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Autore: SaraRocker    22/08/2014    4 recensioni
Anno 2097, l'intero pianeta terra si ritrova sotto una sorta di dittatura particolarmente cruenta, che si finge giusta e accondiscendente.
La Desert_Zone è un luogo formatosi a causa del riscaldamento globale, una sorta di continente quasi totalmente desertico e inadatto alla vita, dove la dittatura manda a morire coloro non adeguati a vivere in essa.
Gwen vive là , insieme ad un gruppo di ragazzi che collaborano in una sorta di resistenza.
Duncan è un militare a servizio della dittatura, che ritiene giusta e autorevole.
Estratto cap.28
"Non devi sentirti in colpa. E' stata l'avventura più bella." gli sussurrò "Ed ora è giunto il momento che tu mantenga fede alla tua promessa."
Duncan la ammirò a lungo in silenzio. Perchè sorrideva? Perchè i suoi occhi erano così lucidi? Perchè le sue labbra tremavano tanto?
Gwen non gli era mai sembrata tanto debole. Eppure, si stava sottoponendo alla più grande prova di coraggio.
Genere: Azione, Science-fiction, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Duncan, Gwen, Scott, Un po' tutti | Coppie: Duncan/Gwen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Desert_Zone


cap.39


[& Epilogo]




















Bastò solo qualche altro minuto per raggiungere la stazione della ferrovia sopraelevata. Avevano temuto sin da principio che avrebbero trovato innumerevoli guardie ad attenderli, ma dovettero rimanere ben più che sorpresi nel constatare che l'edificio era quasi completamente vuoto. Gwen notò in particolare un cartello sul quale erano scritte poche, meravigliose parole: 'Traffico dei mezzi pubblici sospeso per controlli. Possibile pericolo-terroristico'.
Riuscirono perciò a muoversi abbastanza velocemente, superando innumerevoli corridoi senza alcun problema. Solo in corrispondenza dell'ingresso incontrarono un paio di repressori, ma riuscirono a neutralizzarli in fretta, cogliendoli di sorpresa. Una volta giunti sulle strade affollate di Indianapolis rimasero decisamente sconvolti; il caos dilagava. Le strade erano completamente bloccate: se solitamente vi circolavano con parecchia frequenza innumerevoli volanti, in quel momento vi erano solamente auto immobili e furgoni incidentati. Suoni di sirene riecheggiavano a vuoto nell'aria, misti a spari continui e grida di civili. Gwen avvertì un brivido percorrerla.
"E' cominciata." mormorò quindi la dark, riferendosi alla guerra,  facendosi avanti in mezzo ai marciapiedi vuoti e guardandosi attorno. Quella zona della città non era particolarmente affollata, ma immaginava la confusione che avrebbero incontrato di lì a poco, nel resto del paese. La raggiunse presto Duncan, lo sguardo ridotto a due piccolissime fessure, che osservava con fare incuriosito uno dei tanti megaschermi posizionati sopra le ampie facciate degli edifici.
Le immagini risultavano poco chiare, e si alternavano servizi di notiziari governativi, con testimonianze delle ribellioni che erano improvvisamente scaturite. La sola cosa che sembrava avere un senso logico era l'audio.
"Siamo in diretta dall'ospedale nel centro cittadino, quello preso dai ribelli." Disse una voce femminile e professionale, solo leggermente alterata dagli avvenimenti che la circondavano. Doveva trattarsi di una giornalista particolarmente coraggiosa che, pur di fare il bene del proprio amato Governo, si era diretta in prima linea dove combattevano.
Lo sguardo di Scott di spalancò d'improvviso. Il rosso puntò i propri occhi  contro la figura di Duncan, incontrandolo irrigidito e quasi tremante. Dovevano essere giunti alle medesime deduzioni.
"Il sistema di comunicazione visiva è compromesso, ma posso comunicare con voi grazie all'audio. Qui si stanno nascondendo un paio di ribelli, di cui uno particolarmente pericoloso, a detta del ministro Alburne." la voce prese una breve pausa, mentre il microfono registrava a fatica la vocetta acuta della donna "Secondo le informazioni ottenute, il ragazzo si chiama Thomas No-One, ormai ex recluta dell'esercito governativo. All'anagrafe era stato registrato con il cognome 'Smitt', quello del famoso ex repressore deceduto qualche mese fa in modo molto tragico." un'ennesima pausa, mentre le mani non solo di Duncan avevano preso a tremare frebbilmente. Sia Gwen, che Scott, che Noah, che Heather avevano compreso di chi si trattasse. Ed ovviamente, anche Edward era giunto alla conclusione giusta. Suo figlio aveva scatenato quella guerra.
"Hanno dato un ultimatum al giovane, ed ora sembra essersi arres-" "Dobbiamo muoverci." ordinò immediatamente la dark, decisa a smettere di ascoltare le parole provenienti dal megaschermo. Subito, tutta la resistenza si voltò verso di lei, gli sguardi improvvisamente al suo servizio. Gwen si impose la calma; quello non era minimamente il momento per pensare a quanto pesante fosse il potere che deteneva, quante vite contassero sulla sua determinazione a sconfiggere il nemico. In quel momento, la sola dannata cosa a cui doveva pensare, era salvare Thomas. Doveva farlo per Duncan.
"Da che parte è l'ospedale, Duncan?" domandò la mora, posando una mano sopra quella di lui, il quale, avvertendo quel contatto così caldo e confortante, puntò il proprio sguardo in quello dell'amata. Per qualche istante, la ragazza avvertì il mondo crollare e le possibilità di riuscita scemare. Gli occhi di Duncan tremavano, la pupilla era ridotta ad un punto invisibile e quell'azzurro solitamente così acceso e profondo, ora era chiaro quanto il vetro più fragile del mondo.  Se il militare era così preoccupato, non vi erano davvero speranze?
"Ce la faremo, Duncan. Te lo prometto." gli mormorò, tentando di esibire un sorriso leggero, sperando che la sua voce non stesse davvero tremando così tanto come le sembrava.
Il militare prese un profondo respiro, per poi annuire. Dovevano farcela, non era più questione di speranza. No, ora era dovere. Era un compito dall'urgenza massima. Chiuse gli occhi, per poi riflettere.
"Siamo vicini." schiuse le palpebre, per poi puntare il proprio sguardo in quello di Edward, poco lontano. L'uomo lo osservava impallidito e timoroso "Possiamo farcela."


