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Autore: Meissa Antares    03/07/2014    2 recensioni
« C.M. Black » lesse sul fianco destro del baule rigido in pelle scura. « Dove sei diretta, piccola? »
« Oh, in un posto... » incrociò le braccia dietro la schiena, dondolandosi appena sui talloni e sfoderando un sorriso disarmante. Un sorriso che - Chace ne era certo - tra un paio d’anni avrebbe fatto stragi di cuori. [...] Trattenendo rumorosamente il fiato - cosa che fece voltare stizzite un paio di persone -, Chace si accorse che aveva preso la rincorsa, pronta a schiantarsi a folle velocità contro il muro formato da mattoni rossicci che mai - prima di allora - gli erano parsi così terribilmente solidi. Stava già per gridare con tutto il fiato che aveva in corpo, immaginandosi seduto su un’ambulanza pronto a tenerle la mano, quando la bambina scomparve. Sì,sì esatto: scomparve. Inghiottita dalla barriera della stazione di King’s Cross, tra i binari nove e dieci.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred Weasley, George Weasley, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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In che Casa sperate di finire, ad Hogwarts?
Capitolo 2.
In che Casa sperate di finire, ad Hogwarts?

Hogwarts Express


I veri amici sono quelli che si scambiano reciprocamente
Fiducia, sogni e pensieri, virtù, gioie e dolori.
Sempre liberi di separarsi senza separarsi mai.
(Alfred Bougeard)




1° Settembre 1989, ore 10:40
Binario 9 e ¾, stazione di King’s Cross, Londra.


Lo spettacolo che si presentò davanti ai suoi occhi increduli e meravigliati era senz’altro un qualcosa impossibile da descrivere e si rese conto che dovette dare ragione a Kreacher, quando questi le confidò che era un tale tripudio di suoni e di colori che - per capirlo - necessitava di essere vissuto personalmente.
Il fumo grigiastro che fuoriusciva dalla locomotiva di un rosso scarlatto la avvolse completamente e la invase un nuovo tipo di calore: una sensazione tutt’altro che fastidiosa anzi, contrariamente, le recava una certa gioia e una scarica di adrenalina le invase l’intero corpicino snello. Un sorriso radioso si distese sulle sue labbra, mentre spingeva con una certa foga il pesante carrello, facendosi largo tra la folla che aspettava trepidante sulla banchina del binario.

Non era mai stata così a contatto con tutti quei maghi e quelle streghe. Non era mai stata così a contatto con gente uguale a lei. In ogni anfratto di quel luogo, riusciva a percepire con ogni fibra del suo essere la magia.    

C’erano genitori che salutavano i propri figli con una certa malinconia e qualche lacrima brillava serena sui loro volti impensieriti, terminando la loro folle corsa sul pavimento di mattonelle chiare. C’erano bambini che correvano ridendo allegramente, infischiandosene dei richiami severi o di qualche passante avventato che li definiva “scapestrati”. E, per concludere, c’erano gli studenti di Hogwarts, qualcuno già con la divisa addosso e una spilla luminosa appuntata sul petto, impegnati a salutare i propri parenti dai finestrini del treno, oppure sbracciandosi per farsi riconoscere da qualche amico. Gli ultimi ritardatari, tuttavia, erano totalmente impegnati a caricare i propri effetti personali sulla locomotiva, sperando di trovare qualche scompartimento ancora libero, oppure invocando Merlino e tutti gli dèi esistenti affinchè i compagni di Casa avessero riservato un posto anche per loro.

Riscuotendosi dai suoi entusiastici pensieri, Cassiopea si affrettò a raggiungere una delle porte dell’Espresso, tentando - nei modi più disparati - di sollevare il suo baule che, a quanto pareva, doveva contenere un drago per avere quel folle peso.

« Serve una mano? »

Un ragazzino dalla pelle color ebano e i capelli neri raccolti in una moltitudine di treccine, si sporse verso di lei, appoggiandosi saldamente alle pareti della carrozza. Aveva un viso simpatico e gentile, cosa che le ispirò immediatamente fiducia: chissà, magari sarebbero anche potuti diventare amici. Non che Cassiopea fosse una grande esperta in materia, intendiamoci. Vivere undici anni segregata in una casa di cui nessuno conosce l’esatta ubicazione geografica, con un elfo domestico come unica compagnia di giochi, non consente certamente di essere candidati a “Miss Popolarità”.

