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Autore: raptasum    22/06/2014    9 recensioni
Liam Payne ha ventidue anni, lavora come bagnino alla piscina comunale coperta di Kilkenny, Irlanda.
E' un lavoro noioso, davvero noioso.
Fino a quando a quattro ragazzi non viene l'idea di gettare in acqua un piccolo moro che non sa nuotare...
[Ziam, accenni Niam-Ziall, lifeguard!Liam, writer!Zayn]
Genere: Erotico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Liam Payne, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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Zayn non poteva inventarsi scuse, le mani di Liam erano ancora sul suo corpo, e le sue gambe e le sue braccia lo tenevano ancora ancorato all’altro giovane.

Ora iniziano i problemi con la P maiuscola.
 

***

- C-ciao, mamma. – mormorò Zayn, sempre tenendo stretto Liam a sé. Il quale non capiva più nulla, non era più sicuro di niente, e la presenza del moro gli era di grande aiuto per rimanere attaccato alla Terra con la mente.
- Zayn, io non… non capisco, davvero, pensavo di averti cresciuto bene e- ho sentito la vostra discussione, ti ho visto addosso a lui e- io non mi aspettavo che tu fossi un- un cavolo di-
- Gay. – completò il diciannovenne per lei, si scusò con lo sguardo con il castano e saltò giù dal bancone, avvicinandosi ai genitori; gli venne da piangere quando sua madre, istintivamente, si ritrasse e si rifugiò piangente tra le braccia di suo marito.
Che squadrava i due giovani con un’aria feroce.
- Io vado…? – chiese, goffo, Liam, sentendosi davvero di troppo. Era un affare della famiglia Malik, quello, anche se centrava pure lui.
Ma – Rimani qui – dissero, in coro, tre persone: Zayn, bisognoso di un’ancora a cui aggrapparsi per non annegare nel dolore e nel senso di colpa nonostante non avesse fatto proprio nulla di male; suo padre, ben deciso a concludere la faccenda; e la piccola Veronica, che non accennava a staccarsi dal principe di suo fratello, ma sua mamma il silenzio più totale.
- In salotto, subito. – ordinò il signor Malik autoritario,ma dal volto si capiva la confusione, rimase in cucina a calmare la moglie e a riordinare le idee mentre gli altri tre si sedevano sul divano: il diciannovenne e il ventiduenne si sistemarono uno di fianco all’altro, mentre la bambina aspettò un secondo in piedi, immersa in un pensiero.
- Perché non ti siedi? – disse il moro con voce spezzata e malinconica, Liam gli circondò le spalle con un braccio e lo trattenne contro di sé per infondergli un po’ di coraggio, e Zayn per una frazione di secondo immerso nell’incavo del collo di Liam si sentì meglio.
- Posso mettermi in braccio a Liam, fratellone? Non sei geloso?
- Vieni qui, piccoletta – ridacchiò il più grande, lei gli saltò addosso tutta contenta abbracciandolo con le sue braccine da bimba, Liam le bisbigliò – Tu e tuo fratello siete le mie principesse preferite – in modo che Zayn non potesse sentire e Veronica rise divertita accoccolandosi al petto del maggiore.
Il moro sorrise, aveva afferrato un paio delle parole della frase dell’altro, ma si incupì pensando ai suoi genitori e a che probabilmente gli avrebbero vietato di rivedere Liam.
Una decina di minuti dopo, i coniugi Malik si presentarono in salotto e, prese due sedie dalla cucina, invitarono il figlio e il suo probabile (o forse è meglio dire improbabile) ragazzo ad accomodarcisi.
Non chiesero loro esplicitamente di spostarsi, ma lo lasciarono intendere, e il diciannovenne si sentì ancora più in colpa; tenendo in braccio Veronica, entrambi si alzarono e cambiarono posto.
- Dunque, Zayn. Quando avevi intenzione di dircelo? – parlò l’uomo, facendo anche le veci della scioccatissima moglie.
