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Autore: SakiJune    10/07/2014    0 recensioni
Ada Markham vive a Londra e NON è una ragazza come tutte le altre: è una fangirl del Dottore, proveniente da un’altra dimensione. Per un capriccio di Clara, delusa e scontenta dopo la rigenerazione del Dottore, Ada giunge a bordo della TARDIS e gli equilibri stagnanti tra i membri dell’equipaggio subiranno un serio scossone.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altri, Clara Oswin Oswald, Doctor - 12, Jenny, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Threesome
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'From Lungbarrow to Trafalgar Square'
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Questo capitolo è ambientato per la maggior parte in un giorno preciso, il 24 aprile del 1671. Per capirci un po' di più sull'avvenimento potete wikizzarvi qui oppure fregarvene del tutto.
John Hart è un personaggio presente nella seconda stagione di Torchwood, potreste trovare qualche spoiler su quest'ultima. Ah, e i Saturniani (tradotto alla cavolo, vabbé) sono i famosi Vampiri di Venezia dell'omonimo episodio, solo un po' più piccoli e a quanto pare commestibili :P



- Dovevo essere sotto l’influsso di qualche strana sostanza - borbottò Clara, guardando con sospetto i vassoi ricolmi di cibo. - Oppure ho sempre avuto un filtro di percezione.

- Di che stai parlando? C’era qualcosa nel vino? - Ada si premurò di annusare il calice in cui avevano appena bevuto, ma non notò niente di strano. Nemmeno lei aveva molta voglia di assaggiare quegli strani crostacei, a dire la verità.

- Era linguaggio figurato. Volevo dire, come ho fatto finora a non trovarlo attraente? - Da dietro le stoviglie d'argento e cristallo sbirciava il Dottore, sottile ed elegante nei suoi abiti seicenteschi, raggiungere i tavoli del banchetto senza troppa fretta.

- Non lo so proprio - ridacchiò Ada, che sin dalla prima stagione di The Thick of It aveva sempre trovato Peter Capaldi di una bellezza raffinata ma in questa particolare mise, con i calzoni al ginocchio che lasciavano scoperte le gambe magre, il Dottore le sembrava soltanto buffo. - Gli mancava proprio una parrucca con i boccoli per aprirti il cuore, chissà. Dovresti vederlo vestito da Richelieu… quinto scaffale nella libreria gialla del salottino cinese. Trovi tutte le serie della BBC che in questa dimensione non sono mai andate in onda.

- No, non credo che lo farò, ma grazie… attenta, arriva.

Il Dottore si sedette accanto a lei, proprio di fronte al ministro Colbert, che odorava di aglio a distanza e sembrava badare soltanto al suo piatto, e si sistemò il fazzolettone in modo da nascondere le strane macchie rosse sotto la marsina.

- Brutte notizie, vero? Dimmi… dimmi che quel sangue non è tuo - bisbigliò Honey, impallidendo un poco.

- Magari lo fosse. Che ne dici di saltare questa portata? Non voglio più sentir parlare di pesce. È una tortura. Quel povero Maestro delle Cerimonie…

Si alzarono e quando furono abbastanza lontani dal tavolo lei espresse la sua preoccupazione. Aveva ancora in mano il bicchiere, tra l'altro. - Hai cercato di salvarlo?

- Non avrei potuto comunque, sapevo che era predestinato... ma vieni anche a chiedermelo? Menomale che mi conosci! No, quando sono arrivato nelle sue stanze era già stato ucciso.

- Come sarebbe a dire? Madame de Sévigné raccontò, cioè, racconterà che si è trattato di un suicidio.

- Credetemi, non lo è stato, niente affatto. È solo così che sembrerà perché ho rimaneggiato un poco la scena del crimine, ma la storia non è affatto come ve l’hanno raccontata. È un affare molto più torbido e voglio riannodare tutti i fili. - Abbassò la voce ad un sussurro. - La marchesa di Montespan… non fissarla, fai finta di niente.

Honey cercò di puntare altrove lo sguardo; finse di ammirare le ghirlande appese al portico. - Non dirmi che è un alieno. Non dirmi che è una piovra gigante.

- È una spia dell’Agenzia del Tempo. Maledetti. Quel tizio con la parrucca più chiara, che sta sempre alle costole del Duca d’Orléans… non guardarlo adesso…

- Sì. ce l’ho presente, è impossibile non notarlo, sembra che sia impregnato di ormoni. È lui la piovra gigante? Perché tocca il sedere a qualsiasi paggio gli capiti tra le mani - s’informò lei.

- Spiritosa. E a proposito di spirito, quanto hai bevuto esattamente? Comunque, si chiama capitano John Hart.

- Come ho fatto a non riconoscerlo? - si agitò Ada. Era nella seconda stagione di Torchwood. Aveva avuto una relazione con Jack Harkness e aveva salvato suo fratello Grey, per poi ritrovarsi in suo potere. Non era sicura di voler sapere cosa stesse combinando alla corte del Re Sole.

