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Autore: Midnight the mad    15/07/2014    2 recensioni
Un vecchio diario trovato per caso, una pagina che racconta una storia di cui non c'è memoria.
Un segreto che centinaia di persone proteggerebbero con la vita, e che altrettante sarebbero disposte a rubare allo stesso prezzo.
Una scelta sbagliata, un potere perduto.
Come puoi scegliere da che parte stare?
E, soprattutto, come puoi essere certo di stare facendo la cosa giusta, se sai di non poterti fidare neanche di te stesso?
"Lo guardai. - Credo che tu non pensi davvero quello che stai dicendo. -
- E come fai a saperlo? Sai che non ho mentito. -
- Sì, ma so anche che non l'hai fatto neanche prima. Non hai mentito, quando hai detto che mi amavi. -"
"- Per proteggere te. E' per questo che l'ho fatto, dannazione! -
- Ah, davvero? Secondo me non è la verità. Secondo me l'hai fatto solo per proteggere te stesso, la tua felicità. Non ti è mai importati di quello che ne sarebbe stato di me. -
- Loro volevano ucciderti. - sussurrò, gli occhi lucidi.
- Anche tu mi hai uccisa. Non sono più io, questa, accidenti! Come fai a non rendertene conto? -"
Genere: Avventura, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CONDUTTORE
Prima che chiunque potesse fare qualsiasi cosa, sentii Marghe strillare di dolore e strapparsi di dosso la giacca pestandola per spegnere il fuoco. Un attimo dopo sopra di noi c’era uno scudo semitrasparente, a cupola. Io guardai Lucifero, che aveva uno sguardo così tagliente da spaventarmi mentre abbassava la mano destra. – Quello schifoso figlio di puttana... –
- Che sta succedendo? – domandai. – Questo non dovrebbe poter succedere! Il... il Paradiso è chiuso! Come è possibile che... –
- La torre. –
Era stato il Portavoce a parlare. Mi girai verso di lui.
- La torre? – ripeté Mike, senza capire.
Il Portavoce, però, ci ignorò e si rivolse a Lucifero. – E’ possibile? – domandò.
Lui iniziò a tormentarsi l’unghia del pollice con le dita. – Immagino di sì. – disse, dopo qualche secondo. Aveva la voce tesa ma stranamente fredda. – Dobbiamo andarcene. – Tese una mano come per cercare di aprire l’Inferno, ma non funzionò.
- L’ha chiuso. – mormorò, sconvolto. – Quel bastardo ha... – Lucifero sollevò la testa con uno scatto che mi fece sobbalzare. – Venite tutti con me. Adesso. –
-
Mentre praticamente correvamo in mezzo agli alberi in fiamme, protetti dallo scudo di Lucifero, io mi avvicinai a lui. – Ma che cazzo sta succedendo? E poi, non è possibile riaprire l’Inferno? Io l’ho già fatto! –
Scosse la testa. – Non è la stessa cosa. Tu hai aperto l’Inferno per farmi uscire. L’hai aperto per me, per liberarmi. Adesso nessuno può riaprirlo. L’ha chiuso ermeticamente e non ci sono incantesimi che possano funzionare, perché non c’è nessuno imprigionato all’interno. Non ci sono incantesimi per aprirlo perché... nessuno aveva mai pensato che potesse servire a qualcosa aprire una gabbia vuota. –
- Ma se lui l’ha chiuso così tu non potresti... –
- No. – mi interruppe. – Non ho speranze contro di lui in questo. L’Inferno è suo, è una sua creatura. E’ nato per torturarmi, ed è avverso a me per natura, nonostante io abbia preso una certa familiarità con lui e sia capace di usarlo. –
Per un secondo rimasi in silenzio. Guardai lo scudo. Reggeva, ma stava tremolando. – Questo non è fuoco normale, vero? –
Lucifero scosse la testa. – E’ fuoco del Paradiso. Non quello che usate voi, questo è il vero fuoco del Paradiso. E’ più forte di qualsiasi altro fuoco. Tutto quello che è angelico... è come energia pura. Credo che tu te en sia già accorta. –
Annuii. – E... cosa c’entra la torre? –
- Visto che le porte del Paradiso sono chiuse e lui non correrebbe mai il rischio di aprirle, l’unica possibilità che mi viene in mente è che la torre in qualche modo faccia da conduttore del suo potere qui. O meglio, qualcosa dentro la torre. Distruggiamolo, e... –
- ...e se vorrà combattere dovrà aprire le porte ed esporsi. – conclusi al posto suo.
