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Autore: silverhind    15/06/2014    1 recensioni
E se il protagonista di Harry Potter non fosse più il famoso Harry ma una semplice altra ragazza di Hogwarts? Se il prescelto fosse una prescelta ignara fino all'ultimo del suo destino? Bene questa è la storia del destino di una ragazza. La storia di un amore difficile, ostacolato, combattuto, ricercato, rinato, tormentato, dimenticato, maturo, dolce, di sacrifici, vissuto, impulsivo, prorompente, vivace, segreto, esagerato, tenero. La storia d'amore tra un professore all'apparenza severo, insensibile, arrogante e prepotente ma in realtà anche lui capace di provare ammirevoli sentimeti, e una studentessa, all'apparenza normale ma in realtà l'essere più speciale per lui. E se è vero che il fiore nato nella tempesta è il fiore più bello e duraturo, i problemi e le difficoltà che i due protagonisti dovranno affrontare li uniranno in un legame indissolubile... o almeno lo spero!
Genere: Azione, Commedia, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Minerva McGranitt, Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Arrivarono a una roccia rivestita di muschio scuro, posta ai piedi di due bastoncini disposti a forma di croce.
<< Ecco, questa è la passaporta >> disse Lupin. << La croce fatta con i legnetti è un simbolo non molto felice di quello che aspetta chi osa accedere al regno di Corvax. Spesso neppure i lupi mannari sono i benvenuti. Io non ci sono mai stato nel suo regno, non so cosa dovremo aspettarci. Di certo sarà meglio stare in guardia >>.
Le parole di Lupin erano suonate pesanti, dense di presagi oscuri. In fondo, però, tutti sapevano che la missione sarebbe costata molto sacrificio, e che ciò comprendeva anche la possibilità di perdere la propria vita.
A Georgy non importava morire. Non si sentiva preoccupata per la propria incolumità, bensì per quella degli altri. Sapeva benissimo infatti che sopravvivere ai suoi amici sarebbe stato più duro che morire. Pensava a Linda e Lupin, amici di una vita, Sirius l’inaffidabile burlone rompiscatole, Severus Piton. Ecco, Piton. Certamente una vita senza di lui non l’avrebbe potuta neppure pensare. E ora che si erano nuovamente riuniti non aveva certo intenzione di lasciarselo portare via.
I cinque si fecero coraggio con il solo sguardo, e insieme toccarono la passaporta. In un attimo si ritrovarono in un vortice giallo sospeso sul nero nulla, si rincorrevano nell’aria, mossi da chissà quale forza, storditi dal frastuono che si insinuava nelle loro menti, probabilmente inesistente, probabilmente un’altra prova di Corvax per indebolire i propri nemici. La sensazione di turbinio non durò molto, e il gruppo si ritrovò ben presto con le facce a terra, Linda accanto a Georgy, Sirius sopra a Piton, Lupin più distaccato. La sensazione di nausea pervase tutti, indistintamente, non appena riaprirono gli occhi.
<< Oddio, a contatto con Mocciosus, che schifo! >> urlò Sirius, sputando per terra e alzandosi con gesti come se volesse allontanare da sé qualcosa di sporco e fastisioso.
<< Levati, cane >> replicò Piton con il tono freddo e colmo di disprezzo.
<< Smettetela, non mi sembra assolutamente il momento di scherzare >> disse Linda alzandosi e guardando dritto di fronte a lei. Georgy si era alzata e si era mossa nella direzione di Lupin, visibilmente attonita.
<< Remus… che… che posto… >>
<< Ebbene sì Georgy, questo è il regno di Corvax. Come il suo cuore è freddo e solo, così nella sua dimora regnano il gelo e la desolazione… Ma non credere che non troveremo nulla lungo il nostro cammino. >>
Le parole di Lupin e lo scenario che si stagliava all’orizzonte raggelarono tutti. Bianco. Un’immensa distesa di bianco. E freddo. Freddo fino a congelare le ossa, pungente. Vento. Vento che soffiava e alzava piccole favette di neve. A pochi passi dai maghi iniziava un deserto di neve, senza montagne, senza interruzioni.
<< Questo posto mette i brividi >> disse Sirius.
<< Ti spaventa un po’ di neve? Di solito ai cani piace >> rispose Piton, beffardo.
<< Taci tu. Se non ti sistema Corvax ci penserò io, stanne certo >>.
<< E basta! >> intervenne Georgy. << State zitti e attenti, non sappiamo cosa aspettarci, non perdetevi in cazzate. Lupin cosa dici? >>
<< Andiamo, ma non separiamoci. Cerchiamo di stare uniti e molto, molto attenti. Qui non si scherza più >>. La voce del professore suonò stanca alle orecchie di Georgy, e probabilmente anche a quelle di Linda perché subito gli si mise accanto, con un braccio dietro la sua schiena e l’altro teso in avanti, bacchetta alla mano. Lupin aveva speso molto in battaglia, era provato fisicamente e mentalmente, e Georgy lo sapeva. In cuor suo sperò di sbagliarsi, ma come un flash nella sua mente visualizzò l’immagine dell’amico finito, in balia della morte. Allontanò l’immagine e continuò il suo viaggio.
 
Il gruppo procedeva con cautela, tutti si guardavano bene attorno, ignari di ciò che li attendeva.
<< Mi sembra strano che non ci sia nulla, niente di niente… che razza di posto è? >> chiese Georgy piano all’orecchio di Piton, dopo essersi avvicinata e messa al suo fianco nella camminata.
