Cap
2
-
Ma quanti sono questi marmocchi? – borbottò
Rabastan,
mentre si facevano largo per entrare nella Sala Grande e puntavano in
direzione
del tavolo verde argento.
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Non più degli altri anni, anzi, forse anche
qualcuno di meno. –
Evan
aveva ragione. Con l’ascesa di Lord Voldemort
la maggior parte dei genitori aveva deciso di tenere le famiglie unite
e aveva
assunto dei docenti privati per l’istruzione dei loro figli.
Come se tutto
quello fosse di qualche aiuto. L’unico posto in cui i
marmocchi di quei
genitori fin troppo apprensivi sarebbero stati al sicuro era Hogwarts,
ma
sembrava che la maggior parte del mondo magico si ostinasse a non
capirlo.
-
Bah, spero solo che si sbrighino. Ho una fame
allucinante. –
-
Tu hai sempre fame, Rab – rise Katherine, per poi
fulminare con un’occhiataccia una ragazzina del secondo anno
che le era finita
addosso.
-
Certo, altrimenti come li mantengo tutti questi
muscoli? – replicò, flettendo i bicipiti e
ammiccando leggermente. – Vuoi una
dimostrazione? –
La
ragazza lo spinse via ridendo e si diresse verso quello
che negli ultimi anni era diventato il suo posto fisso.
Omi
Ishido Blackthorne, uno dei ragazzi del suo
anno, era già seduto accanto a lei e alzò lo
sguardo verso di loro non appena
li sentì arrivare. Gli occhi grigi luccicarono al di sotto
delle ciocche
corvine. Avrebbe potuto passare per uno dei Black se non fosse stata
per la
forma lievemente a mandorla dei suoi occhi che tradiva in minima parte
l’origine
asiatica.
-
Ehy, Omi, si può sapere dove ti eri cacciato? –
-
Ero nell’altro scompartimento con Edward –
spiegò,
indicando con un cenno del capo il ragazzo che gli sedeva davanti.
Edward
Jonson, con i suoi capelli biondi
perennemente scompigliati e gli occhi verdi, era un mistero per lei, ma
riusciva a capire perché Omi ci andasse d’accordo.
Erano entrambi riservati,
chi non li conosceva bene poteva etichettarli come gelidi come cubetti
di
ghiaccio, ma dentro di loro avvampava un vero e proprio incendio. Due
acque
chete solo all’apparenza, insomma, che non si facevano
problemi a scatenarsi
quando dovevano far valere le loro ragioni o c’era qualcosa
che non gli andava
bene.
Regulus
lanciò un’occhiata al braccio del diretto
interessato, tra l’altro uno dei suoi migliori amici insieme
a Barty. – È nuovo
quello, non ce l’avevi quando sono passato a trovarti
quest’estate – osservò,
indicando il tatuaggio a forma di serpente.
Edward
annuì, mostrandolo come se fosse la cosa più
bella che avesse mai visto prima di allora. – Sì,
l’ho fatto qualche giorno fa.
–
Rico
assottigliò lo sguardo, osservandolo con l’occhio
esperto di chi di tatuaggi se ne intendeva. – L’hai
fatto all’Evil, vero? –
Il
ragazzo annuì.
-
È forte, hanno fatto un bel lavoro, sembra un
serpente vero – decretò infine il Capitano.
Vennero
interrotti dall’invito di Silente a
cominciare a mangiare e dalla comparsa delle pietanze nei giganteschi
vassoi da
porta al centro della tavolata.
-
Hai risolto quel problema alla fine? – domandò
Omi,
sorseggiando un calice di succo di zucca.
Rabastan
annuì. – C’è voluto un
po’, ma ce l’ho
fatta. –
-
Che problema? –
-
Niente di che – tagliò corto il più
giovane dei
Lestrange.
Se
c’era qualcosa che Katherine non sopportava era
sentirsi dire “niente di che” quando
c’era ovviamente qualcosa di cui era all’oscuro.
Poggiò
una mano sul braccio muscoloso del loro
Portiere, sbattendo gli occhi da cerbiatta. – Tu mi dirai di
cosa si tratta,
vero Omi? –
-
Omi … - cominciò Rabastan, come per avvisarlo.
-
Non posso Kat, sul serio –
-
Per favore, fallo per me – insistè, arricciando
appena il labbro inferiore che era già naturalmente
più pronunciato di quello
superiore e le conferiva un broncio sexy.
Omi
lanciò un’occhiata all’amico, come a
dire che si
arrendeva.
-
Okay, te lo dico … Rabastan sta organizzando
qualcosa per Halloween. Qualcosa che lascerà quelli
là senza parole – concluse,
guardando in direzione del tavolo dei Grifondoro, concentrandosi
particolarmente sul gruppetto dei Malandrini.
-
Spero che sia qualcosa che distrugga anche quel sudicio
Traditore del suo sangue –
Omi
sembrava contrariato. – Ancora fissata con
Black? –
-
Dovresti saperlo che fino a che non ottengo
vendetta non demordo. –
-
Sì, ma stiamo parlando di qualcosa che è accaduto
anni fa, Katherine – provò a farla ragionare
Edward.
