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Autore: Julia of Elaja    25/06/2014    1 recensioni
Isola di Elaja, in un mondo parallelo; Hermione Granger ne è regina, assieme ad altri sette re, compreso suo marito.
Ma come si è ritrovata in un mondo del genere la strega più brillante che Hogwarts avesse conosciuto?
Chi incontrò sull'isola di Elaja al suo arrivo?
Come ne è diventata regina?
E perché non è moglie di Ron Weasley?
Chi altri ha preso posto nel suo cuore?
O meglio... quanti altri?
CROSSOVER: Dragon Ball
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Il trio protagonista, Tom Riddle/Voldermort | Coppie: Ron/Hermione
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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- Questa storia fa parte della serie 'Le avventure dei quattro re'
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Capitolo 3: Vegeta, il principe dei Saiyan

 

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I giorni che seguirono videro i tre amici impegnati attivamente con la resistenza; tutti volevano sapere di Voldemort, dei suoi punti deboli, dei suoi Horcrux. Harry, in particolare, fu il bersaglio preferito dei rappresentanti, essendo stato la vera causa della fine dell'Oscuro Signore.
Era l'ottavo giorno di permanenza ad Elaja e Hermione, accucciata vicino al camino, ascoltava Harry spiegare come Voldemort avesse creato i suoi Horcrux e perché questi lo avessero reso immortale. Era stanca, oltre che preoccupata; aveva paura di quel malvagio imperatore e temeva sempre che il Consigliere Ade passasse a casa di Vegeta e la trovasse lì; la scusa della “figlia della cugina di Bulma” avrebbe retto? O l'avrebbero portata a castello, per farla diventare una concubina di Abu o imprigionarla?
Represse un brivido di freddo e si fece ancor più vicina alle fiamme, le gambe incrociate a terra e una lunga veste di Bulma a coprirla; fissando il fuoco che danzava, ripensò al caminetto nella Sala Comune ad Hogwarts, o a quello in casa di Ron, dove si riunivano tutti assieme per parlare, ridere e scherzare tra loro.  Le mancava tutto, la sua normalità, casa sua, casa di Ron, Ginny che punzecchiava Ron cantando in continuazione al suo passaggio Celestina Warbeck...
“Va tutto bene, ragazzina?”.
Alzò lo sguardo per ritrovarsi Vegeta che la scrutava pensieroso dall'alto; “Sì” rispose lei sottovoce, mentre gli altri ancora discutevano con Harry “Ho solo freddo”.
Vegeta si accucciò e le si fece vicino; “Ci sono altri modi per riscaldarsi” le sussurrò con tono suadente “Che non stare fermi affianco al fuoco”.
Hermione lo guardò preoccupata; scosse violentemente il capo e per poco non gli urlò la sua indignazione. Ma lui rise, battendosi una mano sul ginocchio; “Ma cosa vai a pensare, sei proprio una bamboccia! E tu dovresti essere la strega più intelligente?!”.
Ancora confusa, Hermione si alzò in piedi per fronteggiarlo; in fondo, non era poi tanto più alto di lei...
“E allora, cosa intendeva, signore?” sbottò, cercando però di non alzare il tono di voce per non interrompere gli altri.
“Intendevo dire che potresti anche andare a bere qualcosa di caldo nell'altra stanza” lui la guardò scuotendo il capo, come se fosse un caso disperato “C'è Bulma che sta preparando della cioccolata calda e a voi ragazzini piace molto. Coraggio, va' a prenderne un po'. Sei bianca come un cencio, ti farà bene”.
Ancora indecisa se dar retta a Vegeta o meno, Hermione rimase sul posto, i pugni serrati, mentre lui si allontanava per avvicinarsi agli altri membri della riunione; forse davvero lei aveva frainteso tutto? E se sì, come aveva potuto pensare che Vegeta insinuasse determinate cose, lui, uomo sposato e padre di famiglia?! E, soprattutto, le proponesse a lei, che reputava solo una “sciocca ragazzina”.
Hermione doveva assolutamente aver preso un abbaglio; eppure il tono con cui l'aveva detto... e la maniera in cui l'aveva fissata...
Sentì un fremito pervaderla mentre ripensava all'intensità di quello sguardo; due occhi neri come una notte senza luna e senza stelle, che l'avevano trapassata senza alcun pudore, entrando nei suoi pensieri con incredibile facilità.