- Cosa, che sono gay o che io e Liam stiamo insieme? – dunque stiamo insieme?, si domandò il castano.
Strinse una mano al più giovane per fargli forza.
- Entrambe, certamente.
- Beh, ho scoperto di preferire i ragazzi quando ho incontrato lui, quindi… circa cinque anni fa. Mi dispiace, avrei dovuto dirvelo, io- - singhiozzò, si asciugò un paio di lacrime col dorso della mano e ricominciò a parlare con voce incerta e traballante – non importa. E la storia tra me e lui è iniziata solo oggi, ve lo giuro, prima eravamo solo amici, ma io sono sempre stato gay.-
La signora Malik sussultò sull’ultima parola e Zayn se ne accorse, e voltando verso di lei fissandola con uno sguardo furioso
- Due persone che stanno insieme da così poco non scopano sul bancone della cucina! – esplose la madre di Zayn, riprendendo a piangere e a disperarsi.
- Amore, per favore, non dire così davanti alla bambina. Comunque, come fai ad essere.. –Il signor Malik non riuscì neanche a finire la frase pensando a suo figlio in quel modo. Zayn notò anche questo e con rabbia sempre più crescente ringhiò – si gay mamma, papà, non è una parolaccia si può dire, ed io lo sono-.
- Non devi permetterti di parlare così a tuo padr-
- Non mi importa, sai? – lo interruppe Zayn, furioso come Liam non lo aveva mai visto – Non ti va giù che tuo figlio sia gay, eh? Ti brucia troppo. Credi che io sia un errore, lo crede anche la donna che mi ha messo al mondo, e sono sicuro che state facendo un bel brainstorming per capire cosa avete sbagliato con me, ma mi dispiace tanto, non sono uno stupido sbaglio. Vaffanculo, tutti e due. – si alzò di scatto, guardò per un’ultima volta i due seduti sul divano e, scosso da violenti singhiozzi, scomparve nella sua stanza dove finalmente si lasciò andare e pianse, un pianto silenzioso, che come ogni cosa in Zayn, non voleva attirare l’attenzione e disturbare nessuno.
- Io non- - balbettò Liam, non si era mai, ringraziando il cielo, trovato in una situazione del genere e non sapeva come comportarsi.
Il padre di Zayn lo fulminò con lo sguardo, solo – Vattene – disse, e il ventiduenne obbedì, non prima di aver lasciato Veronica sulle gambe della signora Malik e averla rassicurata con un buffetto sulla piccola testolina.
Raggiunse il moro dentro la camera, si chiuse la porta alle spalle, e lo trovò steso prono sul letto.
- Zayn, tesoro, vieni qui. - si sedette di fianco a lui, gli carezzò gentilmente i capelli e pochi secondi dopo si trovò stretto in un abbraccio disperato. – Su, smetti di piangere, non è certamente caduto il mondo… è colpa mia, non dovevo insistere per venirti a trovare, o dovevi venire da me, sono un idiota.
- Se io no-non ti avessi chiesto di q-quelle lezioni e-e non ti fossi saltato addosso non- - non finì la frase, i singhiozzi ben poco maschili erano aumentati e gli impedivano di continuare.
- Ti ho detto di stare tranquillo, okay? Ti prometto che troveremo una soluzione, anche se ci impediranno di vederci, se ti chiuderanno in casa, io entrerò dalla finestra come hai fatto tu, ricordi…? – Zayn sorrise a quel ricordo, cercò di asciugarsi un po’ il volto con il braccio, cosa che servì a ben poco – come Romeo e Giulietta, sii la mia principessa rapita da un gigante, la mia Bella Addormentata protetta dal bosco di rovi, io sarò il tuo bel principe, ucciderò il gigante e oltrepasserò le spine. Sii la mia Giulietta, sarò Romeo, ma ti assicuro che noi non moriremo.