« Ti ringrazio, mi faresti un grosso favore » fece un sorrisino timido, portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
« Nessun problema! » tuonò gioiosamente, gonfiando il petto con aria di importanza. « É sempre un piacere aiutare donzelle in condizioni di seria difficoltà! »

Lei si lasciò scappare un risolino divertito, dopodichè lo aiutò a trascinare quel dannatissimo coso - contenente il suo intero armadio probabilmente -, riuscendo giusto a sollevarlo quel tanto che bastava per superare i gradini di ferro. Affaticati e un po’ ansanti si lasciarono cadere sopra i loro bagagli, tentando di riprendere quel minimo di fiato necessario alla sopravvivenza.

« Per la sottoveste di Morgana! » imprecò sonoramente, beccandosi qualche occhiata di rimprovero. « Ma che cos’hai lì dentro? » con un gesto secco si scostò alcune treccine dagli occhi, di un caldo castano scuro.
« Non ne ho idea » replicò ingenuamente, issandosi in piedi e sfregandosi le mani sui jeans chiari. « Forse un Troll o un Basilisco, non ne sono molto sicura » le sue labbra andarono a delineare un sorrisino di scherno, mentre tendeva un braccio per aiutare il ragazzino a rialzarsi.
« É molto probabile, sì » annuì, con l’aria di uno i cui pensieri stanno vorticando freneticamente nella testa. « Vieni dai, andiamo a cercarci un posto più tranquillo »

Schivarono agilmente i corpi dei ragazzi più grandi che ancora non ne volevano sapere di lasciare libero il passaggio, salutando a squarciagola qualche conoscente più in là, oppure trafficando con i pesanti bagagli che avrebbero dovuto essere appoggiati sull’apposita rete.
Per qualche minuto, furono costretti a fermarsi nel bel mezzo del corridoio - le braccia stanche a forza di trascinare i bauli e in viso l’espressione tipica di chi ha soltanto voglia di sedersi e di restarsene tranquillo per un po’ -, poichè qualcuno aveva avuto la brillante idea di fare andare a zonzo per il treno il proprio animale domestico, finendo per scatenare un vero e proprio putiferio all’interno della carrozza.

Dopo diversi sbuffi e lamentele, quando ormai erano già belle che scoccate le undici, i due ragazzini riuscirono miracolosamente a trovare uno scompartimento tutto per loro, godendosi finalmente la pace ed il silenzio che vi regnava. Si sistemarono nel migliore dei modi e alla fine, crollarono esausti sui sedili leggermente sfondati, spostando lo sguardo verso il finestrino per vedere scorrere l’incolta campagna inglese.

« Sarà un bel viaggio » sentenziò Cassiopea, dando qualche biscotto alla sua civetta.

Qualcuno aprì la porta in maniera piuttosto brusca ed indelicata, mentre il volto paffuto e rugoso di colei che sembrava essere un’adorabile vecchietta si sporse sulla soglia, sorridendo gioviale ad entrambi.

« Qualcosa dal carrello, cari? »

Com’era prevedibile, stavano letteralmente morendo di fame e - unendo le loro forze economiche - riuscirono a comprare praticamente di tutto, dalle più semplici Cioccorane ad un pacco intero di Gelatine Tutti i Gusti+1, lasciandosi anche regalare una scorta di Cioccocalderoni che sarebbe potuta bastare per l’intero anno scolastico.

« Arrivederci! » la salutarono, entusiasti. « E grazie! »

I sedili, adesso, traboccavano di una tale quantità di cibo che, sicuramente, sarebbero arrivati ad Hogwarts con una bella indigestione. Insomma, un vero e proprio record.

« Questo è il Paradiso! » commentò entusiasta il ragazzo, mangiucchiando distrattamente qualche Piperilla.