Camminando quasi come un automa, senza neanche rendersene conto, Hermione si ritrovò in una piccola stanzina sul retro che fungeva da cucina; vi trovò, come Vegeta le aveva detto poco prima, Bulma intenta a mescolare qualcosa in una grossa pentola messa sul fuoco.
“Hermione” la donna le sorrise e lei si vergognò profondamente per i pensieri fatti poco prima sul marito di quella tanto brava donna “Hai un'espressione che non mi convince; qualcosa non va?”.
“Ho freddo” si limitò a rispondere lei.
“A questo poniamo subito rimedio!” Bulma allegramente afferrò un recipiente fondo e vi versò dentro un mestolo del contenuto della pentola, che in effetti si rivelò essere cioccolato caldo.
“Bevi cara, ti farà sentire meglio!” la donna le mise uno scialle di lana sulle spalle, e le strofinò vigorosamente le braccia “Starai meglio tra un attimo”.
E, in effetti, Hermione pochi istanti dopo, mentre sentiva il cioccolato scenderle giù per la gola, avvertì un forte calore divamparle dal centro del petto, una sensazione che probabilmente nessuna magia avrebbe potuto regalarle.
“Grazie” sorrise a Bulma che le carezzò il capo mentre tornava a mescolare l'altra cioccolata nel pentolone.
“Figurati, cara” le sussurrò Bulma sospirando; aveva ora l'aria turbata, il volto oscurato da un'espressione poco tranquilla.
“Bulma, va tutto bene?” chiese allora Hermione, sorseggiando ancora la cioccolata.
Ma la donna scosse il capo; “Non so” mormorò, facendo spallucce, mentre dirigendosi verso l'uscio della porta fissava il gruppo di uomini che discuteva “Ma ho la vaga impressione che stia per succedere qualcosa”.
“Di brutto o di bello?”.
“Non ne ho idea. Forse di bello, o forse no. O forse non accadrà proprio nulla. Eppure sento dentro di me che qualcosa sta cambiando”.
Hermione posò sul tavolo la tazza; forse Bulma aveva intuito i suoi pensieri su Vegeta? Deglutì a vuoto per un paio di volte, sentendo un nodo all'altezza dello stomaco; ma no, era impossibile! A meno che non conoscesse la Legilmanzia, cosa alquanto improbabile...
“Solo il tempo ci saprà dire cosa accadrà; intanto, sarà meglio restare uniti” concluse poi la donna, uscendo dalla stanza e lasciando sola Hermione, che fissava con sguardo vacuo il fuoco che scoppiettava nel camino.
Quella realtà continuava solo a spaventarla; aveva bisogno di parlare con Ron e dirgli di tutte le sue preoccupazioni, quello era il solo modo per liberare il suo cuore da quel peso...
“Che c'è? Ti sei incantata?”.
Una brusca voce maschile la fece sobbalzare; Vegeta era lì affianco a lei, e la guadava quasi come se volesse compatirla.
“Stavo riflettendo” rispose freddamente Hermione guardandolo in cagnesco.
“E su cosa?” Vegeta le rivolse un ghigno e lei dovette, in tutta coscienza, ammettere che era maledettamente affascinante “Pensavi a mamma e papà?”.
“No, pensavo ad Abu” la ragazza allontanò la tazza ancora mezza piena di cioccolata e si alzò in piedi, a fronteggiare Vegeta; “E comunque non sono una ragazzina; io mi reputo una donna, visto che ho anche collaborato alla sconfitta di Lord Voldemort”.
“Oh, ma complimenti” Vegeta batté le mani in una pallida imitazione di un applauso sarcastico “Peccato che qui sia vivo. Quindi visto che ti reputi tanto donna e tanto intelligente, vedi di farti venire qualche idea geniale per capire come farlo fuori definitivamente”.
Si fissarono per qualche istante, gli sguardi imbronciati e carichi di astio; “Tu non sai cosa significhi combattere contro un vero nemico” Vegeta le stava parlando con un ringhio basso, quasi come un animale intenzionato ad attaccare la sua preda “Non sei tu che hai sconfitto Voldemort, ma Harry. Tu non puoi sapere cosa si provi davvero quando si guarda la morte negli occhi, che sono quelli del tuo nemico. E poi tu non hai mai avuto a che fare con Freezer”.
“Che razza di nome” fece un ghigno lei “Un personaggio con un nome del genere non può essere tanto pericoloso come dici”.
“Ah tu credi?”.
Il suo viso era così vicino a quello di lei che Hermione poteva sentire il fresco alito di lui sul suo volto; “Tu giochi con il fuoco, signorina Granger. Sta' attenta, perché non sei in grado di domarlo”.