- Dovrebbero succedere se-sempre cose brutte, sei c-così diabetico – sussurrò, un po’ imbarazzato e divertito, il moro e si strinse di più contro il petto del maggiore chiudendo gl’occhi.
- Lo prendo come un complimento, piccolo.
- Lo è, tu s-sei il migliore del mondo. Sono i-io che sono un danno unico. – riprese a parlare balbettando, con voce incerta e un filo piagnucolosa – Non dovevo dire nulla, starti lontano. S-sono inadeguato, non f-faccio mai nulla… di buono per nessuno, n-non sono mai all’altezza di nessuno, tutti- tutti migliori di me, e io sono solo un buono – singhiozzò – a nulla, non servo, so-sono la persona più inutile del mondo- la gente fa bene… fa bene a criticarmi, ad odiarmi, non- - venne interrotto dalle labbra di Liam, che, prepotenti, soffocarono la frase.
Zayn riprese a piangere, spostò le braccia, precedentemente avvolte intorno alla vita del castano, e circondò il collo di quest’ultimo, avvicinandolo di più a lui e continuando a versare calde lacrime che parevano infinite.
Ad un certo punto i singhiozzi si fecero troppo forti, il minore si staccò e nascose il viso contro il petto dell’altro, il quale si perse nel suo mondo, iniziando ad accarezzargli i capelli e a sussurrargli di calmarsi.
Nulla sembrava funzionare, però. Dunque Liam si arrese, lasciò sfogarsi il suo presunto ragazzo finché la presa sulla sua maglietta si indebolì, i singhiozzi cessarono di scuotere il corpo minuto del moro e il suo respiro si fece quasi regolare.
- Non mi credi se ti dico che nulla di ciò che hai detto è vero, ho ragione? – ruppe il silenzio, tanto per vedere cosa sarebbe successo, temendo già una terribile reazione e una nuova crisi di pianto. Non avvertendo, tuttavia, nessun segno di un imminente pianto, riprese a parlare sottovoce – Non sei inadeguato, okay? Sono loro che sono dei perfetti imbecilli, e tu sei intelligente e sei decisamente migliore di tutte quelle persone, per questo. Nessuno fa bene a criticarti, sei un ragazzo fantastico, hai un carattere complicatissimo e non vedo l’ora di scoprirne tutti i lati, per poterti apprezzare come meriti davvero. Ascolta me, ascolta Liam, non loro, me. Prendi un bel respiro, asciugati le lacrime e rivela la tua parte combattiva e selvaggia. Fai vedere ai tuoi genitori che vuoi lottare duramente per ottenermi. Mi vuoi? – il diciannovenne fece un respiro profondo per calmarsi e annuì – Sei disposto a combattere per noi due? Mi hai aspettato cinque anni. Vuoi stare con me? – di nuovo un cenno di assenso – Allora tira fuori le unghie, piccolo, e spacca il culo a tutti quanti.
- Non ci riesco, sono troppo timido per-
- Vietato dire “non ci riesco”, Zayn. Vai a lavarti il tuo bel visino, calmati e poi andiamo dai tuoi e gli diciamo che non abbiamo intenzione di mollarci. Non proprio ora che si siamo ritrovati, no? – Zayn abbozzò un sorriso, si alzò e, senza guardare Liam neanche per un secondo, si nascose nel bagno, non molto lontano da camera sua.
Il ventiduenne rimase seduto sul letto, sospirò e si prese la testa tra le mani. Sentiva che sarebbe scoppiata da un momento all’altro. Un minuto prima stava baciando la sua principessa in cucina, e il minuto dopo era davanti alla Santa Inquisizione Malik. Ancora non ci credeva, poteva un’esperienza così bella e coinvolgente venir rovinata in un battito di ciglia?
Intanto che rimuginava, il moretto tornò dal bagno: si era lavato il volto, sistemato un po’ i capelli fin troppo spettinati ed era riuscito a rilassarsi quel tanto che bastava per non accasciarsi a terra e inondare la casa di lacrime.
