Time after time
10- I've tried to go on like I've never knew you
I'm awake but my world is half asleep
I pray for this heart to be unbroken
But without you all I'm going to be is
Incomplete.
-Sono qui, professore.
Avanzai verso Silente che, silenzioso, mi attendeva con la giratempo
stretta in una mano e l’aria austera che lo contraddistingueva e
che sempre l’avrebbe fatto.
-Curioso, non è vero? Come ogni evento, ogni istante possa essere così strettamente intrecciato ad un altro.-
Sapeva che avevo capito, forse le lezioni di Occlumanzia non avevano
funzionato con me o forse ero semplicemente troppo stravolta ed
evidentemente confusa.
-Perché non me l’ha detto, professore? Perché
nessuno me l’ha mai detto? Questo è già.. successo!
E’ così ovvio!-
Affondai la testa tra le mani, lasciandomi cadere su una sedia con lo
sguardo fisso al pavimento. Non capivo più quale fosse la
menzogna e se ce ne fosse davvero una, se ero stata la pedina di un
gioco così crudele e per mano di chi.
-Io.. se avessi fatto qualcosa per salvarli magari il futuro sarebbe
stato diverso! Lei mi ha detto di non farlo ma è tutto
così.. assurdo. Perché non ha lasciato che li avvertissi?-
Silente sospirò e si avvicinò a me, lento e placido come sempre.
-Io non so cosa accadrà, signorina Carter. Non posso saperlo.
Ciò che è certo è che niente del futuro può
essere svelato nel passato.-
-Ma professore io so come è andata e troppe persone soffriranno, lei deve ascoltarmi!-
-Non puoi svelare nulla neanche a me. Le cose devo fare il loro corso e
tu lo sai. Non ti è chiaro, adesso? E’ già
successo. So chi sta causando tanto dolore nel tuo tempo senza bisogno
che tu me lo dica, conosco il nemico che combatti e voglio che tu
sappia che farò tutto ciò che è in mio potere per
fermarlo. Tu sei la prova che c’è ancora chi combatte per
questa causa in un futuro, lontano che sia da questo momento. Tu sei la
speranza di una lotta che non si ferma e qualunque cosa tormenti il tuo
cuore ti darà la forza di continuare a batterti per le persone
che ami. Adesso torna indietro e cambia il tuo tempo, torna indietro e
ci rivedremo, signorina Carter.-
Mi porse la giratempo ed io la afferrai.
-Conti due giri ogni cinque anni, qualcosa mi dice che ne serviranno un paio.- sorrise prima di allontanarsi.
Fissai quell’oggetto per un tempo che mi sembrò infinito
chiedendomi cosa avrei trovato, al mio ritorno. Tante, troppe cose
sarebbero cambiate e non sapevo se davvero considerarmi pronta.
Chissà quante volte mi avevano giudicata: avrei subito di nuovo
l’odio di Sirius e, finalmente, avrei saputo di meritarlo, avevo
consegnato Lily e James alla morte quanto e più di Peter.
Feci ruotare la giratempo ma i miei occhi non la videro, offuscati
dalle lacrime che avevano ricominciato a scendere senza tregua.
Sentii la stanza stringersi attorno a me e quando riaprii gli occhi ero
di nuovo nella stanza che occupavo, al numero dodici di Grimmuld Place,
scossa dai singhiozzi. Posai la giratempo sul letto e mi lasciai cadere
per terra, stringendomi le gambe al petto.
Fuori dalla stanza il vociare dei ragazzi mi sembrava lontanissimo e ovattato.
-Jales!-
Ma io non ero più Jales, non ero più la Jales che loro
conoscevano né la Jales che Remus e Sirius avevano conosciuto
vent’anni prima.
Non ero più nessuno, ero l’involucro di un’anima che
aveva sfidato il tempo, strappata da un’epoca e da un’altra
come una fotografia da un album di ricordi. Cosa era rimasto di me ad
Hogwarts? O a Grimmuld Place?
-Jales, per l’amor del cielo, non farmi sfondare la porta.-
Riconobbi la voce di Remus e senza pensarci mi sollevai correndo verso la porta e spalancandola.
-Remus!- mi gettai tra le sue braccia singhiozzando sempre più
forte e lui si fece avanti, entrando nella stanza e chiudendosi la
porta alla spalle.
Sentii il suo petto sollevarsi e riabbassarsi mentre sospirava, stringendo la presa e abbracciandomi forte.
