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Autore: SaraHiddleston    13/06/2014    4 recensioni
“Non vi sembra semplice, non è questo il vostro stato naturale? È la verità taciuta dell’umanità, voi bramate l’asservimento. Il luminoso richiamo della libertà riduce la gioia della vostra vita ad un folle combattimento per il potere, per un’identità. Voi siete nati per essere governati, alla fine vi inginocchierete sempre” dopo queste parole si avvicinò a Sofia.
Troppo vicino.
Così vicino da puntare lo scettro alla parte sinistra del petto di Sofia.
-Tratto dal II capitolo-
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il rombo del motore della moto si faceva spazio tra le strade della periferia di New York mentre tutti i piccioni si alzavano in volo non appena sentivano il rumore. Si trovava più vicina alla città di quanto pensasse e di questo ringraziò il cielo, il casino infernale che produceva quella specie di motocicletta era molto più che fastidioso.
Il cielo si squarciò con un gran tonfo che fece sbandare Sofia, da quella rottura incominciarono a scendere alieni di tutti i tipi. Uno più spaventoso dell’altro e tutti quanti con un unico pensiero: distruggere New York e i suoi abitanti.
Il momento di trovare quel folle di un asgardiano era arrivato. Doveva chiedergli ancora un paio di cose e non avrebbe mai permesso a nessuno di dividerli, lo avrebbe seguito dappertutto.
I grattacieli incominciavano ad essere l’unica cosa da osservare e Sofia capì di essere finalmente arrivata a destinazione, ora bisognava solo trovare una torre con scritto il nome di un qualche megalomane miliardario e sperò di trovarlo in fretta perché quel viaggio incominciava a farla a pezzi.
-
I Chitauri continuavano a scendere attraverso il portale e a distruggere tutto ciò che trovavano senza pietà.
Per tutte le strade echeggiavano urla di paura e di dolore, nessuno veniva risparmiato. Le donne correvano mano nella mano con i propri bambini verso una meta sconosciuta e alcuni uomini più coraggiosi cercavano di difendersi, senza buon fine.
Gli Avengers si davano da fare per combattere contro l’invasione per le vie della città ma gli alieni continuavano ad arrivare e niente sembrava fermarli.
Iron man era finalmente arrivato al portale situato proprio sulla sommità della “Stark tower” e guardando giù verso la città non potè che provare un senso di dolore e di vendetta. Quel cervo doveva pagarla per tutto quanto. Il responsabile di tutto quello stava in piedi sul balcone del piano più basso ad ammirare la sua opera, voleva dominare un pianeta e ce l’avrebbe fatta.
Intanto l’uomo di metallo aleggiava sopra il Dottor Selvig che a sua volta trafficava con il portale, si stavano parlando ma Loki prevedeva già ciò che sarebbe successo. Stark dopo un attimo di esitazione sparò al ponte tra il loro mondo e un altro sconosciuto ma la barriera che lo proteggeva scaraventò tutti quanti a terra.
Finalmente si accorse del dio al piano inferiore e subito scese e mentre camminava per entrare in casa i suoi macchinari ultra tecnologici gli toglievano l’armatura.
Tutti e due si accingevano ad entrare anche se sapevano già come sarebbe andata a finire.
“Ti prego dimmi che farai appello alla mia umanità” disse Loki entrando, con stampato in faccia un ghigno di superiorità. Lo scettro lo teneva ancora ben saldo tra le mani, preparandosi per la giusta occasione.
“Ah in realtà intendo minacciarti” sputò Stark mentre scendeva dalle scale.
“Eheh avresti dovuto indossare l’armatura” lo incalzò puntando lo scettro verso quel povero umano.
“Sì, ha fatto qualche kilometro di troppo e tu, hai la bacchetta del destino. Ti  va un drink?”.
“Eheh prendere tempo non cambierà niente”.
“No no, minaccio! Niente drink, sicuro? Io lo prendo” gli rispose mentre si avvicinava al bancone dove teneva tutti i suoi alcolici.
“I Chitauri sono già arrivati, nulla può cambiare. Cosa dovrei temere?”
“I vendicatori” lo sguardo del dio era sempre più assorto nel dubbio, non capiva “Ci facciamo chiamare così, una specie di squadra. Gli eroi più forti della Terra, roba simile” aggiunse.
“Sì, li ho conosciuti”.