<< Non lo so, ma non mi piace tutta questa calma >>.
<< Neanche a me in effetti. C’è troppa calma. Continuo a immaginarmi attacchi a sorpresa di strani esseri, gente ferita… sto impazzendo. >>
<< La mente gioca brutti scherzi in condizioni di forte stress… come ti senti? >> le chiese, posandole una mano sulla fronte e facendola scendere poi sulla guancia, delicatamente.
<< Io sto bene, anche se sono molto preoccupata… e tu? >>
<< Starei meglio se ti sapessi al sicuro a Hogwarts! >>
<< Al sicuro ma in pena per te, vorrai dire… >> rispose Georgy con un sorriso. Avrebbe voluto baciare quell’uomo che camminava accanto a lei e che la faceva sentire così bene, ma sapeva che non era il momento. D’altra parte c’erano anche un sacco di cose il professore avrebbe voluto fare con la sua amata studentessa, e certamente tra queste non figurava una camminata sulla neve ghiacciata in cerca di un pazzo psicopatico con l’ossessione dei lupi mannari e, ovviamente, voglioso di conquistare il mondo.
Il momento di piccola felicità in realtà fu molto breve. Una scossa di terremoto bloccò l’avanzata dei cinque maghi, che si fermarono, sorpresi e impauriti. La terra sotto di loro iniziò a tremare. Una grossa e lunga crepa serpeggiò sulla lastra di ghiaccio che si intravedeva sotto lo sottile strato di neve ai piedi dei maghi.
<< Indietro!!! >> gridò Lupin, balzando all’indietro e portando con sé Linda. Anche gli altri indietreggiarono.
Il rumore sordo del terremoto si faceva sempre più forte, e videro spuntare dal ghiaccio prima una piccola punta, poi una specie di piramide sempre più larga, azzurra e lucente. Una specie di iceberg nella neve si stava facendo spazio tra i ghiacci. Dovettero nuovamente indietreggiare per non farsi travolgere dall’enorme massa ghiacciata che stava nascendo da sottoterra.
Era uno spettacolo che lasciò senza fiato tutti gli spettatori. Una vera e propria montagna si era generata sotto i loro occhi, a pochi passi da loro, anzi, per poco non ne entravano a far parte.
<< Ma che diamine è? E proprio qui doveva comparire? >> sbottò Sirius, abbastanza scazzato, quando il rumore cessò e la montagna smise di crescere.
<< Che strano… >> commentò Georgy.
Linda osservava la montagna di ghiaccio meravigliata. Se non fosse stato per la situzione di pericolo costante sarebbe rimasta ad osserverla per ore, affascinata. Si avvicinò a quelli che sembravano dei cristalli incastrati nella montagna e sporgenti. Allungò la mano per toccarli, curiosa di sentire di che materiale potessero essere composti, e quanto fragili o possenti potessero essere.
Non fece in tempo a rendersi conto di cosa stava toccando. Non appena la sua mano fu a pochi millimetri dal ghiaccio si sentì pervadere da una scossa elettrica e cadde a terra.
<< No! Linda! >> urlò Lupin, correndole accanto. Anche gli altri fecero lo stesso per accertarsi delle codizioni della ragazza.
Fortunatamente la mano della giovane aveva solo sfiorato il ghiaccio carico di energia, perciò a parte lo scossone Linda non aveva riportato alcun danno.
<< Sto bene, sto bene… >> disse Linda.
<< Forse è il caso di non avvicinarci ulteriormente alla montagna ma di girarle attorno >> disse Sirius.
<< Sì ma perché è sorta qui? Se deve essere una protezione per Corvax non mi sembra un gran che… >> replicò Georgy.
<< Forse non è una difesa poi tanto stupida… >> rispose Piton, la voce lontana.
Il professore si era staccato dal gruppo e ora stava camminando attorno alla roccia di ghiaccio, cercando di oltrepassarla. La terrà cominciò nuovamente a tremare e una nuova montagna si materializzò davanti ai loro occhi, stavolta nella posizione in cui si trovava Piton.
Georgy si alzò e corse oltre il professore, ben più distante dal gruppo di quanto lui si fosse spinto.
<< Fermati! Sei pazza? >> le urlarono.
<< Dobbiamo restare uniti! >>.
<< Voglio vedere una cosa! >> replicò la ragazza. Avanzò stavolta perpendicolarmente al gruppo, e dopo poco, in linea con le altre, sorse una nuova montagna di ghiaccio, la terza, che ora quasi si connetteva con le altre più vicine al gruppo di maghi. Sirius provò a lanciarsi di corsa tra i due blocchi di ghiaccio, ma il risultato fu che dovette indietreggiare perché le montagne stavano diventando un'unica lunga barriera di ghiaccio.
Un bagliore di luce rossa scaturì dalla bacchetta di Georgy, diretto contro il muro di colore azzurro chiaro di fronte a lei.
La ragazza tornò nel gruppo. La preoccupazione si leggeva chiaramente nel suo volto.
<< Non sono riuscita neppure ad aprirmi un varco… >>
<< Forse non hai usato abbastanza potenza, proviamo insieme >> propose Sirius. Nulla da fare. Si aggiunse anche Piton, e successivamente Linda diede il suo contributo, ma no, la barriera nemmeno si scalfiva.
Lupin, invece, era rimasto in disparte, pensieroso.
<< Ehi amico, tutto bene? >> gli disse Sirius.
