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Autore: PiccolaEco    04/07/2014    3 recensioni
L'amore non ha nè tempo nè luogo.Anche un semplice tendone da circo può diventare palcoscenico di sguardi, sorrisi, pettegolezzi e batticuori.
L'universo di Ranma narrato sotto un'altra prospettiva.
L'universo di Ranma come non lo avete mai visto prima.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mousse, Shan-pu, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Xiaochen! Xiaochen, dove sei?
Chissà dove sarà andata a finire quella benedetta ragazza. Ogni volta che la cerco per un lavoretto in casa sparisce nemmeno fosse uno dei trucchi di magia di Mousse. Ah, quella piccola peste! Ma se la prendo, questa volta passo alle maniere forti e una bella sculacciata con la canna di bambù non gliela toglie nessuno!
Con lo sguardo scruto il paesaggio davanti a me, aspettandomi che d’improvviso salti fuori una bambina alta quanto un piccolo sacco di riso. Passano i minuti e tutto ciò che interrompe la quiete del luogo sono una lepre che, vedendomi, rizza le lunghe orecchie e muove il musetto color crema per poi riprendere a saltellare tra le colline, e il vento che passa tra le foglie dei tassi. Respiro il vento che scarmiglia i miei capelli e il profumo che proviene dalle piante di ginepro e di tasso. Chiudo gli occhi e mi immergo in quell’aria così estranea e così familiare allo stesso tempo. Era tanto che non sentivo la natura sulla mia pelle, nei miei capelli, nei miei polmoni. “Sono a casa” mi ritrovo a pensare e quel pensiero mi fa sentire stranamente bene, come mai mi era accaduto prima.
Piccoli passetti sull’erba attirano la mia attenzione facendomi tornare con i piedi per terra. Sorrido. Non c’è bisogno di chiedere chi sia. D’un tratto la mia vista si offusca e la schiena si ritrova a sostenere qualche grammo in più.
–Indovina chi sono?- dice una vocina squillante.
Sospiro. I miei propositi di sgridarla, metterla in punizione e picchiarla con il bambù sono già andati al vento.
–Oh, fammi indovinare…sei una piccola peste che quando la mamma chiama per qualche lavoretto in casa schizza via come un leprotto!
E mentre dico questo la afferro per i fianchi e con una capriola comincio a farle il solletico. E’ il suo punto debole, ormai l’ho imparato: fianchi, piedi e pancia. La sua risata fresca e infantile è come il tintinnio di uno scacciapensieri. Resto incantata a guardarla: la pelle bianca come latte di soia, i lunghi capelli color lavanda e gli occhi acquamarina la fanno assomigliare ad una bambola di porcellana, di quelle che tante volte, quando ero piccola, vedevo con mia madre nelle botteghe giù in paese.
Affondo il viso in quella massa glicine e mi lascio inebriare dal profumo di fresco, di lavanda e di erba bagnata.
–Papà, papà aiuto!- grida la piccola tra le risa.
Dietro di me sento passi cadenzati e pesanti. Mousse posa in un angolo della nostra casa la legna raccolta, dopodiché scarica il resto dalla groppa del mulo .
–Papà, la mamma mi fa il solletico! – protesta Xiaochen.
–Ah sì? – chiede Mousse con un sorriso senza però mostrare troppo interesse. –Allora vorrà dire che… avrà bisogno di una mano!
In un attimo ci ritroviamo tutti e tre a rotolare giù per collina, con i nostri corpi a far da scudo alla piccola. Arrivati in fondo, il respiro è pesante, i capelli sono arruffati e piani di foglie e fiori e le mie condizioni a di poco impresentabili. Ma rido. Prima impercettibilmente, poi a singhiozzi, infine senza alcun freno. Rido e la mia risata contagia anche Xiaochen e Mousse. Se qualcuno ci vedesse in questo preciso istante penserebbe di certo che siamo matti da legare. Eppure, non mi importa. Per la prima volta in vita mia mi sento bene, in pace con me stessa…mi sento semplicemente io. I miei occhi si voltano istintivamente alla mia destra e noto con sorpresa che Mousse ha smesso di ridere e mi sta osservando sorridente. E innamorato.  
Arrossisco. –Perché mi guardi? Ho qualcosa sulla faccia per caso? – sbotto sulla difensiva. Beh, d’altronde com’è che si dice: il lupo perde il pelo ma non il vizio. E così io, sebbene con il tempo mi sia addolcita parecchio, questo non vuol dire che abbia rinunciato al mio lato fiero e combattivo. Discendo comunque dall’orgogliosa stirpe delle Amazzoni, non dimentichiamolo.
