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Autore: LarryTranslations    13/08/2014    9 recensioni
Come può l’amore parlare, quando uno dei due non riesce nemmeno a spiccicare la parola?
La vita di Louis era uno scherzo attraverso le sue parole argute.
La vita di Harry era uno scherzo attraverso la sua assenza di parole.
Louis era stato classificato come un ragazzo normale, mentalmente e fisicamente.
Harry era stato classificato come un ragazzo anormale, mentalmente e fisicamente.
Louis riusciva a parlare.
Harry non poteva.
Harry era affetto da mutismo progressivo.
Louis non lo era.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nessuno dei personaggi reali citati mi appartiene, la storia non è in alcun moda intesa per offendere e/o danneggiare tali persone, i caratteri rappresentati non riflettono la realtà, la traduzione non è stata fatta a scopo di lucro.

Questa fanfiction, è una traduzione. Potete trovare l'originale a questo link.
Questo è il permesso dell'autrice.

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Capitolo 15 (parte seconda)

Tulipani. Erano i fiori preferiti di Louis. In una conversazione su tutto e niente che avevano fatt, Harry aveva imparato che il fiore preferito di Louis era il tulipano. Amava il fatto che uscissero in colori così luminosi e vivaci: rosa, viola, arancione e giallo. Amava il modo in cui si formavano, non erano troppo raffinati come un giglio, ma nemmeno troppo poco eleganti come i crisantemi. Non erano troppo esposti, ne sopravvalutati come le rose. Possedevano una bellezza semplice, che si notava nel modo in cui i loro petali nascondevano il polline in un morbido cilindro di colori. Non risaltavano troppo, non erano i fiori preferiti di tutti, normalmente venivano messi nello sfondo per aggiungere colore, ma Louis pensava che valessero più di così. Non andavano messi solo per riempire lo spazio, le diverse sfumature andavano mischiate tra di loro per formare un acceso, ma delicato buquet di bellezza.

Così, con quel pensiero e tutto il discorso basato sul modo di ragionare di Louis, Harry avrebbe preso dei tulipani. Non le rose, come sua madre aveva suggerito, perché, no, Harry non era scontato. Era sentimentale, e cosa c'era di più sentimentale – e ad azzardarvi, avreste potuto aggiungere anche romantico- di un mazzo dei suoi fiori preferiti?


Ovviamente Harry non avrebbe negato che, ordinando il buquet, era grato della scelta di fiori di Louis, perché, beh, le rose sarebbero state piuttosto care e i tulipani erano solo secondi nella lista dei prezzi. Ma, detto sinceramente, Harry avrebbe comprato altri fiori se i tulipani avessero avuto lo stesso prezzo di quelle vistose rose? Esattamente.


Era combattuto quando guardò la combinazione di colori per decidere quale buquet creare. Avrebbe potuto fare qualcosa di delicato come un insieme di rosa, bianco, viola e un tocco di rosa più scuro. Il mazzo di fiori bianchi con le diverse variazioni di rose sembravano troppo da matrimonio secondo Harry, non voleva sembrasse che stesse facendo una proposta di matrimonio al ragazzo. Quindi complessivamente gli sarebbe voluto un po' per decidere il mazzo perfetto.


Il negozio di fiori- di Katherine- era solo a pochi passi da casa sua, e con il fatto di dover ritirare i fiori alle 17.30, Harry trasse vantaggio della bella giornata di venerdì pomeriggio e andò a piedi. Sua madre conosceva la proprietaria del negozio relativamente bene – beh, per quanto bene tu possa conoscere qualcuno tra chiacchiere varie, scambiate in un bar la mattina- quindi Harry non era preoccupato di dover spiegare che non potesse parlare. Non gli dava fastidio girare da solo, infatti gli piaceva l'indipendenza, l'unica minima cosa fastidiosa era dover tirare fuori quella piccola tesserina che affermava il suo problema, scatenando sguardi di pietà e compassione.

Non faceva esageratamente caldo, ma era abbastanza per Harry da camminare per le strade con le maniche a tre quarti, i jeans rimboccati e una sottile maglia bianca. Un berretto verde chiaro copriva i suoi ricci, nascondendo la selvaggia massa di capelli che si era creata, non essendo al massimo delle condizioni igieniche. Le sue Converse bianche non lo facevano sembrare troppo sciatto. Dopo tutto, Harry era piuttosto soddisfatto di come si era vestito. Louis sarebbe stato fiero delle sue scelte, pensò nascondendo un sorriso.


Non stava facendo molta attenzione a ciò che lo circondava, mentre passava le file di negozi, perso nei suoi pensieri e nella musica, che usciva dalle sue cuffie. Alla fine, Harry non riusciva a rinunciare ad ascoltare la musica quando camminava da solo- sua madre non adorava il fatto che ascoltasse la musica quando era con altre persone, volendo che fosse più socievole e non sembrasse un emarginato. Naturalmente qualche volta non le dava fastidio, qualche volta sapeva che era necessario per Harry cercare silenzio e conforto nella musica, perché la musica era la sua isola di conforto. Ma non voleva che Harry restasse su quell'isola per sempre, aveva sempre bisogno di tornare prima o poi.


Harry entrò nel negozio, togliendosi gli auricolari e infilandoli nella tasca, il muro di profumo lo pervase completamente. I fiori nel negozio erano certamente fragranti e il naso di Harry non era troppo d'accordo. Starnutì tre volte di seguito, occhi stretti e naso arricciato. Grazie a Dio, Harry non aveva quel tipo di starnuto forte e squillante, era relativamente silenzioso, così Katherine non
fu colta di sorpresa quando Harry fece la sua entrata starnutendo.


“Oh, Harry!” disse Katherine, precipitandosi verso di lui. Il suo grembiule sbatteva sulle ginocchia mentre si avvicinava, le sue braccia erano allungate. Non era giovane, ma comunque non era nemmeno vecchia. Harry presumette che fosse nella metà della cinquantina, dal modo in cui uno strano grigio spuntava in mezzo al taglio dei suoi capelli neri. La sua mano diede dei colpetti sulla guancia di Harry, come una nonna avrebbe fatto al nipote, con tanto affetto. “Accidenti, sei ancora più bello di come ti aveva descritto Anne!”


Harry arrossì goffamente e unì le mani tra di loro, fermando l'urgenza di staccare le mani della signora dalla sua faccia e grattarsi la pelle finché il peso che avevano provocato non sarebbe stato rimpiazzato.


“Oh, scusa, ti sto mettendo a disagio!” fece la sbruffona, levando le mani dalle guance di Harry e dando un colpo sulle sue cosce. “Allora, sei qui per prendere il mazzo di tulipani di domenica, giusto?”

Harry annuì e fece dondolare i talloni. Katherine entrò in una stanza dietro al bancone e tornò con un mazzo di colori sgargianti. Li poggiò sul banco, trafficando con la posizione di qualcuno di quei fiori, per far sembrare il buquet perfetto, nonostante il fatto che per Harry sembrarono esattamente come prima.