<< No. No. Non va affatto bene Sirius. Smettetela di perdere forze inutilmente, quella montagna di ghiaccio non si sposterà, né si scalfirà, né crollerà. E non possiamo neppure cercare di correre all’infinito per trovare un punto in cui ci farà passare o dove non crescerà, perché quel punto non esiste. Corvax non è uno sprovveduto >>.
Rimasero tutti in silenzio. Nessuno guardava Lupin negli occhi, lo scoraggiamento stampato in faccia.
<< Non possiamo tornare indietro, solo Corvax decide chi può tornare sulla terra, chi può uscire dal suo regno. E non possiamo neppure avanzare… no, un modo ci deve essere >>. Lupin avanzò, pensoso, avvicinandosi sempre più alla barriera.
<< Eppure ci deve essere un modo… >>
Georgy non riusciva più a pensare. Non sapeva che fare, che dire, come comportarsi. Vedeva Sirius che continuava a muoversi, avanti e indietro, ora umano ora animale, correva e cercava varchi nella muraglia che sempre più si allungava quando superava un determinato invisibile confine. Linda era seduta, immobile, intenta a fissare Lupin, ancora sotto shock per la scossa. Piton stava in piedi, osservava la scena e in particolare Georgy. La vedeva in difficoltà, soprattutto nel gestire lo stress che una situazione del genere causava. Voleva vederla felice, voleva renderla una donna fiera del suo uomo, voleva che non avesse preoccupazioni di alcuna sorte. Spesso le aveva promesso una vita migliore, che insieme avrebbero superato tutti gli ostacoli che la vita avrebbe posto loro dinanzi. Tuttavia, in quel momento, si sentiva un verme, perchè non stava dando a Georgy ciò che si meritava. Dal canto suo Georgy, invece, stanca e provata, aveva distolto per un momento la mente dalla situazione terribile in cui si erano cacciati e aveva volto lo sguardo verso Piton. Il suo uomo stava in piedi, talvolta la guardava, baluardo di sicurezza, ancora di salvataggio, vero amore della sua vita. Si accorse di avere un forte bisogno di abbracci, di quelli che ti fanno dimenticare tutto il resto, quelli che può crollare il mondo ma tu sei in un luogo magico, al sicuro.
La ragazza si alzò e andò verso Severus Piton.
<< Cosa c’è? >> le chiese lui, un po’ preoccupato.
<< Niente, volevo solo starti accanto >> rispose Georgy, dolcemente.
Piton la abbracciò.
<< Hai freddo? >>
<< Poco >> rispose la ragazza, e subito venne avvolta dal mantello del professore nell’abbraccio che in assoluto preferiva. << Anche in questa situazione riesco a sentirmi felice accanto a te… sarà un segno? >>
<< Segno di cosa? >>
<< Mah, che magari riusciremo a cavarcela! >>
<< O che finiremo a stare insieme per sempre, senza mai lasciarci, senza più problemi? Che riuscirò a renderti una donna veramente felice? >>
<< Lo sono già, Sev… lo sono già… >> disse Georgy affondando il suo viso nel petto dell’uomo, che la strinse acora più forte a sé.
<< Ti posso rivelare un segreto, Sev? Ti amo! >>
<< Ah, è un segreto? Allora l’hai serbato un pochino male, perché lo sap… aspetta! >> si bloccò Piton.
<< Cos… cosa c’è? >> chiese Georgy allarmata.
<< Rivelare! >>
La ragazza non capiva. Piton si mosse verso la montagna ghiacciata, le andò così vicino da poter sentire le scariche elettrostatiche prendere timido contatto con le sue vesti. Alzò la bacchetta e con voce ferma e scandita disse: << Rivela-i tuoi-segreti >>.
Nel punto in cui la sua bacchetta aveva sfiorato il muro azzurro un piccolo vortice blu comparì all’interno del ghiaccio. Tutti si avvicinarono per vedere cosa stesse succedendo. Un’invisibile scalpello stava incidendo delle lettere disposte a caso sul ghiaccio, ma non sulla superficie, all’interno! Nuovamente comparì il vortice blu, e le lettere all’improvviso cambiarono posizione. E poi ancora, e ancora. Finchè non arrivarono a formare delle parole, e le parole divennero una frase, e la frase si colorò di blu, e turbinò lungo tutta la barriera ghiacciata.
Ora tutti potevano leggere il messaggio della montagna, o meglio, l’astuto diversivo ideato da Corvax.
Caldo per scaldare, rosso per passare”.
 
Silenzio. Forte, chiaro, denso silenzio. Nessuno fiatava. Solo il vento di tanto in tanto si mostrava con fischi sordi. Tutti avevano letto. Tutti avevano capito.
<< Ci deve pur essere un modo per aggirare il sortilegio >> continuava a ripetere Georgy.
Nessuno le dava retta. Tutti speravano di poter avere quell’illuminazione che avrebbe permesso a tutto il gruppo di cavarsela, di superare l’ostacolo e riprendere il cammino. Oramai il freddo aveva raggelato le ossa dei cinque maghi, la mente e il cuore erano infestati da un unico terribile pensiero: la morte. Che fosse di uno o di tutti non importava. Era vicina, tangibile, come la tensione negli occhi di Lupin.
Il professore si era avvicinato alla montagna, in silenzio, la guardava, la osservava. Leggeva la frase, distoglieva lo sguardo, si soffrmava ad ammirare i cristalli sporgenti dal muro di ghiaccio, quasi volesse accarezzarli.
<< No >> disse piano.
Silenzio.
