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Autore: Rayon_    12/08/2014    5 recensioni
Era una ragazza alta poco più di un metro e sessantacinque, con un corpo esile, che creava contrasto con la sua forte personalità.
I capelli castano scuro, lunghi, morbidi, e costantemente disordinati. La carnagione chiara di una bambola di porcellana, con uno spruzzo di lentiggini sul viso.
E gli occhi, quegli occhi, la cosa più bella.
Non erano i banali occhi blu che tutti desiderano. Erano scuri intorno, per poi diventare verdi come un prato asciugato dall'estate. E poi diventavano di un color miele che contrastava con la pupilla scura.
Nora Graimen.
Ciao a tutti, sono Harry Styles, e sono qui per raccontarvi una storia d'amore, la storia d'amore più bella, una storia di appartenenza infinita.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Belonging.






Capitolo 4- Meetings.
 
9 Aprile 2018.
Buona sera gente. Scusate, sono le undici, so che è tardi e vi ho fatto aspettare, ma sono stato tutto il giorno via. 
Ho anche iniziato a scrivere una nuova canzone con Louis!
Fa abbastanza fresco qui, si sta benissimo, c'è il mare illuminato solo dalla luna.
Comunque, passiamo ai fatti. 
 
 
Flashback.
 
Nora's pov.
Quella mattina, come era già successo, a svegliarmi fu il rumore della porta in legno che scoccava al tocco delle nocche di Niall; ma decisi di non rispondere, e feci finta di dormire.
Passò qualche secondo di completo silenzio, poi sentii di nuovo bussare, e poco dopo la porta aprirsi.
«Nora» mi chiamò pacamente. Non mi girai, ma sentii che lui si avvicinava al letto con passo felpato.
«Nora» mi chiamò ancora, avvicinandosi pericolosamente al mio viso.
«Uah!» urlai con tutta la voce che potevo avere da appena sveglia, spalancando gli occhi.
Sentii solamente qualcosa cadere pesantemente sulle mie gambe, e accendendo la luce notai che Niall era caduto su di me.
«Smettila di ridere, sei malefica!» mi rimproverò con la faccia contro le coperte. Risi ancora di più, mentre lui si alzava e si sdraiava accanto a me.
«Malefica» ripetei mentre entrambi ridevamo.
«Comunque,» riprese smettendo di ridere «ti ho svegliato perché dobbiamo mettere un po' a posto la casa prima di mezzogiorno.»
in risposta feci un verso sommesso per il sonno mentre mi stiracchiavo.
«E perché?» chiesi perplessa, senza spostare lo sguardo dal soffitto.
Lui, che era a pancia in su accanto a me, fece cadere la testa a destra guardandomi in faccia.
«Nora, te 'ho detto ieri.»
Ci pensai un po' su guardando il soffitto, poi mi girai anch'io a guardarlo in faccia.
«Uh già, la band- dissi ironizzando sull'ultima parola.
Lui sospirò facendomi ridere debolmente.
«Band o no, hai intenzione di aiutarmi a riordinare?»
«Certo» risposi avvolgendomi tra le coperte. Lui si mise seduto, e prima di alzarsi ed uscire mi diede un bacio sulla fronte. Rimasi abbastanza impietrita da quel gesto improvviso, e mentre lo guardavo alzarsi e ricomporsi sorrisi inconsapevolmente.
«Vado a scaldare la colazione, ti aspetto giù» disse prima di uscire. Annuii e quando fu uscito mi alzai, consapevole che quella giornata fosse iniziata nel migliore dei modi. 
«E' ora di svegliarsi» sussurrai tra me e me mentre prima di bagnarmi il viso con dell'acqua fresca. Uscita dal bagno mi feci una coda e scesi.
«Oh, eccoti» disse sorridendo, per poi tornare a trafficare sui fornelli. Lo vidi voltarsi di nuovo dopo poco, con una pentola in mano e una faccia divertita.
«Carino il pigiama» rise squadrandomi. Mi ricordai che non mi ero cambiata, e che indossavo ancora la camicia da notte in pile, di color azzurro chiaro con delle stampe a pecorelle.
