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Autore: Fuck Duck    13/07/2014    2 recensioni
E se tutte le cose che abbiamo letto, tutte quelle in cui abbiamo creduto, fossero reali? Sarebbe fantastico. Però di storie ce ne sono tante. Allora come stabilire quale di queste sia reale? Stabilire se esita Hogwarts oppure Panem, demoni o divinità, il Conclave o il Ministero della Magia, i distretti o le fazioni, il Campo Mezzosangue o gli Hunger Games? E se fosse vero che tutte le storie sono vere? Se tutte convivessero, fondendosi i un’unica, incredibile realtà?
Questa storia è un crossover: Shadowhunters, Harry Potter, Hunger Games, Percy Jackson, Divergent.
*Perdonate il titolo banale*
PROBABILI SPOILER PER CHI NON HA LETTO LE SAGHE
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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PERCY POV

Non pensate che non ci sia niente di più bello di svegliarsi con le ossa piegate in strane angolazioni e con il tuo migliore amico che ti sbava addosso? Beh, io credo di sì.
«Ah, Grover sposta la tua bava lontano da me!» Cercai di spintonarlo, ma non ci riuscii.
So cosa starete pensando. Cavolo, devo essere piuttosto flaccido per non riuscire a levarmi di dosso un ragazzo che dorme (sbavando sulla mia maglietta!). Ma , ehi, è molto più pesante di quello che sembra con quel suo culo peloso, gli zoccoli e tutto il resto.
Continuai a spingerlo per un po’, finchè lui non mugugnò qualcosa e aprì gli occhi.
«Nachos?»
«No, amico» gli risposi «Niente nachos».
Mi alzai stiracchiandomi le gambe. Io e Grover eravamo sul molo di fronte al mare, nel Campo Mezzosangue. La sera prima avevamo passato la sera con Annabeth, la mia ragazza, e qualche altro semidio del Campo a parlare e ridere e passare del tempo insieme. Cosa di cui avevamo bisogno, considerando il fatto che nemmeno sette giorni prima avevamo tutti rischiato di finire ridotti in pezzettini da un’enorme Titano che risponde al nome di Crono. Poi tutti se n’erano andati ed eravamo rimasti in tre, io, Annabeth e Grover. A quanto pareva anche Annabeth era andata via.
Osservai la macchia di saliva che Grover aveva lasciato sulla mia maglia arancione e sospirai.
Nel giro di pochi secondi la macchia svanì, come risucchiata da qualcosa di invisibile. Grazie a mio padre io non sono mai bagnato, anche dopo un tuffo nelle acqua più profonde. Fa schifo, eppure lui mi ha lasciato anche questo “potere”: il meraviglioso potere di asciugare la saliva. Mio padre, a proposito, è Poisedone. Le sa fare queste cose.
Mi girai verso Grover che si era appena alzato in piedi e mi guardava con aria assonnata.
«Che cosa ci facciamo qui? Dobbiamo andare al padiglione. Ho fame. Dov’è finita Annabeth? » disse tutto d’un fiato mentre si voltava per andare verso il padiglione centrale. E soprattutto verso la colazione. Io, quando il mio stomaco borbottò, lo seguii.
Il sole splendeva alto nel cielo. Ottimo. Sembrava che Zeus fosse di buon umore e questo era sempre un bene.
Passando in mezzo al campo notai che era molto più affollato. Gli dei stavano rispettando la loro parola: riconoscere tutti i loro figli mezzosangue…o quasi.
Nel padiglione, al tavolo riservato ai figli di Poseidone non vidi Tyson, il mio fratellastro ciclope, che al momento era occupato a guidare un gruppo di ciclopi operai per ricostruire nientepocodimenoche l’Olimpo. La cosa un po’ mi dispiacque, ma mi sedetti lo stesso. Non c’erano altri figli del dio del mare. Almeno, non ancora. Guardandomi intorno, cercai Annabeth con lo sguardo, preoccupato di non averla trovato affianco a me sul molo, ma non la trovai. Aggrottai le sopracciglia e udii un’inconfondibile risata di scherno provenire dal tavolo di Ares.
«Sta tranquillo, piccioncino, nessuno tel’ha rapita. E’con Chirone in armeria»
« Con Chirone? In armeria?» ripetei.
Okay, domande da idiota visto che lei me l’aveva appena detto, ma…ehi: ero agitato.
Decisi che non avevo più fame e lasciai Grover alla sua lattina.
Mi irritava il fatto che Chirone e Annabeth stessero parlando di qualcosa che io non sapevo. Forse era un po’ egoistico come comportamento, ma il tutto mi turbava. Mi resi conto che i piedi mi avevano riportato sul molo e nello scorgere il mare mi inchiodai di colpo. Era agitato. Turbolente onde lo percorrevano, mediamente alte e frequenti. E se il mare era in movimento, mio padre non era dell’umore giusto. Mi avvicinai alla riva, immergendo le scarpe in acqua, un po’ incerto. «Papà?».