“Già. Ci mettiamo un po’ a riscaldarci questo te lo concedo ma facciamo la conta dei presenti: tuo fratello, il semidio …” a queste parole non poté fare altro che storcere la faccia in un’espressione di odio “un super soldato, una leggenda vivente che vive nella leggenda; un uomo con grossi problemi nel gestire la propria rabbia; un paio di assassini provetti, e tu bell’imbusto sei riuscito a far incazzare tutti quanti” concluse mentre indossò dei bracciali ai polsi, senza farsi vedere.
“Era questo il piano” ammiccò.
“Non era un granché. Quando verranno, e lo faranno, verranno per te” aggiunse mentre con un bicchiere pieno di liquore si accingeva ad avvicinarsi a Loki.
“Ho un esercito” sorrise.
“Noi un Hulk”.
“Il bestione non si era perso?”.
“Ti sfugge il punto, non c’è nessun trono. Non esiste una versione in cui tu ne uscirai trionfante, forse il tuo esercito sarà troppo forte per noi ma ricadrà su di te. Se non riusciremo a proteggere la Terra stai pur certo che la vendicheremo” disse in modo di sfida.
“E come potranno i tuoi amici pensare a me mentre combattono te?” mentre disse ciò si avvicinò drasticamente a Tony, alzò lo scettro e lo puntò al suo petto. Era tutto perfetto per il suo piano, una volta avuto l’uomo di metallo dalla sua parte la vittoria era certa.
Colpì il petto dell’uomo e proprio come con Sofia non successe niente.
Riprovò.
“Di solito funziona” esclamò con faccia stupefatta ora che gli si ripresentava un evento del genere.
“Può capitare di fare cilecca sai, non è così raro … una volta su cinque” esclamò con una nota di sarcasmo.
Ora lo aveva proprio stancato quella razza inferiore, un dio non poteva perdere tempo con gente del genere. Lo prese per il collo e lo scaraventò a terra, vicino alla finestra.
“Jarvis, quando vuoi”
“Vi piegherete tutti al mio cospetto” disse Loki mentre aveva il collo di Stark tra le mani, era così basso che non toccava neanche per terra con le punte dei piedi.
“Avvia, avvia!” gridò al vento.
Loki lo scaraventò fuori dalla finestra insieme a tutti i frammenti di vetro e volò giù velocemente da quell’altezza così elevata. Si girò giusto in tempo per evitare l’armatura dell’uomo che gli volava incontro. Lui infatti non sapeva che i magici bracciali che Tony aveva indossato prima erano dei dispositivi per far attaccare la sua corazza al suo corpo anche in volo.
-
Trovato il palazzo con la scritta “Stark” Sofia non si pose il problema e corsa dentro l’ascensore schiacciò subito il tasto dell’ultimo piano. Solo un pensiero le occupò la mente mentre l’ascensore incominciava la sua lenta e inesorabile salita. Nessuno l’aveva ostacolata e questo le sembrò molto strano, là fuori c’erano centinaia se non migliaia di nemici che annientavano chiunque. Ma non lei. Ad un tratto si sentì molto a disagio in quello spazio estraneo.
La lettera di Loki le dava fastidio nella tasca dei jeans e la riprese tra le mani, la girò e la rigirò fra le fredde mani senza avere il coraggio di aprirla e di leggerla per quella che lei pensava l’ultima volta. Ringraziò il fatto che qualcuno le avesse recuperato dei vestiti nuovi durante quel periodo e rimise lo scritto nella tasca posteriore dei jeans color ghiaccio, molto adeguato pensò.
L’ascensore arrivò a destinazione avvisando con un tintinnio e le porte si aprirono.
L’appartamento era molto spazioso e minimalista, in giro per tutto il salotto c’erano pezzi di vetro provenienti dalle finestre rotte. Un bancone da bar era l’elemento principale del piano.
Da ogni parte in cui il suo sguardo vagava scorgeva solo oggetti rotti o confusione.
In casa non c’era nessuno così ne approfittò per osservare in giro. Sul tavolino c’erano ancora dei magazine con in copertina un uomo in giacca e cravatta, sempre lo stesso. Un bicchiere era stato rovesciato vicino alla finestra e dal suo interno ne era uscito tutto il drink che conteneva.
Osservò fuori dalla finestra e tutto ciò che poté vedere fu il caos e il suo creatore.
Era in piedi fuori sulla terrazza con addosso sempre la stessa divisa. Le volgeva le spalle e per questo ne fu felice. Aveva un brutto presentimento, uno di quelli che ti sale dallo stomaco e ti fa venire i brividi lungo tutta la schiena.