Lucifero non aggiunse altro. Sembrava turbato, anche se non avrei saputo dire perché. Lo era all’idea del rischio che stava facendo correre a suo figlio? Della possibilità di dover combattere contro la persona che aveva amato per anni? Oppure era spaventato all’idea di perdere tutto quello che era appena riuscito a riconquistare?
- Ma non riusciremo mai a entrare nella torre. – disse Mike. – Sarà protetta. Molto protetta. E... –
- Allora sfonderemo le difese. – lo interruppe Lucifero. – Dobbiamo fermare questa cosa, o quel pazzo raderà al suolo tutto. –
Io mi guardai intorno. Il bosco, ormai, sembrava essere diventato una copia dell’Inferno. Sperai che le persone fossero riuscite a mettersi al sicuro.
In quel momento raggiungemmo la città.
-
Non so cosa mi aspettassi. Forse che, essendo gli abitanti di quel posto discendenti degli angeli, lui – Dio, o qualsiasi fosse il suo nome – avesse deciso di risparmiarli.
Non era stato così. Il fuoco continuava a piovere e ovunque divampavano incendi. All’improvviso vidi qualcuno correrci incontro. Era una bambina di massimo otto anni che urlava, con i capelli in fiamme.
Io non sapevo cosa fare, ma Lucifero la afferrò non appena fu abbastanza vicina e la trascinò sotto lo scudo, passando contemporaneamente una mano tra le fiamme, che si spensero. La bambina lo fissò con un’espressione a metà tra i grato e lo sconvolto, poi gli gettò le braccia al collo e nascose il viso nel suo petto, scoppiando in lacrime.
Lucifero rimase immobile, rigido, come se non sapesse cosa fare. Mi fissò, e io guardai lui di rimando. Quello era uno spettacolo assurdo.
Alla fine, prese delicatamente la bambina per le spalle e la allontanò da sé. – Stai calma. – disse. – Va tutto bene adesso. Ok? –
Lei si passò una mano sul viso e tirò su col naso, annuendo, ma poi lo abbracciò di nuovo.
Lucifero sospirò e si tirò su con la bambina in braccio. – Ascoltami. Io posso far smettere di piovere fuoco, piccola, però per farlo devo entrare nella torre. E non posso portarti con me, sarebbe troppo pericoloso. Perciò adesso devi trovarti un posto sicuro dove stare. Dov’è la tua famiglia? –
A quelle parole, lei scoppiò a piangere ancora più forte e indicò una via poco lontano. – Sono... sono rimasti dentro. Dentro la casa. – balbettò.
In quel momento un gruppo di persone quasi ci travolse, probabilmente in cerca di un posto dove ripararsi. Tra le gente riconobbi Gwen. La afferrai per una manica. Quando incrociai il suo sguardo, restò di sasso. – Eva... –
- Gwen dov’è il conduttore? Ti prego, se lo sai devi dirmelo. – Gwen era sempre stata vicina al governo, anche per via di me. Non che ne facesse parte, ma almeno era vicina.
Le ci volle un po’ a capire. Poi però, guardò il cielo. La torre, chiaramente avvolta da una barriera. E poi Lucifero. Solo in quel momento sembrò riconoscerlo. Scosse piano la testa. – Non lo so. Ma forse... forse hanno cercato di avvicinarlo a lui. –
- Il tetto? – chiesi, capendo dove stava andando a parare.
Annuì. – Vengo con voi. – aggiunse. – Dobbiamo fermare questa cosa. –
Lucifero la guardò. Le porse la bambina. – Portala al sicuro e aiuta la gente a uscire dalle case. C’è una cappella nel cimitero, qualcuno potrebbe nascondersi lì. E poi c’è il fiume. Mettetevi al riparo. Gli scudi non dureranno molto con questo. Intanto noi cercheremo di sistemare tutto questo. D’accordo? –
Gwen esitò, poi annuì. Prese la bambina, evocò uno scudo e si mise a correre.
E anche noi.