Risi anch'io, e lo seguii al tavolo.
Scossi la testa sorridendo, poi mi sedetti di fronte a lui e versai un po' del latte nella mia tazza.
«Allora, quanti hai detto che sono e come si chiamerebbero questi tuoi amici?» chiesi dopo aver ingoiato un primo boccone.
«Oh, ti sei decisa a crederci!» esultò con la bocca piena. Poi, prima di continuare, ingoiò.
«Comunque sono quattro; Liam, Louis, Zayn, Harry» rispose, per poi mangiare un altro biscotto.
«Liam, Louis, Har.. No, aspetta.»
«Harry e Zayn.»
Mi stampai i quattro nomi in testa mentre masticavo.
«Liam, Louis, Harry e Zayn» ripetei soddisfatta, vedendolo poi annuire.
«Ma sono belli almeno?» chiesi curiosa.
«Beh, essendo un maschio non so dirtelo, ma alle ragazze piacciono molto. E poi sono simpatici!»
Ci pensai un po' su ed iniziai a fantasticare su quei quattro ragazzi.
«Descrivimeli un po'.»
Lui deglutì rumorosamente prima di parlare.
«Mh, allora, Liam ha gli occhi marroni e i capelli castani, ed è il più.. Come dire, non tranquillo, ma più dolce.» annuii, e lui continuò. «Louis è il più grande, può sembrare un po' scorbutico e menefreghista, ma in realtà è solo molto chiuso, non si apre con tutti. Ah si, lui ha i capelli castani e gli occhi azzurri. Poi c'è Zayn che ha i capelli neri e gli occhi scuri, lui è quello diciamo misterioso, che poi in verità è un ragazzo semplicissimo. E l'ultimo è Harry, ha i capelli castani e un po' ricci, e gli occhi verdi. Lui è il classico playboy della situazione; che poi non è che si faccia tutte queste ragazze, non è vero, però anche se non lo fa lui da quell'immagine di se, ed è contento così.»
Quando finì di parlare calò il silenzio, e io mi immaginai i quattro ragazzi uno dopo l'altro.
E mi immaginai accanto ad ognuno di loro. Forse erano gli ormoni che ribollivano lì da qualche anno visto che non toccavo un ragazzo da un bel po', ma sta di fatto che avevo molta, forse troppa voglia di divertirmi.
«Mh, con quale starei meglio?» chiesi infine. Lui ci pensò un attimo su, sembrava indeciso, poi lo vidi ridere.
«Beh, di sicuro non con Harry. Insomma, lui è strano, non credo sarebbe capace di mantenere una relazione. Credo che possa anche sembrarti gay, così a prima vista. Comunque direi Louis, è uno che ti fa sempre ridere, non stareste male. O forse anche Liam, ma Liam è fidanzato.»
Fece una faccia soddisfatta, poi tornò a bere il latte, e lo stesso feci io. Quando abbassai la tazza vidi Niall davanti a me che mi aspettava.
«Da' qua, le laviamo dopo, ora mettiamo a posto.»
Feci strisciare la tazza sul tavolo verso di lui, che la prese e la mise nel lavandino con la sua, poi mi alzai.
«Allora, io metto a posto la mia camera e il bagno, tu la tua camera e la sala. Bene?» chiesi facendo scrocchiare la schiena.
«Certo capo!» rispose lui portandosi stupidamente una mano in fronte.
Scossi la testa mentre entrambi ridevamo, la sua risata era terribilmente contagiosa.
Lo seguii salendo le scale, poi quando lui entrò in camera sua gli sorrisi, ed aprii la porta di fronte per entrare nella mia stanza. Lasciammo le porte aperte per poter parlare da una stanza all'altra.
«Niall, hai della musica da mettere?» chiesi dopo qualche minuto di completo silenzio.
«Certo capo!»
Feci roteare gli occhi, poi lo vidi uscire con il pc, e poco dopo partì una canzone di un artista che non conoscevo.