<< No! >> ripetè più forte.
<< No cosa? >> chiese Sirius.
<< No… non esiste un altro modo. Non si può attraversare altrimenti questa muraglia maledetta. Serve un sacrificio. Corvax vuole il sangue di uno di noi, vuole che ci indeboliamo, ci teme, sa che insieme possiamo sconfiggerlo a occhi chiusi >> disse Lupin, sconsolato.
<< Bene >> incalzò Georgy, << se è così gli darò un po’ del mio di sangue! Non saranno certo due gocce in meno a rendermi debole! >>
<< Non essere sciocca >> la interruppe Lupin. << Non basteranno “due gocce”. E poi il tuo sangue è troppo prezioso, sei l’unica che possa sconfiggere Corvax in duello >>.
<< Ma no, se siamo insieme ce la facciamo, io non posso… >>
<< Non-dire-cazzate! Georgy, tu hai sconfitto Voldemort, te ne rendi conto? Tu eri la prescelta, hai eliminato il mago più potente del mondo magico, là dove molti prima di te avevano fallito! E adesso vorresti indebolirti e sperare di riuscire comunque a sconfiggere Corvax? Io non te lo permetterò… >> ribattè Lupin, infuriato.
<< Ma… ma… quindi? Come facciamo? >> chiese timidamente Georgy.
<< Resterò io qui. Questa montagna di ghiaccio vuole me, sento che mi chiama. Avrà il mio sangue >> disse Lupin in tono quasi solenne e fiero.
<< No! >> fu l’urlo di tutti.
<< No Remus! >> continuò Linda. << No, non tu! >>
<< E chi allora? Gli altri hanno ancora energie, io invece sono solo un peso, sono stanco e non molto lucido purtroppo. Voi andrete avanti, vi aprirò il varco e poi vi raggiungerò in qualche modo >>.
<< Remus, amico, io resterò con te >> intervenne Sirius.
<< No, tu devi stare con loro. Tu devi… proteggere Linda e gli altri. Te lo chiedo come favore personale, Sirius >> rispose Lupin, gli occhi lucidi e la voce tremante.
<< Remus… no! >> urlò Linda, saltando al collo di Lupin, abbracciandolo e baciandolo, in un bagno di lacrime e singhiozzi. << Remus, ti prego… non puoi abbandonarmi! >>.
<< Non ti preoccupare, andrà tutto bene. Starai un po’ con loro, poi ci riuniremo. Non ti succederà niente, Sirius e gli altri avranno cura di te, ne sono sicuro >>.
<< Non mi interessa Remus, io voglio te! >>.
La disperazione si era impadronita di Linda. Urlava, si dimenava, non voleva lasciare il suo amato. Aveva così tanto combattuto per farlo tornare normale, per poterlo nuovamente abbracciare, per potergli dire che lo amava e che non voleva passare altro tempo senza di lui. E ora, come un fulmine a ciel sereno, questa terribile decisione. Non voleva accettarlo, non poteva.
<< Georgy, mi raccomando, stai attenta e dai il massimo. Sei forte, molto più forte di Corvax, perché porti nel cuore esperienze e sentimenti che lui neanche si immagina, hai il carattere migliore e la forza di tanti amici con te. Vendica Kingsley, Romulus, e tutti quelli che hanno dato la vita per il nostro mondo magico. Ti ho voluto sempre molto bene, e sempre te ne vorrò. Scusa se ho messo a rischio il rapporto tra te e Severus, sono stato uno sciocco, spero che entrambi un giorno possiate perdonarmi, è stato un errore terribile da parte mia, ascoltavo l’invidia più che il cuore. Sì Severus, ammetto che forse ero un po’ geloso di te, del fatto che tu avessi trovato l’amore in Georgy, questa splendida ragazza che son convinto morirebbe per te >>.
<< Sei già stato perdonato… davvero >> rispose Piton.
<< Spero che insieme possiate essere per sempre felici. Trattala sempre da regina, non farle mancare l’amore, e proteggila fino alla fine… E tu, Sirius, amico mio… >>
<< Ehi guarda che non stai mica per morire, devi solo aprirci un varco e raggiungerci! >> tentò di sdrammatizzare Sirius, ma già una lacrima gli scendeva sul volto rigato dalle cicatrici di una vita.
<< Sirius, mai serio, nemmeno ora! Grazie… grazie per essere stato un fedele amico durante tutta la vita, soprattutto ai bei tempi in cui Hogwarts era la nostra vera casa, quando eravamo spensierati e pronti a spaccare il mondo. Resta accanto a Linda, ti prego, proteggila… >>.
Georgy singhiozzava.
<< Linda… io ti amo, ti amo come non ho mai amato nessuna in vita mia. Abbi cura di te, promettimi di prendere decisioni che ti rendano felice, sempre… >>
<< Remus… >> disse Linda, in lacrime, << anch’io ti amo, e resterò per sempre con te… >>.
Abbracciarono lupin, uno alla volta, intensamente. Piansero. Tutti. Anche solo poche lacrime, ma la commozione era molta. Sapevano che le possibilità di rivedere l’amico sarebbero state poche, anche se una piccola speranza restava debolmente accesa nei loro cuori.
<< E’ ora, forza! >> incoraggiò Lupin.
Decisero sul da farsi, come agire, dove andare. Avevano una sola possibilità e non potevano sprecarla. Fu difficile, ma alla fine tutti collaborarono, cercando di non pensare al fatto che un caro amico si stesse sacrificando totalmente per far continuare il loro estenuante viaggio.