Cassiopea ridacchiò, sinceramente divertita dalla sua buffa espressione, ma non fece in tempo a rispondergli che la porta dello scompartimento venne spalancata un’altra volta, facendoli voltare incuriositi. Due ragazzi pressocchè identici, li osservarono disperati, mentre negli occhi azzurri brillava una sorta di supplica.



****



1° Settembre 1989, ore 12:28
Espresso per Hogwarts, Scozia.


Per un attimo di troppo, si guardarono tutti con aria spaesata, quasi come per cercare di capire che diamine ci facessero lì, su quel treno che sembrava sempre più in procinto di terminare la sua corsa in un qualche posto abbandonato chissà dove.

Fu il gemello più vicino a Cassiopea il primo a parlare, non prima di essersi schiarito nervosamente la voce. « Perdonate la nostra intrusione, messere e madamigella, ma il treno è così pieno... »     
« Già » concordò l’altro, annuendo freneticamente con il capo. « Probabilmente sono rimasti soltanto dei comodissimi posti in piedi, proprio degni della prima classe »
« Non è che, per caso, potremmo unirci a voi? »

Entrambi, si squadrarono come per chiedere il permesso e - alla fine, come risposta di un tacito e comune assenso -, optarono per una breve e veloce alzata di spalle, mostrandosi per nulla turbati da quell’intrusione.

« Prego, accomodatevi pure! » esordì il ragazzo, allargando le braccia come per dare loro il benvenuto in quel piccolo rifugio sicuro.

I gemelli si aprirono in due identici sorrisi e, una volta collocati i loro rispettivi bauli, si sedettero uno di fronte all’altro, spaparanzandosi comodamente con le braccia dietro la nuca.

« Menomale che siete arrivati » disse Cassiopea, porgendo ad entrambi una scatola contenente degli Zuccotti di Zucca. « Ci stavamo giusto domandando come avremo fatto a mangiare da soli tutto questo cibo, senza poi riuscire a non star male »
« Ehi, ma non ci siamo ancora presentati! » il ragazzino dalla pelle color ebano si tirò una sonora pacca sulla fronte.
« Mi sembra giusto » concordò il fratello vicino alla ragazza. « Noi siamo i gemelli Weasley. Lui è Fred mentre io sono George, tanto piacere »
« Lee Jordan, molto onorato! » sorrise in un modo così buffo e sincero, che fu impossibile per gli altri compagni di viaggio non ricambiare.
« E l’unica fanciulla che ha l’onore di condividere con noi il viaggio? » domandò Fred, poggiando i gomiti sulle ginocchia ed intrecciando le mani a mezz’aria, mentre la sondava con i suoi occhi azzurri.
« Cassiopea Meissa Black » recitò senza troppa convinzione, abbassando appena lo sguardo verso il pavimento.

Dopo aver svelato la sua identità, cosa che - ne era più che certa - aveva ottenuto un effetto stranamente sorpreso e a dir poco sconvolto, Cassiopea non era più così certa che ad Hogwarts avesse ancora potuto farsi degli amici. In fondo, la fama della nobile ed antichissima casata dei Black era palese a tutto il mondo magico, specialmente tra le famiglie dei Purosangue.

« Accidenti » sussurrò Lee con un tono quasi veneratore. « Sei davvero una Black? Insomma, pensavo che si fossero... estinti » confessò, mostrandole i palmi delle mani come a difendersi dall’ira che la ragazza non avrebbe mai mostrato. Non per quei motivi futili, comunque.
« Sì, sono davvero una Black » ripetè con poca convinzione. « Se lo desiderate posso andare a cercarmi un altro scompartimento, non c’è problema »
« E perchè mai? » chiese George con aria stralunata. « Andiamo, Cass! L’hai detto anche tu che, altrimenti, questi dolci non si finivano da soli e, adesso, vorresti lasciarci in preda ad un terribile mal di stomaco? »  

Proprio non riuscì a trattenere un sorriso divertito e grato: non si sarebbe mai aspettata una simile gentilezza da parte di persone pressocchè sconosciute. Chi lo sa, magari sarebbero potuti diventare grandi amici.