“Oh Loki, cosa hai fatto” disse a bassa voce.
Il dio sembrò non sentire anche se le finestre erano completamente a pezzi ma volse il viso verso l’alto, come se aspettasse qualcuno di molto importante. Il dio del tuono.
Un rombo dal cielo annunciò il suo imminente arrivo. Il caratteristico martello era agitato come un lazo per poter volare e Thor così atterrò davanti al fratellastro. Il cuore di Sofia aumentò il battito. Sapeva quali fossero stati i pensieri più remoti nell’animo tormentato del suo rapitore e per questo dovette sedersi, senza dare nell’occhio, per osservare tutta la scena.
“Loki! Spegni il Tesseract o lo distruggerò” esclamò il biondo puntando il portale con la sua arma.
“Non puoi, non c’è modo di fermarlo. C’è soltanto la guerra” controbatté quello che un tempo era stato suo fratello, alzando lo scettro come per minacciarlo.
“Così sia”.
Il moro si scaraventò addosso al dio con un urlo disumano, tutto il suo odio era concentrato lì dentro.
Tutte le volte in cui lui era solo un’ombra, tutte le volte in cui era oscurato dal principe destinato al trono.
La battaglia aveva avuto inizio, un susseguirsi di colpi si facevano strada nel già caos di New York.
Thor era sempre stato più forte di Loki, un po’ per costituzione e un po’ perche il favorito dal padre che continuava a farlo allenare dai più grandi del regno. Loki, tuttavia, era sempre stato più furbo e scaltro di Thor; aveva compreso l’arte della magia per poter avere anche lui un qualcosa con cui difendersi.
Lo scettro scagliò un raggio contro il martello. Sapeva che avrebbe perso ma lui aveva sempre dalla sua parte la cosa più importante.
Le lettere “Stark” appese sul cornicione venivano fatte a pezzi e scagliate al suolo ogniqualvolta un colpo andava perso.
Intanto Sofia era sempre più spaventata, non riusciva a stare seduta a guardare quei due combattere come se fosse al cinema. Thor ad un certo punto sembrò essersi accorto della sua presenza ma era troppo occupato per badarci. Si decise di andare dietro al bancone perché le sembrò il posto migliore nel caso in cui  le servisse un nascondiglio.
Il fratellastro maggiore aveva preso il sopravvento su quello minore, ora lo teneva vicino a sé esortandolo a guardare la città.
“Guarda bene! Guardati intorno! Pensi che questa follia cesserà con il tuo regno?!” urlò il maggiore.
Gli occhi di Loki scrutavano il paesaggio, ovunque posava gli occhi poteva vedere solo distruzione.
“È troppo tardi, è troppo tardi per fermarlo”.
“No, possiamo farlo insieme” il tono del dio del tuono era pieno di dolcezza, quella di un fratello verso l’altro fratello.
Un sorriso glaciale ruppe tutto ciò che di amorevole c’era in quella scena.
Un coltello estratto al momento opportuno si conficcò nel fianco di Thor rivelando così il piano di Loki.
“Sentimentale” sputò.
Adesso aveva l’occasione di mettere fine alla sua vita ma non lo fece, preferì aspettare e assaggiare la vendetta.
Il coltello, ancora in mano a Loki, affondò di più tra la carne fresca facendosi spazio tra l’armatura e ferendo così in modo grave la vittima.
La ritirata non era esattamente nello stile del biondo ma in questa occasione le forze stavano per venirgli a mancare, sentiva la linfa vitale scorrere via piano piano.
Si lasciò cadere verso il baratro, convinto di poter ancora riuscire ad agitare il martello per volare via da quello che ormai aveva capito non essere più suo fratello ma un vile usurpatore.
Sofia era paralizzata e anche quando Loki si accorse della sua presenza non aveva il coraggio di correre via, sapeva che era molto più veloce di lei e che l’avrebbe trattenuta lo stesso.
Gli occhi del moro fissarono quelli color ghiaccio della ragazza come se volessero scoprire qualcosa di più profondo, le sue emozioni e le sue paure.
La paura incominciava a farsi strada nel cuore di Sofia, quegli occhi non le ricordavano per niente il povero ed innocente ragazzino che aveva conosciuto ma piuttosto quelli di un pazzo.
“Non dovresti essere qui” disse mentre entrato in casa si avvicinò verso la ragazza.
Tutto quello che lei aveva passato con lui sparì all’improvviso, si sentì come se non avesse mai visto quell’uomo in vita sua. Si sentì male, il cuore incominciava ad aumentare ancora di ritmo.