“Sai una cosa, Harry, non succede spesso che qualcuno ordini mazzi di tulipani, non piacciono abbastanza. Ma io credo che siano stupendi, voglio dire, guarda i colori qui dentro. Sono rossi, misti a un viola chiaro e poi ci sono quelli bianchi, tratteggiati intorno e hanno un aspetto meraviglioso, specialmente nei tulipani, probabilmente i migliori che possiedo. Hai scelto un bellissimo mazzo, ragazzo. Chiunque sia la ragazza che li riceverà, è una donna fortunata!


Harry arrossì nuovamente alla sua frase finale, grattandosi con imbarazzo il retro del collo e arricciando il naso in segno di disgusto. La signora, tuttavia, non notò il suo linguaggio del corpo infastidito e si avviò al registratore di cassa, completamente inconsapevole.

Dopo aver pagato e aver lanciato uno strano sorriso di ringraziamento a Katherine, Harry si fece velocemente strada per tornare alla luce del sole. Mentre i suoi piedi seguirono il loro percorso sul terreno, guardò in basso verso i fiori sbocciati che teneva in mano. Era felicissimo dei fiori, erano esattamente come se li era immaginati. Il modo in cui i tulipani rosso scuro spuntavano tra la massa di quelli viola chiaro e bianchi era stupendo. Un sottile nastro marroncino era avvolto attorno ai gambi verdi per tenerli insieme. Era delicato ma espressivo, esattamente quello che voleva Harry.

Louis li avrebbe adorati, ne era sicuro. Beh, più che altro Harry ci sperava.

Era completamente immerso al pensiero di come avrebbe reagito Louis, quando Harry si accorse di ciò che stava accadendo al pub davanti al quale stava passando. Aveva camminato per soli cinque minuti o qualcosa di simile, quando si avvicinò al pub all'angolo e non ci avrebbe fatto molto caso, soprattutto per come era immerso nei suoi pensieri. Ma una certa risata lo aveva scosso dal suo mondo, come un gioco di strattoni e guerra tra finzione e realtà.

Harry fermò il suo passo una volta sentita quella risata e si girò per guardare nel pub, i suoi occhi vagarono sulla muratura, attraversando lo schiamazzare nelle sedie occupate. Visto il bel tempo, Harry si aspettava che i tavoli e le sedie fuori venissero utilizzati, così si accertò di controllare in ogni angolo per vedere se trovava il proprietario di quella voce tra tutta la gente. I suoi occhi infine atterrarono su una porta nell'angolo e finalmente trovò la sorgente della risata.

Un gruppo di ragazzi sedeva a un tavolo argentato con fantasia etnica, con sedie in legno che erano sistemate attorno ad esso. Un ragazzo dai capelli corvini, che aveva un'aria familiare a Harry, ma non poteva mettere la mano sul fuoco su chi fosse, era in piedi dalla porta e interagiva con il gruppo. Essendo questo girato di spalle, Harry poté vedere solo un ammasso di capelli spuntare da dietro la testa del ragazzo dopo di lui, quindi ciò non avrebbe potuto aiutarlo a capire di chi si trattasse. Dopodiché si vedeva un ragazzo dai capelli biondi, aveva addosso un berretto dei Miami Dolphins, per quanto Harry riuscisse a vedere, che nascondeva la maggior parte dei ricci, nonostante alcuni spuntassero da esso. Passando alla persona accanto, Harry vide un ragazzo con un enorme ciuffo. Era diverso da quello del ragazzo alla porta che gli sembrava familiare, più arrotondato e di un colore completamente diverso. Il marrone color castagna abbinato agli spessi occhiali bordati, posati sul naso del ragazzo, gli davano un aspetto eccentrico. Harry pensò che non c'entrasse molto col resto del gruppo, ma quella era solo la sua prima impressione, non poteva giudicare. La persona accanto, invece, era ciò che aveva attirato gli occhi di Harry nel pub.

Infilato sotto il braccio del ragazzo eccentrico e la testa appoggiata sulla piega del collo dell'altro, vi era un ragazzo dai capelli di piuma e dai luminosi occhi azzurri. Un ragazzo dalla pelle liscia e abbronzata. Un ragazzo che indossava un maglietta grigia familiare con una grande stampa dei Ramones sopra. Un ragazzo che sedeva comodamente, a suo agio, accoccolato sul ragazzo sconosciuto. Un ragazzo che sembrava appartenere a quelle braccia sotto al cui stava e che sembrava apprezzare di venire stretto da quegli arti magri.

Un ragazzo per il quale Harry aveva coltivato fin troppo affetto perché il suo cuore non cadesse nel fondo del suo stomaco, vedendolo in quella posizione.

Louis.

Louis era infilato dal lato del ragazzo in un modo in cui faceva inevitabilmente viaggiare la mente di Harry in luoghi pericolosi. Aveva uno strano sorriso sul viso, leggermente schernitore ma poteva essere che la mente di Harry si stesse inventando tutto. Anche se Louis sembrava seduto nello stesso tipo di posizione in cui si sarebbero seduti loro.

Ma Harry non sarebbe andato in panico, no, sarebbe stato stupido. Louis era una persona che dimostrava il suo affetto tramite il contatto fisico, era fatto così. Sì, con Harry si conteneva, ma Harry non era ingenuo. Sapeva che Louis non avrebbe mai cambiato nulla di sé solo per il suo problema, si sarebbe sempre comportato allo stesso modo con le altre persone.

Quel ragazzo era solo un amico di Louis, fine della storia. Si stavano solo comportando come due buoni amici avrebbero fatto.

Harry lo sapeva. Sarebbe stato stupido solamente considerare il pensiero che fosse qualcosa di più di quello, totalmente ridicolo.

Un leggero pensiero di andare lì e vedere Louis trafisse la mente di Harry. Era una possibilità, magari un'occasione per incontrare gli amici di Louis e conoscerli. Non che Harry fosse disperato di incontrarli, non gli importava davvero. Non era bisognoso di nuovi amici e comunque non sarebbe riuscito a fare nuove amicizie tramite Louis in ogni caso. Se avesse dovuto stringere amicizia, allora stringeva amicizia. L'avrebbe fatto a modo suo.

Così il pensiero di incontrare gli amici di Louis non era qualcosa di così grave se non si considera lo shock sociale iniziale in cui andava. Con quel pensiero, Harry non impazzì all'idea di attaccarsi a loro e rendersi ridicolo davanti agli amici di Louis, così decise di mantenere le distanze; dopo tutto Louis passava abbastanza tempo con lui e aveva bisogno di un po' di tempo con i suoi amici d'infanzia.

Proprio mentre Harry stava per andarsene, l'immagine di Louis felice insieme ai suoi amici - senza pensare a niente più di quello, come ad esempio, quella piccola fitta di preoccupazione che aveva sotto sotto riguardo la fedeltà di Louis- rimasta impressa nella sua testa, colse una frazione della conversazione. Era stato così concentrato sul loro aspetto che non aveva proprio ascoltato. Non sarebbe stato maleducato intromettersi un pochino, no? In ogni caso, stava solo dando un'occhiata all'interno della vita di Louis fuori dal mondo di Harry, era un'azione innocua.