«Che canzone è?»
Urlai dalla mia camera.
«Beauty and a Beat, quello che canta è Justin Bieber!»
Justin chi? Boh. Mi ero sempre sentita esonerata dal mondo esterno, e ora che ci ero a contatto mi rendevo conto di quante cose mi ero persa.
«Oh, carina!»
Continuammo a pulire, con la musica era tutto più divertente. Finiti il bagno e la camera raggiunsi Niall che stava riordinando in sala.
«Hai quasi finito qui?» chiesi sorprendendolo alle sue spalle.
«Uhm mi mancano da mettere a posto la fodera dei divani, fai quello tu.»
Mi indicò uno dei due mentre iniziava a lavorare sull'altro. Spostai i cuscini a terra, misi a posto la coperta e appoggiai di nuovo i cuscini negli angoli.
«Finito!» esclamai soddisfatta.
«Perfetto capo!» rispose lui alzando le mani per sbatterle contro le mie.
E così feci, poi mentre le nostre mani erano ancora unite in alto parlai.
«Ora, è mezzogiorno meno dieci, cosa facciamo da mangiare?»
Lo vidi assumere un'espressione pensierosa, mentre le nostre mani, ancora unite, scendevano giù.
E invece che pensare a cosa cucinare mi trovai a pensare alla dolcezza di quei piccoli gesti.
I sorrisi, tenersi la mano, le battutine, era tutto così spontaneo e stavo bene, dovevo ammetterlo.
Ogni piccolo gesto scatenava in me emozioni strane, felicità, non ero abituata a ricevere quelle attenzioni. Se per sbaglio mi soffermavo troppo a pensarci rischiavo di commuovermi.
«Crepes per tutti?» chiese Niall entusiasta, riportandomi alla realtà.
«Ottimo!»
Ed insieme andammo in cucina, sempre a tempo della musica proveniente da suo pc che ora era in sala.
«Ehm, lo porto in cucina il computer?»
Lui annuì, così lo presi e lo poggiai sul ripiano accanto al frigorifero.
«Ehi capo, basta il latte?» chiese improvvisamente Niall girandosi.
«Smettila di chiamarmi capo!» sbottai fingendo di essere infastidita «Comunque aggiungine ancora un po'..»
«Okay capo!» Roteai ancora gli occhi al cielo.
«E non mi chiamare capo!»
Senza accorgermene mi venne spontaneo dargli una piccola spinta sulla spalla, ma inconsapevole di aver la mano piena di farina gli lasciai uno stampo sul tessuto blu scuro.
«Cos'hai fatto, scusa?» chiese stupidamente, spostando di continuo lo sguardo dalla macchia alla mia faccia che cercava in tutti i modi di nascondere una risata.
Mi lasciai andare un piccolo risolino, poi cercai di assumere un'espressione implorante.
«Oh sua altezza, mi perdonerà mai per questo errore?» chiesi inginocchiandomi davanti a lui e appoggiando appositamente le mani ancora sporche sulla maglia.
«Ma allora questa è guerra!» Sbottò lui assottigliando gli occhi.
Quando mi accorsi che aveva preso un uovo mi sbrigai ad alzarmi e correre dall'altra parte del tavolo con il sacchetto di farina.
Riuscii a prendere un primo uovo al volo tra le risate,  glielo tirai colpendolo in pieno viso, e quando le uova furono finite iniziammo a tirarci farina senza smettere di stuzzicarci e di ridere.
«Arrenditi plebea!»
«Neanche a morire!»
«E allora così sia, alla morte!» urlò lui sorpassando il tavolo e saltandomi addosso.
In preda alle risate cercai di scappare, ma finii per scivolare su un guscio d'uovo e cadere a terra con sopra Niall, che si era impossessato del sacco di farina e mi stava massacrando.
Un delirio insomma.
Poi improvvisamente ci fermammo entrambi, quando sentimmo un finto colpo di tosse provenire dall'entrata della stanza.
Appena Niall si sollevò da me mi misi seduta con il fiatone, lui invece si alzò sorridente.