-
- Probabilmente ci saranno parecchie persone di guardia al conduttore. – disse Lucifero. – Dobbiamo stare attenti. –
Lo fissai. – Ma perché dovrebbero aiutarlo a fare questo? – chiesi, sconvolta. – Che senso ha? –
- Sono dei pazzi fanatici. – sibilò lui, una furia negli occhi che mi spaventò. – E credono che lui li risparmierà. Sono pazzi. Lui non ha pietà per nessuno. Vuole uccidermi, e finché non sarò morto continuerà a cercare di radere al suolo questo posto. – Mi guardò. – Per via del Giuramento non posso attaccare. Però cercherò di proteggere voi e di neutralizzare le difese. Entrate nella torre, cercate quel dannato conduttore e distruggetelo. –
Fummo costretti a fermarci. Ci nascondemmo dietro il muro di una casa. La torre ormai era a pochi metri da noi.
- E con cosa? – sussurrai. – Come facciamo a distruggerlo? –
Lucifero strinse una mano a pugno e serrò le palpebre. Vidi la sua fronte imperlarsi di sudore mentre qualcosa gli compariva in mano. Una spada.
Era l’arma più terribile e contemporaneamente più bella che avessi mai visto, con la lama di metallo annerito e l’impugnatura che sembrava fatta da una selva di rovi di metallo rosso che si divideva in due altre lame ai lati della guardia. Me la porse.
- E’... è la tua spada? – domandò Mike, sconvolto. – Quella che... –
Lucifero annuì. – Dovrebbe essere abbastanza forte da romperlo. Ma stai attenta a tenerla in mano. – aggiunse, mentre la afferravo. Io sentii i rovi bucarmi la pelle e mi sfuggì un gemito.
- Ma che... –
- E’ un’arma da guerra. E la guerra porta sì gloria, ma anche dolore. Quest’arma lo simboleggia, anche per questo è così forte. –
Io non commentai. Cercando di ignorare il dolore, afferrai di nuovo la spada.
Lucifero guardò la barriera che circondava la torre, poi le guardie. – Ok. – mormorò. – Si comincia. –
-
- Tu passa dall’interno. – mi disse Mike. – Voi andate con lei. – aggiunse, rivolto a Marghe e al Portavoce. – Intanto io vado su e cerco di liberarvi il passaggio. Se attacchiamo da due fronti sarà più facile. –
Io sapevo che aveva ragione, ma all’idea di lasciarlo andare da solo mi sentii quasi male. Cazzo, gli avevano sparato meno di dodici ore prima. E...
- Io vengo con te. – si intromise Marghe.
Lui la guardò. – Cosa? –
- Posso essere utile. Per loro è più complicato ferirmi, e per me è anche più facile difendermi da loro. –
Non ci fu tempo per altro. Mentre la protezione intorno alla torre esplodeva con un boato assordante io e il Portavoce corremmo verso l’ingresso e Marghe e Mike spiccarono il volo. Le guardie furono scaraventate ovunque, ma una riuscì a rialzarsi e correrci incontro. Mentre il Portavoce evocava uno scudo io tesi la spada davanti a me per difendermi. Quasi senza che lo volessi, dalla punta saettò un lampo che colpì l’uomo in pieno petto, scaraventandolo contro il muro. Io sperai di non averlo ucciso e mi infilai dentro.
Mentre passavo sotto la Porta, quella impazzì. Letteralmente. L’oro in mezzo secondo si surriscaldò fino a diventare rosso, poi esplose. Io mi gettai a terra, dentro, e solo una difesa creata dalla spada mi impedì di essere colpita. Probabilmente era stata la spada a fare quel casino, pensai, mentre mi guardavo intorno alla ricerca del Portavoce. Ma, prima che lui potesse entrare, la parete prima retta dalla porta franò e tonnellate di marmo coprirono il passaggio. Non feci in tempo a preoccuparmene, perché fui assalita quasi subito. Erano in tre e tutti armati, ma la spada mi stava proteggendo. Mentre le pallottole rimbalzavano nell’aria sempre abbastanza vicine da farmi quasi urlare ma mai abbastanza da toccarmi, quella mi volò via dalle mani e trinciò di netto la mano che teneva la pistola di uno dei tre uomini, poi tornò verso di me. Mentre lui gridava tenendosi il moncherino io scansai fiamme e sfere di luce che volavano nell’aria e corsi verso il secondo uomo con la spada puntata verso di me. Sentii i rovi ferirmi di nuovo le mani e mi morsi il labbro. Un'altra saetta attraversò la lama della spada e colpì il secondo uomo alla testa, facendolo crollare per terra. Feci appena in tempo a voltarmi che vidi il terzo saltarmi addosso con un coltello in mano e fiamme nell’altra.
L’unica cosa che riuscii a fare fu chiudere gli occhi, ma all’improvviso qualcosa gli trafisse la gola.