« Parlando di cose serie, ed accantonando l’immensa ed ignobile stupidaggine che la piccola Cassie stava per compiere... » seguitò Fred, guardandoli uno ad uno. « In che casa sperate di finire, una volta giunti ad Hogwarts? Sappiate che, se rispondete Serpeverde non riuscirò a tollerarlo »
« Tutta la mia famiglia è finita a Serpeverde » disse la ragazzina, fulminandolo con i suoi profondi occhi grigi.
« Per te farò un’eccezione, dolcezza » ribattè Fred noncurante, facendo un gesto secco con la mano. « Allora? » li esortò, sfregandosi le mani. « Forza, sputate i rospi! Non vi mangio mica! »
« Beh... » Lee si passò una mano sul mento, mentre una piccola ruga andava a delinearsi tra le sue sopracciglia contratte. « ...Mi piacerebbe molto Grifondoro, la culla dei coraggiosi e puri di cuore, ma... non so se... ecco, se sono adatto » gesticolò animatamente, diventando piuttosto nervoso, tant’è che fecero fatica a capire che cosa diamine stesse farfugliando. « Voglio dire: le caratteristiche che delineano quella Casa sono così... elevate! Insomma, come si fa a decidere se un ragazzino di undici anni deve appartenere a Tassorosso o a Serpeverde? E se sbagliassero? »
« Frena un attimo » Cassiopea lo interruppe con decisione, guardandolo come se dovesse essere urgentemente ricoverato al San Mungo. « Riprendi fiato, Lee »
« Sì amico, ci hai letteralmente storditi con le tue chiacchiere insensate! » Fred gli battè una poderosa pacca sulla spalla.
« Datti una calmata! » aggiunse George, sorridendo con un’espressione malandrina. « Insomma, non mi sembra tutto questo granchè dover superare una prova difficilissima per riuscire a capire a quale Casa appartieni »
« Sì, così è piuttosto semplice, no? » seguitò Fred con un luccichio sinistro nelle limpide iridi chiare. « Un duello è la soluzione perfetta! Se sarai buono e leale nei confronti del tuo avversario, Tassorosso sarà perfetta. Oppure, se dimostri una particolare e spiccata intelligenza direi che Corvonero è quella che fa per te »

Lee boccheggiò spaventato, le orbite talmente sgranate che gli occhi avrebbero potuto tranquillamente cadere sul pavimento. « Davvero?! Io... oh, accidenti! Lo sapevo, lo sapevo che avrei dovuto studiare qualcosa prima di partire! Per Merlino, sono spacciato! I miei genitori mi diserederanno all’istante e mi cacceranno di casa! »
« Puoi venire a stare da noi, amico. Non preoccuparti » disse George con fare comprensivo, lanciandogli un’occhiata che avrebbe dovuto essere impietosita.
« Esatto » concordò Fred, sorridendo. « Basta che tu non finisca a Serpeverde, eh?! »

Cassiopea si era trattenuta fin troppo: si accasciò ulteriormente sul sedile, scoppiando in una risata cristallina e gioiosa, attirando su di sè tre paia di sguardi incuriositi ed estasiati da quel suono così melodioso.

« Questa » disse tra i singhiozzi, asciugandosi alcune lacrime salate. « É la migliore cavolata che abbia mai sentito in tutta la mia vita! » e riprese a sghignazzare sommessamente, finendo quasi per rotolare a terra.
« CHE COSA?! » sbottò Lee, fingendosi arrabbiato ed offeso. « Mi avete preso in giro! E io che vi credevo dei nuovi e simpatici amici degni di nota! » incrociò le braccia al petto, voltando il capo dall’altra parte, ma questa sua reazione era così inverosimile e contrastante con il suo carattere solare, che i due Weasley seguirono immediatamente l’esempio di Cassiopea, finendo poi per contagiare anche lo stesso Jordan.