Fu lì, quando il ragazzo dai capelli corvini parlò, che Harry realizzò chi fosse. Zayn, doveva essere Zayn. Aveva sentito parlare un sacco del ragazzo, sembrava abbastanza a posto. Probabilmente non sarebbero andati tanto d'accordo, pensò Harry. Zayn sarebbe stato uno di quei ragazzi popolari a scuola e Harry era il più lontano che ci fosse da quello. Nonostante ciò, era comunque un amico di Louis e non di Harry, quindi non gli faceva alcuna differenza.

Harry non era riuscito a sentire cosa aveva detto, era stato più un insieme di parole, così ascoltò giusto per catturare la sostanza generale di ciò che stava accadendo. Era una cosa innocua, ricordò a sé stesso. "Ehi piccioncino, potresti portare il tuo culo qua e aiutami con questi drink?" Zayn urlò al tavolo. Harry cercò di indovinare chi stesse guardando, ma fallì miseramente.

"Fottiti Zayn" rise Louis. Dio, Harry amava la risata di Louis. Creava bollicine di felicità e scoppiettii di gioia nel suo petto, stuzzicando le fossette sulle guance.

"Ehi, non è colpa mia se non riesci a separarti dal tuo ragazzo per due minuti!"

Ragazzo.

Ragazzo?

Se Harry avesse dovuto mentire, avrebbe detto di essere assolutamente indifferente a quelle parole. Avrebbe detto che le avrebbe cancellate, che sapeva che non era nient'altro che un nomignolo insignificante. Probabilmente avrebbe detto che pensare diversamente sarebbe stato stupido perché i ragazzi stavano solo facendo gli idioti, era solo quello che facevano. Forse avrebbe fatto un sorriso e finto di aver capito la battuta, ma era solo un forse.

Ma a Harry non piaceva mentire, Harry non era un bugiardo.

Quelle parole non gli erano indifferenti.

Non poteva semplicemente cancellarle

Harry non sapeva se il gruppo stesse solo facendo casino.

E Harry decisamente non poteva fare un sorriso.

La parola ragazzo era.. Beh, era una parola importante per Harry. Poteva sembrare stupido e infantile, ma la parola "ragazzo" contava parecchio per il riccio. Aveva un grande peso, una grande responsabilità. Era colmo di protezione, amore, brama, desiderio, adorazione e meraviglia. Era come una pentola d'oro, qualcosa in cui qualcuno come Harry difficilmente metteva le mani. Alcuni erano fortunati e potevano infilarle in quel calderone, ma altri non lo erano altrettanto. Ciò non voleva dire che le monete che avevano scelto valessero di meno, no, in effetti probabilmente avevano di più. Per via dell'attesa, voleva dire che la scelta era più raffinata, più attenta ed era più appropriata a chiunque stesse scegliendo. Harry aveva appena fatto la sua prima scelta e aveva scelto quella parola, aveva appena ottenuto il permesso di usare una parola così costosa e piena di valore. Quindi non la usava così alla leggera. Se l'avesse fatto, allora sarebbe stato abituato ai risolini e l'imbarazzo che arrivavano compresi nel pacchetto insieme ad essa. E anche se erano imbarazzanti, avrebbe segretamente amato il modo in cui lo facevano sentire.

Ma tornando al punto, Harry si sentì un po' pizzicare all'interno, da come la parola veniva buttata lì così liberamente. Quel continuo scherzare non riusciva a digerirlo. Poteva essere un'esagerazione, probabilmente lo era, ma lui era Harry e quello non era nulla che Harry avesse mai provato normalmente.

Tutti quei pensieri andavano a mille miglia all'ora, scorrendo per le sue orecchie, abbastanza velocemente da catturare anche l'ultimo pezzo della conversazione, nonostante ne avesse perso un frammento.

Speranza. La speranza c'era in fondo alla mente di Harry. Speranza che magari Louis fosse scoppiato a ridere, dicendogli di state zitto, che era Harry il suo ragazzo, non lui.

Niente di ciò accadde, purtroppo.

Louis infilò la sua testa nel collo del ragazzo - per il quale Harry stava iniziando a guadagnare un bel po' di disprezzo- e disse qualcosa che Harry non poté sentire. Improvvisamente Harry odiò la distanza tra loro due, sentendo che ciò che Louis aveva detto sarebbe potuta essere la cura per come si sentiva. Il ragazzo col ciuffo rispose qualcosa a Louis, che poi si alzò sospirando melodrammaticamente.

"Wow, amico, Aiden ti tiene sotto controllo. Sei ufficialmente la puttanella di Aiden Grimshaw."

Se Harry pensava che il suo stomaco non potesse rivoltarsi più di quanto già non avesse fatto, allora si sbagliava. Sentì le sue viscere attorcigliarsi per il dolore e la confusione.

La confusione era il modo migliore per descrivere tutte le sue emozioni. Il dolore derivava dalla confusione. Il fatto che si fosse immaginato scenari nella sua testa per cercare di capire che stesse succedendo lo feriva, non sapeva se il dolore fosse necessario o no perché non sapeva se i suoi pensieri fossero veri, spargendo ancora più confusione. Ciò portò al fatto che non aveva alcuna occasione di capire che succedeva perché non ne faceva parte. Harry si sentì di nuovo escluso per la prima volta dopo mesi.

Aiden, quindi era questo il suo nome. Hm. E Louis era la 'puttanella' di Aiden, che era appena stato chiamato il ragazzo di Louis dai suoi migliori amici. Aiden, che aveva Louis accoccolato sotto il suo braccio pochi secondi prima. Aiden, non Harry. Aiden.

Harry avrebbe voluto trattenere ogni singola emozione, ma fu un compito troppo difficile quando sentì la risposta di Louis. Era la goccia che faceva traboccare il vaso. Dalla sua pelle colava la rabbia in eccesso e i suoi occhi si annebbiarono, passando dallo shock al dolore. Non è che volesse crederci, ma doveva. Non c'erano altre opzioni. Certo, avrebbe potuto pensare che Louis fosse un tipo da fare cose del genere, ma alla fine, fuori dalla loro bolla di LouisEHarry, quanto conosceva Louis? Lo conosceva?

Un altro colpo al cuore a Harry arrivò da una rivelazione, una rivelazione di troppo per lui.

Il suo respiro si era aggrappato allle pareti della gola, nelle vie respiratorie, come se non se ne fosse mai voluto andare. Il suo corpo si congelò, come se fosse stato colpito da un'arma spara-ghiaccio, bloccando ogni muscolo e osso nel suo corpo. Sentì girare la testa per come le orecchie gli sembrarono tappate da grosse balle di cotone. La sua bocca formava una linea retta, le sue labbra erano troppo pesanti e troppo spesse per nascondere la sua vera emozione. I suoi occhi bruciavano, le lacrime infuocate a espandersi per il viso di conseguenza. Il suo petto, stretto e pesante, le costole che si scontravano verso l'interno. La sua pelle cominciò a pizzicare, il fondo della gola a pregare di essere graffiato via, a pregare che quell'onda di emozioni venisse distrutta.