–No, no, non hai niente che non va. E’ che sei bellissima, tutto qui.
Arrossisco maggiormente. Un giorno o l’altro gliela farò pagare: deve piantarla di uscirsene con queste frasi romantiche e sentimentali… va bene che mi sono “ammorbidita” un po’ negli ultimi anni, ma detesto arrossire come una ragazzina infatuata alla quale viene rivolto un complimento dal ragazzo che le piace.
-Papà, guarda, la mamma è diventata tutta rossa!- esclama Xiaochen puntando il ditino e battendo i piedi divertita. –Beh, credo che sia ora di andare, forza!
Mi alzo in tutta fretta e comincio ad avviarmi su per la collina.
–La mamma ha ragione. – sento dire a Mousse – Dobbiamo andare, è quasi ora di pranzo.
Qualche minuto dopo Mousse mi raggiunge in casa, mentre io sono già indaffarata a tagliare le carote e le erbe speziate da preparare come contorno al manzo bollito.
–Xiaochen, lavati le mani prima di toccare la verdura!
Ma quando mi volto per prendere la pezza per pulire il coltello mi accorgo che Mousse è da solo.
–Xiaochen è fuori a giocare con Qi Bai.
–Kami benedetti! Quand’è che quella bambina si metterà in testa che deve diventare una donna?
–Shan Pu è solo una bambina, l’hai appena detto tu stessa! Ha appena due anni, tutti i bambini alla sua età non pensano che a giocare!
–Sì, ma Xiaochen non è una bambina qualunque. E’ un’Amazzone e che come tutte le bambine amazzoni deve apprendere fin dalla più tenere quale ruolo le spetta in questo mondo. Ben presto dovrà imparare a cucinare, a svolgere i servizi in casa e a combattere, se vuole sperare di cavarsela lì fuori. E’ quello che è stato insegnato a me e amia volta io lo insegnerò a mia figlia e così sarà per tutte le generazioni a venire.
–Vuoi davvero che lei cresca come sei cresciuta tu?
–Intendi forte, fiera, orgogliosa e indipendente? Certo che lo voglio!
–Intendo… infelice.
Mi zittisco. Diavolo, Mousse quando ci si mette sa davvero colpire nel segno.
–Guardati, Shan Pu. Oggi per la prima volta hai riso, hai riso sul serio, di cuore, spontaneamente. Non per fingere interesse, non per educazione. Hai riso perché lo volevi. Ed è stato come se mille colombe si fossero librate in volo dopo esser state tenute per tanto tempo in una gabbia troppo stretta.
Sì, non potevo dargli torto. E’ stata una sensazione magnifica, non so come spiegare… unica.
–Guardala, Shan Pu. Guardala per un solo, lungo istante: vuoi davvero che lei cresca come la più fiera delle Amazzoni? Vuoi realmente che lei rinunci alla sua vita spensierata da bambina per diventare una guerriera?
I miei occhi seguono la direzione del braccio di Mousse e si soffermano sulla finestra: fuori una bambina seduta a cavalcioni sul collo di un mulo tormenta le lunghe orecchie dell’animale, il quale senza scomporsi se ne sta sdraiato all’ombra, assopito.
–Al galoppo Qi Bai, al galoppo!- urla divertita, ma il quadrupede si limita a rispondere con un sonoro sbadiglio.
“Che cosa sto facendo” mi ritrovo a pensare. Senza che io possa fare qualunque cosa per impedirlo le lacrime iniziano a scorrere copiose giù per le guance, poi si trasformano in singhiozzi, infine in un pianto irrefrenabile. Crollo per terra e subito Mousse si accascia accanto a me e mi avvolge in un tenero abbraccio. –Sono un’insensibile- piagnucolo infantilmente – Una pessima madre. Stavo per far condurre a mia figlia la stessa vita che mia madre e mia nonna hanno fatto condurre a me. Non capisco niente di bambini. Non capisco niente della vita.
Mousse prende ad accarezzarmi dai capelli fin giù alla schiena. –Tu sei una madre e una moglie eccezionale, Shan Pu.- mi conforta – Solo che ti hanno istruito troppo sull’orgoglio e sull’onore e troppo poco sulla felicità e i veri valori della vita. Tutto qui.