- Liam? Stai bene? – mormorò, l’altro alzò il volto e gli rivolse un rassicurante sorriso.
- Certamente. Andiamo dai tuoi, sei pronto? – Zayn fece segno di sì, porse timido una mano a Liam per alzarsi e quello interpretò il suo movimento come un – Va bene, ti tengo anche la mano, se ti fa stare più tranquillo…
- Co-cosa? No, era per farti alzare, non- tienimi la mano, ti scongiuro, reggimi e dammi coraggio o io fuggo dalla finestra e nessuno mi troverà mai più. – il castano mascherò una risatina, trascinò quasi a forza il più piccolo di nuovo in sala e si posizionò, insieme a lui, davanti ai signori Malik.
- Avete preso una decisione? – esordì il ventiduenne.
- Zayn, Liam, noi non vogliamo che voi due stiate insieme. Non possiamo minimamente accettarlo, ne abbiamo discusso e pensiamo che Liam sia fuorviante per te, Zayn. Da parte mia, posso aggiungere che il solo pensiero di voi due sul bancone della mia cucina mi fa rivoltare lo stomaco. – Liam stentava addirittura a credere che parole del genere potessero uscire dalla bocca di un padre, era altamente schifato da quella sua linea di pensiero, e per questo lo avrebbe odiato anche se fosse stato etero. Ma si trattenne dall’urlargli in faccia una serie di sproloqui, un po’ per via della piccola Veronica ancora seduta sulle gambe di sua madre, un po’ per evitare di provocare ulteriori danni. Era già nei casini abbastanza, cazzo. – Comunque, ci troviamo costretti a darvi un ultimatum. Vi lasciamo… - l’uomo sollevò il braccio e diede una rapida occhiata al suo orologio da polso – una mezz’ora per decidere, okay? Zayn, hai due possibilità: o lasci Liam, o non metterai mai più piede dentro questa casa. – boom. Come un blackout in una nottata d’inverno, o un temporale in una giornata di sole, il fulmine lanciato dai coniugi Malik spezzò il cielo dei due giovani, che rimasero interdetti per una decina di secondi. – Ovviamente, - riprese a parlare il signor Malik – se deciderai di rimanere con noi, non potrai più vederlo, essendo lui la causa del tuo problema mentale… pensaci su bene.
No, non è possibile, non l’ha detto davvero pensava il più grande, mentre l’altro non capiva più nulla, si limitava a stringere forte le dita del castano, ancora intrecciate alle sue.
Non sarebbe mai più riuscito a guardare i suoi genitori in maniera normale, probabilmente. Tutto quell’amore incondizionato che gli avevano dato durante gli anni, svanito. Meno male che gli avevano promesso più volte, in passato, che ci sarebbero sempre stati e non l’avrebbero mai abbandonato; e la consapevolezza che fossero state tutte bugie si insinuò repentinamente in Zayn, che aveva già il bisogno di sfogare tutto il suo dolore e la sua tristezza. Gli era successo in un mucchio di situazioni, e la sua ancora di salvezza era stato, ogni volta, un oggetto affilato di qualsiasi tipo. Invece, in quel momento, l’unico su cui poteva manifestare i suoi sentimenti non era lui, ma Liam. Lo sapeva bene, il moro. Sarebbe riuscito a calmarsi solo tormentando le labbra del castano, mordendole e succhiandole nel modo più inesperto del mondo, vista la sua ignoranza in materia; tuttavia le avrebbe molestate fino a farle sanguinare, per poi succhiar via il sangue da esse e ricominciare tutto da capo.
Si odiava per quei pensieri. Liam, poco ma sicuro, non gli avrebbe mai permesso di lasciargli così tanta libertà, stavano insieme ma era successo tutto davvero troppo in fretta. E poi ci si metteva l’ultimatum… gli venne quasi da vomitare.