“Durante il tragitto non ti sei mai chiesta perché nessun Chitauro ti avesse attaccata? Perché hai trovato proprio una moto fuori dal nascondiglio? Perché non c’era nessuno a fermarti? O hai per caso creduto alle belle parole che ti ho scritto? Quelle belle parole scritte con così tanto impegno che supplicavano di venirmi a trovare. Quelle che ti hanno spinto fino a qui non sono nient’altro che bugie, tutto il mondo è pieno di bugie e tu cara Sofia pensavo fossi un po’ più scaltra delle persone ordinarie. Ma te invece ti sei proprio innamorata del dio degli inganni e del caos, l’unico di cui dovevi diffidare sin dal principio.” Si fermò all’altezza del divano per poi tornare fuori, ad ammirare il caos.
Non era il momento di piangere, anche se erano lacrime di odio e di nervoso non poteva farsi vedere piangere; non da uno così crudele e meschino. Come aveva fatto a cascarci così? Lei che non si fidava mai di nessuno si era andata a fidare del suo rapitore. Pensò a quel bambino abbandonato in mezzo ai ghiacci, a come piangeva e a come aveva cambiato subito colore in braccio al nuovo padre.
La paura diede spazio all’odio, quello che non ti fa dormire di notte.
Quello per cui provi innumerevoli sensazioni che portano a cose ancora più brutte.
Si incamminò verso quello che una volta era stato il suo amico e si piazzò davanti a lui, si alzò sulle punte dei piedi e gli diede un fragoroso schiaffo, uno di quelli che ti fanno girare la testa e ti fanno portare la mano alla mandibola.
“Questo non lo dovevi fare, Sofia” tuonò.
“Ti odio! Come hai fatto ad essere così superficiale dopo tutto quello che abbiamo passato insieme?” sbottò lei.
“Era questo il piano” sussurrò.
“Non era un gr-” non riuscì a finire la frase che lo scettro l’aveva trapassata da parte a parte.
Quello scettro che prima non funzionava con lei ora era tenuto dall’unica persona in cui aveva davvero confidato nella sua vita.
Il dolore era terrificante, la ferita che si apriva poco sotto il cuore sgorgava sangue all’impazzata e non dava segno di smettere. Gli occhi che un tempo erano color ghiaccio ora stavano perdendo anche quel poco colore che avevano prima, stavano per scoprire cosa c’era dopo la vita.
“Tu …” sussurrò prima di finire le forze e accasciarsi del tutto a terra.
Quella povera creatura aveva cessato di esistere e nessuno si sarebbe ricordato di lei, neppure i suoi familiari.
Estratta l’arma e gettata per terra, Loki prese in braccio il corpo senza vita della sua amica immaginaria e, avvicinatosi alla fine della terrazza, lo gettò nel vuoto.
Con la sua lettera che svolazzava dalla tasca posteriore dei jeans, Sofia precipitò per tutti i piani del palazzo.
“Lo so” pensò lui.



Eccomi finalmente qui e mi scuso veramente molto con tutti voi che state leggendo questo capitolo.
Questi mesi sono stati un inferno, ho abbandonato un po’ tutto quanto e non mi sono resa conto dei mesi che passavano molto velocemente {quanti ne sono passati? 2? Okay scappo}. Mi sono messa a scrivere questo seguito tra preparazioni a interrogazioni, ansia e scuola guida sperando vi sia piaciuto. Lasciatemi pure una recensione con scritto tutto quello che vi passa per la testa {potete anche farmi trovare una lucertola morta nel letto se volete}. Se avete notato l’ordine di sequenza non è propriamente uguale a quello del film, nel film infatti prima c’era il discorso tra Loki e Tony e dopo si apre il portale. Questa è una mia personale scelta, giusto per portare un po’ più di caos e farmi perdonare ancora. Ho cancellato delle parti dal film e cambiato alcuni discorsi e scene solo per il fatto appena raccontato.
Ringrazio infine tutti quelli che hanno recensito in passato e tutte le persone che non si dimenticano di me e aggiungono la FF tra le preferite/seguite/ricordate.
Sara
P.S: Spero di essermi tolta il peso dell’OOC {era il mio piano da molto tempo, scusate MUAHHA}.
P.P.S: Come è andata la scuola? Promossi? Esami? I LOVE YOU.

Titolo tratto dal film "La tigre e la neve".
   
 
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