«Harry! Sei arrivato!»
Si avvicinò felice per abbracciarlo, ma il ragazzo fece un passo indietro.
«Oh giusto.» Risero entrambi e scambiarono due parole, mentre io rimasi imbambolata a guardare il ragazzo.
Era proprio lui, riccio, occhi verdi, e una tremenda aria da sex symbol. Non era il mio tipo, ma anche un ceco avrebbe potuto dire che era molto bello.
Improvvisamente mi resi conto che stavano parlando di me, quando mi ritrovai Niall ad indicarmi, mentre mi presentava. Feci un sorriso imbarazzato e mi alzai. Che si faceva in questi casi? Una stretta di mano, un bacio sulla guancia, un saluto? Non ne avevo la minima idea. Poi vidi che aveva allungato la mano destra mentre senza smettere di sorridere pronunciava il suo nome con aria soddisfatta.
«Harry Styles.»
«Nora» risposi ricambiando la stretta di mano.
«Ehm, pizza per tutti?» chiese Niall guardando la stanza, che più che una cucina sembrava un campo da guerra. Mi girai un attimo per poterla vedere, poi lo guardai di nuovo e annuii.
«Buona idea.»
Poi tutti e tre rimanemmo sorpresi nel sentire il campanello suonare.
«Vai tu?» mi chiese Niall con un sorriso innocente.
Non sapevo il perché dovessi andare io, e non avevo voglia di fare una brutta figura, ma quando lui sbattè più volte le ciglia sbuffai e accettai.
«Va bene.» Uscii dalla cucina e percorsi il breve tratto di corridoio fino alla porta d'entrata, feci un sospiro, e aprii.
«Salve Nell..» Un tizio che stava urlando davanti a me si era appena bloccato con le mani in aria e la lingua ferma nel pronunciare la 'L'. Era abbastanza ridicola come immagine.
«Oh, ciao, non ho sbagliato casa vero?» disse in fretta controllando la scita sul campanello accanto alla porta.
Per un attimo non potei fare a meno di sollevare un sopracciglio, poi mi ripresi e sorrisi.
«Entra» dissi ridendo, mentre mi spostavo per farlo entrare.
«Scusa l'indiscrezione, ma tu chi sei?»
Chiese il ragazzo castano mentre chiudevo la porta. Mi schiarii la voce.
«Nora,» dissi porgendogli la mano «la.. sorella di Niall.»
Facevo ancora molta fatica a realizzarlo e soprattutto ad esporlo.
E lui non rispose, così decisi di parlare io.
«Tu invece devi essere Liam, giusto?»
Beh, i capelli castani c'erano.
«No, Louis» rispose sorridendo sincero.
Giusto, occhi azzurri, focalizzai.
Dopo la veloce presentazione lo portai in sala, dove Niall e Harry parlavano di qualcosa a me sconosciuta. Mi sedetti sul divano accanto a Niall, mentre Louis affiancava Harry sull'altro.
Il silenzio tra di noi si stava facendo imbarazzante, e Niall non aveva la minima intenzione di aiutarmi a scappare da quelle occhiate curiose, così decisi di parlare.
«Uhm, Niall mi ha parlato della vostra band, come vi chiamate?»
Improvvisamente tutte le attenzioni furono su di me, più di prima, e mi sentii abbastanza a disagio. Poi uno dei due ragazzi, Harry, rise.
«Mi stai dicendo che non hai mai sentito parlare degli One Direction?»
Poco presuntuoso il ragazzo, pensai sollevando un sopracciglio.
«Ehm, no, scusate se ho passato infanzia e buona parte dell'adolescenza in un orfanotrofio di suore» risposi ironicamente, solo guardandoli mi accorsi che forse avevo creato ancora più disagio. Louis mi guardava serio, mentre Harry sembrava scrutarmi, con un espressione a metà tra l'interessato e il divertito.
«Avete intenzione di farmi sentire qualcosa?» chiesi, sdrammatizzando la situazione.