La
ragazza gli lanciò un’occhiataccia. –
Non fare
finta di niente, so bene che quello ti
è simpatico –
Edward
non provò neanche a negarlo. Era praticamente
cresciuto con i fratelli Black e aveva iniziato Hogwarts lo stesso anno
di
Sirius; contrariamente al resto della sua Casa, e a Regulus, era
riuscito a
mantenere l’amicizia con il Grifondoro.
-
Lasciatela fare. Kat sa quello che fa e
sinceramente non vedo cosa ci sia di male in una sana vendetta
– intervenne Rico,
mentre Evan annuiva. Poi si voltò leggermente verso il
tavolo dei Corvonero,
seguendo lo sguardo di Regulus che fissava chissà chi con
aria imbambolata. Non
aveva neanche reagito al nome del fratello e quello lasciava intendere
quanto
fosse concentrato.
-
Che c’è, Reg? – chiese Barty, notando a
sua volta
lo strano comportamento dell’amico.
-
Nulla. –
-
Questo tuo nulla ha per caso lisci capelli neri e
occhi grigio azzurri? – domandò ironicamente Rico,
sorridendo quando Serena
Mattews intercettò il suo sguardo e lo fulminò
con un’occhiata sprezzante. –
Lasciatelo dire, Reg, puoi sicuramente trovartene una con un carattere
migliore. –
-
Magari ce l’ha con te perché ti sei fatto tre
quarti di scuola e non sopporta i play boy. Ma la butto lì
così, eh – ironizzò Omi.
-
Ancora con questa storia? Non mi sono fatto tre
quarti di scuola – protestò.
-
No, se ne è fatto solo la metà –
convenne Evan,
con espressione fintamente seria, facendoli scoppiare a ridere.
Rico
gli puntò un dito contro. – Questa me la paghi,
cuginastro. –
-
Se non ti sei fatto metà scuola, fammi il nome di
dieci ragazze carine tra il sesto
e
il settimo anno che non ti sei fatto – lo sfidò
Omi.
Persino
Edward si avvicinò un po’ di più per
assistere meglio alla scena.
-
Tutto qui, Blackthorne? Certo che te ne posso dire
dieci. –
-
Allora fallo. –
-
Katherine, Sandy, Thea, la Martin, la Montgomery,
la Hannover, la Inglebee, la Mattews, la Evans e la Meadowes
– decretò,
sorridendo soddisfatto per essere riuscito a vincere la sfida.
-
La Evans non vale, non sono neanche certo che sia
a conoscenza dell’esistenza
del sesso
– intervenne Edward.
Il
resto del gruppo si disse d’accordo.
-
Allora la Selwyn. –
-
Elinor te la sei fatta al quinto anno, è per
questo che ora non ti parla più – gli
ricordò Evan.
-
Ah già, è vero. Dovevo essere proprio molto
ubriaco per aver rimosso di esserci stato –
considerò, osservando il profilo
elegante della loro compagna di Casa con le morbide onde dorate e gli
occhi
ambrati.
-
Allora … questa decima? –
l’incalzò Katherine.
-
Adesso ti ci metti anche tu, Kitty Kat? –
-
Ovviamente – sorrise malandrina.
-
La … uhm, d’accordo, mi arrendo. –
Risero
nuovamente tutti mentre il Capitano si
dipingeva sulle labbra un sorrisetto a metà tra il seccato e
il divertito.
Un
foglio di pergamena si materializzò d’un tratto
davanti a Katherine. La ragazza lo spiegò e ne lesse il
contenuto. Si alzò da
tavola velocemente, sotto lo sguardo perplesso degli amici.
-
Che succede, Kat? –
-
Niente di che, tranquillo, devo solo fare una cosa.
Ci vediamo poi in Sala Comune – disse, scoccandogli un
lievissimo bacio a fior
di labbra prima di procedere spedita verso l’uscita.
Omi
sgranò gli occhi grigi, colto di sorpresa.
-
Qualcuno di voi ha una minima idea del perché l’ha
fatto? – domandò.
Rico
scosse la testa, trattenendo a stento una
risata.
-
Che c’è? – domandò, piccato.
-
Non so perché l’abbia fatto, ma la tua faccia
è
impagabile – decretò il ragazzo, rinunciando
all’idea di rimanere serio.
Spazio
autrice:
Lo
sappiamo che questo capitolo è un po’ cortino e
che abbiamo presentato solo due OC, ma abbiamo dovuto spezzarlo in due
parti perché
altrimenti sarebbe venuto troppo lungo. Non temete, nel prossimo
presenteremo
anche tutti gli altri. Ricordiamo infine che ci sono ancora due posti
liberi
(un Grifondoro e un Tassorosso) ma vi chiediamo di creare due ragazzi
visto che
al momento scarseggiano un po’. Alla prossima.
Baci
baci,
Fiamma, Eris e Rhaenys