- Vado a pensarci. – esalò. Batté in ritirata, accompagnato dal suo ragazzo, in camera sua e si chiuse la porta alle spalle. Girò la chiave nella toppa una, due volte, desiderando con tutto il cuore di riuscire a fare la scelta giusta.
Insomma, la perdita era grande in entrambi i casi: se avesse deciso di non troncare la relazione, addio casa. Se avesse deciso di rimanere senza Liam… beh, niente Liam.
- Zay. – sentì, si voltò e incontrò con gli occhi quelli del giovane accanto a lui.
- Cosa c’è?
- Nulla, volevo solo vedere se mi stavi ascoltando. Sto solo parlando da un paio di minuti, niente di che. – Zayn sprofondò nel totale imbarazzo. Se avesse avuto una pala, si sarebbe già sotterrato dalla vergogna. Si lasciò docilmente trascinare fino al suo letto, si stese di fianco al ventiduenne e si voltarono entrambi su un lato, per guardarsi negli occhi. – Stavo dicendo che io ti appoggerò in ogni tua scelta, che sia quella di restare con me o di andartene via come se nulla fosse successo. Lo sai, giusto?
- Lo so, lo so. Credimi se ti dico che mi sta per esplodere la testa! Non ci capisco più niente, Lee. E’ tutto così… incasinato. Peggio del solito. – guardò Liam poggiare la testa su una mano, piegare il gomito e sollevarla – E non voglio rinunciare né alla mia casa né a te. Sai che ti voglio un bene che non riesco a quantificare, morirei per te, e la cosa peggiore è che non mi importerebbe di mettere in pericolo la mia incolumità per avere un tuo sorriso! Sono un caso perso, assolutamente. – la mano libera del più grande si intrufolò sotto la sua maglia, per accarezzare la pelle calda e invitante del moro e cercare di calmarlo. Cosa che non successe: anzi, il punto sfiorato dal castano prese a bruciare come fuoco vivo.
- Se posso esprimere la mia opinione… - Liam si portò più vicino a Zayn, sussurrandogli languidamente quelle parole a poco meno di un palmo di distanza dalla sua bocca – non voglio rinunciare a queste – spostò la mano dal fianco alle labbra del moro, le accarezzò con i polpastrelli – né a questo – sfiorò il collo – né alla morbidezza di questi qui – affondò le dita nei suoi capelli, giocherellando con qualche ciocca disordinata – oppure al calore della tua pelle… e non voglio rinunciare a questo – Zayn sussultò e ridacchiò, visibilmente imbarazzato, sentendo la mano di Liam poggiarsi sul suo sedere e lasciargli una stretta maliziosa – ma, soprattutto, morirei sapendo di non poter più avere questo. – e, alla fine, il suo palmo sostò sul cuore del moro, ascoltandone i battiti veloci e piegando le labbra in un sorriso, sempre mantenendo il contatto visivo con il più piccolo.
Amava anche i suoi occhi, ma non lo disse: decise di tenerlo per sé, era una cosa a suo parere eccessivamente romantica per una relazione appena nata. Avrebbe aspettato il giusto tempo, e poi avrebbe aggiunto quelle splendide iridi al suo elenco.
- E io non voglio rinunciare ai tuoi baci, è possibile? – sorrisero uno contro la bocca dell’altro.
Si trovarono quasi immediatamente avvinghiati, una gamba di Liam serrata tra quelle di Zayn e la sua coscia che sfregava contro il suo bacino; e, mentre il più grande scendeva a baciare il collo del moro e infilava le mani sotto la sua maglia per la milionesima volta, l’altro sentì subito di essersi eccitato non poco e avvampò. Incrociò mentalmente le dita, magari il suo amato non si sarebbe accorto di-
- Calma i bollenti spiriti, tigrotto… di là c’è la tua famiglia al completo. – venne rimbeccato dal castano, che gli pizzicò la pancia amichevolmente.