-Io non.. non ho potuto fare niente, capisci? Non potevo.. dirvi niente!-
-Jales, tesoro, va tutto bene.-
-NO! IO NON DOVREI ESSERE QUI! IO NON VOGLIO ESSERE QUI!-
Stavo urlando battendo i pugni contro il suo petto, incapace di
controllare tutta la rabbia e la frustrazione che si stavano riversando
dentro e fuori di me come un tornado, travolgendo ogni altra
sensazione, ogni altro pensiero.
-Non potevi fare nulla. Non è colpa tua..-
Alzai lo sguardo verso di lui e vidi che il suo volto era una maschera
di emozioni contrastanti. Percepiva il mio dolore, lo capiva e lo
condivideva.
Non era più costretto a fingere.
-Lily e James.. loro.. avrei dovuto essere lì a lottare, non
sarei mai dovuta tornare ma Silente diceva che non potevo ed io..-
-Mancano anche a me, Jales.-
-E così Silente mi mise in guardia. Disse che avrei incontrato
qualcuno che credevo di aver perso per sempre e non ebbi alcun dubbio
che si trattasse di te. Mi raccontò di com’era andata, mi
spiegò tutto e mi fece giurare che mai e poi mai ti avrei
svelato la verità, una verità che non potevi ancora
conoscere.-
Seduti sul mio letto era arrivato il momento dei chiarimenti e finite
le lacrime non potei che ascoltarlo, guardandolo con occhi nuovi, con
gli occhi di un’amica che aveva perso la parte peggiore della
storia, che si era presa il meglio rubandolo a loro.
-Sirius.. lui mi odia.-
-Credi che ne sarebbe mai capace, adesso che sai?- chiese, sorridendo come avrebbe fatto un tempo, da ragazzo.
-Io ho..-
-Tu non hai fatto niente di sbagliato, Jales. Sono stanco di ripeterlo.
Sirius ti incontrò ad Azkaban qualche mese prima della sua fuga.
Quando lo rividi, due anni fa, mi disse di essere certo che tu fossi
stata un’illusione, la follia che inesorabile lo tormentava come
il resto dei prigionieri. Non potei far altro che raccontargli tutto,
aveva già sofferto abbastanza e da allora ha vissuto ogni
istante aspettando questo momento. Non l’ho mai più visto
innamorato, Jales. Hai portato via il suo cuore e credo proprio che ti
tocchi restituirglielo.-
Sentivo il mio, di cuore, bruciare selvaggiamente, mi sentivo spezzata,
violata, colpevole. Quell’insopportabile sensazione di
oppressione non voleva lasciarmi ma mi imposi di non ricominciare a
piagnucolare. Non li avrebbe riportati indietro.
-Non c’era da stupirsi che tu rifiutassi Peter, comunque.- buttò lì, serio.
-Come avrei potuto fare altrimenti? Amavo Sirius e il pensiero di ciò che avrebbe fatto mi nauseava.
-E’ sempre stato così invidioso di Sirius.. gli ha
restituito anni di sconfitte nel modo peggiore possibile.- mi
spiegò, amareggiato.
-Anche per..-
-Si, Jales, per te ma anche per altre innumerevoli cose che probabilmente nessuno di noi saprà mai con certezza.-
Chinai il capo, abbattuta.
-Farà sempre male, Jales. Non smetterà mai. Si
allevierà, si anniderà in un angolo della tua mente ma
non smetterà mai di ferirti.- fece una pausa, accennando un
altro sorriso, -in qualche strano modo, è bello essere insieme a
parlare di questo. E’ bello riavere la mia amica Jales, quella
che mi impediva di studiare e nascondeva i miei libri perché
aveva voglia di chiacchierare.- sottolineò l'ultima parola e scosse la testa, divertito.
-Sono contenta che tu ci sia, Rem.-
-Te l’avevo detto che ci sarei sempre stato, per te. Mi sei mancata.-
-Ma dov’eri finita? Mia madre sta dando di matto, non riesce a far funzionare quella dannata aspirapolvere babbana!-
Fred Weasley mi venne incontro, esasperato, per poi afferrarmi per un braccio e trascinarmi di sotto.
-Ma che fai?!-
Scesi le scale trovandomi davanti una nervosissima Signora Weasley
intenta a prendere a calci una aspirapovere supermoderna, di quelle
che, se programmate, pulivano autonomamente l'ambiente prescelto.
-Dubito che così la convincerà a funzionare, Signora
Weasley!- la ripresi avvicinandomi a lei e sfiorandole un braccio per
tranquillizzarla, -dove l’ha presa, questa?-
-Arthur è affascinato da questa stupida roba babbana, senza
offesa, cara. L’ha portata dal Ministero e insiste perché
impari ad usarla.- mi informò, spazientita, con le mani
arpionate ai fianchi.