Hermione non riusciva a capire cosa intendesse dire lui con quell'espressione; giocare con il fuoco? Di cosa stava parlando?
“Devi sapere che Freezer è stato il più grande nemico che io abbia affrontato... o, forse, uno dei più grandi” cominciò, camminando verso il camino, le mani giunte dietro la schiena “Quando si presentò sul mio pianeta io ero solo un ragazzino, proprio come te. Ma dovetti diventare adulto molto in fretta... anzi, troppo in fretta. Vedevo mio padre, il Re dei Saiyan, succube di quel verme alieno; e io, in tutto questo, dovevo solo allenarmi e tacere. Non avevo più alcun rapporto con mio padre. Nulla. Mi era sempre vietato incontrarlo, o comunque lui era sempre impegnato con Freezer.
Era diventato lui il Re; ufficialmente, certo, mio padre era il sovrano dei Saiyan, ma in realtà era Freezer a tenere il controllo”.
Un respiro profondo, una pausa per fare chiarezza nei propri pensieri; e continuando a camminare avanti e indietro, Vegeta riprese a parlare, sotto lo sguardo assorto di Hermione: “E i giorni passavano, e andavo avanti così; finché non fui mandato in missione da Freezer stesso, a conquistare un pianeta. E intanto, a mia insaputa, la mia terra veniva fatta esplodere da quel maledetto tiranno. Morirono tutti, anche mio padre. Non sopravvisse nessuno, se non io, Napa, Radish e suo fratello, Kakaroth”.
“Goku?” chiese timidamente Hermione “Lo chiami spesso con quell'appellativo”.
“Esatto, proprio lui”.
“E cosa facesti? Una volta saputo che il tuo pianeta era stato distrutto, intendo”.
“Continuai a combattere e conquistare pianeti per Freezer. Cos'altro avrei dovuto fare? Pur volendo ribellarmi a quel farabutto, sarei stato solo. Mi avrebbero ucciso in un batter d'occhio e sarei morto invano. No, con il tempo avrei scoperto il punto debole di Freezer e l'avrei ucciso. E, difatti, così è stato. Solo che fu Kakaroth a ucciderlo, e non io. Ma non importa, ormai lui era morto e sepolto! Ero libero da quella maledizione. E grazie alle sfere del drago potetti tornare in vita, dato che quel maledetto mi aveva eliminato”.
“Eri morto?” Hermione sgranò gli occhi “Eri morto ma grazie a queste sfere sei tornato in vita?!”.
“Te l'ho detto ragazzina; devi dimenticare tutto ciò che credevi di sapere, tutte le tue vecchie certezze” Vegeta alzò il tono della voce “Si può tornare in vita, hai sentito bene. E io ne sono la prova vivente, così come anche Kakaroth”.
Hermione rimase in silenzio, sconcertata; se solo avesse avuto quelle sfere, allora, i genitori di Harry sarebbero tornati in vita! Così come Lupin, Tonks, Fred...
“Oh, non ci pensare nemmeno” Vegeta le si posizionò davanti, con le mani sui fianchi “Le sfere non si trovano in questa realtà, ma in quella dalla quale provengo. E ti assicuro che non sono assolutamente reperibili. Anzi, forse è meglio così. Immagina se Abu fosse riuscito ad averle per sé; a quest'ora staremmo combattendo una battaglia persa già in partenza, perché quelle sfere ti permettono di realizzare qualsiasi tuo desiderio. E di certo quel maledetto avrebbe desiderato l'immortalità, sono pronto a scommetterci la pelle”.
Hermione lo fissava in rispettoso silenzio; dunque era quella la storia del gelido Vegeta, il principe dei Saiyan. Di stirpe regale, con un regno ormai scomparso, un popolo estinto. Quale dolore si portava dentro, sin da bambino? E come aveva potuto vivere con quella sofferenza fino ad allora?
“Io” mormorò lei, confusa “Non so davvero cosa dire”.
“Impara allora ad essere meno saccente, e soprattutto renditi conto di essere ancora inesperta in fatto di guerra e di battaglie. Se tu vuoi, io potrei farti da mentore, e insegnarti qualcosa. Ma non venirmi a dire che sei una donna e che sai come si combatte. Perché tu della guerra non sai davvero nulla”.
E uscì dalla stanza, avvolto dalla sua solita aura di mistero; Hermione lo guardò andare via, con passo sicuro e fermo.
“Non ho mai conosciuto un uomo come lui” pensò, mordendosi un labbro; Vegeta le aveva trafitto il cuore con lo strazio della sua storia. E lei avrebbe voluto poter fare qualcosa per guarirlo da quella sofferenza.

 

   
 
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