« Volete fare una partita a Sparaschiocco? Dovrei avere le carte, da qualche parte nel baule » propose Lee, sollevandosi in piedi sul sedile per riuscire a frugare meglio nel suo bagaglio personale. Alla fine, si ributtò a peso morto su di esso, schiacciando Fred, e sventolando trionfalmente un mazzo di carte dai colori sgargianti, tenute insieme da un elastico di gomma.
« Chi perde paga pegno, ovviamente! » esclamò George, sistemandosi meglio. « Giochiamo a squadre o singolarmente? »
« Singoli » decretò Fred perentorio. » C’è più gusto » e si soffermò ad osservare Cassiopea, facendole svettare verso l’alto un sopracciglio biondo.

Giocarono ininterrottamente per una mezz’oretta buona e il primo a perdere fu proprio il povero Lee, possessore delle carte magiche, che si lanciò in un lamento straziante e in continue lamentele di una noia infinita.

« Ma... non ci posso credere! » urlò sconvolto, raccogliendosi le treccine in una coda per tenersele lontane dal viso. « Non è possibile, voi... voi... » borbottò, cercando di trovare una scusa convincente a quell’ignobile oltraggio. « ...Voi avete barato! » incrociò le braccia al petto per poi annuire, soddisfatto della sua spiegazione più che ovvia.
« O, forse, più semplicemente, la colpa è tua perchè sei una schiappa » lo prese in giro Cassie, sorridendo e guardando attentamente le carte della sua prossima mano. « E lasciatelo dire da una che non è granchè brava nel gioco »

Fred e George ridacchiarono divertiti, mentre Lee la fissò con aria sconvolta, puntandole un dito contro.

« Tu... ti ho aiutato a caricare il baule sul treno! Merito un po’ più di riconoscenza da parte tua! » brontolò, sollevando le braccia al cielo e lasciandole cadere lungo i fianchi. « Questo non me lo sarei mai aspettato da una ragazza che sembra così dolce e gentile, ma che in realtà è una vera e propria serpe! »
« Oh, beh... » replicò, sorridendo angelicamente e stringendosi nelle spalle. « Qualcosa dovevo pur aver ereditato dal mio ramo della famiglia, no? »

Giocarono ininterrottamente altre cinque partite, fino a quando la ragazzina bionda non rimase l’unica imbattuta e non appena ebbe sconfitto George - l’unico in grado di tenerle fieramente testa per le ultime quattro -, gongolò soddisfatta, lasciando i tre ragazzi decisamente amareggiati per la sconfitta.

 « E menomale che non eri abile, eh? » si lagnò Fred, mentre una buffa smorfia andava a dipingersi sul suo volto. « George non abbatterti » gli tirò qualche consolatoria pacca sulla schiena. « Hai fatto del tuo meglio, fratellino. La verità è che quella lì è dotata di una fortuna sfacciata »
« Anzichè discutere su quanto io sia dannatamente brava » e sorrise, lanciando loro un’occhiata di malizioso scherno.« Indossate le divise, credo che stiamo per arrivare »

Si cambiarono velocemente, indossando le loro nuove vesti da mago alla meno peggio e, non appena furono presentabili, si avvicinarono al finestrino, gli uni schiacciati agli altri, con i nasi premuti contro il vetro freddo e leggermente appannato. Purtroppo li avvolse una cocente delusione, quando si accorsero che era praticamente impossibile distinguere il paesaggio circostante, a causa di un sottile strato di foschia che si era alzato a poco a poco, impendendo una visuale dettagliata.

Il treno rallentò gradualmente la sua corsa, fino a fermarsi completamente in una stazione alla periferia di un luogo denominato Hogsmeade. Stando a ciò che avevano raccontato Fred e George - ben informati in quanto i loro fratelli maggiori li avevano tenuti costantemente aggiornati - era uno dei villaggi magici più grandi della Gran Bretagna e gli studenti di Hogwarts potevano farvi visita nelle uscite prestabilite, a partire dal terzo anno.

Cassiopea scese dal treno con un leggero balzo, atterrando sul terreno umido e fangoso, riuscendo a scorgere nella penombra le migliaia di sagome degli studenti più anziani che si ammassavano per raggiungere a piedi un punto non ben definito, poco più avanti. Erano già pronti a seguirli, chiacchierando animatamente del più e del meno, quando un possente vocione li fece trasalire spaventati.

