegnere l’incendio, ma io capii che era troppo tardi. Quella sera, i miei genitori morirono.. e io sapevo di chi era la colpa.

Ero arrabbiata e frustata, e troppo tardi capii cosa aveva fatto realmente quell’uomo: il ciondolo, che garantiva la sopravvivenza del mio popolo, era sparito. Non solo aveva ucciso i miei genitori, ma aveva condannato allo sterminio la mia gente. Quel giorno, la maggior parte dei miei amici, si trasformò in bestia a causa della maledizione. Avevo perso tutto. La mia famiglia, i miei amici, le possibilità per il mio futuro, per un futuro felice.. avevo perso tutto. Fu così, che cercai Bauglol… e lo trovai. Quel bastardo era li a godersi lo spettacolo, a godersi la distruzione del mio mondo..>  improvvisamente la sua voce si ruppe, una lacrima solitaria scivolò lungo la sua guancia, ma lei se la raccolse subito. Aveva giurato che non avrebbe più pianto, non aveva senso piangere per ciò che si era perso, non aveva senso piangere a causa di quell’uomo.

 

< Ma questo.. questo non è possibile! Bauglol era un grande uomo, gentile, generoso, coraggioso.. non può aver fatto una cosa del genere! > esclamò Legolas sconvolto. Nessuno gli aveva mai raccontato di Bauglol in quel modo. Tutti lo ricordavano come un valoroso, un eroe.

 

< Non dubito che fosse un grande guerriero.. ma era orgoglioso, prepotente e testardo,adorava le vendette, doveva avere sempre ragione.. e soprattutto, quello che voleva se lo prendeva, con o senza permesso. > rispose lei glaciale, stringendosi le braccia attorno al petto.

 

< Non è possibile..> disse lui scuotendo la testa, non riusciva ad accettare l’idea. Eppure, era certo che la fanciulla non stesse mentendo. Aveva però, la sensazione che lei non gli stesse dicendo tutta la verità.

 

< Non è possibile.. è la stessa cosa che disse il Consiglio! Quando scoprirono che avevo ucciso Bauglol, il loro idolo, fecero subito in modo di catturarmi. Ascoltarono la mia versione delle cose, ma non mi diedero retta. Lui era un valoroso, un grande, un giusto, io invece ero una maledetta, era nella mia indole malvagia uccidere, probabilmente su compenso di qualcuno o per puro piacere personale. Ecco cosa pensarono di me, ed ecco perché mi Rinnegarono, costringendomi a un lunghissimo esilio nella foresta di Fangorn, lontana da tutti e da tutto. Rinnegata e maledetta.. avevo perso tutto.. perso tutto, a causa di stupidi uomini innamorati. > concluse lei con un moto di rabbia e disprezzo.

 

< Se la vostra storia è vera, il Consiglio avrebbe dovuto capirlo. Sarebbe bastato che Galadriel o Elrond leggessero nei tuoi pensieri e nei tuoi ricordi. La verità sarebbe venuta fuori > protestò l’elfo. Ormai aveva dimenticato il litigio scoppiato poco prima, preso dalla storia della fanciulla.

 

Per la prima volta da quando aveva iniziato il racconto, Ithilwen chinò la testa, quasi a voler chiedere perdono. < Non ho permesso loro di guardare nella mia mente. Mi hanno derubata di tutto, ma non dei miei ricordi > disse lei, alzando la testa e voltandosi per la prima volta verso l’elfo. < Coloro che credevo miei amici, da un giorno all’altro hanno fatto di me la peggiore delle condannate, trattandomi come un’estranea, voltandomi la schiena. Il mio popolo pian piano è stato sterminato, i miei compagni cacciati come animali. Ai bambini fu insegnato ad odiarci e disprezzarci, a causa di una maledizione, una colpa non nostra. I pochi sopravvissuti si sono rifugiati nell’ombra, facendo perdere le loro tracce.>

 

La sensazione che lei gli stesse nascondendo qualcosa era sempre più forte, eppure Legolas non dubitava della verità delle sue parole.

 

< Questa è la mia storia, questa è la verità. Adesso sta a voi, credermi o no. > concluse lei, fissandolo fieramente negli occhi.

 

I due elfi rimasero per lungo tempo a fissarsi negli occhi, lei cercando di scorgere la decisione che lui avrebbe preso, quasi in ansia, mentre lui cercava di capire cose lei gli teneva nascosto, cosa ci fosse di così importante, o di così terribile, da costringerla a rifiutare l’esame del Consiglio, sapendo che a causa di ciò l’avrebbero considerata colpevole.

 

< Eppure, voi con noi avete viaggiato anche di giorno..il mantello vi può proteggere, ma non completamente..> chiese lui ancora titubante. Non era facile credere a qualcosa che andava contro ciò che da sempre gli era stato insegnato.

 

< Dimenticate che Gandalf mi ha restituito il ciondolo.. ed ora che ne conoscete la storia e l’importanza, capirete anche il perché io  abbia un grande debito nei vostri confronti. In ogni modo avete ragione, ne il mantello ne la maschera sono del tutto sufficienti a proteggermi dal sole. Insieme ad essi, occorre una pozione, formata da piante rare, tra cui l’Oputin..> spiegò lei.

 

< Ma nessun elfo può toccare l’Oputin! > esclamò Legolas.