<< Quando siete pronti… >>
<< Quando vuoi tu, Remus… >>.
Si scambiarono sguardi di assenso.
Lupin estrasse la bacchetta, e da quel momento cominciò il suo di viaggio, in solitaria, per gli altri.
Si ferì il palmo di una mano e con il sangue che lentamente usciva avvicinò il braccio alla parete di cristallo di fronte a lui. Cominciò a urlare a contatto con le scariche elettriche, ma non ritrasse la mano. La terra ricominciò a tremare, e un nuovo squarcio si creò sul ghiaccio sotto i piedi dei maghi. Il rumore del terremoto era forte, e le urla del mago si confondevano col suono della montagna che piano piano lasciava intravedere un varco.
Il dolore era lancinante, in tutto il corpo. Lupin capì che non bastava. Avrebbe dovuto fare di più per i propri amici, o tutto sarebbe stato vano. Alzò la bacchetta e con la magia si fece largo all’interno del ghiaccio, diventando un tutt’uno con i cristalli. Le scariche elettriche imperversavano ovunque, le urlà si fecero più fitte, il suono della montagna che si spostava riusciva a coprire in parte il rumore di quel terribile spettacolo di morte. Linda si tappò le orecchie e voltò lo sguardo altrove, incapace di seguire quella scena.
Il sacrificio di Lupin diede i suoi frutti, e presto tra due massi di ghiaccio si aprì una fessura, tanto larga da permettere il passaggio dei quattro maghi, che in fretta oltrepassarono la muraglia.
Quando furono dall’altra parte dell’ostacolo si voltarono per cercare Lupin, e magari toglierlo da quella trappola infernale. Voltatsisi, però, non videro nulla se non il piccolo varco che si stava richiudendo, come se si trovassero in un’altra dimensione, in un luogo del tutto separato dal precendente. Nessuna montagna, nessun ammasso di ghiaccio. Solo un’immensa distesa bianca. Potevano solo sentire le urla di dolore provenire dal punto da cui erano appena fuggiti, Lupin stava ancora lottando contro la magia di Corvax e loro non potevano fare niente per aiutarlo.
Linda non poteva sostenere questa situazione. Amava troppo Lupin per restare al sicuro a guardare lui che moriva.
<< Resterò per sempre con te… >> disse piano.
<< Come? >> chiese Georgy, distratta.
<< Addio amica mia. Non dimenticarmi, ti prego, e vivi anche per me! >> disse Linda con un sorriso.
Georgy non capì bene cosa stesse dicendo, o meglio, non trovava il nesso, non sapeva cosa stesse succedendo.
Linda cominciò a correre verso il varco oramai quasi chiuso. Le urla di dolore del professore la guidavano. Arrivò al punto da cui erano da poco passati i maghi, lanciò un incantesimo e si lanciò nel varco. Ora anche Linda era sparita, ma si potevano chiaramente udire le sue urla di dolore.
<< Lindaaaa!!! >> urlò Georgy, correndo anche lei verso il punto ormai invisibile da cui proveniva lo strazio.
<< Ferma Georgy! >> disse Piton, prendendola per un braccio. << Ormai non c’è nulla da fare… >>.
<< No! …no… >> singhiozzò Georgy.
 
Intanto, dentro la terribile trappola preparata da Corvax, Lupin e Linda si erano ricongiunti.
<< Che…ci fai… qui? Vattene! >> aveva urlato il professore.
<< No Remus, resterò con te… per sempre! >> aveva risposto Linda, facendosi forza, nonostante il dolore. << Io ti amo… e questo mi ha sempre dato il coraggio di seguirti… >>.
<< Ti amo… Linda… >>.
I due finirono i loro giorni così, uniti, nel dolore e nell’amore, come era sempre stata la loro vita, travagliata e difficile, ma ora erano insieme… per sempre.
 
Dall’altra parte non si udivano più rumori, né urla. Tutto taceva.
All’improvviso due piccole luci scintillanti uscirono dal punto in cui tutto aveva avuto inizio e fine, quel varco maledetto, quel confine invisibile tra vita e morte. Per un attimo Georgy, Sirius e Piton pensarono di vedere un’esplosione, un incantesimo, qualsiasi cosa usata dai loro amici per tornare da loro, magari un po’ acciaccati, ma salvi.
Ciò che videro, invece, furono solo due piccole scintille blu-argentee, dirette verso di loro, che si andarono a posare sulla punta della bacchetta di Georgy. Era finita. Anche per Lupin e Linda, come prima per Kingsley, era davvero finita.
La commozione era tanta, la disperazione della ragazza pure. In un sol colpo aveva perso un caro amico e una carissima amica, della sua età, giovane e con una immensa voglia di vivere, e la loro morte era stata straziante e dolorosa. Non se lo meritavano.
<< Non è giusto… >> disse tra le lacrime.
Piton la abbracciò forte e la lasciò piangere e sfogarsi.
Sirius si fece accanto a loro. Non disse nulla, non fece nulla. Guardò Piton negli occhi e, forse, per la prima volta nella loro vita, entrambi non avevano parole di odio da rivolgere l’uno all’altro. Non avevano cattiverie da scambiarsi. Non avevano nulla da comunicarsi, se non il sostegno reciproco di fronte a una tragedia come quella che si era appena consumata.
Non c’era fretta di proseguire. Bisognava digerire il momento appena passato. Dovevano ritrovare la forza per reagire.