- Ti ho chiesto quanto hai bevuto, ma non era una battuta, la mia. Non voglio assolutamente spaventarti, ma la cara marchesa farebbe di tutto per mantenere la sua copertura, dal partorire una dozzina di figli del Re al lasciar cadere una polverina magica nel bicchiere delle rivali. Tu stai bene, vero? - Esaminò a sua volta il calice, ficcandovi il naso dentro senza troppi complimenti.

Honey iniziò a sudare freddo, ma ovviamente era soltanto l’ansia. - Sì, penso proprio di sì, ma perché dovrebbe avvelenare me? Non sono una sua rivale, io! Sto con te, non aspiro certo a diventare la nuova favorita di quel puzzone…

Il Dottore sembrò compiaciuto e le porse il braccio. - Già, tu stai con me e ora andremo a scambiare due paroline con quell’infame. Non il Re Puzzone, intendo, ma il capitano Hart.

Il Duca era impegnato a sguazzare nella fontana con il Cavaliere di Lorena. Entrambi ubriachi persi, non si accorsero nemmeno del gentiluomo vestito di blu e della bella dama che puntavano dritti verso il loro affascinante compagno.

- Incredibile come ci si possa far trascinare dagli eventi, capitano. - esordì il Dottore.

La mano dell’ex Agente del Tempo corse alla spada, ma lui lo prevenne. - Non mi azzarderei, se fossi in te. Cosa c’era in quel carico?

- E tu chi saresti? No, aspetta, lasciami indovinare. Te ne vai in giro nel tempo con una bella ragazza, ficchi il naso in giro… devi essere il famoso Dottore di cui parlava Jack.

- L’hai detto… ora ti pregherei di rispondere.

- E va bene, curiosone interstellare. Erano pesci alieni, avrei dovuto intercettarli al porto, ma sono stato trattenuto. Così ho pensato che, scambiandoli con i rifornimenti per il banchetto...

- Che razza di pesci alieni?

- Saturniani. Molto piccoli, per la verità, praticamente avannotti. Pare che abbiano perso il loro pianeta e siano giunti attraverso una crepa nello spazio-tempo.

- I Saturniani non sono pesci, sono… va bene, sono quello che sono, ma tu sei a conoscenza di ciò che è successo a Venezia un secolo fa? Avreste voluto davvero che questa volta provassero a colonizzare il Mare del Nord? E credevo di averle chiuse tutte, quelle maledette crepe! Oh… ma certo. - Ragionò in fretta, senza perdere di vista Hart. Erano su una linea temporale abortita. La TARDIS aveva viaggiato consapevolmente su uno schifo di tentacolo reciso del Tempo invece che sulla realtà per cui si era quasi auto-eliminato dall’esistenza. Vecchia mascalzona.

- Mi sembra un po’ tardo, il vostro amico, madame. Ricomincerò da capo: l’intento era sin dall’inizio quello di fermarli. Per questo abbiamo predisposto navi da pesca per catturare l’intero branco.

- E hai deciso di darli da mangiare agli ospiti del principe! - Clara aveva letto solo qualche pagina del resoconto sui profughi di Saturnyne, ma bastava poco per rendersi conto che il capitano aveva una coscienza alquanto elastica. - Noi siamo gente che ha viaggiato molto, ma… bleah.

- Lo senti, Honey? Io sono tardo. Lui è uno spudorato, insensibile, pazzo assassino, ma io sono tardo.

- Sei giunto alla conclusione sbagliata, amico, e questo basta per lasciarmi dire ciò che mi pare. - Provò nuovamente a raggiungere l’elsa della spada, ma questa volta il Dottore decise una volta per tutte di disattivare il congegno che vi era inserito. - Vuoi davvero vendicare quei pesciolini? E la prossima volta metterai su una fondazione per salvare le Balene Astrali?

- Mi basta che ammetti le tue colpe. Non puoi farlo davanti alla corte o cambieresti gli eventi, ma questo lo sai già molto bene. Dillo a me, dimmi perché hai ucciso François Vatel.

- Oh. Quel tizio. - Il capitano Hart sembrava annoiato. - Sospettava troppo. Era entrato nel panico, minacciava di salire su un cavallo e arrivare fino al porto a controllare perché non fosse ancora arrivato nulla. Ho dovuto eliminarlo, chiaro?

- Cristallino. Ora faresti un favore a questo pianeta e oltre se te ne tornassi da dove sei venuto.

- Non può - dichiarò Ada, trionfante. - L’Agenzia del Tempo non esiste più, e lui è stato condannato per tanti di quei crimini che se dovessimo stare a contarli non arriveremmo in tempo prima che finiscano i dolci.