Io lo guardai mentre annaspava soffocando nel suo stesso sangue, e vidi un sottile stilo nero sporgergli dal collo.
Mi voltai.
Io e Arrow ci guardammo, poi iniziammo a correre su per le scale.
-
Arrivare in cima, alla fin fine, non fu troppo difficile. C’erano guardie, sì, ma la maggior parte doveva essere sul tetto, e quasi tutto il lavoro lo faceva Arrow, che si muoveva così velocemente che io neanche riuscivo a vederlo.
A un certo punto, arrivammo in una stanza con una botola sul soffitto basso. Quella, a differenza delle altre, era piena di persone. Io strinsi la mano di Arrow, poi mi lanciai in avanti.
-
Mi lasciai cadere per terra, coperta di sudore, e vomitai bile. Ero circondata da cadaveri. Avevo ucciso decine di persone. Ed era orribile. Mi misi una mano sulla bocca cercando di non pensarci, ma non riuscii a trattenere una lacrima.
“Cazzo, non è il momento di un attacco isterico! Alzati e basta!”.
Sentii una pressione delicata sulla spalla e sollevai lo sguardo. Arrow era chino davanti a me. Mi porse la mano.
Io presi un respiro, poi la afferrai.
Avremmo finito quella cosa. A qualsiasi costo.
-
Quando aprimmo la botola e uscimmo sul tetto, solo la spada mi evitò di essere colpita in pieno dal fuoco che cadeva. Mi guardai intorno. Anche il tetto era pieno di persone. Troppe. Dov’erano Mike e Marghe?
Dopo qualche secondo riuscii a vedere lei, e sentii arrivare il panico. Marghe era distesa sul pavimento, ed era coperta di sangue. Guardai Arrow, che un attimo dopo fu accanto a lei. E poi guardai di nuovo la gente. Era raccolta in un punto particolare, da cui provenivano schianti, urla, lampi e fuoco. Nessuno si era ancora accorto di me, ma io mi accorsi di Mike. Era in mezzo a tutti e combatteva come non l’avevo mai visto combattere, con le ali aperte e una furia tale che quasi non lo riconobbi.
Mi ci volle un po’, invece, a vedere quello, visto che era seminascosto dalla folla. Era... insomma, sembrava un prisma di vetro alto quasi due metri che riluceva di bagliori quasi accecanti.
Il conduttore.
Capii che c’era troppa gente per affrontarla. Mike li stava distraendo, e se fossi diventata invisibile forse – forse – nessuno avrebbe fatto caso a me.
Lo feci e iniziai a camminare i più silenziosamente possibile. Una volta raggiunta la calca, fui abbastanza sicura di non essere notata, visto che la gente spingeva così tanto che non si riusciva a vedere assolutamente niente.
Andai avanti, ferendo qualcuno accidentalmente con la spada, ma quello pensò che fosse stata colpa di Mike e continuò a non fare caso a me.
Alla fine, raggiunsi il prisma. Sollevai la spada. Un’ondata di calore mi arrivò addosso, e mi resi conto che adesso ero di nuovo visibile.
Cazzo.
Qualcuno mi vide. Sentii delle urla. Delle mani che mi afferravano. Io calai la lama sul prisma, che esplose in mille pezzi. Fui scaraventata all’indietro, fino al bordo del tetto. Riuscii a fermarmi quasi per miracolo prima di cadere, ma poi qualcuno mi si avvicinò. Era Hansel, con il viso stravolto dalla furia e coperto di sangue. – Tu... – ringhiò. – Schifosa, bastarda! –
Mi diede un calcio. Io gemetti. Non potevo difendermi. Il dolore per la botta mi percorreva, avevo perso la spada ed ero esausta.
- Ti meriti solo di morire! – urlò di nuovo Hansel. Mi diede un altro calcio.
E io caddi di sotto.
-
Istintivamente cercai di aprire le ali. Non funzionò. Lucifero se le era riprese. Non avevo nessuna possibilità.
Mentre precipitavo, sentii le lacrime salirmi agli occhi e serrai le palpebre. Avevo paura. Nessuno sarebbe venuto a salvarmi. Mike era in mezzo alla calca, Marghe svenuta o peggio, Lucifero non poteva vedermi e probabilmente così il Portavoce.
Perciò mi stupii quando delle mani mi afferrarono.
Ma ancora di più quando aprii gli occhi e mi resi conto di stare fissando un viso serio circondato da capelli castani scompigliati e attraversato da una cicatrice.
  
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