 
Fu dura rimettersi in cammino. Fu difficile trovare la forza anche solo di pensare di riprendere. La voglia di mollare era tanta: perché rischiare di perdere anche quel poco che era rimasto? Perché altra sofferenza? Perché erano arrivati a tanto?
Georgy era sconvolta di fronte alla cattiveria dell’uomo, un perfido mago aveva deciso della vita e della morte di due suoi cari amici, come fossero pedine di un pervertito gioco, come se non avessero un’anima e degli affetti. “Non può esserci così tanta cattiveria in una persona, non si può vivere senza un briciolo di coscienza…” pensava la ragazza.
<< Dobbiamo ripartire >> aveva detto Piton quando sembrava che i due compagni non avessero più lacrime da poter piangere.
<< Perché? >> domandò Georgy, il volto abbassato, lo sguardo spento.
<< Come perché? >>
<< Perché continuare? Non ti è bastato tutto questo? >>
<< Georgy… >> disse Piton, la voce intenerita dal dolore della ragazza. << Appunto perché due nostri amici si sono sacrificati per noi abbiamo il dovere di proseguire. Costi quel che costi. Non possiamo non vendicarli… >>
<< Vendicarli dici? Uccidere Corvax non li riporterà in vita… >>
<< Georgy, Severus ha ragione >> intervenne Sirius. << Dobbiamo fermare Corvax, lo dobbiamo a Lupin e Linda, che hanno dato la vita perché noi potessimo proseguire nel nostro intento. E lo dobbiamo fare per il nostro mondo, per la magia vera e buona, perché non ci siano più odio né dolore. Non vogliamo che altri soffrano come noi per la perdita di persone care… >>.
La ragazza alzò lo sguardo. Sirius e Piton per la prima volta in vita loro si erano supportati in un discorso, e concordavano sul da farsi. E avevano ragione. Avevano iniziato quella terribile avventura per un motivo e ora dovevano portare a termine la missione. Per tutti quelli che credevano in loro.
<< Georgy >> disse Piton, comprensivo, << è normale avere cedimenti, tutti di fronte a ostacoli e tragedie hanno paura, ed è normale che la voglia di tornare indietro sia molta, ma bisogna avere il coraggio di andare avanti, di affrontare di petto le situazioni che la vita ci offre, e sfruttarle per crescere e per diventare più forti. Queste perdite ti segneranno per sempre, però porterai nel cuore chi hai amato, e questo è l’importante: farai rivivere chi hai perso, li farai rivivere nei tuoi gesti, nelle tue parole, nei tuoi pensieri. E adesso potrai sentirti sola, abbandonata da figure importanti della tua vita, ma vedrai che nei momenti difficili ti sapranno stare accanto. Vedrai che ti aiuteranno, anche ora, perché sconfiggere il male era anche una loro priorità, altrimenti non avrebbero accettato di combattere Voldemort, di intraprendere questo viaggio, di amarsi >>.
Georgy aveva gli occhi lucidi. Le parole del professore erano state davvero belle e toccanti. Ora la ragazza aveva la forza necessaria per riprendere il cammino. Ora sapeva per chi andare avanti. E sperava in cuor suo di poter rivedere presto i suoi amici, magari in un sogno, o in una poesia, o, certamente, nei suoi più bei ricordi.
 
<< Ma porca miseriaccia, dove siamo? Stiamo girando in tondo? Mocc… Severus! Dì qualcosa! >> sbraitava Sirius, visibilmente scocciato dal fatto che stessero camminando da ore senza incontrare anima viva.
<< Dico che forse sei tu che dovresti guidarci, visto che i cani hanno un olfatto eccezionale… >> rispose il professore di pozioni, seccato.
<< Sev, e dai, sii carino! Ti ha pure chiamato per nome! Sforzati! >> intervenne Georgy.
<< Allora dico che adesso potremmo seguire Sirius e vedere dove ci porta, se può renderlo meno inquieto >> rispose Piton, ancora più seccato.
<< Bene… seguitemi e cercate di non rallentarmi! >> disse in tono fiero il mago che in un attimo si ritrovò a quattro zampe, trasformato in un grosso cane nero.
<< Ma sentilo! >> sbottò Piton, infastidito.
<< Ssshhh! >> lo stuzzicò Georgy, divertita dalla scenetta. Per una volta i due si erano punzecchiati senza arrivare alla magia, o alle offese forti. Era un bel passo avanti. “Chissà, magari potrebbe nascere una bella amic...”.
Il pensiero della ragazza fu interrotto da un forte schiocco, una specie di sparo, una luce improvvisa e accecante, un fascio di calore intenso pervase l’aria, una figura scura e canina si stagliò di fronte a lei e un forte vento fece volare tutti i presenti all’indietro. Rotolarono per qualche metro nella neve, fermandosi poi distesi sulla soffice coltre che ormai da ore avevano davanti agli occhi e sotto i piedi.
Quando la ragazza riaprì gli occhi, da distesa si alzò sui gomiti per vedere cosa fosse stato a causare quell’ esplosione, e cosa o chi fosse la figura che la voleva attaccare proprio mentre la luce la investiva.
Vide Piton, poco distante da lei, un po’ stordito e con qualche ferita, ma subito pronto con la bacchetta in mano. E vide una massa di pelo scuro poco avanti a lei, il corpo fumante, la voce rotta da guaiti di dolore, il respiro affannoso, gli occhi spalancati.