Appena finita la domanda sentii il campanello suonare, ma subito dopo vidi Niall alzarsi, e tornai alla discussione.
«Subito» rispose Harry tirando prontamente fuori un cellulare di marca apple che sembrava essere davvero molto costoso.
«Lou, quale le metto?» bisbigliò con l'amico.
«Beh, magari una in cui tutti fanno almeno un assolo» rispose l'altro.
Li sentivo farfugliare, e poco dopo partì una melodia suonata a chitarra che pareva tranquilla e dolce. Intanto delle voci si avvicinavano dal corridoio.
«Sbaglio o questo sono io?» chiese un ragazzo dagli occhi e dai capelli profondamente scuri, mentre partivano le parole della canzone. Dopo avermi visto, lui e un'altro ragazzo che era comparso aggottarono la fronte, ma Niall gli fece segno di fare silenzio e li portò in cucina.
Intanto io ero rimasta imbambolata a sentire quella voce e quelle parole dolcissime.
«Questo invece è Liam» disse Louis sorridente, appena prima che la voce cambiasse.
Ascoltai tutte le voci e le parole una dopo l'altra, senza fiatare, e studiandole nei particolari.
Sono davvero bravi, pensai. E poi con dei bei visini come quelli, iniziavo a credere che fossero davvero un successo.
«Ora c'è Niall.» Drizzai la schiena, quello era il momento che aspettavo dall'inizio, quello che mi incuriosiva di più. E quando partì rimasi pietrificata. 
La voce era proprio la sua, l'avrei riconosciuta ovunque, ma aveva qualcosa di diverso.
In qualunque caso, qualunque cosa fosse, era bellissima, come le altre.
Quando la melodia finì e la canzone si concluse c'era un gran silenzio, e mi accorsi che nella stanza c'erano tutti; probabilmente Niall aveva spiegato agli ultimi due chi ero e cosa ci facevo lì.
«Allora? Adesso ci credi?» chiese soddisfatto Niall sedendosi vicino a me, mentre invece i due si appoggiavano al retro dell'altro divano.
«Beh, si» risposi con un mezzo sorriso, ancora abbastanza incredula, mentre cercavo di assimilare le informazioni ricevute.
Quindi, in sostanza, io sarei stata la sorella di un famosissimo cantante di una famosissima boyband?
Cosa?
«Lo ammetto, sì, siete bravi» dissi alzandomi, «molto,» aggiunsi tra me e me «ma ora è meglio ordinare le pizze!»
Cercai di cambiare discorso per non sembrare davvero sconvolta da tutta quella situazione.
Una settimana prima una sconosciuta in un orfanotrofio, una settimana dopo in casa con cinque ragazzi conosciuti ovunque.
Beh, ora certe cose avevano un senso, come Niall che usciva di casa col cappuccio, o come il fatto che il giorno prima per andare in colorificio eravamo passati da un vicolo buio e stretto per evitare il centro.
Mentre io li seguivo pensierosa, i ragazzi si erano spostati in cucina e stavano dando le ordinazioni a Niall che aveva il telefono in mano.
Lo guardai per un attimo e risi, aveva un uovo rotto in testa e la farina appiccicata ai capelli e alla maglietta. Poi istintivamente mi portai una mano alla bocca.
Sì, mi ero appena presentata a quei quattro ragazzi come una sottospecie di.. frittella.
«Che c'è?» chiese Louis, l'unico che si era accorto della mia reazione, mentre gli altri parlavano.
«Ho farina e uova ovunque, vero?» chiesi, sapendo già la risposta.
«Abbastanza» rispose con una mossa di spalle, confermando quello che pensavo.
«Ehm scusate, vado un attimo in bagno» dissi a tutti dileguandomi, ma prima che potessi uscire dalla stanza la voce di Niall mi fermò.
«Aspetta!» mi girai in segno di continuare «Che pizza prendi?»
«Uhm, pata-wurstel!»
Sentii dei commenti mentre mi allontanavo, ma non riuscii a capire cosa dicessero.