- Oh, buono a sapersi. Dirò alla marchesa di Montespan che sei stato richiamato per un affare urgente. Continuerà a sfornare pargoli per Sua Maestà anche senza di te, capitano. - Puntò il cacciavite sonico contro la manica ricamata della marsina di Hart, e con una breve sequenza di impulsi gli riprogrammò il manipolatore, facendolo svanire dal 1671 e dalle loro vite.

- Dov’è andato il nostro cucciolone? - biascicò il Duca d’Orleans, completamente inzuppato ma sorridente. - Tra poco inizia lo spettacolo delle marionette!

Il Dottore sospirò a fondo. Avrebbe potuto rimandarlo nel suo secolo, dove probabilmente avrebbe affrontato un’esecuzione; invece aveva optato per un pianeta semideserto dove per un po’ avrebbe dovuto cavarsela da solo e schiarirsi le idee. Lo disprezzava, ma non voleva scendere al suo livello di indifferenza per la vita altrui. - È ora di andare.

- Restiamo solo qualche minuto, possiamo? Soltanto una fetta di torta, per onorare Monsieur Vatel. - Non era più solo la golosità a spingere Clara, ma un impulso sincero a dare un significato a quella giornata di grottesca tragedia.

- Credo si possa fare - sorrise lui, la voce quieta e complice, la sua rabbia ormai placata. Ancora una volta la Storia non sarebbe cambiata; ciò che sarebbe stato tramandato era solo la punta dell’iceberg, ed era giusto così, anche se quel senso di frustrazione restava a tingere d’amaro i suoi ricordi. Sì, aveva bisogno di un dolce alla panna, di sentire il sapore di zucchero a velo e vaniglia, e di assaggiarlo dalle labbra di Honey…

Oh, no, che cosa gli veniva in mente?

Cosa… no, era fuori discussione. Era pericoloso anche solo pensarlo.

Turbato, si diede dei colpetti sulla testa per scacciare quell’immagine, tanto che persino il Duca e il Cavaliere di Lorena si convinsero che dovesse essere molto, molto più ubriaco di loro.



*

Se la conferenza con la Federazione era stata più o meno una passeggiata, ricostituire rapporti di buon vicinato con gli Atraxi si rivelò un’impresa mortificante. L’episodio del Prigioniero Zero non era stato affatto dimenticato; il Dottore dovette mostrarsi davvero umile e convincerli che quell’insopportabile sfoggio di vanità durante il loro precedente incontro, a Leadworth, fosse dovuto ad una temporanea instabilità mentale post-rigenerazione.

Ma era importante compiere uno ad uno tutti i passi per scongiurare una nuova Guerra del Tempo. Meglio sentire le mani prudere di stizza che immaginarle macchiate di sangue.

Così trascorrevano i giorni, in attente strategie diplomatiche e ricercando sottilità da un capo all’altro dell’Universo.

E di notte Clara si immergeva nella lettura, scoprendo cose che nemmeno viaggiando altri mille anni con il Dottore avrebbe potuto vivere: pianeti ormai distrutti, razze estinte, creature la cui esistenza lui aveva sfiorato più di un millennio prima e che ora nessuno, tranne lui, ricordava e rimpiangeva. Ecco che tra quelle pagine essi tornavano in vita, proprio come lui li aveva amati e odiati e combattuti e sorpresi.

Affermare che non avesse più pensato alle parole di Jenny sarebbe stata una bugia. Era stato come ricevere una brutta notizia dal proprio medico, come quando sei di fronte alla lavagna luminosa e lui ti fa notare una macchia sulla tua radiografia. Ma ancora peggio, era come se quel medico ti avesse dato la sua diagnosi in una lingua sconosciuta e non potessi nemmeno cercare una cura, perché…

Perché non bisogna mai cambiare il passato. E il loro futuro era ormai il passato di Jenny, un futuro in cui Honey, ma soprattutto lei, era probabilmente solo un ricordo.

Ci pensava mentre sorseggiava un tè immaginario, ma non per questo meno squisito, nel salottino cinese del palazzo, e leggeva delle miniere di Zeiton-7 su Varos. Ci rimuginava su mentre faceva l’amore con Ada nella radura, e la vedeva così serena, così ottimista una volta tanto, da non poterle proprio confessare di aver compreso ciò che a lei era sfuggito…

- Non so quando. So soltanto che lo incontrerai.

Ma smetteva di lambiccarsi quando il Dottore tornava dall’aver chiesto scusa all’imperatore di una galassia, o riscosso un pegno di gratitudine e stima dagli abitanti di un pianeta senza nome, sotto forma di coordinate per trovare un leggendario corridoio dimensionale.

Iniziava a dipingere sogni impazienti.

Era coraggiosa, lo era sempre stata, e per loro avrebbe dato fondo a quel coraggio, avrebbe continuato a sorridere, ma non poteva più attendere.

- Dottore, raccontaci di Gallifrey...

   
 
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