Georgy corse verso Sirius, gli mise un braccio dietro al collo e lo vide riprendere le proprie sembianze umane. Il volto era tumefatto, il corpo solcato da ferite sanguinanti provocate dall’esplosione. Non era stato un lupo ad attaccarla, non era un nemico quella figura che aveva pensato volesse attaccarla poco tempo prima. Era Sirius che, intuito il pericolo, si era lanciato verso i suoi compagni di avventura per far loro scudo con il suo corpo. E ora era disteso a terra in fin di vita. Un altro. Un’altra volta. Ancora un sacrificio per questa stupida guerra.
<< Sirius… >> lo chiamò Georgy, il volto solcato dalle lacrime.
<< G… Georgy… >> biascicò l’amico, << C… continua… t… tu… el… elimina quest… questo bastardo… fallo per me >>. E con il solito sorriso beffardo, che sempre lo aveva distinto, se ne andò, lasciando solo Georgy e Piton a combattere la loro battaglia.
Dal petto dell’uomo si levò una scintilla blu-argentea che come un soffio di vita si andò a posare sulla punta della bacchetta della ragazza, che cominciò a brillare più forte di prima. Un’altra anima. Un’altra volta. La ragazza abbassò la testa sul corpo dell’amico e rimase immobile, in raccolta, piangendo silenziose lacrime.
<< Georgy >> la chiamò Piton, posandole una mano sulla spalla.
La ragazza alzò lo sguardo. Una figura alta e magra avanzava verso di loro.
Non c’era più tempo per compiangere l’amico appena perduto. Era tempo di combattere. E questa volta sarebbe stata l’ultima, quella decisiva. Questa storia durava ormai da troppo, troppo tempo.
 
<< Oh oh oh! E così siete arrivati finalmente! La ragazza prodigio, la paladina della giustizia, colei che già ha salvato il mondo dal temibile Lord Voldemort, e il suo amichetto, pardon, il suo compagno, il temutissimo professore di chimica! Ah ah ah! >>. Se la rideva Corvax, mentre Georgy e Piton restavano in silenzio, gli occhi fissi su di lui e la bacchetta tenuta saldamente tra i pugni.
<< Bè? Non ridete? Ho detto qualcosa che non va? >>
Ancora silenzio. I due non dicevano nulla, né si guardavano. Erano concentrati sul loro obiettivo.
<< Siete un po’ scortesi, in fondo vi ho invitati nel mio regno, vi ho aperto le porte della mia dimora, dovreste mostrare un po’ di gratitudine, no? >>
<< Tu non meriti proprio niente >> intervenne Georgy, la voce colma di odio.
<< Come prego? >>
<< Ho detto che tu non meriti nulla. Hai fatto del male a troppe persone, e ora pagherai per tutto >>.
<< Sono veramente, terribilmente spaventato. Oh sì. Eh sì. Non riesco a muovermi dalla paura >> scherzò Corvax, forse divertito dalle minacce della ragazza. L’uomo non sembrava voler combattere, anzi, da come si comportava pareva volesse seriamente instaurare un dialogo. Georgy pensava che li avrebbe di sicuro irretiti con la sua diplomazia e la sua bella parlantina, ma ciò non le avrebbe impedito di portare a termine la sua missione.
<< Insomma, se non dite niente, dovrò prendere io l’iniziativa… per esempio… >> disse Corvax, e non finì la frase che subito lanciò un incantesimo rivolto contro la ragazza.
Georgy era pronta a scansarlo ma Piton fu più veloce di lei, e con un colpo di bacchetta deviò l’attacco, che andò a sciogliere della neve a poca distanza da loro.
<< Non ti permetterò di toccarla >> disse Piton in tono di sfida, fermo e deciso.
<< Ah, fai il cavaliere quindi! Abbiamo un professore coraggioso tra noi! >> lo canzonò Corvax, che non appena ebbe finito di pronunciare queste parole venne quasi travolto da un attacco di Piton. Dico quasi perché, per sfortuna del professore, il colpo non era molto forte e Corvax non troppo sprovveduto da abbassare la guardia.
<< Cos’è, pensi di cogliermi di sorpresa? Pensi di avere possibilità con me? >>
<< Stai zitto e combatti, Corvax! >> replicò Piton.
<< Non mi interessi tu, stupido! Non mi fai paura e non ti ritengo un problema, quindi ti offrirò uno scambio: io ti lascerò vivere, ti permetterò di tornare nel mondo normale, a Hogwarts o dove preferisci, potrai tornare alle tue normali mansioni… in cambio, però, voglio la ragazza. Che ne dici? >>
<< Combatti, ho detto >>.
<< Ti do un’ultima possibilità. Pensaci bene. In fondo, di ragazzine giovani e carine ne puoi trovare quante ne vuoi, penso che molte studentesse farebbero di tutto per stare con un professore che è uscito vivo da una “missione” come la vostra. Fregatene di questa ragazza, ti darà solo dolore, pensa a salvare te stesso. Io lo farei se fossi in te… e forse anche lei lo farebbe se ne avesse la possibilità… >> incalzò l’uomo.
<< No. Non mi interessa. Combattiamo. Ora >>.
<< Severus, lascia che… >> tentò di parlare Georgy, ma Piton la bloccò. Il professore sapeva cosa la ragazza avrebbe voluto dire, voleva che lui si mettesse al sicuro avendone la possibilità, ma lui non le avrebbe mai permesso di affrontare da sola Corvax. Piuttosto avrebbe combattuto prima lui, anche solo per indebolirlo.
