The End
Dal diario di Deidara:
Oggi
io e Sasori siamo andati a prenderci un gelato, e chi abbiamo incontrato in
cremeria? Il nostro compagno di corso, Kankuro! Ogni volta che lo vedo mi viene
il nervoso, ma come si veste? Come si concia dico io! Lui mi ha ignorato, cosa
molto maleducata da parte sua, solo perché una volta gli ho messo un petardo
sulla sedia… quanto siamo permalosi! Stavo per minacciarlo di farlo di nuovo
quando il mio bellissimo e inopportuno ragazzo è intervenuto e mi ha
portato via dalla gelateria. Io volevo gridargli “Ciao Batman”, ma non mi ha
lasciato il tempo! Beh, Kankuro non la passerà liscia, guai a ignorarmi in quel
modo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Sai, con
l’album da disegno sotto braccio, passeggiava per i corridoi cercando qualcosa
o qualcuno da ritrarre. Due che si picchiano, due che pomiciano, un professore
interessante… ma nulla catturava il suo sguardo, finché non si fermò di fronte
ad una scenetta molto particolare.
Era
arrivato al giardino della scuola, e si sedette sull’erba, esattamente dietro l’albero,
per nascondersi.
Un Sasuke
piazzato a gambe larghe ed espressione decisa di fronte ad un ragazzo che gli
somigliava molto, solo un po’ più grande e dall’aria molto meno minacciosa. Probabilmente
suo fratello Itachi.
I due si
fissavano a qualche metro di distanza, mancava solo la tipica palla di
sterpaglie che, spinta dal vento, passava fischiando.
Immediatamente
Sai immaginò una musichetta western, e il Sasuke che era apparso nel suo
foglio, somigliantissimo per altro, aveva un cappello da cowboy. Ma la sua matita si fermò, indeciso su chi
avrebbe avuto la medaglia a forma di stella da sceriffo.
Solo chi
avrebbe vinto la discussione ne avrebbe avuto l’onore. Tese l’orecchio.
- Come
ti sei permesso, dico io.
- Io
faccio quello che voglio.
- Devi
smetterla, hai capito? Questo non è il tuo campo, non immischiarti più nella
mia vita!
- Chi me
lo vieta? Tu? E poi che c’entra Naruto nella tua vita? Mica lo costringo a
stare con me.
Sasuke
sgranò gli occhi. Suo fratello non era mai stato così ciarliero. Quell’argomento
doveva premergli molto.
- C’entra
perché l’ho visto prima io, e poi…
S’interruppe.
Non era stata un’uscita troppo matura, ma tant’è.
- E poi
lui ci stava solo per fare ingelosire me, no?
Itachi
si morse un labbro. Quello era un tasto dolente.
-
Sasuke, non parlare di ciò che non conosci.
- Ah,
non conosco, eh? Ho letto la lettera!
- L’avevo
immaginato. Non te l’ha data lui, vero?
Sasuke
tacque per qualche secondo.
- No-
ammise infine. – Ma più che altro era per orgoglio.
- Lo
credi tu. E comunque... ti sei mai chiesto perché non ti abbia mai assecondato?
- Che
cosa?
- È
vero, è iniziata per farti ingelosire, quella sera di dicembre mentre tu eri in
biblioteca- mentì - e tu ci sei cascato,
fratello deficiente che mi ritrovo. E poi che è successo?
- E poi…-
pausa imbarazzata.
- Tu hai
cominciato a fargli le avances, no? Insomma, ti sei mostrato disponibile.
Quello che Naruto voleva, non è vero? Allora perché non ne ha approfittato?
Il più
giovane non sapeva cosa dire, perché era vero.
-
Evidentemente…- tentò – non gli piaceva come mi comportavo.
- No,
Sasuke chan, è qui che sbagli – Itachi sorrise – perché non ti ha dato corda
nemmeno dopo che hai letto la lettera, no?
Silenzio.
- Ti
starai chiedendo come faccia a saperlo. Molto semplice, ti conosco: tu avrai
letto la lettera, ti sarai incazzato con me, ma avrai fatto la ruota come un
pavone, iniziando a dare a Naruto attenzioni che prima nemmeno si sognava. Magari
anche ravvicinate, razza di arrogante. Degno di un maledetto Uchiha. E lui…
- Cosa
ne sai di come si è comportato lui?- sbottò Sasuke arrossendo.
-
Andiamo, se lui avesse accettato le tue avances, non saresti qui a farmi il
diavolo a quattro. Saresti con lui in giro per farti vedere da me.
Sai
disegnò la stella sul petto di Itachi.
Avevano
dormito insieme tutta la notte.
Senza
toccarsi in modo strano, senza baciarsi, senza un contatto che fosse anche di
poco superiore ad un abbraccio tenero.
Era come
tornare a far scorrere il sangue in un cadavere. Erano entrambi freddi e
timorosi di soffrire.
La
mattina si svegliarono in contemporanea, più che altro perché le persiane erano
aperte al sole e alla luce accecante. Erano abbracciati, ma subito Gaara si
scostò di scatto, impaurito suo malgrado.