Le sue gambe erano come gelatina, i suoi muscoli erano troppo leggeri per trattenere la loro forma.

Le sue mani prudevano dal volersi sollevare per infilarsi nei suoi capelli e facendogli tirare lo scalpo. Ma nello stesso tempo, piangevano per coprire le sue orecchie, lasciare il mondo fuori, restando in una cappa silenziosa. Poi le sue dita cominciarono a tremare, la pelle tra un dito e l'altro bruciava come una fiamma che si espandeva senza preavviso. Strisciò, si insinuò, si arrampicò fino alle sue vene, contorcendosi sui suoi polsi e trascinandosi su per il suo collo. Morendo nuovamente per essere grattato via. Non finiva mai. Era quel momento di un film in cui la musica si dissolveva con la vita. Poteva essere di qualsiasi tipo. Poteva essere depressa, poteva essere meccanica, ingombrante. O poteva essere energica, ritmica, felice, per ironia. Poteva essere arrabbiata, per abbinarsi alla mente di Harry, la quale formava un turbine che si attorcigliava con i colori, causando alla fine l'interruzione dei suoi pensieri. Ora.

Le sue dita lasciarono la presa dei fiori. Caddero in terra silenziosamente, combinandosi con il modo in cui il mondo si era fermato attorno ad Harry. Una ventata li attaccò. Alcuni petali vennero soffiati via, distruggendo la sua forma perfetta.

Non è quello che ha detto mentre me lo scopavo fin dentro al materasso l'altra notte, haha!”

E in un attimo, la perfezione non sembrò più possibile.



Era il solito. Il cuore che batteva, orecchie tappate, organi inferiori che si radunavano in gola: le emozioni generali che tendevano i nervi e scatenavano la preoccupazione. Ogni passo che faceva su per le scale era l'aggiunta di un altro tassello di quell'agonia. Ogni volta che il suo piede atterrava sulla superficie dura, il battito del suo cuore era come se battesse un pochino più veloce. La sua gola era tesa, sentiva una stretta dolorante che a volte gli faceva contrarre gli occhi. Niente di ciò che stesse facendo, nessuna delle sue azioni stava venendo registrata nella sua testa. Era concentrato solamente nel vortice di tensione ed ansia che sentiva nel suo stomaco annodato.


In parole povere, Louis aveva dentro un mattone enorme.

La camminata su per le scale che aveva fatto era stata più veloce di quanto si aspettasse, e molto presto era sul pianerottolo, fermo. Pensando al passato, avrebbe probabilmente fatto uso del poco tempo a disposizione per salire con l'ascensore, dopo tutto, ora che era lì non sapeva come approcciare la situazione. Sapeva che Harry era arrabbiato, quello era qualcosa di cui era sicuro. Dolore, per quanto facesse male ammetterlo, quella era un'altra emozione che Harry aveva tra i palmi della sua mano. Confusione, Louis sperò che fosse presente. Lo voleva semplicemente perché allora Harry avrebbe avuto qualche dubbio tra tutte le emozioni e quindi forse avrebbe potuto accettare che c'era stato un malinteso, qualunque cosa fosse quello.


Automaticamente, Louis si girò e si trovò goffamente in piedi davanti alla porta di Harry. Si sentiva piccolo a stare lì. Minuto, come una persona di misura normale comparata a un gigante. Jack e il fagiolo magico, o qualcosa di simile.

No, non era il momento di pensare alle favole. Soprattutto quando la sua si stava sbriciolando di fronte ai suoi occhi.


Bene, okay, è solo un malinteso, qualsiasi cosa sia può essere sistemata. Harry non ti odierà, beh, forse lo farà, ma cambierai le cose quando gli spiegherai tutto. Per quanto sia grave, può essere spiegata. E dopo puoi dirgli quanto ti piace, quanto hai bisogno di lui, quanto pensi che potresti finire per innamorarti di lui, e con riluttanza ti dirà lo stesso e alla fine realizzerà che tutto ciò è stato stupido e tornerete immediatamente come prima, si disse Louis. Che credesse davvero a una a quelle parole o meno, era tutto un altro discorso.


Con esitazione, Louis alzò il suo pugno alla porta. Bussò due volte, con una certa leggerezza. Non ci fu risposta, Louis si era abituato in quel giorno, rifiuto e assenza di spiegazione era tutto ciò che aveva ricevuto finora. Non era una sorpresa.

Bussò un po' più forte, uno spicchio di speranza persisteva nella sua mente, che magari Harry poteva essersi addormentato e non sentiva il suo debole bussare. Un'altra volta, non ricevette alcuna risposta. Non poteva nemmeno sentire alcun movimento nella stanza.

“Harry?” la voce di Louis era notevolmente tremolante, era imbarazzante. Ma in quel momento, Louis non poteva davvero preoccuparsi di quello. Aveva cose più importanti a cui pensare, tipo cercare di raggiungere il ragazzo nella stanza, il suo tono tremolante e ovviamente spaventato non lo preoccupava come avrebbe fatto normalmente. Tossì un pochino, riaffermando il suo tono.

"Harry? Sei lì dentro, tesoro?"

Silenzio.

Per quanto Louis sperasse e pregasse, sapeva che erano tornati al silenzio e quel pensiero era come un pugno nelle viscere, un calcio nei denti, una pugnalata nel cuore, tutti nello stesso momento.

"Dai Harry, non farmi questo", iniziò Louis. "Fammi solo entrare, okay?"

Silenzio.

"Cazzo, Haz", Louis brontolò sottovoce dalla frustrazione. "Entrerò da solo se non mi apri. Sarebbe molto più semplice se mi facessi entrare però." Cercò di ragionare.

Senza alcuna risposta, la mano di Louis si alzò verso la maniglia della porta. Non si sarebbe precipitato dentro, sarebbe stato troppo, ma magari poteva convincere Harry, facendogli vedere che faceva sul serio, che aveva bisogno di vederlo. Girò la maniglia, aspettando che scendesse completamente. Questo, però, non fu il caso. Il leggero ruotare si fermò con un click e la forza che stava usando per girarla venne bloccata da una barriera.

Era chiusa a chiave.

Ovvio che era chiusa a chiave, era un classico di Harry. Chiudersi a chiave in una stanza finché le cose non erano sicure, lasciando tutti fuori, così tutto ciò che aveva erano i suoi pensieri e non c'era nessuno lì che potesse ferirlo.

"Harry", si lamentò Louis. "Piccolo, ti prego, fammi entrare. Ho bisogno di parlarti."

"Haz, andiamo, abbiamo bisogno di parlarne"

"Dimmi solo cosa ho fatto, Haz"

"Non puoi ignorarmi per sempre, ho bisogno di sapere che succede. Ho bisogno di sistemare questa cosa."

"Non ho intenzione di perderti, Harry, ho bisogno di aggiustare sta cosa, ho bisogno di aggiustarti.."