- Ma io ti desidero tanto, Lee! – piagnucolò, e sbuffò nel momento in cui Liam uscì dal suo abbraccio e si alzò in piedi. – Io non voglio lasciarti. – aggiunse poi, sempre con tono lagnoso.
- Mi sembra di averlo capito, a giudicare dalla tua reazione alle mie coccole innocenti. E nemmeno io voglio che finisca, perciò- ma la smetti di borbottare?
- Non è colpa mia se mi baci in maniera così sexy, cosa vuoi che faccia il mio corpo? – il maggiore strabuzzò gli occhi, fissi sul diciannovenne, quando quello spalancò le gambe oscenamente e sussurrò qualcosa che lui non capì. – Voglio ancora sentire le tue dita addosso a me, che mi accarezzano, ti prego – vedendo Liam scuotere la testa in cenno di diniego, accennò un sorriso e fece scivolare la sua mano fino al laccio della sua tuta, tirandolo lentamente e slegando così il nodo che teneva i pantaloni.
- E’ inutile, non voglio toccarti di nuovo, sai in che casino finiremmo se-
- La porta è chiusa a chiave, doppia mandata, e posso essere molto silenzioso se voglio. – ricevette di nuovo un taciuto no, ma meno deciso del precedente. Ovvio che il castano stava cominciando a cedere davanti ai modi provocanti di Zayn, che non capiva proprio da dove trovasse l’ispirazione per il suo comportamento. Saranno stati tutti quei porno che aveva guardato durante la sua adolescenza? – Non cedi proprio? Puoi avermi come, dove e quando desideri. Sono tutto tuo, da anni.
- Cristo, Zay, smettila… ti stai eccitando anche tu, da solo, te ne sei accorto? – Liam si morse il labbro e spostò lo sguardo dagli occhi del moro al suo corpo: sospirò quando vide il suo bacino muoversi, dando spinte decise contro l’aria, le gambe aprirsi ancora di più e la mano poggiarsi sul rigonfiamento dei pantaloni.
- Lo so, e tu ti sei accorto di avere indossato jeans troppo stretti?
- Piantala, non cederò facilmente, so contenermi. – e invece no, non seppe contenersi per nulla quando Zayn incrociò il suo sguardo, abbassò le palpebre ed emise un piccolo gemito, una cosa discreta; il che, sommato alla sua mano che si era nel frattempo intrufolata nei pantaloni, ai movimenti languidi del bacino e alle gambe spalancate al massimo, risultò essere la goccia che fece traboccare il vaso.
Liam quasi si lanciò sul letto, si stese tra le gambe del più piccolo e gli baciò ferocemente il collo, segnandolo in più punti; poi, gli calò i pantaloni della tuta, allontanandosi per pochissimo e solo per togliersi i jeans. Zayn, intanto, sospirava e ansimava piano per via dei baci e dei tocchi del castano.
- “So contenermi”, eh? – ridacchiò, e infilò le dita tra i capelli scompigliati dell’altro giovane, intento a penetrargli l’ombelico con la lingua simulando atti sconci. E questo sì che faceva morire il moretto. Si lasciò scappare un gemito quando Liam scese di più e gli lasciò un segno rosso sull’interno coscia, a poca distanza dal suo membro eretto già bagnato di liquido preorgasmico.
- Ti ricorderai per sempre di questa sega, piccino. – mormorò, con le labbra posate stavolta sul suo fianco e le mani impegnate a sfilargli i boxer: prese in mano il suo sesso e iniziò a pomparlo veloce immediatamente, beandosi dei gemiti soffocati e delle parole sconnesse che giungevano da Zayn. Gli passò il pollice sulla punta, consapevole dell’effetto che quel determinato movimento generava, e fu ben contento del risultato che ottenne, ossia un giovane diciannovenne ansimante e dalle pupille dilatate al massimo.