Andai in camera e guardandomi allo specchio per poco non mi spaventai: camicia da notte, capelli arruffati ovunque, un po' appiccicati alla faccia dall'uovo, ed il tutto impanato di farina.
«Merda» esclamai con una mano in fronte.
Poi mi avvicinai ai cassettoni cercando di pulire un po' le mani, e ne estrassi un paio di leggins neri ed una maglia larga con le maniche lunghe, tutta colorata con una stampa di un cielo, ad eccezione di un palloncino rosso sul davanti.
Era sempre stata una delle mie maglie preferite, sia per la stampa, sia per il fatto che le maniche arrivassero fino alle dita, permettendomi così di giocherellarci quando mi sentivo stressata o in imbarazzo.
Portai il tutto in bagno, dove mi feci una veloce doccia e mi cambiai. Asciugai velocemente i capelli scuri lasciandoli umidi, e tornai di sotto.
«Oh, ora almeno ti si vede la faccia» commentò Louis, che fu il primo ad accorgersi di me, e a catena tutti si girarono.
«Già, sei carina» ammiccò Harry mordendosi il labbro inferiore.
Automaticamente arrossii, come da manuale, e abbassai lo sguardo insultandolo mentalmente.
Sin dalle descrizioni di Niall era quello che mi era rimasto più impresso, ed era esattamente come lo immaginavo: bello, sfacciato, ed egocentrico. Un classico.
«La tua pizza è lì!» sbottò Niall mentre mi indicava un cartone sul tavolino che c'era tra i divani.
Lo ringraziai con un'occhiata per avermi salvato dalla situazione imbarazzante, anche se lui non sembrò capire, poi presi il cartone e mi sedetti accanto a lui.
 
 
Appena presa la decisione, decisi di correre su velocemente per appropiarmi del bagno, ma prima di chiudermici dentro la voce di Niall mi fermò.
«Nora,» mi chiamò, io mi affacciai dall'ultimo scalino «hai presente quando ieri mi hai detto che mi avresti stupito?»
Ci pensai un attimo su, poi la scena mi venne in mente.
«Sì!»
«Ecco, andiamo in un locale da ricchi, quindi vestiti bene!»
A quell'avviso mi morsi il labbro inferiore, immaginandomi già cosa mettere e come presentarmi.
Decisi di fare per prima cosa il trucco, viso che poi avrei dovuto lasciare il bagno agli altri.
Feci una scappata in camera per prendere i pochi trucchi che avevo e la piastra per i capelli.
Una veloce riga di eye-liner che finiva verso l'esterno nella palpebra superiore, con un velo di ombretto rosa antico, lo stesso colore del vestito che avevo preso qualche tempo fa in vacanza con Sunny. Completai il tutto con una buona dose di mascara.
Poi spazzolai i capelli, e li tirai tutti sulla sulla destra per fare una lunga treccia la cui sottile punta finiva sotto al seno. Feci pipì, poi aprii la porta, e assicurandomi che non ci fosse nessuno sgattaiolai in camera.
«Il bagno è libero!» urlai prima di chiudere il legno.
Sorrisi, poi staccai le spalle dalla porta e mi fiondai sul guardaroba per prendere il vestito.
Era abbastanza semplice: un tessuto leggero, di color rosa antico. Il corpetto sopra era lucido e stretto, aveva uno scollo a cuore, e al centro era coperto da un triangolo in pizzo nero, la cui punta scendeva fino al cinturino spesso circa tre centimetri fatto dello stesso tessuto, posizionato in vita.
Poi scendeva più leggero e morbido, come velato, fino alla mezza coscia, poco più su.
Mi sfilai i capi ringraziando che lo scollo della maglia fosse largo e non mi avesse rovinato i capelli, tolsi il reggiseno ed infilai il vestito.
Avrei abbinato il tutto con le decoltè in vernice nera, se le avessi ancora trovate.
Dopo alcuni minuti di ricerca le trovai in un cassettone, e le indossai pregando per i miei piedi.
Poi mi guardai allo specchio soddisfatta.
E pensare che se non ci fosse stata la mia migliore amica ad obbligarmi non avrei mai comprato niente di simile.