Un’onda che doveva essere alta un metro e mezzo andò in risacca quasi a ridosso della riva e mi inzuppò dalla vita in giù.
No, decisamente qualcosa non andava. Con la mano destra sfiorai la tasca dei pantaloni e potei sentire il rigonfiamento provocato dalla mia micidiale penna a sfera, Vortice. Sì, ho una micidiale penna a sfera, è così. Provate a togliere il cappuccio e vi ritroverete in mano una micidiale spada di bronzo celeste. Anzi, ripensandoci, non fatelo mai.
Estrassi Vortice dalla tasca e la tenni in mano, senza aprirla ma pronto a farlo al minimo segnale di pericolo.
E poi WOOSH. Eccola ancora; un’altra onda mi bagnò dalla punta dei capelli a quella dei piedi, con l’unica sottile differenza che questa era alta per lo meno il doppio dell’altra. Tre metri di acqua mi si schiantarono in testa, e in quel momento seppi che se non fossi stato il figlio del dio del mare, sarei sicuramente stato trascinato sul fondo dell’oceano, senza alcuna speranza di salire in superficie. Ma, per fortuna, i miei piedi rimasero incollati al terreno e la potenza del colpo mi indusse solo a indietreggiare.
Rimasi totalmente scioccato. L’acqua non si ribellava mai a me. Provai a controllarla, come avevo già fatto in più occasioni. Sentii una potente stretta allo stomaco, tanto forte da togliermi il respiro, ma capii che era contro mio padre che cercavo di lottare. E nella mia vita da semidio, avevo imparato che semplicemente non puoi controllare l’acqua contro il volere del dio del mare.
Sdraiato sulla schiena con Vortice in pugno, bagnato, bagnato fradicio, invocai di nuovo mio padre.
Non mi aspettavo una risposta. E infatti tutto quello che mio padre mi mandò fu, con mia grande gioia, una terza onda. Un muro d’acqua alto quattro metri si abbattè con un boato da far battere i denti a tutto il Campo, ne ero sicuro.
Ma non fu quello a farmi saltare in piedi di colpo, e a togliere il cappuccio a Vortice. No, non fu l’onda alta quattro metri; fu la sagoma del ragazzo che ne spuntò fuori.
Man mano che l’acqua si andava ritirando potevo vederlo sempre meglio. Alto, atletico, con la pelle dorata, i capelli color bronzo e due occhi incredibili. Sembrava spaesato e si fece avanti riluttante, come se fosse arrivato su un pianeta alieno. Alzò quello sguardo verdemare su di me e notai che i suoi occhi sembravano, se possibile, ancor più oceanici dei miei. Okay, lo ammetto, nonostante la situazione assurda –non capita tutti i giorni di trovarsi davanti un ragazzo sputato dalla risacca- una fitta di invidia stritolò il mio stomaco. Andiamo, quel tipo sembrava una personificazione di non so quale statua greca… o un divo di Hollywood. Con degli occhi che mi inquietavano terribilmente. Uno da far crollare un intero manipolo di ragazze ai suoi piedi, insomma.
«Hey, laggiù! Chi sei? Qual è il tuo nome?» chiesi in tono diffidente.
Sì, grande. Complimenti, Percy, sicuramente ti risponderà. Domanda intelligente.
Avanzai di un passo e tenni la mia spada davanti a me, in posizione di attacco o di difesa, non lo capivo nemmeno io. Ma mi accorsi presto che lui era disarmato. Disarmato e ferito. Sembrava che fosse stato colpito ripetutamente: un graffio percorreva tutta la lunghezza del viso, senza riuscire però ad oscurare la bellezza -aye- di quel volto, e numerosi altri gli ricoprivano braccia e gambe.
Quando fece un passo verso di me, alzando le mani, capii che zoppicava. Per poco non cadde.
Quando si raddrizzò, con mia sorpresa mi rispose.
«Il mio nome…è Finnick Odair».



 

Saaalve gente! Ecco un altro capitolo di questo folle, folle crossover! Scusate se ci ho messo un po’ per aggiornare ma tra varie partenze e l’inizio delle vacanze è stato tutto un po’ un casino. Spero che questo capitolo (un po’ cortino) vi sia piaciuto! Mi fa sempre piacere sapere ciò che pensate, anche se si tratta di critiche costruttive!
Grazie di continuare a seguire questa piccola follia insieme a me,
Prongs
  
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