<< Bene allora. Hai fatto la tua scelta. Sbagliata, a mio avviso, però non posso più farci niente. Preparati ragazzina, tra poco toccherà a te >>.
<< Non ne sarei molto sicuro >> disse Piton, iniziando il duello.
I due combattevano come forsennati, anche se Corvax risultava sempre meno affannato di Piton, già provato dagli scontri precedenti. I colpi partivano da ogni dove, qua e là si vedevano scintille colorate, si potevano udire i fischi degli incantesimi che volavano nell’aria, si poteva toccare con mano la fatica dei duellanti. Ogni tanto si fermavano per rifiatare, ed era in quei momenti che Georgy poteva cogliere tutta la tensione che il professore provava, la sua paura che lei venisse toccata, il timore di perderla, di doverla abbandonare. Stava mettendo tutto se stesso nel combattimento, non lo aveva mai visto così preso. Sapeva che era imposrtante, che poteva costare molto. Talvolta Corvax cercava di colpire la ragazza nel bel mezzo del duello con Piton, ma il professore riusciva sempre a tenere testa all’avversario e anche a deviare i colpi lontani da Georgy, nonostante lei fosse comunque sempre vigile e attenta.
<< Non pensavo che fossi così forte >> disse Corvax rivolto a Piton. << Sarà la forza della disperazione! Ma ovviamente non riuscirai mai neppure a sfiorarmi coi tuoi colpetti da chimico! >>
<< Non mi interessa ferirti, punto a molto di più >> rispose Piton con un sorrisetto beffardo, non curandosi dei piccoli rigoli di sangue che gli uscivano da leggere ferite sulle braccia.
La battaglia riprese immediatamente, e stavolta sembrò che fosse Piton ad avere la meglio. Riuscì a beffare Corvax e con uno schiantesimo lo sbattè a terra, la bacchetta troppo distante, gli occhi spalancati dallo stupore.
Piton avanzò verso Corvax che, seduto sulla neve, provava a indietreggiare ma era troppo lento. Il professore gli fu a pochi passi prima che l’uomo potesse effettivamente rendersi conto di essere in trappola. Piton gli puntò contro la bacchetta e uno sguardo freddo e cattivo.
Corvax cominciò a tremare, non tanto per il freddo quanto per il timore che fosse davvero finita.
<< Ehi ehi amico, bravo, complimenti! Sei riuscito a fermarmi, non è da tutti! Ora, per favore, abbassa quella bacchetta >> lo supplicò Corvax. Piton, per tutta risposta, non si mosse di un centimetro.
Georgy osservava la scena da dietro le spalle del professore, a qualche metro di distanza. Presto gli occhi di Corvax, neri e supplicanti, si posarono su di lei. L’uomo la guardava intensamente ma allo stesso tempo con distacco, come se fosse… incantato.
<< Non mi ucciderai, Severus Piton >> diceva con voce quasi assente il perfido mago seduto sulla neve.
<< Come puoi esserne così sicuro? Ho già ucciso in passato, e sono pronto a farlo ancora… e smettila di fissarla! >> ribattè Piton, minacciandolo con la bacchetta.
Georgy continuava a guardare Corvax che, nonostante fosse disarmato di fronte a un uomo che gli puntava contro una bacchetta e che non si sarebbe fatto scrupoli a eliminarlo, ebbene lui, Corvax Swire, fissava un punto all’altezza della spalla destra della ragazza, e lei non ne capiva assolutamente il perché.
“C’è qualcosa di strano in lui” pensava Georgy, “è troppo calmo… ancora troppo sicuro di sé… che abbia in mente qualcosa?”
E mentre Piton e la ragazza erano concentrati sul loro obiettivo, al momento disarmato e indifeso, non si erano accorti che in realtà il punto che continuamente fissava Corvax non era Georgy, ma stava dietro di lei, qualche metro oltre la sua spalla, in mezzo alla neve. Un piccolo fascio di ghiaccio, una specie di cilindro trasparente, un cristallo appuntito che si era minacciosamente sollevato da terra.
Non appena era stato scaraventato a terra, Corvax, per diretto contatto visivo, aveva lanciato questo incantesimo, ricavando da un’immaginaria montagna di ghiaccio questa lastra cilindrica che ora poteva perfettamente controllare con il pensiero.
Piton, professore esperto e uomo intelligente, vedendo Corvax molto concentrato su una cosa che non fosse la sua vita in pericolo, si era insospettito. Come anche Georgy, del resto. I due si guardarono per un momento che sembrò loro eterno. Uno scambio di sguardi che era un intero discorso, un insieme di parole invisibili e inudibili, possibile solo tra due persone fortemente e profondamente legate.
In quel preciso momento, quando le loro menti si incrociarono, capirono tutto. Era una trappola. Qualcosa alle loro spalle li avrebbe presto divisi. Qualcosa di veramente brutto stava per accadere.
Mentre pensavano queste cose, mentre gli occhi dell’uno fissavano con amore e compassione quelli dell’altra, mentre l’attimo durava in eterno, il pezzo di ghiaccio si mosse a gran velocità e sfrecciò nell’aria fredda di quel regno gelido come il cuore di chi aveva scagliato l’incantesimo.
L’arma acuminata lanciò nell’aria un fischio come di frusta, un fastisioso quanto terrificante rumore di un oggetto pericoloso che non si sa dove andrà a colpire.
Il pezzo di ghiaccio, duro e freddo, lacerò la carne calda, coprendosi di sangue rosso e di forte dolore.
Corvax Swire sogghignò compiaciuto.
  
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