Libri > Percy Jackson
Segui la storia  |       
Autore: Fiamma Erin Gaunt    01/08/2014    2 recensioni
La Divina Artemide è stata rapita, le sue Cacciatrici la cercano da settimane, ma senza alcun risultato. Una nuova impresa richiede l’intervento di tre eroi:
Rico, figlio di Ares, è perseguitato da un incubo ricorrente;
Evan, figlio di Apollo, cerca in tutti i modi di interpretare una delle sue strane visioni;
Nieve, figlia di Afrodite, non riesce a togliersi di dosso la sensazione che accadrà qualcosa di tremendo.
*
Dal testo:
“Le tre A solcheranno i cieli
superando i sette veli
andranno alla ricerca della Divina Artemide,
con l’aiuto di un incredibile arciere,
dritti nelle terre algide
dove regna la signora delle bufere.
Guardati dall’amore, figlio di Ares,
che segnerà la tua sorte
portandoti alla morte.
Un piccolo monito giunge infine:
se vi separate per voi è la fine.”
[NB: Evan è un OC di proprietà di Rhaenys Morgenstern e Nieve di Osiris!]
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Artemide, Chione, Gli Dèi, Le Cacciatrici, Nuova generazione di Semidei
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Cap 1

 

 

 

 

 

 

 

 

- Chirone, ti devo parla … - Evan si interruppe di botto, fissando perplesso la schiera di ragazze che affollava l’ufficio del centauro.

- Non adesso, Evan. –

- Ma è importante. – protestò.

- Questi mocciosi, sempre convinti di essere i soli ad avere qualcosa di urgente da fare. – borbottò Dioniso, seduto in un angolo. – Del resto è tipico di un figlio di Apollo essere così egocentrico. –

- Ciao anche a te, mr D. –

Il Dio alzò gli occhi al cielo, intravedendo la figura muscolosa del figlio di Ares.

- Fantastico, ci mancava solo lui, adesso sì che la mia mattinata è completamente rovinata. –

- Sì, anche io sono felice di vederti. –

Il gruppo di ragazze si voltò verso di loro, guardandoli storto, mentre quella che doveva essere la loro leader non diede alcun segno di averli notati e continuò a gesticolare furiosamente. Chirone l’ascoltava con pazienza, annuendo di quando in quando.

Evan si soffermò su di lei, osservandola con attenzione. Aveva i capelli lunghi fino a metà schiena e leggermente mossi, di un bel biondo, e gli occhi più blu che avesse mai visto. Un cerchietto argentato riluceva tra le onde lievemente scompigliate. La carnagione era lievemente dorata, tipica di chi passava molto tempo all’aperto.

- Capisco la gravità della situazione, Kate, e ti assicurò che faremo tutto il possibile per aiutare le Cacciatrici. Questa sera interpelleremo il nostro Oracolo e decideremo il da farsi. – stabilì.

Kate annuì, apparentemente soddisfatta, e uscì a passi decisi dalla stanza. Le Cacciatrici la seguirono a ruota, dopo aver folgorato Rico ed Evan con un’occhiata che sembrava  dire che li considerassero la causa di tutti i mali.

- Cacciatrici, brutta razza. – borbottò Rico, lasciandosi cadere su una delle sedie in un angolo.

Se Nieve l’avesse sentito probabilmente gli avrebbe rifilato una gomitata nelle costole, visto che le apprezzava molto per il loro coraggio e il loro valore, ma fortunatamente era rimasta in mensa.

Chirone sospirò e, se il figlio di Ares non avesse avuto la certezza che i Centauri non potessero soffrire di crisi di mezza età, avrebbe detto che era giunto il tempo che il direttore andasse in pensione o quantomeno si prendesse una lunga vacanza. Il pensiero che in quel caso, però, il Campo sarebbe rimasto unicamente sotto la gestione di Dioniso lo fece rabbrividire.

Sotto la guida del Dio degli eccessi non sarebbero durati a lungo, un paio di giorni a voler essere ottimisti.

- Allora, di cosa volevi parlarmi? –

- Ho visto una cosa strana, che non sono riuscito a interpretare e pensavo che forse tu potessi darmi una mano. Era una cerva d’argento, intrappolata da qualche parte, ma non sono riuscito a capire cosa volesse dirmi. – replicò Evan, cercando di farsi tornare in mente quanti più dettagli possibili.