 
***

Una cerchia di repressori erano stanziati attorno alla bella ispanica con il preciso obiettivo di proteggerla.  Più in lontananza, un gruppo di sorridenti Gentiluomini osservavano la scena immobili. Si trovavano esattamente di fronte alle porte dell'ospedale, e le canne di ogni, singolo fucile puntavano con severità e precisione il petto del giovane No-One.
Thomas, di fronte a loro, avanzava lentamente, le mani in alto in segno di resa e lo sguardo impenetrabile.

"Hai scelto la morte, quindi?" domandò sarcastica la donna, facendosi beffe dell'amore che provava il ragazzo, di quella folle speranza che gli permetteva di credere nell'umanità "Che sciocco. Non capisci?" gli domandò poi, mentre lui deglutiva a vuoto "L'uomo è stupido. Tu speri davvero che le persone che hai convertito alle tue credenze di libertà continueranno a credervi una volta che il loro messia sarà morto? Una volta che tu sarai morto?"
Una risata spietata di fece largo dalle labbra della bruna, facendo rabbrividire tutti i presenti. La giornalista che stava mandando avanti la diretta si trovava poco lontana, e poteva registrare ogni singola parola. Era ammutolita ed ora osservava semplicemente la situazione, anche lei avvertendo le gambe molli a causa di quelle folli risa. Era incredibilmente terrorizzata.
"Non rispondi?" domandò Courtney, notando il silenzio protendersi "Beh, è comprensibile. Ti stai sacrificando per una nobile causa, però. Sii fiero almeno di questo." e con queste parole, la donna sfoderò una piccola pistola dall'interno della propria giacca. Sorridendo sghemba la puntò contro il volto del ragazzo, per poi caricarla. Improvvisamente attorno ai presenti era calato un silenzio colmo di aspettative e tensione. Poi, qualcosa di incredibilmente folle lo ruppe.
Thomas le stava ridendo in faccia, il ragazzo non aveva potuto resistere alla tentazione di scoppiare in una sincera risata di fronte le parole dell'ispanica, ed ora Courtney lo stava squadrando oltraggiata. La pistola, prima così dritta e perfettamente puntata, stava ora tremando nervosa.
"Che diavolo hai da ridere adesso?" domandò improvvisamente acida la bruna, fulminando il giovane di fronte a lei con il proprio sguardo furioso. Non poteva crederci; nessuno aveva mai riso di fronte alla propria esecuzione. Eppure, quel ragazzino non la smetteva un attimo.
Thomas scosse il capo, per poi lanciare un breve sguardo al firmamento sempre troppo azzurro e limpido "Sei..." prese una pausa, abbassando le mani lungo i fianchi "Sei davvero così certa di ciò che dici? Sei davvero così convinta della cinicità delle persone? Io non sono d'accordo." si apprestò a dire il ragazzo "Mi fai ridere. Pensi... Pensi davvero che tutto questo si possa fermare?" e dicendo ciò allargò le braccia, riferendosi al senso di ribellione che imperversava "E' inziata una rivoluzione che aspettava di venire a galla da più di vent'anni!" esclamò sghignazzando "L'uomo è stanco, e necessita di credere nella possibilità che tutto possa andare bene. E spesso, ciò che si sogna per tutta una vita, si avvera per davvero. Forse il Governo non ha fatto solo sbagli." Thomas si passò la lingua sulle labbra "Ci ha resi uniti contro un nemico comune."
Gli occhi di Courtney si assottigliarono, divenendo affilati come lame di un coltello. Quele parole la stavano facendo infuriare. Non poteva credervi. Non voleva farlo.
"Ed in questi casi, l'uomo diventa incredibilmente forte." improvvisamente, Thomas puntò il proprio sguardo contro la videocamera della giovane giornalista, e sorrise, deciso a parlare con il mondo in ascolto "Se è vero... Se c'è una possibilità di tornare a saggiare il sapore della libertà, sappiate che è giunta. E, per favore..." un sorriso mesto, fragile e stanco gli tese le labbra "Fate in modo che ciò che sto per fare, abbia un senso in tutto questo."
E detto ciò, Thomas affondò la propria mano destra in una tasca, e vi estrasse un piccolo oggetto -grande quanto un pugno- dalla forma sferica, leggermente allungato. Riprese a camminare verso Courtney e, dalla cima di esso, vi sfilò un minuscolo chiodino in ferro.
La bruna lo squadrava non capendo. Il  chiodo era a terra, e tintinnava rumorosamente sull'asfalto, rimbalzando come una monetina. Thomas continuava ad avanzare. Camminava spedito, tenendo la mano occupata alzata di fronte a lui. Courtney ragionava, cercava di pensare, l'ardenalina in circolo, ma era troppo tardi.
E Thomas, quel dannato No-One, le era giunto di fronte, a pochi centimentri dal suo viso.