Le sue ultime parole vennero dette con sconfitta e stanchezza. La sua fronte rimase appoggiata alla porta e le sue labbra strofinarono il legno mentre vi mormorava sopra, occhi chiusi e la mano ancora sulla maniglia. Si buttò in terra, girandosi, così la sua schiena si trovava contro la porta, similarmente a come era quando era fuori. " non me ne vado finché non ho sistemato, non posso andarmene.." Mormorò Louis.

"Solo.. Sappi che non andrò da nessuna parte, okay, Haz? Non ho intenzione di muovermi da questa porta finché non mi parli, perché, francamente sono preoccupato da morire e ho bisogno di sapere che stai bene. Dimentica ciò che è successo - cosa che ancora non so tra l'altro- solo ho bisogno di sapere che va tutto bene. Che sei, non lo so, vivo.." Il suo discorso era forte all'inizio, ma si sgretolò verso la fine, diventando un mormorio, abbinandosi a un'alzata di spalle e a come distrattamente aveva tirato su un filetto.

Si era un pochino spento, concentrandosi sul filetto un po' sfilacciato sulla punta. Facendolo ruotare tra le sue dita, non notò il movimento dentro alla stanza e notò un foglietto di carta solo con la coda dell'occhio. Scivolò sotto la porta e Louis buttò il filo in terra, insieme al suo mucchietto, per raccogliere il foglio. Era di Harry, ovviamente, e quel pensiero fece balzare il suo cuore troppo forte nella sua testa. Quasi non voleva leggere quella scritta disordinata, quasi.

Quello che diceva gli fece fermare il cuore, a dir poco. E non in senso buono, assolutamente.

Sono vivo.

Puoi andare a scopare il tuo ragazzo fin dentro al materasso ora. Sono sicuro che Aiden ti farà sentire molto meglio.

Fiato corto, stomaco chiuso, groppo in gola, occhi congelati. Arti bloccati, dita attorcigliate. Pugni chiusi. Unghie affondate nella pelle, denti stretti. Lingua pesante. Occhi che bruciano. Palpebre ferme. Pensieri arrestati. Mente collassata. Il mondo crolla.


Sequenze di 'no' fuoriuscirono dalle labbra di Louis senza nemmeno realizzare, tossendo e soffocando come tosse convulsa. Nella sua mente era in atto una guerra, pensieri- soldati, combattevano tra di loro per essere sul podio dei pensieri principali di Louis. Nessuno di loro era vittorioso in quel tipo di battaglia, ogni cosa si stava spegnendo davanti ai suoi occhi. Dimenticandosi della logica di Louis, in cui Harry non l'avrebbe mai scoperto, Louis era totalmente e completamente scioccato.

Non sapeva come Harry l'avesse scoperto -avrebbe voluto davvero saperlo?- ma non era quello il problema principale, il problema era che Harry l'aveva scoperto.

Harry sapeva.

Harry sapeva delle sue bugie.

Harry era ferito a causa di esse.

Harry era ferito a causa sua.

Harry si era perso in un malinteso, ma non lo sapeva. Pensava di sapere tutto, ma non era così.

Louis non sapeva cosa fare.

Per tutte le volte in cui aveva vissuto quella situazione nella sua testa, non aveva mai pensato nemmeno una volta che avesse potuto essere così doloroso. Era come se qualcuno lo stesse uccidendo per dieci volte, senza dargli mai alcun sollievo. Per quanto potesse sembrare melodrammatico, Louis si sentiva davvero come se la sua vita si stesse sbriciolando di fronte ai suoi occhi. Ogni cosa che aveva costruito stava cadendo a pezzi su di lui, colpendo il suo cuore. Perché Harry era la sua vita. Harry era tutto e tutto era Harry. E Louis riuscì solo ad elaborare che tutto stava diventando niente in un batter d'occhio.

Ma poi, quando Louis ebbe realizzato ciò, le porte della diga si aprirono. Ogni cosa fuoriuscì in singhiozzi secchi e parole piagnucolanti.

"Harry- Harry per favore, io- Harry, giuro su Dio, non è come sembra. Cazzo, merda, cazzo-io.. Non è come sembra. Per favore Harry, ascoltami, lo giuro. Cristo, non- Mi dispiace, Harry. Giuro su Dio, mi dispiace da morire. Non posso crederci che ti sto ferendo, sai quanto sto morendo dentro per questo? Per quello che ho fatto? Lo so che sembro pazzo perché un minuto prima ti dico che non è come sembra e un minuto dopo ti sto chiedendo scusa, ma proprio non so cosa dire e non riesco a parlare come si deve e ho bisogno che prima tu capisca tutto perché non posso perderti Harry. Non posso. Per favore non lasciarmi."

Fu un'accozzaglia di parole, un incoerente massa di profanità e scuse, ma Louis non riuscì a fermarsi. Sapeva che nessun discorso preparato sarebbe stato di aiuto, perché era appeso a un filo e la sua unica speranza stava facendo parlare la sua bocca da sola. Lo aveva messo in questo pasticcio e l'avrebbe tirato fuori. Almeno sperava.

"Okay, okay, ascolta" riaffermò Louis, stabilizzando un pochino la voce, ma con il tremolio ancora presente. "Lo capisco che tu probabilmente non voglia più parlarmi e vorresti solo che me ne andassi ma ho davvero davvero davvero bisogno di spiegarti tutto. E lo so che sembra un cliché, lo so, ma giuro su Dio che non è quello che pensi tu. Perché lo so che pensi che Aiden sia il mio ragazzo, ma Harry, non ti farei mai una cosa simile. Dovresti sapere quanto mi importa di te, quanto ho bisogno di te e quanto mi uccida vederti minimamente triste. Non metterei mai mai mai la tua felicità a repentino di proposito, la mia vita è totalmente concentrata su di te e non voglio nessun altro nella mia vita in quel senso all'infuori di te, quindi per favore, fammi spiegare." Fu un minuto o qualcosa di simile in cui si sentiva solo il suo respiro affannoso, prima che Louis ricevette una risposta. Dovette alzarsi e fronteggiare la porta, per assicurarsi che Harry potesse sentirlo. Le sue parole si mischiarono in una sola, mentre le diceva, stava parlando più veloce di quanto avesse mai fatto, ma il suo cervello sputava fuori scuse, una dopo l'altra ed era difficile controllare la velocità. Aveva bisogno di dire tutto a Harry e la sua mente sembrò pensare che avesse il tempo limitato. Non voleva ferire Harry più di quanto avesse già fatto.

Dopodiché, un altro pezzetto di carta bianca era scivolato sotto la porta velocemente come se Harry l'avesse spinto con velocità perché vicino a una fiamma ustionante.

Io... Suppongo di sì. Voglio dire, cos'altro si fa in certe questioni? Si ascolta, no?

Louis sospirò forte "Harry, questa non è.. Non è una questione, non farne una questione.." Mormorò a sé stesso chiudendo gli occhi per mantenere calme le emozioni (per quanto potesse calmarsi in questa situazione, dato che le lacrime minacciavano di cadere in ogni istante)

"Bene, okay", disse Louis a sé stesso. "Ora mi siederò, se per te va bene. Solo, non credo di essere in grado di stare in piedi ancora a lungo perché le mie gambe stanno per abbandonarmi" ridacchiò Louis facendo una smorfia.