A quelle parole Chirone prese a raspare nervosamente sul pavimento.

Qualunque cosa fosse non era una buona notizia, realizzò Rico, mentre scacciava l’ipotesi di raccontargli anche del suo sogno.

- La Divina Artemide è stata rapita, è per questo che le Cacciatrici sono qui, e credo che la tua visione mostrasse proprio questo. La cerva d’argento è il suo animale sacro. –

No, non era decisamente il caso di disturbarli con uno stupido incubo.

Evan si battè una mano sulla fronte, come se non credesse possibile il fatto di non esserci arrivato da solo. – Avrei dovuto capirlo, è che queste visioni mi scombussolano sempre. –

- Ne riparleremo stasera, per il momento vi chiedo di mantenere il massimo riserbo su ciò che è successo. Aspettiamo la predizione dell’Oracolo. – decretò il centauro.

Annuirono, capendo che quelle parole non erano altro che un velato congedo.

Quando furono all’aria aperta, Rico inarcò un sopracciglio e rivolse all’amico uno sguardo intenso.

- Che c’è? –

- Perché non me ne hai parlato prima? – volle sapere.

Loro si dicevano sempre tutto, fin da quando avevano messo piede al Campo nello stesso anno ed erano diventati migliori amici. Erano arrivati a considerarsi come fratelli.

- E tu perché non vuoi dirmi cosa ti preoccupa? – rilanciò lui.

Sospirò, alzando gli occhi al cielo. Quando ci si metteva diventava tremendamente insistente.

- Perché è una cosa stupida, priva di importanza. –

Bene, quando Rico diceva così si rivelava essere sempre qualcosa di allarmante. Ormai Evan conosceva bene il suo concetto di “privo di importanza”.

- Lascialo giudicare a me. – replicò, testardo.

L’arrivo di Nieve mise fine al loro battibecco.

- Cos’è che dovrebbe lasciarti giudicare? – domandò, inarcando un sopracciglio perfettamente curato e puntando gli occhi azzurri nei suoi smeraldini.

Un’occhiata di Rico intercettò l’amico. Il messaggio era chiaro come il sole: non doveva dirle niente.

- Se è davvero in grado di prendermi a calci dentro l’Arena. – mentì prontamente.

Nieve non sembrava molto convinta, ma lasciò perdere per il momento. Avrebbe potuto usare la lingua ammaliatrice, ma non le piaceva ricorrere a quel potere quando si trattava dei suoi amici. Forzare qualcuno a fare o dire qualcosa che non voleva era l’equivalente di una vera e propria violenza.

- Sento odore di sfida nell’aria. – replicò, mentre le labbra le si arricciavano in un’espressione divertita.

- Io più che altro sento odore di vittoria. – la corresse Rico, sorridendo arrogantemente.

Essere un figlio di Ares presupponeva una certa abilità innata ed essere il suo preferito lo rendeva … bè, diciamo solo che al Campo non esisteva nessuno in grado di rivaleggiare con lui da quando la sua sorellastra, Clarisse, se ne era andata. Qualche volta il suo ricordo gli causava una fitta di nostalgia, ma la scacciava prontamente perché sapeva bene che, se solo le fosse arrivata alle orecchie una voce del genere, avrebbe probabilmente cominciato a prenderlo in giro da lì fino alla fine dell’universo.

Raggiunsero l’Arena, scegliendo un’arma che non avvantaggiasse nessuno dei due, mentre Nieve si sistemava su uno dei gradoni della tribuna e li osservava indossando le vesti di giudice.

La scelta ricadde sulla lancia. Malgrado fosse l’arma per eccellenza di Ares, infatti, Rico non si trovava mai del tutto a suo agio a usarla. Lui era un uomo da spada, punto e basta.

Soppesò l’impugnatura, passandosela di mano in mano, finchè non appurò che il bilanciamento era quasi perfetto.

- Allora, cominciamo? – chiese Evan.

- Ti lascio la prima mossa, mi sento particolarmente magnanimo questa mattina. – concesse Rico, sorridendo sicuro di sé.