E le sorrideva, le sorrideva come se nulla fosse mai stato più importante di quel momento.

Poi, un'esplosione.
La granata era saltata.










"No!" 
L'urlo di Duncan, a seguito di una furiosa esplosione, fece voltare tutti i ragazzi verso il punk. Senza dire nulla, il militare prese a correre, il cuore a mille e gli  occhi umidi di lacrime. Erano a pochissimi metri dall'ospedale, il punto da cui era giunta l'espolosione. Subito gli furono tutti alle spalle, anch'essi correndo a perdifiato verso una meta non del tutto conosciuta.
Gwen era abbastanza sicura di avere intuito ciò che era accaduto, mentre Edward sperava con tutto se stesso di essere in errore. Cosa poteva fare gridare in modo tanto graffiante un uomo che aveva assistito alle peggiori delle torture? Cosa poteva essere in grado di struggergli in modo così dannatamente doloroso l'animo?
La risposta era ovvia, ma il trentaseienne non voleva neppure prenderla in considerazione. Non poteva farlo. Non poteva pensare che quello che il militare considerava un fratello -quello che per lui era un vero e proprio figlio- potesse essere stato coinvolto nell'esplosione che aveva appena udito.
Eppure, quando giunsero di fronte all'ospedale, i dubbi inziarono a divenire pura e cruda realtà. Si erano mossi in fretta, ma era comunque troppo tardi. Un tanfo di sangue e polvere da sparo saturava l'aria orribilmente. Vi erano innumerevoli corpi a terra, sia morti che feriti. Le schiere così ben architettate del Governo erano state spazzate via dall'esplosione di una granata, si disse il punk, incontrando a terra ciò che riconosceva come l'innesto della bomba a mano. Riconobbe moltissimi repressori, sanguinanti e privi di arti, completamente ridotti in poltiglia. I più fortunati erano morti sul colpo, mentre gli altri erano stati dilaniati orribilmente, ed ora gemevano stesi a terra in pozze del loro stesso sangue, affogati da quel liquido disgustosamente denso e ferroso che entrava loro nei polmoni.
Poi, in mezzo alle divise militari a cui il punk era sempre stato incredibilmente avvezzo, Duncan notò un completo comune che lo fece rabbrividire. Si trattava di una figura giovane e snella, con il viso a terra, contro l'asfalto bollente della strada. Con uno scatto veloce, il moro si accostò a quel corpo immobile . Lo prese tra le braccia e lo voltò, così da vedergli il viso, e tremò visibilmente riconoscendone i lineamenti.
Gwen gli fu al fianco in pochi secondi, e trattenne a stento un conato di vomito nel verificare lo stato del corpo di Thomas. Gli occhi iniziarono a pizzicarle e la saliva divenne improvvisamente più densa. Si portò una mano sulle labbra, come in un disperato tentativo di nasconderne l'improvviso tremolio. Poi, tutto d'un colpo, il dolore la attraversò, facendola cadere a terra in ginocchio. Singhiozzò in modo incontrollato, per poi colpire con forza il catrame sotto di lei, avvertendo in risposta un immediato intorpidimento della mano. Non le sembrava possibile. Non affrontava un dolore simile da quando aveva perso i suoi genitori, ed aveva sempre pregato affinchè non accadesse mai. Eppure, proprio in quell'istante, un familiare vuoto la stava divorando completamente, si stava nutrendo della sua vita, la stava assorbendo totalmente.
A lei stava simpatico Thomas, gli piaceva il suo modo di fare. Ed ora... Ed ora era nulla.