Quando Louis si sedette, si chiese se Harry fosse seduto dall'altra parte della porta, magari si starebbero toccando se il legno non fosse stato di mezzo. Era stupido farsi false speranze per un minimo contatto che non sarebbe mai accaduto dopo quella conversazione. Quello, sommato al fatto che Louis era incredibilmente nervoso -così nervoso che poteva sentire il suo cuore battere così forte da far vibrare il suo petto-, rendeva la spiegazione ancora più difficile.

"Okay, questo è il fatto. Bene- okay, facciamolo." Louis sentì un colpo alla porta, presumibilmente Harry che gli diceva di andare avanti. In un certo senso, la facilità con cui quell'azione era stata compiuta era un boccone amaro da digerire. Anche se le cose non sarebbero dovute essere facili nel loro rapporto lo erano, ma Louis aveva rovinato quella perfezione.


"Allora- uh, beh, hai presente i ragazzi? Zayn, Niall e Liam? Beh io... Cazzo. Beh, praticamente non sono, tipo, le persone dalla mentalità più aperta di questo mondo e un giorno- non era nemmeno tanto tempo fa- stavamo mangiando e oziando e cose varie e, tipo, hanno iniziato a parlare di te. Non sapevano che ci stessimo- stiamo frequentando, perché, io... Beh.. Arriverò dritto al punto, okay? E non voglio che tu ci resti male perché la loro opinione non conta più niente ormai. Voglio dire, non me ne frega un cazzo di quel che pensano perché non capiscono e perché non ti conoscono come ti conosco io, d'accordo? Allora praticamente tu... Non gli piaci molto. Non hai fatto niente di male, davvero, non hai sbagliato una sola cosa. Sono dolo pretenziosi, arroganti, ignoranti e a volte stronzi e non sanno guardare oltre il loro naso. Solamente... Non ti capiscono. Tutto qua, e non voglio pensarci perché non è assolutamente un problema e loro non hanno la minima importanza. Solamente dovevo dirtelo adesso così puoi capire il resto. Credimi, non te l'avrei mai detto se non fosse stato necessario, è irrilevante ed una completa stronzata. Non gli ho detto che uscivamo insieme perché cercavo di proteggerti e non ti ho detto quello che dicevano perché ti stavo proteggendo, di nuovo. Non volevo che dicessero altre cose brutte su di te, giusto che tu lo sappia."

Louis fece un respiro profondo e provò a pronunciare le parole lentamente, per parlare in maniera più chiara.

"Io.. Beh ora che sai questo, credo debba andare avanti. Allora, a causa di questa merda, quando ti hanno nominato, ero davvero spaventato. Cioè, avevo davvero paura di quello che avrebbero detto perché odio sentirli parlare di te in quel modo e non volevo sentire niente di così... Orribile. Così hanno notato quanto tempo avevo iniziato a passare con te, cioè non che gli riguardasse che lo passavo con te, ma hanno iniziato a farmi domande. E io, essendo l'impulsivo che sono, ho finito in qualche modo a dire che mi vedevo con Aiden. Te lo giuro, Haz, ti giuro su Dio che stavo per dire il tuo nome. Ho pensato che avrei detto il tuo nome, ma poi il nome di Aiden mi è scappato e ancora adesso non ho idea del come. Penso che fosse stato soltanto un vomito di parole, sai?

Me ne pento ogni secondo che sono sveglio, Harry, devi credermi se te lo dico. Il fatto di aver provocato tanta sofferenza per il fatto di essere stato incapace con le parole è la cosa peggiore che sarebbe potuta capitarmi al momento. Odio vederti ferito, anche solo non sentirti mi uccide, figurarsi se realizzo che è la mia stupidità ad aver causato tutto ciò. Non volevo che scoprissi ciò che avevo fatto, non perché ti ho tradito o mentito, ma perché dopo che l'avevo fatto sapevo che avrei combinato un casino, ma ormai era troppo tardi per cambiare le cose. Stavo solo cercando di proteggerti, piccolo, te lo giuro, mi è solo scappata la situazione di mano.."

"Aspetta- non ho finito, non ancora. Ho bisogno che tu sappia che tra me e Aiden non è successo niente. Lo giuro su tutto ciò che amo, lo giuro, Harry, niente è successo tra me e Aiden. Beh- in realtà qualcosa è successo, ma è stato tanti anni fa. Aiden è soltanto un mio caro amico. Sembra ridicolo, ma una volta ho finto di essere il suo ragazzo per provare a far ingelosire la sua cotta e tutto è andato per il verso giusto. Ma poi Matt se ne è andato e io immagino di essere stata la prima persona a cui Aiden ha pensato e potremmo aver fatto sesso, ma non significava niente e non significa niente adesso, sono passati anni, è finita. Non abbiamo più fatto niente da allora, l'abbraccio è stato il massimo in cui mi sono spinto. Penso sia per questo che ho subito detto il suo nome dopo essermi rifiutato di dire il tuo, tutto qua. I ragazzi lo sapevano, sapevano che non stava succedendo niente in realtà, così pensavo che magari avrebbero realizzato, sai? Pensavo mi conoscessero abbastanza bene da capire che non mi è mai minimamente piaciuto."

"Non è una scusa, lo so. Ma ho bisogno che tu capisca che è tutto un malinteso e che non ti ho tradito. Non ti stavo nascondendo un ragazzo segreto. Non stavo- ugh, scopando Aiden, ma ti sono stato completamente devoto. Sembra sdolcinato, c'è pure una canzone con queste parole, vero? Ma è vero, non ho mai guardato nessun altro a parte te, e voglio che tu lo sappia. Non è come pensi, niente di tutto ciò, beh, a parte la nostra relazione... sempre che ci sia ancora una relazione.. Praticamente Aiden era solo un finto fidanzato, nonostante.. non sapevo nemmeno cosa fosse nel frattempo, ma lo era e sono davvero fottutamente dispiaciuto."

Subito dopo aver parlato, ci fu un attimo di silenzio. Si sentiva sgonfio, esausto perché aveva dovuto versare il suo cuore in una pozza sul pavimento e non sapeva se si fosse prosciugata o se Harry ci si fosse immerso dentro per schizzare e farla diventare tante piccole gocce. La sua gola era infiammata, dolorante, per aver trattenuto le lacrime. Era difficile ammettere tutto, rivelare tutto quello che era rimasto dentro per così tanto a lungo.

Non voleva la sua pietà, però, non era per quello che stava ammettendo quanto fosse difficile. Scommise che nemmeno Harry desiderava pietà. Harry non era così. Non voleva essere compatito, ricevendo quello strano sorriso e delle patte sulla spalla. Avrebbe reso tutto peggio dopo, immaginò Louis, perché voleva dire che era difficile decidere come comportarsi con Harry. Se fossero riusciti a superare il problema, non avrebbe voluto comportarsi come se niente fosse accaduto perché ciò vorrebbe dire ignorare i suoi errori, ma non voleva concentrarsi solo su quelli o altrimenti Harry sarebbe stato ferito ancora e ancora di più e non sarebbero mai stati in grado di andare avanti.