Mi chinai e la programmai, ringraziando Merlino di aver assecondato la
mia curiosità e di essere tornata alla mia città natale,
l’estate precedente, cercando di recuperare le conoscenze e le
abitudini babbane che avevo ormai abbandonato da troppo tempo.
-Ecco, guardi un po’ che magia!-
L’aspirapolvere cominciò a muoversi, pulendo il centro della stanza, come animata di vita propria.
-Ma è magnifico!- trillò elettrizzata fissando
l’oggetto che intanto si stava avvicinando pericolosamente al
portombrelli a zampa di troll che, instabile come sempre, piombò
per terra con un tonfo sordo e con le abituali conseguenze.
-FECCIA, LURIDI TRADITORI DEL VOSTRO SANGUE, MALEDETTI USURPATORI CHE INSOZZATE QUESTE MURA..-
La dolcissima Signora Black dal suo ritratto sbraitava maledizioni di
ogni tipo con un’espressione, se possibile, più feroce del
solito e nonostante ci stessi mettendo tutta la forza che avevo non
riuscivo proprio a tirare la grossa tenda di velluto ammuffito e
pesante per zittirla.
-Lascia, Carter, fai fare a me.-
Il mio cuore perse un battito quando Sirius comparve al mio fianco e si
appese alla tenda, tirandola con un strattone e chiudendo finalmente
quella insopportabile strega dietro il velluto nero.
Non mi era mai sembrato così bello, nonostante il volto provato
e stanco fosse così diverso da quello del giovane malandrino con
il quale avevo trascorso i mesi precedenti e del quale mi ero
perdutamente innamorata.
Non riuscivo a staccare gli occhi da lui, dalle sue mani belle e
perfette come allora, e le sue labbra che troppe volte avevo baciato. I
suoi occhi, quante volte ci avevo visto riflessi i miei?
-Ti sei incantata, Carter?- chiese, sprezzante come sempre, rivolgendomi uno sguardo quasi infastidito.
-I-io, no.. scusami.-
Gli voltai le spalle e mi avviai su per le scale quando la sua mano afferrò la mia.
-Non farlo. Non andartene di nuovo.- mormorò con lo sguardo
fisso sulla catenina che portavo al collo. Il suo regalo d'addio.
Senza riuscire a pronunciare neanche un’altra parola ci recammo
nella sua camera per avere un po’ di privacy e poter parlare
liberamente, avrei voluto gettargli le braccia al collo e baciarlo
così forte da far male ad entrambi ma lui stava al capo opposto
della stanza, poggiato contro un vecchio mobile di legno con le braccia
incrociate al petto.
Lo sguardo era impenetrabile, puntato su di me come se avesse voluto guardarmi attraverso.
-Ti prego, Sirius.. di’ qualcosa.-
Chiuse gli occhi, rigido e teso.
-Ho immaginato per troppo tempo cosa avrei potuto dire, in questo
momento, ma adesso.. – strinse le labbra, scuotendo il
capo.-Adesso non riesco neanche a pensare. Per noi non sarà mai un addio, mh?- citò le mie parole avvicinandosi a me.-Eppure te ne sei andata.-
Si fermò a meno di un passo da me, sovrastandomi e facendomi
sentire immensamente piccola, chiusa tra la parete e il suo sguardo
duro.
-Mi dispia..-
-Non dirlo!- lo aveva quasi urlato, scagliando un pugno contro il muro
bianco dietro di me e portando il viso vicino al mio, troppo vicino.
-Non ne avevi il diritto, Jales. Non avevi il diritto di ferirmi come
hai fatto. Ho passato anni a chiedermi cosa ti fosse successo, se fossi
ancora viva! A sognarti e svegliarmi disperato e tremendamente solo.
Poi quando.. quando ti ho incontrata di nuovo è stato.. folle.-
si scostò, ridendo amaro.
–Eri ancora giovane e bella come l’ultima volta che ti
avevo vista, come l’ultima volta che ti avevo stretta. Come
quando eri mia. Ho rifiutato
l’idea che fosse possibile finché Remus non mi ha spiegato
come stavano le cose e ricordo che in quel momento, dentro di me,
infuriava una guerra. Avrei voluto raggiungerti per poterti tenere di
nuovo al mio fianco e avrei voluto ucciderti per avermi mentito e
ferito a morte.-
-Hai.. ragione su tutto e.. so che mi odi perché James e..
Lily..- sentivo le lacrime tornare a premere nei miei occhi. Non mi ero
mai sentita tanto fragile come in quel momento.