Le mandai un bacio mentre giravo su me stessa, poi mi venne in mente la pochette nera che avevamo comprato da abbinare.
La cercai tra le borse e dopo poco la trovai; misi dentro il telefono e qualche soldo, voilà.
Uscii e passai davanti al bagno, dove vidi Zayn che comodamente si toglieva la maglietta per indossare una camicia, e mi ritrovai ad osservare spudratamente il fisico e i tatuaggi del ragazzo misterioso. Poi dietro di lui notai Harry che dava qualche dritta ai ricci usando del gel. Mi girai per evitare di cadere per le scale, e trovai Niall in fondo con un borsone in mano. Lo posò in un angolo, e poi mi sorrise mentre lo raggiungevo.
Mi sentivo terribilmente in imbarazzo, ma cercai di trattenere il rossore e sembrare spontanea.
«Sì, sei un' ncanto» disse sorridente mentre scendevo l'ultimo scalino, prima di attuare un baciamano seguendo il consiglio che gli avevo dato quando ci eravamo visti per la prima volta. Quando tutti furono scesi ci dividemmo tra le macchina del playboy e quella di Louis, ed io ero accanto a Niall nella prima macchina, insieme al playboy e a Liam.
viaggiammo per circa mezzora, qualcosa di più, poi ci fermammo in un locale di nome Celebrites che pareva essere molto lussuoso e costoso.
C'era una stanza appartata dove cenammo scambiando qualche parola e iniziando a conoscerci, e quando si fece un po' tardi ci spostammo nella grande sala dalla quale proveniva musica ad alto volume. Una discoteca, molto grande, e piena di gente.
Subito prendemmo tutti un drink brindando a non so che cosa, poi andammo a ballare in mezzo alla folla. Era divertente, stavo ballando con Niall da quasi un ora e mi sentivo perfettamente a mio agio, ma la stanchezza cominciava a farsi sentire, così andai al piano bar per bere qualcosa.
«Un gin-lemon, grazie» urlai al barista, per sovrastare la musica. era il primo coktail che avevo preso, sotto consiglio dei ragazzi, e mi era piaciuto tanto da prenderne altri due.
Mi appoggiai ad uno sgabello mentre aspettavo il drink, quando sentii una mano che da dietro si poggiava sui miei fianchi. Subito mi irrigidii, poi quando notai che non era uno sconosciuto mi rilassai un po', nonostante la faccia di Harry non fosse delle più sobrie.
«Nora!» mi salutò con l'enfasi di chi ha bevuto un po' troppo.
«Harry,» ricambiai il saluto «bevuto un po' trop» non feci in tempo a terminare che le sue labbra erano incollate alle mie mentre si muovevano giocosamente. Rimasi abbastanza allibita da quel gesto, e ovviamente non ricambiai, ma gli diedi una spinta per staccarlo.
«Andiamo, ci divertiamo solo un po'!»
Forse erano i due o tre drink che avevo preso, ma qualcosa si stava battendo contro la mia coscienza per convincerla che non c'era niente di male in qualche bacio per divertirsi.
Così quando mi prese la mano e mi tirò con se attraverso la folla non mi opposi, e raggiunsi con lui un piccolo angolo appartato con dei divanetti, forse era anche privato. Nonostante il piccolo senso di colpa che ribolliva, dopo alcuni attimi mi sciolsi e mi lasciai andare a quel gioco. Per un po' fu un semplice contatto di corpi, la mia schiena contro il muro, i nostri petti schiacciati, e le nostre lingue che giocavano, ma quando sentii la sua mano risalire il mio fianco e giungere alla zip del vestito un campanello di allarme mi fece svegliare e spalancare gli occhi.
Io, Nora Graimen, che avevo avuto un ragazzo in tutta la mia vita a quindici anni, che avevo paura di un bacio sulla guancia, avrei dovuto perdere la verginità con uno stupido ragazzo ubriaco che conoscevo da meno di ventiquattro ore? Improvvisamente ripresi lucidità.