Quello che Louis stava dicendo, era che non sapeva nemmeno cosa Harry pensasse della situazione. Era stato silenzioso per un sacco di tempo, beh, almeno sembrava lo fosse. Louis comunque non gli avrebbe fatto pressione. Harry gli avrebbe parlato quando voleva, in quel caso avrebbe saputo cosa stesse davvero pensando e non la rabbia e il dolore che gli aveva causato.

Erano passati un'altra manciata di minuti quando Louis sentì del movimento dietro la porta. La sua mente venne trafitta dalla speranza che magari Harry avrebbe aperto la porta, ma si fermò dal pensarlo. Non voleva illudersi, non si meritava di avere alcuna speranza, pensò.

Lentamente, quasi vacillando, un altro pezzo di carta apparve da sotto la porta. Un grumo di nervi alloggiava nella gola di Louis, mentre lo raccolse con le mani tremolanti.

Perché?

Una parola. Tutto lì. Solo una parola. Scritte varie erano scarabocchiate nella pagina, ma era quella parola che era stata scelta come domanda. Era una parola spaventosa. Lo era. Piena di promesse e tensione, sogni e favole spezzate. Poteva essere facilmente rivestita di bugie, come una botola che ti fa uscire da una situazione difficile. O sarebbe potuta essere usata per dire la verità, uscendo con giustizia e onestà.

Louis sapeva che doveva combattere questa battaglia con lealtà. Se voleva tenersi Harry, o almeno lottare per lui nel modo migliore che poteva, allora doveva mettere tutte le carte in tavola.

"Perché... Perché sono un codardo", affermò semplicemente, demoralizzato. Perché per una volta nella vita, mi sono preoccupato di ciò che pensava la gente. Avevo paura di essere etichettato come qualcosa di non vero. Avevo paura di dovermi spiegare alle persone che avrebbero dovuto saperlo subito. Avevo paura di scoprire che non mi sostenevano, che non ci sostenevano. Avevo paura che tu venissi discriminato, avevo paura che tu avresti dovuto sopportare troppo e che avresti pensato che non ne valevo la pena. Avevo solo paura."

Con un'altra dose aggiunta di silenzio, una massa di tensione e una pila di ansia, Louis aspettò la risposta di Harry. Non aveva trattenuto niente, aveva sputato tutto fuori. Sì, poteva essersi contraddetto quando aveva spiegato perché avesse detto il nome di Aiden senza farlo apposta, ma era così. Non voleva dire il nome di Aiden e non si era corretto dopo, come invece avrebbe potuto fare, per via della sua codardia. Era complicato, troppo complicato. Sperò che Harry fosse stato in grado di capirlo, che sarebbe stato in grado di riordinato il casino e rimetterli in carreggiata. Louis avrebbe dovuto essere l'insegnante, aiutare Harry in questa relazione per via della sua mancanza di esperienza, ma ora era Harry ad avere in mano le redini, ad avere la palla nel proprio campo.

Il messaggio successivo fu il più doloroso. Louis poté immaginare Harry dirlo, immaginare il suo sguardo mentre lentamente scriveva quelle parole. Forse Harry avrebbe stressato il suo labbro inferiore e le sue sopracciglia sarebbero state contratte insieme con forza. O magari avrebbe avuto lacrime nei suoi occhi -quello era un colpo fatale al cuore- e avrebbe sbattuto gli occhi costantemente per farle andare via, dovendo usare il dorso della mano per pulire via il bagnato e non abbassare la guardia.

Ogni tipo di immagine lacerava il cuore, ma era inevitabile con le parole che erano scritte sul foglio.



Ti vergogni di me?

Un singhiozzo scoppiò nella bocca di Louis, in tentativo di venire finalmente rilasciato. Ancora nessuna lacrima era scesa, sarebbero state conservate per il suo momento di privacy, ma quel singhiozzo non avrebbe potuto trattenerlo ancora a lungo.

Avrebbe voluto dirgli che non aveva idea come Harry fosse arrivato a trarre una conclusione simile, ma, con rincrescimento, lo sapeva. Inconsapevolmente aveva dato a Harry quell'impressione, quando dentro di sé sentiva l'esatto opposto. Questa fu la volta che Harry doveva ascoltarli, concluse Louis, Harry non poteva pensarlo un secondo di più.

"Cazzo, Harry, io- no, solo no. Questo proprio- no. Non voglio che tu lo dica più d'accordo?? Io.. Hai idea di quanto mi ferisca sentirlo? Perché mi sta distruggendo internamente ora, il fatto che tu possa pensarlo. Io non- non potrei mai pensarlo. Sono probabilmente la persona più fiera di te oltre alla tua famiglia, Haz. Sono la cosa più lontana che ci sia dal vergognarmi di te. Lo so , lo so che lo sembrava, ma giuro su Dio che non mi vergognavo e non mi vergogno di te. Vorrei poterti mostrare in giro e tenerti la mano e baciarti in mezzo alla strada e tutte quelle cose e possiamo farlo perché non ho niente in contrario. Solo- non voglio che lo sia tu. Lo so che sei già insicuro di tutto ciò e non voglio che tu ti vergogni di noi per via delle tue insicurezze.

Lo so che non c'entra niente con la situazione, ma se siamo in argomento vergogna, suppongo di doverlo dire. Non voglio che tu ti senta mai indebolito o insicuro su di noi. Perché tu sei- eri, forse- la cosa più stabile che ho-avevo- nella mia vita e non capisci quanto ho bisogno di te. Ho sempre saputo che c'eri e che mi avresti aiutato, perché è così che sei, quindi non mi vergognerei mai e poi mai di avere qualcuno come te nella mia vita. Per favore Harry, credimi quando ti dico che non mi vergogno di te, perché non dovresti mai pensarlo. Non.. Non ci amiamo ancora, ma credo che potrei innamorarmi di te, Haz , e non c'entra niente con la conversazione, quindi perché lo sto dicendo? Starò zitto ora.. Sì.. Non mi vergogno di te nemmeno un po'."

Louis era per terra; una volta finito, la sua testa cadeva nello spazio tra le sue gambe, dove le sue ginocchia si formavano. Era stremante, emozionalmente, mentalmente e fisicamente. Si sentì esausto di provare a spiegargli il suo punto di vista ed era ancora più esausto di cercare di capire se gliel'aveva spiegato bene. Era difficile capire Harry normalmente, figurarsi con una porta di legno in mezzo.

Rimase seduto per un lungo arco di tempo, così lungo che si chiese se Harry si fosse addormentato. Era consapevole del fatto che probabilmente non avrebbe ricevuto una risposta da Harry. Nessuna delle altre volte era passato così tanto tempo e l'attesa aveva solidificato quel pensiero, diventato come un cubo di ghiaccio infilato nel retro del suo collo. Era così freddo da far male, come il suo cuore.