- Troppa grazia. –

Si lanciò in avanti, menando fendenti che falciavano l’aria e ringhiando per la frustrazione quando Rico parò colpo su colpo. – Parato … parato … parato di nuovo. –

Venne il turno del moro di passare all’attacco, muovendosi fulmineo e costringendolo in ginocchio. Usò l’asta della lancia per serrargli il collo in una presa mortale.

- Morto. – decretò, mentre Nieve si alzava in piedi e batteva lentamente le mani.

- Dannazione, non puoi proprio lasciarmi vincere almeno per una volta? – borbottò Evan, accettando la mano che gli veniva porta e rimettendosi in piedi.

- Dovresti saperlo che non è nella mia natura, fratello. –

Si presero giocosamente a spinte, sotto lo sguardo di Nieve che scuoteva la testa, divertita dall’immaturità che ogni tanto dimostravano. Era in momenti come quelli che non si sentiva così dannatamente adulta e piena di responsabilità.

Stavano passando davanti alla postazione del tiro con l’arco, diretti alle scuderie dei pegasi, quando il rumore di una pioggia di frecce che centrava il bersaglio attirò la loro attenzione.

- Fantastico, ci sono le perennemente mestruate. – borbottò Rico.

La gomitata di Nieve lo raggiunse prontamente, venendo accompagnata da un’occhiata assassina. – Dicevi? –

- Dicevo le Cacciatrici. – si corresse, sorridendo sfrontato, e aggiunse: - L’unica figlia di Afrodite che simpatizza con un gruppo di tizie dagli eccessi di ira facili e votate alla castità. Ora sì che le ho viste tutte. –

- Sono forti e coraggiose, ammiro le ragazze toste. – chiarì.

- Lo so, lo so. E tu sei la più tosta di tutte. – concluse, chinandosi a depositarle un bacio sulla fronte.

Le guance alabastrine di Nieve si tinsero, per un brevissimo istante, di una delicata tonalità di rosa pallido, ma la ragazza riacquistò il controllo alla svelta.

Evan non prestò attenzione al loro piccolo scambio di battute, troppo concentrato a osservare Kate che colpiva sistematicamente il centro preciso del bersaglio.

Lui era bravo con l’arco e le frecce, quasi infallibile, ma quella ragazza era la perfezione assoluta.

Quando la faretra fu ormai vuota, Kate si diresse verso di loro, puntando in direzione di chissà cosa. Probabilmente voleva tornare alla Casa otto, quella onoraria dedicata ad Artemide.

Evan non seppe cosa lo spinse a fermarla, ma lo fece.

- Ehy, ti ho vista tirare, sei stata incredibile. –

La Cacciatrice lo guardò dall’alto in basso, come qualunque altra ragazza avrebbe fissato un insetto. Non era abituato a reazioni come quella, lui che era sempre stato considerato da tutte come un bel ragazzo.

- Lo so. –

- Io sono Evan … Kate, giusto? – tentò di nuovo.

- Lo so, figlio di Apollo, ora perché non mi lasci un po’ in pace? – replicò, oltrepassandolo e tirando dritto come se niente fosse.

L’aveva chiamato “figlio di Apollo” come se fosse un’offesa particolarmente pesante. Sapeva che suo padre fosse piuttosto, come dire, espansivo con il genere femminile, ma non immaginava che infastidisse anche le Cacciatrici.

- Complimenti, amico, ti sei preso una cotta per l’unica ragazza del Campo che non farà mai sesso con te. – disse Rico, affibbiandogli una pacca sulla spalla con aria solidale.

- Non mi sono preso una cotta proprio per nessuno, volevo solo complimentarmi perché è stata davvero brava. –

Rico e Nieve si scambiarono un’occhiata.

- Tu gli credi? –

La figlia di Afrodite scosse la testa. – Proprio per niente. –

- Oh, ma fatela finita. – borbottò, riprendendo a camminare in direzione delle scuderie.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Capitolo cortino, e di questo mi scuso, ma è un po’ di passaggio per introdurre il personaggio di Kate. Spero comunque che vi sia piaciuto e che vogliate farmi sapere che ne pensate. Alla prossima.

Baci baci,

                Fiamma Erin Gaunt

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: Fiamma Erin Gaunt