E se Gwen si sentiva così, dall'altro lato, Duncan stava anche peggio. Sentiva ancora il battito cardiaco debole del giovane, ma sapeva con estrema certezza che non ce l'avrebbe fatta. Il viso era distrutto, un braccio era saltato in aria, ed al centro del petto vi era un grosso foro sanguinolento. Non poteva sopravvivere, e questo lo stava uccidendo più di quanto avrebbe potuto farlo un semplice colpo di pistola.
"Ti prego, Tommy..." singhiozzò Duncan, poggiando il capo contro la sua fronte e tremando "Non puoi..." disse, stringendo maggiormente la presa attorno al suo corpo "Non puoi!" ribadì poi gridando, facendo sussultare sul posto il resto della resistenza. Suo fratello non poteva lasciarlo così. Non poteva assolutamente fargli una cosa del genere, non dopo che era andato nella Desert_Zone e vi aveva tirato fuori suo padre, quello vero. Quello che avevano creduto essere defunto.
Edward, poco lontano,  si mosse lentamente, giungendo presto al fianco del militare. Si chinò a terra senza dire nulla. Osservò il viso del figlio che aveva a lungo perso e ne sfiorò il profilo con leggerezza. Un brivido lo percorse totalmente. Gli somigliava, constatò con dolore, avvertendo con chiarezza la sensazione di un coltello perforargli spietatamente le membra. 
Si sentiva così... Insicuro. Doveva essere felice? Doveva essere felice di avere ritrovato suo figlio? Di avere saputo che aveva vissuto una vita piena? Di avere saputo che aveva combattuto sino all'ultimo dannatissimo istante in nome di una giustizia davvero importante?
Beh, Edward non era felice. Non vi era nulla in lui che potesse  farlo sentire felice. Era fiero, ma non vi era nulla di simile alla gioia che si stava spandendo in lui. Vi era solo un dolore immenso mischiato ad un orgoglio paterno inquiparabile. 
Lanciò uno sguardo veloce a Duncan, ed il militare immediatamente capì. Si allontanò dalla giovane recluta, lasciandola tra le mani amorevoli del padre, e si avvicinò invece  a Gwen, distrutta in un mare di lacrime e dolore.


Edward tremò, per poi scoppiare finalmente a piangere. Colto da un improvviso senso di bisogno e vuoto, decise di depositare sulla fronte del proprio giovane figlio un leggero bacio. E, quasi come per magia, Thomas schiuse le palpebre leggermente. Osservò di sottecchi l'uomo che lo teneva disperatamente tra le braccia, e poi sorrise semplicemente. Non vedeva bene, gli occhi sembravano appannati, ma fu certo che la persona al suo fianco fosse buona.
"C-Chi sei?" domandò con un filo di voce il diciottenne, trattenendo ogni singolo grido di dolore, deciso a morire con dignità. Se possibile, Edward singhiozzò ancora più forte di prima, tuffandosi su suo figlio e piangendo disperato. Thomas non capì.
"Ho fatto s-saltare l-la gr-granata. S-Sto morendo." constatò quindi il ragazzo con semplicità, avvertendo ogni parola come un immenso sforzo "V-Vorrei che Du-Duncan mi av-avesse visto."
Edward annuì a vuoto molte volte, per poi deglutire "Lui è qui. Sono tutti qui. Tutti i tuoi amici." prese un profondo respiro "Anche io sono qui. Dio, Tommy, mi dispiace tantissimo. Sono così tanto fiero di te!" mormorò il trentaseienne, con il volto ricolmo di lacrime. Sentiva  i muscoli del figlio tremare, e comprese immediatamente che si trattava dei suoi ultimi spasmi di vita. Avrebbe voluto con tutto se stesso che Thomas capisse che...
"P-Papà?"
Edward sgranò gli occhi ed annuì "Sì, sì figliolo. Sono io, sono qui."
Il ragazzo sorrise sinceramente per l'ultima volta in tutta la propria vita "S-Sono felice. Sei vivo."
E poi, quegli occhi verdi, profondi quanto gli smeraldi più pregiati, si chiusero per sempre.