Stette un periodo ad ascoltare i movimenti nella stanza, volendo sapere che stava succedendo, cosa stava provando Harry. Però non sentì niente. Forse sperava che quando avrebbe sentito un movimento, ci sarebbe stata l'apertura della porta. Louis sperò di vedere Harry prima di andarsene, qualunque fosse stato il momento. Si sarebbe accampato fuori dalla porta per sempre, se fosse stato necessario, -almeno in casa faceva caldo, meglio che sul gradino della porta d'ingresso- per cercare di sistemare tutto. Ma da come le cose stavano andando, non sembrò che sarebbe potuto succedere. Senza alcun contatto, nemmeno con la carta, era poco probabile che quel contatto faccia a faccia sarebbe potuto verificarsi.

Louis aveva aspettato almeno mezz'ora, quando sentì dei passi sulle scale. Alzò la testa, guardando Anne negli occhi con i suoi, stanchi e lucidi. Aveva capito ora perché lei lo odiava. Si sarebbe odiato anche lui, se fosse stato in lei. Fondamentalmente, Louis aveva tradito Harry dal suo punto di vista, e anche se non era vero, lei non lo sapeva. A meno che non avesse origliato, cosa che sarebbe stata inaspettata, ma a Louis non avrebbe importato. La sua faccia era devastata, stanca e Louis non poté capire che stesse provando. Non aveva più quell'aspetto severo come prima, il suo sguardo si era dissipato, ma non era nemmeno ospitale come era abitualmente.

"Si sta facendo un po' tardi, non credi? Forse dovresti andare.." La sua voce non era fredda, ma non era nemmeno dolce. Era senza emozione.


“Posso solo... aspettare ancora un pochino?” La voce di Louis era rauca e spessa, piena di emozioni. Anne scosse la testa leggermente. “Non credo, Louis. Penso sia ora che tu te ne vada.”

“Ma Harry...” stava praticamente piagnucolando.

“Louis, è ora di andare” affermò Anne un po' più sicura, ma ancora con un sottotono morbido, senza sembrare troppo autoritaria.


Louis mormorò proteste senza scopo sotto i baffi, ma presto si lasciò in un sospiro di sconfitta. La sua testa batté sulla porta con un leggero colpo, quando la fece cadere all'indietro. Chiuse gli occhi, assorbendo quel momento e radunando i suoi pensieri. Non voleva andarsene, ma non aveva alcuna intenzione di obiettare gli ordini di Anne ancora una volta quella sera.

“Posso solamente-” Louis gesticolò verso la porta quando si alzò e Anne annuì.


Louis si schiarì la gola goffamente e si sistemò i vestiti spiegazzati. “Bene, ehm, beh, devo andare adesso, Haz. Sarei rimasto se avessi potuto, ma, penso di aver oltrepassato il benvenuto in ogni caso” disse, lanciando uno sguardo ad Anne che fingeva di non essere interessata al suo discorso.


“Uhm, allora, immagino tu abbia sentito tutto ora e beh- spero di aver chiarito ogni cosa e che considererai il fatto di riprendermi. Non che ci siamo lasciati o cosa, almeno spero che non sia così, ma capisco perché sei arrabbiato con me. Voglio dire, la base di ciò è che ho fatto un casino e ti ho ferito ed è okay per te sentirti così. Spero soltanto che mi potrai perdonare, perché ho davvero bisogno di te , Harry, e non voglio nemmeno pensare a come sarebbe la mia vita senza di te. Sembra melodrammatico, lo so, è solo che non voglio perderti, lo sai? Ma se non puoi perdonarmi è comprensibile. Allora, beh, saremmo dovuti andare in Italia lunedì e so che tua madre non vuole che andiamo, ma le cose sono cambiate ora e hai molto da prendere in considerazione. Io, uh, io ti aspetterò all'aeroporto, per cui se non vieni, saprò che è finita e.. già. Io..immagino che ci vedremo allora, Haz. Scusami, di nuovo. Scusami davvero tanto.”


Le sue parole diventarono sussurri alla fine, la sua voce compressa non lasciava uscire più alcun suono. Non voleva suonasse come un addio, non era un addio. Non avrebbe lasciato esserlo. Lunedì sarebbe stato un grande giorno, lo sapeva, non aveva intenzione di arrendersi, nonostante quanto sconfitto sembrasse attraverso le sue parole. C'era un po' di voglia di combattere rimasta in lui, nonostante fosse talmente piccola da non sentirsi attraverso le sue parole.


Dopo un minuto per riprendersi, la sua mano si avvolse sulla cornice della porta per appoggiarsi e si girò lentamente. Guardò Anne, lanciandole uno sguardo desolato. Non c'era dubbio che stesse esprimendo quanto fosse dispiaciuto, era tutto scritto sul suo viso. Cominciò a camminare via, i suoi piedi strisciavano con riluttanza.


Ci fu il 'click' che avrebbe dovuto farlo voltare, ma non pensò a niente di simile. Aveva superato il punto in cui la sua mente funzionava correttamente, quindi pensò che probabilmente fosse solo un'allucinazione.


Se si fosse voltato indietro, avrebbe visto la faccia di Harry spuntare dalla piccola fessura della porta. Avrebbe visto i capelli scombinati, i vestiti larghi, le unghie morsicate. Se avesse guardato anche più a lungo, avrebbe visto la chiazza rosa, cerchiata di rosso, le labbra scheggiate.


Non fu, finché non sentì qualcosa cadere sul pavimento, il peso dietro alle sue ginocchia e sentì il 'click' di ritorno. Fu lì che si girò. I suoi occhi balzarono sulla porta inizialmente, ma caddero verso terra con tristezza, quando videro che era chiusa. Dopo averli chiusi per qualche secondo per ricomporsi, seguirono la traccia sul pavimento, finché non arrivarono all'oggetto che lo aveva colpito precedentemente.

Quello scatenò onde di emozioni nella sua mente, il fatto che non ci fosse stato nessuno sbattere della porta, nessuna scenata, ma solo sconfitta. Louis era rimasto senza parole, singhiozzò ad alto volume e finalmente lasciò cadere le lacrime. Caddero, rotolarono, corsero giù per le sue guance e si accumularono in uno stagno di dolore, ovunque si posassero. I suoi singhiozzi erano forti, distruggevano il suo corpo. Provo a reprimerli con la mano che aveva attaccato alla sua bocca, poi se fosse per soffocarli o solo una reazione, quello non era certo.


Perché per terra c'era una scatola.


Un regalo.

E in cima a quel regalo c'era un pezzo di carta.

Il pezzo di carta era coperto da cuoricini e spirali rossi e rosa. Era fatto a mano, con pensiero e fatica.

E in centro a quella pagina c'erano tre parole che strapparono via il cuore di Louis e lo pestarono con qualsiasi cosa potessero farlo. C'erano delle parole che lo fecero correre giù per le scale e fuori dalla casa con paura e furia verso sé stesso. Le parole che avrebbe dovuto conoscere, che avrebbe dovuto sapere se non fosse stato per il casino nel quale si era cacciato. Le parole che significavano che tutto quello aveva ferito Harry maggiormente e così anche Louis.


Buon primo mesiversario!

Buon primo mesiversario, infatti.




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Note: Qui trovate il nostro blog, con altre traduzioni! Alla prossima!

Meg
   
 
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