- Li-Liam, voglio… voglio toccarti, Liam, ti prego – riuscì a dire il moro tra i sospiri e i gemiti: con uno sforzo stoico scacciò la mano di Liam e ribaltò miracolosamente le posizioni, trovandosi pure davanti agli occhi l’erezione del giovane. Non sapeva perché, ma si leccò piano le labbra e gli abbassò le mutande di scatto, le lasciò cadere a terra e spostò lo sguardo fino agli splendidi occhi luccicanti del ventiduenne.
- Fallo, allora. – esalò soltanto, prima di gemere forte e tapparsi subito la bocca: Zayn, infatti, non se l’era fatto ripetere due volte e stava mettendo in pratica tutto ciò che Liam gli aveva “insegnato”.
A parer suo, vedere qualcuno provare piacere grazie a lui era addirittura meglio che masturbarsi e raggiungere l’orgasmo soli soletti; non che avesse mai dato piacere a qualcuno prima di allora, ma è la volta buona, perché non sfruttarla?, si chiese.
Toccò Liam fino a farlo venire, e al solo vederlo in quello stato, con la testa reclinata, la bocca semiaperta nel tentativo di dire il suo nome, gli occhi socchiusi e la schiena un poco inarcata, raggiunse l’apice anche lui imbrattando le coperte del letto.
- Beh, io- wow – commentò a mezza voce il minore, crollò addosso all’altro giovane: le gambe gli tremavano, il fiato era ancora un po’ corto per via del travolgente orgasmo avuto poco prima, e si lasciò stringere e baciare dal castano senza spiccicare una parola.
- C’è casa mia, se vuoi. – alzò la testa per incontrare lo sguardo del ventiduenne, non capendo cosa intendesse. Quello, forse, notò il suo sguardo interrogativo e si affrettò a spiegare: - Intendo, se ti cacciano di casa… puoi venire a stare da me, temporaneamente o no.
- Da-davvero? – gli occhi di Zayn si illuminarono di botto, cominciò a schioccare tanti piccoli baci sul mento a Liam, sorridendo come un bambino davanti ai regali di Natale. Dal canto suo, l’altro sapeva bene che, sicuramente, i suoi non avrebbero accettato senza battere ciglio, ma non che gli importasse in realtà. Tutto ciò che contava era Zayn, solo e unicamente lui, la sua felicità e la loro storia appena nata. – Io- io non so cosa dire, sul serio, sei un tesoro! Comunque non resterò molto da te, l’anno scorso un mio ex compagno del corso di trigonometria aveva messo in affitto una camera, credo sia ancora libera.
- Puoi rimanere quanto vuoi, principessa. Solo… non abbiamo una stanza degli ospiti, dovrai accontentarti del mio letto, ti va bene ancora?
- E me lo chiedi?! Io ti- - si trattenne dall’aggiungere “amo”: era vero che sognava Liam Payne dal primo anno di liceo, ma si conoscevano troppo poco per dirgli già le due fatidiche paroline. – Ti voglio bene, più di quanto tu possa immaginare. – si allungò per prendere i loro vestiti da terra, porse i boxer e i jeans al castano e si ricompose. Sgattaiolarono insieme in bagno, per ripulirsi un po’, e solo lì il maggiore si accorse delle macchie bianche che adornavano la maglietta del moro.
- Zay, ehi…
- Sì? – si voltò quello, con gli occhioni da cerbiatto ingenuo e indifeso sgranati, e Liam si sentì sciogliere e scivolare via in rivoletti.
- La tua maglia è macchiata, vedi? – indicò la zona sporca e, tanto per cambiare, Zayn assunse un colorito più rosso del normale.
- Oddio, non- non me n’ero accorto, io credo- credo che sia tuo, Lee. – agguantò una salvietta e ci nascose il viso, per non mostrare il suo già evidente rossore e il suo sorriso a metà tra l’imbarazzato e il fiero; era la prima (di tante, poco ma sicuro) seghe che avrebbe fatto al suo ragazzo, e se aveva imbrattato la sua maglietta con il suo seme, allora Zayn aveva davvero qualche capacità in quel campo.