«Harry» lo richiamai una prima volta, ottenendo dei baci sul collo «Harry staccati!» Sbottai infine dandogli una spinta più forte.
«Hai bevuto, smettila» cercai di farlo ragionare mentre si riavvicinava. Uscii dalla stanza con il passo più veloce possibile, ma prima che potessi muovermi mi prese per il polso.
«E che t'importa? Andiamo, ci divertiamo!» cercò ancora di convincermi con una voce bassa ,mentre riagganciava le mani dietro l'incavo della mia schiena, ma raccolsi tutte le forse e mi staccai con uno scatto.
«No!»
Non lasciai che intervenisse di nuovo, e me ne uscii da quella stanza più sfinita di prima.
Rialzai lo sguardo solo quando sbattei contro qualcuno.
«Scusa!» dissi prontamente non sapendo chi fosse.
«Oh, sei tu Niall» constatai tirando un sospiro di sollievo, e lui sorrise.
«Si è fatto abbastanza tardi e dobbiamo ancora sistemare le camere, che ne dici di andare a casa?» mi chiese mentre camminavamo verso il bancone.
Tempismo perfetto Niall, davvero, volevo solo andare a casa a dormire.
«Uhm, si perfetto! Troviamo gli altri e usciamo.» Lui annuì, e ci dividemmo per cercare gli altri quattro. Quando furono tutti fuori uscii con Niall, che si sedette nella macchina di Louis con gli altri quattro, lasciandomi fuori.
 «Fate pure, io aspetto qui eh»esclamai battendo sul finestrino dove c'era Louis alla guida.
Lui si guardò dietro, e solo allora si accorse della presenza di Harry.
«Ragazzi, qualcuno di voi prenda le chiavi di Harry, non può guidare in questo stato» disse Louis ai ragazzi dietro.
«Che cretinata» esclamò Harry con poca convinzione. Aprì la portiera e premette sul telecomandino facendo illuminare le frecce per un attimo.
«Harry!» lo richiamò qualcuno di cui non riconobbi la voce. Feci per salire nel posto liberato da Harry ma motai Zayn mezzo sdraiato con gli occhi chiusi, e Liam che lo guardava ridendo.
«Ho capito» sbuffai lasciando la maniglia e andando verso l'auto del riccio. Louis partì e sentii Niall offrirsi di andare al mio posto, ma prima che potessi accettare erano già in strada.
«Avanti!» mi incorraggiò il ragazzo dal finestrino. Roteai gli occhi al cielo e mi sedetti, l'auto partì, insieme ad uo straziante silezio che rendeva l'atmosfera tesa e imbarazzante. 

Fine flashback.
 
 
 
Okay, sono entrato.
Ve l'aspettavante un'entrata così?
Che poi in realtà quello non sono io, ma è uno stupido ragazzino che non si immagina nemmeno cosa lo aspetta.
Comunque sia ho fatto la mia entrata nella storia.
E che entrata! Certo non avevo instaurato un bel rapporto con Nora, si può dire che come primo incontro non è stato il massimo. Eravamo in due punti lontani in quel momento, quasi opposti.
Ma, come si dice, gli opposti si attraggono, no?
 


 
 
-Harry.              
 








 
Buona sera!
Come state? Io bene, domani parto per il mare yeuh. A proposito, non avrete mie notizie fino al 28, mi sembra, ew.
Il capitolo: è lungo e ha qualcosa che non va, non so cosa, ma non mi convince, lo so. Non è dei migliori, ma spero di non avervi deluso. Ho aggiornato, anche se non avevo dieci recensioni, proprio perché domani parto e non mi andava di lasciarvi aspettare così tanto tempo.
Un BIG SHOUT OUT alle recensioni, grazie mille, fanno sempre piacere.
E poi avevo tante cose da dire ma non me le ricordo.
Quindi mi dileguo. Se vi interessa ho appena aggiornato anche La mia favola.
Se volete contattarmi il link li trovate nella bio, cieo.

 
Baci, Rayon.
  
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