« Primo anno! Primo anno, da questa parte! »






Angolo dell'autrice:

Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.

Ehilà, salve a tutti! :) Come vi butta? Spero bene, in fondo sono cominciate le vacanze estive! Dunque, di solito si dice: "Via il dente, via il dolore", no? Bene. E' un mese abbondante che non aggiorno questa storia (nonostante avessi questi primi due capitoli già belli che pronti) e non ci sono scusanti, ne sono consapevole. Purtroppo la sessione estiva all'università è massacrante, in tutti i sensi possibili: ogni anno è come ripetere costantemente l'incubo della maturità, con l'unica differenza che non finisce tanto in fretta. T.T Anyway, come se non bastasse, questo sarà l'ultimo capitolo che mi è possibile pubblicare al momento, visto che domenica parto per le mie tanto agognate vacanze al mare. :D Quindi ne ho approfittato e ho pensato di riaggiornare per "darvi un ultimo saluto" (?). Tornerò ad agosto per un paio di settimane, dopodichè ripartirò per un'altra breve vacanzina di qualche giorno. Comunque, spero che questo momento di pausa mi possa regalare un po' di ispirazione, cosa che ultimamente è mancata. E' mancata parecchio, devo ammettere. *Sospira pesantemente e scuote la testa*. Vabbè, ma non rattristiamoci troppo e passiamo a discutere di questo secondo capitolo!
Che ve ne sembra? Vi piace? Io non ne sono tanto convinta, sinceramente. Più che altro spero di aver reso i gemelli il più simile agli originali, perchè sono davvero due dei miei personaggi preferiti all'interno della saga e vorrei rendere loro omaggio nel modo migliore possibile. :) Abbiamo anche "rivisto" il nostro caro Lee Jordan e qui la mia fantasia ha un po' preso il sopravvento: insomma, dai racconti della Rowling, sappiamo soltanto che Lee è il migliore amico dei gemelli, che si diverte a fare scherzi con loro due a tutto spiano e che fa il cronista alle partite di Quidditch. Quindi, per quanto riguarda il suo carattere, ho avuto carta bianca: mi piace immaginarlo come solare e sempre allegro, difficilmente lo vedremo arrabbiato o depresso o chessò io. Diciamo che Lee sarà un po' l'ottimista della situazione, riuscirà a vedere unicorni e arcobaleni anche nei momenti più disparati.
E, per concludere, abbiamo fatto conoscenza con Cassiopea (meglio del capitolo precedente, insomma). Come avrete senz'altro notato, Cassie non è troppo felice di essere una Black e non è nemmeno fiera di sbandierare la sua discendenza ai quattro venti: sì, vive con Kreacher a Grimmauld Place (giuro che in seguito questa situazione sarà spiegata a dovere) ed è venuta a conoscenza delle vicende che riguardano la sua famiglia, soltanto che hanno assunto una piega diversa ai suoi occhi, diversamente da come le vedeva l'elfo domestico (con venerazione, gioia, eccetera). Però i ragazzi riescono a farle cambiare idea: perchè si sa che, quando si è piccoli, non si hanno pregiudizi di nessun genere. Era una cosa che mi piaceva molto e ho voluto metterla in evidenza. :) Nascerà una bella amicizia tra tutti quanti, ve lo prometto (anche se i casini non possono mancare, ad Hogwarts sono praticamente d'obbligo!). :p
Credo che anche per questa volta sia tutto, dal prossimo capitolo abbiamo lo Smistamento e l'entrata in scena di altre nostre vecchie conoscenze. :)
Bene, auguro a tutti voi delle belle vacanze (che siano al mare/montagna o in città) e di passare una buona estate, nel caso in cui dovessimo risentirci a settembre. :)
Un bacione a tutti e grazie mille a chi leggerà, recensirà e metterà tra le preferite/seguite/ricordate! :) Ah, e un grazie di cuore anche a chi la leggerà silenziosamente. :)
Alla prossima e ancora buone vacanze!


Fatto il misfatto.

Giorgia.   
   
 
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