-Non ti ho odiata così a lungo per questo, Jales. Non
c’era niente che tu potessi fare, neanche essere lì con me
quando è successo, nonostante lo avessi tanto desiderato. No. Ti
ho odiata perché non potevo amarti. Ti ho odiata perché
sei stata tu tutto questo tempo eppure non lo eri ancora.-
La rabbia sembrava aver lasciato il posto ad una dolcezza smisurata
quando mi prese il viso tra le mani ed io le strinsi, premendomele
sulla pelle.
-Perché io soffrivo e tu no. Perché io non ho smesso di
amarti neanche per un singolo fottuto istante mentre tu vivevi la tua
vita e neanche mi vedevi. Silente ti ha spedita qui, in questa casa,
come se il fatto di sapere che non avevi memoria di noi non fosse
già stato abbastanza crudele ed io ho.. concentrato tutto
nell’odio, incapace di provare alcunché di razionale in
tua presenza.-
Tutto quel tempo in cui lo avevo giudicato, schernito e in cui credevo
di difendermi da un odio che in realtà non era altro che amore
mi piombò addosso come una secchiata di acqua gelida. Gli avevo
rivolto parole orribili, troppo spesso.
Sorrise di nuovo, colto da un pensiero improvvisamente meno brutto.
–Sembravamo bloccati a quando ti conobbi e tu continuavi a
rifiutarmi, ricordi?-
Fu il mio turno di spiegare ma non avrei mai potuto farlo con i suoi
occhi puntati addosso e le sue mani sulla pelle che distruggevano ogni
mia volontà, così scivolai fuori dalle sue braccia e
presi a percorrere la stanza, torturandomi le mani.
-Era per questo che non volevo che ci fosse niente tra noi. Non avrei
mai voluto baciarti e non avrei mai voluto che tu ti innamorassi di me
ma ero tutto così dannatamente vero, mi facevi sentire viva e
reale nonostante quello non fosse il mio posto e..ho fatto un casino,
Sirius.-
Quando mi voltai per guardarlo di nuovo lo trovai ad un soffio da me, silenzioso come sempre.
-Per te è.. trascorsa una vita mentre per me sono state solo poche ore e ora vorrei tanto..-
Le sue labbra sigillarono le mie, zittendomi, e quel bacio fu il
più sconvolgente della mia vita. La sua bocca aveva lo stesso
sapore di allora ma i suoi baffi mi solleticavano il viso e la sua
presa era quella di un uomo, non più di un ragazzo, mentre
spingeva il mio corpo contro il suo.
Gli accarezzai la nuca, rigettandomi sulle sue labbra ogni volta che
uno dei due si scostava per riprendere fiato, per poi aggrapparmi alle
sue spalle e lasciare che le lacrime mi bagnassero il volto.
-Ho preso la parte migliore di te e ti ho lasciato solo ad affrontare
dolori che avremmo dovuto condividere. Hai vissuto venti anni di orrore
nel tempo di un mio respiro e non mi perdonerò mai per questo.-
Mi sorrise, come se la tempesta che infuriava dentro di lui si fosse
improvvisamente placata e mi asciugò il viso, con le dita magre.
-Guarda su.-
Alzai lo sguardo e vidi che proprio sopra le nostre teste pendeva del vischio.
The end
Song: Incomplete - Backstreet boys
Artwork: JeyCholties
Bene, adesso è tempo di ragionare! Spero che il finale non vi abbia deluse e che la vostra fantasia possa, da qui in poi, viaggiare abbastanza da costruire il resto della storia cui io ho dovuto, per mancanza di tempo e pazienza, rinunciare.
Vorrei ringraziare le mie adorabili lettrici, tutte, dalla prima all'ultima, sia quelle che mi hanno seguita passo per passo esprimendo i loro pareri e le loro sensazioni, sia quelle che hanno inserito la storia tra le preferite o tra le seguite o che hanno semplicemente letto il mio delirio harrypotteriano con un sorriso.
Un grazie particolare, sperando che non si monti la testa, va a Letstarthekillin e alla sua infinita pazienza nel sopportare i miei trip e nel leggere passo passo la storia aiutandomi durante il percorso ma, ovviamente, non solo per questo, lei lo sa bene.
Un bacio abnorme va anche a JeyCholties per l'immagine meravigliosa che avete visto all'inizio di ogni capitolo e per le adorabili registrazioni che mi ha inviato dopo ogni aggiornamento regalandomi un sorriso.
Ringrazierei anche Ben Barnes e Jane Levy per avermi ispirata con i loro, per me azzeccatissimi, volti.
Il fatto che questa storia sia finita mi rende abbastanza triste, c'ero particolarmente affezionata, ma avrò più tempo per dedicarmi a Furry Love ( http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2630106&i=1 ), una storia un po' più babbana.
Ho cianciato abbondantemente e vi lascio. ;) A.