Mousse mi bacia i capelli e mi stringe ancor di più a sé. Mi lascio cullare dal suo abbraccio e i singhiozzi a poco a poco si placano. Mi sento protetta, al sicuro, come in una campana di vetro. È come se fuori il mondo non ci fosse, come se esistessimo solo noi, noi avvolti in un abbraccio senza fine.
–Papà, che cos’ha la mamma?
Sussulto. Ero riuscita a tal punto ad isolarmi dalla realtà da non avvertire la presenza di Xiaochen. La bimba si avvicina incuriosita e preoccupata e mi scruta con i grandi occhi verde acqua e il minuscolo dito in bocca, cosa che fa quando c’è qualcosa che l’attira particolarmente. –Stai piangendo, mamma? Hai gli occhi tutti rossi…
Maledizione. Adesso ci manca solo che faccia preoccupare mia figlia per i miei complessi da madre incapace. Mi asciugo in fretta gli occhi con un lembo del grembiule e cerco di articolare, mio malgrado, una scusa abbastanza convincente per spiegare la situazione. –N-no, piccolina, no…vedi, la mamma stava solo…
–Sì, tesoro, la mamma sta piangendo- interviene Mousse. Che diamine gli salta in mente? Invece di negare tutto, conferma? È sempre il solito stupido!
–E perché piange?
Bravo Einstein, adesso cosa le vai a raccontare, sentiamo un po’!
– La mamma piange perché è felice…
Ah beh, questa poi! Se si aspetta che si beva una sciocchezza simile è proprio un ingenuo!
–Ma non si piange quando uno è felice! Si piange quando uno è triste! Quando uno è felice sorride!
Ecco, avrà anche due anni ma non è idiota, sai, Mousse?
–Si può piangere anche quando uno è felice, piccola Xiaochen. E la tua mamma adesso è così felice che si è messa a piangere.
–Ohhh!- fa Xiaochen meravigliata e la sua espressione è così buffa che mi strappa una risatina.
–Vedi? Adesso sta ridendo, significa che è contenta.
–È vero, è vero! La mamma è felice, la mamma è felice!- esclama la bimba divertita, balzando in piedi. –Mama shi xingfu de! Mama shi xingfu de! Mama shi xingfu de!
In un attimo la piccola è di nuovo fuori a tormentare il povero Qi Bai, saltandogli in groppa, abbracciandolo e giocando con le sue lunghe e pelose orecchie.
Mi alzo, mi avvicino alla finestra e osservo la spensieratezza della piccola Xiaochen.
–Mousse tu credi che sia questa la felicità?- chiedo senza pensarci troppo. Lui mi abbraccia da dietro e affonda il viso nei miei capelli, inebriandosi del loro profumo.
–Io penso che la felicità sia questo: una casa accogliente, una campagna silenziosa, la moglie dei tuoi sogni, una figlia nostra. Ecco, sì, credo che la felicità sia tutto questo.
Sorrido e annuisco. Oggi, dopo una vita intera passata tra addestramenti, esercizi, spettacoli e contorsioni, ho compreso che per essere felici non sono necessarie la fama, la gloria, i riflettori, gli applausi., bensì semplicemente qualcuno che ti ami, che sia disposto a tutto (ma proprio a tutto) per te, una casa immersa nel silenzio di una campagna dove costruire una famiglia, la tua famiglia.
In fondo, basta poco per essere felici, no?



FINE

*Angolo dell’autrice*:
Salve a tutti, come va? E anche questa è fatta!
 Sì, lo so che per quest’ultimo capitolo vi ho fatto partorire, ma non credete che sia stato facile per me portare a termine questa storia. Ho avuto i miei impegni, la scuola, la maturità, lo studio e così ho potuto aggiornare solo adesso. Beh, meglio tardi che mai, no? Spero non vi siate dileguati tutti nonostante i lunghissimi tempi di aggiornamento.
Ora che la storia è conclusa mi premerebbe sapere che cosa ne pensiate: vi è piaciuta? Quale parte avete preferito? Il finale è stato di vostro gradimento oppure vi ha lasciato con l’amaro in bocca? Vi aspettavate qualcosa di diverso?
Insomma, fatemi sapere in tanti. Attendo con ansia i vostri pareri.
Grazie a tutti coloro che hanno resistito arrivando fino alla fine. Davvero, ragazzi, grazie di cuore.
Beh, che dirvi di più… allora, alla prossima! :-D
Un abbraccio
PiccolaEco

  
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