 

< No, hai ragione. Sono gli umani possono farlo, ma la preparazione è lunga.. molti della mia razza, farebbero, e hanno fatto, qualunque cosa pur di procurarsela. Chiunque fosse in possesso di tale pozione, era in grado di reclutare un Elfo della Notte e fargli fare ciò che desiderava. Capirete perciò perché molti Elfi della Notte sono associati ai poteri oscuri. Non lo facciamo per scelta, ma solo per spirito di sopravvivenza. > concluse lei con un sorriso di scusa.

 

< Adesso che avete il ciondolo, la vostra razza è al sicuro? >

 

Un ombra triste attraversò il viso della donna. < Purtroppo no. Esso funziona solo per me al momento. I miei poteri non sono ancora così forti, e comunque occorre un adeguato rituale per far ricadere la sua magia su tutti gli Elfi della Notte. Ma vi provvederò presto, questo è certo. >

 

L’elfo la fissò ancora per qualche istante, poi rinfoderò la spada con un sospiro, chiudendo gli occhi.

 

< Vi credo. > disse semplicemente.

 

Un sorriso di felicità si allungò sul viso di Ithilwen. Per lei, quelle due semplici parole valevano tantissimo. Sentì la stretta allo stomaco farsi più leggera. Era felice. Felice come non lo era da tempo.

Guardò l’elfo negli occhi con gratitudine.

Un silenzio carico di mille parole si insinuò fra i due.. quando la porta si spalancò, rompendo quella conversazione fatta di sguardi.

 

< Non dovresti essere in piedi! Ti avevo detto di stare tranquilla a letto! > la rimproverò Eoein entrando nella stanza, dopo aver salutato Legolas.

 

< Temo che la colpa sia mia. Ero venuto solo per accertarmi che stesse bene. Me ne vado immediatamente, così potrà riposare. > si scusò con la dama l’elfo, tornando a parlare la lingua umana. Lanciò ancora uno sguardo intenso alla donna. La luce della luna le illuminava i capelli e le accarezzava il volto, rendendola simile a un’apparizione, un sogno.

 

E’ davvero bellissima. Pensò Legolas, prima di uscire dalla stanza e chiudere la porta dietro di se.

 

*****************************************

 

Tadam!! Ecco il nuovo capitolo! E’ venuto piuttosto lungo ma era necessario perché tutto fosse chiaro.. o almeno una parte. C’è ancora qualcosa che non è stato spiegato.. ma non posso mica raccontare tutto subito!! Pian piano tutto sarà chiaro!!

Allora, cosa ne pensate della storia di Ithilwen?? Personalmente la trovo un po’ triste.. poverina! In fondo la colpa non era sua, ne del suo popolo! Sempre e solo Sauron.. sempre lui c’è di mezzo!!

Comunque aspetto i vostri pareri.. se c’è qualcosa di poco chiaro, perché magari mi sono dimenticata di spiegarlo, chiedetemi pure, potrò così apportare le giuste modifiche e darvi una risposta!!

Il prossimo capitolo.. beh non posso anticiparvi niente, perché non ho ancora idea di che cosa scriverò! Ma mi verrà in mente! La storia deve continuare!

 

RINGRAZIAMENTI:

 

Eleniel483: spero che adesso tutto sia più chiaro, e spero che la storia di Ithilwen ti sia piaciuta! A proposito, che ne dici del nome? Significa “fanciulla di luna”.. a me pareva appropriato! Certo che puoi aggiungermi di nuovo!! Anche se presto andrò in vacanza quindi non ci sarò.. questo è l’ultimo capitolo prima di settembre.. a presto un abbraccio!

 

Chichetta99: spero di non averti delusa! Non so se avevi intuito qualcosa, ma spero comunque che ti sia piaciuto! A presto ciao!

 

AliDiPiume: fegato ne ha eccome.. con tutto quello che ha passato! Sono contenta che la storia ti piaccia.. quanti anni ha?? Mmm all’incirca 5.000 o giù di li.. ma se ci pensi bene, non è un periodo così lungo per un elfo!! XD a presto

 

Illidan: bene bene.. allora che ne dici? Spero che alcuni dei tuoi dubbi si siano chiariti! Non vedo l’ora di leggere il tuo commento, anche perché di solito fai domande che mi costringono a rileggere l’intera storia e a modificare alcune parti future.. direi che mi aiuti davvero molto! Aspetto quindi il tuo commento di questo capitolo.. sono curiosa di sapere cosa ne penserai del racconto di Ithilwen! Ciao!

 

Strowberry_sin: sono davvero felice che la storia ti piaccia! Adesso Legolas avrà solo da stare calmo! Infondo gli ho spiegato tutto! Temo che adesso starà appollaiato tutto il tempo sul ramo di un pino a rimuginare e pensare su ciò che ha appena scoperto.. povera te non i invidio affatto! Come farai a tirarlo giù, non ne ho idea.. ma sono certa che lo farai ragionare! Come hai detto tu, non possiamo avere un elfo sulla coscienza!! XD ti ringrazio per i complimenti, sono felice che la storia ti sia piaciuta e spero di non averti delusa! Un abbraccio

 

Un saluto e un abbraccio anche a tutti gli altri che continuano a vivere con me questa avventura nel mondo di elfi, nani, uomini e combattimenti! A presto e buone vacanze a tutti!!!

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: sesshydil