Anche Courtney era rimasta ferita gravemente, in modo mortale. Eppure, non fu il tempo o l'emorragia ad ucciderla, quanto la canna della pistola di Gwen puntata esattamente contro la fronte dell'ispanica.
E con quell'ultimo sparo, tutto parve improvvisamente più sano e giusto.
"Ora possiamo finalmente piangere i nostri morti."






 I timori, i repressori, il Governo, i Gentiluomini e la Desert_Zone vennero smantellati. Lentamente, città per città, il popolo riuscì ad ottenere nuova libertà e vita. Nessuno venne più costretto ad una morte indegna o ad un carcere ingiusto. Dopo pochi mesi venne instaurata una democrazia giusta e del popolo, qualcosa di cui il mondo non aveva sentito parlare a lungo.

Ci volle tempo a placare definitivamente le ansie del popolo, ma alla fine i timori svanirono, e le persone riuscirono a tornare degne di esse definite umane. Improvvisamente avevano tutti i medesimi diritti, ognuno indossava gli abiti che desiderava, e l'amore era tornato ad esistere. Non vi erano più matrimoni combinati, né guardie con il compito di eliminare a vista chiunque stesse trasgredendo ad una qualche folle legge. Non vi fu la possibilità di recuperare gli antichi documenti, ma gli abitanti più anziani del mondo riuscirono a comporre una nuova costituzione, qualcosa su cui fare affidamento senza remore.

Il merito della rivoluzione ricadde sull'ex recluta Thomas, morto per salvare il mondo, per permettere all'umanità di andare avanti. Le sue ultime parole, quelle che ribadivano quanto lui avesse creduto nelle persone, le conoscevano tutti: dai bambini più giovani ed ingenui, agli anziani. E suo padre, Edward, andò avanti, passo dopo passo, confidando anch'egli nella forza che il popolo poteva dimostrare di avere.

Zoey si riprese senza subire gravi danni, e tornò dai propri genitori non appena ne ebbe l'opportunità.

Gwen e Duncan riuscirono a vivere il sogno che si erano rivelati l'un l'altra, ed ebbero una famiglia, una vera, con dei bambini felici, che giocherellavano spensierati nel giardino di casa. Nulla disturbò più la loro quiete, se non i continui capricci di Thomas, il primogenito.
Allo stesso modo anche Geoff e Bridgette riuscirono ad avere  una famiglia sulla quale riversare il loro incondizionato amore.

Noah, grazie ai suoi studi, riuscì a riportare in vita gli antichi metodi di guarigione che il Governo aveva bandito. Portò inoltre avanti il suo studio sulle cellule staminali e la possibile riproduzione di neuroni.

Scott andò a capo delle nuove forze dell'ordine, impartendo ai nuovi membri un addestramento degno di nota, molto più elevato di quanto poteva essere stato quello degli spietati repressori. Insegnò ai soldati la giustizia e la parità, e si impegò più che mai nel mantenere la pace.

Infine Heather tornò a scrivere i propri libri, e raccontò la storia alla quale aveva preso parte: quella di due innamorati così diversi tra loro, eppure così improvvisamente uniti per un fine comune. Narrò di una prigione nella quale aveva vissuto a lungo. Raccontò di un giovane che sacrificò la propria vita per dare una nuova possibilità al mondo, e decise di intitolare quel proprio libro 'Desert_Zone'.
E quella fu la prima, vera testimonianza della loro incredibile verità.




























































 
Angolo dell'autrice!
Ehi, io... Io non so che dire T_T
E' finita! Dopo più di un anno di scrittura, ho ufficialmente finito di scrivere questa fanfiction che mi ha consumata totalmente! Mi sono impegnata moltissimo riguardo la trama, e le tematiche, e spero che -almeno in parte- vi abbiano emozionato.

Come, molti capitoli fa, disse Gwen, è stata l'avventura più bella, e riterrò questa ff per sempre una delle mie migliori riguardanti TD. Non ho mai scritto così tanti capitoli per una long, né ho mai ricevuto tanti consensi, quindi grazie! Spero di ricevere qualche parere e, se vi interessa vedere la mia ff anche su youtube, andate nel canale di Kishinpain! ahah!


Ciao a tutti ♥
  
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