- Sì, tesorino mio. Forse dovresti cambiarla, che ne dici?
- Direi proprio di- di sì, decisamente sì. – tornò in camera e si infilò una maglia simile alla precedente, in modo che i suoi non si accorgessero subito del cambiamento e non avessero capito: anche se il moro aveva gemuto, un paio di volte, così forte che persino i sordi lo avrebbero sentito. – Possiamo… andiamo a parlare con i miei, tanto ho già preso una decisione. – dopo un ultimo, rapidissimo bacetto raggiunsero il salotto, sedendosi di nuovo sulle due sedie di fronte al divano.
- Allora? – incalzò il signor Malik, squadrò i due giovani e in particolare Zayn torvamente e strinse la moglie contro di sé.
- Allora, beh – iniziò a parlare il moro – ho deciso che me ne vado. Vado a stare da Liam per un po’, fino a quando non troverò qualcuno a cui serve un coinquilino.
- Zayn, mi dispiace così tanto, ma io- non posso sopportare di avere un figlio come te sotto- sotto il tetto di casa mia. – si intromise sua madre, che si stava addirittura trattenendo: se non ci fosse stato Liam, gli avrebbe urlato contro molto peggio.
- E io non so cosa risponderti, mamma. E’ per questo che me ne vado. Posso andare a preparare i miei bagagli, ora? So che mi volete fuori dai piedi il prima possibile. – l’uomo fece un cenno d’assenso, mentre la signora Malik si lasciò sfuggire un singhiozzo disperato e si accasciò, nuovamente, tra le braccia del marito. Zayn li ignorò bellamente, anzi, afferrò la mano di Liam e se lo trascinò via, diretto verso la sua stanza.
- Vuoi che ti dia una mano? – chiese il più grande.
- Se tu vuoi, accetto volentieri. Prendo la valigia, tu comincia… beh, puoi tirare fuori qualche maglietta, sono nel primo cassetto. – uscì dalla camera, e il castano cominciò ad estrarre gli indumenti come gli era stato ordinato. Solo che, da una di esse, comparve un piccolo oggetto argentato, che generò un rumore metallico non appena colpì il pavimento.
E Liam, temendo di aver fatto cadere qualcosa di importante, si chinò a raccogliere una lametta macchiata di sangue rappreso.
 



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Buon pomeriggio, miei cari ciccini. E buona estate a tutti voi! <3
Dopo solo quattro mesi circa, aggiorno. Lo so, dovrei vergognarmi, e correre per casa frustandomi con rami di salice bagnati e invocando il perdono di Buddha, ma non fa nulla. 
Aggiornato tardi e male, poi, bah. Comunque, l'autolesionismo sarebbe dovuto saltar fuori almeno due capitoli fa, ma ho ben deciso di posticipare la cosa e ho sfruttato l'occasione per terminare un capitolo per il quale non avevo idee: quindi viva me e la mia pigrizia, una volta tanto.
Btw non ho nulla da dire su quest'aggiornamento, quindi passo direttamente ai ringraziamenti.
In primis ringrazio quella nana chiamata Bia, che mi beta sempre tutto e ha protestato per farmi il banner (se riuscirò, con le mie ben poche capacità, a metterlo nel prossimo capitolo); poi, mi sento in dovere di aggiungere anche Alex, che mi ha liberamente ispirata per il finale del capitolo; poi, last but not least, tutte voi che leggete e/o commentate, siete splendide :') 
Su Twitter mi trovate sotto @meowryen (e no, non è riferito alla casa Targaryen di GoT. Ma va. Ma cosa dite. Voi siete fatti. Bah.) e nel mio profilo trovate anche la mia ultima, penosissima OS, melt your popsicle. (ho già detto che non mi fa i collegamenti con i link? E datemi una maaano. T.T)
Alla prossima-mica-tanto-prossima,

Amy xx

 
  
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