Non si
fidava ancora di lui, forse.
Lee gli
carezzò un braccio, l’altro fremette ma lottò per non spostarsi.
Gesti
timidi, gesti dolci.
Gesti
per tornare a conoscersi.
- Sai,
che cosa hai dise…- scoppiò a ridere di gusto.
- Ti
piace?
- Ma è
spassoso, questo Sasuke col cappello!
Naruto
sorrideva, e Sai lo guardava. Non capiva proprio nulla? Contò mentalmente fino
a dieci.
- Davvero,
è spaventoso.
“otto”
- e
questa espressione è così scema, da film americano.
“cinque”
-
Proprio degna di Sasuke, davvero. Ha anche il cinturone e gli stivali.
“due”
- Ehi…
aspetta…
“zero”
- Ma
questo è…
Itachi
era rimasto nei pressi del collegio del fratellino, bazzicando qui e là mentre
tutti lo guardavano ammirati, ammaliati, impauriti da tanto carisma.
Ogni
tanto rispondeva ai messaggi furibondi di Deidara, che evidentemente aveva
incontrato qualcuno che si veste male.
Ma
aspettava, aspettava.
Non era
ancora il momento di intervenire, perché Naruto di certo lo avrebbe cercato.
In
qualche modo.
Per
qualche motivo.
- Hey,
Naruto, calmati!
Sai
cercava di calmare il biondino, che l’aveva preso per le spalle.
- No che
non mi calmo! Si può sapere quando li hai visti?
-
Stamattina ho bigiato matematica, e loro erano lì.
- E
sentivi che si dicevano?
Sai
tacque, poi piano piano annuì.
Naruto
trattenne il fiato.
- Di che
parlavano?
- … di
te.
Bene,
questo lo immaginava, non era così scemo. Sapeva di essere fra due fuochi.
- E…?
- E
niente, Itachi sa che Sasuke sa.
- Eh?
-
Praticamente tu avresti usato Itachi per far ingelosire Sasuke, e quando Sasuke
ci ha provato con te tu non gliel’hai dato lo stesso. E va bè… non con queste
parole esatte, comunque il succo è quello.
Dannazione!
Sasuke
correva per i corridoi, cercando Naruto che sicuramente non era nella sua
stanza, dato che aveva controllato.
Aveva
sperato di trovarlo nella propria, magari senza mutande, ma niente.
Entrò
come una furia nei bagni maschili e trovò un Naruto ansiosissimo che discuteva
con Sai.
Lo prese
per il polso.
- Tu
adesso vieni con me!
Piantando
in asso il povero artista, lo stava per portare nella propria stanza, che
Naruto di scatto si liberò della sua stretta.
-
Naruto, smettila, perché fai così?
-
Smettila tu, idiota!- sbottò – maledizione, non ti sopporto più, Sasuke!
Il moro
sgranò gli occhi, stupito.
- Sei
sempre lì a pensare che tutti sarebbero più che felici di essere toccati e
trascinati ovunque da te, ma non è così, non gira tutto intorno a te, devi dare
voce in capitolo anche agli altri, Sasuke, anche io penso, imbecille!
- Allora
dimmelo!- scattò Sasuke – se tu pensi, dimmelo! Scegli, o me o Itachi.
La
situazione era disperata.
Due
fuochi.
Due
fratelli.
Due
caratteri non troppo diversi.
O forse
no?
Lee era
appoggiato alla ringhiera dello spazioso balcone del primo piano, pensieroso.
Alzò lo
sguardo, sentendo qualcuno avvicinarsi.
- Gaara.
Il rosso
si era poggiato vicino a lui, e lo guardava.
Non c’era
freddezza, rancore, paura nel suo sguardo. Era molto serio, ma di una serietà
calda.
- Ti
volevo parlare.
- Ti
chiedo scusa, Gaara, ma ero ubriaco. So di averti fatto molto male.
Gaara
chinò il viso.
- Non
male fisicamente quanto… insomma, le tue parole mi hanno ferito.
-
Appunto per questo non dovresti dare retta ai delirii
di un ubriacone come me.
Il rosso
ridacchiò piano. Poggiò la mano sopra la sua.
- Non
sono stato in grado di fermarti. Forse non volevo nemmeno farlo.
Pausa
piena di imbarazzo.
- Ciò
non toglie che ho approfittato di te.
- Quel
che è stato è stato.
- …
Gaara… potremmo mai tornare come prima?
- Dopo
una cosa simile, no.
Lee
chinò il viso, dispiaciuto.
- Semmai
in meglio.
Il moro
lo guardò stupito.
- Non ti
illudere, ci sarà da lavorare tantissimo.
Sai, da
una finestra, sedeva con un blocco da disegno.
Indeciso
se disegnare Gaara e Lee che si baciavano dolcemente, oppure, in giardino, un
Naruto che correva da Itachi, per poi saltargli fra le braccia in un abbraccio
convulso.
Sì,
quando cerchi qualcosa da disegnare non la trovi mai, e poi ti capita di avere
sotto mano due bellissime scene e non sai da quale iniziare!
La vita
è proprio ingiusta.